Tumgik
#note: solista.
starazorr · 7 months
Text
Tumblr media
♡ Gee-Gee
🗓️ 15/02/2024 | Doada
— 💬 Se inspirou? Me credite!
note's: 4° dia, música da sua artista feminina de KPOP favorita, eu não tenho uma artista solo de KPOP favorita, escuto só o V mesmo como solista. Então fiz a música do primeiro grupo feminino que eu ouvi e que me fez adentrar no mundinho do KPOP, são as maiores, DEUSAS! Tenho uma paixão enorme por elas, e quando vi a música pensei imediatamente no Mingi (muito it girl).
84 notes · View notes
diceriadelluntore · 1 year
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #295 - Fleetwood Mac, Rumours, 1977
Di solito un duetto tra una voce maschile e una femminile è si presente in molti dischi, ma in modo episodico. Sembra strano, ma i gruppi in cui le voci principali sono state una maschile e una femminile sono molto più rari di quello che all’apparenza potrebbe pensare. Partendo da questa osservazione, i dischi di ottobre saranno dedicati appunto a casi del genere: ho cercato di unire cose molto note e significative ad altre meno, come è nello spirito di questa rubrica. Si parte oggi, nella prima domenica di ottobre, con uno dei dischi più belli, di successo e imitati di tutti i tempi. Eppure tutta questa gloria non era né scontata né, soprattutto, immaginabile dato che il capolavoro nacque proprio quando tutto sembrava irrimediabilmente compromesso, in un periodo di tensione altissima tra i membri della band che ne fu autrice. I Fleetwood Mac nascono come gruppo brit-blues sotto l’egida di Mick Fleetwood (batteria) Peter Green (chitarra) e John McVie (basso) che lasciano i Bluesbreakers di John Mayall ed intraprendono una carriera autonoma. Si chiamano così perché Green unì il cognome del batterista al Mac di McVie. Iniziano subito a farsi notare, con alcuni pezzi molto belli come Man Of The World, Albatross e Black Magic Woman, che diverrà famosissima solo anni dopo con la cover dei Santana. In questo periodo composero almeno due grandi dischi di rock blues (l’omonimo Fleetwood Mac del 1968 e Then Play On del 1969, dalla stupenda copertina e che nel titolo cita nientemeno che La Dodicesima Notte di Shakespeare). Poi Green se ne va, iniziando una carriera solista dignitosa ma non superlativa. Dal 1970 al 1975 Fleetwood e McVie chiamano a sé molti musicisti per rimpiazzarlo, tra gli altri ricordo Danny Kirwan, Bob Welch, Bob Weston, che durano più un meno un annetto con il gruppo. Colpisce invece la cantante Christine Perfect, che nel frattempo si sposa con McVie, divenendo Christine McVie, entrando in pianta stabile nella formazione. Gli album di questo periodo sentono della poca amalgama tra i membri, finendo per essere scialbi e dimenticabili. Rimasto nel 1975 senza chitarrista, Fleetwood incontra Lindsey Buckingham, che a dispetto del nome è un ragazzo californiano, che in coppia con la sua compagna, Stevie Nicks, aveva pubblicato un disco di leggero pop dal titolo Buckingham + Nicks (che sono una scelta nella scelta, dato che univano una voce femminile e una maschile soliste). Il primo lavoro della nuova formazione è clamorosamente stupendo: Fleetwood Mac (secondo disco omonimo, già un record) nel 1975 è uno dei dischi più venduti in assoluto e trascinato dai singoli Warm Ways, Say You Love Me e la stupenda Rhiannon, diviene già un classico. L’attesa per il proseguimento è spasmodica, tanto che la prima cosa a segnare il passo è la band stessa: sia la coppia Buckingham - Nicks che quella Perfect - McVie si stavano separando, e Fleetwood scoprì sui giornali che la moglie lo tradiva con un amico. Nonostante le dicerie che la davano sul punto di sciogliersi, la band si concentra nelle registrazioni di uno dei capolavori assoluti del pop-rock di tutti i tempi e lo intitolano con notevole spirito ironico Rumours (che ricordo in inglese vuol dire brusio, ma anche chiacchiericcio e dicerie).
Con una maniacale cura che rivoluzionerà il concetto stesso di arrangiamento e produzione (anche per l’uso delle più avanzate tecnologie dell’epoca, come fecero nello stesso anno gli Steely Dan con Aja) Rumours, che esce il 4 Febbraio del 1977 è davvero perfetto: penso che chiunque abbia mai pensato di scrivere una canzone abbia voluto creare qualcosa come Go Your Own Way, trascinante e fantastica. Ma già l’apertura con Second Hand News (che richiama le dicerie di stampa del titolo) che ha echi di musica celtica fa capire che non è un album qualunque. Dreams, che da solo vendette oltre un milione di copie come singolo, è altra canzone definitiva, come Never Going Back. Songbird è piano e chitarra acustica, e diventerà uno dei momenti clou dal vivo. The Chain, che nasce come unione di idee scartate, è un country folk un po’ psichedelico, ed è uno dei pochi brani accreditati a tutti i membri della band. You Make Loving Fun, altro singolo vendutissimo, I Don't Want to Know (già nel repertorio solista di Stevie Nicks) è allegra e ritmica, Oh Daddy e la misteriosa Dust Gold Woman (che per anni si è favoleggiato fosse una canzone sulla droga, che girava molto alle feste cui partecipavano) chiudono il disco. Disco suonato, cantano (memorabili gli intrecci vocali, i salti melodici di tre voci grandiose), prodotto al massimo livello (da Fleetwood e la band con Ken Caillat e Richard Dashut) e dove le singole personalità pur mantenendo piena autonomia individuale, si completano alla perfezione. E ho sempre pensato che 40 milioni di copie vendute in tutto il mondo, con 31 settimane consecutivi al primo posto della Classifica Billboard statunitense, paese dove vendette da solo 20 milioni di copie (che lo fanno uno dei dischi di maggior successo di ogni tempo) e il Grammy del 1978 come miglior disco abbiano oscurato di fatto la bravura di un lavoro non costruito per il successo (almeno non in queste dimensioni) e che nasce dalla voglia di lasciare tutto alle spalle del personale, per mettere tutte le energie nel lavoro. Il momento magico continuerà con Tusk, altro gioiello, passato alla storia per essere costato nel 1979 oltre un milione di dollari in registrazioni. Dopo un Tusk Tour grandioso, la band si ritira in Francia, dove abbandonerà il sofisticato, colto e meraviglioso suono di questi due gioielli per un pop più leggero e senza mordente. Evidentemente forse si erano riappacificati.
24 notes · View notes
kokorohelps · 1 year
Note
Oi Kokoro! Me ajuda com sugestões de fc para um family template do Cha Eunwoo?
Olá, coração! Claro. Coloquei algumas sugestões de pais, mães, irmãos e irmãs para o Eunwoo abaixo do Read More! Espero que te ajudem.
Tumblr media Tumblr media
PAI
Seo Sangwon (1967, ator)
Cha Seungwon (1970, ator)
Jeong Yong-jun/Jang Hyuk (1976, ator)
Song Seungheon (1976, ator)
Ji Sung (1977, ator)
Kim Sunghoon/Ha Jungwoo (1978, ator)
Yoo Teo (1981, ator)
MÃE
Ha Heera (1969, atriz)
Lee Youngae (1971, atriz)
Kim Seohyung (1973, atriz)
Song Seonmi (1974, atriz)
Kim Heesun (1977, atriz)
Lee Boyoung (1979, atriz)
Bae Doona (1979, atriz)
IRMÃOS
MAIS VELHOS
Kim Kibum/Key (1991, SHINee)
Yang Sejong (1992, ator)
Byun Baekhyun (1992, EXO)
Seo Kangjun (1993, 5urprise)
Kim Minkyu (1994, ator)
Nam Joohyuk (1994, ator)
Kang Seung-yoon/Yoon (1994, WINNER)
Lee Taeyong (1995, NCT)
Kang Daniel (1996, solista)
GÊMEOS
Hwang Minhyun (1995, ex-NU'EST)
Kim Seok-woo/Rowoon (1996, SF9)
Choi Youngjae/Ars (1996, GOT7)
Seo Byungchan (1997, Victon)
Jeon Woong (1997, AB6IX)
Kim Younghoon (1997, The Boyz)
Lee Jun-young/Jun (1997, UNB)
Seo Jihoon (1997, ator)
Hong Minchan (1998, VERIVERY)
MAIS NOVOS
Ji Changmin/Q (1998, The Boyz)
Lee Keonhee (1998, ONEUS)
Kang Hyunggu/Kino (1998, PENTAGON)
Lee Chan/Dino (1999, SEVENTEEN)
Park Jihoon (1999, ex-Wanna One)
Kim Youngkyun/Hwiyoung (1999, SF9)
Bae Jinyoung (2000, CIX)
Choi Beomgyu (2001, TXT)
Yang Jeongin/I.N. (2001, Stray Kids)
IRMÃS
MAIS VELHAS
Kim Taeyeon (1989, SNSD)
Han Sunhwa (1990, ex-Secret)
Lee Sungkyung (1990, atriz)
Bae Joohyun/Irene (1991, Red Velvet)
Im Jinah/Nana (1991, After School)
Lee Jooyoung (1992, atriz)
Son Naeun (1994, ex-Apink)
Kim Minji/JiU (1994, Dreamcatcher)
Lee Hyeri (1994, Girl's Day)
GÊMEAS
Oh Seunghee (1995, ex-CLC)
Jeon Somin (1996, KARD)
Lee Dabin/Yeonwoo (1996, ex-Momoland)
Roseanne Park/Rosé (1997, Blackpink)
Lee Luda (1997, WJSN)
Park Jihyo (1997, TWICE)
Park Jiwon (1998, Fromis_9)
Kim Jungeun/Kim Lip (1999, LOONA)
Kim Yerim/Yeri (1999, Red Velvet)
MAIS NOVAS
Choi Yoona/Bella (1999, ALICE/ELRIS)
Jeon Heejin (2000, LOONA)
Kim Hyunjin (2000, LOONA)
Kim Chaewon (2000, Le Sserafim)
Choi Jisu/Lia (2000, Itzy)
Cho Hyeyeon (2000, ex-Gugudan)
Yoo Jiwon/Bian (2001, MAJORS)
Park Sumin (2001, Dream Note)
Kang Lena (2002, GWSN)
15 notes · View notes
perfettamentechic · 6 months
Text
28 marzo … ricordiamo …
28 marzo … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2023: Ryūichi Sakamoto è stato un musicista, compositore e attore giapponese. Viene considerato tra i pionieri della fusione tra la musica etnica orientale e le sonorità elettroniche occidentali. Dapprima membro degli Yellow Magic Orchestra, gruppo musicale seminale per la musica elettronica giapponese e il j-pop, Sakamoto inaugurò successivamente la carriera solista e divenne compositore di note…
Tumblr media
View On WordPress
2 notes · View notes
ahjdaily · 1 year
Text
INTERVIEW: WARP Presenta: Entrevista con Albert Hammond Jr, la cinematografía detrás de Melodies in Hiatus
By Rob Anaya | 08/09/2023
This interview is solely in Spanish. For an English-translated version of the website: click here Please note, the translation may not be not entirely accurate.
For archival purposes, full text is stored below.
Cuando se trata de Albert Hammond Jr. no hay mucho que decir más de lo que no se haya dicho como el guitarrista de The Strokes es una banda mundialmente popular con millones de discos venidos, con presentaciones en festivales por todo el mundo y programados en muchas estaciones de radio y con miles de reproducciones en streaming, así que, por esa parte, sí, no hay mucho que revelar, pero en cuanto a su carrera solista vaya que hay un mundo por explorar y en eso nos enfocamos.
Platicamos con él de su nuevo álbum en solitario, Melodies on Hiatus, uno de los más desafiantes e innovadores en su carrera solista la cual no es cosa menor, con este es ya su quinto disco de estudio, lo cual la convierta automáticamente en una carrera bastante sólida y que no le pide nada a nadie.
Alber Hammond Jr. sin duda ha crecido mucho como artista, aunque no le guste revelarlo, tiene una modestia marcada pero agradable, y en este disco nos deja claro que su nivel de experimentación ha alcanzado una nueva etapa, se ha rodeado de grandes colaboradores como Matt Helders de Arctic Monkeys y una de las voces más increíbles, aunque poco conocidas de la actualidad como Rainsford.
Acompáñenos juntos hasta Hiatus para descubrir estas melodías en donde Albert trabajó muy fuerte para seguir despuntando en el panorama musical, y meternos a fondo a su proceso creativo como artista, a sus recuerdos y claro, el cariño que le tiene a México.
Melodies in Hiatus es tu primer disco nuevo en tres años, ¿cómo te sentiste en el proceso de grabación desde componer la primera canción hasta terminarlo?
Seré honesto, casi nunca recuerdo mucho ese tipo de momentos, pero en general las veces que me tocó estar en el estudio tuve altibajos, y hay días en donde todo te parece aburrido y sientes que necesitas dar un extra, pero definitivamente me encontraba entusiasmado y de repente te das cuenta de que tienes un montón de trabajo por hacer y que esto va a llegar demasiado lejos, yo creo que esa fue la parte especial en esta ocasión.
Que bien, de hecho, este disco se siente muy fresco ¿sabes? Una de las grandes canciones que me gustaron mucho fue tu colaboración con GoldLInk en “100-99”, tiene muchos tintes melódicos que quizás antes no habías explorado tanto lo cual la vuelve un sencillo único, ¿así que, ¿cómo se dio esta colaboración?
Esa pues, puede ser que todo lo que hago es muy orgánico y esa canción simplemente la terminé y a mí siempre me ha interesado el hip hop y sus artistas, y ya sea en canciones de The Strokes o en canciones mías, siempre hay algo de ello, por ejemplo “en “Automatic Stop” pensé que podía grabar ese loop y rapear sobre él. No sé, ideas así, me gusta, crecí en Los Ángeles y amaba a Dr. Dre cuando yo tenía diez u once años de edad, y particularmente en este sencillo cuando tenía mi parte terminada simplemente pensé que sería genial rapear en ella, y tuve la suerte de que GoldLink quisiera colaborar, ni siquiera nunca nos reunimos, no sabía cómo iba a terminar la canción, todo se dio así y me pareció bien. De hecho, fue una de las últimas canciones que se agregaron.
Genial, no sabía que en tu juventud fuiste muy fan de Dr. Dre, es algo bueno descubrir…
Claro, ¿qué no nos gustaba a todos? Jajaja.  Ya sabes vivir en Los Ángeles, en la adolescencia, en esa época era enorme, Dr. Dre fue enorme, todo el rap de los 90 lo fue, y algunas canciones eran muy melódicas, había grandes temas como “It Was A Good Day” de Ice Cube, esa sigue siendo una de mis canciones favoritas por siempre, siempre la incluyó en todas mis playlist, es genial.
También tienes otras colaboraciones muy importantes en el resto del disco, como “Thoughtful Distress” con Matt Helders de los Arctic Monkeys, y también con el gran Steve Stevens, lo cual es increíble, ¿cómo se concretó esto?
Sí, en general fue muy natural, Matt vive aquí en Los Ángeles y siempre me ha gustado su estilo como baterista, y siempre hablábamos de hacer algo juntos, así que lo  llamé, y la canción correcta se dio  y luego Steve Stevens vino a moldear la parte final de la canción con su sello y también en el bajo tenemos a Nicole, es una gran bajista, se armó una buena banda para esto y todos estaban muy entusiasmados de estar trabajando conmigo en la canción, de hecho tratamos de llevarla igual a un terreno más de rap pero conforme fuimos avanzando tomó otra dirección, así que estar con gente así y músicos así solo quieres pasarla bien y también quieres crear  algo que te guste y simplemente los dejas hacer lo que quieran sabes, no los voy a presionar, jajaa, y al final todo funcionó, me siento muy afortunado con esa canción.
Otra colaboración que captó mi atención fue con Rainsford en “Remember” y también en “Alrigh Tomorrow”, la última canción del disco, que personalmente fue mi favorita por que personalmente no te había escuchado algo similar, ¿sabes? Creo que llevaste tu nivel de composición a otro lado que no habías explorado así de esa forma, y encima con esa poderosa voz de Rainsford, ¿cómo te sentiste al componer esa canción?
Para ser honesto, se sintió como yo, siempre he sido yo el que ha estado tratando de hacer esa música que me gusta, tratando de buscar esos sonidos, esa forma de componer, y cuanto estaba escribiendo esta canción lo supe al instante que esta no era una canción para que yo la cantará, pensé en una gran voz, siempre he tratado de componer canciones y colaborar con artistas femeninas, el disco tiene muchas canciones y está bien que no en todas escuchen mi voz, y la voz de Rainsford es irreal, pero irreal en serio, pensé que si quería cantar en mi canción sería grandioso, y al final esa canción se siente como si estuvieras en una película.
Absolutamente así la sentí y es uno de los puntos más altos en Melodies in Hiatus, precisamente por el poder de esa canción y el poder de la voz, y de hecho me parece muy poético que justo sea la última canción en el disco…
Sí, fue a propósito, jajaja, es una linda manera de decir adiós. Y si vuelves a escuchar el disco de nuevo, lo vas a sentir totalmente diferente a como la primera vez, ¿sabes? Vas a sentir un reseteo y pensaras, “¿wau ¿esta es la primera canción?”. Me tomó mucho tiempo colocar las canciones en el orden correcto, fue una locura, a veces piensas que a lo mejor solo nueve canciones van a ser buenas y las otras muy raras, pero luego vas más allá, y lo vuelves a escuchar para tener un buen orden y me lleve muchísimo tiempo en ello.
Otro gran concepto de este nuevo álbum es la serie de videos que has sacado y que preparaste, tienen una escuela muy cinematográfica, se siente como una pequeña película, ¿sabes? Y también sé que te gusta mucho actuar, es algo que disfrutas. ¿Cómo fue tu experiencia en las filmaciones?
Sin duda, tuve mucha suerte de que Angela Ricciardi y Silken Weinberg los grabara, y bueno, hay mucho que responder a tu pregunta…
Yo estudié en una escuela de cine, siempre quise hacer algo relacionado a la escritura, a la producción o a la dirección, o hacer soundtracks, todo siempre impulsado por como las películas fueron algo tan importante en mi juventud, y el cine siempre ha estado en mi sangre igual que la música.
Y con este disco estaba intentando hacer una película, en donde el personaje principal es muy exitoso en Las Vegas, pero fuera de ella no lo es, e intenta escapar de esa vida fácil pero no puede, y ya tenía eso en mente y así conocí a Angela, le conté todo eso, y ella me ayudo a materializarlo, ¿sabes? También con su toque y de repente ese espacio vacío se fue llenando con otro espacio de ideas, un espacio en donde esta personaje principal ha vivido toda su vida, como se muestra en la serie, y en estos lugares como el bar a donde bebe, y otro lugar importante es una cocina  en donde juega juegos de póker o lo que sea que se le de la gana hacer,  y recibe palizas, y en uno de los últimos ya me toca interpretar una canción en el escenario como lo hago cada noche o como lo hace este personaje que creamos para la serie.
Angela y yo hablamos sobre la ejecución y teníamos gustos similares en cuanto a directores y estéticas y estilos, simplemente tratamos de llegar juntos a esta creación única, sí, hicimos cinco videos extraordinarios, y ojalá pudiéramos haber grabado más, fue algo muy divertido, de verdad me puso a prueba a mi mismo, y a todos en el grupo de trabajo, digo, grabar cinco videos en dos días no es nada fácil, y si vuelves a ver los videos con atención notaras muchas imperfecciones, por que simplemente no teníamos tiempo, digo, no me importa mucho, encajaron bien, pero sin duda fue difícil.
Justo el último que vi fue el de “One Chance” y me encantó la pelea que plantean
Sí, fue muy divertido y en verdad tenía muchas ganas de hacer más, peor teníamos en promedio dos horas para grabar un video, y yo siempre hago el mismo roll porque aprenderme la coreografía en dos horas es casi imposible que pase. Si quizás tuvimos tres descansos fue mucho, fue como “estás bromeando”. Ni siquiera tuvimos el tiempo como para entender los movimientos de las cámaras pro lo que hacíamos o lo mismo con los actores, coordinar todo eso te lleva semanas, o al menos un día completo, lo aprendes en un día de pre grabación y al otro se filma como se debe.
Y justo hablando de cine, ¿tienes algunos directores favoritos en tu vida?
Sí, ya sabes, nada que sea completamente desconocido, aunque siempre trato de descubrir algo así. Los directores clásicos son maravillosos, Francis Ford Coppolla, Stanley Kubrick, Martin Scorcece, David Lynch, Spielberg, son los que me vienen a la mente. Su más reciente película me pareció increíble. Hay un director francés que se llama Luc Besson, que es simplemente increíble.
Regresando al nuevo disco Melodies In Hiatus, estuvo producido por Gus Oberg , un viejo conocido y muy amigo tuyo, y también en el pasado pues has trabajando con gente como Rick Rubin, ¿cuál crees que sea la diferencia entre trabajar con uno y otro?
Son más bien diferentes settings o perspectivas, con Gus he trabajado siempre en mis discos solistas y con el otro  he trabajado con The Strokes, nunca he trabajado yo con él uno a uno, peor los dos son personales muy inteligentes y entienden la música como pocos, los dos me han ayudado a sacar lo mejor de mí y de la banda, ayudan a aliviar ese peso que tienes cuando estas componiendo un disco, que incluye presión o ideas que no sabes a donde dirigirlas, y ellos son grandes personas que siempre me han terminado ayudando muchísimo, pero en realidad creo que son muy similares.
Rick con el paso del tiempo sigue creando éxitos y tiene una presencia fuerte. Es bueno rodearte de personas así.
La siguiente sección la titule “Discos en tu vida”, que son:
-Yours to Keep
-¿Cómo te Llama?
-Momentary Masters
-Francis Trouble
-Melodies on Hiatus
Así que, con ello, me gustaría saber, ¿cómo te sientes de tener ya cinco discos en tu carrera? Cada uno tiene algo especial y si es que sigues sintiendo esa misma adrenalina o emoción cuando terminas de grabar un álbum nuevo…
¿Te refieres a que sí es que sigo sintiendo la misma emoción? Bueno, el otro día estaba pensando en eso, justo no puedo creer que en realidad haya hecho tanta música, ya. 
SÍ, justo a eso me refiero, cinco discos ya es una carrera sólida, tomando en cuenta que también formas parte de una banda como The Strokes con la cual has estado activo desde hace muchos años
Puedo perderme muy fácil en el proceso de trabajar y hacer música, es de las cosas que más me gustan, y aun así algún día podrías preguntarme como me siento y quizás ese día odie todo por el proceso de emociones que te envuelve como si fuera una ruleta rusa, pero es algo muy puro, incluso cuando sientes que estas perdido siempre hay una posibilidad de salir adelante.
Siempre es emocionante, te diviertes y no puedes esperar a que la gente lo escuche, eso sí, el proceso de grabarlos es algo bastante largo, por ejemplo en este nuevo disco cuando ya estaba listo me tarde un año en sacarlo por el simple hecho de que hacer los vinilos te toma nueve meses, y me encanta pero ya cuando sale y la gente lo escucha para mi se siente como “el pasado” peor la gente no lo sabe y ahora me siento como una persona diferente, es algo interesante que los fans descubran lo que eras en ese momento, no sé, me siento como si fuera el 2019 cuando lo estaba componiendo, ya ni se quien era en ese entonces jajajajaj.
Pero sí, sigue siendo emocionante, me siento muy agradecido de tener una gran disquera, en donde me siento parte del sistema, y no puedes olvidar eso, y estoy en esta posición en donde soy un artista longevo y que aún haya gente interesada en escucharme, que invierta su tiempo para hacerlo en mí como artistas es genial, luego pienso en que ya he hecho todo lo que he querido y no sé que tengo que hacer después, pero la experimentación siempre aparece y me siento motivado de nuevo, y me quiero ir de tour, creo que para existir siempre tienes que seguir encontrando nuevas direcciones en la música,  son caminos cruzados interesantes.
Personalmente creo que con estos con estos discos en tu carrera ya has probado mucho, y has destacado como cantante, como compositor y como guitarrista. ¿Cómo te sientes en este momento de tu vida como artista? ¿Qué tanto crees que has evolucionado, te sientes más cómodo o más maduro?
No, me siento como que he vuelto a comenzar, tengo un gran maestro de guitarra y eso siempre me da una nueva perspectiva de a en donde me gustaría estar, o al menos tratar de entender que pasa, y eso me emociona. Y por otro lado es raro tener un ego al respecto y tener una postura, y a veces eso me pasa, no sé, seguro que les ha sucedido a muchos artistas que les va muy bien pero que se sienten inseguros con la música que están haciendo, así como he conocido gente que no ha hecho nada y son muy arrogantes, jajaja.  Mi meta es solo vivir el proceso y lo demás esta fuera de mi control, así que si no disfrutará de eso creo que estaría viviendo en un miedo constante.
Estoy seguro de que has vivido momentos geniales en tu carrera solista y también con The Strokes, que ya tienen más de 20 años de carrera, que han tocado junto con los Red Hot Chilli Pepeprs recientemente, en el pasado Eddie Vedder de Pearl Jam cantó en una de sus canciones, aún siguen siendo headliners en los festivales más grandes del mundo, y aquí en México llenaron un estadio, ¿alguna vez te imaginaste que pasaría todo eso?
Yo creo que eso es lo más raro de la vida, no importa, y la respuesta es que sí, si lo imaginé, en cierta escala. Porque cuando conocí a The Strokes, estos chicos y nos juntamos lo que sucedió fue magia, me sentía con una energía diferente cuando estábamos juntos, y cuando todo el éxito llego claro que fue una locura y fue sorpresivo, como es una sorpresa que veinte años después sigamos haciendo música, de hecho, sentí que seriamos importantes en algún momento, por que estaba en una banda grande, pero ¿sabía yo todo eso? Claro que no, pero incluso si nada de eso hubiera pasado me quedaría con ese sentimiento único que me provocaba el estar juntos en un cuarto de ensayos, todo se sentía diferente. Y algunas cosas son difíciles de predecir, como hacer canciones que van a pasar la prueba del paso del tiempo.
Y ya para terminar no quiero pasar la oportunidad de preguntarte sobre el último concierto que dieron The Strokes aquí en México en el Foro Sol, el cual se convirtió en el show mas grande de sus carreras, ¿qué memorias tienes de esa noche?
Solo tengo buenos recuerdos de esa noche, jajajaja. El momento más alto de nuestra carrera, espero que sea una buena premonición de lo que vendrá en los próximos años, porque sigue siendo emocionante rodearte de gente talentosa para hacer música, y con las cuales tienes mucho que compartir, así que eso hace que la banda se sienta poderosa y viva. Y tocar ese show nos abrió el panorama para pensar en cómo podría ser nuestro próximo disco, y creo que esa noche en ese show pudimos haber basado el espectáculo en un solo álbum y aun así todos lo hubiéramos disfrutado, peor en general se sintió como un nuevo comienzo dar ese show, fue mas que especial, tuve amigos que estuvieron presentes en esa noche y la multitud estuvo inolvidable, fue algo super eléctrico tocar en un concierto así de grande para tanta gente.
6 notes · View notes
susieporta · 1 year
Text
Tumblr media
Sentire col cuore, la pelle, il fegato.
Si chiama Evelyn Glennie.
Immaginatevela così. Quando è una #giovanedonna scozzese di diciassette anni e vuole entrare alla Royal Academy Of Music di Londra. Si presenta all’audizione.
Respinta.
“Scusate, perché?”
Perché è sorda.
Evelyn ha perso l’udito che era una #bambina. Aveva solo 8 anni.
Lei allora dichiara a voce e testa alta ai commissari d’esame che la sua intenzione è diventare una percussionista solista.
Se il suo livello di preparazione è sufficiente per essere ammessa, le sue condizioni fisiche non devono rappresentare un ostacolo.
Entra così alla Royal Academy.
Ora è diventata la percussionista solista più famosa del mondo. Tiene concerti ovunque, ha vinto tre Grammy, è stata nominata dalla Regina Elisabetta, Dama dell’Eccellentissimo Ordine dell'Impero Britannico, suona con Björk, Bobby Mc Ferrin.
Lei sente le note nel fegato, nel cuore, nella pelle.
“Il mio vero obiettivo è insegnare al mondo ad ascoltare. Quando ci ascoltiamo a vicenda è importante usare il nostro corpo come una cassa di risonanza. Suono scalza così che possa sentire dalla terra le vibrazioni".
Magnifica
(dedicata alle allieve della #ClasseS, che hanno oggi la quarta sessione del corso Sensi Accesi)
#labodifsegnala #labodifstories #founders #sensiaccesi
6 notes · View notes
ladrodiciliegie · 1 year
Text
Il Largo è, come ho detto, la pagina preziosa del Concerto. Si direbbe che Beethoven abbia scelto la tonalità di mi maggiore, in tutto estranea al do minore del primo tempo, per isolare sin dal primo accordo il sentimento di questo Largo. La forma generale è quella del Lied in tre sezioni, ma l'alta libertà emotiva non consente alcuna costrizione formale, l'ispirazione è piuttosto quella dell"improvvisazione'. Nel silenzio dell'orchestra il solista inizia la melodia che ha la calma riflessiva di un 'notturno'. A noi, attenti e stupiti, sembra che il pianista trovi le sue note per la prima volta. Quando l'orchestra risponde (archi con sordina), si espande nella quiete una luce delicata. Nulla turba o confonde la disposizione poetica alla fantasticheria e al sogno. In diversi momenti la musica rinuncia a una fisionomia melodica per espandersi mirabilmente in echi, brividi, sospiri, coni mosse esaltazioni (gli arpeggi del pianoforte), dunque in pura liricità astratta. Perfino la cadenza finale deve avere un suo estatico, sorridente pudore. Mirabile la serena semplicità delle quattro battute finali: percorrendo a eco le tre note dell'accordo di mi maggiore (si, sol diesis, mi) il pianoforte, un flauto, due corni scendono verso il buio e il silenzio. L'ultimo accordo secco (tutti dell'orchestra senza pianoforte) è un congedo antisentimentale, dissipa l'incanto e prepara la transizione al Rondò
2 notes · View notes
Text
Tumblr media
[ARTICOLO ] Jung Kook dei BTS lancia ufficialmente con “Seven” la sua carriera da solista con un po’ d’aiuto da parte di Latto
L’uscita di questa canzone segue il rilascio sulle piattaforme di streaming musicale di “My You” e “Still With You” dopo una loro prima pubblicazione su YouTube e SoundCloud.
“Jung Kook dei BTS è giunto all’alba del suo debutto da solista con il rilascio del singolo ‘Seven’. Già in passato aveva pubblicato alcune sue canzoni come ‘My You’ e ‘Still With You’, ma questo singolo è tanto una conferma quanto una reintroduzione per un Jung Kook che si sta imbarcando in un nuovo viaggio artistico. 
Il cantante ha reclutato la rapper Latto per il suo singolo estivo, del quale aveva dato qualche anticipazione qualche giorno prima della sua uscita con una clip che mostrava una cena romantica andata male. A interpretare la sua ragazza nel video ufficiale è l’attrice Han So-hee. ‘Every hour, every minute, every second/You know night after night/I’ll be fucking you right/Seven days a week’, Jung Kook canta nella versione esplicita della sua canzone.
Per la parte di Latto, nel video la telecamera passa a mostrare un funerale in cui la rapper di Atlanta si esibisce davanti alla bara di Jung Kook e a una So-hee in imbarazzo ed esasperata. Il video finisce poi su note più dolci con la coppia che, naturalmente, si incammina nella pioggia mano nella mano. 
In un comunicato della Big Hit ‘Seven’ è stata descritta come il punto di inizio ufficiale della carriera da solista di Jung Kook. “ ‘Seven’ è un’energetica canzone estiva che vi permetterà di godere appieno di tutto il fascino di Jung Kook’, si legge nel comunicato pubblicato su Weverse che così continua: ‘Dal momento che Jung Kook si accinge a impegnarsi nelle sue attività da solista, vi chiediamo di estendere la vostra trepidazione e il vostro supporto non solo a questo singolo digitale, ma anche a tutto ciò che seguirà’.
Jung Kook stesso si è a lungo preparato per questo momento, assorbendo le lezioni imparate osservando tanto gli altri artisti quanto i suoi compagni, membri dei BTS, e usandole per affinare le sue stesse abilità. 
‘Le persone dicono che io eccello, che so fare tutto. Certo, effettivamente eccello in alcune cose, ma non penso che questo mi permetta necessariamente di adagiarmi sugli allori dei miei talenti e doni’, aveva detto Jung Kook a Rolling Stone nel 2021. ‘Puoi migliorare in qualcosa soltanto facendo molta pratica, soltanto quando ci provi davvero, quando ti ci immergi totalmente’, aveva commentato all’epoca. ‘Quindi a dirla tutta non mi vedo proprio come uno capace a fare tutto naturalmente, voglio solo continuare a provare e a lavorare sodo. E certo, sento la pressione, ma questa pressione è anche ciò che mi trascina, che mi fa lavorare duramente e mi fa fare ciò che devo nel migliore dei modi’.
I membri dei BTS hanno corso parecchio negli ultimi mesi continuando a esplorare le loro possibilità al di fuori della band. Recentemente Suga ha unito le forze con Halsey per una versione rinnovata della surreale ‘Lilith’ tratta dal suo album e usata come colonna sonora per la serie di videogiochi ‘Diablo’. Poco prima di questo, il rapper e produttore aveva rilasciato il suo album da solista ‘D-Day’ e il documentario ‘Road to D-Day’. L’album da solista di Jimin, ‘FACE’, è stato rilasciato invece lo scorso marzo e prima ancora, a dicembre 2022, anche RM aveva pubblicato il suo ‘Indigo’. Il singolo da solista di Jin ‘The Astronaut’, in collaborazione con i Coldplay, è uscito a ottobre 2022, mentre V ha contribuito alla colonna sonora del k-drama ‘Our Beloved Summer’ con la canzone ‘Christmas Tree’. Quanto a J-Hope, il suo album da solista ‘Jack in the Box’ era già uscito un anno fa”.
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©jimindipityR) | ©RollingStone
2 notes · View notes
Text
Nel lontano 1988 uscivano il vinile, la cassetta e il CD in ristampa di CLAUDIO BAGLIONI, il primo disco di Baglioni eliminato dal commercio nel 1970.
--------------------------------
CLAUDIO BAGLIONI
Interprete: Claudio Baglioni
Etichetta: RCA Italiana
Catalogo: PSL 10465
Data di pubblicazione: Settembre 1970
Matrici: ZKAY 25370/ZKAY 25371
Supporto: vinile 33 giri
Tipo audio: Stereo
Dimensioni: 30 cm.
Facciate: 2
Note: Fotografie di Romolo Forlai / Registrato da Giulio Spelta negli Studi RCA di Roma / Distribuito da RCA Italiana - Roma.
Tumblr media Tumblr media
Lato A
NOTTE DI NATALE
Autori: Claudio Baglioni Musicisti: I Cantori Moderni di Alessandroni (cori)
QUANDO TU MI BACI
Autori: Claudio Baglioni
LACRIME DI MARZO
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio Musicisti: I Cantori Moderni di Alessandroni (cori)
ISOLINA
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio Musicisti: Tino Fornai (violino solista)
UNA FAVOLA BLU
Autori: Giulio D'Ercole, Pietro Melfa, Alberto Morina Orchestra: Maurizio De Angelis Edizioni: AdD
IL SOLE E LA LUNA
Autori: Claudio Baglioni
Lato B
I SILENZI DEL TUO AMORE
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio Musicisti: Edda Dell'Orso (voce solista)
MIA CARA ESMERALDA
Autori: Claudio Baglioni
INTERLUDIO
Autori: Claudio Baglioni Musicisti: I Cantori Moderni di Alessandroni (cori)
L'AFRICA TI CHIAMA
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
'IZIA
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
SIGNORA LIA
Autori: Claudio Baglioni
PRODUTTORE
Antonio Coggio
ORCHESTRA
Ruggero Cini
EDIZIONI MUSICALI
RCA Amici del Disco
Tumblr media
4 notes · View notes
danzameccanica · 6 years
Text
Tumblr media
Tutti insistono di solito sul primo brusco cambiamento dei Katatonia dopo quel capolavoro di Brave Murder Day. Discouraged Ones, se ascoltato attentamente, non è che sia poi così diverso dal precedente. Certo la voce è un grande elemento di cambiamento; da questo momento in poi i Katatonia non urleranno mai più. Jonas Renkse compromise la sua voce col debut Dance of December Souls (ma davvero si può compromettere così tanto in maniera così irreversibile ?!?!) e Mikael Åkerfeldt prestò la sua successivamente. Ora Jonas canta pulito, in modo timido, irrequieto, tremolante. Le chitarre e l’atmosfera decadente è esattamente la stessa di Brave Murder Day o di Sounds of Decay, ma da questo momento in poi i Katatonia si voteranno a comporre delle canzoni quasi delle standard “rock”. Le chitarre pulite hanno spesso delay, e il loro trademark sta ancora in una chitarra solista elettrica che emette lunghe note percosse dal lento tremolo. Ci sono massicce presenze dei Fields of the Nephilim, dei Cure ma anche degli Slowdive. Forse sono proprio gli Slowdive e i My Bloody Valentine a dare spunto ai nostri svedesi per il wall-of-sound e su come piegarlo alle melodie.
Tumblr media
Tutte le melodie sono sconfortanti e fragili; "Stalemate" e "Relention" sono fra i capitoli più azzeccati dove si possono udire anche tutte le incertezze vocali che fanno di questo album una specie di nuova opera prima che rappresenta un pianto, uno sfogo. La batteria però è ancora la stessa di "Murder" o "Rainroom". Mentre, in passato, i momenti più riflessivi a malinconici erano dei singoli capitoli ("Day", "Endtime") ora sono perfettamente incluse nel resto del songwriting. "Saw you Drown" è l’evoluzione più naturale della precedente discografia della band. Anche a distanza di anni ci sono dei brani che sono rimasti nell’ombra rispetto ad altri, ma a suo modo è onorevole vedere come i Katatonia tentano di far fuoriuscire melodie a tutti i costi dal loro cappello ("Last Resort") pur rimanendo tetri e grigi. Di Discouraged Ones una cosa che si può apprezzare tantissimo è la vicinanza di produzione proprio con il passato più prossimo della band. Le chitarre sono sì taglienti ma calde allo stesso tempo così come la batterai. Già con Last Fair Deal Gone Down ci sarà un lavoro più certosino attorno alla produzione, al far risaltare la batteria (che paradossalmente suona più pulita ma anche più metallica allo stesso tempo). Le chitarre di "Cold Ways" sono le stesse di sempre, solo che adesso molti strumenti suonano all’unisono in accordo alla voce, sostenendola e dandole corpo. Il tutto rimanendo in una sorta di registrazione do it yourself; ancora oggi quando riascolto questi album dei Katatonia mi viene in mente quando stavo cambiando il mio modo di suonare la chitarra: una parte di me voleva rimanere davvero dentro il metal estremo ma un’altra parte cercava melodie. Discouraged Ones, come i tre album successivi, è una colonna sonora perfetta per un film post-apocalittico, per i libri di Cormac McCarthy, per The Last of Us, per Silent Hill (che forse per l’epoca è il punto di riferimento migliore); per questo mondo spezzato, polveroso e pieno di ricordi altrui.
Tumblr media
0 notes
antennaweb · 2 months
Link
0 notes
axorgath · 3 months
Text
𝑰𝒎𝒑𝒂𝒕𝒊𝒂
Dante Schmitz o più semplicemente Dan ("Impatia" è il suo progetto da solista) è un cantante anglo-tedesco classe 2002, specializzato in Art Rock e Art Pop (per capirci, un tipo di musica estremamente sperimentale, che cerca di mandare un messaggio rompendo gli schemi).
Nasce da un background familiare molto complesso, perché viene messo al mondo in un periodo di crisi nel matrimonio dei genitori, che alternava periodi di totale incomunicabilità a esplosioni di discussioni anche violente, e la sua presenza era il debole collante che teneva insieme il matrimonio.
Suo padre era una persona emotivamente distante, e ciò lo portava ad allontanarsi dalla famiglia, il matrimonio era una prigione per lui, che pur di non affrontare, "scappava" via, lasciando soli lui e la madre.
La madre, al contrario, aveva un bisogno malato di suo marito, quindi aveva un attaccamento morboso a lui, seguendolo come un cane fedele farebbe, anche quando lui di lei non voleva saperne.
In tutto questo marasma familiare, per il piccolo Dante non c'era spazio, che osservava da lontano le sue dinamiche familiari, e in qualche modo si convinceva che la situazione che i suoi genitori vivevano fosse normale, e che il loro rapporto fosse sano. I suoi genitori gli dicevano di amarlo, ma in fin dei conti si scordavano di lui.
Dan, in preadolescenza subisce abusi da parte di un membro della famiglia a lui vicino, suo fratello maggiore, ma i genitori, troppo assorbiti dai loro problemi, minimizzano l'accaduto, pensando che si tratti solo di qualche fantasia del bambino che sta ingrandendo delle dinamiche familiari normali, distorcendo di molto la sua percezione dell'amore. Se quello non era amore, cosa altro avrebbe dovuto esserlo?
Questa infanzia disfunzionale instilla in Dan una profonda sfiducia negli altri e un disperato bisogno di persone che prendano il controllo della sua vita, perché sente che da solo non è capace. Cerca costantemente conferme e affetto, credendo che l'inseguire fino allo sfinimento gli altri sia l'unico modo per essere amato. Si piega alle volontà degli altri, e la sua personalità si adatta continuamente per piacere agli altri, temendo l'abbandono.
Dan ha quindi una visione distorta dell'affetto e delle relazioni sentimentali (interpersonali in generali). Questo tipo di amore è caratterizzato da dinamiche di potere sbilanciate, manipolazione emotiva e comportamenti autodistruttivi.
Dan si sente costantemente indegno di amore autentico e crede di dover guadagnare affetto attraverso il sacrificio personale.
Vive con un profondo senso di colpa, pensando di meritare l'abuso e la manipolazione che subisce, e fa fatica a dire di no e a stabilire confini, per paura di essere abbandonato, accettando il dolore come parte integrante dell'amore.
Dan è pienamente consapevole della sua visione distorta dell'amore, quindi verso l'età adulta evita di immischiarsi in relazioni, perché convinto che il tutto sia colpa sua e della sua "incapacità di amare".
Ovviamente all'esterno è una persona amichevole e affabile, un "ottimo amico", qualcuno che sta comunemente simpatico a tutti, con la sua personalità pungente e le sue battute sarcastiche, ma mai fuori posto.
Internamente, fa fatica a identificare i propri veri desideri,.avendo passato gran parte della vita a conformarsi agli altri, sentendosi perso e confuso riguardo a chi sia veramente, fuori dalle aspettative degli altri.
"Oltre quello che gli occhi vedono, io non esisto"
La sua passione per la musica comincia da quando era piccolo, trovando interessante come ogni canzone fosse unica a modo suo, come ogni canzone avesse un identità che lui sentiva di non avere. Questo in concomitanza col fatto che aveva un indubbio talento nel canto, senza nemmeno sforzarsi poteva raggiungere note acutissime (è un controtenore).
Decide di usare questo suo innato talento quando, crescendo, sente il bisogno di sfogare i suoi problemi su qualcosa, affidandosi così alla musica. Compone melodie originali, l'unico impiccio era diffonderle.
A 16 anni, nel 2018, leggendo l'annuncio degli Yatch Club che cercavano un lead vocalist, prese l'occasione al volo e si presentò ai provini. La sua voce non era adatta al genere che loro intendevano suonare (loro erano una band hard rock emergente), ma forse fu proprio questo che convinse Sal, il frontman, ad accettarlo.
Il suo periodo nella band fu un periodo florido musicalmente, nonostante i testi non parlassero di lui personalmente, loro gli davano il permesso di interpretarli a modo suo, il suo strumento era la sua voce, e aveva intenzione di fare cose meravigliose con essa, ispirandosi al teatro e all'opera, a lui cari.
Almeno finché non viene cacciato senza ragione nel 2021, costringendolo a trovare un altro modo per andare avanti. La delusione della band fu tale che non riuscì ad inserirsi in nessun'altra band pur provandoci, quindi dal 2022 in poi decide di bandire il suo progetto da solista, Impatìa, che racconta tramite la sua musica (e con l'aiuto un ghostwriter e un produttore) la sua storia, attraverso l'uso di aforismi, metafore, citazioni che rendono la sua musica unica nel suo genere, nonostante segua un unico filo conduttore, se stesso.
Grazie a questo suo progetto, diventa in poco tempo popolare tra i cantanti indie, fino a che non spopola con il suo singolo "Anna Katerina", che parla di una donna intrappolata in un matrimonio disfunzionale, troppo debole per uscirne (chiaro riferimento alla sua storia), portandolo in poco tempo sulla cresta dell'onda.
È attualmente uno dei cantanti più quotati e citati come "innovativi" dell'Inghilterra, se non del mondo.
Info Causali
Data di nascita: 8/08/2002
Luogo di nascita: Bradford, UK
Genere e pronomi: Maschio, qualunque pronome
Orientamento: pansessuale
Altezza: 1.65m
Peso: 53g
Religione: Pagano
Specie: Dendrobatidae
Tumblr media
Significato del nome:
"Dante" proviene da Dante Alighieri, i genitori erano grandi lettori della lettura europea (curiosità, sua sorella gemella si chiama Virgil).
"Impatia" non ha un vero significato, ha sognato questa parola che gli rimase così impressa da usarla come nome d'arte.
Favorites
Animale: volpe
Ora del giorno: l'alba o la sera subito dopo il tramonto
Stagione: late summer
Colore: ceruleo
Cibo: pesce, soprattutto i gamberetti
Drink: latte di mandorla
Attività: cantare, ascoltare musica, guardare film, andare ai musei o andare al teatro
Canzone preferita: Lullaby-The Cure
Film preferito: Miss Peregrine-Tim Burton
Gioco preferito: Pokemon Oro e Argento
Pietra preferita: fluorite viola
Tumblr media
0 notes
diceriadelluntore · 2 years
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #249 - Anthony Williams, Spring, 1966
La grande musica si fa con grandi musicisti. Si può avere successo, si può anche fare per un periodo la storia senza essere bravi musicisti, ed è capitato molte volte nella storia della musica popolare. Però per rimanere nel tempo, in senso musicale, si deve saper suonare. Il tipo di oggi oltre alla maestria aveva un talento smisurato, anche in maniera divertente per quanto era mingherlino fisicamente, e ha segnato il battito musicale per decenni. Quando Miles Davis lo vide, erano gli inizi degli anni ‘60, non poteva credere ai suoi occhi: un 17enne che non solo padroneggiava la tecnica a quel modo ma aveva quella scintilla di talento che un tipo sveglio come Davis non poteva non notare. Anthony Williams, per tutti Tony, era di Chicago ma crebbe a Boston. Di famiglia di musicisti, il padre lo presenta prima a Sam Rivers, che lo mette a suonare a 13 anni nel suo gruppo e poi a Jackie McLean, quando ha solo 16 anni, dove suona nel grandioso One Step Beyond. È il 1963 quando Miles Davis, che sta creando il suo secondo quintetto, lo chiama, con un certo scandalo. Ma Davis dirà di Williams (che lo seguirà per tutto il periodo del quintetto e anche oltre, fino all’inizio della rivoluzione di In A Silent Way del 1969): “Williams was the center that the group's sound revolved around”. Tecnicamente gigantesco, fenomeno di agilità, elasticità e velocità ma uno di quei casi in cui la perizia tecnica era perfettamente e squisitamente legata alle necessità musicali, non della sola parte di batteria, ma di tutti gli attori coinvolti, tanto che nei decenni successivi e non solo per la fama del suo ingresso nel secondo quintetto davisiano, fu uno dei più accreditati e ricercati sessionisti della musica jazz. Quello che Williams introduce, portando all’evoluzione il lavoro di suoi grandi punti di riferimento come Max Roach e soprattutto Elvin Bishop, è l’uso della poliritmia e delle strutture della musica rock in quella jazz. Esordisce come solista nel 1964 per la Blue Note, con Life Time, in formazione con Sam Rivers, il vibrafonista Bobby Hutcherson, il suo compagno davisiano Herbie Hancock al piano, i grandi bassisti Gary Peacock, che suonava con Art Blakey e Richard Davis, che pochi anni dopo diventerà famosissimo per il suo contribuito ad Astral Week di Van Morrison. Lifetime è già un grande disco, ma il meglio di sè Williams lo dà per il quintetto davisiano: capolavori come Seven Steps To Heaven, My Funny Valentine, E.S.P. tra gli altri. Se in quel quintetto sviluppa al meglio la cerniera filosofica e musicale che Davis cercava tra la fine del bop, il jazz modale e quello che inizierà a fare verso la fine del decennio, le contaminazioni da altri generi, come solista Williams inizia a esplorare l’avanguardia, ma senza sconfinare nelle dinamiche della “new thing”, totalmente avversa a Davis, che non gli avrebbe perdonato tale affronto. Il discorso si condensa in sessioni del 1965, per la leggendaria Blue Note, dirette da quell’altro genio del suono che fu l’ingegnere e produttore Rudy Van Gelder. Spring esce nel 1966 e vede in formazione con Williams al sax tenore,  alternandosi, Wayne Shorter con Sam Rivers (che suona anche il flauto), mentre al piano ritroviamo Herbie Hancock e al basso Gary Peacock. L’ingresso di Shorter anche qui è determinante nel cambio di stile rispetto al primo album. In scaletta 5 composizioni autografe di Williams, tra cui spiccano Echo, un brano per sola batteria che esprime la tecnica monumentale del musicista, la melodiosa e bellissima Love Song, il battito emotivo che è Extras, il brano di apertura, o la chiusura, più swingata, di Tee, con il piano di Hancock a primeggiare e il fraseggio-sfida dei due sax, in momenti davvero riuscitissimi come in From Before. È un disco difficile da catalogare, derivata certamente dall'hard bop e dalla musica modale dei primi anni sessanta, piena di cambi di marcia, libera e fiera, capace di svolte inaspettate, che però diventano immediatamente una visione condivisa. Williams aspetterà tre anni per il nuovo lavoro da band leader, quando pubblicherà il suo disco di debutto, addirittura un doppio, della sua nuova creatura, The Tony Williams Lifetime (1969): con il chitarrista inglese John McLaughlin e l’organista Larry Young, è subito considerato uno dei pilastri della rivoluzione della fusion, di cui lui sarà uno dei più geniali creatori, e regala al jazz uno dei primi capolavori jazz rock nella leggendaria Via The Spectrum Road, dall’inusuale tempo di 11\8. La sua carriera continuerà nel rispetto e nell’ammirazione totale dei colleghi, non solo jazz ma anche rock, che prenderanno a piene mani le sue idee degli anni ‘70, dove ricordo suonerà in Trio con Hank Hood e Ron Carter, con il cui basso formerà probabilmente la linea ritmica più grandiosa della storia del jazz, con McCoy Tyner, in Trio Of Doom con Jaco Pastorius e John McLaughlin e l’ultimo progetto, Arcana con Bill Laswell e Derek Bailey. Morirà, a soli 51 anni, a San Francisco nel 1997 per le complicazioni di un’intervento alla cistifellea. Rimane, e rimarrà per sempre, uno dei più grandi interpreti e innovatori dello strumento, un gigante dal fisico gracile ma dall’impeto, e dalla tecnica, sconfinata.
11 notes · View notes
micro961 · 3 months
Text
Alchemy Of Life, pubblica il nuovo album "Journey To Nowhere"
Tumblr media
Nuovo ingresso in roster per Alchemy Of Life (Aka Matteo Bosi)
Il One Man Band pubblica l'album di debutto "Journey To Nowhere". L'album, Progressive Metal, è disponibile nei principali digital stores, nel nostro store e nello store della Crashsound Distribution.
Alchemy of Life è il progetto metal di Matteo Bosi, polistrumentista classe 1976. Appassionato di musica dal 1998, ha competenze avanzate nella registrazione in home studio. Ha esplorato molti generi musicali diversi, dall'ambient al rock, colonne sonore, sperimentale, world music, elettronica. La sua prima uscita è stata "Alchemy of Life - Soundtrack A.D. 1312", disponibile su Bandcamp, una colonna sonora strumentale metal per un racconto ghotic-fantasy pubblicata nel 2001.
Da allora ha pubblicato diversi album con diversi mood e generi, tra cui "Note di Viaggio" (rock strumentale), "Memories in Time" (con intime tracce di pianoforte), "Around the World in 80 Instruments" (con strumenti etnici e tradizionali collezionati durante i suoi viaggi all'estero).
Ha suonato in una band melodica hardcore/punk/rock/ska dal 2000 al 2007 ("No Direction"), di cui ha registrato l'album "Torno Subito". Nel 2023-2024 è tornato al metal con il progetto solista "A Journey to Nowhere".
Il lavoro vede la partecipazione del "maestro" Khaled Abbas (insegnante di chitarra MMI) in due assoli e ha ricevuto alcuni input dai suoi amici per i testi e la melodia di alcune canzoni. "A Journey to Nowhere" è stato masterizzato al Real Sound Studio di Parma, Italia.
Spotify https://open.spotify.com/intl-it/album/57SmRErAvTY1vt6W3FGXR5?si=QT8cc4POQNGlzDokj_E2dg
0 notes
sakurajjam · 7 months
Note
oi!!! vocês podem me indicar fcs para uma versão jovem e outra a versão mais velha da mesma pessoa?
Eu nunca fui boa com essas coisas, mas separei algumas sugestões, espero te ajudar! Note que o primeiro nome é a versão jovem e o segundo é a versão adulta.
Lee Jaehyun (Hyunjae) do The Boyz — Byun Baekhyun (EXO).
Sung Hanbin (Zerobaseone) — Song Kang (ator).
Renee Rapp (atriz) — Rachel Mcadams (atriz).
Herman Tømmeraas (ator) — Robert Pattinson (ator).
Zendaya Coleman (atriz) — Laura Harrier (atriz).
Elle Fanning (atriz) — Margot Robbie (atriz).
Jung Chaeyeon (atriz/DIA) — Bae Suzy (atriz).
Madelyn Cline (atriz) — Diana Agron (atriz).
Lorenzo Zurzolo (ator) — Damiano David (Maneskin).
Elle Fanning (atriz) — Dakota Fanning (atriz).
Nicholas Galitzine (ator) — Theo James (ator).
Nakamoto Yuta (NCT) — Takamasa Ishihara (Miyavi) que é solista.
Olivia Holt (atriz/cantora) — Julia Stiles (atriz).
Tumblr media
1 note · View note
ahjdaily · 1 year
Text
Interview: The colorful, creative, and methodical world of Albert Hammond Jr (Rockaxis)
Tumblr media
By Bastián Fernández
Rockaxis speaks with Albert about his new album and his collaboration with the drummer of the Arctic Monkeys.
This interview is solely in Spanish. Because the website is viewed through a reader, there is no translation link. However, the reader allows users to highlight portions of the interview for translation. To do so, select a portion of the interview, right-click, then press "Traducir" Please note, the translation may not be not entirely accurate.
For archival purposes, full text is stored below.
El músico conversó con Rockaxis sobre “Melodies on Hiatus”, su nuevo álbum y la inesperada colaboración con Matt Helders de Arctic Monkeys. «Me encanta como toca la batería, siempre estuvo la idea de que tocara en un disco o alguna canción», detalla.
Una anomalía en la música popular es la historia de Albert Hammond Jr., no solo por haber sido un elemento clave en la construcción del sonido de The Strokes –la banda que redefinió el sonido de las guitarras a principios de siglo–, sino porque pudo crear su camino y jamás vivir bajo la sombra de su papá, el mítico cantante con el que comparte nombre. A sus 43 años parece estar mejor que nunca: su banda madre atraviesa un gran momento de estabilidad, incluso se quedaron con un Grammy por su disco “The New Abnormal” (2020), sus problemas con las drogas son cosa del pasado y este 2023 publicó “Melodies on Hiatus”, un ambicioso álbum solista de 19 canciones en el que deja en claro que lo suyo son las melodías pop. Para esta entrevista no apareció en cámara, solo su voz y una foto de él sonriendo y sosteniendo a su hija dan a entender que es el guitarrista de The Strokes quien está hablando. Entre pregunta y pregunta, va dando cuenta de que está pasando un periodo tranquilo en su vida, incluso se anima a decir chistes sobre las consultas clásicas que aparecen en las ruedas de prensa. «Oh, ustedes (los periodistas) son tan obvios», dice riendo después de dos insistentes consultas sobre una anécdota de sus noches junto al baterista de Arctic Monkeys. Pero para el guitarrista esto funciona igual que en el fútbol: lo que pasa en el camarín, se queda en el camarín.
El mundo del histriónico músico siempre ha estado lleno de colores claros y ropa ochentera, pero es recién ahora que explora todo ese universo en su música. Desde colaboraciones con raperos como GoldLink, hasta sintetizadores con sonidos espaciales aparecen en su nueva colección de canciones. El álbum también funciona como una antítesis a “Francis Trouble” (2018), el que fue inspirado en su fallecido hermano que no alcanzó a nacer. Cuenta que está en una intensa fase creativa, que incluso tuvo que forzarse a parar de hacer melodías para enfocarse en lo que ya tenía. Pensó en algún momento la posibilidad de hacer un álbum doble por todo el material que acumuló. «El plan nunca fue “vamos a hacer 20 canciones”, solo empecé a grabar y fue muy divertido. La verdad quería seguir. Después sentí esa necesidad de soltar esta colección de canciones, eso es algo que te permite empezar desde nuevos lugares cuando lo haces otra vez», detalla. ¿Su gran complicación en este proceso? Las letras. En reiteradas entrevistas ha confesado que es algo que le cuesta bastante, así que en esa búsqueda de ayuda llegó a la canadiense Simon Wilcox, quien firma como coautora en canciones de Selena Gómez, Nick Jonas y Carly Rae Jepsen. Por las restricciones sanitarias tuvieron que trabajar a distancia, sus mejores aliados fueron las llamadas telefónicas y después de un año de trabajo pudieron verse cara a cara. “Melodies on Hiatus” no es un álbum sobre cómo Albert vivió en su casa el periodo del COVID-19, ni reflexiones sobre el encierro. «La única cosa que tiene que ver con la pandemia es que se retrasó el lanzamiento, se supone que debió salir en 2021», le comentó a Stereogum. Para él todo esto se trata sobre melodías, sonidos y capturar la atención, en su visión las letras y la voz son un instrumento más. Según él, la música y la composición se trata de ir navegando. «Es más como jugar un videojuego, uno de esos con historias, como Zelda. A veces parte todo desde un chiste tonto, pero las cosas tontas también son serias, más que pensar en algo que no he hecho, algo que no he escuchado, o en lo que soy bueno, a la hora de crear todo es sobre dejarte llevar», afirma.
Ha pasado mucho tiempo desde “Francis Trouble”, el último álbum solista que publicaste. ¿Cómo ha ido la vida en este tiempo?
Bien. Siento que es menos tiempo, porque no cuento esos dos años de la pandemia en los que todo se atascó. Pero todo va bien.
Creo que con este álbum no estás mirando hacia atrás, ni te atascaste con nostalgia en alguna época, algo que se está viendo harto en los artistas que aparecieron al inicio de los 2000. ¿Qué cosas te inspiran a estar mirando hacia el futuro?
Aprecio lo que dices, pero no lo sé. Solo hago lo que siento, trato de no hacer algo que no se sienta normal para mí. Es difícil responder esto. Me encanta crear cosas, partes o melodías que busquen sentimientos, que los fans los disfruten. Trato de estar constantemente desarrollándome, aprendiendo cosas, buscando ideas, deconstruyendo canciones, hacer temas en los que no existan guitarras y ver qué pasa con eso. No lo sé. Me gustaría tener una respuesta, pero a veces las cosas no necesitan una (ríe).
¿Cómo funciona ese proceso creativo? ¿Tienes un momento del día en el que tomas la guitarra o solo esperas la inspiración?
En mi rutina, trabajo más practicando con la guitarra, eso me lleva a grabaciones randoms, ideas en piano y guitarra. Hay días en los que trabajo en base a todo eso que voy juntando, hay lugares a los que quiero volver, trato de recortar esas partes y ver qué se puede hacer. A veces estás con la idea de hacer una nueva canción, otras con volver a esas grabaciones y la motivación va cambiando. Mi forma es crear canciones de verso-coro, verso-coro, en ocasiones solo tengo una de esas partes, o variaciones de ellas, así voy agregando transiciones y viendo cómo pueden mutar. Puede que la melodía necesite un cambio, a veces tengo un riff muy bueno pero el coro es malo. Pero si lo vemos como una historia, lo que trato de hacer es que la gente se mueva, que pase por ciertas fases, ir llevándola con tensión, ir soltando a ratos. Todo esto suena aburrido, pero no es algo tan blanco o negro, pero bueno, tú haces preguntas, trata de resolver lo que digo (ríe).
Este álbum tiene algunas colaboraciones, una de ellas es con Matt Helders en la batería, ¿Cómo llegaron a trabajar juntos y cómo lo vivieron?
Fue cool. Siempre encuentro rara esta pregunta porque conozco a Matt, no es como que nos conocimos para hacer esto. Hemos compartido de otras formas, desde hace años que hemos hablado, le he comentado que me encanta como toca la batería, siempre estuvo la idea de que tocara en un disco o alguna canción.
¿Alguna historia que hayas vivido con él?
Oh, ustedes (los periodistas) son tan predecibles (ríe). No hemos hecho nada que no sea parte de la vida, no hay ninguna historia loca o algo así. Todavía no nos hemos lanzado desde el escenario en un concierto de los Guns ‘N Roses (ríe). Creo que no hay nada que sea muy excitante o gracioso que contar.
Dentro de todas estas canciones, ¿tienes alguna que sea tu favorita o que te tenga más orgulloso?
Es mi álbum favorito de los que he hecho. Tengo muchas canciones favoritas, cuando la gente pregunta sobre lo preferido, incluso en otras cosas, digo que no me gusta tener algo favorito, prefiero las variaciones. Eso te limita, limita las emociones, como conectar sónicamente con las cosas, pero eso también cambia. Luego quieres escuchar otra cosa, sentir algo de otra manera.
Qué pasará ahora con este álbum? ¿Te veremos en Sudamérica? ¿Tal vez en Lollapalooza?
Lo deseo. Me gustaría girarlo. Este es mi cuarto álbum, hice un EP también, pero no puedo verme haciéndolo. Tuve un power trio para ver si podíamos girar, pero honestamente se siente tonto hacerlo si no es sostenible hacerlo, siempre he intentado poner dinero y ver si funciona, pero ya en esta etapa no está funcionado. Así que, desafortunadamente, creo que no iré para allá.
4 notes · View notes