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Gli americani sono quelli di sempre, recita il verso di una poesia di Robert Frost, e il caso che sta facendo in questi giorni il giro del mondo, quello dell’assassinio di George Floyd da parte di un agente a Minneapolis, è lì a ricordarcelo nel peggiore dei modi. Perfino nei più insopportabili dettagli, come quel “vi prego, non respiro” diventato a tal punto famoso per il caso fotocopia di Eric Garner a New York nel 2014 da essere stampato sulle maglie che i giocatori della NBA, LeBron James in testa, indossarono allora in segno di solidarietà. E non per nulla sono tornati ad indossarla ora. Come nell’altro topos ricorrente, quello in certo senso simmetrico delle stragi compiute dall’Erostrato di turno, identico ogni volta si presenta il copione: una vittima nera, un colpevole poliziotto bianco, magari recidivo, come nel caso di Minneapolis che al massimo lì per lì viene sospeso e poi solitamente assolto, le giustificazioni lì per lì in nome della legge sulla legittima difesa, basata sul principio del cosiddetto Stand Your Ground, parente nemmeno troppo alla lontana del famoso secondo emendamento, quello sul diritto dei cittadini a portare armi, una ripresa galeotta magari da telefonino che impone l’evidenza dei fatti, le grida di dolori e la richiesta di giustizia da parte dei familiari, quando va bene come in questo caso lo sdegno del Governatore dello Stato e delle autorità locali, i comunicati di solidarietà da parte dei politici a Washington, le proteste della società civile, la contagiosa esasperata ribellione della comunità nera (stavolta in quel di Los Angeles e di New York), lo stress sociale che torna improvvisamente, drammaticamente alla ribalta, il sindaco della città che proclama lo stato di emergenza, la protesta che porta a incidenti, scontri e magari anche vittime, come nel 1965 a Watts, un sobborgo di Los Angeles, in quella che è rimasta... Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #31maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #statiuniti #georgefloyd #icantbreathe #minneapolis #zuckerberg #cambridgeanalytica https://www.instagram.com/p/CA2R3zKlnio/?igshid=1a7l2lhoe4l6g
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sadefenzablog · 4 years
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Sovranisti senza idoli
Sovranisti senza idoli
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Sa Defenza
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La morte del generale Soleimani ha scatenato le peggiori reazioni che ci si potesse aspettare da esponenti di punta della galassia sovranista.di Giancarlo Cutrona – 9 Gennaio 2020 
Pare che con il 2020 si sia già inaugurata una nuova stagione politica caratterizzata dal crepuscolo degli idoli. La morte del generale…
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Cosa resta dell’Italia di Fellini a 100 anni dalla sua nascita. Ne parliamo su L'Intellettuale Dissidente💣💣💣 #26marzo #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #attualità #societa #cinema #cinemaitaliano #fellini #amarcord #federicofellini #ladolcevita https://www.instagram.com/p/B-McQNNlNDG/?igshid=wm6tn5a4cfnw
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Un comunista indisciplinato. Ne parliamo su L'Intellettuale Dissidente💣💣💣 #25marzo #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #attualità #societa #gramsci #economia #italia #keynes #pierosraffa https://www.instagram.com/p/B-KgqkpHUHj/?igshid=r6v0xt6yngyp
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Era la tarda primavera del 1983, e due ragazzi torinesi si fecero conoscere in città, in Italia, nel mondo. Michael & Johnson, i fratelli Righeira, all’anagrafe Stefano Rota e Stefano Righi con il loro singolo “Vamos a la playa” ottennero un successo planetario, sensazionale. Il termine “tormentone” inteso come brano musicale sparato senza parsimonia dai mezzi di comunicazione radiofonici nei mesi estivi ha il suo classico esempio nella canzone del duo di Torino. Vamos a la playa, oh oh oh oh Vamos a la playa, oh oh oh oh Vamos a la playa, oh oh oh oh La tipica caratteristica del famigerato tormentone estivo è avere strofe facili da memorizzare e ritornelli che entrano dall’orecchio nella zucca, e che da lì non escono più. Rimangono tatuati in testa, s’insinuano nella mente. Appena si sente una nota del tormentone lo si riconosce immediatamente, ipnotizza le masse, è il fenomeno di costume, anzi, da costume da bagno. Italia ’83, le onde radio che muovevano le masse vacanziere e spensierate come megafoni commerciali, il totalitarismo del ritmo facile, la propaganda canora e leggera, l’invasione dell’hit balneare. Che coppia quella dei due Stefano. Stefano Johnson Righi Righeira conobbe Stefano Michael Rota Righeira al liceo scientifico Albert Einstein di Torino. Diventarono amiconi, addirittura fratelli; siglarono il patto electro-canzoniere. Nel laboratorio di idee che era uno scantinato in via Accademia Albertina, i due alchimisti di note e sonorità assemblarono il brano che li fece diventare popstar. Struttura elettronica, testo apparentemente frivolo, orecchiabilità estrema: furono gli ingredienti della pozione discografica. La bomba Righeira, incalzante e invadente, testimonianza canterina di quegli anni ’80. Quell’estate del 1983 i jukebox dei lungomare, i villaggi vacanza italici, i baretti da spiaggia... Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #26maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #storia #guerra #guerranucleare #guerrafredda #musica #musicaitaliana #anni80 #righeira #vamosalaplaya https://www.instagram.com/p/CApZ3GtlL1e/?igshid=1g9e2scwsitfq
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Più che un anniversario da festeggiare, quello di oggi è una sorta di trigesimo: lo Statuto dei Lavoratori non c’è più e questa considerazione va ben al di là dell’attuale vigenza giuridica della legge n. 300 del 20 maggio 1970. Correvano gli anni ’50 e Giuseppe Di Vittorio già comprendeva quanto fosse indispensabile una legge per la tutela della persona sul luogo di lavoro: una tutela che andasse oltre la protezione individuale delle prerogative del lavoratore. Lo scopo era quello di costruire un ambiente sano, tutelato, garantito, che consentisse all’individuo di potersi esprimere in piena libertà. Quello che Di Vittorio desiderava era cementare il rapporto tra lavoro e democrazia che all’art. 1 è scolpito in cima all’altare della nostra Carta Costituzionale. Giuseppe Di Vittorio, quel cerignolano autentico e passionale, lo sapeva benissimo ciò che è valido ancora oggi: nessun uomo sarà davvero libero di essere uomo, nessuna donna sarà davvero libera di essere una donna, nessuna persona sarà davvero libera di esprimere il proprio orientamento sessuale, la propria religione, le proprie convinzioni civili e politiche, senza tutele reali che possano garantirli dall’ingiustizia ritorsiva di qualche malintenzionato. Nel corso degli anni lo Statuto ha subito molti attacchi e non solo lo Statuto: complessivamente la legislazione in materia di lavoro è stata saccheggiata dai servi del liberismo capitalistico al soldo dei potenti. Basti pensare alla proliferazione dei contratti precari, alla compressione dei diritti sui luoghi di lavoro, ai salari da fame, agli orari interminabili e parzialmente e mal pagati, alla scarsa sicurezza sui luoghi di lavoro che registra oggi un aumento incivile dei morti sul lavoro e chi più ne ha più ne metta. Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #23maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #bellanova #ministro #politica #politicaitaliana #governo https://www.instagram.com/p/CAhrkZSFLxs/?igshid=1h5stz2rehh8w
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Tutti i trapper sono un po’ populisti. Tutti i populisti sono un po’ dei trapper. A scorrere tra le storie di Instagram e vedere Salvini – con la polo del Milan e il Tapiro sul comò, pieno di ninnoli da casalinga di Voghera mentre canta Vasco Rossi a cappella – e poi uno dei tanti giovani trapper che racconta la sua quarantena dalla casa materna (che a quella della casalinga di Voghera in fin dei conti assomiglia) non si rimane sconvolti, anzi sembra quasi esserci una qualche continuità e coerenza. I due fenomeni, infatti – l’ascesa della musica trap e l’aumento dei consensi tra i movimenti populisti – sono stati simultanei. Quello che ci chiediamo, allora, è se non sono anche in qualche modo correlati. Astraendoci dal diverso contesto in cui si muovono, la tesi di seguito sostenuta è che questi due generi condividono lo stesso paradigma epistemologico. Ci sembra infatti che il pattern mentale, o lo schema ricorrente che adottano per interpretare e conoscere la realtà, sia molto simile, così come sono simili i bias cognitivi che ne caratterizzano le deformazioni di giudizio. La “ragione” populista e quella trap, formalmente, sono speculari. Con questo non vogliamo dire che chi ascolta la musica trap è populista, né sosteniamo il contrario. Diciamo soltanto che la Trap in ambito musicale e il populismo in ambito politico, hanno delle griglie interpretative e operative in comune. Queste griglie di cui si servono hanno decretato il fascino e il richiamo delle loro narrazioni nel decennio 2010-2020. Individuarle, anche sommariamente, ci permette di riconoscere un processo più ampio che ha coinvolto tutta la società in questi ultimi anni, un processo di contrazione dell’alto e del basso, del centro e della periferia, in cui è stato abolito qualsiasi confine, estetico ed etico, tra la cultura alta e la cosiddetta cultura di massa. Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #19maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #trap #populismo #salvini #matteosalvini #sferaebbasta #darkpologang #politica #politicaitaliana #spettacolo https://www.instagram.com/p/CAYBvl1qMVl/?igshid=r1qnoyxmowop
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La Storia, quella con la S maiuscola, è sì quella dei personaggi noti e degli avvenimenti epocali. Ma è anche e forse soprattutto quella scritta silenziosamente da Uomini i cui nomi, spesso, restano sconosciuti ai più. È questo, ma solo in parte, il caso di Santo Pelliccia. Un nome e una figura che il cosiddetto “grande pubblico” forse ricorda solo marginalmente ma che chiunque si sia per qualunque motivo accostato alla Folgore e al suo glorioso percorso storico e militare conosce ed apprezza. Pelliccia, scomparso lo scorso 31 agosto all’età di 95 anni, fino a che il fisico glielo ha consentito si è instancabilmente recato a cerimonie, occasioni pubbliche e raduni dei paracadutisti con indosso una accurata riproduzione della divisa coloniale color caki che indossava nel 1942 ad El Alamein. Se l’era fatta cucire dalla sorella perché voleva, mostrandola, attirare l’attenzione. E sfruttarla per testimoniare e tramandare, in modo originale e arguto, vicende e valori che – giustamente – meritano spazio nella memoria collettiva di tutto il Paese, in particolar modo in tempi come quelli attuali. Tempi in cui occorre più che mai dare un senso, quanto più radicato possibile nel sentire comune, a valori quali amore per l’Italia, perseveranza e coerenza. “Ero quello che sono e sono sempre rimasto quello che ero” è scritto nella prima pagina di “El Alamein. Sabbia d’intorno, roccia nel cuore”, il volume che Francesco Fagnani, ricercatore e divulgatore storico e attuale vicepresidente dell’Associazione De Historia, ha recentemente pubblicato (dicembre 2019) con le Edizioni Menabo. Un volume in cui, in modo estremamente intenso, si ripercorre la vita e la storia di Santo Pelliccia. “Poco più che bambino – racconta l’autore nell’introduzione – avevo letto e riletto un libro appartenente a mio padre, I ragazzi della Folgore. Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #16maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #elalamein #fascismo #italia #folgore #storia #storiaitaliana #secondaguerramondiale #letteratura #recensione https://www.instagram.com/p/CAPqE19q2Ly/?igshid=1ay55tr1jsfq9
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Due mesi fa l’isolamento era un’idea vaga, difficile da immaginare fuori un contesto carcerario che, allora, riguardava quei pochi, sfortunati, privati di libertà, e comunque erano sempre gli altri i condannati a questa improbabile, quasi impossibile chiusura. Erano appunto le carceri, tutt’al più i monasteri o gli ospedali gli spazi contenenti una tale realtà, che rimaneva in ogni caso astratta, dal momento che non c’entrava nulla con noi, assumendo spesso, nella nostra immaginazione, un’aria romantica piuttosto che drammatica. Isolarsi, se non era conseguenza di una qualche scelta eccentrica, semplicemente era impossibile: come farlo, se, mai come ora nella storia, siamo così collegati? Il corona-virus ha agito by the book, come ci hanno insegnato i film di fantascienza americani: boom! E tutto è cambiato in un paio di settimane, fino a che, da un giorno all’altro, ci siamo ritrovati chiusi dietro le mura delle nostre case. Le tecnologie digitali si sono rivelate il nostro salvagente, mantenendo una reale e al contempo illusoria vicinanza alle persone che formano il nostro circolo di vita: famiglia, amici, colleghi di lavoro o come vuole chiamarli l’attuale trend di partnership personale e professionale. Ma oltre tutte le etichette, le immagini politically correct o incorrect che abbiamo diffuso e consumato sui social media, oltre le breaking news destabilizzanti delle televisioni e la spettacolarizzazione inevitabile data dal nostro attuale modo di lavorare, comunicare, scrivere e informarci davanti a uno schermo, che cosa rimane di questi mesi di chiusura? Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #14maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #isolamento #chiusura #quarantena #covid #covid19 #coronavirus #lockdown #iorestoacasa #emergenza https://www.instagram.com/p/CALJkjfDl31/?igshid=isnjsg5o0dzp
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Poitiers, Lepanto, Vienna: le battaglie che di norma si evocano come emblema dello scontro di civiltà perpetuo fra Occidente cristiano e Oriente islamico. Tutto sbagliato. Perché uno dei contendenti, l’Europa cristiana di Carlo Martello e Giovanni Sobieski, non è solo storicamente scomparso, ma è anche divenuto impensabile: e, se esistesse ancora, assomiglierebbe più a loro che a noi. C’è, invece, un altro luogo che esemplifica il conflitto attuale: Masada. Nell’anno 73 i Vangeli non sono ancora stati scritti, Maometto abita cinque secoli nel futuro, e un gruppo di ribelli giudei, i sicarii, è asserragliato senza speranza, con mogli e bambini, nella fortezza di Masada. Pur di non cadere prigionieri degli assedianti romani, gli ebrei decidono di uccidere i propri familiari e se stessi – tralasciamo, per amor di brevità, le controversie storiografiche in merito, e prendiamo per buono il resoconto di Giuseppe Flavio: Eleazar […] raccolse i più animosi fra i suoi uomini e prese a spronarli con tali parole: “Da gran tempo noi avevamo deciso, o miei valorosi, di non riconoscere come nostri padroni né i romani né alcun altro all’infuori di Dio, perché egli solo è il vero e giusto signore degli uomini; ed ecco che ora è arrivato il momento di confermare con i fatti quei propositi. […]” Alla fine nessuno di loro non si rivelò all’altezza di un’impresa così coraggiosa, ma tutti uccisero l’uno sull’altro i loro cari. Nella vicenda non compaiono né cristiani né musulmani, eppure il paragone è suggestivo: da una parte c’è l’impero più potente del mondo, tollerante per indifferenza e brutale quando serve, fondato tanto sulla sovranità della legge quanto sul saccheggio sistematico; dall’altra pochi fanatici, terroristi... Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #14maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #silviaromano #islam #nulla #nichilismo #occidente #oriente #religione #silviaromanolibera https://www.instagram.com/p/CAKghwxg69S/?igshid=1g18pfisx7959
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Pochi furono i generi musicali che nella storia ebbero la fortuna del teatro musicale: la sua capacità di unire musica, poesia e teatro l’hanno reso un genere particolarmente versatile ai diversi stili ed epoche. Tuttavia, dopo il suo apogeo ottenuto con il dramma musicale ottocentesco di Verdi e di Wagner sembrava avviarsi dolcemente verso una fase di declino. L’avvento della modernità e delle sue innovazioni tecniche – tra cui in primis la nascita del cinema – la obbligarono a ripensare il suo scopo e il suo linguaggio: da allora i suoi autori si dedicarono a una ricerca artistica differente, che ognuno sviluppò in maniera più o meno personale. Questo processo le permise una maturazione che produsse in quel periodo capolavori ineguagliati per originalità e fattura artistica; tra questi uno dei maggiori esempi è sicuramente il Wozzeck di Alban Berg. Questo soggetto, poco frequentato fino ad allora, è ricavato da un dramma teatrale ottocentesco riscoperto solamente nei primi anni del Novecento: Woyzeck di Georg Büchner. Elaborato tra il 1836 e il 1837, venne poi dimenticato per il resto del secolo e solo nel 1913 a Monaco conobbe la sua prima rappresentazione. L’originalità del personaggio e dell’intreccio interessarono enormemente un già maturo Berg, che decise di elaborarne una sua versione operistica; egli redasse personalmente il libretto adattandolo alle esigenze musicali, apportando tuttavia solo minime variazioni all’originale. L’opera, andata per la prima volta in scena il 14 dicembre del 1925, vede come protagonista il soldato Franz Wozzeck. Questi, cercando in tutti modi di supportare la compagna Marie – non sono sposati – e il loro figlio, serve con zelo un arrogante capitano; la disperata ricerca di mezzi di sostentamento lo porta inoltre a fare da cavia a un medico... Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #13maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #albanberg #berg #musica #tradizione #wozzeck #wozzek #lirica #operalirica #musicaclassica https://www.instagram.com/p/CAIk-AoKYKU/?igshid=1lh9vmvonke6g
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Pochi furono i generi musicali che nella storia ebbero la fortuna del teatro musicale: la sua capacità di unire musica, poesia e teatro l’hanno reso un genere particolarmente versatile ai diversi stili ed epoche. Tuttavia, dopo il suo apogeo ottenuto con il dramma musicale ottocentesco di Verdi e di Wagner sembrava avviarsi dolcemente verso una fase di declino. L’avvento della modernità e delle sue innovazioni tecniche – tra cui in primis la nascita del cinema – la obbligarono a ripensare il suo scopo e il suo linguaggio: da allora i suoi autori si dedicarono a una ricerca artistica differente, che ognuno sviluppò in maniera più o meno personale. Questo processo le permise una maturazione che produsse in quel periodo capolavori ineguagliati per originalità e fattura artistica; tra questi uno dei maggiori esempi è sicuramente il Wozzeck di Alban Berg. Questo soggetto, poco frequentato fino ad allora, è ricavato da un dramma teatrale ottocentesco riscoperto solamente nei primi anni del Novecento: Woyzeck di Georg Büchner. Elaborato tra il 1836 e il 1837, venne poi dimenticato per il resto del secolo e solo nel 1913 a Monaco conobbe la sua prima rappresentazione. L’originalità del personaggio e dell’intreccio interessarono enormemente un già maturo Berg, che decise di elaborarne una sua versione operistica; egli redasse personalmente il libretto adattandolo alle esigenze musicali, apportando tuttavia solo minime variazioni all’originale. L’opera, andata per la prima volta in scena il 14 dicembre del 1925, vede come protagonista il soldato Franz Wozzeck. Questi, cercando in tutti modi di supportare la compagna Marie – non sono sposati – e il loro figlio, serve con zelo un arrogante capitano; la disperata ricerca di mezzi di sostentamento lo porta inoltre a fare da cavia a un medico... Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #13maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #albanberg #berg #musica #tradizione #wozzeck #wozzek #lirica #operalirica #musicaclassica https://www.instagram.com/p/CAIk-AoKYKU/?igshid=1cow06bptu7t7
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Il giovane Edward Hopper nel dipingere si chiedeva: com’è una stanza quando nessuno la osserva? Oggi, in tempi di quarantena, possiamo permetterci di estendere questa domanda a un’intera città. Come è una città quando nessuno la guarda? La domanda diventa ancora più interessante se la rivolgiamo a Roma, una metropoli abituata, controvoglia, a ricevere attenzioni, ieri meta esclusiva del Grand Tour, quindi di tutta l’intellighenzia europea dell’Ottocento, poi scenografia prediletta del grande cinema del Boom e oggi tra le destinazioni più ambite dal turismo di massa. Com’è adesso questa Roma senza nessuno che la osservi? Una risposta possiamo trovarla nel libro-testimonianza, per metà fotografico per metà letterario, dal titolo «Nolite timere Roma non perit 2020» (ovvero «Non temete, Roma non perirà»), pubblicato da Il Cigno GG Edizioni. Questo progetto indiscreto, ideato dalla stessa casa editrice, che ha coordinato la raccolta di fotografie e testimonianze scritte in un clima quasi surreale dalla sua redazione, situata nel pieno centro storico capitolino, ha voluto raccontare Roma ai tempi del Coronavirus, con l’obiettivo puntato su una città deserta, dandoci, per assurdo, la possibilità di guardarla mentre nessuno la guarda. A accompagnarci in questo itinerario voyeuristico nella città fantasma sono le fotografie, tra gli altri, di Paolo Cenciarelli, Dario Coletti, Angelo Cricchi, scatti commoventi, come cartoline da un’epoca indefinita, affiancate dai testi – lettere, racconti, poesie, riflessioni – di artisti, storici, scrittori come Gigi Proietti, Giordano Bruno Guerri, Marco di Capua e Tahar ben Jelloun. E com’è questa Roma metafisica, senza turisti, senza traffico e senza romani, dove monumenti, chiese, piazze e vicoli, sono insieme i soggetti indisturbati e anche gli sfondi eterei di ogni scatto?Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #12maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #covid #covid19 #coronavirus #pandemia #roma #chiesa #bellezza #fellini #iorestoacasa #cittàdeserta #vaticano #sorrentino #gigiproietti #dpcm https://www.instagram.com/p/CAGARwqK8qC/?igshid=ebl1z69wriro
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C’è poco da far polemica dunque sulla liberazione di Silvia Romano, che grande notizia, ma un dibattito ragionato è necessario soprattutto per migliorare il sistema della Cooperazione italiana, uno dei migliori sistemi di cooperazione nel mondo, forma altissima di “soft power” in cui mettiamo la nostra eccellenza in zone di crisi o di frontiera al servizio del radicamento dei popoli. E Silvia Romano, nel bene o nel male, era un ingranaggio di questa macchina umanitaria, e come tanti altri cooperanti nel mondo tutelava, in questo caso in Africa, il “diritto a non emigrare” di una comunità popolata dai Giriama definita da Alberto Negri “una delle tribù più miti e ospitali del Kenya”. Poi il rapimento da parte del gruppo armato Al Shabaab, e il trasferimento in Somalia, dove ha trascorso 18 mesi di prigionia, l’annuncio della liberazione. Il rapimento è la via terroristica africana al sostentamento dell’economia di guerriglia, in territori in cui non può esistere un’economia parallela strutturata, de facto queste operazioni di intelligence si possono risolvere in tre modi: col blitz, con la trattativa o col pagamento del riscatto. Queste partite si giocano in una dimensione parallela, profonda, non trasparente, di basso profilo, come è giusto che sia. Esistono queste zone grigie, lunghe negoziazioni, senza proclami, partite e contro-partite, in questo caso con la Turchia, che ha collaborato al livello di intelligence per la sua liberazione, ed è sempre più influente nel Corno d’Africa. Qualsiasi posizione se pagare o meno i rapitori è legittima, ma il vero errore del governo italiano è, ancora una volta, di comunicazione, e la comunicazione quando si ha a che fare con gruppi militar-confessionali come Al Shabaab, e con il cuore rinnovato di una giovane ragazza, ha valore strategico e richiede una sensibilità morale. Continua a leggere l'editoriale di @sebastiano.caputo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #12maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #silviaromano #silviaromanolibera #editoriale #sebastianocaputo #italia #rapimento #africa #kenya https://www.instagram.com/p/CAFW0Viqex6/?igshid=1xvlc944wt2xg
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Tra la fine del 1800 e il primo decennio del 1900 in tutta Europa e anche nel Belpaese esplose letteralmente il successo dei grandi racconti di avventura, feuilleton giornalistici, racconti fantastici, romanzi esotici, in cui proliferavano eroi e condottieri. Numerosi scrittori e numerosi esploratori inondarono di scritti, corrispondenze, racconti e resoconti del vicino ed estremo Oriente la ricca e vitale opinione pubblica di quell’Europa, in cui si stava attraversando il periodo passato alla storia come Belle Époque Fin dalla seconda metà del 1700, l’Oriente era stato al centro dei desideri, dei sogni e delle speranze (e sovente anche delle conquiste) da parte dei popoli e dei governanti europei; e a dir la verità, la “moda” di quell’atteggiamento che poi è stato definito autorevolmente “orientalismo” era già in nuce nel rapporto amico-nemico costante tra Vecchia Europa e Impero Ottomano, tra Sante Alleanze e flotte sultaniali, tra il Papa e il Turco. La stagione del primo romanticismo, e della rinascita ottocentesca per un rinnovato interesse relativo a storia, cultura, bellezza ed identità, ebbe tuttavia la sua accelerazione decisiva grazie anche ai grandi viaggi d’istruzione, i cosidetti Tours, per mezzo dei quali facoltose famiglie aristocratiche e nobiliari potevano permettersi grandi viaggi che coprivano distanze per l’epoca enormi e ancora relativamente impensabili. Non solo Istanbul, Gerusalemme e il vicino Oriente, ma la costruzione e il perfezionarsi dei collegamenti ferroviari permise, probabilmente per la prima volta nella storia, ad un’intera generazione di rampolli nobiliari di poter visitare i paesaggi francesi e italiani, come quelli russi, cinesi e indiani. Il Viaggio in Italia di W. Goethe (1816-1817) è in questo senso emblematico: per la prima volta si annotavano i posti e le bellezze dei luoghi visitati...Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #10maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #viaggio #emiliosalgari #salgari #mompracem #sandokan #letteratura #letteraturadiviaggio https://www.instagram.com/p/CAA2Zt2Kq_h/?igshid=1nwd3xow17yew
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Inverno, inizio della pandemia. Impara a vivere, uomo. Sono la catastrofe. Ti attendo. Perché? Sono cose che succedono, dovresti saperlo. Un passaggio inaspettato il mio, lo so, ma vengo in pace, per proporti la riflessione. Su cosa? Sugli errori reiterati all’infinito. Ok, sei troppo orgoglioso per ammettere i tuoi sbagli, ma ci proverò. La catastrofe raramente manca il suo bersaglio, non lo sai? Cosa scrivi sui libri? Come ti tieni informato? Non credo le tue fonti siano sempre pienamente attendibili. Ti porterò dove potrai capire chi sei veramente: nelle ceneri delle storie senza storia che sei in grado di generare. Sono roba tua, le produci non rendendotene nemmeno conto. Ne sai una più del diavolo, ma non della catastrofe. Mi guardi male? Pensi già a come farmi fuori. Non cambi mai. Non sono io il tuo nemico: sei tu il tuo nemico. È brutto sentirselo dire, me ne rendo conto, ma io ho una buona controindicazione: sono sincera. Cosa desiderare di più da un interlocutore? Tu lo sei? Ho perso il conto delle bugie che dici, ma so bene cosa fai. La droga, la mafia, l’inquinamento, gli omicidi, gli stupri, di ogni genere, l’abuso di potere, l’invidia. Credi di non esserti già guadagnato l’autoestinzione? Non disperare. Sì, piangi un po’, scavati dentro, impreca al cielo contro te stesso. Sali pure sui balconi a stonare, ma non disperare. Ricordati che tocca a te scegliere, il futuro non è nelle mie mani. Sono di passaggio, io. Anche tu? Non saprei. Quando passo a trovarti, non avvisando scortesemente, ti fiondi sotto una glaciale doccia di divinità, rasentando l’epica. Sì, uomo, diventi capace di miracoli, utili per il mio vangelo apocrifo che scrivo sul tuo conto. Sei il viaggio dell’eroe che avrei voluto vivere. Sei un best-seller vivente. Sei il mio melodramma preferito e pensa che io odio l’opera. Preferisco il metal. Continua a leggere l'articolo su 👉 www.lintellettualedissidente.it (link diretto all'articolo sulle instastory) #10maggio #lintellettualedissidente #news #notizia #notizie #informazione #quotidiano #giornale #societa #coronavirus #epidemia #pandemia #covid19 #destino #dialogo #racconto #catastrofe https://www.instagram.com/p/CAANccXKFDf/?igshid=g1q6xvukf5ie
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