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#luigi perrone
stilouniverse · 2 years
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Un secolo di Proust (per tacer degli altri)
di Alberto Genovese  Anno straordinario il 1922 per le sorti della letteratura. James Joyce pubblica (a febbraio) Ulisse e Thomas Stearn Eliot (a ottobre) La terra desolata. Proust termina la stesura della Recherche e muore (il 18 novembre) dopo aver completato la correzione della Prigioniera, che uscirà postuma insieme agli ultimi due volumi (La fuggitiva e Il tempo ritrovato) fra il 1923 e il…
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queerographies · 2 years
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[A Parigi con Marcel Proust][Luigi La Rosa]
Dalle siepi lussureggianti del giardino del Lussemburgo o del Parc Monceau dove, bambino, Marcel muove i primi passi stupiti, ai salotti fastosi del Faubourg Saint-Germain o alle notti mondane dell'Hôtel Ritz, la biografia di Proust è inestricabilmente le
Sul finire dell’estate e di un amore malinconico, il protagonista di questo libro rilegge la vita di Marcel Proust alla luce dell’infanzia angosciata, della giovinezza sognante e timida, degli amori sofferti e totalizzanti, del desiderio impetuoso e soprattutto attraverso i luoghi che segnarono la biografia dell’autore, ridefinendone il rapporto con Parigi e con le sue fascinazioni. Le case di…
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lamilanomagazine · 10 months
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Lecce, tutto pronto per l’apertura del Parco delle Cave di Marco Vito
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Lecce, tutto pronto per l’apertura del Parco delle Cave di Marco Vito. Domenica 19 novembre, a Lecce, aprirà il Parco delle Cave di Marco Vito, un'area verde di 7 ettari, che si estende alle spalle della stazione ferroviaria, a sud della città, riqualificata su progetto del celebre architetto portoghese Alvaro Siza. Un parco urbano creato all'interno di una cornice naturale e suggestiva data dalle pareti di roccia delle cave dove storicamente è stata estratta la pietra leccese con cui sono stati realizzati le chiese e i palazzi barocchi del centro storico, che rendono Lecce famosa in tutto il mondo. L'apertura avverrà con una festa pubblica e popolare organizzata dall'Amministrazione comunale per tutta la giornata dalle 10 alle 20 con la musica di Zagor Street Band, gli artisti di strada dell'associazione Gessetti e Straccetti e l'animazione per bambini con le mascotte dell'associazione Fantasia. Il ritrovo è fissato alle 10 nel cortile di Masseria Tagliatelle, in via del Ninfeo, per un breve saluto del sindaco Carlo Salvemini prima di entrare insieme nel nuovo parco.  La società Earth con l'archeologo Fabio Fabrizio terrà due turni di visite guidate del cinquecentesco Ninfeo delle Fate, che si trova all'interno di Masseria Tagliatelle, affacciata proprio sul Parco delle Cave: il primo alle ore 12.30 e il secondo alle ore 15 (occorre la prenotazione compilando il form sul sito www.masseriatagliatelle.it). All'inaugurazione sarà presente uno dei progettisti del raggruppamento che fa capo a Siza, l'architetto Luigi Gallo, mentre non ci sarà perchè impegnato fuori città l'ex sindaco Paolo Perrone, invitato dall'attuale primo cittadino, che manderà un messaggio da leggere ai presenti.  Tre gli ingressi dai quali si potrà accedere al Parco: uno su via dei Ferrari (raggiungibile anche con il bus urbano – linea R11 con partenza dal capolinea di via Costa – e in bicicletta o in monopattino in sicurezza dalla pista ciclabile) e due posizionatti sui due lati di via del Ninfeo.  Da lunedì il Parco delle Cave sarà aperto tutti i giorni dalle 8 alle 20.30.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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fashionbooksmilano · 1 year
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Il presepe Napoletano
La collezione Accardi
Carmine Romano
Grimaldi Editori, Napoli 2018, 140 pagine, oltre 100 ill.colori, 25 x 34,6, Legatura editoriale in tuttatela con sovracoperta, ISBN  978-8898199785
euro 70,00
email if you want to buy [email protected]
Vittorio Accardi fu il primo, in una famiglia colta ed educata all'arte, a dedicarsi al collezionismo presepiale. Lo fece con tale rispetto e amore, che la sua collezione può essere inserita tra le ultime degne di nota create nella seconda metà del '900. Ci riuscì entrando da neofita in quella cerchia di connoisseurs che hanno contribuito nel XX secolo, alla ripresa dell'interesse per questa speciale forma d'arte e alla sua evoluzione. Erano suoi amici i fratelli Catello, Raffaello Causa, Tommaso Leonetti, Gennaro Borrelli, Antonio Perrone, Alfonso Laino. Nomi importanti per gli appassionati di presepe, che evocano un mondo lontano, fatto di conoscenza e profonda competenza. Dai ricordi del figlio Luigi, emergono i dettagli di quel periodo: Gli anni 1950 sono quelli della mia infanzia e i miei ricordi dei rapporti con mio padre in quell'epoca sono indissolubilmente legati al mondo dei pastori, degli antiquari, dei collezionisti e degli artisti. Alle sue passioni artistiche e collezionistiche erano tipicamente dedicate le domeniche e lui mi portava con sé nei suoi giri per negozi, botteghe, studi di pittori o scultori molti dei quali erano a loro volta collezionisti. Si commentavano opere in fieri o già compiute, acquisti fatti da loro stessi o da terzi, vendite di pezzi importanti, preparazioni di mostre. Certamente c'erano anche contrattazioni e acquisti, ma nella mia memoria, dopo vari decenni, questi hanno lasciato il posto alla sensazione di club, che è l'unica rimasta in me [...]. In questo ambiente, il collezionista Vittorio si forma e si educa, cercando di capire e carpire le nozioni non scritte, bensì tramandate da chi nei pastori c'era nato. Inizia ad appuntare in un album dedicato alla sua raccolta, suggerimenti, impressioni, spunti per migliorare il presepe. E poi registra meticolosamente per ogni singolo pezzo scambi, doni e acquisti, con riferimenti puntuali alle date e al prezzo. Racconta di collezioni smembrate e ci introduce in un mondo, oramai scomparso, fatto di noti appassionati, venditori, antiquari, artisti e saponari, e di pezzi da inseguire per completare questa o quella scena.
05/05/23
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lostradone · 8 years
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La Cassazione: ai comuni la cura delle strade private ad uso pubblico
La Cassazione: ai comuni la cura delle strade private ad uso pubblico #buche #bucheCorato #Comitatodiquartiere
“È in colpa la pubblica amministrazione la quale né provveda alla manutenzione o messa in sicurezza delle aree, anche di proprietà privata (c.d. “strade private ad uso pubblico”, ndr), latistanti le vie pubbliche, quando da esse possa derivare pericolo per gli utenti della strada, né provveda a inibirne l’uso generalizzato. Ne consegue che, nel caso di danni causati da difettosa manutenzione di…
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Albinoni - Opera «L’Eraclea» Aria 'Ristoro degli afflitti' | Ana Quintans Performers: Violins: Francesca Vicari, Antonio De Secondi, Paolo Perrone, Rossella Croce, Elin Gabrielsson, Giancarlo Ceccacci, Laura Mirri, David Simonacci Violas: Piero Massa, Anna Skorupska Cellos: Giovanna Barbati, Gioele Gusberti Double bass: Luca Cola Oboes: Guido Campana, Fabio D’Onofrio Flute: Luigi Lupo Trumpets: Andrea Di Mario, Michele Petrignani Timpani: Elisabetta Di Filippo Therobo: Luca Tarantino Harpsichord: Roberto Loreggian Marcello di Lisa Concerto de Cavalieri
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lucaavadiary · 6 years
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Agenzia: M&C Saatchi Executive Creative Director e Partner: Luca Scotto di Carlo e Vincenzo Gasbarro Creative Director: Daniele Dionisi, Paolo Perrone Strategy: Irene Papa Creative Team: Claudia Alongi, Alessandro Pomè, Stefania Sangiorgio, Federica Scalona Head of UX/UI Design: Leopoldo Schutz Account Director: Alberto Pinto Account: Eleonora Guidolin Digital Production Director: Stefania Sabbatini Digital Producer: Alessia Serino Production Director: Federico Fornasari
Cdp Utopia Director: Piero Messina Dop: Marco Bassano Executive Producer: Francesco di Trani Producer: Luigi Dalena Production Manager: Giovanni La Monaca Photographer: Luca Ava Editor: Marcello Saurino Colorist: Lorenzo Ameri All pictures taken by Luca Ava ©
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transprisonreform · 4 years
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Sexual Abuse in Prison
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As mentioned throughout previous posts, sexual abuse against Transgender inmates is alarmingly common. Transgender inmates are disproportionately targeted, “while only four percent of all inmates in prison experience sexual violence, just under forty percent (39.9%) of transgender inmates reported experiencing sexual violence in prison” (Perrone 3). According to the 2015 US Transgender Survey Report, “nearly one-third (30%) of respondents who were incarcerated were physically and/or sexually assaulted by facility staff and/or another inmate in the past year” (James et al. 190). It’s clear that Transgender inmates are at high risk for sexual assault, especially when housed in facilities intended for the opposite gender. One argument is made that the hyper-masculine culture of men’s prisons actively works against Transgender inmates. In men’s prisons it creates an unsafe space where gay and transgender prisoners are disproportionately preyed upon and often subjected to sexual violence (Stohr 121). While inmates perpetuate much of the violence, staff are also responsible for the abuse of Transgender inmates. According to research, “staff are also engaged in sexual assaults, up to and including rape, but more likely their form of abuse includes pat downs and body searches that are sexualized with verbal and physical abuse” (Stohr 124). In combination of these two avenues of violence, staff also have the power to perpetuate violence between inmates. “For example, one transgender woman client [Gabriel Arkles] worked with was “sold” by correctional officers as a forced prostitute with whom male prisoners could have sex. Another was stabbed by another prisoner in a shower, while a correctional officer looked on and smiled” (Arkles 525). Not only are Trans Women unsafe from inmates in men’s prisons, they’re unprotected by the guards meant to help them. 
The greatest form of help most Trans inmates receive is a sentence in solitary confinement. The idea behind putting Trans inmates in solitary confinement is to keep them separated from the general population as a means of protecting them. This, however, is far from helpful or protective; being placed in solitary confinement allows for different forms of violence to take place. First, Trans inmates are further from the public eye which allows abusive guards to more easily have their way with them. In the same regard, being taken from the general population strips these inmates of any sense of community they had. Staying in solitary confinement means cutting off Trans inmates from the few privileges inmates receive in terms of socialization and activities. Having no community support and being locked in a confined cell also has psychological implications. Studies have found “significant associations between [solitary confinement] and general mental health, mood, psychotic, and hostility symptoms” as well as an “increased risk for self-harm” (Luigi et al. 9). This protection, in turn, becomes an act of violence itself allowing for further abuse of Transgender inmates. 
Arkles, Gabriel, “Safety and Solidarity Across Gender Lines: Rethinking Segregation of Transgender People in Detention.” Temple Political & Civil Rights Law Review, Vol. 18, No. 515, 2009
James, Sandy E., et al. The Report of the 2015 U.S. Transgender Survey. Washington, DC: National Center for Transgender Equality, 2016
Luigi, Mimosa, et al. “Shedding Light on ‘the Hole’: A Systematic Review and Meta-Analysis on Adverse Psychological Effects and Mortality Following Solitary Confinement in Correctional Settings.” Frontiers in Psychiatry, vol. 11, Aug. 2020. EBSCOhost
Perrone, Catherine. “Eliminating Ambiguity and Conflict: Protecting Transgender Inmates from Sexual Violence in Federal Prisons.” Administrative Law Review Accord, vol. 4, no. 2, 2018, pp. 1–18. EBSCOhost
Stohr, Mary K. “The Hundred Years’ War: The Etiology and Status of Assaults on Transgender Women in Men’s Prisons.” Women and Criminal Justice, vol. 25, no. 1/2, 2015, pp. 120–129. EBSCOhost
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covid19-lifestories · 4 years
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Pasquale Algieri 
Pasquale Algieri Worcester - Pasquale Algieri, 79, of Millbury, formerly a long-time resident of Worcester, passed peacefully, from a sudden battle with COVID-19, on Tuesday, April 21, 2020, at Saint Vincent Hospital, on his 79th birthday, and less than a month after his beloved wife, Raffaella (Bianco) Algieri, pre-deceased him. Pat/Patsy, as he was known to family and friends, is survived by his loving family including, two sons, Pasquale Algieri and his wife Angelica of Millbury, and Natale Algieri and his wife Kristina of Worcester; a daughter, Joanna Sliney and her husband David of Shrewsbury; a step-daughter, Erminia Perrone and her significant other of Vero Beach, FL; ten grandchildren, Rosaria, Antonio, and Angelo Perrone, Luca, Giana, and Angelo Algieri, David and Matteo Sliney, Emilee and Ryan Algieri. He is also survived by five brothers, Charlie Algieri and his wife Nancy of Worcester, Luigi Algieri and his wife Antonietta of Oxford, Salvatore Algieri and his wife Antonietta of Worcester, Frank Algieri and Anna of Auburn; and Michael Algieri of Worcester; along with many nieces, nephews and lifetime friends. He was born in San Giacomo, D'Acri, Italy, son of the late, Natale and Maria-Grazia (Coschignano) Algieri. Since coming from Italy, Pasquale was also well-known as "Stitch" the tailor, with his infamous Pat's Tailor Shop on Shrewsbury Street of Worcester, serving many members of the community. He was well-loved by his customers. His career unfortunately ended when he had a massive stroke, leaving him in the care of his wife, Raffaella. Their bond was so strong, he has joined her in heaven, not even a month after her passing. His absence leaves a hole in our hearts but there is peace to knowing they are reunited together again, as they always were. Pasquale loved bowling, baseball, dancing, walking around town, eating Subway sandwiches, and playing poker at the casino; but most importantly loved his grandchildren. Whatever he could possibly do for his family, he would do with open arms. He was also a member of Our Lady of Mount Carmel Church. We would like to take the time to thank all the health care providers that have cared for Pasquale. His transition at CareOne Millbury was made easier because of the wonderful staff. To the Saint Vincent ICU team of physicians and nurses, we thank you all for such dedicated and thoughtful care throughout this very difficult and scary time. Being unable to visit had been extremely hard, but knowing Pasquale was always in the hands of great people gave his family so much comfort. We are extremely thankful from the bottom of our hearts. 
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Nuovo post su https://is.gd/ir6rVn
Un inedito di Giuseppe Sarno: san Giuseppe con Gesù Bambino presso la chiesa teresiana di Gallipoli
di Antonio Faita
  Nell’ambito delle arti figurative e, in particolare, di quelle che si svilupparono meravigliosamente fra il XVII ed il XVIII secolo nel Regno di Napoli, la scultura lignea è sempre stata considerata a torto come arte minore[1]. A lungo trascurata rispetto alla pittura e alla scultura su marmo, in questi ultimi anni è divenuta oggetto di maggiore attenzione da parte degli studiosi, sviluppando, in maniera esponenziale, un nuovo filone di ricerca rivolto allo studio della scultura lignea napoletana[2] nell’acquisita consapevolezza che si tratti di uno dei principali fenomeni storico-artistici dell’intero Meridione in Età Moderna.
A seguito della mia pubblicazione dedicata agli scultori Francesco e Giuseppe Verzella e alla loro bottega[3], è mio intento fornire un piccolo contributo in argomento, segnalando nelle pagine che seguono, un’opera inedita di un poco noto scultore napoletano, Giuseppe Sarno.
Meno nota, o quantomeno poco conosciuta dagli storici d’arte, è la statua di san Giuseppe con Gesù Bambino ubicata nella sacrestia della chiesa di santa Teresa in Gallipoli e per questo, poco visibile dalla gente. Sul lato corto della base pentagonale, cui poggia il simulacro, vi è apposta la firma e la data «Giuseppe Sarno Scultore Napoli 1797».
L’accento plastico delle figure è caratterizzato dall’incedere del santo e dalla distribuzione dei drappi, ricordando soluzioni adottate nel linguaggio pittorico di Francesco De Mura, tra dolcezza rococò e splendore neoclassico[4].
Proprio in questo linguaggio sono ispirate le sculture di Giuseppe Sarno, realizzandone diverse per le chiese di Napoli e nel Regno di Napoli, e qui egli fu attivo dal 1764 ai primi dell’Ottocento (1820, santa Sofia, Santuario omonimo ubicato in Poderia, frazione di Celle di Bulgheria, SA).
Le fonti ottocentesche, dal Filangieri al Perrone, lo menzionano come modellatore di animali e pastori in terracotta, di cui alcuni firmati[5], per la produzione presepiale che con l’avvento di Carlo di Borbone, a Napoli trovò terreno fertile, vedendo impegnati una numerosa schiera di artisti[6] delle varie arti. L’esiguo numero di opere datate non consente di stabilire con molta precisione quando iniziò a plasmare figure in terracotta, ma è certo che tale interesse ebbe a seguire quello per le sculture lignee[7].
E proprio in una fonte ottocentesca il Sarno viene citato per la prima volta a Gallipoli. Pietro Muisen (1811-1880), valtellinese di origine, e trasferitosi a Gallipoli, per motivi di lavoro, fu autore del libro “Gallipoli e i suoi dintorni”, pubblicato nel 1870. Il Muisen, nel descrivere la ‘Congregazione del SS. Crocifisso’, così scrive: «In questa chiesa si ammirano pure due eccellenti scolture in legno, nelle statue di S. Michele Arcangelo e della Vergine Addolorata, lavoro dello scultore mastro Sarno Napoletano»[8]. Il Muisen non riporta il nome, come neanche l’anno della loro realizzazione.
Consultando l’archivio storico della confraternita del SS. Crocifisso, e precisamente il ‘Domenicale 1794-1826’, si evince che nel 1796, in occasione della festività di san Michele Arcangelo, loro protettore, viene portata in processione per le vie della città la statua di san Michele[9]; il Venerdì Santo, del successivo anno, si fece la processione penitenziale per i Sepolcri, portando ‘La nuova Statua Maria Addolorata venuta da Napoli’[10]. Come si può notare il nome del Sarno non compare sulle pagine del ‘Domenicale’. Si può ipotizzare che sia stata una dimenticanza del segretario verbalizzante oppure il passare del tempo abbia fatto affievolire la firma sulle basi dei rispettivi simulacri, fino a scomparire del tutto o, ancora, il nome dell’artista sia stato riferito da qualche anziano confratello al Muisen, durante la sua visita all’oratorio confraternale.
Fatto sta, che dagli interventi di restauro, eseguiti in questi ultimi anni, non è emersa nessuna scritta dai vari strati pittorici rimossi. Se così fosse, perché il Muisen si limita a riportare solo il cognome? In ambito storiografico, emergono alcuni nomi, come: Ignazio Sarno, allievo dello scultore Pietro Patalano, che a dire, da Borrelli, forse padre del nostro Giuseppe[11]; Luigi Sarno, il cui nome si evince, attraverso la firma segnata a tergo della pettiglia di un ritratto di uomo[12]; Giovanni Sarno, citato dal Mancini[13]. Tornando al simulacro di san Giuseppe e alla sua venerazione presso la chiesa delle suore teresiane, è bene ricordare che, il culto del santo nel Carmelo entra già dalle origini dell’Ordine. La devozione a san Giuseppe, a livello personale e locale, si viveva fin dalla venuta dei carmelitani in Europa, anche se la festa del santo Patriarca, a livello di Ordine, non appare sino alla seconda metà del XV secolo[14].
Tale devozione nel Carmelo teresiano, va essenzialmente unita a santa Teresa. È uno dei legati più ricchi e caratteristici che la Santa lasciò ai suoi figli. Non si comprende il Carmelo teresiano senza san Giuseppe, senza l’esperienza giuseppina della Santa. Per la Santa Madre, i conventi che fonda, a immagine del primo (Avila 1562), sono ‘case’ di san Giuseppe. Per questo procura che la maggior parte di essi porti il nome e titolo di san Giuseppe. Dei diciassette, fondati dalla Santa, undici stanno sotto il titolo di san Giuseppe. Se non tutte le fondazioni della Santa Madre portano quel titolo, non ce n’è nessuna dove non ci sia un’immagine del Santo che presieda e protegga la comunità. È un’ulteriore manifestazione, più della sua devozione ed esperienza giuseppina, il diffondere nei conventi le immagini del santo, la maggior parte delle quali ancora si conserva. È da notare, a questo riguardo, il dato che portava con sé in tutte le fondazioni, una statua di san Giuseppe, che riceveva il titolo di “Patrocinio di san Giuseppe”.
  Quarto, in Puglia, dopo quello di Lecce (1620), Bari (1630) e Brindisi (1672)[15], il monastero di Gallipoli, sotto il titolo dei SS. Nomi di Gesù, Maria e Giuseppe, fu terminato il 23 aprile 1690, contestualmente alla chiesa intitolata alla santa di Avila, per devozione e volontà di mons. Antonio Perez de la Lastra,[16] vescovo di Gallipoli. Secondo quanto si può presumere, il culto di san Giuseppe fu introdotto nel monastero gallipolino, seguendo l’esempio e la dottrina della santa Madre Teresa, che lo venerava con affetto speciale. Alcune sorelle scelsero, da religiose professe, il nome del santo[17] e tutte si affidarono, con la preghiera, alla sua intercessione invocandolo quale provvido protettore della chiesa e dell’Ordine. Introdussero la celebrazione del «Patrocinio di san Giuseppe», una particolare festa concessa ai Carmelitani da Papa Innocenzo XI, il 6 aprile 1680.
Presso l’Archivio Storico della Curia Vescovile di Gallipoli, in alcuni registri degli introiti ed esiti a partire dal 1798, vi è traccia delle spese sostenute dalle sorelle per la festività del «Patrocinio di san Giuseppe»[18]. In particolar modo, nella minuta degli esiti del 1799 si rileva una cospicua spesa di ducati 29 e 55 carlini per la buona riuscita della festa[19]. Nell’anno successivo si aggiunse alla spesa del Patrocinio anche quella per l’acquisto di «Due aste nuove alla Bara di S. Giuseppe», corrispondente alla cifra di carlini 30[20]. Questo dato importante ci fa dedurre che la statua di san Giuseppe, dopo qualche anno del suo arrivo da Napoli, veniva portata in processione.
Tale festività è attestata in tutte le annate dei libri dei conti fino al biennio 1811/12, a parte un vuoto dal 1808/09 al 1810/11, in quanto mancanti[21].
Nel 1836 ne fa cenno anche Bartolomeo Ravenna: «Vi si celebrano annualmente le festività di Santa Teresa, del Carmine, e del Patrocinio di San Giuseppe»[22].
Custodito in una teca di legno e vetro, il simulacro è intagliato a tutto tondo con grande perizia e tecnica. Il Sarno, nel rispetto della tradizione iconografica, lo rappresenta in una postura classica, di mezza età, con un folto casco di capelli, la barba ricciuta e la fronte corrugata. Il santo indossa una tunica con bavero di colore marrone; è avvolto in un manto ocra e denso di pieghe che avvolge il corpo per poi girare dietro, cadendo sulla base, come sostegno del simulacro stesso. Giuseppe tiene fortemente tra le braccia il bambino Gesù, parzialmente coperto da un panno decorato a racemi vegetali su una pellicola pittorica di colore verde chiaro. Il Bambinello protende il braccio destro con la manina aperta delicatamente verso il mento del santo, invece il sinistro, sospeso, crea una perfetta simmetria con gli arti inferiori.
La tensione naturalistica del Sarno si è concentrata sui gesti e sull’espressione, in particolare nello sguardo intenso del Santo che non osserva il Bambinello ma, perso nel vuoto e con la bocca semiaperta, è in procinto di parlare. Nel complesso la scultura è caratterizzata da un vigoroso plasticismo ed evidente gusto per le ricche forme corpose. L’inedito san Giuseppe (firmato e datato), fino a pochi anni fa completamente ignorato dalla storiografia, dipende da uno schema d’imitazione intimamente assimilato dalle opere di Giuseppe Picano, al quale il Sarno si ispirava, attingendo dal repertorio tradizionale innervando quelle che erano le antiche forme.
Le conformità stilistiche di san Giuseppe con le altre opere note dell’artista in vari centri della Campania, Puglia, Calabria e oltre, fino alla Spagna (soltanto recentemente si è venuti a conoscenza dell’esistenza di un bellissimo san Michele Arcangelo firmato e datato 1775, presso il monastero di santa Clara di Hellín (Murcia), la cui scoperta si deve alla studiosa Isabella Di Liddo [23]), appaiono evidenti, specie nella resa del panneggio, nello studio dell’anatomia e nel movimento delle figure.
Il poco conosciuto Giuseppe Sarno doveva risultare, nel suo tempo, un maestro molto celebre, come risulta dalle numerose commissioni documentate e dalle tante opere a lui attribuite[24]. Ancora scarne sono le notizie e le citazioni biografiche per delineare un profilo e inquadrare la sua formazione e lo sviluppo della sua bottega[25]. Sulla scorta, di queste osservazioni e del san Giuseppe, opera ‘certa’, di Giuseppe Sarno, credo si debba ora procedere a un esame delle due statue del san Michele Arcangelo e della Madonna Addolorata, argomento di discussione per gli studiosi di storia locale, riguardo la loro autenticità: il raffinato intaglio del san Michele e la dolcezza della Vergine; lo studio meticoloso delle forme; l’attenzione scrupolosa alle giuste proporzioni fra le diverse parti del corpo; il vario atteggiarsi degli aspetti esteriori che assecondano l’espressione dei sentimenti rappresentati; la posizione delle mani; lo studio delle dita affusolate e bene intonate alla figura nell’insieme, per la similitudine con le altre opere, datate e documentate, si può determinare l’autenticità prima e la paternità poi, al ‘nostro’ Giuseppe Sarno.
La presenza di queste opere dell’artista a Gallipoli, considerato uno dei più sensibili interpreti delle moderne istanze rococò alla fine del XVIII secolo, stanno a testimoniare rapporti intensi tra lo scultore e la committenza gallipolina. A rendere ancora più significativa la circostanza è la restituzione al pubblico del san Giuseppe, opera importante, riemersa dall’oblio, che va ad arricchire quell’immenso patrimonio artistico di Gallipoli e ad aggiungersi, insieme al san Michele Arcangelo e alla Madonna Addolorata, a quelle opere del Sarno finora sconosciute dalla bibliografia.
  Note
[1] U. Di Furia, Il “San Francesco Saverio” di Bernardo Valentinoa Calvello: Opera ineditadi un poco noto scultore napoletano, in Basilicata Regione Notizie, n. 119-120, Anno 2008, p. 217.
[2] G. Borrelli, Sculture in legno di età barocca in Basilicata, Napoli, Ed. Paparo, 2005; Sculture di età barocca tra Terra d’Otranto, Napoli e Spagna, catalogo della mostra, a cura di R. Casciaro e A. Cassiano, Roma, Ed. De Luca, 2007; I. Di Liddo, La circolazione della scultura lignea barocca nel Mediterraneo. Napoli, la Puglia e la Spagna. Una indagine comparata sul ruolo delle botteghe: Nicola Salzillo, Roma, Ed. De Luca, 2008; Sculture in legno in Calabria dal Medioevo al Settecento, catalogo della mostra, a cura di P. Leone de Castris, Napoli, Ed. Paparo, 2009.
[3] A. Faita, Gli scultori Verzella tra Puglia e Campania. Committenza e devozione, Galatina. Ed. Congedo, 2015.
[4] Cfr. G. Filangieri, Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, la più parte ignoti o poco noti, sì napoletani e siciliani, sì delle altre regioni d’Italia o starnieri, che operano tra noi, con notizia delle loro opere e del tempo del loro esercizio da studi e nuovi documenti, vol.II, Napoli, p.426.
[5] G Borrelli, Il presepe napoletano, Napoli, Ed. De Luca-D’Agostino, 1970, p. 236.
[6] F. Mancini, Il Presepe napoletano nella collezione Eugenio Catello, Napoli, Ed. Sadea/Sansoni, 1967, s.n.
[7] G. Borrelli, op. cit., p. 107.
[8] bcg, p.muisen, Gallipoli e i suoi dintorni, Gallipoli, Tipografia municipale, 1870, p. 108; il nome del Sarno è citato da mons. Gaetano Muller nella visita pastorale effettuata all’oratorio confraternale il 7 luglio 1905, in adg, Visita pastorale di Mons. . Muller, Gen. 1903 – Lugl. 1907, p.319.
[9] acssg, Domenicale 1794-1826, Anno 1796 «8 detto [Maggio] giorno di Domenica dedicato alla festività del Glorioso S. Michele Arcangelo nostro Protettore si celebrò in detta nostra Congregazione la sua festa con pompa si celebrarono varie messe, e col Padre si cantò la messa con assistenza de ministri, e dopo si portò processionalmente alla Città la Statua di S. Michele. La tassa là fatta il Primo assistente Nicola Fontana ed il 2° assistente Domenico Pisanello», s.n.
[10] Ibdem, Anno 1797 «14 detto [Aprile] Venerdì Santo Radunati la matina li fratelli si fece la processione di penitenza per li Sepolcri, a Cappuccini portando La nuova Statua Maria Addolorata venuta da Napoli e dopo sene andarono in santa Pace», s.n.; g. f. mosco, Gallipoli – Venerdì Santo. Moviola per una processione, Tuglie, Tip. 5EMME, 2003, p. 14.
[11] G Borrelli, op. cit., p. 56.
[12] Ibidem, p.100; a. di lustro, Gli scultori Gaetano e Pietro Patalano, in La Rassegna d’Ischia, n. 9/1987, s.n.
[13] F. Mancini, op. cit., s.n.; m. liaci, Simulacri sacri. Statue in legno e cartapestadel territorio C.R.S.E.C. di Ugento, a cura di Regina Poso, Taviano, GRAFEMA, 2000, pp.198-201.
[14] l. di San Gioacchino, Il culto di San Giuseppe e l’Ordine del Carmelo, Barcellona, 1905, c. 2, p. 48.
[15] C. Casole, Il Monastero delle Carmelitane scalze di Gallipoli, Manduria (TA), Tip. Tiemme, 1992, p. 63.
[16] Ibidem, p. 66.
[17] La prima fu proprio la cofondatrice e prima Maestra delle novizie, suor Maria di san Giuseppe, al secolo, Anna Maria Chirlingort, professata nel 1693.
[18] Acvg, Documentazione recuperata dal Nucleo Polizia Tributaria di Lecce, Carpetta n.1: Libro di introito ed esito del monastero di Santa Teresa per l’annata 1798-1799. Purtroppo non si dispone di altri documenti di introito ed esito antecedenti al 1798. Come ne anche presso l’archivio del monastero delle carmelitane.
[19] Ibidem, Patrocinio di S. Giuseppe: «Al Sigr. Chiriatti per la musica d.6; Panegirico d.2:50; Al Capitolo per l’assistenza d.7:50; Ai chierici, e Ministro della messa cantata c.80; facchino per i mantici, e sedie c.35; Al Fochista per mortaretti e Batterie d.9:50; Trombetta e due tamburri d. 1:90; Apparatura di chiesa d.1» tot. d.29:55
[20] Adg, Carpetta n.1: Libro di introito ed esito del monastero di Santa Teresa per l’annata 1799-1800. Minuta di spese.
[21] Ibidem, 1800/01, 1801/02, 1802/03, 1803/04, 1804/05, 1805/06, 1806/07, 1807/08, 1811/12.
[22] Cfr., B. Ravenna, Memorie istoriche della fedelissima città di Gallipoli, presso Raffaele Miranda, Napoli 1836, p. 385.
[23] I. Di Liddo, op. cit., p. 240.
[24] Cfr., E. Valcaccia, i Tesori Sacri di Castellammare di Stabia. La scultura del Settecento e dell’Ottocento, Castellammare di Stabia (NA), Ed. Longobardi, 2016, p. 48.
[25] Ibidem, p. 49.
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lamilanomagazine · 1 year
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Passaggi Festival di Fano: la giornata conclusiva in celebrazione del libro e della cultura, con numerosi premi e ospiti.
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Passaggi Festival di Fano: la giornata conclusiva in celebrazione del libro e della cultura, con numerosi premi e ospiti. Saggistica, narrativa, poesia: sarà una giornata che celebra il libro e la cultura quella che domenica 25 giugno a Fano (PU) chiude l’undicesima edizione di Passaggi Festival. In programma il conferimento del Premio Passaggi a Franco Cardini, del Premio Fuori Passaggi a Malika Ayane e del Premio Letterario Internazionale Franco Fortini nell’ambito della rassegna di poesia ‘Passaggi DiVersi’. Proseguono gli appuntamenti per i più piccoli -libri e laboratori- gli aperitivi scientifici, gli incontri con gli autori in riva al mare, le rassegne tematiche e gli appuntamenti informali ‘al di là del libro’ nel salotto del Pincio. In chiusura, la lectio magistralis di Marino Sinibaldi sul tema 2023 ‘Chiedi alla vertigine’ e il brindisi finale dei ‘Calici DiVersi’ con letture di poesie e degustazione di vini del territorio. Tra gli ospiti Sabina Guzzanti, Marino Sinibaldi, Micol Sarfatti, Elena Ghiretti, Mariangela Pira, Francesco Morena, Paolo Pagani. Si comincia il pomeriggio con i laboratori per i più piccoli a cura dell’Università di Camerino (Memo, dalle 16,30) sui principi di una sana alimentazione e sulle caratteristiche di uno degli alimenti più amati: il gelato. Al Pincio l’appuntamento è con il laboratorio ‘In cucina con frolla’ a cura di Francesco Tenaglia e dei ragazzi di Frolla Microbiscottificio (alle ore 17,30). Proseguono i ‘libri alla San Francesco’ (alle 18) con Micol Sarfatti che presenterà il suo “Margherita Sarfatti. La signora del futuro” (Giulio Perrone Editore), in dialogo con la blogger letteraria del Cappuccino delle Cinque Chiara Grottoli. Nell’ambito di ‘Piccoli asSaggi’ la rassegna di saggistica per diventare grandi, in programma alla Memo la presentazione del libro di Elisabetta Mauti “Formulini” (Aboca Kids). Dialoga con l’autrice Elisa Donati (Libreria Stacciaminaccia Fano). La presentazione sarà accompagnata da un laboratorio a cura di Chiara Magi (alle ore 18,30) . Conversazioni scientifiche per tutti con l’aperitivo offerto dall’Università di Camerino nella sala da tè L’Uccellin Bel Verde (ore 18.30): il docente di Scienze del farmaco dell’Università di Camerino Filippo Maggi ci spiegherà come l’utilizzo in agricoltura di insetticidi e biocidi a base di sostanze naturali fungano da alternativa per una migliore sostenibilità ambientale. Quante volte abbiamo provato a soggiornare in casa di sconosciuti in ogni angolo del mondo, ma ci siamo mai chiesti come gli host di Airbnb vivono l’esperienza di affittare le proprie case? Ne parleremo con Elena Ghiretti nel suo “Hostaggio. Guida serissima per ospitare sconosciuti (e alloggiare in casa loro)” edito da Accénto. Sulla spiaggia di Bagni Elsa (Fosso Sejore, ore 18.30) l’autrice converserà con la radio speaker Ivana Stjepanovic. Al Bastione Sangallo, ultimo appuntamento con le pratiche laboratoriali a cura dell’Associazione Meditamondo (ore 18.30): con Marika Pedinotti lavoreremo sul nostro equilibrio psico-fisico attraverso semplici esercizi sui meridiani e “do in”. A seguire, la presentazione del libro di Alberto Grandi “Storia delle nostre paure alimentari” (Aboca Edizioni) con il direttore della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino Gianni Sagratini. Al Chiostro delle Benedettine Mariangela Pira presenterà “Effetto domino. Come il mondo globale influenza le nostre tasche” (Chiarelettere) in dialogo con Luigi Benelli, giornalista del Corriere Adriatico; mentre alla San Francesco Alessandra Bocchetti converserà sul suo “Basta lacrime. Storia politica di una femminista 1995-2000” (Vanda Edizioni) con le giornaliste Flavia Fratello e Tiziana Ragni. Entrambi gli appuntamenti iniziano alle 19. In contemporanea, nei giardini del Pincio torna l’appuntamento con il ‘Salotto di Passaggi’ e la influencer e critica letteraria Giulia Ciarapica che accoglierà autori e ospiti tra chiacchiere e aperitivi. Sul palco centrale di piazza XX Settembre (ore 21) atteso il conferimento del Premio Passaggi 2023 allo storico Franco Cardini, ospite al festival per presentare il suo libro “Le vie del sapere” (Il Mulino) in dialogo con il giornalista Antonio di Bella. La cerimonia di premiazione vedrà la presenza sul palco dell’assessore all’Istruzione e alle Biblioteche del Comune di Fano Samuele Mascarin. Come fanno le persone, le interfacce e gli algoritmi ad influenzarci online? Lo scopriremo con Gabriella Taddeo, autrice di “Persuasione digitale” (Guerini) intervistata da Fiamma Goretti, esperta di comunicazione e campagne sociali (Mediateca Montanari, ore 21). ‘Fuori Passaggi’ prosegue con Sabina Guzzanti che conversa sul suo “ANonniMus. Vecchi rivoluzionari contro giovani robot” (Harper & Collins) con il consulente editoriale Antonino Di Gregorio (Pincio, ore 21); mentre all’interno della rassegna dedicata all’arte Francesco Morena presenterà “Gli impressionisti e il Giappone. Arte tra Oriente e Occidente. Storia di un’infatuazione” (Giunti) sul palco del Chiostro delle Benedettine insieme con lo storico dell’arte Rodolfo Battistini (ore 21). Nell’ambito della rassegna di poesia ‘Passaggi DiVersi’ appuntamento molto atteso è il conferimento del Premio Letterario Internazionale Franco Fortini (ex chiesa di San Francesco, ore 21): i finalisti sono Prisca Augustoni (“Verso la ruggine” Interlinea), Francesco Brancati (“L’assedio della gioia” Le Lettere), Marilena Renda (“Fuoco degli occhi” Nino Aragno Editore), Mary Barbara Tolusso (“Apolide” Mondadori) e Gianmario Villalta (“Dove sono gli anni” Garzanti). I poeti presenti converseranno con il presidente del Premio Christian Sinicco e il poeta e redattore della rivista VersoDove Fabrizio Lombardo. Tanta attesa anche per l’appuntamento con il Premio Fuori Passaggi che sarà consegnato alla cantante e scrittrice Malika Ayane dall’Assessore al Turismo e ai Grandi eventi del Comune di Fano Etienn Lucarelli. Sul palco del Pincio (ore 22) l’autrice presenterà “Ansia da felicità” (Rizzoli) insieme con la critica letteraria Carolina Iacucci. Ultimo incontro dedicato alla filosofia con Paolo Pagani, autore di “Citofonare Hegel” (Rizzoli) un libro per scoprire come i filosofi del passato rispondono alle grandi domande del presente. Al Chiostro delle Benedettine (ore 22) ci sarà anche il filosofo, giornalista e curatore della rassegna Armando Massarenti. Anche quest’anno, in piazza XX Settembre il festival chiude con lo spunto dal quale è partito: alle 22 sul palco centrale è in programma il discorso notturno di Marino Sinibaldi sul tema 2023 ‘Chiedi alla vertigine’. La poesia di ‘Passaggi diVersi’ prosegue alla San Francesco (ore 22) con l’appuntamento dedicato agli ‘Editori coraggiosi’: con Franca Mancinelli (AnimaMundi), Cristina Daglio (Puntoacapo), Luca Nicoletti (“Rappresentazione della Luna” Puntoacapo), Roberta Castoldi (“La formula dell’orizzonte” AnimaMundi). Editori e poeti conversano con Fabrizio Lombardo, poeta e redattore della rivista VersoDove. A concludere la serata dedicata alla poesia saranno i ‘Calici DiVersi’, con letture e poesie e degustazioni di vini del territorio. Il brindisi finale di Passaggi Festival sarà con il finalista al Premio Strega Poesia Christian Sinicco (“Ballate di Lagosta” Donzelli), Daniele Ricci (“Lezione di meraviglia” Italic Pequod), Salvatore Ritrovato (“La circonferenza della vita” Marcos y Marcos), Francesca Bavosi (“Ipotesi di misura” FaraEditore), Gianni Iasimone (“Il mondo che credevo. Un poema metà-fisico” Arcipelago Itaca). A presentare l’incontro, Fabrizio Lombardo e Marta Mallucci (Social Media Team di Passaggi Festival). L’evento è in collaborazione con Azienda Agricola Crespaia. Passaggi non è soltanto libri: per chi vuole conoscere meglio Fano, infatti, città che ospita il festival dal 2013, domenica 25 è in programma una visita guidata tematica del quartiere dei Piattelletti con la guida turistica professionista Manuela Palmucci. (Costo: 10 euro. Prenotazione obbligatoria al numero 346.6701612).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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arqui-mequedo · 5 years
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Villa Figini  (1934-1935), VIA PERRONE DI SAN MARTINO 8, MILÁN, ITALIA - LUIGI FIGINI 
Fue construida por el arquitecto Luigi Figini como vivienda propia. Su diseño está basado en los cinco puntos de la arquitectura moderna, introducidos por Le Corbusier: bloque sobre pilotis, planta libre, fachada libre, ventanas longitudinales horizontales, cubierta accesible y ajardinada.
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De este modo, la casa se levanta sobre pilotis, garantizando la libre circulación a nivel del suelo, además de suponer un espacio de sombra.
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En la primera planta, orientados hacia el este, existe una gran hilera de ventanales para aprovechar la luz de las mañanas. También se encuentran en la fachada que da hacia el norte para evitar el exceso de calor en verano, del mismo modo la fachada sur está protegida para evitar la incidencia del sol en verano. 
En esta planta se encuentran la cocina, una habitación de servicio, una despensa y un baño, además de una terraza de doble altura con acceso directo al comedor.
En la segunda planta se ubica el dormitorio, un vestidor, un baño y un aseo. Además cuenta con dos terrazas, una que da al dormitorio y que dispone de una piscina, y otra en el lado opuesto. 
Las terrazas se convierten en una especie de jardín dentro de la casa al estar pobladas de vegetación, pero también se puede considerar que la casa es la que está “dentro del jardín”; convirtiéndose en un espacio único que integra forma y función y deja libertad de tránsito al residente.
https://es.wikiarquitectura.com/edificio/villa-figini/
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lostradone · 8 years
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Granoro ripercorre la sua storia di crescita e impegno celebrando i suoi primi 50 anni
Granoro ripercorre la sua storia di crescita e impegno celebrando i suoi primi 50 anni #AldoMoro #attilio #Corato
Il Pastificio Granoro si appresta a tagliare il nastro di un prestigioso traguardo: i suoi primi 50 anni di attività, che saranno celebrati sabato 21 gennaio, alle ore 11.00, presso il Teatro Comunale ripercorrendo la storia di uno tra più validi esempi imprenditoriali del Mezzogiorno, e un percorso di crescita e impegno per un Sud migliore da parte di una delle storiche industrie pugliesi.
Un…
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ebisss-my · 6 years
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Video game releases: 'Fitness Boxing,' dua remaster Mario, 'The Eternal Castle,' 'Becalm,' more | Tech / Gadgets
Video game releases: 'Fitness Boxing,' dua remaster Mario, 'The Eternal Castle,' 'Becalm,' more | Tech / Gadgets
'Istana Kekal' adalah perpaduan pengembaraan berstruktur dan generasi procedural, ditapis melalui estetika retro yang kuat. – Gambar dari Menchiari, Perrone, Vicinanzo / Playsaurus
SAN FRANCISCO, 5 Jan – Nintendo menyimpan permainan yang sesuai Kecergasan tinju tiba di Amerika Utara selepas tamat Disember di tempat lain, Super Mario U baru tiba di Nintendo Switch dan Mario & Luigi: Bowser's…
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inonda · 7 years
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Aperta Casa Eutopia per Lecce2019
Aperta Casa Eutopia per Lecce2019
Il 9 aprile 2014 nasce la prima CASA EUTOPIA del Salento: ospitata da iArchitettura del Gruppo Foresta, CASA EUTOPIA si trova al civico 1 in via Federico d’Aragona a Lecce. Una casa per le idee, concetti, visioni, sogni per il territorio ma anche uno spazio fisico aperto al co-working, alla condivisione e allo scambio di esperienze. L’idea di CASA EUTOPIA di Lecce2019 è diventata realtà grazie…
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Nuovo post su https://is.gd/Y3K20Z
Il terremoto del 20 febbraio 1743 nell'interpretazione popolare e religiosa, e in un antico canto dialettale savese
  di Gianfranco Mele
  Come noto, il 20 febbraio del 1743 vi fu un violento sisma[1] che danneggiò la città di Nardò in particolare, ma anche altri numerosi altri centri: si ebbero danni consistenti in Francavilla Fontana, Leverano, Brindisi, e numerose altre città e paesi di Terra d’Otranto. Nel territorio di Sava si verificarono danni al Santuario di Pasano, e mi soffermerò sulla storia degli effetti del terremoto in questa cittadina per raccontare di come la devozione popolare abbia attribuito alla Madonna una intercessione divina nei confronti della catastrofe, immortalando tale accadimento anche in una composizione dialettale in versi.
Un po’ dappertutto, persino nei luoghi dove vi furono morti, si volle credere che Madonne e Santi protettori avessero scongiurato un disastro ancora più grave. Così, finanche i danni subìti da edifici religiosi furono interpretati come effetto della protezione divina che aveva preferito attirare su di sé, sui luoghi di culto, gli effetti del terremoto, anziché danneggiare più di tanto il popolo.[2]
In Sava, si attribuì alla Madonna di Pasano il potere di aver scongiurato una tragedia annunciata: per tradizione, la Vergine (che aveva luogo di culto nel casale omonimo già da epoca bizantina)[3] era ritenuta specialista sia in miracoli concernenti malattie,[4] che nell’evitamento di catastrofi e calamità naturali:
“Le apoplasie, le asme, le febbri, gli spasimi, le cecità, le stroppiature, e tutta quella serie di mali, che per il peccato del nostro progenitore inonda il gran mondo; i terremoti, le inondazioni, la mancanza d’acqua, l’insetti divoratori, i rettili velenosi, i fulmini, le saette, l’archibuggiate, o al tatto di qualcun de’ suoi voti, che pendono dalle sacre pareti alla gran Donna dedicati, o all’unzioni degl’ ogli delle sue lampade, o al religioso esercizio, o per l’usanza di mandare alla sua Cappella tredici verginelle, o alla sola interna invocazione del suo Sacro Santo Nome, retrocedono, e fuggono, e spariscono”[5]
La chiesa di Pasano viene riedificata, ultimata e inaugurata nel 1712 (ce ne danno notizia un vecchio manoscritto attribuito (parzialmente) all’ Arciprete Luigi Spagnolo[6] e l’opera “Cenni storici di Sava” di Primaldo Coco)[7], e viene costruita a ridosso di una cappella più antica. Il terremoto del 1743 la danneggia notevolmente, per cui dieci anni dopo, nel 1753 la chiesa viene parzialmente ricostruita e fortificata con l’aggiunta di contrafforti laterali e con modifiche e restauri al dossale dell’altare.[8]
Santuario Madonna di Pasano: i contrafforti laterali furono eretti in conseguenza del terremoto del 1743
  Dei lavori di restauro effettuati nel 1753 a effetto del terremoto sono testimonianza due iscrizioni murate vicino all’altare maggiore, come documenta il Coco, poi riassunte e sostituite in una unica lapide.
Le iscrizioni più antiche recitavano:
Singularis fidelium pietas erga efficiem hanc
Virgini Pasanensis hoc altare primam ex licentia
lapide fecit A.D. MDCCXXXII
Terremotu postea dirutum magam partem
iterum riedificavit pietas ipsa ac tandem
postridie Kalendas Iunius A Virg. Partu
MDCCLIII inaugurare complevit.
  Nei primi del Novecento queste iscrizioni furono sostituite con la seguente:
D.O.M.
Aram principem Virgini deiparae de Pasano
Quam pietas fidelium primum erexit a. MDCCXXXII
Et denuo terremotu pene dirutam a. MDCCLIII refecit
expolivit picturisque exornavit an. Maximi Iubilei
MCM
  In appendice al manoscritto redatto dal non meglio identificato nipote di Luigi Spagnolo (forse Giovanni Spagnolo, anche lui Arciprete in Sava, dal 1884 al 1901), si narra di un turbine avvenuto il 2 maggio 1871 che danneggiò terreni facendo cadere numerosi alberi in agro di Sava, e diroccò due edifici del paese. All’invocazione da parte dei savesi della Vergine di Pasano (e del posizionamento a mò di sfida della sua statua), il turbine deviò percorso, secondo il racconto dello Spagnolo. A seguire nel manoscritto, lo Spagnolo racconta della guarigione da parte della Vergine di Pasano di un sacerdote leccese “stroppio di mani”, e di un miracolo riguardante il terremoto del 20 febbraio. Qui, però, si indica un anno nel quale non risultano terremoti in Terra d’Otranto: il 1790. Trattasi evidentemente di un errore da parte dello scrittore, che voleva indicare appunto il terremoto del 1743. Devo aggiungere che ho potuto consultare il testo originale (in una riproduzione digitalizzata a cura di Internet Culturale)[9] ma era monco proprio di questa parte (un foglio), che ho ripreso dalla trascrizione di Giuseppe Lomartire, inserita nel suo libro “Sava nella storia”.[10] E’ lo stesso Lomartire in ogni caso, in articolo successivo, a chiedersi se non vi sia stato un errore nella datazione (il giorno e il mese coincidono, ma non l’anno).[11] Ecco i passi dello Spagnolo trascritti dal Lomartire:
“Nel 1790 a 20 febbraio quasi tutti i luoghi di questa provincia, e forse l’Europa tutta ebbero danni dal flagello del terremoto, che fu alle ore 23 e mezza circa del su detto giorno, e solo in Sava non vi fu danno alcuno, ma soltanto cadde il capo altare della Cappella di Pasano, sicchè la beatissima Vergine par che indusse il suo Figlio a scaricar l’ira sua sopra di sé in detta cappella, ed esimere Sava da detto flagello.”
In un ciclostilato senza data a cura del Gruppo Culturale Salentino di Sava (le “Note” del G. C. S., distribuite ad associati, amici e simpatizzanti, furono concepite e diffuse tra il 1977 e il 1979) il Lomartire ritorna sull’argomento e riporta i versi popolari che ricordano il terremoto del 20 febbraio 1943, raccolti dalla voce di una anziana donna savese:
“Fuei la Matonna nostra ti Pasanu
ca ti na cranni sbintura ni sarvòu
la menzanotti ti lu vinti ti febbraru
quannu totta la terra trimulòu.
La Matonna an cielu sta priàva
lu fiju sua onniputenti
surtantu la Cappella cu sgarràva
e di Sava cu ni lìbbira la genti.
E difatti Sava fuei sarvàta,
ma la Cappella rumàsi rruinàta! “
Così come, dunque, a Sava fu considerata la Vergine di Pasano protettrice della popolazione rispetto alla calamità, a Nardò si credette che fu San Gregorio a intercedere per evitare danni ancor più gravi, a Lecce si pensò all’intervento provvidenziale di S. Oronzo, a Mesagne si ringraziò la Beata Vergine del Carmelo, a Francavilla Fontana la Madonna della Fontana, a Latiano Santa Margherita, a Oria San Barsanofio.[12]
I versi popolari raccolti in Sava hanno un corrispettivo nei più noti versi leccesi dedicati a S. Oronzo per il medesimo avvenimento:
“Foi Santu Ronzu ci ne leberau
de lu gran terramotu ci faciu
a binti de febraru tremulau
la cetate, e no cadiu.
Iddu, iddu de cieli la guardau
e nuddu de la gente nde patiu.
È rande Santu! Ma de li santuni
fece razie. E meraculi a’ migliuni.”
Santuario di Pasano, interno (altare e dossale)
  [1] Per approfondimenti, una serie di articoli sul terremoto in questione è pubblicata su Fondazione Terra d’Otranto: http://www.fondazioneterradotranto.it/tag/terremoto-1743/
[2]    Daniele Perrone, Il terremoto del 1943 che scosse il Salento, novembre 2014, Bistrò Charbonnier http://bistrocharbonnier.altervista.org/il-terremoto-del-1743-che-scosse-il-salento/
[3]    Gianfranco Mele, Sava (Taranto). L’antica chiesa di Pasano, settembre 2016, Fondazione Terra d’Otranto https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/09/14/sava-taranto-lantica-chiesa-di-pasano/
[4]    Gianfranco Mele, L’antica tradizione degli ex voto a Pasano, La Voce di Maruggio, gennaio 2020, https://www.lavocedimaruggio.it/wp/l-antica-tradizione-degli-ex-voto-a-pasano.html
[5]    Dal manoscritto “Orazione Panegirica in lode della Prodigiosissima Vergine Maria sotto il Titolo di Pasano, Primaria e Speciale Protettrice della Terra di Sava”, s.d.. Il documento contiene in calce al frontespizio la scritta aggiunta “”Recitata da mio zio arciprete don Luigi Spagnolo di anni 18 essendo accolito nel seminario di Oria“, e in allegato 3 fogli contenenti la storia di Pasano e dei “miracoli” attribuiti alla Madonna, con citazioni e trascrizioni di passi di Domenico Antonio Spagnolo (Arciprete in Sava dal 1686 al 1722), Alessandro Maria Calefati (Vescovo della Diocesi di Oria dal 1781 al 1793, anno della sua morte), Luigi Spagnolo (Arciprete in Sava dal 1800 al 1828), Pasquale Cantoro Melle (che, da una annotazione dell’autore – nipote del Luigi Spagnolo, sappiamo morto nel 1790). Il manoscritto è conservato ad Oria nella Biblioteca De Leo ed è là censito con “data stimata: 1801-1900”.
[6]            Manoscritto “Orazione Panegirica in lode della Prodigiosissima Vergine Maria sotto il Titolo di Pasano, Primaria e Speciale Protettrice della Terra di Sava”, op. cit.
[7]    Primaldo Coco, Cenni Storici di Sava, Stab. Tipografico Giurdignano, Lecce, 1915, pp. 282-284
[8]    Cfr. Primaldo Coco, op. cit.; vedi anche Antonio Cavallo, Santuario di Santa Maria di Pasano, C.S.P. Centro Studi Pubblicitari, Tipografia Centrale, Manduria, senza data, pag. 8
[9]    Internet Culturale, cataloghi e collezioni digitali delle biblioteche italiane http://www.internetculturale.it/
[10]  Giuseppe Lomartire, Sava nella storia, Grafiche Cressati, Taranto, 1975, pp. 87-93
[11]  Giuseppe Lomartire, Pasano ieri e oggi – vicende varie del Casale e del Santuario, in: Note del Gruppo Culturale Salentino di Sava, ciclostilato in pr., s.d.
[12]  Cfr. Daniele Perrone, cit.
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