Tumgik
#lettere classiche
xlatenightwriterx · 9 months
Text
Tumblr media
raga qualunque cosa facciate nella vita, non studiate filologia
4 notes · View notes
lesbicastagna · 6 months
Text
girl we could be eurialo and niso if you just stopped playing
2 notes · View notes
iluz · 1 year
Text
Io oggi tipo "eh si prof tanti temi e narrative *slaps book* può contenere così tanti temi e narrative. La grammatica? Prof suvvia cosa ci importa della grammatica- la traduzione???? Prof ma la traduzione notoriamente alza un muro tra noi e il poeta suvvia prof"
1 note · View note
kyda · 6 months
Text
mi sento troppo stupida per leggere le memorie di adriano di m. yourcenar e non ci sto riuscendo, sarà che è scritto un po' complicato (lo trovo bellissimo), sarà che sono sempre stanca, sarà la deadline, sarà che mi sto mettendo troppa pressione addosso perché mi piaceva l'idea di leggerlo e ci tenevo a finirlo prima dell'ultimo incontro del club del libro ma di questo passo non farò in tempo. mi dispiace, perché di storia classica non so niente o quasi e voglio imparare. penso comunque che andrò lo stesso lì, in mezzo a studenti di lettere classiche, e dirò perdonatemi per la mia ignoranza, mi sento un pesce fuor d'acqua ma voglio imparare quindi permettetemi di partecipare come ascoltatrice alle vostre discussioni colte, io in cambio posso leggere e tradurre un poema di lermontov per voi perché questo almeno dovrei saperlo fare, che ve ne pare?
15 notes · View notes
iphisesque · 7 months
Note
ma dove trovi gay in città io sono disperata non so dove andare
allora io ho bypassato il problema perché avendo già un amico qua a roma mi ha praticamente fatto da fata madrina frocia però di base vai nei posti dove stanno i froci ecco. tipo la mia facoltà ha un collettivo lgbt (vabbè che lettere classiche sono tutti froci o fasci) e seguo diverse pagine di serate e collettivi queer romani e ovviamente c'è sempre arcigay con i vari gruppi di sostegno e gruppi giovani ed eventi del caso. poi vabbè sta pieno così di locali gay almeno qua a roma quindi se sei meno tipo da kumbaya e più tipo da serata c'è sempre quello anche se io personalmente faccio schifo ad attaccare bottone alle serate
3 notes · View notes
denny1416 · 2 years
Text
Non voglio essere snob o classista, ma come è possibile che gente che non ha mai letto un libro in vita sua sia laureata in lettere classiche?
6 notes · View notes
Fumo
L’uomo decide di non ammazzarsi quel giorno, non in quel momento, per non indulgere alla tentazione del silenzio, per evitare che il mondo svapori in un sibilo di fumo risucchiato dentro il nucleo primordiale. Resta così in bilico sull’orizzonte degli eventi, dove il fumo non può raggiungerlo, mentre si compatta in figure arcane e mostruose per poi declinare nella massa grigia di materia gassosa che precede la cronologia solida del pianeta. Il suolo sotto i suoi piedi, la roccia millenaria alle sue spalle, che immotivata vede lambire i suoi lineamenti dalle propaggini del fumo, pronto ad avvolgere l’ultimo gesto di un uomo.
(il fumo si avvicina alle gambe e si inerpica sulle caviglie, lui si allontana, alcuni passi all’indietro poi si volta e vede dinanzi a sé le grotte e l’antro aperto che sembra attendere la sua decisione)
Non morirò oggi. Non in questo fumo senza gioia né malinconia. Ti ammazzi quando smetti perfino di soffrire, quando anche la tristezza svanisce, terminando quell’ultimo cameo di umanità nel tuo presente. Oggi vedo il fumo e il fumo mi manifesta una tristezza angosciosa.
Ancora un giorno.
Vivrà ancora un giorno per lasciar completare l’arco tracciato dai suoi pensieri prima di tuffarsi dietro la balaustra della mente e scompaginarsi in pezzi, forse in fumo o in parole anzi in lettere senza significato se nessuno può leggerle e ricomporle.
Se questo fosse il mio ultimo giorno vorrei fosse ancor più inutile degli altri, ancor più vuoto, ancor più silenzioso, al riparo in quelle grotte mistificando la luce e le ombre, il dì e la notte, il sole e la luna, il sonno e la veglia.
(Entra nelle grotte)
 Statue. Una dopo l’altra in una teoria di concetti inesplicati. No! Se dici statue pensi a figure classiche, definite, immobili ma umane. Forse sono troppo condizionato da secoli di sculture antropomorfiche e reali, queste sono espressioni artistiche, dilatate nel loro tentativo di afferrare ciò che sfugge, molli, elastiche, potrebbero muoversi, cambiar forma e riapparire in una fenomenologia diversa, le scolpisci guardandole, sei l’osservatore che muta la forma delle cose, sei parte di una inafferrabile meccanica quantistica fusa nel bronzo.
Forme. Appare l’idea cangiante che ne sottende la genesi e prova a dimenarsi in questa dimensione illogica dove niente è reale e tutto è razionale. Oddio forse razionale, ma non comprensibile.
Gira su se stesso quell’uomo, vorrebbe toccarle, ma teme che anche quelle immagini impresse nel metallo siano inconsistenti come ogni pensiero e ogni attimo che non fai a tempo a percepire, che scorre via da te e con lui la vita, squama di dosso sgretolando dietro le spalle.
Sono così stanco!
Non riesco a esistere, non sono dentro il flusso che scorre lento e costante e mi passa attraverso, ma non posso concepire nemmeno l’idea di non esistere, se non in un insopportabile eccesso di terrore. Sono così stanco di questa prigionia, di questa costante sensazione di impossibilità.
“Che fai?”
(Una voce leggera e ariosa rimbalza nella grotta. È Alice.)
Se questo fosse il mio ultimo giorno vorrei fosse ancor più inutile degli altri, ancor più vuoto, ancor più silenzioso.
Ma entro nelle grotte, un complesso… sì credo sia un complesso archeologico sede anche di una mostra d’arte surreale, una roba particolare. È mattina, anche abbastanza presto, all’interno non ci sono altri visitatori, quindi la voce che sento o credo di sentire, è solo dentro la mia mente o fuori le labbra di un guardiano, una guida, personale comunque del museo, personale femminile come la voce che sento, molto flebile, leggera, giovanile al limite del possibile. E se rispondo alla domanda senza neanche chiedermi chi me l’abbia posta è per un riflesso e per distrazione, sono così fuori, io, non la voce, così fuori del mio spazio e del mio corpo, che rispondo anzi mi sento rispondere anche se non vedo altre esseri umani, nessuno se non statue, statue surreali che si propagano tra la pietra e gli echi dello spazio esterno alle grotte, gli echi del mondo, gli echi ancora indifferenti dell’ultimo giorno.
Niente, niente ho risposto alla prima domanda, ora che mi chiede chi sono, non la vedo, solo la voce e una statua di fanciulla, mi fissa, e ricordo il fumo che albeggiava all’orizzonte accanto al sole…
 Quel fumo è l’aria solida che mi circonda. Una cortina di materiale plastico trasparente, quasi nebulizzato ad arte attorno a me, talmente lieve nella sua presenza da sembrare sospeso nel vuoto, senza agganci, senza sostegni visibili. Davvero una ostentazione di perizia creativa, o di semplice modifica della materia di base. Non cambia molto la mia prospettiva. Ora che sono dentro, ora che la parete di questo complesso monumentale scavato nella roccia millenaria mi fa da sfondo e cornice, ora che Alice è ferma dinanzi a me, a pochi metri ma irraggiungibile nella sua fiera bellezza estatica,  tutto viene predisposto per dare principio alla forma, per consegnare alla memoria una rappresentazione di una realtà incanalata a forza nel bizzarro progetto di un singolo artefice.
Alice forse riesce a scorgermi con la coda dell’occhio. Ennesima beffa, è posizionata in modo tale che io posso fissare lei, anzi non posso fissare nient’altro che lei, ma lei non guarda me, sente la mia presenza ma non può guardarmi diritto nel mio sguardo, non può neanche concedermi un sorriso astratto che sembri dedicato solo a me, seppur volesse.
Se questo fosse il mio ultimo giorno, forse vorrei trascorrerlo guardando lei. Imparando a conoscerla, a sentirne i pensieri più impercettibili, a scoprire quale animo si cela in quel denso e articolato garbuglio di elementi solidi, che ancora una volta la fantasia di un singolo ha manipolato in modo tale da lasciarne solo intendere una potenziale bellezza non espressa. Una incarnazione di serenità e pace modellata su angolature improbabili, eppure così argute da sembrare a un attimo dal ricomporsi in una forma perfetta.
Se questo fosse davvero il mio ultimo giorno vorrei fosse sincero. Chiarificatore. Vorrei mi parlasse e mi spiegasse i motivi della mia origine. Le idee che hanno contribuito alla mia genesi inaspettata, ma inevitabile se sono qui, se ancora il fumo mi avvolge, se la roccia millenaria ospita la mia essenza visiva, quasi imprimendola nella propria paterna accoglienza indistruttibile.
E vorrei trascorrerlo semplicemente accanto a lei, nutrendomi del suo alito, provando a sfiorare i suoi angoli inattesi, le sue proiezioni improbabili, rimettendo a posto i pezzi che una casualità caotica sembra aver mescolato, limando concetti di spazio e tempo e offrendo una idea distorta e vaga della forma.  
Forse vorrei soltanto che questo fosse davvero il mio ultimo giorno. E non solo un dubbio perenne impresso in un titolo. Che la simulazione cedesse spazio alla realtà e, dopo, il vuoto potesse accogliere la mia inutile presenza su questo spuntone di materia stellare. Incorniciato così come sono ora su questa parete di roccia millenaria, e poi chissà dove, chissà cosa ci attende, quale nuovo scenario porranno alla nostra squallida manifestazione…
 Per favore fate attenzione che quelle statue valgono milioni. Nemmeno se ci mettiamo tutti assieme col guadagno di una vita riusciamo ad apparare il valore di una sola di loro.
Già che vita di schifo, valere meno di un oggetto…
Ma dai almeno quell’oggetto è stato fatto da un artista tu invece,,,
Sì scherzateci pure, intanto io una roba del genere in casa non la metterei mai, tutte quelle forme strane… a svegliarsi di notte e trovarsela davanti c’è da rimanerne secchi…. Pagarla milioni poi, io proprio non capisco più la gente ha i soldi e meno sa spenderli… ne avessi io altro che statue
Non c’è niente da fare di arte non capisci niente perciò stai a fare il facchino, intanto ci tocca trasportarle e fare pure attenzione che se a una di queste robe come le chiami salta via un pezzo siamo fottuti.
Ma chi vuoi che se ne accorge che manca un pezzo, sono così incasinate ste statue, pezzi ovunque, messi lì a caso, io dico che manco l’autore se ne accorge se manca qualcosa.
Fidati meglio non fare la prova e stare attenti,,,, che qua non rischiamo solo il lavoro ma anche il culo te lo garantisco. Comunque, sarà come vuoi, ma a me quella statua lì mi piace molto.
Quale
Quella in fondo, quella figura maschile avvolta dalla nebbia… guarda che quel fumo è impressionante per come è reso, solido e trasparente, così denso e realistico, certo ci vuole abilità a fare una cosa del genere non puoi negarlo.
Non lo nego ok, ma non la comprerei lo stesso seppure potessi… poi sai come si chiama quell’opera che dici tu? Ecco leggi qua si chiama “Se questo fosse il mio ultimo giorno”, ma che titolo è?
Beh certo… un titolo bizzarro da dare a una statua.
6 notes · View notes
lieve-38 · 3 months
Text
ancìpite agg. [dal lat. anceps -cipĭtis, comp. di am(bi)- «da due parti» e caput «capo»; propr. «che ha due teste, bifronte»]. – 1. a. Che ha doppia natura: una di quelle forme a. tra bestiali e divine (D’Annunzio). b. Nella terminologia grammaticale e metrica moderna designa, con riferimento alle lingue classiche: le lettere dell’alfabeto greco α, ι, υ, che valevano tanto per le rispettive brevi quanto per le lunghe; le sedi, nello schema di un verso, che tollerino tanto una sillaba lunga quanto una breve; le vocali o le sillabe che, per la loro posizione, possono essere considerate nel verso brevi o lunghe. c. Di spada e sim., che ha due tagli: E per ferirsi prese il ferro a. (Sannazzaro). d. In botanica, di fusto schiacciato che presenta due spigoli acuti, come per es. quello del narciso comune (Narcissus tazeta). 2. fig., letter. Incerto, ambiguo, misterioso. 3. In bibliografia, sono dette ancipiti le edizioni prive di note tipografiche, senza indicazione cioè di data, luogo, nome dell’editore o tipografo.
0 notes
carmenvicinanza · 4 months
Text
Virginia Woolf
Tumblr media
Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente.
Virginia Woolf è stata una delle scrittrici più importanti del XX secolo. I suoi lavori sono stati tradotti in oltre cinquanta lingue.
Eliminando la forma comune di dialogo diretto e la struttura tradizionale della trama, ha portato l’attenzione del romanzo al monologo interiore. Il tempo non viene concepito con una cronologia precisa, ma attraverso pensieri e ricordi suscitati dall’ambiente circostante.
Ha rappresentato lo scorrere del tempo in dodici ore La signora Dalloway del 1925, in pochi giorni Tra un atto e l’altro (uscito postumo nel 1941), in diversi anni Gita al faro (1927) o addirittura in tre secoli con Orlando del 1928.
Pioniera della narrazione attraverso il flusso di coscienza, la forma letteraria e stilistica era alterata dall’identità della figura, in uno scambio continuo e un’attenta corrispondenza tra l’esigenza psicologica e quella linguistica.
Il suo saggio Una stanza tutta per sé, del 1929,  decostruisce il linguaggio patriarcale in ambito letterario e sociale e ha ispirato il movimento femminista degli anni Sessanta e Settanta.
Nacque col nome di Adeline Virginia Stephen a Londra il 25 gennaio 1882 in una famiglia benestante, era figlia di Sir Leslie Stephen e Julia Jackson, entrambi precedentemente vedovi e con prole.
Allevata in un’atmosfera colta che ospitava spesso personaggi del mondo della cultura, manifestò presto la sua inclinazione letteraria, era una ragazzina quando, col fratello Toby diede vita a un giornale domestico, Hyde Park Gate News, una sorta di diario familiare in cui scrivevano storie inventate.
Fino al 1895, anno in cui sua madre morì, la famiglia passava l’estate in Cornovaglia, il luogo dei suoi ricordi più felici che influenzarono, successivamente, alcuni dei suoi scritti di maggior successo come La Stanza di Jacob, Al faro e Le Onde. 
La sua fu una tipica infanzia vittoriana, fatta di lezioni casalinghe, rispetto delle convenzioni, benessere e la sensazione costante che tutta la vita della casa e della numerosa famiglia ruotasse intorno alla madre, bella e distante. La morte precoce della donna, quando la scrittrice aveva tredici anni, le procurò un lungo periodo di depressione che rivelò i primi segni del disagio mentale che ha caratterizzato tutta la sua esistenza.
Dal 1897 al 1901, ha studiato storia e lettere classiche al King’s College. L’anno in cui fu ammessa agli studi universitari, morì anche la sorellastra, Stella. Questi eventi portarono al suo primo serio crollo nervoso.
Nel racconto autobiografico Momenti di essere e altri racconti ha raccontato che lei e la sorella Vanessa Bell avevano subito abusi sessuali da parte dei fratellastri George e Gerald Duckworth. Questo ha sicuramente influito sui frequenti esaurimenti nervosi, il disturbo bipolare e la psicosi che la portarono a diversi tentativi di suicidio.
Dopo la morte del padre, nel 1904, con cui aveva un rapporto conflittuale di amore e odio, lasciò, insieme al fratello Toby e alla sorella Vanessa la residenza di Hyde Park. La loro casa diventò il centro del famoso Bloomsbury Group, destinato a dominare per oltre un trentennio la cultura e la letteratura inglesi. Ogni giovedì sera vi si incontravano importanti intellettuali per discutere di politica, lettere e arte. Si parlava di arte, letteratura, sesso e al centro dei dibattiti finivano le definizioni di concetti come la bellezza, la verità e il bene. Spesso si metteva in discussione la morale corrente, in quanto il gruppo non tollerava la monarchia e, soprattutto, combatteva ogni discriminazione sull’orientamento sessuale e ogni distinzione tra uomo e donna.
Alimentata da quel clima di fervore intellettuale, dava ripetizioni serali alle operaie in periferia, si era avvicinata al movimento delle donne e scriveva le prime critiche letterarie per diversi giornali.
Nel 1912 sposò Leonard Woolf, teorico della politica. Tre anni dopo, ha pubblicato il suo primo romanzo La Crociera. Intanto il suo mal de vivre non la abbandonava, così come il desiderio di togliersi la vita.
Nel 1917 fondò, assieme al marito, la Hogarth Press piccola casa editrice che ha pubblicato gli scritti di Katherine Mansfield, Italo Svevo, Thomas Stearns Eliot e James Joyce.
Nel 1925 ha pubblicato Mrs Dalloway, in cui abbandona la struttura del romanzo tradizionale in favore della tecnica del flusso di coscienza e del monologo interiore.
Attiva nei movimenti femminili per il suffragio universale, si è sempre occupata del ruolo della donna nella società. Tema che si trova nel libro che ha tratteggiato la storia del femminismo moderno Una stanza tutta per sé, del 1929 e Le tre ghinee che approfondisce la figura dominante dell’uomo nella storia contemporanea.
All’amata scrittrice Vita Sackville-West ha dedicato il romanzo Orlando, del 1928, ambientato nell’epoca elisabettiana, che seguendo la vita del protagonista, che reca sia tratti femminili che maschili, si dipana in un arco temporale che va dal XVI al XX secolo. Nelle recensioni dell’epoca l’opera brillava soprattutto per l’uso innovativo dell’elemento temporale, oggi brilla nel suo essere il primo manifesto della fluidità di genere. Una critica alle etichette e alle limitazioni stabilite dai pregiudizi che promuove l’idea che l’identità di genere non debba essere determinata dal sesso biologico, eleggendo la realtà androgina allo stato più naturale delle cose. Attraverso questa opera ha sottolineato come ciò che rende un uomo tale agli occhi della società sia il potere che possiede dalla nascita, mentre una donna è caratterizzata solo dalla mancanza di quel potere, economico, culturale e fisico.
Nell’estate del 1940 ha pubblicato l’ultima opera Tra un atto e l’altro.
Mentre i disturbi mentali continuavano a tormentarla, era sempre più sopraffatta da crisi di ansia e insicurezza.
La Seconda Guerra Mondiale peggiorò le sue paure, vedeva la disintegrazione del mondo che la circondava e cominciava a sentire voci nella sua testa. Temendo di impazzire, decise di togliersi la vita. Si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse, il 28 marzo 1941, aveva 59 anni.
Virginia Woolf, come James Joyce e altri suoi contemporanei, ha adottato le nuove tecniche narrative dei primi decenni del XX secolo.
Rifiutando le tecniche narrative convenzionali, era più interessata al tempo psicologico, alla vita della mente dei personaggi, dove passato, presente e futuro si sovrappongono in un flusso continuo reso attraverso flashback, associazioni di idee, impressioni ed emozioni temporanee.
Ha esplorato temi tipici del romanzo modernista come l’ansia, la crisi, le difficoltà di comunicazione e temi che la toccavano profondamente come la solitudine, la distinzione tra sogno e realtà, la malattia mentale e i pregiudizi nei confronti delle donne che impedivano loro di esprimere la propria identità.
È stata la scrittrice che ha inaugurato una nuova epoca, cambiato la narrazione e trattato, per prima e così a fondo, temi inerenti alla condizione femminile. Ha ispirato un modo differente di scrivere. Conosciuto e vissuto profondamente lo slancio e la caduta che ha riportato con intelligenza e verità, mettendosi completamente a nudo. Il suo fascino e personalità travalicano lo spazio temporale, incantando ancora chi la incontra nella lettura.
0 notes
xlatenightwriterx · 8 months
Text
Tumblr media Tumblr media
"Soles occidere et redire possunt;
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum."
Catullo, V, 4-9
ricordi del primo anno di università e tanta tanta nostalgia...
... vivamus, mea Lesbia, atque amemus...
4 notes · View notes
noteverticali · 4 months
Text
The Holdovers - Lezioni di vita: un incontro tra generazioni con Paul Giamatti da Oscar
Siamo nell’inverno 1970. Paul Hunman è un professore alquanto scontroso. Insegna lettere classiche nel prestigioso liceo di Barton, nel New England, una scuola privata che è frequentata da viziati rampolli delle classi abbienti. Durante le vacanze di Natale, Hunman resta nell’istituto allo scopo di sorvegliare gli studenti che non possono tornare a casa. Un tempo sospeso, durante il quale…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
elmas-66 · 5 months
Text
Poeti e poesie con Fabio Petrilli e Doris Bellomusto, di Elisa Mascia
Le poesie di Doris Bellomusto Foto cortesia di Doris Bellomusto Nota biograficaDoris Bellomusto si è laureata in lettere classiche presso l’Università della Calabria, insegna materie letterarie presso il “Liceo G. Pascoli” di Barga (LU), dove vive dal 2011. Non ha mai dimenticato né i suoi studi classici né le sue radici meridionali. Dalle sue inestinguibili nostalgie sono nate le raccolte di…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
thehippygipsy · 6 months
Text
Dentro di lui ogni freno era andato in avaria, e perciò guardarlo, ascoltarlo- non lo conoscevo ma, chiaramente, era un uomo realizzato e importante, ormai totalmente sconvolto - era come assistere a un brutto incidente stradale o a un incendio a una terribile esplosione, a un disastro che ipnotizza tanto per la sua bizzarria quanto per la sua improbabilità. Il modo in cui sbandava qua e là nella stanza mi faceva pensare alle proverbiali galline che continuano a muoversi dopo essere state decapitate. Gli avevano tagliato la testa, quella testa che ospitava il cervello raffinato di un preside di facoltà e professore di lettere classiche un tempo inattaccabile, e quelli che avevo davanti agli occhi erano i suoi resti, amputati e sfuggiti a ogni controllo.
- Philip Roth, La macchia umana
1 note · View note
micro961 · 7 months
Text
Giacomo Casaula - Bonsai
Tumblr media
Il terzo singolo estratto dal nuovo disco del cantautore, scrittore e attore napoletano
Un amore cittadino in cui a dominare è la malinconia. «Questa è una canzone d'amore che nasce, cresce e muore in un clima di sfacelo e delirio (termini che ho ripreso da Gaber e Luporini e che a loro volta avevano mutuato da Celine), un clima di esplosioni figurate ma anche terribilmente reali e attuali. Alla fine della storia resta solo questo amore, questo amore forse troppo sintetico per resistere alla precarietà e alle bombe che ci cadono intorno». Giacomo Casaula
“Bonsai” è il terzo singolo estratto dal disco “Amore sintetico” secondo lavoro di inediti in studio di Giacomo Casaula. Un concept partito già dal precedente album “Nichilismi & Fashion-week” che pone al centro l’individuo e dove, soprattutto in quest’ultimo lavoro, non sono le mode provenienti da fuori a condizionarlo, ma liquidità sentimentali e rimpianti di sogni e mondi diversi che egli stesso produce e alimenta.
DICONO DEL DISCO:
«Il centro è chiaro: un disco sociale, manifesto a suo modo… e forse ha ragione lui quando dice che è lo sviluppo delle cose e di come accettiamo il “normale” ormai con una resa quasi totale. Dischi che richiamano un tempo ormai antico, che non lo osanna a prescindere ma che anzi ne fa denuncia a suo modo». Bravo On Line
«E questo “Amore sintetico” porta con sé anche un quid di sviluppo, a latere… nessuna rivoluzione di forma ma un arricchimento di intenzioni e di gentilezza nei modi.». Music Map
«Perché di certo sono gli stilemi classici quelli che si rendono sfacciati lungo le 8 tracce inedite del nuovo disco del cantautore e attore napoletano Giacomo Casaula. ». ExitWell
«Disco limpido, umano, di semplicità e di facili connessioni con la vita che abbiamo tutti. Un disco di verità non si perde dentro le maschere digitali e dentro un pop estremamente preciso alle orecchie e alla vista. Ha i bordi sdrucciolevoli questo lavoro…». Seven News
Giacomo Casaula nasce a Napoli nell’ottobre 1992. Si laurea all'Università Federico II di Napoli in lettere classiche e in filologia moderna e, contemporaneamente, comincia molto presto a calcare le scene, grazie alla nonna paterna - attrice di teatro - che lo introduce al mondo dello spettacolo. Pirandello, Molière, teatro classico, commedia e lavori performativi segnano le sue prime esperienze. È attore e collaboratore di Ettore Massarese, autore e regista teatrale, e dell’intero progetto “Antico fa testo” promosso da Francesco Puccio. Versatile in tutti i generi, crea e autoproduce spettacoli di Teatro-canzone, celebrando De André, Gaber e Rino Gaetano in una commistione scenica di prosa, poesia e musica, anche su palcoscenici prestigiosi quale il Teatro San Carlo. Pubblica nel dicembre 2019 il suo primo romanzo “Scie ad andamento lento” edito da Edizioni Mea e nel marzo 2022 il suo secondo romanzo “Siamo tutti figli unici” edito da Guida editori. Nel gennaio 2020 esce anche il suo primo disco “Nichilismi & Fashion-week” con l’etichetta Trees Music Studio, tratto dall’omonimo spettacolo teatrale successivamente inserito nella rassegna di apertura dell’edizione 2022 del Campania Teatro Festival. Il 5 maggio 2023 esce il suo secondo album dal titolo “Amore sintetico” anticipato dal singolo “Viola”. L’estate si apre con l’uscita del secondo singolo estratto dal titolo “Ballata per Angelina” e l’autunno vede l’uscita del terzo estratto dal titolo “Bonsai”.
Link social FACEBOOK https://www.facebook.com/GCasaula INSTAGRAM @g_casaula
0 notes
hemlockdrunk · 7 months
Text
adesso mi spiegate PERCHÉ ho cominciato ad avere il pensiero fisso di iscrivermi a lettere classiche. amico non sai tradurre il greco dive cazzo vuoi andare. vuoi diventare un adulto disoccupato cringefail. cosa.
1 note · View note
scienza-magia · 7 months
Text
Entanglement quantistico nel passato per migliorare il presente
Tumblr media
Viaggi nel tempo che migliorano il presente, lo studio è pubblicato su Physical Review Letters. Un gruppo di fisici dell'Università di Cambridge ha dimostrato che la simulazione di ipotetici viaggi nel tempo, basata sulla manipolazione dell'entanglement quantistico, può risolvere problemi sperimentali che sembrano impossibili da trattare utilizzando la fisica standard. Tale simulazione raggiunge lo scopo una volta su quattro. In altre parole, ha il 75 per cento di possibilità di fallire. La buona notizia è che si sa quando fallisce. Gli appassionati di Ritorno al futuro non potranno non cogliere la somiglianza di ciò che andiamo a descrivere con quanto accade nel secondo film. Mentre Doc e Marty stanno cercando di recuperare Jennifer nella sua futura casa, l’anziano Biff riesce a impossessarsi di una copia del grande almanacco sportivo contenente tutti i risultati tra il 1950 e il 2000. Poi consegna l’almanacco al sé stesso più giovane, modificando così il passato e creando un “1985 alternativo”, in cui diventa ricchissimo perché, scommettendo sul futuro già scritto, riesce ovviamente a vincere tutto. Ecco, i ricercatori dell’Università di Cambridge hanno dimostrato che manipolando l’entanglement – una caratteristica della teoria quantistica che fa sì che le particelle siano intrinsecamente legate – sono in grado di simulare ciò che potrebbe accadere se si potesse viaggiare indietro nel tempo. In questo modo sarebbe possibile, in alcuni casi, modificare retroattivamente le azioni passate e migliorare i loro risultati nel presente. In altre parole, sarebbe possibile creare un “presente alternativo” migliore. La possibilità che le particelle possano viaggiare all’indietro nel tempo è un argomento controverso tra i fisici, anche se gli scienziati hanno già simulato modelli di come potrebbero comportarsi tali loop se esistessero. Collegando la loro nuova teoria alla metrologia quantistica, che utilizza la teoria quantistica per effettuare misure altamente sensibili, il team di Cambridge ha dimostrato che l’entanglement può risolvere problemi che altrimenti sembrano impossibili. «Immaginate di voler inviare un regalo a qualcuno: dovete spedirlo il primo giorno per essere sicuri che arrivi il terzo», dice l’autore principale David Arvidsson-Shukur, del Hitachi Cambridge Laboratory. «Tuttavia, ricevete la lista dei desideri di quella persona solo il secondo giorno. Quindi, in questo scenario che rispetta la cronologia, è impossibile sapere in anticipo cosa vorrà come regalo e assicurarsi di inviare quello giusto. Ora immaginate di poter cambiare ciò che avete inviato il primo giorno, avendo le informazioni della lista dei desideri ricevuta il secondo giorno. La nostra simulazione utilizza la manipolazione dell’entanglement quantistico per mostrare come sia possibile modificare retroattivamente le azioni precedenti per garantire che il risultato finale sia quello desiderato». La simulazione si basa sull’entanglement quantistico, che consiste in forti correlazioni che le particelle quantistiche possono condividere, a differenza delle particelle classiche – quelle governate dalla fisica quotidiana – che non possono farlo. La particolarità della fisica quantistica è che se due particelle sono abbastanza vicine l’una all’altra da interagire, possono rimanere “connesse” anche quando sono separate. Questo è alla base dell’informatica quantistica: lo sfruttamento delle particelle connesse per eseguire calcoli troppo complessi per i computer classici. «Nella nostra proposta, un fisico sperimentale connette intrinsecamente due particelle», spiega la coautrice Nicole Yunger Halpern, ricercatrice presso il National Institute of Standards and Technology e l’Università del Maryland. «La prima particella viene poi inviata per essere utilizzata in un esperimento. Una volta ottenute nuove informazioni, lo sperimentatore manipola la seconda particella per alterare effettivamente lo stato passato della prima particella, cambiando l’esito dell’esperimento». «L’effetto è notevole, ma si verifica solo una volta su quattro», riferisce Arvidsson-Shukur. «In altre parole, la simulazione ha il 75 per cento di possibilità di fallire. Ma la buona notizia è che si sa quando fallisce. Se rimaniamo nell’analogia del regalo, una volta su quattro il regalo sarà quello desiderato (per esempio un paio di pantaloni), un’altra volta sarà un paio di pantaloni ma della taglia sbagliata, o del colore sbagliato, oppure sarà una giacca». Per dare al loro modello una rilevanza tecnologica, i teorici lo hanno collegato alla metrologia quantistica, ossia alla metrologia che tiene conto delle correlazioni quantistiche. In un comune esperimento di metrologia quantistica, i fotoni – piccole particelle di luce – vengono fatti brillare su un campione di interesse e poi registrati con uno speciale tipo di telecamera. Affinché l’esperimento sia efficiente, i fotoni devono essere preparati in un certo modo prima di raggiungere il campione. I ricercatori hanno dimostrato che, anche se imparano a preparare al meglio i fotoni solo dopo che questi hanno raggiunto il campione, possono usare simulazioni di viaggi nel tempo per modificare retroattivamente i fotoni originali. Per contrastare l’alta probabilità di fallimento, i teorici propongono di inviare un numero enorme di fotoni entangled, sapendo che alla fine alcuni porteranno le informazioni corrette e aggiornate. Poi userebbero un filtro per garantire che i fotoni “giusti” passino alla fotocamera, mentre il filtro respinge il resto dei fotoni “cattivi”. «Torniamo alla nostra precedente analogia sui regali», spiega Aidan McConnell, che ha svolto questa ricerca durante il suo master al Cavendish Laboratory di Cambridge e ora è dottorando all’Eth di Zurigo. «Supponiamo che l’invio di regali sia poco costoso e che possiamo spedire numerosi pacchi il primo giorno. Il secondo giorno sappiamo quale regalo avremmo dovuto inviare. Quando il terzo giorno i pacchi arrivano, un regalo su quattro sarà corretto e lo selezioniamo dicendo al destinatario quali consegne buttare via». «Il fatto che dobbiamo usare un filtro per far funzionare il nostro esperimento è piuttosto rassicurante», conclude Arvidsson-Shukur. «Il mondo sarebbe molto strano se la nostra simulazione di viaggio nel tempo funzionasse sempre. La relatività e tutte le teorie su cui stiamo costruendo la nostra comprensione dell’universo sarebbero fuori dalla finestra. Non stiamo proponendo una macchina per viaggiare nel tempo, ma piuttosto un’immersione profonda nei fondamenti della meccanica quantistica. Queste simulazioni non consentono di tornare indietro e modificare il proprio passato, ma permettono di creare un domani migliore risolvendo oggi i problemi di ieri». Insomma, non è esattamente come salire su una DeLorean… ma anche così non sembra essere male. Per saperne di più: Leggi su Physical Review Letters l’articolo “Nonclassical Advantage in Metrology Established via Quantum Simulations of Hypothetical Closed Timelike Curves” di David R. M. Arvidsson-Shukur, Aidan G. McConnell e Nicole Yunger Halpern Read the full article
0 notes