Tumgik
#magnetichealing
deathshallbenomore · 11 months
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molto molto bello quando la letteratura mi offre l’ennesima occasione per sbloccare una crisi esistenziale 🥲
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@esthergravityfalls made me think of this, so have the Loumand fight adapted into Italian by me
L: "Cosa? Cosa?"
A: "È giorno!"
L: "E allora? Me la passavo-"
A: "Con un ragazzo. Te la spassavi con un ragazzo. Ero a casa a girarmi i pollici sul divano."
L: "Ti ho chiesto di unirti a noi."
A: "La notte è passata, la stanza è un casino e ora sono qui, a pulire con straccio e stupidità."
L: "La stanza si è sporcata, e allora? La pulisco."
A: "No, la pulisco io. Tu fai i casini e io li pulisco. Segnamolo sul calendario, allineiamolo con Orsa Maggiore, il triannuale "vaffanculo, ora trovami" di Louis, con scuse a seguire."
L: "Scusa!"
A: "Ti rifugi nelle braccia di delinquenti e malcapitati e ragazzini distrutti, va bene."
L: "Ah, il va bene che non sembra bene."
A: "Ma rivelare la nostra natura a un reporter che hai incontrato in un bar 10 ore fa... E se avesse pubblicato?"
L: "Mi stavo divertendo, stavo per chiudere la faccenda quando..."
A: "Saresti svenuto sul pavimento di fianco a lui, Louis. Stordito dalle droghe che gli hai dato."
L: "Oh, che noia! Sei noioso. Scolorito, insipido. Settimane noiose, mesi noiosi, un noioso del cazzo!"
A: "Ecco le droghe, dalle zanne giù per la gola fino al cuore, le dita tremanti, i piedi..."
L: "Soffocamento dal cuscino più morbido e beige. Le 10 ore che ho passato con quel ragazzo sono state più interessanti, più affascinanti, di decenni con te! Oh eccolo! Lo sguardo mezzo vacuo, mezzo apocalittico. Ma cosa significa oggi, eh? Mi vuole leccare le scarpe o tagliarmi le mani? Stasera c'è il gremlin o la crocerossina?"
A: "Okay. Okay, forse. Ma sono noioso come il blaterare registrato sulle cassette magnetiche del tuo affascinante ragazzo? Oh, oh, è così difficile essere me!"
L: "Mi giravo i pollici sul divano?"
A: "È così difficile uccidere gli umani,sento i loro sentimenti mentre li prosciugo! Tutti quelli che conosco mi fanno dei torti!"
L: "OK, OK, svegliamo il ragazzo e proviamo con te. Sono il vampiro Armand e il mio papà vampiro mi ha addestrato ad essere una puttanella!"
A: "Mio fratello, si è gettato dal tetto! Mia sorella mi ha sepolto vivo!"
L: "Ma i vampiri che hanno ucciso mio papà mi hanno fatto pretendere di non avere il cazzo per 240 anni."
A: "Mia figlia era mia sorella, era il mio soprammobile. Non mi guardava gentilmente. Lestat, Lestat, Lestat, Lestat"
L: "Ho parlato male di lui tutto il tempo! E allora?"
A: "IL NOME! Il nome, muto nella nostra casa da 23 anni, detto di nuovo e di nuovo finché non mi pulsava in testa come un martello."
L: "I nostri problemi non riguardano lui!"
A: "E tu usavi il suo nome solo come copertura, ma poi si tornava sempre a lui!"
L: "L'ho amata!"
A: "Ma lei non amava te! Non come lui, non come me."
L: "Lo so. Lo so! Grazie, grazie per averlo detto."
A few observations
- boy, do they say a lot in 2 minutes
- some things have been changed, such as picking lint off the sofa and idk what Armand meant by "wallowing fingers" at a certain point
- rewatching this scene never gets old
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______Alessandro Tofanelli
Le donne di Alessandro Tofanelli richiamano le città invisibili di Italo Calvino. Sono raccontate affabulando e impreziosendo i particolari come Marco Polo narrò i luoghi attraversati a Kublai Kan, che non la smetteva mai di farsele dire e ripetere tant’erano, le città, accattivanti, strane, magnetiche.
Adolfo Lippi
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pkondrugs · 11 days
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Just a normal day in Duckburg.
From Zio Paperone e le lotte magnetiche
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miciagalattica · 7 months
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....magnetiche
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sottileincanto · 2 days
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La verità sul caso di Mr. Valdemar
(E. A. Poe)
Non presumo certo di essere meravigliato che il caso straordinario del signor Valdemar abbia suscitato discussioni. Sarebbe un miracolo se, date le circostanze, questo non fosse avvenuto.
   Il desiderio di tutte le parti interessate a tener la cosa segreta, almeno per ora o in attesa di aver altre occasioni d’investigare, e i nostri sforzi per riuscirvi, hanno dato luogo a dicerie monche ed esagerate che, diffondendosi tra il pubblico, sono state causa di molte spiacevoli falsità e, naturalmente, di molto discredito.
   Si rende ora necessario che io racconti i fatti, almeno come li capisco io. Eccoli, in succinto.
   In questi ultimi tre anni, a varie riprese, mi sono sentito attirato dal soggetto del mesmerismo; e circa nove mesi fa a un tratto mi balenò l’idea che, nella serie degli esperimenti fatti sino a oggi, vi fosse una notevolissima e inesplicabile lacuna: finora nessuno era stato magnetizzato “in articulo mortis”.
   Rimaneva da vedere prima di tutto se, in tale condizione, esistesse nel paziente alcuna suscettibilità al fluido magnetico; in secondo luogo se, nel caso affermativo, questa fosse scemata o accresciuta dalla circostanza; in terzo luogo sino a che punto e per quanto tempo l’opera della morte potesse essere arrestata dall’operazione. Vi erano anche altri punti da essere accertati, ma questi tre eccitavano più degli altri la mia curiosità, e in modo speciale l’ultimo, dato il carattere importantissimo delle sue conseguenze.
   Cercando intorno a me un soggetto sul quale poter provare questi punti, fui portato a gettare gli occhi sul mio amico mister Ernest Valdemar, il ben conosciuto compilatore della Bibliotheca forensica e autore (con lo pseudonimo di Issachar Marx) delle traduzioni polacche del Wallenstein e del Gargantua. Il signor Valdemar, che dall’anno 1839 risiede generalmente a Harlem (New York), si distingue (o si distingueva) per l’eccessiva magrezza della sua persona, tanto che le sue gambe ricordavano quelle di John Randolph; e anche per la bianchezza dei suoi favoriti che contrastavano violentemente con la sua capigliatura nera, la quale perciò da molti era presa per una parrucca. Il suo temperamento oltremodo nervoso lo rendeva un buon soggetto per le esperienze magnetiche. In due o tre occasioni lo avevo addormentato con poca difficoltà, ma ero rimasto deluso negli altri risultati che la sua costituzione mi aveva naturalmente fatto sperare. La sua volontà non era mai positivamente, né del tutto soggetta al mio influsso, ed in fatto di chiaroveggenza non riuscii mai a ottenere da lui niente su cui fare assegnamento. Avevo sempre dato la colpa di tali insuccessi alla sua salute infermiccia. Qualche mese prima che ne facessi la conoscenza, i medici lo avevano definitivamente dichiarato tisico. Egli era solito parlare della sua prossima fine con molta calma, come di una cosa che non potesse né evitarsi né dispiacere.
   Quando, per la prima volta, mi vennero le idee alle quali ho alluso poc’anzi, era naturale che pensassi a Valdemar; conoscevo troppo bene la sua salda filosofia, per temere scrupoli da parte sua; né egli aveva parenti in America che potessero ragionevolmente intervenire. Gli esposi in modo franco la cosa, e, con mia meraviglia, egli sembrò interessarvisi vivamente. Dico con meraviglia, perché, sebbene egli avesse prestato liberamente la sua persona ai miei esperimenti, pure non aveva mai manifestato alcun segno d’interesse in quello che facevo.
   La sua malattia era di quelle che ammettono un calcolo preciso del tempo del loro termine; fu infine stabilito fra noi che mi avrebbe mandato a chiamare ventiquattro ore prima del tempo fissato dai medici per la sua morte.
   Ed ecco, un giorno, più di sette mesi fa, ricevetti, dal signor Valdemar medesimo, questo biglietto:
 “Mio caro P.,
Potete venire anche subito. D. e F. sono d’accordo nel dire che non passerò la mezzanotte di domani, e io credo che abbiano calcolato molto vicino al vero.
Valdemar”
   Ricevetti questo biglietto mezz’ora dopo che era stato scritto e non impiegai più di quindici minuti per trovarmi nella camera del moribondo.
   Non l’avevo visto da dieci giorni, e fui spaventato dalla terribile alterazione che si era prodotta in lui in quel breve intervallo.
Aveva il viso colore di piombo, gli occhi spenti, era dimagrito al punto che gli zigomi foravano la pelle. L’espettorazione era eccessiva, il polso appena sensibile. Ciò nondimeno serbava in modo straordinario le sue facoltà spirituali e una certa forza fisica. Parlava distintamente, prendeva senza bisogno di aiuto le sue medicine, e quando entrai nella stanza, era occupato a scrivere appunti su un libriccino. Stava seduto nel letto appoggiato ai guanciali. I dottori D. e F. gli prestavano le loro cure.
   Dopo aver stretto la mano all’infermo, trassi quei signori in disparte ed ebbi notizie precise sulle condizioni. Il polmone sinistro era da diciotto mesi in uno stato semi-osseo o cartilaginoso e perciò inetto a qualunque funzione vitale. Il destro nella parte superiore era ugualmente ossificato, seppure non del tutto, mentre la parte inferiore non era più che un ammasso di tubercoli purulenti. Esistevano varie profonde caverne, e in un punto si notava anche una permanente aderenza alle costole. Questi fenomeni del lobo destro erano relativamente di data recente. L’ossificazione aveva progredito con rapidità straordinaria, un mese prima non se ne era osservato nessun indizio; l’aderenza non era stata scoperta che negli ultimi tre giorni.  
   Indipendentemente dalla tisi si sospettava un’aneurisma all’aorta; ma i sintomi d’ossificazione rendevano impossibile la diagnosi precisa su questo punto. Era opinione dei due medici che Valdemar sarebbe morto il giorno dopo, domenica, verso la mezzanotte. Erano le sette di sera del sabato.
   I dottori D. e F., lasciando il letto del morente per discorrere con me, gli avevano dato un ultimo addio. Non era loro intenzione tornare, ma, alla mia preghiera, acconsentirono di venire a vedere il paziente verso le dieci della notte.
   Partiti che furono, parlai liberamente con Valdemar della sua morte vicina e specie dell’esperimento che ci proponevamo. Egli si dimostrava ancora disposto e anzi desideroso di sottoporsi a tale prova e mi sollecitò ad incominciar subito. Due infermieri, un uomo e una donna, erano presenti, ma io non mi sentivo tranquillo nell’accingermi a un’operazione di quel carattere, senza testimonianze più serie di quelle che potevano dare costoro in caso di un’improvvisa disgrazia.
   Rimandai dunque l’operazione sino a quando, verso le otto di sera, l’arrivo d’uno studente di medicina, che conoscevo (il signor Teodoro L.), mi levò d’imbarazzo. Era mia intenzione sul principio di aspettare i medici, ma fui poi persuaso a incominciare, prima dalle insistenti preghiere di Valdemar, poi perché ero convinto non esservi un momento da perdere, giacché appariva evidente che egli se ne andava rapidamente.
   Il signor L. ebbe la bontà di arrendersi al mio desiderio di prendere nota scritta di tutto quanto stava per succedere; ed è dal suo memorandum che condenso o, in massima parte, copio parola per parola quello che ho da raccontare.
   Erano circa le otto meno cinque, quando, presa la mano del paziente, lo pregai di confermare al signor L., e il più distintamente possibile, come egli fosse perfettamente disposto a permettere che io cercassi di magnetizzarlo in quelle condizioni.
   Ed egli debolmente, ma distintamente rispose:
   «Sì, desidero d’essere magnetizzato;» aggiungendo subito dopo «ma temo che abbiate differito troppo».
   Nel mentre parlava, incominciai i passi che avevo già riconosciuto più efficaci per soggiogarlo. Evidentemente subiva l’influenza del primo movimento della mia mano attraverso alla sua fronte; ma sebbene io spiegassi tutto il mio potere non si manifestò alcun altro effetto sensibile sino a qualche minuto dopo le dieci, quando, secondo il fissato, tornarono i medici D. e F. Io spiegai loro in poche parole il mio disegno, e poiché essi non facevano alcuna obbiezione, dicendo che il paziente era già in agonia, continuai senza esitazioni, cambiando tuttavia i gesti laterali in verticali, e concentrando il mio sguardo nell’occhio destro del paziente.
   A questo punto, il suo polso era divenuto impercettibile, e la sua respirazione segnava intervalli di mezzo minuto.
   Questo stato durò quasi senza cambiamenti un quarto d’ora. Allo spirare di questo tempo però, un sospiro naturale, benché molto profondo, sfuggì dal petto del morente e la respirazione sonora cessò; cessò cioè la sua sonorità; gli intervalli però non erano diminuiti. Le estremità del paziente erano gelate.
   Alle undici meno cinque percepii sintomi non equivoci dell’influenza magnetica. Il vacillamento vitreo dell’occhio si era cambiato in quell’espressione penosa dello sguardo, di esame interiore, che non si vede se non nei casi di sonnambulismo, e che è impossibile non riconoscere. Con alcuni gesti laterali feci battere le palpebre, come quando ci prende il sonno, e insistendo le chiusi interamente. Ma non ero ancora soddisfatto e continuai i miei atti con vigore e con la più intensa concentrazione di volontà fino a quando non ebbi irrigidito del tutto le membra del dormente, dopo averlo collocato in una posizione apparentemente comoda: le gambe lunghe distese, e così anche le braccia che posavano sul letto a poca distanza dai fianchi. La testa era leggermente sollevata.
   Quando ebbi terminato tutto questo, era mezzanotte; pregai allora i presenti di esaminare le condizioni del signor Valdemar.
   Dopo alcune constatazioni essi dichiararono che era in uno stato di catalessi singolarmente perfetta; la curiosità di ambedue i medici era grande. Il dottor D. risolse di passare tutta la notte presso l’infermo, mentre il dottor F. nel salutarci promise di tornare all’alba; il signor L. e gli infermieri restarono.
   Lasciammo Valdemar assolutamente indisturbato sino alle tre del mattino, quando lo avvicinai e lo trovai esattamente nello stesso stato di quando se ne era andato il dottor F., e cioè nella medesima posizione, il polso impercettibile, la respirazione calma (sensibile soltanto accostandogli uno specchio alle labbra), gli occhi chiusi naturalmente e le membra rigide e fredde come marmo. Però il suo aspetto generale non era certamente quello della morte.
Nell’avvicinarmi a Valdemar feci un debole sforzo per decidere il suo braccio a seguire il mio nei lenti movimenti che descrivevo in su e in giù sulla sua persona. Quando altre volte avevo tentato tali esperimenti con questo paziente, non mi erano mai riusciti perfettamente né speravo di riuscir meglio ora; ma, con mia grande meraviglia, il suo braccio, docilmente seppure debolmente, si mise a seguire le direzioni che gli assegnavo col mio. Mi decisi allora ad azzardare qualche parola di convenienza.
«Signor Valdemar,» dissi « dormite?»
Non rispose, ma scorsi un tremito sulle sue labbra e fui così indotto a ripetere la domanda, e poi ancora, e poi ancora. Alla terza volta tutto il suo corpo fu mosso da un lieve tremore, le palpebre si alzarono sino a mostrare una linea bianca dell’orbita, le labbra si mossero pigramente, ed emisero, in un sospiro appena intelligibile, le parole seguenti:
   «Sì, ora dormo. Non mi svegliate! Lasciatemi morire così!»
   Tastai le membra e le trovai sempre rigide come prima. Il braccio destro obbediva sempre alla direzione della mia mano. Interrogai nuovamente il sonnambulo:
   «Sentite sempre dolore al petto, signor Valdemar?»
La risposta, ora, fu immediata, ma anche più debole della prima.
«Nessun dolore, muoio.»
 Non credetti conveniente disturbarlo altrimenti e nulla di nuovo fu detto o fatto sino all’arrivo del dottor F., che giunse un’ po’ prima dell’alba e manifestò grandissima meraviglia nel trovare il paziente ancora vivo. Dopo di avergli sentito il polso e applicato uno specchio alle labbra, mi pregò di parlargli ancora un’altra volta.
   Ubbidii e gli domandai: «Signor Valdemar, siete ancora addormentato?»
   Come prima trascorsero alcuni minuti durante i quali il moribondo parve riunire tutte le sue forze per parlare. Alla quarta ripetizione della mia domanda, rispose molto debolmente, quasi inintelligibilmente: «Sì, sempre addormentato, muoio.»
   Fu allora opinione o meglio desiderio dei medici che il signor Valdemar venisse lasciato indisturbato, in quello stato di tranquillità apparente, sino a che non sopraggiungesse la morte; era opinione generale che questa dovesse avvenire fra qualche minuto. Tuttavia risolvetti di parlargli ancora una volta e ripetei semplicemente la domanda di prima.
   Nel mentre parlavo, un singolare cambiamento avvenne nella fisionomia del sonnambulo. Gli occhi si girarono lentamente aprendosi, le pupille sparirono in su, la pelle prese una tinta cadaverica, più simile alla carta bianca che alla pergamena; e le due macchie etiche, rotonde che fino allora si vedevano ben definite nel centro delle due guance, si spensero a un tratto. Adopero questa espressione perché la rapidità della loro scomparsa non suscitò altra idea che quella di una candela spenta da un soffio. Intanto il labbro superiore, che prima copriva completamente i denti, si ritorse scoprendoli; mentre la mascella inferiore cadeva con uno scatto e un rumore sensibile, lasciando la bocca tutta aperta e mostrando la lingua nera e gonfia. Coloro che assistevano, erano presumibilmente abituati agli orrori di un letto di morte, ma l’aspetto di mister Valdemar era talmente spaventoso che indietreggiammo tutti insieme dal letto.
   Sento di essere giunto al punto del mio racconto, che indurrà il lettore a non credermi. Ad ogni modo il mio compito è di seguitare.
   Mister Valdemar non dava più il minimo indizio di vita, e, concludendo che fosse morto, lo abbandonammo alle cure degli infermieri. Ma allora divenne sensibile una forte vibrazione della lingua che durò forse un minuto. Dalle mascelle tese e immobili uscì quindi una voce, che sarebbe follia tentar di descrivere.
   Vi sono tuttavia due o tre epiteti che potrebbero servire a designarla parzialmente; potrei dire per esempio che aveva un suono aspro, rotto, vuoto; ma l’orribile insieme non è descrivibile, per la semplice ragione che simili suoni non hanno mai offeso orecchie umane. Vi erano però due particolari, che, credevo allora e credo anche ora, potrebbero essere dati come caratteristici dell’intonazione e che possono suggerire un’idea della sua stranezza ultraterrena. In primo luogo la voce sembrava giungere alle nostre orecchie – almeno alle mie – da una gran distanza, o da qualche profonda caverna sotterranea. In secondo luogo, essa mi dette la stessa impressione (temo proprio che mi sia impossibile farmi comprendere) che danno le materie glutinose o gelatinose al senso del tatto.
   Ho parlato di suono e di voce. Voglio dire che il suono era d’una sillabazione distinta, anzi meravigliosamente distinta. Mister Valdemar parlava; evidentemente per rispondere alla domanda che gli avevo fatto qualche minuto prima. Gli avevo domandato, come si ricorderà, se dormiva sempre. Ora diceva:
   «Sì, – no – ho dormito…, e ora… ora son morto.»
   Nessuna delle persone presenti cercò menomamente di dissimulare e neanche di reprimere l’indicibile orrore che queste poche parole così pronunciate non mancarono di destare in ognuno. Mister L., lo studente, svenne. Gli infermieri lasciarono immediatamente la stanza, e fu impossibile indurli a ritornare. Quanto alle mie proprie impressioni, non pretendo di renderle intelligibili al lettore. Per circa un’ora ci occupammo in silenzio – senza pronunciare parola – a richiamare mister L. in vita, e quando questi fu ritornato in sé riprendemmo le nostre investigazioni sulle condizioni di mister Valdemar.
   Egli era rimasto assolutamente come l’ho descritto poc’anzi, tranne che lo specchio non dava più traccia di respirazione. Un tentativo di salasso al braccio non riuscì. Devo anche menzionare che questo arto non era più soggetto alla mia volontà. Fu invano che mi sforzai di fargli seguire la direzione della mia mano. Il solo vero indizio dell’influenza magnetica si manifestava ora nella vibrazione della lingua, ogni volta che facevo una domanda. Pareva che egli si sforzasse di rispondere, ma che non avesse più abbastanza volontà per farlo. Alle domande avanzate da altre persone sembrava del tutto insensibile, sebbene io tentassi di mettere il richiedente in rapporto magnetico con lui.
   Credo di aver ormai riferito tutto quanto è necessario per capire lo stato del sonnambulo in questo periodo. Furono procurati altri infermieri, e alle dieci uscii dalla casa in compagnia dei dottori e del signor L.
   Nel pomeriggio tornammo tutti a vedere il paziente. Il suo stato era sempre il medesimo. Avemmo allora una discussione sull’opportunità e la possibilità di svegliarlo, ma ci si trovò presto d’accordo nel concludere che non si sarebbe ritratto vantaggio alcuno. Era chiaro che sinora la morte (o quel che si suole definire con la parola morte) era stata arrestata dalla operazione magnetica. Sembrava evidente che svegliare mister Valdemar sarebbe stato semplicemente un assicurare il suo estremo istante o almeno accelerare la sua decomposizione.
   Da quel giorno fino alla fine della settimana passata – un intervallo di quasi sette mesi– abbiamo seguitato a far visite giornaliere a casa di mister Valdemar, accompagnati dai medici e da altri amici; in tutto questo tempo il sonnambulo è rimasto esattamente come l’ho descritto. La sorveglianza degli infermieri era continua.
   Venerdì passato finalmente risolvemmo di provarci a svegliarlo, ed è il resultato, deplorevole forse, di quest’ultimo tentativo che ha dato origine a tante discussioni private, nelle quali non posso trattenermi dal riscontrare un sentimento popolare ingiustificabile.
   Per sottrarre mister Valdemar alla catalessi magnetica adoperai i passi soliti. Questi per qualche tempo non dettero risultato di sorta. Il primo sintomo del ritorno alla vita fu dato dall’abbassamento parziale dell’iride. Venne notato come cosa strana che questa discesa dell’iride era accompagnata dalla fuoruscita di un umore abbondante di color giallognolo (da sotto le palpebre) di odore acre e ripulsivo.
   Mi venne allora suggerito di cercare di influenzare il braccio dei paziente, come pel passato. Tentai e non mi riuscì; il dottor F. manifestò il desiderio che io gli rivolgessi una domanda e gliela feci, così:
   «Mister Valdemar, ci potete spiegare quali sono ora le vostre sensazioni o i vostri desideri?»
   Vi fu un subitaneo ritorno delle macchie etiche alle gote, la lingua tremò o piuttosto roteò violentemente entro la bocca (sebbene le mascelle e le labbra rimanessero sempre immobili) e alla fine quella stessa orribile voce che ho descritto poc’anzi proruppe:
   «Per l’amor di Dio! Presto! Presto! Fatemi dormire! O svegliatemi subito! Presto! Vi dico che sono morto!»
   Io ero assolutamente snervato e per un momento rimasi indeciso sul da farsi.
   Mi provai dapprima a riaddormentare il paziente, ma la completa inerzia della mia volontà non me lo permise; tentai allora il contrario, e con tutte le mie forze mi adoperai a destarlo. Mi accorsi subito che a questo sarei riuscito, o almeno credetti che il mio successo sarebbe stato completo, e sono certo che tutti i presenti si aspettavano il risveglio del paziente.
Quello che avvenne in realtà, non è possibile che essere umano se lo fosse potuto immaginare.
   Nel mentre mi affrettavo a fare i passi magnetici tra le grida di “morto! morto!” che letteralmente esplodevano sulla lingua e non sulle labbra del paziente, tutto il suo corpo a un tratto – e in non più di un minuto – si scompose, si sbriciolò, imputridì sotto le mie mani. Sul letto, dinanzi a tutti i testimoni, giaceva una massa fetida e quasi liquida; un’orrida putrefazione.
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susieporta · 2 months
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La Luna
"Le Anime dell'Attivazione"
Le riconosci. Si incontrano un po' ovunque oramai. Non si nascondono più. Non si sottraggono all'esposizione mediatica.
Sono proprio loro: sono le Anime dell'Attivazione del Cuore.
Sono Anime magiche.
Sono magnetiche, coinvolgenti, entusiaste.
Con loro ti senti al sicuro. Ti strappano una lacrima e poi un commosso sorriso.
Perché ti ricordano Casa. E Casa è il luogo dell'Affettività, dell'Amore, della piena Espansione di Coscienza.
E' il loro Tempo.
Esse si sono incarnate con un bagaglio di strumentazione energetica "già superiore". E per anni sono state costrette a "sintonizzare" il loro impianto vibrazionale alle frequenze della Dimensione Inferiore.
Hanno sofferto. Non riuscivano a comprendere e a farsi comprendere. Si sforzavano di "offrirsi un senso". Si sentivano invisibili, aliene, transitate per sbaglio in un Mondo a loro estraneo e poco ospitale.
I loro Doni venivano ridicolizzati, respinti, umiliati.
I loro Doni erano sempre "troppo". O "troppo poco".
Oggi è diverso. La loro Bellezza inizia a fiorire. Il loro campo di Luce è abbagliante. La loro Connessione è precisa, affidabile, perfettamente integrata con le nuove Frequenze Dimensionali.
Si distinguono tra la folla. Emanano un brillantinato luccichio di Luce Cristallina Azzurra. Si abbandonano ad un incredulo e imbarazzato sorriso di stupore quando si sentono viste o notate in mezzo alla gente.
Le incontri "per caso", incrociano il tuo sguardo, ti accolgono con gli occhi dell'Amore e ti leggono dentro.
Lo fanno con gentilezza, con rispetto, con delicatezza.
Il loro Cuore ti tocca, ti avvolge come un balsamo profumato, risveglia il tuo Centro Emozionale e ti lascia dentro quella "voglia di provarci". "Perché anch'io posso farcela. Posso essere migliore".
Le loro parole sono "giuste", mirate, mai casuali. Restano impresse nel sistema Emozionale e nella Mente. Sono magiche. Guariscono, connettono, evocano ricordi di infinita Bellezza e Grazia.
Si imbarazzano quando qualcuno le vede, le riconosce, le evoca. La popolarità le confonde.
Ma questo è il loro momento. E' la loro Missione.
Sono qui per squarciare il Velo, per operare chirurgicamente a Cuore aperto, per ri-animare i Centri di Funzione dello Spirito.
E mentre con dolcezza e ironia accompagnano il "dormiente" verso la sala operatoria, rassicurandolo con un abbraccio caloroso e avvolgente che "tutto andrà per il meglio", chiedono segretamente alla Vita il permesso di entrare, di varcare quella soglia, di essere all'altezza del loro Compito, che, ne sono consapevoli, cambierà per sempre il Viaggio di chi riceverà quell'immenso Dono.
Gli Attivatori non potevano svelarsi prima del Tempo.
E' "oggi" il loro giorno. Il giorno tanto atteso, tanto sofferto, tanto sognato.
Oggi sono pronti.
Hanno abbandonato lo sguardo basso e remissivo.
Sono coraggiosi e fieri. Sono potenti. Sono acqua che scava la roccia. Sono il simbolo del Nuovo Mondo e della nuova espansione di Coscienza.
Li riconosci.
Quando ti passano accanto, lasciano nell'aria un profumo fiorito e inebriante.
Ti vedono, anche quando tu non vedi te stesso. Ti amano, anche quando pensi di non valere nulla. Ti ricordano che sei un Dono. Che provieni dallo Spirito. E allo Spirito tornerai.
Se incrociano il tuo cammino, sappi che è arrivato il tuo Giorno Speciale. Accogli, ringrazia e offri per loro una preghiera, affinché si sentano sempre sostenuti dalla Sacra Volontà del loro immenso Cuore Cristallino.
Il loro Dono non ha prezzo.
E nemmeno il tuo.
Buon venerdì. Magico, Rivelatorio, Passionale.
Mirtilla Esmeralda
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arcobalengo · 9 months
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Mentre Giorgia Meloni assicura il sostegno militare e finanziario a Kiev assieme a quell'altro scappato di casa di Scholz, in Italia slitta il piano acquisti per macchinari per tac, risonanze magnetiche ed ecografi.
Il Pnrr prevedeva l'acquisto e l'ammodernamento di oltre 3.100 di queste apparecchiature mediche con un investimento di 1,2 miliardi di euro.
Questo investimento è stato rinviato di due anni portandolo al 2026 come richiesto dal piano di revisione presentato dal governo Meloni all'UE.
Ciò significa che la salute dei cittadini italiani può tranquillamente aspettare, infatti a causa di questo ritardo negli ospedali italiani si continuerà a fare diagnosi accumulando ritardi e con quei macchinari obsoleti e vecchi causando un'assistenza sanitaria tardiva e molte volte anche imprecisa.
Però vuoi mettere la velocità nel mandare armi e soldi a Zelensky o parlare delle classiche cavolate per distrarre l'opinione pubblica?
T.me/GiuseppeSalamone
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fashionbooksmilano · 2 years
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Oeufs
Paul Starosta
Texte de Laurent Vallotton
5 Continents Editions, Milano 2018, 240 pagine, 28,8 x 28,9 cm, ISBN  978-8874398355
euro 49,00
email if you want to buy :[email protected]
Rotonde, fragili, difficili da manipolare, le uova vengono raramente esposte al grande pubblico. Un vero peccato, poiché i dettagli dei disegni sui loro gusci rivelano bellezze insospettabili. Questi minuscoli disegni, disposti sulle pure linee curve della superficie delle uova, uniscono arabeschi a puntini, macchie, ombre e velature. Le tonalità sono delicate, talvolta semitrasparenti. Opachi o lucidi, porosi o lisci, questi capolavori su conchiglia coniugano caso e necessità con inaspettata inventiva e potenza. Perché questi colori? Perché queste forme? Perché l'uria depone uova così a punta, con disegni e colori estremamente variabili, mentre gufi e civette fanno uova sferiche perfettamente bianche? Perché le uova del tinamo sono lisce e lucide come la porcellana? Raccolta la sfida di questi oggetti perfetti che richiedono luci perfette, il fotografo Paul Starosta si è immerso nella collezione Werner Haller di 30.000 uova conservata presso il Museo di storia naturale di Ginevra. In questo libro trovate il risultato del suo incontro con le uova più belle e magnetiche del mondo.
Paul Starosta est biologiste et photographe. Associant ses deux passions - la nature et la photographie-, il a publié plus de 40 livres sur les plantes et les animaux, qui lui ont valu plusieurs récompenses. La collection "Photo Poche", créée par Robert Delpire, publiée par Actes Sud et qui fait référence dans le monde entier, lui a consacré son numéro 129 en 2010. Laurent Vallotton a obtenu son diplôme de biologiste à l'université de Lausanne en 1993. Son intérêt pour l'environnement date de sa petite enfance au Brésil, mais sa passion pour les oiseaux s'éveille en 1989 quand rencontre l'ornithologue Lionel Maumary, avec lequel il va s'investir dans plusieurs projets ornithologiques, notamment la mise en place d'une station de suivi de la migration dans les Alpes dès 1991, la construction d'une île pouf les oiseaux sur le lac Léman en 2002 et la publication de la bible de l'ornithologie helvétique, Les Oiseaux de Suisse, en 2007. Depuis 2003, il est adjoint scientifique au Muséum d'histoire naturelle de la Ville de Genève, où il partage son temps entre la recherche, la gestion des collections et la médiation scientifique.
17/12/22
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julias-74 · 2 years
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Charles Baudelaire, La morte dei poveri, da I fiori del male, 1857
La Morte consola, la Morte, ahimè, fa vivere…
Lei scopo della vita, lei speranza
Unica, elisir che tonifica e inebria
e ci dà forza d’arrivare a sera;
lei che attraverso il gelo, la neve, la tempesta
fa vibrare di luce l’orizzonte tenebroso;
lei locanda famosa di cui parlano i libri,
promessa di una sedia, di un letto, di una cena;
lei Angelo che regge con magnetiche dita
il regalo del sonno e l’estasi dei sogni
e rassetta le coperte a chi è povero e nudo,
gloria divina, mistico granaio,
capitale del povero e sua antica
patria - lei, portico che s’apre sul mistero dei Cieli!
Adriaen van de Venne (circa 1589 –1662), Dance of Death
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3nding · 1 year
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Dopotutto abbiamo avuto il culo (cit.) di vivere una pandemia, potrebbe capitarci una glaciazione o un Gates che avvia un progetto di oscuramento dell'alta atmosfera o entrambi!
Poi ci sono ancora tante carte nel mazzo:
+superbatteri
+supervulcani
+megaterremoti
+alieni
+asteroidi
+tempeste magnetiche solari
+robe radioattive
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thebeautycove · 2 years
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EIGHT & BOB  - AGNETA - Collezione LES EXTRAITS - Extrait de Parfum - Novità 2022 - … and may you have fair winds and following seas. Find a peaceful horizon. Point the compass toward beauty, which is guide and inexhaustible light of thoughts. This new amazing journey plows the promising trail of this scent. ••••• Come si raccontano le emozioni? Semplicemente vivendole. Io le annuso, istintivamente, con quel sesto senso che mi riconosco, le scovo come pepite sommerse nei giacimenti dei miei desideri, le vivo tra pensiero e immaginazione come immersa in una pioggia di stelle cadenti, le attendo evaporare come stille di rugiada dell’aurora su petali appena dischiusi. So che il viaggio non finirà mai, che miliardi di nuove destinazioni attendono di essere aggiunte alla mappa di questi avidi sensi. E che sarà un gran bel navigare, buon vento e mari calmi a chi salpa, che sia il soffio della speranza, del garbo, del rispetto a gonfiare le vele e aromi squisiti a vegliare sul tragitto. Quanta luce calda e confortante diffonde questa nuova fragranza di Eight & Bob, Agneta, creazione della collezione esclusiva Les Extraits, omaggio all’unicità, alla purezza di materie prime selezionate per essere interpretate in liquidi autenticamente sublimi. È la raffinata eleganza dell’oud, i contrasti aromatici di questa preziosa resina ad imperare nella composizione, splendida l’armonia odorosa percepibile nelle sfumature esperidate speziate impattanti e magnetiche in apertura, bergamotto, pepe, noce moscata con accenti overdosati di cardamomo. C’è l’attitudine al ricordo, intravedi la magia nella morbida evoluzione, i sentori del caffè tostato, un tocco d’ambra nostalgico, il calore misterioso e suadente dell’oud, la velatura impalpabile d’incenso, quanta sensuale bellezza emanano questi accordi. Poi ti ritrovi ad occhi chiusi, come in balia di dolci onde, seduta sul teak di prua, sguardo all’orizzonte, e lo senti infinito il mare, il vento umido flirta coi legni vissuti, sandalo, muschio, ambergris realizzano il desiderio, portano in dono equilibrio e serenità in magnifica connessione con gli elementi.
Prezioso il cofanetto in cui è racchiuso il flacone gioiello in vetro con cap a finitura marmorizzata. Extrait de Parfum 50 ml. In selezionati punti vendita. ©thebeautycove   @igbeautycove
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Brevi cenni su Agneta   Nel nome della fragranza il tributo allo storico scafo a vela di Gianni Agnelli e al suo impareggiabile stile. Agneta, fu varata nel 1951 con armo velico Yawl Bermudiano, alberi in spruce e coperta in teak, è una delle più belle barche a vela realizzate con lo scafo color mogano e le vele in tonalità terracotta. Giovanni Agnelli ne è stato l'armatore per venticinque anni, la sua prima imbarcazione a vela, tanto amata e carica di ricordi, quella che più ha rappresentato la sua immagine e il suo stile. Splendido yawl di 25 metri, ha accompagnato l’Avvocato nelle crociere più lussuose nel Mediterraneo, suscitando curiosità e riempiendo di gossip le riviste negli anni del boom economico. Le sue caratteristiche salienti restano indiscutibilmente lo slanciato scafo interamente “coppalato” con il legno in bella vista e soprattutto le sue grandi vele scure. Uno spettacolo imponente che per anni ha solcato il mare con classe ed eleganza tra Capri, la Costa Azzurra e Porto Rotondo.
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cartacei · 2 years
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vorrei che non ci fossero freni di ogni genere tra di noi. vorrei non ci fossero blocchi di cemento o passate di chiave nelle porte blindate tra di noi. vorrei essere per te quello che ero prima di diventare qualcosa in più, anche essendo qualcosa in più. vorrei che ci fossero solo verità e analisi pensanti fino a stabilizzare quello che ho dentro. vorrei calma e occhiate nei tuoi mari neri. vorrei contatti elettrificati di estremità e scopate magnetiche. vorrei la pace che svuota la bocca dell'anima sfamando il corpo. vorrei la mente svolazzante per liberarmi una buona volta di pesi che non contano assolutamente nulla.
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scontomio · 15 hours
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gaetaniu · 2 days
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Identificato un alone magnetico nella Via Lattea
Questa immagine confronta le bolle eRosita a raggi X (in verde) e il campo magnetico nell’alone (in bianco). L’intensità polarizzata per la radiazione di sincrotrone è in rosso. I cerchi celesti sono le bolle di Fermi a raggi gamma. Le creste magnetiche associate alle bolle di Fermi sembrano emanare dal centro galattico. Al contrario, le creste nella regione esterna hanno origine nel disco…
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susieporta · 2 years
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“Quando dico che un uomo e una donna sono due controparti di un unico insieme, intendo dire che sono complementari.
E la complementarietà è possibile solo quando i loro POLI OPPOSTI si incontrano.
Osservate la questione in questo modo: nel corpo femminile la vagina è il polo negativo e il seno quello positivo. Questa è la linea magnetica: il polo positivo vicino al seno, il polo negativo vicino alla vagina.
Per l’uomo il polo negativo è al petto e quello positivo al pene. Così, quando il petto maschile e il seno femminile si incontrano, il negativo e il positivo si incontrano; e quando i centri sessuali si incontrano nel coito, il negativo e il positivo si incontrano.
Ora entrambe le linee magnetiche si incontrano ai poli opposti, ora si crea un cerchio, l’energia può fluire, l’energia si può muovere.
Ma questo cerchio si verificherà solo quando un uomo e una donna sono in amore.
Se non lo sono, allora saranno soltanto i loro centri sessuali ad incontrarsi, si incontreranno solo un polo positivo e un polo negativo.
Ci sarà scambio di energia, ma lineare.
Non si può creare il cerchio.”
- “Il Libro dei Segreti” – commentario al Vijnana-Bahirava Tantra
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