Tumgik
#non sto parlando di te
gotaholeinmysoull · 2 years
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come mi sento quando mi dice che sono brava
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prima foto io esternamente seconda foto io all’interno perché non è che possa fare urletti da deficiente ogni volta
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mchiti · 5 months
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comunque i ricci stanno crescendo di settimana in settimana io approvo così tanto .........
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themhac · 1 year
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matteo può andare sul brucomela con la bimba perché è ad altezza bambino anche lui <3
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scogito · 7 months
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MANIPOLATORI NASCOSTI
Una persona che chiede il tuo aiuto, ma quando esprimi cosa pensi ribatte, obietta, devia e cavilla con il principale scopo di dimostrare che il suo punto di vista è corretto, può essere molto spesso una manipolatrice.
Attenzione, non sto parlando di un legittimo o acceso scambio di pareri. Mi riferisco a chi fa la parte di colui che è aperto all’ascolto, ma non ascolta niente. Lo riconosci perché l’unica cosa che fa non è rispondere su quanto gli dici e che peraltro ha chiesto, né replica all'argomento che porti, ma apre un’oratoria di stile su come dovrebbe essere la vita e le persone, mettendo sul tavolo nuove variabili e sempre altre opzioni, pur di creare casino al tuo discorso originario.
Non parla quasi mai in modo sintetico o diretto, proprio perché è cronicamente falso. Se non sa come obiettare si difende con “non lo so”, sgravandosi di responsabilità e sostenendo a convenienza che se sta chiedendo a te è perché ammette la sua ignoranza.
Quando lo cogli in flagrante e rendi palese il comportamento coi paraocchi che ha, ti parla sopra perché se la prende che lo interrompi e non ti permette di evidenziare ciò che ha appena fatto. Torna in un secondo momento sullo stesso argomento sfalsando la cronologia delle risposte per costringerti nella posizione di errore.
Presta attenzione a questo atteggiamento, perché torna all'origine della domanda che ti ha fatto o del tuo discorso originario tutte le volte che lo incastri. Con questa modalità cancella e riavvia sistematicamente la sua posizione.
Questa categoria è tra le più infime e subdole da riconoscere, perché abilissima nel girare le frittate, confondere i discorsi che fai e rimpastarli dandogli un altro significato.
In tal senso è capace di mandarti allo sfinimento e se ti incazzi perché non si dimostra interessato a capire ciò che gli dici, ribatte che lui è calmo e quello con cui non si può parlare sei tu.
Spesso ha un’idea di sé meravigliosa e parla della vita degli altri evitando di mettere in gioco la sua. Se gli si fa notare tutto questo afferma che invece di argomentare accusi, giudichi o aggredisci.
Il suo è un tossico gioco di specchi dove ogni cosa viene distorta.
Fa paragoni su tutto, persino sui problemi che ha e che rispetto agli altri sono sempre superiori.
Finge umiltà, soprattutto intellettiva.
Di solito è convinto di “amare” più degli altri e di ricevere picche, gestendo il ruolo della vittima e mostrandosi come un bimbo indifeso e buono.
Per mia esperienza, se hai provato oltre le tre volte a porre un ragionamento sul suo operato e ti ha demolito la psiche, è probabile che sia anche un inetto di Spirito.
Uno che è davvero difficile che in questa vita si accorga di sé stesso e porti qualche forma di coscienza.
Queste "persone" non evolvono. Non vogliono e non ne sono capaci perché ignorano completamente chi sono. Ritenendosi perfette non vogliono nemmeno capirlo.
Sono parole forti, ma se le dico è perché l’ho vvissuto e analizzato.
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ma-come-mai · 3 months
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Caro Burioni,
io non ce l'ho con te. O meglio, ti considero un imbarazzante e goffo gavettone di bile, tuttavia non te ne faccio una colpa: è la tua natura.
Non potrei mai chiederti di essere altro perché renderti ridicolo e insopportabile allo stesso tempo è una caratteristica inscritta nel tuo DNA.
A non poter davvero essere perdonati sono coloro che ti hanno mostrato all'Italia come un luminare della scienza, come un paladino della ragione e addirittura come un arguto commentatore.
Sto parlando del maleodorante circo mediatico che per almeno due anni ti ha invitato, idolatrato, messo sotto le luci della ribalta.
Quanto ti è piaciuto godere delle prime serate e degli inviti prestigiosi? Quanto ti sono piaciute le risate di plastica che echeggiavano negli studi televisivi ad ogni tua battuta contro i non inoculati? E gli applausi, le strette di mano, gli editoriali, le copertine... Che sogno, eh?
Ma il problema, ripeto, non sei tu. Il problema vero, il più grande che abbiamo in Italia, è rappresentato dai giornalisti e dai conduttori che hanno innalzato la tua pochezza ponendola su di un piedistallo e costringendo tutta Italia a guardarla.
Sono loro, non tu, a doversi andare a nascondere. E se ciò accadesse, tu potresti davvero gironzolare dove ti pare. Perché se non avessimo la peggiore classe giornalistica del mondo, uno come te farebbe solo ciò per cui è nato: lo scemo del villaggio.
Matteo Brandi
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apropositodime · 3 months
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Non è il Like in sé, non è nemmeno il numero.
Ma vedo alcuni proprio che con un peto hanno 230 like (ho sparato un numero a caso, non sto parlando di te 😜) .
Minchia devo stare proprio sul cazzo. O peggio ancora indifferente.
Non è il cuore in sé, è l'attenzione.
Non penso di avere niente più di nessuno, ma non penso nemmeno che qualcuno abbia troppo più di me.
Rosico per i Like?
No
Penso che sia un posto fatto persone, tante con folte criniera dietro una tastiera, tante piene di sé e altre indifferenti.
Però anche questo non lo voglio giudicare, c'è chi magari si sente bene così, perché la vita al di fuori fa cagare.
Io ogni tanto sbarello con sto Tumblr, poi me la faccio passare.
Ma l'idea è sempre quella.
"Lunedì, mi lasciasti in quell'angolo così"
Cit. Pino Daniele ♥️
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yomersapiens · 3 months
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Attendendo, prego
Il foglio è bianco e vengo istigato a scrivere dalla barra lampeggiante. Appare e scompare, cerca di stimolarmi a buttare giù i miei pensieri ma non so come fare a dirle che ne sono privo. Mi sento svuotato. Ho la testa gravida di progetti che dovrebbero partire ma non partono. Sono una stazione piena di treni stracolmi di viaggiatori durante uno sciopero dei trasporti generale e totale in cui i sindacati si rifiutano di comunicarne la durata. Come sono finito così? Ho spremuto tutto lo spremibile forse, o sono diventato geloso dei miei pensieri e li tengo dentro di me, sperando crescano così tanto da partorirli già in grado di farcela da soli.
Se non avessi imparato dalle mie malattie croniche l'arte dell'attesa penso inizierei a preoccuparmi. È arrivato il momento di cominciare con una nuova terapia, oramai sarà la ventesima dopo diciannove fallimenti, ma i dottori non hanno fretta (quando mai ne hanno) e quindi se la prendono con calma. Il termine "paziente" credo si riferisca proprio a questo. Devi portare pazienza. Io non solo porto pazienza ma porto anche il laptop e un libro da leggere e il telefono carico. L'attesa sarà lunga e io sono sempre più un oggetto che arreda le corsie dell'ospedale.
Ogni volta che vado a presentare il mio libro in giro devo essere entusiasta, positivo, pieno di energia. Devo convincere che è un investimento di tempo sensato, anzi no, necessario, che ti cambierà la vita e ti riempirà come solo un capolavoro può farlo. Io sono così scarso a vendermi. Cioè si vede che sto mentendo. Ok l'ho scritto io e a me piace, ma boh a te potrà fare schifo che ne so. Chi sono io per dirti cosa ti deve piacere o cosa fare. Fai quello che ti pare. Non comprarlo. Non leggerlo. Lasciami in pace. Dico queste cose mentre sono sul palco, la presentatrice della serata mi guarda stranita. "Ma Matteo io non ti ho posto nessuna domanda, perché stai parlando da solo?". Ah cavolo, l'ho fatto ancora. Mi sono sabotato. Come si fa a fingere di essere interessanti? Neanche quando si tratta di amore o sesso riesco a vendermi bene. Se ti piaccio è perché hai problemi e sarebbe ora tu li risolvessi. Oppure subisci la fascinazione da una certa tipologia di ruderi. Quelli oramai quarantenni, panciuti, spelacchiati e incapaci di prendersi seriamente. Ma molto, molto bravi ad aspettare. Io sarò felice di godere del tuo amore, finché non tornerai in te e capirai che puoi avere di meglio, ecco. Io aspetto, ma nel frattempo wow, davvero posso toccare? Ok, ok. La ringrazio signorina lei è molto gentile.
Stamattina ho fatto una cosa che stavo rimandando da troppo tempo: mi sono pesato. Le cose che rimando da troppo tempo sono: - pesarmi e rendermi conto quanto mi sono lasciato andare - aprire la app del conto in banca e osservare il baratro - la risonanza magnetica (ma quella l'ho prenotata) - chiedere quanti libri ho effettivamente venduto alla casa editrice - rasarmi completamente la testa e archiviare i capelli come esperienza passata - comunicare alla padrona di casa che me ne vado e vendere tutto quello che ho collezionato in 11 anni di vita a Vienna Rimando perché tutto è ancora piuttosto stabile, rassicurante, come un edificio in piedi dopo un terremoto devastante. Mi sono pesato e in effetti eccoli lì quei chili di troppo che rendono difficile chiudere i pantaloni. Poi però, per non affrontare questa consapevolezza da solo, sono andato a prendere il gatto e ho pesato anche lui che è bello cicciotto e allora ecco amico mio, siamo in due a doverci dare una regolata, si torna a fare sport e mangiare sano. Ma mica lo facciamo subito, eh no, si aspetta. Ti faccio vedere io come attendere.
Il foglio è meno bianco, o meno nero, dipende dalle impostazioni del vostro schermo. Nel mio caso dovrei dire che è meno nero. Se lo dico ad alta voce, nel bar dove sono, che sono felice tutto sia meno nero mi danno del razzista e mi cacciano via. Anzi no, non credo, con la situazione politica attuale finisce che mi danno un ministero. Meglio se sto zitto, io di lavorare non ho voglia. Ho voglia di aspettare di trovare il lavoro giusto e il lavoro giusto per me è attendere.
Mi immagino insieme a degli anziani in qualche sala d'attesa, ascoltare i loro discorsi mentre la segretaria aspetta di ricevere ordini dal dottore curante per convocarli. Potrei imparare a fare a maglia. Aiutare con i cruciverba. Sentire gossip sulla vita amorosa di alcuni vip che pensavo morti da un decennio. Forse sono morti ma fanno lo stesso l'amore, cioè mica solo io mi merito di essere fortunato eh. Aspetterei l'esito delle analisi e poi troverei un modo per abbracciare, sostenere, diventare spalla su cui piangere. Potrei stare vicino alle persone che aspettano una risposta a una mail "Non ti preoccupare, potrebbe anche non arrivare mai la risposta ma ora siamo insieme, sono al tuo fianco, ti faccio vedere cosa altro si può fare di utile con il tuo computer, hai mai sentito parlare dei siti porno?". Potrei viaggiare con chi odia stare fermo in un treno e giocare a "trova la mucca" salvo poi rendermi conto che stiamo viaggiando verso Milano e al massimo si vede a pochi metri di distanza causa smog. Povere mucche lombarde, con quel loro latte dal sapore affumicato quanto un whisky disgustoso.
Vivere per me è diventato applicare ogni giorno, quando mi sveglio, la frase motivazionale "aspetta e spera". Lo dico a Ernesto, quando mi salta in faccia per reclamare la sua porzione di pappa. "Aspetta e spera bello mio". Lo dico a me stesso quando mi ricordo che ancora non hanno deciso di finanziare il mio prossimo progetto. Era meglio essere un lavoratore dipendente e odiare colui che fu il mio capo? O essere un libero pensatore che come hobby parla con il gatto e odia il suo di capo? Inteso come testa, perché rende impossibile riuscire a fingere entusiasmo per le cose.
Per questo idealizzo gli anziani. Anche loro ne hanno le palle piene di fingere. Per questo faccio schifo alle presentazioni del mio libro o quando invio richieste di finanziamento, perché dai, i vostri soldi potreste investirli in qualcosa di più utile. Tipo una campagna di riqualificazione dei piccioni come animali da compagnia.
Fossi nato ricco avrei sperperato tutta la mia fortuna in carte Pokémon. Lo so. In quello e in allucinogeni, che poi sono la stessa cosa. Però la bellezza di dire "Ehi, vuoi salire da me a vedere la mia collezione di carte Pokémon?" e sentirsi rispondere cavolo sì, che bello, sono curiosa. Poi magari deludo anche lì. Magari illudo e pensavi che il mio Pikachu fosse molto più grosso, però dipende da come lo usi, se aspetti un po' magari si evolve. Ti chiederei "Sai a che livello si evolve Pikachu" e tu risponderesti "Non so, al 50?" e io ti caccerei di casa perché Pikachu si evolve tramite pietratuono non avanzando di livello e non mi concederò mai a una persona così ignorante. Che disgusto.
Aspetto mio nipote cresca un altro po' così da poter finalmente avere una conversazione decente con lui senza desiderare di stropicciargli quelle guanciotte tonde e rosa pesca che si ritrova. Oppure questo non accadrà mai e io, inquanto zio, lo vedrò sempre come un esserino piccolo e carino e gli stropiccerò le guanciotte il giorno del suo matrimonio.
Un treno, nella metaforica stazione dei miei pensieri, è partito. Con incalcolabile ritardo. Sarebbe più pratico i miei pensieri fossero aerei. Volerebbero da te. Si schianterebbero a pochi metri da casa tua spaventando i vicini. Ma gli aerei mi terrorizzano ancora, quindi i miei pensieri viaggiano su lente, prevedibili rotaie. Poi io ci tengo al pianeta, non lo voglio distruggere, è il posto ideale dove passare il tempo aspettando nella fine del mondo.
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belladecasa · 4 months
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Solo da solo riesco a stare, pensavo, e da solo sto male, perché mi sento solo in modo irrimediabile e allora cerco qualcuno, e illudo questo qualcuno, in questo caso lei; lo illudo perché per qualche attimo riesco a illudere anche me stesso attraverso l'altra persona, ma poi, all’improvviso mi sveglio ed è la fine di tutto. […] Devo stare solo. Dentro ognuno di noi, pensavo, c'è una superficie indivisibile che nessun altro essere umano può esplorare, un territorio ostile e inospitale, una terra che a volte anche noi tralasciamo di visitare. Muoversi all'interno di questo territorio non è facile, è pericoloso, si rischia di perdere la strada del ritorno, bisogna lasciare da parte tutto il resto, non preoccuparsi d'altro che di tenersi a tutti i costi in equilibrio e, al tempo stesso, ricordarsi bene la strada per il ritorno. Non si ha piú tempo per niente e per nessuno. Se, come nel mio caso, il territorio di cui sto parlando è vasto, anzi vastissimo, le cose si complicano notevolmente fino a diventare, per un'altra persona, insoste-nibili, sotto forma di silenzi insostenibili, comportamenti incomprensibili, rabbie apparentemente senza ragione, inconsolabili tristezze, insopportabili esclusioni. Cerca di capire, pensavo come se le stessi parlando, non potevo portarti con me, non posso portarti con me, non posso portare nessuno con me e meno di tutti porterei te, anche se potessi, proprio perché ti voglio bene. Ma dire a qualcuno che non può capire quello che senti e nemmeno quello che sei, non serve a nulla, nemmeno se questo qualcuno è la persona che ami e che ti ama. Non c'è proprio nulla da fare. Eppure, pensai, ti ho voluto bene.
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barrenwomb · 4 months
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sessione finita e bocciata a tutti i miei esami, anyway hru
personalmente mi sento abbastanza uno schifo perché sto avendo tipo la terza crisi di mezza età della mia vita e alla mezza età ci vuole ancora abbastanza tempo. la coinqui mi ha ricordato che prima o poi andrà a convivere con il ragazzo e che quindi io sono una persona fondamentalmente sola. ultimamente il mio umore è tre metri sotto terra a limonare con qualche anima in pena (la mia). te lo dico così, boh, mal comune mezzo gaudio ma a parte tutto mi piacerebbe avere la parolina di conforto magica che ti fa stare meglio ma non ce l'ho. anche perché è oggettivamente una merda ciò che mi dici, quindi inutile star qui a dirti eh va be' fa niente poi ci riprovi. sinc io ho toccato il fondo tante volte e comunque alla fine sono riuscita a concludere qualcosa e ad arrivare da qualche parte e quando dico fondo dico fondo. alla fine penso che in un modo o nell'altro ce la si fa sempre. non sto necessariamente parlando di esami e università. comunque boh non so perché ma è così. sarà un po' l'universo un po' l'istinto di sopravvivenza un po' il fatto che sei vivo e devi vivere e quindi, a parte casi estremi, non è che puoi fare altro. quindi un giorno ti svegli e ti dici ah ok boh allora va bene sono qui e sto facendo questa cosa e non ho più pensieri catastrofici o almeno non con la stessa frequenza di prima. incredibile. ti chiederei di venire a drogati con me ma forse non è una buona idea quindi il consiglio è: fai una lunghissima doccia calda e usa tutto il flacone di bagnoschiuma e anche quello di shampoo e poi metti così tanta crema per il corpo e così tanto deodorante e altre robe profumate che dopo ti si offuscano i sensi e svieni nel letto oppure vomiti. ma almeno sembri una caramella. bacini tvb università merda
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Quando mi chiedono perché sono single, quando mi chiedono come sia possibile che "una come me" non abbia un compagno, sollevo leggermente le spalle e storco la bocca in un ghigno a labbra strette, che vorrebbe dire: "Non lo so".
Quando lo faccio, quando sollevo le spalle e atteggio la bocca in quella posa sospetta di dubbia innocenza, di inconsapevolezza, sto mentendo. Spudoratamente.
Io lo so, perché sono single, perché "una come me" non ha un compagno. Ha a che fare col fatto che amo con le mani aperte, senza trattenere, e dall'amore mi aspetto che mi faccia sentire diversa, nel senso di diversa da ciò che sono abitualmente, da ciò che sono quando sto con gli altri, quando sento il bisogno di tracciare confini, di imbracciare lo scudo, quando devo inventarmi un altro modo per stare al mondo, per sopravvivere, per non soffocare dentro quel metodo di conservazione che la vita chiama "sottovuoto" e che ci mantiene fermi, illesi ed incorrotti, ma senza aria. Diversa, nel senso di uguale a me stessa per la prima volta. Dall'amore mi aspetto che mi faccia scoprire chi sono e che, in quella scoperta, mi trovi felice e indifesa, senza frecce dentro la faretra, senza parastinchi sul cuore, a mio agio nella mia pelle, la stessa che abito da sempre, distrattamente, e con la quale più di una volta sono entrata in guerra, fino al giorno in cui l'amore che ama con le mani aperte non ci ha riconciliate.
Dall'amore mi aspetto di chiamarlo amore soltanto se sconvolge i piani; se succede parlando ma non ha bisogno di spiegarsi; se mi prende in contropiede ma non gioca sporco; se sa stare zitto ma non sa tacere; se mi fa sentire indipendente ma non mi fa sentire sola; se mi spoglia tutta e mi guarda nuda pure quando non mi tocca; se azzera i cronometri e non tiene conto del tempo; se ci penso e sorrido; se mi rende migliore; se tu hai la tua vita, io ho la mia, e insieme facciamo un'alleanza, un patto di mutuo soccorso, una cosa che non te lo dico ma so che, se mi lasciassi cadere di schiena, mi prenderesti.
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Antonia Storace
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gotaholeinmysoull · 2 years
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Lo sai che mi offro sempre volontario
🤠
in realtà ora come ora c’è solo una persona che vorrei lo facesse eheh🙈
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a--piedi--nudi · 2 months
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La realtà
Volevo fare una passeggiata ma mi hanno interrotta. La vicina ha cominciato a parlare e parlare e parlare, poi è arrivata l'amica ottantenne della nostra condomina più anziana e anche lei a parlare parlare di come si sia cresciuta quattro nipoti contemporaneamente e da sola, di come ora a ottant'anni non abbia nemmeno un dolorino, anzi, nemmeno mezzo...e io ci credo perché la vedo nell'orto, da casa dei miei genitori, dalla mattina alla sera, piegata in due come un portafoglio; non s'inginocchia lei, non si tocca la schiena, non fa pause. Lavora. Piegata in due. L'unica cosa è la sera, una grande solitudine e malinconia, ha detto, perché sono sola; per questo cerco di stare in casa il meno possibile. È già abbronzata, ha già raccolto i "bruscandoli" e li stava portando alla sua amica (sta chiusa in casa tutto il giorno, poverina, ed è un anno più giovane di me, ha detto). Ci ha parlato dei figli, delle gare di sci, del vischio e dell'uomo che glielo regala. Volevo passeggiare mezz'ora prima di andare a prende mia madre, avevo voglia di vedere il mio nuovo amico un cagnolino solo, sempre seduto sotto il portico della casa nuova. È bianco e nero; quando passo mi fissa un istante da lontano e poi balzella fino alla recinzione guardandomi attraverso tutto quel pelo che gli copre gli occhi. Mi guarda solo un istante e poi sbatte la schiena contro la rete per farsi accarezzare. Si gode le coccole e si gira come sul girarrosto; un po' sulla schiena, un po' di fianco un po' sulla testa. Ha il pelo sporco e non gli tolgono mai la pettorina da guinzaglio, mi dispiace tanto ma sono felice venga in contro al piacere di una carezza. L'ottantenne è sola, il cane è solo, anche il condomino qui affianco è solo. La moglie l' ha lasciato, all'improvviso dopo trent'anni. Era bella, bionda, elegante, leggiadra, lunatica e un po' antipatica; non la vedevo da tempo ma credevo fosse colpa del lavoro e di questi cazzo di uffici dai quali ci facciamo fagocitare e invece se n'è andata con un altro. Ci ha lasciati un po' tutti, in realtà, perché un condominio di sei unità è come una famiglia allargata. Lei era "la bella", quella da senso d'inferiorità perché con il marito, le figlie, il nipote, il lavoro, la palestra, le lavatrici sempre a girare e i capelli da asciugare, era comunque perfetta: lavava le scale, puliva ogni giorno la terrazza, lavava la macchina e ora più nulla di tutto questo. Chi se ne va è come se morisse, se ne parla al passato. Invece è viva e vegeta e ora starà di sicuro meglio, finalmente, si godrà la vita, un nuovo amore e la primavera che arriccia i pensieri. Lui, invece, è qui affianco, dimagrito, lo sguardo un po' spento. Vedovo. È sola l'ottantenne alla sera, è solo il cane tutto il giorno, è solo F. qui affianco, forse che la solitudine mi stia parlando? Non so. Ci sarà sicuramente qualcosa da capire. Ho delle amiche che scrivono poesie, a volte le capisco e a volte no, ma c'è chi dice che la poesia non si debba per forza capire, può essere anche solo un ritmo, un disegno, un colore...una volta anche io la pensavo così ora no. Preferisco capire o, perlomeno, sentire qualcosa. Le amiche oggi hanno presentato due libri, eravamo in tanti: dal soffitto della libreria scendevano testi dondolando su cartellini chiari, guardavamo tutti all'insù, era strano, sembravamo proprio esseri umani che leggono delle idee, che assaporano visioni. Bello. Gente. Parole scritte e parlate, sguardi, baci, rincorse di mani a sentire la carne con la carne, toccare. Ho bevuto un rosé, sorriso a sconosciuti, rivisto conosciuti che non vedevo da tempo. Mamma ha comprato un tailleur color inchiostro, io due libri. Mi hanno riportata a casa presto, le stelle erano appuntite, in salotto mi aspettavano cose da leggere e invece sto scrivendo. Ieri notte ho sognato te, ho sognato che dormivamo abbracciate strette, talmente strette che non c'era spazio fra noi, tutto combaciava. Eravamo una. Il sogno è la realtà, basta saperla vedere.
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kevincharlesward · 3 months
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“When I say it's you I like, I'm talking about that part of you that knows that life is far more than anything you can ever see or hear or touch. That deep part of you that allows you to stand for those things without which humankind cannot survive. Love that conquers hate, peace that rises triumphant over war, and justice that proves more powerful than greed.” – Fred Rogers
“Quando dico che sei tu che mi piaci, sto parlando di quella parte di te che sa che la vita è molto più di qualsiasi cosa tu possa mai vedere, sentire o toccare. Quella parte profonda di te che ti permette di difendere quelle cose senza le quali l’umanità non può sopravvivere. L’amore che vince l’odio, la pace che trionfa sulla guerra e la giustizia che si rivela più potente dell’avidità.” – Fred Rogers
© Kevin Charles Ward
FIRST IMPRESSIONS ITALIAN STREET PHOTOGRAPHY BY KEVIN CHARLES WARD
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der-papero · 4 months
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Post davvero lungo su Germania, Italia, capitalismo e mondo del lavoro, dovrò saltare su diversi argomenti per farmi capire.
A me piace il lavoro che faccio, ma proprio dal punto di vista del contenuto. Certo, ci sono cose che mi rompono il cazzo, però ho degli spazi dove posso risolvere problemi, creare cose, in decenni di esperienza ho imparato a ritagliarmi i miei orticelli e, quando San Gennaro mi dà una mano, anche a farmeli riconoscere (ma questo lo considero un dippiù).
Quando arrivai in SAP, mi fecero subito notare, ed è accaduto per ben due volte in altre occasioni con delle accuse fatte in pubblico, che io ero uno che voleva strafare. Ai loro occhi, ero il classico italiano pronto a metterlo nel culo a chiunque, facendomi bello agli occhi del capo. Cosa che, ovviamente, non mi è mai interessata, a me piace scrivere software, lo faccio anche il sabato, la domenica, a Natale, a Capodanno, ogni volta che ho tempo e genio, senza chiedere il permesso a nessuno, semplicemente per il fatto che ne ho voglia, non l'ho mai fatto pesare a nessun/a collega, ognuno facesse quello che vuole, però poi il messaggio che passa(va) è che io sono il classico lecchino di merda. Ora, se questa cosa agli inizi mi creò qualche disagio, oggi sapete benissimo che opinione io abbia di queste ... vabbè, facciamo che non offendo nessuno a questo giro, quindi me la faccio scivolare addosso, continuo a "strafare", come dicono loro, lasciando la scopa nei loro deretani.
Adesso scaliamo la cosa.
Sempre quando arrivai in SAP 6 anni fa, l'azienda ti dava la possibilità di scegliere tra due piani relativi a come calcolare il bonus annuale, ovvero o sulla base della performance dell'intero team (piano A), o sulla base della performance individuale (piano B). Il piano B era visto di cattivo occhio, per i motivi espressi sopra, e per farsi volere bene alla fine si sceglieva il piano A, per questa mentalità di ... ehm, anacronistica che hanno qua (una volta feci pure un post sul film di Top Gun, https://www.tumblr.com/der-papero/634979034033471488/herr-papero-sto-vedendo-true-lies-in-tedesco , per far capire di cosa stiamo parlando).
Torniamo adesso un attimo indietro nel tempo.
Quando mia madre era operaia alla Siemens (poi diventata Italtel), tra la fine degli anni '60 e la fine dei '90, se tu lavoravi di più quando nessuno te l'aveva imposto o, ancora peggio, ti permettevi di non partecipare a qualche sciopero (a.k.a. crumiro), ti spaccavano la faccia. Ma nel vero senso della parola, ti menavano, e ti facevano passare la voglia di fare scelte opportunistiche che andavano contro il bene collettivo. Non entro nel merito se fosse giusto o sbagliato, posso anche sforzarmi di condividerne le ragioni, tuttavia per me oggi siamo (1) in un contesto storico/sociale diverso (2) in una modalità di lavoro completamente nuova. Per dirla in un altro modo, mentre mia madre, per lavorare di più, doveva presentarsi fisicamente sulla catena di montaggio, io ho il mio PC, e non è che puoi entrare a casa mia e randellarmi il cranio perché ho fatto un login di sabato mattina, la società è radicalmente cambiata, quindi, qualsiasi sia l'idea politica che abbiate, ce pass pu' cazz, perché adesso funziona così. Ovviamente il fatto che una persona possa scegliere cosa sia meglio per se stessa danneggiando potenzialmente gli altri è un bel cazzo di problema, ma è un problema che, dal punto di vista del singolo, non è risolvibile, ci dovrebbero pensare i governi, ma sappiamo già quale è la risposta, quindi evitiamo di entrarci altrimenti la zuppa si complica.
E qui entriamo nel capitalismo, che, anche se è fattualmente un cancro, è un cancro che abbiamo deliberatamente scelto tutti, nessuno escluso (checché la gente qui sopra ne scriva peste e corna come se fossero in grado di vivere come viveva mia nonna, ma lasciamo perdere, che i vaffanculo li tengo contati), semplicemente per il fatto che siamo una società basata sul consumo. Certo, esistono scelte virtuose, atteggiamenti orientati al bene comune, tutte cose belle, ma su larga scala le nostre azioni, piccole o grandi che siano, persino le più lecite ed eticamente corrette, alimentano questo mostro, ed è un fatto incontrovertibile che va al di là del nostro pensare più o meno ipocrita.
La Germania ha sempre provato a conservare questo aspetto "simil-operaio", di tutela del lavoratore vs. gli interessi del padrone, cosa lodevole, per carità, anzi, è uno dei motivi che mi ha convinto a venire qui, e mi dispiace tanto che in Italia sia diventata ormai utopia. Però qui non è Cuba, per citare Bersani, è come voler fermare l'acqua con le mani, non ho mai puntato sul fatto che ci sarebbe riuscita sul lungo periodo, è andata ancora bene che la quantità di soldi disponibile era talmente tanta che si potevano permettere di avere la moglie ubriaca (lavoratori tutelati) e la botte piena (società di consumo), ma adesso che le sostanze si stanno asciugando il modello capitalista sta entrando a gamba tesa nella realtà lavorativa tedesca, e tra poco qui i diritti dei lavoratori saranno solo un ricordo del passato. Anche in questo caso, i governi dovrebbero fare da scudo, ma basta contagiarne uno, e la china che poi si intraprende è a senso unico (indovinate quale governo sta iniziando a metterlo a quel posto ai lavoratori? tu guarda la combinazione, è di centro-sinistra).
Perché dico questo? La mia azienda, da quest'anno, offre solo il piano B, ovvero il bonus è legato solo alle performance individuali, vaffanculo il team, in culo alla collettività, ognuno si guarda il proprio orticello e, se proprio ne ha voglia, lo mette anche a quel posto al vicino di scrivania. Non vi dico le proteste, hanno usato una parola che non conoscevo, "Ellbogenmentalität", ovvero "mentalità da sgomitate", e la conseguenza di questa scelta aziendale, a loro modo di vedere, potrebbe solo peggiorare le cose. Hanno ragione? SÌ, assolutamente, ma non esistono più i mezzi per contrastare questo scenario. Io faccio quello che faccio nonostante i soldi, ma c'è sicuramente il mio Anticristo che lo fa solo per soldi, e sebbene ci possa anche essere una differenza etica, siamo sullo stesso piano lavorativamente parlando.
Morale della favola: tutto questo casino, e oggi esiste solo il piano B, che lo vogliano o meno, si sono rovinati con le loro stesse mani, perché, ed è qui la critica che io faccio sia agli operai dei tempi di mia madre che ai lavoratori digitalmente avanzati di oggi, ovvero si è sempre perso tempo a punire il proprio vicino di scrivania, non importa se per opportunismo o per bene collettivo, e mai chi prende effettivamente le decisioni che impattano le vite di ognuno. Come volevasi dimostrare, il capitalismo dei padroni ha vinto inevitabilmente anche in questo caso, lasciando che ci facessimo la nostra guerra tra poveri, mentre loro si ingrassano inventando nuovi modi creativi su come farci le scarpe tra noi. Ma per quando queste teste vuote arriveranno a capirlo, sarà troppo tardi, ad ogni modo, da buon capitalista, io continuerò a fare quello che mi pare.
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gilsart · 7 months
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Ciao! Volevo chiederti se avessi dei consigli per libri su Friederich in italiano (o in inglese) & dove comprarli. Io sono riuscitx a trovare solo quello di Alessandro Barbero. Adoro i tuoi disegni e il tuo blog! (trovo molto ironico il fatto che io abbia dovuto riscrivere questo messaggio perché Fritz (il mio gatto) si è fatto una camminata sulla tastiera)
la gioia di scrivere i post in italiano finalmente 🧎🏻‍♂️ CIAO
allora, anzitutto grazie dei complimenti,, 😭 ho dei libri in italiano (e inglese), però ti devo avvertire che sono molto pochi e non si trovano tanti romanzi, la maggior parte sono (tristemente ma comprensibilmente) in tedesco, ma ti faccio comunque una lista partendo da quelli c:
re in prussia di rafael sabatini – conta che non lo trovi in libreria, devi comprarlo usato oppure affidarti a questo link se riesci a leggere le cose online senza problemi (io non riesco e l'ho trovato usato), è sia in italiano che in inglese, ma è pure del '44 (o '47? non ricordo) quindi il linguaggio è quello che è... in italiano è un po' tedioso, fritz è un queer disney villain e il protagonista è un oc di sabatini antipatico come pochi, però... if you squint hard enough...
federico il grande di william f. reddaway, è una biografia, io ho letto solo i pezzi che mi interessano per il progetto e ti posso dire tranquillamente che ci sono delle imprecisioni storiche perché è un libro del suo tempo... ma ci sono le figure!! e ha una copertina figa. pure questo lo trovi usato, sia in italiano che in inglese
stesso titolo, ma di nancy mitford – biografia, la trovi usata, sia italiano che inglese, è divertente da leggere ma non ci sono le fonti </3 quindi è un po' tutto un "source: trust me bro". sempre suoi, "voltaire innamorato" e "madame du pompadour", il primo in italiano, il secondo in inglese, sempre usati
the sorrows of frederick di romulus linney – è un copione di uno spettacolo, PIENO di imprecisioni storiche, solo in inglese (e usato, che te lo dico a fare) keith non esiste, katte è solo "hans katte" e appare per tipo 2 scene per poi morire tragicamente, però è divertente da leggere e se avessi un euro per ogni volta che le emorroidi vengono menzionate in questo libro avrei due euro, che non è molto, ma è strano che sia successo due volte
bad gays di huw lemmey e ben miller ha un capitolo che lo riguarda, esiste in italiano (non usato!!) e ci sono delle illustrazioni bellissime, ma ti dirò... a una certa mi ha sorpreso con un f slur e ho detto "HUH??" e ci sono delle parti che mi hanno un po' confuso storicamente parlando, però carino... pure se inizia con un pezzo di "la jouissance"... bleurgh
la musica del re di gabriele formenti, te lo metto solo per correttezza perché è nella mia libreria ma me ne vergogno. è orrendo. terrificante. mi ha distrutto psicologicamente così tanto che mi sono fermatx a pagina 42 e ho detto BASTA non ne posso più man che cos'è questa merda... a un certo punto ti colpisce con un "[inserire nome di un personaggio femminile] si adattava benissimo alla corte di potsdam" girl who tf 😭 no she didn't 😭
e basta, finché ricordo questi sono quelli che ho a parte quello di barbero! abbi pazienza ma ti sto rispondendo mentre sto in stazione quindi non li ho tutti sottomano per controllare </3 ce ne sono altri in tedesco che sono belle letture, se mi viene in mente qualcos'altro ti faccio un fischio!
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princessofmistake · 28 days
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“La nostra capacità di sopravvivere alla verità assoluta – e questo è il trucco, Eden, seguimi – la nostra capacità dipende dalla forza delle nostre anime. E la forza delle nostre anime è proporzionata a quanta verità siamo in grado di reggere. Allora, come facciamo a saperlo? Come facciamo a sapere quanto in là ci possiamo spingere?”. I suoi occhi erano azzurri e inquietanti. “Ti sto facendo una cazzo di domanda, Eden”, disse, dopo una pausa di disagio da parte di entrambi. “Non lo so, Evan”. “Mettiamoci alla prova. Vediamo se siamo destinati a quel tipo di libertà”. “E in che modo ci mettiamo alla prova?”. “Devo ancora perfezionare alcuni dettagli”. “Già”, dissi, “perché mi sembra che sia… beh, un pensiero preoccupante?”. “Non è affatto preoccupante”, disse, come se stesse parlando a sé stesso. “Tutto quello che dobbiamo fare per metterci alla prova, in realtà, è soffrire. E rilassati, Eden, non guardarmi così. Non sto suggerendo l’autoflagellazione. Parlo soprattutto, non so, di alleggerire il carico, chiamiamolo così”. “Alleggerire il carico?”. “Sì, fare un sacrificio. Sbarazzarsi di ciò che amiamo. Siamo tutti attaccati a qualcosa, imprigionati a qualcuno, ma se ce ne liberiamo, che succede?”. Evan scrollò le spalle. “Libereremmo noi stessi”. “Bene, credo di aver sentito abbastanza”. Feci per raccogliere i miei appunti di biologia e spostarmi altrove, ovunque fosse. “In ogni caso, mi fa piacere sapere che ora tu sia diventato, come dire, un asceta a tutti gli effetti”. “Credimi”, rispose. “La maggior parte delle persone trova difficile liberarsi di tutto. Non tutti, però. Non io. E non tu”. L’illuminazione della biblioteca mi faceva bruciare gli occhi. Infilai il mio libro di testo nello zaino, nel disperato tentativo di allontanarmi da lui. “Fammi un favore, Evan. Lasciami fuori dalle tue strane fantasie”. “Rispondi solo a questo, Eden. Rispondimi onestamente, senza fingere. Hai trovato difficile lasciare casa? Dire addio a tutto ciò che conoscevi?”. “Questo non ha niente a…”. “Certo che sì. Io e te siamo abituati alla solitudine. Ed è una risorsa, perché ci avvicina a ciò che cerco di fare. Il problema sono le poche persone che per noi contano e che rendono quasi impossibile alleggerire il carico”. Mi alzai e mi voltai per andarmene. “Non so se tutto questo sono elucubrazioni teoriche o se davvero stai… pianificando qualcosa”, dissi incerto, “ma se fosse vera l’ultima ipotesi, beh… non farlo”. Evan sorrise freddamente. “Che scelta abbiamo? La soluzione opposta è trascorrere tutta la vita a desiderare”.
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