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#lavoro nei campi
ideeperscrittori · 1 year
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SVILENTE
Francesco Lollobrigida ha affermato che svilente non è il lavoro nei campi, ma stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza.
Ma analizziamo questo ribaltamento della logica con un esempio concreto.
«E così vorresti un lavoro?» «Sì». «In quale settore?». «Vorrei lavorare come contadino». «Ok, sono tre euro l'ora senza contratto». «Non ci penso proprio». «Ah, quindi sei convinto che lavorare nei campi sia svilente?». «Non posso lavorare per tre euro l'ora senza alcuna tutela». «Ti fanno schifo i contadini, vero? Pensi che l'agricoltura sia roba per gente inferiore? Pensi che ci sia da vergognarsi? Invece sai cosa ti dico? Il lavoro nei campi è un'attività dignitosissima e dovresti sprofondare sotto terra (quella terra che non rispetti) per aver pensato il contrario. Sei un classista. Quello che mangi è stato prodotto dai contadini che tanto disprezzi». «Mio padre era un contadino. Sono stato io a chiedere un lavoro come contadino! Ma non per tre euro l'ora in nero!». «Eh, certo, il signorino preferisce stare sul divano. Non vogliamo mica sporcarci le mani? Tanto c'è il reddito di cittadinanza!». «Di sicuro preferisco il reddito di cittadinanza a un ricatto». «Sei parassita e classista!». [L'Ideota]
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gregor-samsung · 14 days
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" Un pensiero o idea di trasferimento [del popolo palestinese risale] ai primi tempi del movimento sionista, come mostrerebbe un'annotazione del diario di Theodor Herzl: «Dobbiamo espropriare con delicatezza. […] Cercheremo di indurre la popolazione in miseria ad attraversare il confine procurandole un'occupazione nei paesi di transito; negandogliela, però, nel nostro. […] Il processo di espropriazione e di sgombero dei poveri deve avvenire con discrezione e circospezione.»¹ A distanza di quarant'anni, Ben-Gurion ribadiva il concetto: «Il trasferimento di popolazione è già avvenuto nella valle di Jezreel, nella piana del Sharon e in altri luoghi. Siete a conoscenza del lavoro del Fondo nazionale ebraico in proposito. Ora occorre realizzare un trasferimento di ben altre dimensioni.»² Durante la guerra del 1948, Ben-Gurion mise in pratica le sue raccomandazioni. In una campagna nota come "Operazione Hiram" fu realizzato un trasferimento indiscriminato di popolazione dalla Galilea. Durante questa campagna, ha scritto Morris, le forze armate sioniste eseguirono "un numero insolitamente elevato di esecuzioni di popolazione civile contro muri o nei pressi di un pozzo con notevole metodicità". Molto scrupolosamente, Morris cita ventiquattro episodi di terrorismo o di massacro, di cui i più efferati ebbero luogo a Saliha (78 uccisi), Lod (250), Dawayima (centinaia) e, ovviamente, nel già citato villaggio di Deir Yassin. Alcuni di questi massacri furono probabilmente perpetrati per ragioni tattiche: a Dawayima, nei pressi di Hebron, per esempio, "una colonna entrò nel villaggio sparando all'impazzata e uccise qualsiasi cosa si muovesse". Altri massacri rispondevano, invece, all'intento strategico di terrorizzare la popolazione affinché fuggisse. Questi massacri non furono certo tenuti nascosti dalla popolazione palestinese. Dopotutto, come ebbe a dire una volta Lenin, l'intento del terrorismo è terrorizzare. (Morris, ricordiamo per inciso, ha giustificato i sionisti richiamandosi alla logica del ben noto aforisma di Lenin: "Per fare la frittata occorre rompere le uova").
Secondo un testimone oculare di Deir Yassin: «Deir Yassin era un villaggio che fu attaccato dagli israeliani, o dai sionisti, il 9 aprile 1948. […] Incontrerà delle persone che le diranno: "Questo è quello che successe a Deir Yassin", perché loro erano là. Ho incontrato una donna che mi ha detto che le portarono suo figlio e le dissero di prenderlo in grembo e poi lo uccisero. Usavano coltelli, baionette. Un macello; non un combattimento. Non c'era nessuno da combattere. Erano prevalentemente donne e bambini. Molte, moltissime persone furono massacrate in quel villaggio. Questo massacro terrorizzò l'intera Palestina. Tutti parlavano del massacro di Deir Yassin.» Complessivamente, furono cancellati oltre cinquecento villaggi palestinesi. La maggior parte dei palestinesi che fuggì fini in Cisgiordania, nella striscia di Gaza, nei paesi arabi limitrofi. Quelli con un certo grado di istruzione, con specializzazioni o disponibilità economica cercarono di rifarsi una vita meglio che poterono, talvolta in luoghi lontani come il Golfo persico, l'Europa, le Americhe. Quelli che non furono altrettanto fortunati finirono nei campi profughi, organizzati, inizialmente, dallo United Nations Releif for Palestine (Unrp). "
¹ B. MORRIS, Revisiting the Palestinian Exodus of 1948, in E. L. ROGAN e A. SHLAIM (a cura di), The War of Palestine, Rewriting the History of 1948, Cambridge University Press, Cambridge, 2001, p. 41 [trad. it. La guerra per la Palestina: riscrivere la storia del 1948, Il Ponte, Bologna, 2004]. ² Ibidem, p. 43.
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James L. Gelvin, Il conflitto israelo-palestinese. Cent'anni di guerra, traduzione di Piero Arlorio, Einaudi (collana Piccola Biblioteca Einaudi n° 357), 2007¹; pp. 179-181.
[Edizione originale: The Israel-Palestine Conflict, Cambridge University Press, 2005]
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donaruz · 9 months
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Hanno trasformato il lavoro in titoli di borsa, e i campi della terra in rendite, e tutti i valori reali della vita umana, l'arte, l'amore, l'amicizia in merci da comprare e intascare. Gli Stati sono delle banche di strozzinaggio, che investono il prezzo del lavoro e della coscienza altrui nei loro sporchi affari: fabbriche d'armi, intrallazzi e guerre omicide! Le fabbriche di beni sono dei lager di schiavi a servizio dei loro profitti. L’uomo era nato libero e loro l'hanno compresso a umiliato per farselo entrare nelle loro tasche.
Elsa Morante, La storia. (Pablo Picasso.) #capitalismo #storia
Professor X
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diceriadelluntore · 3 days
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Storia Di Musica #327 - U2, The Unforgettable Fire, 1984
L'ultimo edificio di questa piccola carrellata di dischi che ne hanno uno in copertina ci porta nella Contea di Westmeath, nel cuore d'Irlanda, con le rovine di un castello, quello di Moydrum, situato nei pressi della cittadina di Athlone. Lì quattro ragazzi irlandesi, insieme a quello che diventerà il loro amico e fotografo per i successivi quattro decenni, Anton Corbijn, posano per la copertina di un disco che nelle loro intenzioni doveva rappresentare una svolta concettuale e musicale. È facile d'altronde mettere a confronto le prime copertine degli U2 con questa, e rilevarne la differenza concettuale: lo sguardo dolce di Peter Rowen, il fratellino di Guggi, amico di Bono, che capeggia in Boy (1980), la band ripresa in October (1981) sullo sfondo il porto di Dublino, e lo sguardo, rabbioso e drammatico, dello stesso Peter Rowen in War (1983, una delle copertine più iconiche del decennio). Dopo il tour di War, Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. cercano una svolta. Bono, con una mossa che riprenderà anche in futuro, annunciò all'ultimo concerto di quel tour che la band necessitava di "essere sciolta".
Un rinnovamento che passa da un nuovo approccio alla composizione e da una guida in produzione musicale che sia diversa da Steve Lillywhite, che li aveva seguiti nei primi tre capitoli della loro storia. The Edge, affascinato dai suoi lavori discografici e dal suo ruolo di produttore per i Talking Heads, chiede di contattare Brian Eno. La scelta non sembrava affatto sensata: una band sanguigna, epica, con il guru della musica ambient, della sottrazione emotiva. Lo stesso Chris Blackwell, il proprietario della Island, la casa discografica che li aveva scoperti, era scettico. E lo stesso Eno all'inizio lo era. Ma l'ascolto del loro live Under The Red Blood Sky lo convinse a provare. Porta con sé un tecnico del suono geniale, anch'egli musicista, il canadese Daniel Lanois, incaricato degli aspetti materiali e tecnici delle registrazioni, e indica alla band un orizzonte che se ancorato alla passione, all'epica, alla forza della loro musica originaria, la amplia in scenari vasti, che diluiscono i colori e regalano emozioni nuove all'ascolto.
Registrato nella sala di ballo, trasformata in studio di registrazione, di un altro castello, lo Slane Castle, e presso gli studi di Windmill Lane a Dublino, The Unforgettable Fire prende il nome dal titolo di una mostra fotografica itinerante giapponese sui disastri di Hiroshima e Nagasaki, che i quattro videro al The Peace Museum di Chicago. È una sensazione diversa ascoltare il suono, ricco, cinematografico, di A Sort Of Homecoming che apre la scaletta. Un suono arioso, sostenuto, con l'abbandono della batteria "militaresca" dei lavori precedenti, la chitarra di The Edge che inizia a disegnare paesaggi luminosi, il supporto robusto del basso di Clayton e Bono che si lancia nella descrizione di paesaggi spirituali niente male: hai fame di tempo\tempo per guarire e desiderare, del tempo\e senti la terra muoversi sotto di te\il paesaggio di sogno che hai creato (...) le mura della città sono cadute\la polvere, un velo di fumo tutt'intorno\volti arati come i campi che un tempo\ non opponevano resistenza. Dello stesso tenore, con quest'aggiunta espressionista, sono Wire (addirittura pensata solo come abbozzo nel testo, e registrata con Bono che in parte improvvisa durante il canto) la spettacolare The Unforgettable Fire, e Indian Summer Sky, che è l'espressione anglofona per l'Estate di San Martino. Canzoni che tra l'altro sfuggono alla struttura classica con la ripetizione del ritornello, spesso non citano il titolo nel testo e entusiasmano, spesso ancora oggi, per il lavoro di addizione sonora e di sensazioni che lasciano. Ma è un album che contiene tanto altro: due strumentali, 4th Of July (che è il giorno della nascita della prima figlia di The Edge, e registrata quasi di nascosto da Eno mentre Clayton e il chitarrista improvvisavano) e MLK, dedicato a Martin Luther King, al quale è dedicato anche il brano simbolo del disco, e primo singolo dell'opera, Pride (In The Name Of Love), il cui video musicale fu girato nella sala da ballo allestita a studio di registrazione dello Slane Castle. C'è la poesia dolce e fluttuante di Promenade, un gioiellino che racconta il flusso di pensieri durante una passeggiata, c'è l'esperimento di Elvis Presley And America: basata sulla traccia base rallentata di A Sort of Homecoming, è una improvvisazione canora di Bono, che immagina il Re, ormai sul viale del tramonto, che ricorda il suo passato, specialmente il suo rapporto con Priscilla, e fu una single take lasciata così, grezza e con la voce che dà la sensazione di un'eco più lontana e oscura. Rimane un ultimo grande pezzo: Bad fu scritta da Bono in ricordo di un suo compagno di scuola morto di overdose da eroina il giorno del suo 21° compleanno, è drammatica nel suo crescendo emotivo e diviene una sorta di prototipo di stile U2\Eno\Lanois. Diventerà uno dei momenti clou dei concerti negli anni a seguire.
Un disco dalle tinte sfocate, dai paesaggi sonori sfumati, dalla musicalità complessa poteva sembrare un azzardo per una band considerata così sanguigna. Invece fu un successo: primo disco degli U2 al primo posto della classifica britannica, in top ten in quella americana, e soprattutto la sensazione che la piantina musicale che qui nasce crescerà subito e velocemente, per certi versi in maniera fragorosa, per cambiare il volto alla musica dei decenni a venire. Ma probabilmente questo non lo sapevano ancora.
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sofysta · 6 months
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Io adoro da impazzire il profumo che trovo entrando in casa dai miei nonni. L'odore dei dolci appena sfornati, quei fiori di campo sparpagliati quà e là, il profumo della Moka appena fatta. Amo proprio il profumo della loro pelle, candida, morbida e con quelle rughette che sanno di lavoro duro, di lavoro dei campi. Loro sanno cos'è la vera fatica, l'amore per le cose. Quell'amore lo ritrovo nei tanti piccoli dettagli in casa, come accudiscono i loro animali, come si prendono cura perfino degli oggetti che usano e che gli danno modo di creare ciò che amano. Loro sono i veri tramandatari delle cose belle, di quelle cose che abbiamo perduto nel tempo e che ormai sembrano inutili. Amo questo, amo le tradizioni ed in quanto millennials prometto a me stessa di non dimenticare mai nè di sottovalutarle.
Avete presente quel profumo di lavanda nelle lenzuola di " cotone"? Quel cotone vero??? Ma che lo dico a fare...
Nonni ♡
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rideretremando · 11 months
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"Che paese incivile la Francia. Non sopportano che un bravo poliziotto, che la mattina si era fatta la barba e preso il caffè senza nessuna intenzione di fare del male a chicchessia, spari per sbaglio (per un riflesso automatico) a una canaglia banlieusarde, disarmata e già controllata (dettagli) e allora mettono a ferro e fuoco tutte le città francesi per tre giorni. Che Imparassero dall'Italia, dove quattro poliziotti hanno buttato un disabile rom giù dalla finestra a Primavalle e nessuno ha mosso un dito. Dove vari migranti sono stati ammazzati perché pretendevano il salario arretrato ( ma siamo matti?) o rubavano lamiere in cantieri dismessi per costruirsi una baracca dove dormire dopo il lavoro nei campi (bella pretesa!),suscitando qualche ore di sciopero e accorate interrogazioni parlamentari. Dove c'è un deputato nero (che bizzarria, un ex-bracciante che si permette di parlare un italiano forbito in un consesso dove i colleghi parlano come mangiano), ma quando prende la parola è subissato da lazzi e ululati belluini. Mica espellono gli urlatori, come fanno in Francia (paese incivile e repressivo), qui siamo liberi, è il paese delle curve razziste, degli omicidi impuniti di ambulanti, barboni e mendicatnti molesti, sensa sciocchi riguardi alla fama e alla ricchezza (sì, facciamo il verso della scimmia pure a Lukaku, vedete come siano egualitari). In Francia per queste cose si incazzano, sanzionano eletti del popolo , allenatori di successo, incriminano perfino il poliziotto di cui sopra quando la fa troppo grossa. Saccheggiano i negozi Nike e i supermercati, appiccano fuoco dappertutto, come se si trattasse delle loro pensioni o di fondamentali diritti democratici violati. Un paese di teppisti, insomma, che hanno un dignitoso salario minimo, vanno in pensione, finalmente!, a 64 anni, fanno figli perché le coppie godono di congrue facilitazioni, ma teppisti restano, rivoltosi.
E se invece quel relativo benessere se lo sono meritati perché fanno casino? Se la lotta contro l'ingiustizia dei settori sfavoriti– che ha tanti aspetti scomodi e violenti, signora mia non ci piove – fosse un segno di civiltà e prima ancora di vitalità rispetto all'assordante silenzio italiano? Se si delineasse una convergenza fra poveri e sfruttati al di là della struttura razziale e coloniale?
Ma che brutti pensieri vengono con il caldo estivo, meno male che resiste la pax meloniana."
Augusto Illuminati
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mezzopieno-news · 6 months
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I CAMPI DA GOLF CHIUDONO E DIVENTANO RISERVE NATURALI
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I campi da golf occupano grandi spazi naturali e spesso non hanno un impatto positivo per l’ambiente. Il terreno viene privato della sua vegetazione naturale per far posto al fairway erboso e il mantenimento del campo richiede molta acqua e l’irrorazione di pesticidi, con conseguenze molto impattanti per la fauna e per la biodiversità locali.
Negli Stati Uniti, uno dei Paesi in cui il golf è più popolare, il numero di chiusure di campi supera da almeno 15 anni quello delle nuove aperture; un fenomeno in atto dal 2006. Le organizzazioni no-profit ambientaliste e le autorità locali stanno acquisendo i campi da golf che sono stati abbandonati a causa degli elevati costi di manutenzione e della diminuzione del numero di giocatori, per riconvertirli in aree che aumentino la biodiversità e costruiscano difese naturali contro i cambiamenti climatici. Nei campi sono ripiantate le specie autoctone, riportando i flussi idrici al loro stato naturale e ristabilendo le popolazioni ittiche. Nei campi sono tornati la fauna selvatica, le zone umide e i boschi, insieme a sentieri escursionistici.
Questi spazi offrono “enormi opportunità dal punto di vista della conservazione”, afferma Guillermo Rodriguez, direttore statale della California del Trust for Public Land, un’organizzazione ambientalista che sta ricostituendo diversi parchi naturali. “È una vittoria multipla”, spiega. “Si aumenta l’accesso del pubblico prendendo ex campi da golf privati e trasformandoli in proprietà pubbliche… e si restituisce l’acqua ai fiumi e ai torrenti, creando un habitat migliore per le specie in via di estinzione che abbiamo in California”.
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Fonte: Trust for Public Land; National Golf Foundation; foto di Pixabay
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mucillo · 4 months
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GINEVRA DI MARCO: "La Leggera"
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Lei Ginevra Di Marco era voce dei C.S.I.
Questo pezzo ha una storia dei nostri nonni e bisnonni...qualche minuto per leggerla non fa poi così male...anzi
Siamo, probabilmente, agli albori delle lotte proletarie, quando ancora la classe lavoratrice non si era data un'organizzazione (o stava appena cominciando a darsela); un'epoca in cui il lavoro stagionale era la normalità. Seguendo flussi antichissimi, dall'Italia settentrionale i lavoratori si recavano in Maremma, terra oramai soggetta alla bonifica Medicea ma ancora intesa come malsana, pericolosa, "strana". Chi andava a fare la stagione nei campi di Maremma, contadini poverissimi, doveva prendere un treno che arrivava passando dall'Appenino tra la Toscana e l'Emilia;era il famoso "Trenino della Leggera", o "Leggera" tout court.
Si chiamava così, quel treno, perché i suoi viaggiatori non avevano niente o quasi. Nella valigia o nella sporta che si portavano dietro, c'erano un tozzo di pane, una mela e un paio di scarpe sfondate. Racconta Caterina Bueno, che raccolse questo canto a Stia, in provincia di Arezzo, nei primi anni '60: “Il treno che agli inizi del secolo portava i lavoratori stagionali attraverso tutto la regione fino in Maremma, veniva chiamato il “Trenino della leggera”, dove “leggera” era un termine dispregiativo e canzonatorio con cui si indicavano i disoccupati, gli stagionali o comunque gli emigranti che, poverissimi, viaggiavano “leggeri” con una sola sporta…”. Il treno, dunque, era la "Leggera" perché il bagaglio di chi vi viaggiava era fatto di niente; ma in quel treno, come in tutti i treni dei lavoratori, si cantava.
Cantare non aveva soltanto una funzione di svago e di passatempo (e, probabilmente, era anche un sistema per cercare di farsi passare la fame); era, per molti, un mezzo per pagarsi il soldo che costava il biglietto. Nelle stazioni, delle specie di bande di stagionali s'improvvisavano canterini e si esibivano chiedendo qualcosa; e cantavano, spesso, canzoni inventate da loro stessi. E quando cantano i lavoratori, o si parla d'amore in forme assai poco convenzionali, o si parla di lavoro. Erano canzoni particolari, sovente rognose, e ancor più spesso piene di sogni d'una vita migliore. La vita migliore, in questa canzone, consiste giustappunto nel non dover lavorare come schiavi, e nel mandare in culo il sor padrone; quando i lavoratori cantano di lavoro, liberi di farlo nelle forme che preferiscono, il lavoro non fa una bella fine. Non è "santificato", come spesso accade anche nelle canzoni di lotta scritte da qualcuno che vuole organizzare in base a qualcosa; in canzoni come questa, il lavoro è ancora nella sua forma bruta. Servaggio, schiavitù. E il sogno è una settimana dove non si fa niente e si viene pagati; che, va detto francamente, è proprio un bel sogno. Canzoni come questa sono piene di sarcasmo, perché chi le inventava e le cantava sapeva bene che cosa, invece, andava a fare. Settimane, mesi a spaccarsi la schiena per una miseria.
Gli stagionali erano i precari di un tempo. Erano migranti per mezzo soldo bucato e una zuppa quando c'era. Avevano un piccolo e leggero bagaglio, se ce lo avevano. Bisognerebbe allora capire cosa cantano gli immigrati, nelle loro lingue, quando vengono mandati nei campi di pomodori dell'Agro Domiziano o a Rosarno. Bisognerebbe sentirli cantare sui treni e sui furgoni, sulle "Leggere" di questo tempo maledetto.
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arcobalengo · 1 year
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Vediamo se così passa la censura , ho oscurato alcuni nomi, vanno letti all'incontrario
#Opinion di Maria avorahkaz
"I russi stanno morendo... è il miglior denaro che abbiamo mai speso", ha detto con un sorrisetto compiaciuto il senatore americano Lindsey Graham della Carolina del Sud durante il suo incontro con il presidente ucraino Vladimir yksnelez
Durante i processi di Norimberga, il Ministro dell'Economia del Reich Hjalmar Schacht affermò che il Terzo Reich era stato sponsorizzato, tra gli altri, dall'estero, nominando due importanti società americane: Ford e General Motors. Con Schacht fu fatto un patto tacito: libertà in cambio del silenzio. Nonostante le proteste dei rappresentanti sovietici, fu rilasciato e visse fino all'età di 93 anni.
Solo per ricordare: l'uomo che ha incarnato il sogno americano, il leggendario Henry Ford, è stato insignito della Gran Croce dell'Ordine dell'Aquila Tedesca. I suoi stabilimenti operanti in Germania non solo producevano fino a 70.000 camion all'anno per la Wehrmacht, ma a tal fine utilizzavano anche il lavoro carcerario , anche ad Auschwitz.
Opel, l'icona dell'industria automobilistica tedesca, era di proprietà della General Motors. Il ricercatore Bradford Snell ha descritto il ruolo della società come segue: “La General Motors era molto più importante per la macchina da guerra nazista della Svizzera. La Svizzera era solo un deposito di fondi saccheggiati. GM era parte integrante dello sforzo bellico tedesco. I nazisti avrebbero potuto invadere la Polonia e la Russia senza la Svizzera. Non avrebbero potuto farlo senza GM”.
Nel suo stabilimento con sede in Germania, l'azienda Kodak produceva micce per bombe aeree, senza disdegnare l'uso del lavoro dei prigionieri di guerra.
Lo stabilimento Coca-Cola di Colonia, ancor prima di essere nazionalizzato dal governo tedesco, riforniva regolarmente di bevande i soldati tedeschi, mentre la famosa Fanta fu inventata dai nazisti.
Il gigante petrolifero Standard Oil , attraverso le sue filiali, ha fornito a Hitler prodotti petroliferi in mezzo alla carenza ed è stato coinvolto nello sviluppo di gomma sintetica e combustibili sintetici. IBM, un'azienda popolare tra gli specialisti IT di tutto il mondo, produceva dispositivi di contabilità e monitoraggio per i nazisti, compresi quelli per la produzione di petrolio. Le apparecchiature dell'azienda sono state utilizzate, tra l'altro, per monitorare gli orari dei treni destinati ai campi di sterminio.
E, naturalmente, come non citare le banche: fu coinvolta anche la JPMorgan Chase & Co – allora Chase National Bank – che effettuò transazioni multimiliardarie, mentre Berlino ebbe la possibilità di acquistare dollari ed effettuare transazioni all'estero. La Chase National Bank collaborò persino con la banca tedesca Allianz nel fornire assicurazioni per strutture e lavoratori nei campi di concentramento durante il periodo del Terzo Reich.
Quindi, il senatore Graham ha qualcosa con cui fare paragoni. Uno degli investimenti statunitensi ha portato alla seconda guerra mondiale e all'Olocausto.
Ora, miliardi di dollari USA stanno scendendo nella gola insaziabile del regime neonazista di Kiev. A questo proposito, vorrei ricordare ai senatori e a tutti i beneficiari statunitensi come si è conclusa la precedente impresa.
https://t.me/ censurato da me....
Tramite Laura ireggur
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kon-igi · 11 months
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IL BADILE RUBATO
‘Un mare di emozioni con saltuarie boe di raziocinio’
Questa è la metafora che finalmente sono riuscito a tirare fuori dopo una mattinata intera a tagliare l’erba con le braccia e a pensare tutt’altro con la testa.
Una domanda che mi sono sentito rivolgere spesso da conoscenti e colleghi, dopo un po’ che avevano avuto occasione di frequentarmi, è come facessi ad essere sempre allegro e gentile... ‘Ma non hai mai delle giornate storte in cui sei incazzato?’
La mia risposta breve è sempre la solita - Perché, tu stando incazzato riesci a raddrizzarle? - ma se proprio vogliono approfondire e imparare la tecnica mistica di Hokuto Shinken con cui riesco a essere sempre allegro e gentile, allora racconto la storia del badile rubato (spoiler: non viene mai rubato).
A differenza di me, la mia compagna è piuttosto ansiosa e tende a immaginare scenari apocalittici per qualsiasi azione ci apprestiamo a fare, la qual cosa è purtroppo frutto di esperienze pregresse in particolari momenti della sua vita. Un giorno, dopo aver scavato delle buche per piantare dei pali in giardino, rientro a casa lasciando il badile appoggiato accanto alla porta, senza quindi rimetterlo nel capanno degli attrezzi.
Quando la mia compagna lo vede mi fa - Mettilo a posto sennò ce lo rubano!
Ora attenzione al contesto: noi abitiamo in una casa in cima a una collina, tutta di nostra proprietà, con muri, recinti e siepi spinose. Chi volesse rubarmi il badile dovrebbe parcheggiare la macchina a qualche centinaio di metri di distanza (non c’è parcheggio sulla strada), scavalcare il cancello o le recinzioni, avvicinarsi molto di soppiatto, accorgersi dei cani che stanno facendo il diavolo dietro la porta, prendere il badile e scappare velocemente con fare sospetto. E tutto per un attrezzo rugginoso col manico tarlato.
Benissimo - le rispondo - se ce lo rubano così sapremo che ci sono dei ladri in giro e aumenteremo le misure di sicurezza.
E questo vale per qualsiasi cazzo di aspetto della mia e della vostra vita.
Io non posso dire quanto sia vasto e burrascoso il mare delle vostre emozioni e, soprattutto, la proporzione tra quelle positive e quelle negative esperite durante la vostra vita ma posso dirvi una cosa del mio... ci si perderebbe pure Monkey D. Rufy di One Piece e quindi molto spesso mi conviene ancorarmi alle numerose boe di raziocino per fare il punto prima di riprendere il largo.
Quanto è probabile che mi rubino quel badile?
È così importante quel badile? Cosa rappresenta?
Quante energie mi conviene spendere per proteggerlo?
Potrei smettere di scavare buche oppure farlo con un trivellatore portatile?
Sì, ok... non è che mi faccio queste seghe mentali per ogni passaggio della mia giornata ma se provate a sostituire il concetto di ‘badile’ con quello di salute, successo, relazioni, lavoro, amore, futuro etc vi renderete conto che molti di voi stanno spendendo una quantità enorme di energie fisiche e mentali per proteggere un qualcosa da qualcos’altro, senza aver ben presente il reale valore di quello che hanno e la reale portata della minaccia nei loro confronti.
Sono gentile e allegro ma sono anche terribilmente stanco... stanco di vedere persone consumate nella spasmodica tensione verso una felicità raccontata o immaginata, fatta di sacrifici imposti da altri e in continua guerra contro un futuro che pare minacciare l’olocausto quando poi le trincee e il filo spinato sono state messe attorno al vostro cuore da persone che non sopportano di vedervi felici qui e ora.
Per favore, smettete di chiudere il badile nel capanno e lasciatelo accanto alla porta di casa... forse un giorno ve lo ruberanno ma allora voi potrete affrontare quel furto con la forza della serenità che può venire solo dall’abbondanza dei veri voi stessi, coltivati sui vecchi campi di battaglia ora rigogliosi di vita.
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curiositasmundi · 2 years
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"L'unico errore di Mussolini fu quello di allearsi con Hitler"
E la marcia su Roma. E l'assalto di Palazzo d'Accursio. E l'olio di ricino. E il confino per oppositori politici, intellettuali, slavi e omosessuali. E lo squadrismo. E le redazioni dei giornali date alle fiamme. E la soppressione della libertà di stampa. E il certificato di "buona condotta politica" per potersi iscrivere all'Ordine dei giornalisti. E le leggi razziali. E i campi di concentramento. E la deportazione degli ebrei. E le spedizioni contro le camere del lavoro, le case del popolo e le leghe agrarie. E l'assassinio di Giacomo Matteotti. E l'omicidio dei Fratelli Rosselli. E la prigionia di Antonio Gramsci. E i pestaggi su Piero Gobetti e Giovanni Amendola. E la persecuzione di militanti, parlamentari, dirigenti comunisti, socialisti, azionisti, popolari, repubblicani, liberali. E l'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato. E l'introduzione della pena di morte per gli oppositori politici. E il progetto totalitarista. E il controllo dei testi scolastici. E il giuramento di fedeltà al regime imposto agli insegnanti. E l'abolizione dei sindacati. E l'abolizione del diritto di sciopero. E la soppressione del Parlamento. E l'eliminazione dei partiti politici (eccetto uno). E la Camera dei fasci e delle corporazioni. E il Gran Consiglio del fascismo. E l'invasione della Grecia. E l'invasione dell'Albania. E l'invasione della Jugoslavia. E l'uso delle armi chimiche in Etiopia. E i 12.000 cirenaici giustiziati. E i 30.000 civili bruciati vivi, impiccati, ammazzati di botte, fucilati nel massacro di Addis Abeba. E la deportazione nei campi di concentramento di migliaia e migliaia di libici, eritrei, somali, etiopi. E l'eccidio dei fratelli Cervi. E 'eccidio di Sant'Anna..
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fashionbooksmilano · 1 year
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Lee Miller . Man Ray   Fashion . Love . War
a cura di Victoria Noel-Johnson
testi della curatrice, di Ami Bouhassane, co-direttore dei Lee Miller Archives (e nipote di Lee Miller) e Anthony Penrose (unico figlio di Lee)
Skira, Milano 2022, 200 pagine, 150 ill.colori, 22 x 28 cm, Hardcover, ISBN  9788857244051
euro 37,00
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Lee Miller, musa di Man Ray, ma soprattutto professionista alla pari e pioniera del Surrealismo in fotografia Modella, fotografa, musa, prima donna reporter di guerra a documentare gli orrori dei campi di concentramento liberati dalle truppe americane, icona del Novecento. Lee Miller è stata tutto questo e molto di più, ha attraversato la vita con passione e determinazione. E la vita l’ha ricambiata con amore e amici, ma anche con dolore e riconoscimenti postumi o quanto meno tardivi.Attraverso circa 140 fotografie di Lee Miller e di Man Ray, alcuni oggetti d’arte e documenti video, con prestiti provenienti da Lee Miller Archives e Fondazione Marconi, Lee Miller • Man Ray. Fashion - Love - War intende rendere giustizia a questa donna, tanto bella quanto brillante e talentuosa, togliendola dall’ombra di Man Ray che l’ha sempre accompagnata per svelare il loro rapporto profondo quanto complicato in maniera più oggettiva: Man Ray, prima suo insegnante, poi amore e infine grande amico. Pubblicato in occasione dell’esposizione veneziana, il volume offre il giusto riconoscimento a Lee Miller, pioniera del surrealismo in fotografia, ponendola su un piano di parità con Man Ray, il cui lavoro tendeva a oscurarla sia in vita che negli anni a venire. Cuore del progetto è il rapporto tra Lee Miller e Man Ray – sbocciato a Parigi nel 1929 e terminato nel 1932 – con un focus sulle loro vite, carriere e relazioni in quel periodo; viene documentata l’ispirazione che entrambi esercitarono uno sul lavoro dell’altro, inclusa la tecnica fotografica della solarizzazione che Man Ray fece sua al punto che spesso sono stati erroneamente attributi a Ray i lavori di Miller. Vengono presentati anche i ritratti scattati da Man Ray degli amici e grandi protagonisti di quella stagione artistica: Max Ernst, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Jean Cocteau, Salvador Dalí e gli scatti surrealisti a Lee Miller nei quali cerca di indagare e rivelare la sua anima e i suoi tormenti.
02/03/23
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donaruz · 8 months
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So quello che voglio
Un abito bianco per un giorno
E tutte le vestaglie che portava mia nonna per il resto del tempo
Non dovranno mancare le sottane col pizzo
I pranzi della domenica
E le circostanze del cazzo
l'allegria nei giorni di festa
L'odore del suo divano quando si concedeva mezz'ora dal lavoro nei campi per guardare
Il suo telegiornale
Voglio la semplicità di una tavola imbandita di gente amica
Voglio invecchiare
E farlo come cazzo mi pare
Soprattutto intorno a me
voglio gente reale
che ride
Gente che non si offende
Voglio girotondi e ghirlande
A festeggiare tutte le mie cadute
A festeggiare le cadute di tutti
Voglio gente umile
Inutile
Ma che sappia sorridere di se stessa
Della vita
E del dramma in essa
Che sappia ridere di quella volta di quell'altra
Voglio una banda
Di suonatori
Di strumenti
di parola
Ho semplicemente della vita
Ma voglio una banda
E stare lontano da chi mi comanda
E dargliela vinta
Solo se la convenienza è molta
Voglio farmi pregare
Voglio farmi volere
Non so se ne sarò capace
Ma forse l'unico modo
Per farsi amare
Voglio La banalità del cocomero in estate
E delle fave fresche in autunno
Dei fichi a settembre
Delle ciliegie maggio
Voglio che seme che mi ha cresciuto
Mi dia questo coraggio
Voglio sentire l'odore dei pomodori
E nuotare nei chicchi di grano
voglio un inverno in cui non si esce di casa
È un'estate in cui è vietato rientrarci
Se ancora qualcosa di sano è rimasto in me
È lontano da qualsiasi noi
Ed è rinchiuso in un se
Silvia Canonico 🖋
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soldan56 · 10 months
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Alba, in quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’economia piemontese nel silenzio assordante della politica.
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mezzopieno-news · 1 year
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IL BRASILE LIBERA LE TERRE DEGLI INDIGENI DALLE MINIERE
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Lo aveva promesso e lo ha fatto Inacio Lula da Silva, il nuovo Presidente del Brasile, ha liberato le terre degli yanomani dallo sfruttamento illegale delle miniere d’oro.
Il Brasile ha mobilitato centinaia di squadre della Polizia ed estromesso quasi tutti i cercatori d’oro abusivi dal territorio della sua più grande riserva indigena, un’area grande come il Portogallo che si estende lungo il confine settentrionale del Brasile con il Venezuela. Il governo brasiliano sta anche approvando nuove leggi per eliminare l’estrazione illegale di oro e adottato una tecnologia che utilizza isotopi radio per identificare dove viene estratto l’oro, anche dopo che è stato fuso in lingotti. Il direttore del nuovo dipartimento per l’ambiente e l’Amazzonia della polizia federale, Humberto Freire ha definito questa “una nuova era nella lotta contro la criminalità ambientale e in difesa degli indigeni nella foresta pluviale”.
Il governo brasiliano ha dichiarato una crisi umanitaria nel territorio yanomani, invaso da circa 20.000 cercatori d’oro che minacciavano le comunità con armi da fuoco, depredavano i villaggi indigeni, inquinavano i fiumi con mercurio tossico e spaventavano la selvaggina, provocando, oltre al danno ambientale, un’emergenza sanitaria e centinaia di morti tra gli yanomani. Le operazioni di contrasto alle miniere illegali supportate da immagini satellitari e pattuglie aeree, hanno distrutto 250 campi di minatori e 70 zattere di dragaggio, insieme a motoscafi e velivoli. La polizia ha identificato almeno 805 minatori e 94 barche sui fiumi e smantellato una rete di prostituzione che portava ragazze minorenni indigene nei campi minerari.
___________________
Fonte: Reuters; Associated Press
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pianetatrillafon49 · 3 months
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Fuori (dal) campo.
La sceneggiatura è costruita dal suono, mura come divisorie fra vita e morte, mura sonore a pieno schermo, con il sangue che esce dalle orecchie di un buio schiacciante. Assomiglia all'Orrore (È questo il modo in cui finisce il mondo / Non già con uno schianto, ma con un piagnisteo - Eliot). L'edilizia floreale di un angolo di paradiso all'inferno, extra luminoso. Mentre i camini bruciano senza sosta e la cenere impone un contrasto elevato il candore agghiacciante è nei luoghi, negli abiti di Rudolf Höss ("Non lasciate che io mi avvicini nel regno di sogno della morte / Lasciatemi indossare / Travestimenti ricercati" Eliot), nelle parole di un lavoro come se fosse qualsiasi, nella candeggina fittizia che ricopre le anime marcescenti al di qua dei forni.
Glazer mette in scena il film definitivo sull'Olocausto, omettendo tutto il possibile, puntando il dito senza la retorica del non sapevo o lo ignoravo, perché chi ha visitato e visto i campi ha sentito l'odore della carne, ha visto i luoghi e le fornaci, ma non ha mai udito il sonoro della morte. Un volume monolitico. E se per 2001 di Kubrick era l'inizio di un'odissea, per Glazer (con Mica Levi) è la testimonianza definitiva della soluzione finale a cui è giunto l'uomo nel suo viaggio conradiano.
E mentre l'anima marcisce il corpo espelle liquidi improvvisi, anch'esso impossibilitato a sopportare l'Orrore, perché divisa l'anima, possa almeno essa stessa essere evacuata, recisa, gassata, vomitata.
[la zona d’interesse, Jonathan Glazer, Gran Bretagna, Polonia, USA, 2023]
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