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#moglie di una spia
ilmondodishioren · 2 years
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Moglie di una spia
Ciao a tutti, come state? Spero tutto ok. Oggi parliamo di un manga un po’ più tosto, di quel genere nato per un pubblico maggiorenne e non dedicato al solito target adolescenziale. Dovete sapere che questa categoria di manga è conosciuta anche col nome di Seinen (fumetti indirizzati a un pubblico maschile, maggiorenne) e Moglie di una spia è tra questi. La prima particolarità di questo manga…
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intotheclash · 6 months
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Mezz'ora dopo bussammo alla porta di casa del mio amico Pietro. Il vecchio si era lamentato per tutto il viaggio. Ma che cazzo di strada, che cazzo di posto, che cazzo di buio, non c'era una cosa che gli andasse bene. E giù una sfilza di cazzi che, se li avessi detti io, avrei preso sberle fino ai venti anni. Non vedevo l'ora di diventare maggiorenne per poter dire quello che volevo senza problemi.
Ci venne ad aprire il fratello di Pietro, che, appena ci vide, sfoderò un sorriso sfavillante. "Ciao giovanotto, che piacere rivederti!" Disse. E sembrava davvero che fosse felice. "Ciao, Antonio." Risposi. E basta. Senza sorridere e con troppo distacco. Iniziavo a comprendere la gravità della situazione. Lui sembrò non accorgersene, o fece finta, mi arruffò i capelli e rivolse la sua attenzione al mio vecchio: "Buonasera, con chi ho il piacere di parlare?" Mio padre ci mise un po' a rispondere, rimase lì a fissarlo con la bocca leggermente aperta. non si aspettava che dietro il primo portone, ce ne fosse un altro, altrettanto imponente e massiccio. Antonio era un vero gigante. "Piacere di conoscerti, Antonio. Io sono il papà di questo fringuello e mi chiamo Alfredo." E gli porse timidamente la mano, credo avesse paura di riaverla indietro mezza stritolata. Antonio gli strinse la mano con vigore contenuto, chissà se fosse possibile uccidere un uomo soltanto stringendogli la mano. "Prego, entrate pure, abbiamo appena finito di cenare ed il caffè è sul fuoco. Potete farci compagnia, se volete." E disse tutto senza mai smettere di sorridere. Entrammo in cucina e la bocca di mio padre si allargò a dismisura. "Caspita!" borbottò sottovoce, "E' enorme! Qua dentro c'entra tutta casa nostra. E, se lo parcheggio bene, anche il mio camion."
Il papà di Pietro, non appena ci vide, ci venne incontro, anche lui sorridente, come se fossimo amici di vecchia data, o, meglio, dei parenti stretti. Anche sua moglie sembrava felice dell'inattesa visita. Insomma, erano tutti felici; manco fosse stata la vigilia di Natale. Io però non sorridevo affatto. E di felicità neanche l'ombra. Ero triste. Triste dentro. E traditore. Incrociai lo sguardo del mio amico, sembrava scrutarmi come volesse leggermi l'anima. Ma credo fosse soltanto la mia impressione di traditore, anche perché ero convinto che lui sapesse sempre ogni cosa in anticipo. Era serio e distaccato, niente affatto preoccupato, chissà come cazzo faceva. Cercai di scusarmi, di fargli capire con gli occhi che non volevo fare la spia. Che ero stato costretto a farlo, per il mio e per il suo bene. non so se ci riuscii.
"Benvenuto. Prego, si sieda, mia moglie le verserà subito una tazza di caffè appena fatto. Poi, se gradisce, sarò io ad offrirle un bicchierino, magari anche due, di grappa fatta in casa." Disse l'altro papà al mio.
"In vita mia, mai che mi sia capitato di rifiutare un bicchierino di grappa, figurarsi se ho intenzione di dire no a quella fatta in casa." Rispose il vecchio, perfettamente a proprio agio.
"Benissimo allora. A cosa devo l'onore e il piacere di questa visita?"
"Vede, per quanto riguarda l'onore, spero che rimanga tale anche quando usciremo da quella porta, ci terrei, sul serio. Ma so già che non sarà un piacere ascoltare quanto ho da dirle. E quanto ha da dire mio figlio."
Una pugnalata mi avrebbe fatto meno male. Ecco quindi qual era il suo piano. Farmi fare una figura di merda davanti a tutti. Abbassai lo sguardo e mi concentrai sulla punta delle mie scarpe. In quel momento erano il mio centro del mondo. Nient'altro sembrava degno della mia attenzione e...E odiai mio padre! Lo odiai con tutte le mie forze per quella vile carognata. Lui avrebbe dovuto proteggermi, sempre, questo si fa con un figlio, non metterlo in mezzo. Ma che cazzo di padre era? Perché mi faceva quella vigliaccata?
Il racconto ebbe inizio. Li mise al corrente dell'incontro-scontro con l'avvocato Terenzi, di come quel figlio di cagna li avesse aggrediti verbalmente al bar, della sua falsa versione dei fatti e delle sue intenzioni di portare in tribunale tutti i ragazzini, padri compresi nel prezzo. non ci mise molto, fu preciso e conciso. Una volta esaurito il preambolo, mi chiamò vicino a se. Era il mio turno. Ero io che dovevo illustrare l'antefatto, che dovevo illustrare la scena del crimine. Mi sentivo peggio di quella volta che mi avevano portato dal dentista. L'attesa in quella saletta squallida era stata massacrante, eppure avrei aspettato tutta la vita, pur di non finire sotto ai ferri. Ma, inesorabile come la morte, toccò anche a me. L'unico ricordo sopravvissuto è il desiderio che si finisse in fretta. Ora ero nella stessa situazione. Doveva finire in fretta. Presi un lungo respiro e iniziai a parlare. Parlai senza mai fermarmi e senza mai, neanche una volta, neanche per sbaglio, guardare in faccia i presenti. Dissi tutto, a testa ostinatamente bassa, ma dissi tutto. Dissi tutto senza togliere, o aggiungere, particolari, cercando, a mo' di discolpa, di calcare la mano sulla prepotenza e la bastardaggine dei grandi. Quando ebbi finito, scese il silenzio, Un silenzio denso, pesante, non era un bel segno. Non lo era affatto.
Il primo a risorgere dalla paralisi generale fu il papà di Pietro. Si alzò lentamente dalla sedia, come avesse un grosso fardello sulle spalle, si avvicinò al mio amico, che era rimasto, per tutto il tempo, in piedi vicino al camino, senza mutare mai espressione, come se si parlasse di cose che non lo riguardavano, e con un manrovescio terrificante gli fece girare la testa dall'altra parte. Una sberla della Madonna! Io al posto suo avrei pianto per una mezz'ora. tuttavia al padre sembrò non bastare. Non ancora. Alzò il braccio per colpire di nuovo, ma non lo fece, non gli riuscì, l'altro figlio, quello più grande, gli afferrò il braccio bloccandolo a mezz'aria.
"Lasciami, perdio!" Urlò, per la rabbia e per lo sforzo.
Antonio, che invece non sembrava sforzarsi affatto, con un tono calmo e glaciale, in verità molto simile a quello del suo fratellino, rispose: "Basta botte. Non servono. Non toccarlo più."
Fu mio padre ad allentare la tensione che si era venuta a creare. "So che non sono affari miei, signore, ma mi permetto lo stesso di dire la mia. E mi scuso fin d'ora per l'intromissione. Suo figlio non merita di essere rimproverato. E, tanto meno, di essere picchiato. Si è dimostrato coraggioso ed altruista, sono qualità rare, specialmente tra i giovani d'oggi. Si è battuto, da solo, contro tre balordi più grandi di lui e lo ha fatto per difendere gli amici, tra i quali, mio figlio. Amici che, tra le altre cose, non hanno mosso un dito per aiutarlo. Meriterebbe un premio, non una punizione! Personalmente, sono venuto per ringraziarlo, ed è esattamente quello che farò." Si alzò dalla sua sedia, si avvicinò al Maremmano, gli tese la mano e aggiunse:" Non sono tuo padre, giovanotto, ma sono lo stesso fiero di te. E sono felice che tu sia amico del mio ragazzo. Grazie, ti sono debitore." Pietro fece un impercettibile segno di ringraziamento con il capo e gli strinse la mano. Suo padre si voltò verso il mio, lo soppesò con gli occhi, poi: "Le va di uscire un attimo? Vorrei parlarle in privato." Disse.
"Volentieri, ma prima di uscire, vorrei aggiungere un'ultima cosa, prima non me ne ha dato il tempo. Comunque vada avanti questa storia, qualunque piega prenda, voglio che sappiate che non resterete mai da soli. Io sto con voi, anche i miei amici sono della partita. Avete la mia parola. Gli facciamo il culo a quel figlio di padre ignoto dell'avvocato!"
E uscirono.
Un coro di emozioni mi stava cantando negli orecchi. Tante voci confuse insieme, con il risultato di confondermi ancora di più. Ero deluso da me stesso, ero triste, arrabbiato, confuso, affamato. Si, tra le tante cose, mi era arrivata anche la fame. Ma soprattutto sentivo il bisogno di parlare con Pietro. Volevo scusarmi, spiegare le mie ragioni, volevo che capisse, doveva capire! Con fare incerto, mi avvicinai, eravamo rimasti soli. Antonio era uscito, non so per dove, ma non era più lì e la madre era salita al piano superiore, forse per preparare i letti.
Avevo un groppo in gola, ma non mi avrebbe fermato. "Io non volevo...Scusami, Pietro, avrei dovuto tacere, non dire nulla, ma mio padre mi ha costretto. mi avrebbe ammazzato di botte!" Che figura di merda! Lui aveva preso una sventola paurosa senza fare un fiato ed io mi ero cagato addosso solo per la promessa di prenderle. Proprio una gran bella figura di merda. Poi mi ricordai che non era solo per quello, che avevo parlato anche perché, al mio vecchio, avevano raccontato delle falsità. "Poi Alberto Maria aveva raccontato un mucchio di stronzate, per non dire al padre che le aveva buscate da uno più piccolo, così ho dovuto dire la verità! Io..."
"Chi è Alberto Maria?" Mi chiese, come se fosse appena arrivato. Come se in tutto il casino che era scoppiato lui non c'entrasse affatto.
"Come chi è? Quello che se ne è tornato a casa con il naso spappolato!" Risposi tutto d'un fiato. Poi feci una cosa di cui mi vergognai immediatamente. E di cui mi vergogno ancora. Scoppiai a piangere come un poppante cui hanno rubato il ciuccio. Saranno state le troppe emozioni accumulate, non saprei, il fatto è che un fiume di lacrime mi sgorgò dagli occhi e non riuscii a trattenerne neanche una.
Pietro rimase immobile e immobile la sua espressione distante, poi si voltò, mi guardò serio, mi cinse le spalle in un abbraccio e disse: " Non stare lì a preoccuparti, amico mio. Hai fatto la cosa giusta. Tanto, prima o poi, i miei lo avrebbero saputo lo stesso. Al tuo posto, avrei fatto la stessa cosa."
Non era vero, lo sapevo. lui era un duro, un duro vero, non gli avrebbero cavato una parola, neanche con le pinze. Però gli credetti lo stesso. Avevo bisogno di crederci e lo feci. Mi sentii subito meglio. Eravamo ancora amici. Era proprio forte il Maremmano, sapeva sempre cosa dire e fare. Era un grande. Più grande degli adulti.
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diceriadelluntore · 5 months
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A Caval Donato...
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Questa è una storia famosa, probabilmente tra le più famose di tutti i tempi, che mi è venuta voglia di raccontare perchè è rinvenuta alla memoria per una di quelle connessioni magiche (che è una spiegazione molto più bella, romantica e "sensata" della semplice casualità) tra le persone.
La domanda è: quanto siamo disposti a ritenerci ingenui?
La risposta è in parte suggerita dalla foto che ho scovato, una miniatura del Cavallo di Troia che fu usato nel film Troy (del 2004 diretto da Wolfgang Petersen, con un cast stellare) che riprende, molto liberamente, le vicende della Guerra di Troia.
Il Mito del Cavallo di Troia è l'emblema del più grande stratagemma del Mito, o è una pagina di assoluta ingenuità? Per chi non la ricorda, la storia è riassumibile così: al decimo anno di assedio della città di Troia, i Greci capitanati da Agamennone, che muove guerra alla città dopo il ratto di sua moglie Elena da parte di Paride, figlio del Re troiano Priamo, sfiniti da un conflitto che si trascina senza soluzione, costruiscono un enorme cavallo di legno. Lo fabbrica Epeo, ispirato dalla dea Atena, che lo consiglia su come farlo. L'idea è di nascondere guerrieri all'interno del gigantesco cavallo. Quanti? Le fonti sono discordanti, e per "convenzione" se ne contano 40, capitanati da Odisseo, il più astuto dei guerrieri achei. Diffondono la voce che stanchi sono in ritiro e che quel cavallo è un'offerta propiziatoria agli dei per un sicuro ritorno in patria. I Troiani viste le navi allontanarsi, aprono le porte della città e sulla spiaggia trovano questo gigantesco cavallo. Che farne? Alcuni vogliono bruciarlo, altri buttarlo da una rupe, altri sondano con le lance la pancia, per capire cosa ci sia all'interno. Però la maggior parte, tra cui il Re Priamo, vuole portarlo all'interno delle possenti mura, e consacrarlo a Re Poseidone, a cui l'animale è sacro. Sembra fatta, ma Laocoonte, il sacerdote, tuona la famosa frase riportata da Virgilio nell'Eneide: Timeo Danaos et dona ferentes (Ho paura dei Danai, (i Greci) e dei doni che portano). Viene portato a discuterne un prigioniero greco, Sinone, catturato pochi giorni prima, pieno di lividi: si era presentato come compagno di Palamede, nemico di Odisseo, che lo prese in odio, e fece si che l'indovino Calcante lo indicasse come capro espiatorio sacrificale per il ritorno in patria degli eroi Achei. In realtà, fu mandato come spia da Odisseo, e quei lividi furono fatti apposta dalle percosse degli altri eroi per far apparire realistica la sua versione. Con arte finissima, Sinone diviene fonte di informazioni per i Troiani, che gli chiedono: a che serve il cavallo? Sinone risponde: fu costruito come offerta ad Atena, dopo che Diomede con Odisseo rubò il Palladio, la più bella statua dedicata alla dea. Fu costruito così grande per impedire che i Troiani lo facessero bottino di guerra per introdurlo nelle proprie mura.
Si è ancora indecisi su che fare, quando un prodigio avvenne: Laocoonte, mentre sacrificava un toro, fu aggredito da giganteschi serpenti provenienti dal mare, che uccisero lui e i suoi due figli (in foto, la Statua del Laocoonte conservata ai Musei Vaticani).
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Convinti che fosse la vendetta degli Dei per aver scagliato la lancia contro il Cavallo, i Troiani montano delle ruote e lo spingono dentro le mura della città. Non servono a nulla i richiami di Cassandra che questo porterà alla rovina di Troia: ma la sacerdotessa, che pure ebbe da Apollo il dono della profezia, fu dallo stesso condannata a non essere mai creduta, poichè non si concesse al suo amore. Il resto è noto: giunta la notte, i guerrieri greci escono dal cavallo, aprono le porte della città e segnalano alle navi, che erano appostate nella vicina isola di Tenedo che le porte sono aperte. In un assedio apocalittico, la città è saccheggiata tra battaglie, stupri, gesta incredibili.
Ma davvero i Troiani furono così ingenui? La domanda è nata come lo stesso mito, tanto che sin dai tempi antichi molti hanno cercato di andare oltre il "simbolismo" e dare spiegazioni pratiche: tra le più famose ipotesi, Pausania (nel suo leggendario Periegesi della Grecia) suppone che il cavallo fosse in realtà una macchina da guerra, simile all'ariete, che fu decisiva nell'abbattimento delle mura di Troia. E simili spiegazioni le danno Plinio il Vecchio (Naturalis Historia VII, 202), Servio Danilino (Servus Auctus) e altri commentari all'Eneide. Già perchè a dispetto di quello che si può pensare, nei due capolavori omerici non se ne parla affatto: l'Iliade finisce con la morte di Ettore, pochi mesi prima dell'episodio del Cavallo, l'Odissea si svolge dopo la guerra e l'episodio è solo accennato in qualche passaggio. Tutto quello che sappiamo sul Mito è frutto delle rielaborazioni di autori posteriori a Omero, sebbene è unanimemente riconosciuto dagli studiosi che il Mito del cavallo fosse ampiamente conosciuto già ai tempi del cieco cantore (il cosiddetto Ciclo Troiano è la raccolta di poemi epici greci che trattavano la storia della Guerra di Troia e il suo seguito. I poemi in questione sono i Cypria, l'Etiopide, la Piccola Iliade, l'Iliou persis (La caduta di Ilio), i Nostoi (I ritorni) e la Telegonia). Virgilio ne riporta una dettagliata descrizione quando lo fa raccontare dal troiano Enea, che si salvò come è noto dall'assedio, per poi andare a fondare la stirpe che fonderà Roma.
Tra le più recenti sfide al dibattito, quella del professore Tiboni, archeologo navale, che in vari articoli ipotizza che "il cavallo" fosse in realtà "una nave", chiamata così per una polena a forma di testa equina che campeggiava sulla prua: evidenti prove iconografiche smentiscono tale idea, la più famosa è il vaso pythos conservato al Museo di Mykonos
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risalente al VII secolo a.C., che mostra i guerrieri all'interno di un cavallo gigantesco, portato con le ruote all'interno della città.
Ma ribadisco la domanda: fu solo ingenuità? Dietro lo stratagemma ci furono interventi di divinità, giochi di potere, la stanchezza della guerra. Ma se ancora può rimanere il sorriso sulla scelta troiana, ricordo un particolare interessante, totalmente moderno: i virus informatici che, con uno stratagemma, si insinuano nei nostri dispositivi, sono chiamati Trojan non per caso, e molti di loro giocano sull'intervento di chi li legge o vede (aprire un link, inviare una email e così via...): quante volte dopo aver fatto per emozione, per mancanza di attenzione, per fretta qualcosa, a mente fredda ragionandoci ci siamo dati degli ingenui? Siamo proprio sicuri che in ognuno di noi non scorra un po' di quel sangue Troiano?
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gregor-samsung · 1 year
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Dilemmi
Un giorno, la sventura è entrata nella mia vita e io, come uno scemo, non sono più riuscito a farla sloggiare. L’amore più forte è quello non corrisposto. Avrei preferito non saperlo mai, ma questa è la verità: non c’è nulla di peggio che amare qualcuno che non vi ama – e allo stesso tempo è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Amare qualcuno che vi ricambia è narcisismo. Amare qualcuno che non vi ama, questo è amore. Cercavo una prova, un’esperienza, un appuntamento con me stesso che potesse trasformarmi: sfortunatamente, sono stato esaudito ben al di là delle mie speranze. Amo una ragazza che non mi ama, e non amo più quella che mi ama. Uso le donne per detestare me stesso. “Fan-Chiang chiese: ‘Cos’è l’amore?’. Il maestro rispose: ‘Dare più valore allo sforzo che alla ricompensa, questo si chiama amore’.” (Confucio) Grazie, furfante orientale, ma io non ci sputerei sulla ricompensa. Nel frattempo, sono abbandonato. Da quando Alice ha saputo che mia moglie mi ha lasciato, si è messa paura e ha fatto marcia indietro. Più nessuna telefonata, nessun messaggio nella casella vocale 3672, né numeri di camere d’albergo sulla segreteria del Bi-Bop.* Sono come un’amante appiccicosa, palpitante in attesa che il suo uomo sposato si ricordi del suo bel culetto. Io che amavo tanto i larghi viali, mi ritrovo “back street”. Un’unica domanda mi tormenta e riassume tutta la mia esistenza: “Cos’è peggio: fare l’amore senza amare, o amare senza fare l’amore?��. Mi sento come Milou, il cane di Tintin, quando ha le sue crisi di coscienza: da una parte l’angioletto che lo incita al bene, dall’altra il diavoletto che lo istiga al male. Io ho un angioletto che vuole che mi rimetta con mia moglie, e un diavoletto che mi suggerisce di farmi Alice. La mia testa è un talk show continuo tra loro due, in diretta. Avrei preferito che il diavolo mi avesse ordinato di scoparmi mia moglie.
* Il Bi-Bop e il 3672 Memophone sono invenzioni tecnologiche di France Telecom esclusivamente destinate a favorire l’adulterio, allo scopo di farsi perdonare il tasto spia “RP”. [N.d.A.]
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Frédéric Beigbeder, L'amore dura tre anni, traduzione di Annamaria Ferrero, Feltrinelli (collana Economica, n° 8104), 2008; pp. 49-50.
[ Edizione originale: L’amour dure trois ans,  Éditions Grasset & Fasquelle, 1997 ]
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abubakrasiddiq · 2 years
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Eli Cohen, per esteso Eliahu ben Shaoul Cohen, chiamato anche Kamal Amin Thaabet, (nato il 26 dicembre 1924, Alessandria, Egitto - morto il 18 maggio 1965, Damasco, Siria), spia israeliana di origine egiziana che si infiltrò nei più alti ranghi dell'esercito e del governo siriano fingendosi un uomo d'affari siriano. Tra il 1961 e il 1965 Cohen passò segreti siriani al governo israeliano in quella che è ricordata come una delle più audaci e produttive operazioni di raccolta di informazioni nella storia di Israele.
Biografia
Cohen è cresciuto ad Alessandria d'Egitto, figlio di genitori ebrei siriani. La sua fluidità in arabo, inglese e francese lo rese una recluta attraente per l'intelligence israeliana. Si recò in Israele per un breve corso di formazione di spionaggio nel 1955 e tornò in Egitto l'anno successivo. Cohen, tuttavia, fu espulso dall'Egitto insieme ad altri ebrei sionisti in seguito alla crisi di Suez, e si stabilì in Israele nel 1957. Lavorò come traduttore e contabile prima di essere nuovamente reclutato dall'intelligence israeliana nel 1960. Dopo aver completato un ulteriore addestramento, Cohen fu inviato nel 1961 a Buenos Aires, dove si spacciò per un uomo d'affari siriano espatriato. Usando lo pseudonimo Kamal Amin Thaabet, Cohen stabilì numerosi contatti nella comunità siriana espatriata in Argentina e presto guadagnò la fiducia degli alti funzionari che lavoravano nell'ambasciata siriana. Questi includevano l'addetto militare siriano, Amin al-Hafez, che in seguito sarebbe stato presidente della Siria. Cohen rese noto ai suoi nuovi soci il suo desiderio di "tornare" in Siria e, quando si trasferì a Damasco nel 1962, i suoi contatti siriani lo aiutarono ad accedere ai più alti circoli di potere in Siria. Ben presto cominciò a trasmettere informazioni sui piani militari siriani a Israele.
Il lavoro di spionaggio di Cohen assunse un'importanza ancora maggiore quando una giunta baʿthista che includeva diversi suoi associati argentini prese il potere in Siria nel 1963. Il leader del colpo di stato, Amin al-Hafez, continuò a favorire Cohen, e si dice che considerò di nominarlo vice ministro della difesa.
Cohen ricevette briefing militari classificati e fu portato a visitare le fortificazioni siriane sulle alture del Golan.
Nonostante il notevole talento di Cohen per lo spionaggio, mostrava una tendenza alla disattenzione, ignorando gli avvertimenti dei suoi responsabili israeliani contro l'invio di trasmissioni radio troppo frequenti o sempre alla stessa ora del giorno. Questo si rivelò la sua rovina. Nel gennaio 1965 il controspionaggio siriano identificò il suo segnale radio e lo arrestò nell'atto di inviare una trasmissione. Cohen fu interrogato, condannato in un processo militare, sottoposto a torture terribili e impiccato pubblicamente nel maggio 1965.
Trama libera:
Eli Cohen si fa la plastica facciale per non essere scoperto dai nemici che già conoscono il suo volto a causa della sua morte accaduta in passato e ottiene una missione rischiosa nel infiltrarsi nell'organizzazione terroristica AQAP dopo essere stato addestrato sui militanti e jihadismo ottenendo la nuova identità Hassan Ibn al-Walid.
Lui ha potuto continuare a lavorare nel Mossad perché fisicamente è ritornato in vita con l'età in cui era morto.
Informazioni
Data di nascita:
26 dicembre 1924
Data di morte:
18 maggio 1965
Data di resurrezione:
18 ottobre 2021 (nella trama Roleplay)
Nazionalità:
Israeliano
Etnia:
Ebreo mizrahi siriano naturalizzato egiziano prima di essere espulso dall'Egitto
Religione:
Ebreo ortodosso moderno
Occupazione:
Agente del Mossad
Residenza:
Ataq,Yemen
Moglie:
Nadia Cohen
Età:
-98 anni (avanzando l'età mentale ed esperienza)
-40 anni (al tempo della morte e fisicamente attualmente)
Prestavolti:
-Eli Cohen (volto reale)
-Mansour bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum (secondo volto solo nel roleplay e con la nuova identità Hassan Ibn al-Walid)
Genere Roleplay:
-Spionaggio
-Fantasy
-Drama
-Storico alternativo
-Crossover storico
-Real Life
Curiosità:
Eli Cohen parlava perfettamente le seguenti lingue e le padroneggiava tutte in pieno controllo.
Ebraico di nascita, poiché tutte le preghiere nei libri di preghiera della sinagoga erano condotte solo in lingua ebraica.
L'arabo si parlava fuori casa per strada e gli veniva insegnato alle scuole elementari e superiori mentre cresceva in Egitto.
Francese, tutti gli ebrei in Egitto parlavano francese a casa ea scuola tutte le professioni e le materie venivano insegnate nella scuola francese dell'Alleanza in francese.
L'inglese era una seconda lingua obbligatoria a scuola e nel commercio
Spagnolo, imparò nel Mossad in Argentina prima di essere assegnato a trasferirsi come Spy Master in Siria.
Questo è stato uno dei tanti motivi per cui è stato reclutato nel Mossad poiché era multilingue e poteva spostarsi da una lingua all'altra in modo intercambiabile.
Eli Cohen è stato classificato come maggiore nell'esercito israeliano dell'intelligence come agente del Mossad.
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weirdesplinder · 1 year
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Questo fine 2022 invece dei soliti post dedicati ai libri natalizi o ai riassuntoni di cosa si è letto durante l’anno, siccome per me questo è stato un anno horribilis da dimenticare, ho deciso di regalarvi una serie di post e video dedicati ai LIBRI CON VIAGGI NEL TEMPO.
Cosa c’è di meglio per fuggire alla realtà che viaggiare nel tempo?
Spero queste lista vi saranno utili e vi intratterranno, e come sempre vi invito ad aggiungere i vostri titoli preferiti di questo genere.Ogni lista è specifica di un genere per agevolarvi e suddividere il LISTONE che altrimenti sarebbe stato lunghissimo.
Questo è il terzo video della serie quello dedicato a: LIBRI IN ITALIANO CON VIAGGI NEL TEMPO SEZIONE ROMANCE:
-L'ultimo dei templari, Karen Marie Moning (serie di 8 libri)
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Nel  Quattordicesimo secolo l'Ordine dei Templari viene messo al bando; i  suoi cavalieri, perseguitati in tutta Europa, vengono accolti in Scozia,  in grande segretezza. Circenn Brodie è uno di loro, un guerriero  immortale, custode delle reliquie sacre dell'Ordine e di una boccetta  dal contenuto magico, appartenente al popolo delle fate. Il suo è un  mondo retto da formule magiche e regole antichissime. Quando Lisa Stone  viene catapultata dai giorni nostri in un castello medievale, tra le  braccia dell'affascinante guerriero, la sua vita sembra crollare in un  istante. Sarà un sogno o un terribile scherzo del destino? Nessuno dei  due è pronto a questo incontro, ma nulla potranno contro la magia che  sta per travolgerli.
-La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, di Audry Niffenegger
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Quando  Henry incontra Clare, lui ha ventott'anni e lei venti. Lui non ha mai  visto lei, lei conosce lui da quando ha sei anni… Potrebbe iniziare così  questo libro, racconto di un'intensa storia d'amore, raccontata da due  voci che si alternano e si confrontano. Si costruisce così sotto gli  occhi del lettore la vita di una coppia e poi di una famiglia cosparsa  di gioie e di tragedie, sempre sotto la minaccia di qualcosa che nessuno  dei due può prevenire o controllare. Artista, professore  all'Interdisciplinary Book Arts MFA di Chicago, Audrey Niffenegger firma  con questo libro il suo primo romanzo.
-Patto col passato, di Susan Price (serie di 3 libri ma solo il primo è stato pubblicato in italiano)
Link: https://amzn.to/2JXLeuE
Viaggio  nel tempo tra il Ventunesimo e il Sedicesimo secolo: una Metropolitana  del Tempo garantisce il collegamento e consente a un gruppo di  scienziati di entrare in contatto col passato, quando la Terra era  ancora ricchissima di risorse inesplorate e con i suoi abitanti, il clan  degli Sterkarm che vivono in una cupa torre. Andrea, una ragazza grassa  e goffa del Ventunesimo secolo spedita come spia nel Sedicesimo diventa  popolarissima e si fidanza con il bellissimo Per Sterkarm, il figlio  del capoclan. Sarà Andrea a salvargli la vita quando, ferito, lo farà  curare nel suo secolo. Il romanzo prosegue tra avventure e passioni.
-Le parole del nostro destino, Beatriz Williams
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Amiens,  Francia, 1916. Incurante della pioggia battente, una donna è in attesa  fuori della cattedrale. Tra i fedeli raccolti in preghiera, c'è il  capitano Julian Ashford, l'uomo per cui lei ha sacrificato ogni cosa e  che tuttavia non rivedrà mai più. Quando tornerà in trincea, Julian  morirà. Ma lei è lì per riscrivere il loro destino. Il nome della donna è  Kate… New York, oggi. Incurante del gelo, una donna è in attesa  davanti alla porta di Julian Laurence: sebbene sia la vigilia di Natale,  deve consegnargli dei documenti urgentissimi. I due si sono conosciuti  il giorno precedente, eppure, quando lei entra in casa, lui si comporta  come se l'aspettasse da sempre, come se l'amasse da sempre. Ricambiare  quell'amore le sarà facile: Julian è uno degli uomini più ricchi e  affascinanti di Manhattan, è romantico, appassionato, intenso, Per  qualche mese, la vita diventa un sogno da cui non ci si vorrebbe  svegliare mai più… Ma poi, dal nulla, spunta un libro: la biografia di  Julian Ashford, un prezioso volume corredato di foto e di lettere  scritte dal celebre poeta-soldato durante la prima guerra mondiale. La  donna non ha dubbi: la calligrafia elegante e ordinata, gli occhi  gentili, il volto che s'intravede sotto il berretto sono del suo Julian.  E quel libro sta per segnare il loro destino. Il nome della donna è  Kate… In un turbine di sentimenti e di misteri, di speranze e di  passione, “Le parole del nostro destino” racconta la storia di un amore  vero, un amore unico, un amore eterno.
-La straniera, di Diana Gabaldon (serie di 9 libri)
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Nel  1945 Claire Randall, un'infermiera militare, si riunisce al marito alla  fine della guerra in una sorta di seconda luna di miele nelle Highland  scozzesi. Durante una passeggiata la giovane donna attraversa uno dei  cerchi di pietre antiche che si trovano in quelle zone. All'improvviso  si trova proiettata indietro nel tempo, di colpo straniera in una Scozia  dilaniata dalla guerra e dai conflitti tra i clan nell'anno del Signore  1743. Catapultata nel passato da forze che non capisce, Claire si trova  coinvolta in intrighi e pericoli che mettono a rischio la sua stessa  vita e il suo cuore.
- Verde oscurità, di Anya Seton
Link: https://amzn.to/3bS2ygd
Una  residenza aristocratica e misteriosa, Medfield Place, nel Sussex. Una  donna che cade in coma e rivive nell'incoscienza il tormentato amore di  una sua ava per un monaco dell'epoca Tudor. Un peccato da redimere, in  bilico tra passato e presente… Un affascinante romanzo sull'enigma della  reincarnazione.
-L'uomo dei miei sogni, di Jude Deveraux
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La bella americana Dougless aveva fatto di tutto perché quella  vacanza in Inghilterra con il fidanzato Robert fosse perfetta e  indimenticabile. Invece, per colpa di un litigio, lui la pianta in asso  senza bagagli né denaro in una chiesa sperduta in mezzo alla campagna.  Mentre lei è in lacrime sulla tomba di un cavaliere, appare al suo  fianco un uomo straordinario, alto e prestante, con un'armatura che gli  arriva alla vita, calzoncini a palloncino e tanto di calzamaglia. È  Nicholas Stafford, conte di Thornwyck, morto nel 1564 ma verso il quale  Dougless si sente spingere da una forza sconosciuta. Legami misteriosi e  insondabili sembrano unirli fuori dal tempo, in un amore sospeso tra  due epoche senza possibilità di un futuro. A meno che Dougless trovi il  modo di cambiare il corso della storia, salvando così l'unico uomo che  lei abbia mai veramente amato.
- Grande amore, Ann Brashares
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Trama: Daniel  ha attraversato gli oceani del tempo per trovare Sophia. La “memoria”,  la capacità di ricordare la sua vita passata, è per lui un dono ma anche  una maledizione. Ora Sophia è Lucy, una studentessa liceale, e non  crede a una sola parola di ciò che le dice Daniel: le sembra impossibile  che nelle loro precedenti vite si siano amati e poi siano stati  separati da una crudele forza misteriosa. Ma Daniel sa che loro due sono  stati insieme: in Asia Minore nel 552, nell’Inghilterra del 1918, e poi  in Virginia nel 1972. Brevi, fugaci attimi di passione che la morte ha  sempre brutalmente spezzato. Anche oggi le loro anime si stanno  cercando, e ancora una volta quella misteriosa forza è pronta a  separarli. Un’avventura romantica che si snoda attraverso i secoli per  abbracciare non una ma tante vite, inseguendo l’unico, vero, grande  amore.
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scienza-magia · 2 months
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L'ultimo processo per stregoneria in Europa
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Helen Duncan, l’ultima “strega”. Fu condannata a Londra il 31 marzo del 1944, esattamente 80 anni fa, in base al Witchcraft Act, una legge contro le persone accusate di stregoneria che risaliva al 1735 e che poco dopo venne abrogata. Il 31 marzo del 1944, esattamente 80 anni fa, a Londra una giuria dichiarò Helen Duncan colpevole in base al Witchcraft Act, una legge contro le persone accusate di stregoneria che risaliva al 1735, che non veniva applicata da più di un secolo e che poco dopo venne abrogata. Quello di Helen Duncan, che venne incarcerata per nove mesi, viene raccontato come l’ultimo processo per stregoneria che si tenne in Europa e che l’allora primo ministro britannico Winston Churchill definì «una sciocchezza obsoleta».
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Helen Duncan (Wikipedia) L’evento che portò alla condanna di Duncan avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, nel novembre del 1941, quando la donna era già una medium molto popolare. Sopra a una farmacia alla periferia di Portsmouth, porto e base navale sulla costa meridionale dell’Inghilterra, una coppia invitò Duncan a tenere una seduta spiritica. Gli ospiti, dopo aver pagato la somma di 12 scellini, vennero fatti accomodare in una piccola stanza illuminata solo da qualche lampadina rossa che la coppia, appassionata di spiritismo, aveva scelto di chiamare “The Master Temple”. Helen Duncan si sedette di fronte al pubblico, accanto a una tenda scura, e diede inizio alla sua performance. Mentre un grammofono suonava, sembrò entrare in uno stato di trance e dopo pochi istanti una massa di ectoplasma biancastro e viscoso uscì dalla sua bocca rendendo in qualche modo visibile quello che disse essere lo spirito di un marinaio che aveva evocato e che annunciò ai presenti una terribile notizia: la nave da guerra HMS Barham della Royal Navy britannica era stata affondata. L’informazione era vera, ma non era ancora stata resa pubblica: il 25 novembre del 1941 alle 16:25, mentre navigava per coprire un attacco contro un convoglio italiano, la HMS Barham venne infatti colpita da tre siluri lanciati da un sottomarino tedesco e affondò rapidamente perdendo circa due terzi del suo equipaggio, più di 860 marinai.
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L’affondamento della HMS Barham (Wikipedia) L’Ammiragliato, allora responsabile del comando della Royal Navy, apprese che l’Alto Comando Tedesco non sapeva nulla dell’affondamento e presentandosi l’opportunità di ingannare i tedeschi e di proteggere il morale degli inglesi censurò tutte le notizie riguardanti l’affondamento. Dopo un ritardo di parecchie settimane decise infine di informare i parenti prossimi dei morti chiedendo però di non divulgare la notizia per non farla arrivare al nemico. Dopo la seduta di Duncan, la Royal Navy si allarmò sospettando che quella donna potesse essere una spia o comunque un pericolo per la sicurezza. A quel tempo Helen Duncan aveva 44 anni. Soprannominata fin da piccola “Hellish Nell” (Nell, diminutivo di Hellen, l’infernale), era nata con il nome di Victoria Helen MacFarlane a Callander, in Scozia, il 25 novembre del 1897. Era una bambina piuttosto strana, irrequieta che si diceva avesse la “seconda vista”, cioè la capacità di avere visioni sul futuro e percezioni extrasensoriali poiché sosteneva di avvertire le persone di alcuni pericoli che in seguito si sarebbero verificati. Dopo aver lasciato la scuola e lavorato in un ospedale, nel 1916 sposò Henry Duncan, un ebanista e veterano di guerra che sosteneva i presunti talenti paranormali della moglie. «Era uno spiritista, membro di un movimento che era cresciuto a partire dalla metà del XIX secolo», racconta Malcolm Gaskill, autore di Hellish Nell: Last of Britain’s Witches: «Fu lui a spiegarle che, senza che se ne rendesse conto, stava comunicando con gli spiriti». I due ebbero dodici figli di cui solo sei sopravvissero all’infanzia. Nel 1926 Helen Duncan cominciò a praticare con regolarità delle sedute spiritiche in cui affermava di essere in grado di fare da mediatrice tra il mondo dei morti e quello dei vivi: evocava gli spiriti delle persone defunte che si “materializzavano” e si rendevano visibili al pubblico pagante attraverso l’ectoplasma che usciva dalla sua bocca. Gli incontri si svolgevano sempre in stanze molto buie, Duncan sedeva sempre vicino a una tenda molto scura e si sentivano altre voci oltre la sua. A poco a poco la sua popolarità crebbe. Negli anni Trenta la London Spiritualist Alliance, fondata a fine Ottocento, cominciò a occuparsi di lei sospettando che producesse gli ectoplasmi ingerendo vari materiali e poi rigurgitandoli. Duncan fu dunque osservata, spogliata, perquisita e fotografata per quasi due anni.
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Helen Duncan, nel 1928 durante una seduta, fotografata da Harvey Metcalfe (Wikipedia) Nelle indagini venne coinvolto anche il ricercatore Harry Price che pagò Duncan per assistere a una serie di sedute durante le quali riuscì a ottenere e ad analizzare un campione del suo ectoplasma: si scoprì che era fatto di garza e albume d’uovo mescolati tra loro. Altre analisi su altri campioni rivelarono che la sostanza era a volte composta di strati di carta igienica, altre ancora di mussola o garza imbevute in fluidi resinosi. Prima di una seduta Duncan venne anche convinta dalla London Spiritualist Alliance a ingoiare una compressa che avrebbe colorato il materiale eventualmente rigurgitato e, in quell’occasione, non apparve alcun ectoplasma. Duncan venne smascherata anche una seconda volta il 6 gennaio del 1933, quando a Edimburgo una persona presente alla seduta tentò di afferrare lo spirito di una bambina: si trattava di una sottoveste bianca. Le luci vennero accese, fu chiamata la polizia e Duncan fu multata di dieci sterline. Nonostante questo la donna proseguì con la propria attività facendo leva, in tempo di guerra, sul dolore delle persone, sulla loro vulnerabilità e sul fatto che le informazioni dal fronte fossero poche e incerte. Le sedute spiritiche divennero in quel momento una forma di intrattenimento molto popolare. Mogli, padri e madri volevano sapere se i loro cari fossero ancora vivi o volevano sapere quando sarebbe avvenuto il prossimo bombardamento aereo. Dopo la seduta durante la quale Duncan rivelò che la HMS Barham era affondata la Royal Navy iniziò a interessarsi alle sue attività, ma fu solo nel 1944, durante i preparativi per lo sbarco in Normandia, che tale interesse si concretizzò. Il 14 gennaio del 1944 Helen Duncan organizzò una seduta alla quale, a sua insaputa, erano presenti due ufficiali della Marina. La medium evocò lo spirito della sorella di uno di loro, che però era ancora viva. I due stettero al gioco e il 19 gennaio, durante un’altra seduta, Duncan venne arrestata in base al Vagrancy Act del 1824 che puniva il vagabondaggio. Così la sua pena si sarebbe limitata a una multa, mentre i giudici volevano per lei una condanna esemplare temendo che la donna potesse continuare a rivelare informazioni riservate, qualunque fosse la sua fonte.
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Immagine dal libro del 1945 The trial of Mrs. Duncan Durante il processo venne dunque invocato il Witchcraft Act che negava l’esistenza dei poteri sovrannaturali prima attribuiti alle streghe e puniva con il carcere chi millantava di possederli traendone profitto. Dopo sette giorni di processo, durante i quali vennero ascoltate in aula decine di testimonianze che i giornali seguirono con grande interesse, Duncan venne giudicata colpevole e incarcerata per nove mesi. Del caso si interessò anche il primo ministro Winston Churchill lamentandosi dell’uso improprio delle risorse del tribunale per seguire una vicenda farsesca basata sul Witchcraft Act e su un capo di imputazione obsoleto. Al suo rilascio, nel 1945, Duncan promise di smettere con le sedute spiritiche, ma non lo fece. Fu arrestata una seconda volta nel 1956 e morì nella sua casa di Edimburgo poco tempo dopo. Il processo a Duncan contribuì all’abrogazione, nel 1951, del Witchcraft Act. Read the full article
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lettieriletti · 4 months
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Moglie di una Spia Cofanetto (Vol. 1-2)
LA TRASPOSIZIONE MANGA DEL FILM VINCITORE DI UN LEONE D’ARGENTO A VENEZIA Vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Yusaku Fukuhara si reca in Manciuria in cerca di nuove opportunità commerciali. Qui si imbatte suo malgrado in un segreto militare. Yusaku intende denunciare alle autorità internazionali i gravi atti commessi dal Giappone, ma la moglie si oppone…
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portinaio · 4 months
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DUE MONDI
Il primo ricordo che ho di te è un nemico.
Dove eravamo quando ci siamo incontrati la prima volta? La musica era assordante e nemmeno di mio gradimento. L’odore di sudore si mischiava a quello del gin tonic e di birra da quattro soldi. Mi sentivo così fuori luogo, ma ballavo. Perché con i diavoli puoi fare solo quello: danzare. E il mio nemico era lì. Davanti a me. È stato per un mese il direttore di un cazzo di progetto a cui avevo partecipato, un po’ costretto e un po’ convinto. Me l’aveva chiesto gentilmente e voleva che diventassimo colleghi. Poi quando tutto è crollato ci ha abbandonato, lasciando me e gli altri disperati in balia della burocrazia fallimentare, di telefonate a vuoto e di attese snervanti. I miei colleghi volevano stanarlo e farlo a pezzi. E io ho cercato di proteggerlo dicendogli che non valeva la pena perdere tempo dietro a un ciccione egoista. Sì, l’ho chiamato ciccione. Poi qualcuno ha fatto la spia e lui si è offeso con me perché lo avevo perculato. Ma non sapeva che avevo difeso il suo naso da un pugno in faccia e le sue mani da amputazione certa. Non mi ha più parlato. Davanti a me ballava e sorrideva, nemmeno un saluto. Ho cercato il suo sguardo, ma nulla. Detesto le cose lasciate a metà.
Il secondo ricordo che ho di te è la voce.
Stavo fumando sotto quei funghi che riscaldano d’inverno gli ambienti all’esterno. Faceva un caldo, mi sentivo la pelle bruciare. Potevo smettere quel giorno, ci avrei guadagnato tempo, denaro e salute. Tu eri davanti a me e commentavi la serata: “Bella musica”. Stai scherzando? Veramente ti piacciono quei riempi-pista in salsa techno velocizzati da falliti Dj? Però la tua voce Cristo! Mi sembrava qualcosa di così famigliare e mentre arrostivo come un tacchino il tuo accento diventava la DeLorean di “Ritorno al Futuro”. Potevo usarla per viaggiare nel tempo. Mi hai ricordato di lei che mi teneva stretto stretto e mi scriveva “Ti amerò per sempre”. Anche quando la promessa non era stata mantenuta continuava a dirmelo: “Ti amerò per sempre”.  E io non capivo, perché saltava da un letto a un altro e io ero solo il suo paraurti. Aveva la tua stessa cadenza. Per anni ho abitato intorno a te e non lo sapevo. Quanti km ci separavano? Quanto tempo avrei dovuto aspettarti. Ho fatto un breve calcolo: 9236 giorni.
Il terzo ricordo che ho di te è la mia gentilezza.
Credo di avertelo già detto che ci sono due cose che spiazzano nella vita: la verità e la gentilezza. E se con gli assiomi non sono molto bravo, con il garbo e la carineria divento un campione. E allora quando vi ho visti in panne in mezzo alla strada vi ho soccorso. Perché mi hanno insegnato che nessuno deve essere lasciato indietro. Sembravamo tre amici di lunga data, potevo girare a sinistra allo stop e portarvi fino al mare, avremmo visto l’alba con un cornetto alla crema e la mia anima avrebbe fatto il pieno di cortesia e amabilità, che poi sono tutti sinonimi della gentilezza. Il tuo amico il giorno dopo è partito. Siamo rimasti io e te. L’occhio di bue ci aveva ben inquadrato. Cedevi al sonno e alla stanchezza, ti drogavi di caffeina a qualsiasi ora. Lo facevi per me o perché sei abituato a questo sfinimento? Allora ho visto com’eri.  Dio santo proprio a me lo stai dicendo? Sono il più grande ammaestratore di zucchero. I tuoi deliri glicemici non mi spaventavano. Sono così abituato. Pensa che mio cugino per colpa del diabete ha perso l’uso dei reni, ma sua moglie per fortuna era compatibile. Che poi non so se ci sia bisogno di compatibilità per donare un organo. Dio cane che grande gesto d’amore. Io non so se ne sarei capace. Quasi tutta la mia famiglia nella lista della spesa ha insulina e aghi per bucare le dita. Io mi sono salvato perché non mi piacciono tanto i dolci, che poi non c’entra una cazzo, forse sono stato solo fortunato. Sul cancello mi hai detto: “Mi sembra di conoscerti da sempre”, hai rincarato la dose dopo due passi: ”Sei così tenero che vorrei abbracciarti e stringerti forte”. Dimmi che non è “love bombing”, dimmi che non era una strategia da Narciso. Perché io ci ho creduto. Quante birre abbiamo comprato? Quattro? Siamo tornati in casa e abbiamo brindato a cosa non so, ma sicuramente alla fortuna. E mentre lavavi le tazze non smettevo di guardarti e stavo lì impalato, come un beccamorto, spaventato e confuso, come se fosse l’ora della mia morte. Mi hai abbracciato e tutto il mondo si è levato dai coglioni. Eravamo solo io e te. E purtroppo quella fastidiosa televisione sempre accesa su Focus. Mentre ti baciavo ho imparato tutto su Tutankhamun, su come evolverebbe la terra senza la razza umana e persino le strategie di guerra degli antichi romani. :-P
La quarta cosa che mi ricordo di te è un tatuaggio.
Veramente hai osato disegnarti quella schifezza sulla pelle? Scusa non dovrei giudicarti. Per me va bene così. Lo so che non sei quella “roba lì” che sotto l’epidermide c’è qualcos’altro. Non mi hai spiegato cosa rappresenta, che intenzione c’è dietro quella specie di uccello di fuoco, struzzo, pollo Vallespluga…per Dio prenota subito un Centro Ink Removal, pare siano bravissimi. Scusa è che vorrei alleggerire tutto e strapparti un sorriso, questa lettera sta incominciando a diventare pesante. Abbiamo parlato, io di più, perché volevo tenere la fiamma alta e non disperdere tutta quella bellezza che avevamo creato. Ti ricordi dove dormivamo?  Sono crollato alle cinque del mattino e quando mi sono svegliato tu eri lì con il caffè. Mi guardavi. Ed io ero ancora spaventato. Ti prego Dio dell’amore fa che mi dica quelle parole. 
Lo hai fatto.
“Sei così bello quando dormi, sembri un bambino”
Che copione perfetto. Che coglione perfetto. Non tu. Io!  Ho guardato ogni centimetro del tuo corpo perché non volevo dimenticare nemmeno una falange. Se dovessero farmi un interrogatorio sarei l’orgoglio dei Ris di Parma. Scrutavo ogni tuo movimento, gli occhi cercavano tracce, le tue impronte digitali erano tutte su di me. Non hai toccato nulla se non me e quella maledetta moka, che diciamocelo non faceva un gran caffè. Ci siamo affogati di sushi e poi mi hai chiesto: “Mi porti a vedere la porta di Milano?” che scritta così suona ridondante, ma non ho voglia di trovare altri verbi, sono in flusso di coscienza e ahimè d’incoscienza e va bene così. Mi hai raccontato del neoclassico e ho scoperto cosa sono i Caselli Daziari, cos’è un Sestiere e mi sono ricordato di cosa diceva Platone.
“Scegli come partner qualcuno migliore di te. Non hai bisogno di qualcuno che ti ami così come sei. Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a crescere giorno dopo giorno. Il vero amore è ammirazione, quindi il partner che scegli dovrebbe avere quelle qualità che ti mancano. Se voi due vi impegnate ad aiutarvi a vicenda a crescere, prenderete i periodi burrascosi di qualsiasi relazione come opportunità di crescita reciproca. Sarà tutto più semplice e duraturo. Ecco perché la persona giusta per te non è solo quella che ti accetta, ma quella che ti fa sviluppare il tuo massimo potenziale in questa vita”.
Perché quel pezzo di merda aveva già capito tutto. E noi adesso cos’abbiamo come esempio? Fabio Volo!
Il giorno della tua partenza è arrivato troppo in fretta. La porta che avevamo creata si è chiusa.  Allora ho fatto una cosa, ho preso il mio cuore e l’ho messo nel tuo zaino, insieme alle medicine, i tuoi vestiti fuori moda e le analisi del sangue. Perdona se adesso è in putrefazione, ma io con te dovevo e devo usare la testa. La guerra fra cervello e cuore la lascio ai dilettanti. Siamo tornati nei nostri mondi, fatti sicuramente di abitudini, noiose certezze e l’aggravante delle giornate pre-natalizie.
La quinta cosa che mi ricordo di te è l’attesa.
Io entravo sempre più nel profondo e tu cercavi un appiglio per non farti portare giù. Scusa non dovevo chiederti certe cose. Mi accorgevo che facevi fatica. E allora distruggiamolo questo mio mondo. Perché non ho più bisogno di quello che mi circonda. Ho tanti amici quante ferite, che sono pronti a seguirmi in guerra. A loro ho raccontato di te, per una volta volevo smettere di essere gentile e dire la verità. Io aspettavo e tu continuavi a gravitare intorno a me buttandomi briciole e sorrisi. 
Assomigli alla felicità. Perché sei calmo, silenzioso, pacato. TI piace il passato, sei bravo a scavare e credo che tu sia anche l’orgoglio dei tuoi genitori. Sei una felicità silenziosa, da comprendere, sei la serenità della tradizione, il Sabato in centro, una pizza con gli amici. Ma la provincia a volte è meschina, perché illude e ti tenta. E io e te lo sappiamo bene.
Devo andare più in profondità?
Una volta mi ha dato del banale e ti sei arrabbiato per una sciocchezza. Poteva essere un segnale d’allarme. Guarda che non mi offendo. Mi devi sparare a una rotula per offendermi. Ma non darmi del banale ti prego. 
Dai vieni giù con me.
Facciamo il gioco del Cadavre exquis, che tanto piaceva a Picasso, Man Ray e Breton, capace di svelare i misteriosi canali di comunicazione che esistono fra elementi apparentemente diversi. Oppure sfidiamo Jung e vediamo chi dei due ha la mente più complessa. Devo impegnarmi di più? Sai che conosco tutte le opere del Museo Archeologico di Napoli?  Te le saprei raccontare persino in giapponese. Ti potrei narrare della triste storia della città di Minamata o del fotografo Eugene W. Smith: le sue immagini sono fra le più potenti del 900. Vuoi che diventi un professore o preferisci che sia tu a insegnarmi? Chiedimi qualsiasi cosa e io la studierò. Ma ti prego, di nuovo, non darmi mai più del banale. Raccontami ancora delle statuine che hai trovato durante i tuoi scavi, romanticizza le strade di Pompei e perdiamoci nella casa di Marco Lucrezio Frontone.
Poi improvvisamente arrivavi a casa e mettevi già il telefono. Rimanevo senza un finale. Senza il mio capitolo da studiare. Persino i nostri nomi  ci sono ostili. Tu sei il devoto di Marte io la fortezza di Dio. Siamo in due mondi diversi.  Come Ligia e Marco Vinicio, come quei banali di Romeo e Giulietta. 
Adesso cado nella banalità. Nel sentimentalismo più insipido, d’altronde io vedo della cavalleria anche nei pacchi Amazon. Ma l’anima si cura con i discorsi belli, mica posso stare qui a fare l’elenco puntato dei nostri difetti. Io i tuoi non li conosco. Però mi avevi detto che sei un inconcludente. Vuoi sapere i miei? Li lascio alla tua fantasia. Adesso ho bisogno di distruggere tutto il mio mondo, perché non è possibile che fra me e te non ci sia niente in comune.
Dai andiamo più in profondità. Trattieni il fiato.
Non puoi cambiare le persone. Puoi cambiare le tue aspettative. Chi cazzo lo diceva? Puoi stabilire dei confini e prendere decisioni su quanto tempo e impegno dedichi. Puoi concentrare la tua attenzione. Puoi esercitarti con l'accettazione e il lasciar andare. Ma non puoi modellare qualcuno in chi vuoi o hai bisogno che sia. Non puoi costringerli a fare un turno prima che siano pronti. Non puoi chiedergli di diventare qualcuno diverso da quello che è autenticamente. Non dovresti farlo. E questa può essere una verità dolorosa con cui sedersi. Che non importa quanto implori e spieghi le cose. Non importa quante volte tu dica ciò di cui hai bisogno e comunichi ciò che fa male. Una persona a cui tieni non può presentarsi per te nel modo di cui hai bisogno. Che a volte, non c'è nessuno da incolpare e niente da sistemare.
Chi cazzo lo diceva? Non me lo ricordo più.
E io non ti ho chiesto questo. Volevo solo il minimo sindacale. Oppure sentirmi dire "Lascia perdere io ho troppo da fare”. Forse me l’hai anche sussurrato in un momento di cattiveria. Dovevo ascoltarti meglio. Scusami.
Chi vuole conoscere uno come me? Che vive in una gabbia d’oro, che scrive senza rileggere, pieno di refusi. Chi mi verrà a liberare? Ah! Sì. Il principe o la principessa azzurra, a questo punto il genere non ha importanza, siamo in un periodo di fluidità.
Vuoi andare più a fondo? Lo sai che potremmo trovare dei mostri?
Secondo il luogo comune e ricerche scientifiche in fondo al mare, anzi nel profondo dell’oceano, vivono creature fantastiche che sfidano ogni legge della fisica. Stare qui è impossibile per noi. Allora diventiamo mutanti, trasformiamoci e adattiamoci a questo ambiente. Io vorrei essere “Ghidorah” il drago a tre teste, oppure potrei obbligare la mia schiena a deformarsi e diventare “Kamaji” il ragno umanoide del film “Sen to Chihiro no kamikakushi”. Ha sei braccia, che bastano per spaventare e fare un sacco di cose.
Tu rimani così. Sei già mostruosamente bello e inquietante con quelle scarpe nere. E adesso che ti ho portato qui? Diventiamo cattivi e buttiamo fuori tutto il veleno. Di cosa ti vergogni? Quando perdi mutande nei locali e nessuno ti guarda negli occhi ti senti felice? Quando cerchi umanità nel buio delle tue perversioni sputi o ingoi? Di me non sai. Io che elemosino amore sono in realtà la più sadica delle creature. Quando parli di “indagine sull’erotismo” a cosa ti riferisci? Suvvia che dilettante, hai sempre cercato la strada più facile. Vieni con me e annulla il tuo corpo in uno “zentai”, cercalo su Google se non sai cosa sia. Vieni con me alle feste più deliranti del mondo, dove ognuno può essere quello che vuole. Troverai cani, vecchi vestiti da bambini, impiegati zerbino e persino la mia amica che pratica la body suspension. Loro sì che indagano, che vanno oltre il desiderio più semplice. Potrei stupirti e confessare al mondo intero che sono bravissimo a sedurre le persone nel reparto yogurt del supermercato. Hai mai fatto l’amore sopra un “mare di morti?” Volevo scrivere cimitero, ma mi piace questa metafora. Sei mai stato nudo in mezzo alla gente e obbligato tutti a guardarti negli occhi? Ti hanno mai pagato per fare sesso? Hai mai seguito qualcuno in metropolitana? Hai mai sedotto un prete o una suora? Ho tre teste e un elenco lunghissimo di maleodoranti ricordi. Ma si sa, ogni mostro ha paura. Così ti chiedo, quando torni a casa la sera, pieno di non so cosa, e la Domenica ti svegli chi trovi al tuo fianco? Quando allunghi il braccio c’è il telefono o il telecomando della televisione? Cosa compri al supermercato? Quello che piace a te o “cazzo questo è il suo piatto preferito”.
Hai così paura di dirlo alla mamma che sei felice? Dai rispondi a queste domande. Mentre io seleziono la prossima perversione, raccontami con chi condividi la tua felicità.
Ho due cicatrici sul corpo, una sulla schiena e una di fianco all’occhio, perché da piccolo ho rischiato. Poi con il passare degli anni ho preferito salvarmi la pelle e infierire sull’anima. Tu hai questo potere, di rattristarmi. Io so solo scrivere e abbuffarmi di aforismi. Ma dimmi una lettera così l’hai mai ricevuta? Secondo me solo dall’Inps. :-P
Vedi che alla fine i mostri non sono poi così mostri.
Andiamo più giù, dove è impossibile vivere. 10994 metri sotto il livello del mare. Mi piacciono i numeri. Mi piace infilarmi nei pertugi fra topi ballerini e scarafaggi. 
Qui potremo toglierci tutte le sovrastrutture che ci tengono in piedi. La pressione ci darà solo un minuto prima che i nostri corpi esplodano. Potrai vedere la certezza e la sincerità, il mio senso di leggerezza, la paura e il coraggio. Credo di avere questo sotto la mia armatura. Mi hai detto: “Io sono una persona pura”. Mi hai dato dell’irrisolto, del prigioniero e mi hai lasciato in fondo alla tua rubrica del telefono. 
Ma preferisci non parlarmi. Lo so che non ne abbiamo bisogno, perché tu conosci la lingua dei segni. E io ho imparato a dire con le mani “Grazie” “Mi manchi” e anche “È pronta la colazione?”
Ma il fiato manca e mi tocca tornare in superficie, ho delle pinne da apnea lunghissime, sembro un tritone mentre nuoto verso l’ossigeno.
Mi porto dietro tutte le citazioni banali che tanto ti fanno arrabbiare. Non m’importa. Ci porteremo dietro sempre l’impressione di aver perso qualcosa, il tempo sicuramente. Quante cartucce potrai sparare da qui a dieci anni prima di diventare un povero vecchio? Io ho ancora due proiettili. Li tengo ben stretti.
Fai attenzione. Risali anche tu. Nel frattempo vorrei diventare il fiume Montone e rompere gli argini. Verrei a casa tua solo per lavare il pavimento. E non farei danni. Potrei essere un libro, un pirofono, che manco so come si suona, un quadro di fine ottocento. Questa è la mia fatica. Non perdere la memoria, e ricordare sempre ciò che vorrei dimenticare.
Ecco sono uscito dal mare. Che coglioni rimanere in apnea. Non puoi neanche ridere. Tu dovresti arrivare fra dieci minuti secondo i miei calcoli. Nel frattempo ti aspetto e galleggio. Un’ultima occhiata all’oroscopo.
Sagittario: "Nell’anno che verrà ti vedo alla ricerca di un tesoro. La tua non è un’esplorazione sfrenata e confusa, ma diligente e disciplinata. Sii ben organizzato, raccogli con cura i risultati delle tue ricerche e fa’ domande incisive. Usa la logica e l’intuito per riflettere sulle possibilità . Sii disposto a fare qualche cambiamento per accogliere le ricchezze che cerchi. Trai ispirazione dalla tua perseveranza e da un’incessante ricerca. Questo sforzo sarà ripagato entro la seconda metà dell’anno".
Che palle! Mi toccherà galleggiare un po’ di più.
Ovunque tu sia. Vai piano e manda un messaggio quando arrivi.
G.
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carmenvicinanza · 8 months
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Maddalena Cerasuolo e le “Quattro giornate di Napoli”
Ma il Ventotto dello stesso mese il popolo insorse contro il massacro e il sopruso, e c’ero anch’io dietro la barricata, ragazza piena di amor di patria.
Trovai una mitraglietta e sparai, sparai, sparai contro le camionette e i carri armati…
Maddalena Cerasuolo è la donna simbolo delle ‘Quattro giornate di Napoli’ l’insurrezione popolare contro l’esercito tedesco, che si svolse dal 27 al 30 settembre 1943.
Napoli è stata la prima città italiana a liberarsi da sola dall’occupazione nazifascista, ancor prima dell’arrivo delle truppe americane. Un anno e mezzo prima che Milano fosse liberata il 25 aprile del ’45.
Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, nacque nella città partenopea il 2 Febbraio 1920, in una famiglia popolare e numerosa, aveva cinque sorelle e due fratelli. Il padre Carlo, cuoco, aveva ricevuto la medaglia d’argento al valor militare per le sue azioni nella prima guerra mondiale. Durante il secondo conflitto mondiale, gestiva la mensa dell’Ansaldo, in seguito perse il lavoro e si mise a vendere pizze fritte per strada aiutato dalla moglie, Annunziata Capuozzo, che era stata aiuto-cuoca nella stessa fabbrica del marito. La giovane Maddalena, che faceva l’operaia in un calzaturificio, non esitò ad andare a combattere per le strade di Napoli in rivolta, per  seguire il padre e il fratello Giovanni, entrambi militanti antifascisti.
Durante gli scontri armati nel quartiere Materdei, per impedire che i tedeschi depredassero una fabbrica, si offrì di andare da sola in avanscoperta per poter valutare l’entità delle forze tedesche, mettendo a rischio la propria vita.
Il 29 settembre del 1943, grazie al suo coraggio e tempestività ha impedito la distruzione del ponte della Sanità, già minato e pronto ad esplodere, che rappresentava un’importante arteria per l’ingresso in città.
In seguito alla liberazione di Napoli, ha continuato a impegnarsi affinché anche il resto d’Italia venisse liberato.
Col nome di battaglia di Maria Esposito, sigla “C22”, ha operato dal 23 ottobre 1943 all’8 febbraio 1944, con lo Special Operations Executive, i servizi segreti britannici.
Ha partecipato a una serie di operazioni per oltrepassare le linee nemiche, che la portarono in Corsica e fino a Bastia, con l’obiettivo di sabotare, una volta in Liguria, siti militari del nemico. Imbarcata su di un sommergibile partì per Genova, dove venne bloccata da una camionetta di fascisti che la interrogarono, sospettando che fosse una spia. Lei, mostrando una cartolina e sostenendo di dover raggiungere un zio a Sanremo perché aveva perso l’intera famiglia a causa dei bombardamenti, riuscì a farla franca.
In seguito è stata paracadutata oltre le linee nemiche che si trovavano fra Roma e Montecassino per raccogliere informazioni fingendosi cameriera dell’artista Anna D’Andria con cui collaborava, organizzando feste in società per carpire informazioni sulla strategia tedesca.
Nel 1945, per il suo impegno nella Special Force, le venne consegnato un “Attestato di Benemerenza” dal Comando Numero 1 della Special Force.
Il 24 maggio del 1946, è stata riconosciuta partigiana e insignita con una medaglia di bronzo al valor militare.
Ha vissuto per tutto il resto della sua vita a Napoli, con le sue testimonianze è diventata il “volto” e la “voce” delle donne della Resistenza napoletana.
È morta a Napoli il 23 ottobre 1999.
Il 3 Marzo del 2000 a Napoli le è stata dedicata una una targa “la straordinaria Lenuccia eroina delle quattro giornate del 1943 in perenne ricordo e ammirazione”.
Il 27 gennaio 2011 le è stato intitolato il ponte che sovrasta il rione Sanità e che lei ha contribuito a salvare. Uno dei pochissimi ponti in tutta la penisola intitolati a una donna.
Sua figlia, Gaetana Morgese, ha scritto la sua storia nel libro “La guerra di mamma”.
La partecipazione di Maddalena Cerasuolo alla rivolta delle “Quattro giornate di Napoli” non è stata un caso isolato, l’intervento delle donne napoletane nell’insurrezione fu massiccio, considerando anche il fatto che la maggior parte degli uomini erano arruolati.
Il ruolo della componente femminile nell’insurrezione, però, è stato troppo spesso ignorato o sminuito.
Dai racconti della stessa Maddalena Cerasuolo, furono proprio le donne napoletane a iniziare l’insurrezione, non il 27 ma già il 23 di settembre, nel giorno della promulgazione del famigerato “Editto Sholl”, con il quale si imponeva a circa trentamila giovani napoletani, di età compresa fra i 18 e i 33 anni, di presentarsi spontaneamente ai centri di reclutamento per essere deportati in Germania nei campi di lavoro, pena la fucilazione.
Questi giovani, di ritorno dai vari fronti di guerra europei, accolsero la notizia con angoscia tanto da decidere di non presentarsi, consapevoli che non sarebbero più tornati.
E ne erano consapevoli anche le donne napoletane, decise a nascondere e difendere in ogni modo i propri figli, mariti, fratelli e salvarli dai nazifascisti.
In mille modi riuscirono ad aggirare i controlli dei tedeschi e dei fascisti che cercavano gli “imboscati”, come fece una mamma del rione Materdei che per salvare dei ragazzi ebbe l’idea di fingersi malata di lebbra, scoraggiando così i tedeschi a entrarle in casa.
L’intraprendenza e il coraggio delle donne napoletane vennero fuori in tutta la loro forza in quei momenti drammatici e quando i nazifascisti iniziarono i rastrellamenti casa per casa per stanare tutti coloro che si erano nascosti per disattendere la chiamata fu allora che le donne scesero in strada per bloccare le truppe, in ogni modo, e salvare la vita ai loro cari.
Quando fu costruita la barricata nella zona di San Giovanniello, anche i “femminielli” (termine napoletano per persone omosessuali e transessuali) accorsero in massa per difenderla, per anni erano stati abituati a fronteggiare la polizia e il potere e non si tirarono indietro davanti all’occupazione nazista.
La rivolta napoletana del 1943, con eterosessuali e “femminielli” che combatterono fianco a fianco, ha rappresentato una delle principali lezioni di integrazione nella storia contemporanea italiana. Soprattutto, considerando il momento storico in cui si è verificata, un periodo caratterizzato dal confino, da violenze e eccidi contro omosessuali e transessuali.
Dopo anni di soprusi, per gli omosessuali napoletani arrivò il momento di prendersi la loro rivalsa, cogliendo al volo l’occasione di non stare a guardare, ma entrare a far parte della storia.
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enkeynetwork · 8 months
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giancarlonicoli · 9 months
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14 ago 2023 19:45
“HO TROVATO DUEMILA NUMERI DI TELEFONO DI SOLE DONNE SULL’AGENDA DEL MIO EX” - LE MEMORIE DI MARIA TERESA RUTA: GLI ANNI DA CORNUTA CON AMEDEO GORIA, IL NUOVO MARITO CHE CONOSCETE TUTTE LE SUE PASSWORD E CIOTTI CHE LA LASCIO' NUDA IN TV - “AMEDEO AVEVA UN’AGENDINA SUL QUALE SEGNAVA NOMI, NUMERO E DAVA UN PUNTEGGIO ALLE SUE SCAPPATELLE. FACEVA IL CASCAMORTO ANCHE DAVANTI A ME. COLPA DELLA SUA INSICUREZZA CRONICA” - “SUI SOCIAL CI SONO MOLTI FETICISTI DEI MIEI PIEDI. QUALCUNO SCRIVE: ‘IO UNA BOTTA ANCORA TE LA DAREI’. IO CI RIDO, MIO MARITO…”
Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”
Al telefono non risponde Maria Teresa ma suo marito. Come mai, era lontana?
«Oh no, Roberto parlava dal suo. È che abbiamo i cellulari collegati, lui vede le mie chiamate, le mie foto, i messaggini di Whatsapp e viceversa».
Sul serio? C’è gente che di nascosto spia il telefono del partner come uno 007 corrotto e voi siete addirittura comunicanti?
«Roberto ha tutte le mie password, anche di Instagram e TikTok, sa pure il pin del Bancomat, di lui mi fido totalmente».
Manco un whatsappino compromettente?
«Ogni tanto in effetti arriva sui social qualche messaggio un po’ osé e lui si arrabbia. Ci sono molti feticisti dei miei piedi. O qualcuno che scrive: “Io una botta ancora te la darei”. Ci rido, Roberto meno. “Non dargli corda”, mi rimprovera se rispondo con una faccina sorridente. Magari quella persona ha una vita difficile».
[...]
Controfigura e cascatrice al cinema.
«Ai provini non mi prendevano mai. “Somigli troppo a Barbara Bouchet”. “Sembri Annamaria Rizzoli”. Un giorno sentii che il produttore cercava una controfigura per una scena in cui la Bouchet doveva cadere in piscina con gli sci. E mi sono buttata: “Eccomi! Sono una stuntwoman!” Non era vero, però avevo fatto tanto sport.
Mi aiutò Lino Banfi, facendomi avere una particina in La moglie in vacanza, l’amante in città».
[…] Al 25 del mese a casa si mangiava riso e latte, perché non c’erano più soldi. Se mi serviva una matita dovevo farmela prestare, mamma era molto rigida sul superfluo, un’educazione che ho trasmesso anche ai miei figli, con ben altra disponibilità economica: niente paghette, pochi giocattoli, molti libri e viaggi».
[…]Ciotti la ribattezzò: «il sorriso che non conosce confini».
«E anche “La flemma che non colsi” perché ero frenetica oppure “Una finestra sul mondo”, perché indossavo tailleur che sembravano scollati ma non lo erano. Sotto la giacca portavo sempre un body o un reggiseno. Una sera Sandro, per scherzo, mi aprì il bavero in trasmissione, un gesto innocente, solo che quella volta di intimo non mi ero messa niente. Sbiancò e rimase senza parole, per fortuna la telecamera non mi inquadrava. Si scusò mille volte, mortificato, anche con mio marito Amedeo che lo tranquillizzò: “Non ti preoccupare, Maria Teresa è una donna come tutte le altre”».
Incrociò una giovane Simona Ventura.
«Era ospite alla Ds con Alberto Tomba, credo che uscissero insieme. Propose a Ciotti: “Se per caso vuoi cambiare conduttrice, mi offro io”».
I calciatori ci provavano?
«No, l’unico galante, che mi inviava fiori, era Falcao. Boniek, Platini e Tardelli e altri no, ero grande amica delle mogli».
[…] Maradona e l’elefantino, la prego.
«Nel 1986 sono stata la prima giornalista donna a intervistarlo per Number one , programma su Canale 34, tv privata napoletana, che conducevo ogni lunedì. Quel giorno avevamo ospitato alcuni animali del circo, tra cui un piccolo elefante. Ad un tratto ci ordinarono di sgomberare lo studio perché stava arrivando Diego che, per un compenso stratosferico, aveva accettato di venire da noi. Era un ragazzino, tutto riccioli e sorriso, mi baciò e abbracciò. Dietro le quinte però gli addetti non riuscirono più a tenere fermo l’elefantino, che scappò trotterellando verso di noi. Si fermò e mollò una pipì cosmica davanti ai piedi di Maradona. E lui: “Porterà fortuna, vedrai che vinciamo lo scudetto”. E andò così».
Le poste sotto casa di Paolo Rossi.
«Ai tempi di Caccia al 13 , Tuttosport voleva un articolo su di lui, ma negli spogliatoi e in ritiro non mi facevano entrare. Scoprii dove abitava. Citofonai. Rispose la moglie Simonetta. “Ti seguiamo sempre in tv”. “Devo scrivere un pezzo su Paolo, purtroppo non posso intervistarlo”. “E chi l’ha detto? Torna stasera alle sette che ti preparo un aperitivo e ci parli quanto vuoi”».
La dritta gliel’aveva data Amedeo Goria .
«Un redattorino di Tuttospor t che mi passava i numeri giusti. Mi faceva tenerezza, sempre dietro alla scrivania, balbettava per la timidezza. Gli dissi: “Sbagli a prendere fiato, perché facevi i 400 ostacoli, prova così”. Funzionò. Non era bello, però aveva l’aria del cucciolo abbandonato».
E l’ha sposato.
«Mi giurò: “Sono innamorato davvero, per te potrei anche fare un matrimonio bianco, non ho fretta”. Di sicuro è stato un matrimonio d’amore. Con il senno di poi avrei dovuto chiudere anche il terzo occhio per non vedere le sue marachelle, specie quando partiva in trasferta con le squadre. Erano ingenuità, dovute alla sua insicurezza cronica, ma allora le ho vissute come un affronto e a un certo punto non ho più perdonato».
Come ha scoperto gli altarini?
«Trovando scontrini del parcheggio di una discoteca sotto il tergicristallo. O bigliettini di tali Jeannette o Jasmine. E poi la famosa agendina nera di cui favoleggiavano i colleghi. La nascondeva, un giorno l’ho vista. C’erano annotati almeno duemila numeri di telefono, solo di donne, in tutto il mondo, con accanto le stelline del punteggio. Per carità, forse l’ho trascurato anch’io, troppo presa dal lavoro. Ma a volte Amedeo faceva il cascamorto con le altre persino davanti a me, era incorreggibile».
 E lei invece nei secoli fedele?
 «Integerrima, tagliata con l’accetta, eppure le occasioni non mi sono mancate, però non ho mai avuto difficoltà a dire di no. Due scuffie le ho prese anch’io, quando il matrimonio già traballava, ma non ho combinato niente».
 Per chi? Calciatori, cantanti, attori?
«Non posso dirlo, si capirebbe subito».
Ricevette una proposta indecente.
«Da un potente della tv. Mi convocò in un hotel fuori Roma per parlare di un programma. C’erano anche gli autori. Mi disse: “Tra poco salgo in camera da te che ne discutiamo meglio, lascia la porta aperta”. Non sospettando nulla, lo assecondai. Entrò e mi chiese: “Ma come, sei ancora vestita?”. “Certo. Non dovevamo parlare della trasmissione?”. “Sì, ma prima ci divertiamo, poi pensiamo al lavoro”. Mi misi a ridere, lo feci uscire e richiusi la porta a chiave. Quello show non l’ho mai fatto».
[…]
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simonettiwalter · 11 months
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Simonetti Walter, nato a Milano il 07/01/1971, è un demone implacabile della negazione, un portatore di luce, la reincarnazione dello stregone folle Il Padre della fratellanza MOCHI, appartenente suo malgrado cioè entusiasta dell’Ordine Galattico della Stella “La Cultura Fondazione”, chiamato anche “Gli Illuminati”. Ultimo dirigente del Partito dell’Anarchia, Agente della Morte Replicante rinato per Clonazione dis-umana mascotte del movimento del 77, cresciuto dai “cattivi innominabili maestri”. Nella sua infazia e adolescienza è stato IL Messia Autonomo, un khmer rosso in fuga dal mondo, un bisessuale, un monaco guerriero, un adepto di The Process Church ripreso salvato dalla gnosi contro culturale di Philip K. Dick che credeva fossi Gesù Cristo ritornato Il Santo del Assassini! Discendente di un popolo maledetto che arriva dall’antica Sumeria, di origini extraterrestri, gli Anunnaki. Tra i suoi antenati troviamo Zorasrtaini, Zeloti, Nizariti detti anche Assassini e i baschi. Per semplificazione viene considerato un ebreo rinnegato.
Dal 1980 diventa il capro espiatorio della società italiana per volere della lobby Frankista e del Partito Comunista, Della Chiesa, Della DC e dei USA. La sua vita diventa un manicomio e cielo aperto. Tutto per interesse i soldi della lobby trasformano i suoi parenti, amici, sorelle e fratelli in traditori, viene abbandonato a se stesso. Violentato e rieducato da un intera comunità.
IL denaro lo sterco del diavolo trasforma le persone in mentecatti e il corporativismo frankista alza le percentuali di voto del PCI.
Nasce dopo l’esperimento del ringiovanimento per l’anagrafe l’11/05/1975 a Fossombrone. Con un altro nome Riccardo e un altra faccia.( prima pochi poi quasi tutti l’ho chiamano Dino poi contadino, mongoloide Femminiccia e Faccia di Mostro, Halloween! È un #segretodistato
E’ soggetto a multipersonalità e risulta per gli scienziati un esperimento da ritirare dopo averla massacrato e per gli psichiatri la diagnosi schizofrenia incurabile.
Soluzione che porta ha queste conseguenze la super intelligenza artificiale che sprigionava, e la sua memoria, tramite interventi di lavaggio del cervello e controllo mentale, se ne vanno per sempre all’inferno. La dislessia l’accompagna per il resto della sua vita. Ma resta un individuo Unico, speciale, sensibile troppo sensibile, terrorista poetico, spia ed agente provocatore doppiogiochista dello SDECE, e gola profonda al servizio della Stasi, cacciato con disonore dalla Legione Straniera.
Specialties: Agente Provocatore della Morte La Cultura Fondazione
PS: Questo post è dedicato a mia moglie una Zingara Felice che vive in un altra dimensione e i miei figli/e e tutti i veri fratelli e sorelle di spirito. Al Padre e La Dea Madre alla quaternity.
Al mio funerale solo i famigliari e i fratelli e sorelle di spirito ““Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi” Cesare Pavese
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nonsololibristore · 2 years
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Bentrovatiq amici di carta e di inchiostro, ecco le novità del giorno: BAO PUBLISHING: - L'ATTESA DELLA FELICITÀ EDITORIALE COSMO - THE JOHN BYRNE COLLECTION - NEXT MEN CLASSIC 5 FLASHBOOK: - HIDAMARI FOUR SEASON 1 PANINI COMICS: - ALIENS OMNIBUS - STORIE CLASSICHE 1 - ANTEPRIMA 373 - ASSASSIN'S CREED DYNASTY 3 - BLUE LOCK 14 - BRZRKR 2 - GUERRIERO NEL TEMPO - BLUE SKY COMPLEX PACK - BLUE SKY COMPLEX 1 - CALL OF DUTY - VANGUARD 3 (DI 4) - CITRUS+ 4 - CONAN - LA LEGGENDA 2 - GLI INCREDIBILI X-MEN 393 / 12 - HELLO MORNING STAR - PINK & MAMESHI PACK - HELLO MORNING STAR 1 - IMMORTAL X-MEN 3 - KENGAN ASHURA 22 - KING OF SPIES - LA SAGA PAPERON DE'PAPERONI DLX 1 - MARVEL INTERNATIONAL GLI INCREDIBILI X-MEN 45 - MOGLIE DI UNA SPIA COFANETTO - MOGLIE DI UNA SPIA 1 E 2 (DI 2) - OISHISOU - LA GUIDA AI DOLCI ANIME - PINK & MAMESHIBA 1 - RAT-MAN GIGANTE 103 - RED EYES 26 - SILVER SURFER - RINASCITA - STAR WARS: L'ALTA REPUBBLICA 17 - STAR WARS ROMANZI THRAWN: ALLEANZE - STAR WARS ROMANZI THE MANDALORIAN 2 - SPIDER-MAN BLU I GRANDI TESORI MARVEL - VICTORIAN LADIES DISNEY COLLECTION - WOLVERINE 428 / 24 - X-FORCE 30 PANINI COMICS - DC: - BATMAN RACCONTI DI STEVE ENGLEHART - DARK KNIGHTS OF STEEL 3 - FABLES 9 - FIGLI DELL'IMPERO - GLI ESPLORATORI DELL'IGNOTO - IL CORPO DELLE LANTERNE VERDI 1 - JUSTICE LEAGUE INFINITY - JUSTICE LEAGUE VS LEGIONE SUPER 1 - JUSTICE LEAGUE 28 - LOBO - DC OMNIBUS 2 - PREACHER 8 - PRESIDENTE LEX - REFRIGERATOR FULL OF HEADS - SUPERBOY E LA LEGIONE DEI SUPEREROI - SUPERMAN DI GRANT MORRISON OMNIBUS - SUPERMAN - ANNO UNO - SUPERMAN 40 SALDA PRESS: - OBLIVION SONG 6 - BROSSURATO - UNA GIUSTA SETE DI VENDETTA 1 VI ASPETTIAMO!!! #fumetterianonsololibri #fumetti #manga #comics #graphicnovel (presso Non Solo Libri - Store) https://www.instagram.com/p/CiuvNlZN0L1/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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abubakrasiddiq · 2 years
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Eli Cohen, per esteso Eliahu ben Shaoul Cohen, chiamato anche Kamal Amin Thaabet, (nato il 26 dicembre 1924, Alessandria, Egitto - morto il 18 maggio 1965, Damasco, Siria), spia israeliana di origine egiziana che si infiltrò nei più alti ranghi dell'esercito e del governo siriano fingendosi un uomo d'affari siriano. Tra il 1961 e il 1965 Cohen passò segreti siriani al governo israeliano in quella che è ricordata come una delle più audaci e produttive operazioni di raccolta di informazioni nella storia di Israele.
Biografia
Cohen è cresciuto ad Alessandria d'Egitto, figlio di genitori ebrei siriani. La sua fluidità in arabo, inglese e francese lo rese una recluta attraente per l'intelligence israeliana. Si recò in Israele per un breve corso di formazione di spionaggio nel 1955 e tornò in Egitto l'anno successivo. Cohen, tuttavia, fu espulso dall'Egitto insieme ad altri ebrei sionisti in seguito alla crisi di Suez, e si stabilì in Israele nel 1957. Lavorò come traduttore e contabile prima di essere nuovamente reclutato dall'intelligence israeliana nel 1960. Dopo aver completato un ulteriore addestramento, Cohen fu inviato nel 1961 a Buenos Aires, dove si spacciò per un uomo d'affari siriano espatriato. Usando lo pseudonimo Kamal Amin Thaabet, Cohen stabilì numerosi contatti nella comunità siriana espatriata in Argentina e presto guadagnò la fiducia degli alti funzionari che lavoravano nell'ambasciata siriana. Questi includevano l'addetto militare siriano, Amin al-Hafez, che in seguito sarebbe stato presidente della Siria. Cohen rese noto ai suoi nuovi soci il suo desiderio di "tornare" in Siria e, quando si trasferì a Damasco nel 1962, i suoi contatti siriani lo aiutarono ad accedere ai più alti circoli di potere in Siria. Ben presto cominciò a trasmettere informazioni sui piani militari siriani a Israele.
Il lavoro di spionaggio di Cohen assunse un'importanza ancora maggiore quando una giunta baʿthista che includeva diversi suoi associati argentini prese il potere in Siria nel 1963. Il leader del colpo di stato, Amin al-Hafez, continuò a favorire Cohen, e si dice che considerò di nominarlo vice ministro della difesa.
Cohen ricevette briefing militari classificati e fu portato a visitare le fortificazioni siriane sulle alture del Golan.
Nonostante il notevole talento di Cohen per lo spionaggio, mostrava una tendenza alla disattenzione, ignorando gli avvertimenti dei suoi responsabili israeliani contro l'invio di trasmissioni radio troppo frequenti o sempre alla stessa ora del giorno. Questo si rivelò la sua rovina. Nel gennaio 1965 il controspionaggio siriano identificò il suo segnale radio e lo arrestò nell'atto di inviare una trasmissione. Cohen fu interrogato, condannato in un processo militare, sottoposto a torture terribili e impiccato pubblicamente nel maggio 1965.
Trama libera:
Eli Cohen ottiene una missione rischiosa nel infiltrarsi nell'organizzazione terroristica AQAP dopo essere stato addestrato sui militanti e jihadismo ottenendo la nuova identità Hassan Ibn al-Walid.
Lui ha potuto continuare a lavorare nel Mossad perché fisicamente è ritornato in vita con l'età in cui era morto.
Informazioni
Data di nascita:
26 dicembre 1924
Data di morte:
18 maggio 1965
Data di resurrezione:
18 ottobre 2021 (nella trama Roleplay)
Nazionalità:
Israeliano
Etnia:
Ebreo mizrahi siriano naturalizzato egiziano prima di essere espulso dall'Egitto
Religione:
Ebreo ortodosso moderno
Occupazione:
Agente del Mossad
Residenza:
Ataq,Yemen
Moglie:
Nadia Cohen
Età:
-98 anni (avanzando l'età mentale ed esperienza)
-40 anni (al tempo della morte e fisicamente attualmente)
Prestavolti:
-Eli Cohen (volto reale)
-Mansour bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum (secondo volto solo nel roleplay e con la nuova identità Hassan Ibn al-Walid)
Genere Roleplay:
-Spionaggio
-Fantasy
-Drama
-Storico alternativo
-Crossover storico
-Real Life
Curiosità:
Eli Cohen parlava perfettamente le seguenti lingue e le padroneggiava tutte in pieno controllo.
Ebraico di nascita, poiché tutte le preghiere nei libri di preghiera della sinagoga erano condotte solo in lingua ebraica.
L'arabo si parlava fuori casa per strada e gli veniva insegnato alle scuole elementari e superiori mentre cresceva in Egitto.
Francese, tutti gli ebrei in Egitto parlavano francese a casa ea scuola tutte le professioni e le materie venivano insegnate nella scuola francese dell'Alleanza in francese.
L'inglese era una seconda lingua obbligatoria a scuola e nel commercio
Spagnolo, imparò nel Mossad in Argentina prima di essere assegnato a trasferirsi come Spy Master in Siria.
Questo è stato uno dei tanti motivi per cui è stato reclutato nel Mossad poiché era multilingue e poteva spostarsi da una lingua all'altra in modo intercambiabile.
Eli Cohen è stato classificato come maggiore nell'esercito israeliano dell'intelligence come agente del Mossad.
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gamingpark · 2 years
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Charlie Higson si scaglia contro l'ottuso James Bond
Charlie Higson si scaglia contro l’ottuso James Bond
Charlie Higson ha affermato che James Bond è stato trasformato in un noioso padre di famiglia. Il comico 63enne – che ha scritto la serie di libri bestseller di Young Bond – è scontento del il modo in cui il lato donnaiolo e spietato della leggendaria spia è scomparso negli ultimi film di 007. Charlie ha detto al Chalke Valley History Festival: “Bond è una fantasia, non ha moglie, non ha figli,…
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