Tumgik
#oh ragazzi siete d'accordo?
laferocia · 11 months
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For @exsqueezememacaroni Mike Patton in Florence
March 1st, 2002
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*Talking to his band mates* Cosa ne pensate di questi cazzo di fiorentini? // What do you think about these fucking Florentines?
Min 0:26: oh tu vuò fa l'americano, stai zitto// Oh you want to be americano, shut up ("Tu vuò fa l'americano" is a popular song by Renato Carosone; it's become a saying in Italy, sarcastically referring to those who want to be modern and cosmopolitan and renounce their origins).
Min 0:30: *Talking to the bassist, Kevin Rutmanis I guess* E tu cosa pensi di questi fiorentini? Eh, bassista un po' timidino? Eh? Oh, bello mio, vieni qua // And what do you think of these Florentines? Hey, you shy bassist, huh? Hey, my dear, come here.
After that sweet "bello mio" he called him "motherfucker", LOL. Kevin answered but I didn't get what he said.
Min 1:05: sapete cosa mi ha detto? 'Sto bono qua dice che voi non scopate! Che siete pezzi di ghiaccio! Da questo punto di vista, sono d'accordo. Oh, Firenze (bras d'honneur) ciao! Ciao Firenze! Come va? Eh? Volete scopa'? ("scopare" in italian, that clipping is taken from central Italian dialects) Eh? Volete scopa' stasera? Eh? Tutto a posto? // You know what he told me? This handsome guy here says you guys don't get laid! He says you're a bunch of icebergs! From that point of view, I agree. Oh, Florence (bras d'honneur), hello! Hello, Florence! How's it going? Huh? Do you wanna fuck? Huh? Do you wanna fuck tonight? Huh? Everything good?
Min 01:56: *To the band mates that were playing* Giù giù giù giù. // Turn it down.
Tutto a posto, Firenze? Siete contenti? *someone in the crowd said no* Dimmi perché? // Everything ok, Florence? Are you happy? *someone in the crowd said no* Tell me why?
Then they start clapping to the notes of Tarantella Napoletana.
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*Typical Italian gestures* Ahò! (This way of saying 'hey' screams Rome, LOL) Che cazzo volete? Ahò! 'Sti ragazzi oggi, ahò. Mannaggia. Senti, questo brano è per tutte le donne! Allora, sshhhhh! *to his band mate* anche tu! Anche tu bassista di merda! Questo qua pensa di essere, non so, il bassista dei *sorry I don't get what he said* Sssssh! Piano, piano, piano! Piano amico mio caro, piano! Piano, piano, piano! Uno, due, tre, quattro! // What the fuck do you guys want? Uh! These kids today, hey. Darn it. Listen, this song is for all the ladies! So, shhhhhh!
*to his band mate* You too! You crappy bassist! This guy thinks he's, I don't know, the bassist of *sorry I don't get what he said*. Sssssh! Lower, lower, lower! Lower, my dear friend, lower! Lower, lower, lower! One, two, three, four!
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arielpjo · 2 years
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Hermione Granger x Reader (fluff)
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"Hey, Yn!" Sentendo il tuo nome ti giri, cercando la persona a cui collegare quella voce allegra. Finalmente riesci a scorgere due grandi occhi celesti. "Ron! Cosa ci fai qui? Di solito sei con il tuo caro amichetto che è sopravvissuto." Si avvicina, scuotendo leggermente le spalle. "Sì, lo so. Infatti volevo chiederti se ti andava di uscire con noi." Rifletti qualche secondo, pensando se hai degli impegni quello stesso pomeriggio. Fortunatamente per te, puoi rilassarti e divertirti con i tuoi amici. "Certo. Ci vediamo oggi pomeriggio nella Sala Comune?" Annuisce. "Sì. Ci vediamo lì verso le quattro e poi andiamo ad Hogsmead, d'accordo?" "Va benissimo. A più tardi allora." E detto questo ti allontani, per poter dirigerti verso la Torre di Astronomia, in cui studierai nuove costellazioni sicuramente bellissime.
"Beh, ci vediamo domani a lezione" dice Ron sorridendo allegramente, come la maggior parte del tempo. "Assolutamente" aggiungi tu, felice di rivederli anche domani, pur essendo nella stessa Casata. "Che lezioni abbiamo domani?" Chiede Harry all'improvviso, non ricordando ciò che vi era scritto sull'orario di Hogwarts. "Subito dopo colazione abbiamo Volo, poi Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure. Dopodiché c'è il pranzo e poi ci sono le lezioni di Incantesimi, di Erbologia e infine Trasfigurazione." Vi voltate tutti a destra, dove si trova Hermione. Dopo questi tre anni in sua compagnia ancora non capisci perché non sia stata smistata in Corvonero. Sa qualunque cosa di qualunque tipo. Sa cosa mangerai domattina, sa tutte le regole del Quidditch pur non praticandolo, sa tutti i nomi di Silente e molte, troppe, altre cose. "Che c'è? Perché mi guardate in quel modo?" Domanda lei, confusa. Ovvio, per lei sapere tutto è più che normale. "Come diavolo fai a ricordarti ogni cosa?" Chiede Ron, il più stupito tra voi tre. "Ho semplicemente letto l'orario. Non mi sembra una cosa molto speciale avere il dono della lettura, Ron" ribatte lei. Ridacchi, trovando sempre quello che dice carino ma comunque divertente. "Sì, come vuoi." Il ragazzo dai capelli color carota si incammina verso il dormitorio, con voi che lo seguite a ruota. Straordinariamente vi ritrovate divisi in due file. I due migliori amici sono davanti a te, mentre tu ti ritrovi accanto alla ragazza super intelligente. "Hai studiato per domani?" Quasi sussulti per l'improvviso parlare di Hermione. Tornando normale, più o meno, inclini la testa. "Avevamo qualcosa da studiare?" Lei sbuffa e si volta verso di te. Il tutto in uno scatto così veloce da farti quasi saltare. "Dovevamo ripassare la lezione di Erbologia dell'ultima volta. Eravamo noi di Grifondoro e i Tassorosso. Abbiamo imparato come trattare una Mandragola..." "Anche se tu lo sapevi già" borbotti, quasi sperando che non ti senta. Lei si acciglia, ma non sembra molto importarle. "... e la signora Sprout ha detto che ci avrebbe posto anche delle domande" conclude lei, imperterrita. Cavolo, te ne eri completamente dimenticata. Vorresti chiedere ad Hermione di aiutarti a ripetere un po', ma non sai se vuole studiare per conto suo. "Ehy, Herm?" Azzardi, con un pizzico di insicurezza nella voce. "Mmh?" "Non è che potresti darmi una mano per ripassare?" Senza dire una parola, si gira verso di te e annuisce gentilmente. "Certo. Così posso ripassare anche io." Non aspettando altro, ti fiondi contro di lei, stritolandola in un grande abbraccio. "Grazie, grazie, grazie!" Urli alla tua amica. "Di niente, ma così mi strozzi, Yn." "Oh, scusa." Ridacchi e ti allontani, facendola tornare a respirare. Continuate a chiacchierare e nel mentre vi avvicinate sempre di più alla Torre di Grifondoro. Salendo le scale, saluti qualche quadro, a cui non stai neanche antipatica, anzi, sei una degli studenti che preferiscono. Arrivate in Sala Comune e, dopo aver salutato i ragazzi, tu ed Hermione vi dirigerete nel dormitorio femminile, dove avete la stanza condivisa. Fortunatamente per te siete insieme in camera, perché sennò saresti finita molto probabilmente con Lavanda Brown e diciamo che non ti piace molto, poiché è arrogante, vanitosa, ignorante e un sacco di altre cose fastidiose. Dopo esserti cambiata e messa il pigiama rosso e dorato puoi incominciare la tua piccola sessione di studio assieme a Hermione.
In questo esatto momento stai facendo colazione e devi ammettere che studiare con Hermione è stato più complicato di quanto potesse sembrare. Ti facevi distrarre molto facilmente dal suo dolce profumo di fragola e libri vecchi, con una piccola punta di inchiostro. Ogni volta che si avvicinava per vedere quello che avevi scritto sui tuoi appunti, potevi osservare il suo viso da più vicino. Era molto rilassato in quel momento, pur stando studiando con te. I suoi occhioni color cioccolato fondente brillavano sotto la luce del lampadario sopra le vostre teste. Le sue labbra sembravano così morbide che le volevi provare. Volevi provare le sue labbra e sentire il loro gusto. Forse avresti scoperto che sapevano di ciliegia, di pesca oppure di lampone. Non aiutava il fatto che tirasse fuori la lingua per inumidirle ogni volta che si seccavano un po'. Era semplicemente troppo attraente per prestare attenzione alle proprietà della Mandragola scritte sul libro poco distante da te. Stavi ancora ripensando a come sarebbe stato mettere le tue labbra su quelle sue, quando vieni portata bruscamente alla realtà da Fred e George. "Ehy, Yn!" Esclamano entrambi sedendosi rispettivamente uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. "Ciao, ragazzi" borbotti, senza nemmeno alzare la testa dal piatto colmo di cibo davanti a te. Senti un leggero movimento intorno a te e capisci che i due fratelli si sono girati per guardarsi. "Tutto bene, Yn?" Ti domanda George gentilmente. Annuisci non convinta e continui a giocherellare con il tuo bacon. "Non sembra. Ne sei sicura?" Chiede Fred dolcemente. Sospiri, rendendoti conto di quanto sia complicato tenere qualcosa nascosto ai tuoi Weasley preferiti. Detto ciò, cominci a spiegargli per filo e per segno i tuoi sentimenti, o meglio, i tuoi problemi. Appena concludi la tua spiegazione, George e Fred si osservano per qualche secondo. "Emh... ragazzi?" Dici, non capendo se siano confusi, felici, tristi o arrabbiati. È sempre difficile capire cosa diavolo gli passi nella testa. Alla tua affermazione, però, sembrano scendere dalle nuvole e si rivolgono uno sguardo complice, piegando la bocca in un ghigno. "Ragazzi? Ci siete?" Ripeti, questa volta un po' più decisa. Finalmente sembrano rendersi conto della tua presenza e si voltano a guardarti. Ti passi una mano sulla faccia, esasperata per tutte le idee malsane che saranno passate nel cervello. "Oh, Yn. Abbiamo un'idea strepitosa!"
Batti il piede a terra velocemente, ansiosa di sapere se Hermione ha accettato o no la tua offerta. I gemelli ti hanno proposto di chiedere una semplice uscita alla tua amica, senza dirle del tutto la verità, ovvero il fatto che è più un appuntamento vero e proprio. Aspettando ansiosamente cominci a fantasticare e su come Hermione possa aver reagito. Potrebbe tranquillamente aver accettato, e ora si sta solo preparando. Oppure, se sei sfortunata, potrebbe avere degli impegni o più semplicemente non vuole uscire con te. Fortunatamente i tuoi pensieri e preoccupazioni vengono interrotti. Ti volti, sentendo un rumore di scarpe dietro di te. Sorridi come non mai quando ti accorgi che a scendere le scale del dormitorio femminile è proprio la tua amica. Indossa un semplice vestitino bianco, su cui sono ricamati molti fiorellini colorati, il che rende il tutto più carino. I capelli sono sciolti, tranne per una piccola treccina che le scivola dietro. Mettiamola così: la trovi semplicemente stupenda. Torni in te scuotendo la testa e ti avvicini a lei. "Ehy. Possiamo andare?" Annuisce, ricambiano il tuo sorriso, il che ti tranquillizza. Detto ciò, decidete di andare assieme ad Hogsmead.
Saranno passate ore, ma a te sembrano passati solo pochi minuti. (E ammettiamolo, lo stesso vale anche per Hermione). Ti sei divertita come non mai. Tu e l'altra ragazza siete andate a fare compere, le quali consistono in una miriade di caramelle e dolciumi diversi, ma comunque splendidamente deliziosi. Dopo aver comprato tutto il necessario vi siete dirette immediatamente a prendere una buonissima burrobirra. E arriviamo ad adesso, con te e lei sedute ad un tavolo. Siete sedute una di fronte all'altra e state ridendo e scherzando. Le hai anche raccontato una cosa stupida e molto, molto imbarazzante che ti hanno fatto fare tempo prima Fred e George. Lei continua a ridere, un suono talmente delicato e melodico che ricorda il cinguettio di un uccellino. Ad un certo punto, però, entrambe bi bloccate, ad osservare l'una gli occhi dell'altra. Tra di voi cala il silenzio, ma non si tratta di un silenzio imbarazzante, un silenzio privo di parole. Anzi, è tutt'altro. È un silenzio che espone a nudo i vostri sentimenti, facendoti capire che anche lei prova quello che provi tu. Per questo, colpita da un'onda di puro coraggio, ti sporgi in avanti. Porti delicatamente una mano vicino al suo viso, ma improvvisamente lei si allontana. Tu, allibita e confusa, ritrai la mano e torni al tuo posto. Torna un silenzio, durante il quale le tue guance diventano rosse, quasi bordeaux. "Io... ecco, pensavo... voglio dire... mi sembrava che tu..." cominci, senza dare un vero senso alla frase, "Lascia stare. Mi dispiace, spero di non averti messo in imbarazzo." E detto ciò ti alzi, finalmente portando i tuoi occhi sui suoi, e con un veloce "ciao" te ne vai. Uscendo, ti scontri con alcune persone, ma non ti interessa davvero. Vuoi solo allontanarti il più possibile da quel luogo, sperando così di spazzare via tutto l'imbarazzo, il disagio e soprattutto la speranza provata. Ovviamente, per la fretta ti sei anche scordata la giacca e adesso ti stai anche congelando. Perfetto. Non potrebbe andare meglio di così! Cominci ad incamminarti verso Hogwarts, ma vieni fermata da qualcuno. Alzando la testa incontri un paio di occhi scuri. "Ciao, Yn! Scusa, ma hai per caso visto una rana da queste parti?" Ti chiede Neville. Gli sorridi gentilmente, scuotendo la testa. Lui sbuffa, incrociando le braccia. "Non è possibile! È la quarta volta questa settimana!" Gli porti una mano sulla spalla, "tranquillo, vedrai che non è lontana. È freddo, non penso si sia mossa più di tanto." Annuisce, pensieroso. All'improvviso sembra svegliarsi. "A proposito, tu non hai freddo? Ci saranno a malapena tre gradi." Stai per dire di no, quando ti interrompe un'altra voce. "Oh, Yn si era dimenticata la giacca ai Tre Manici di Scopa." Ti volti, sorpresa di chi ti ritrovi accanto. Hermione ti porge la giacca, per poi tornare ad osservare Neville. "Comunque penso di aver visto una rana aggirarsi nei dintorni di Mielandia, è la tua?" "Oscar!" Esclama, allontanandosi correndo. Dopo aver osservato il tuo amico Grifondoro andarsene, ti giri verso Hermione. Lei ti osserva, ma sei comunque tu la prima a parlare. "Scusami per prima. Possiamo solo dimenticarci di quello che è successo e tornare amiche come prima...?" Non fai in tempo a finire la frase che Hermione si spinge verso di te, attaccandosi alle tue labbra. Sorridi, come un bambino a cui hanno regalato un mondo di caramelle. Le porti le mani sulle guance, aiutando il bacio a diventare sempre più splendido. Quando vi staccate, per mancanza di ossigeno, vi guardate negli occhi e scoppiate a ridere. La vostra è quasi una risata unica, che comprende due felicità, due ragazze e due amiche. Ma tutto si fonda in un unico e meraviglioso amore.
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der-papero · 4 years
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Andiamo a rubare con Papero - Lezione 5 (parte 5) - Ciulare una WiFi
Questa non sarà l’ultima lezione sulle reti WiFi, diventerebbe troppo lunga da leggere. Ho deciso di dividerla così. Oggi vi spiego le tecniche. Domani vi illustro il software che si usa per fare gli attacchi, e nel frattempo proverò a fare il wardriving per il mio paesello. Se verrà bene, domenica vi posto i video. Ad ogni modo, siamo nelle fasi finali, chiusa questa lezione cambieremo contesto d’attacco, e non parleremo più di WiFi.
Bene, ragassuole e ragassuoli, rompiamo sta’ benedetta WiFi.
Esattamente come in un furto normale, le tecniche sono tante, e se utilizzarne alcune piuttosto che altre dipende tutto dalla serratura. Nel mondo del wireless non fa alcuna differenza. Illustrerò solo le principali.
Adesso le cose inizieranno a diventare un po’ da “nerd”, soprattutto quella di domani. Oggi proverò a restare sul comprensibile e mi scuso già da adesso, ma gli strumenti quelli sono. A meno che non avevate immaginato di poter entrare in una rete wireless in questo modo
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perché, in tal caso, per quanto io adori Hermione, diciamo che avete un po’ frainteso, ecco.
Illustrerò le tecniche nell’unico ordine che ha un senso, ovvero dalle prime a quelle più recenti. Come vi ho detto già nelle scorse puntate, commetterete sicuramente un crimine nel momento in cui, avuta la password, farete un accesso alla rete, quindi non ritorno sul punto. Per tutto quello che viene “prima”, che è poi l’oggetto di questo post, fino a quanto agite in modo passivo, anche se riuscite ad ottenere la password e la usate per leggere il traffico e spiare la vittima, potete essere biasimabili, ma di certo non legalmente perseguibili, non esiste impronta digitale del vostro passaggio. Se invece fate qualsiasi tipo di accesso, lì è come violare un domicilio, e sono cazzi vostri. Vi scrivo di volta in volta il rischio legale che correte.
I sistemi di sicurezza delle reti wireless, sin dalla loro nascita, si sono evoluti nel tempo, a mano a mano che venivano violati.
WEP
Il primo a nascere, e ovviamente a cadere, fu il sistema WEP, Wired Equivalent Privacy, ufficializzato nel 1999. Un nome una garanzia, in pratica (ironia mode ON). Senza entrare nello specifico, vuoi per la scarsa lunghezza della chiave, per giunta fissa (5 o 13 caratteri), vuoi per la debole resistenza dell’algoritmo di cifratura (RC4), scelto all’epoca perché doveva essere veloce, vuoi perché uno degli input del sistema di cifratura veniva trasmesso in chiaro e più volte, non ci volle molto a farlo cadere. Nel 2001 venne pubblicata una tecnica tale per cui, semplicemente analizzando i dati trasmessi tra un dispositivo e un Access Point (AP), in meno di un minuto veniva dedotta la chiave. Ad oggi, anche con la chiave più lunga (13 caratteri), spiando 60.000 pacchetti avete l’80% di probabilità di ottenere la chiave. Dato l’enorme traffico delle nostre navigazioni (una scrollata di Tumblr e un video Youtube, e li facciamo subito 60.000 pacchetti), un hacker che spia un traffico WEP ci mette veramente pochissimo a dedurre la chiave.
Oh, devo essere sincero, io non ho più incontrato una rete WEP che saranno anni ormai. Detto questo, non si può mai sapere, mondo bello perché è vario. Se trovate una WEP, è il vostro giorno fortunato. Molti dei tool (la prossima lezione mostrerà quello più noto) hanno a bordo il software che serve per craccarla, dovete solo eseguirlo, sorseggiare un caffè caldo, e attendere che la password del WiFi si palesi ai vostri occhi. L’unico requisito è che ci sia qualcuno che sta usando la rete, dovete sniffare abbastanza pacchetti per arrivare alla soglia tale per cui il software riesce a dedurre la chiave, quindi vi tocca “fare la posta” e aspettare di vedere il traffico scorrere. Ma, a parte quello, difficoltà quasi nulla. Altra cosa positiva: in questo attacco siete completamente passivi, quindi nessun crimine. A Carlo Taormina piace questo elemento.
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WPA/WPA2
WEP venne poi sostituito subito da WPA, Wi-Fi Protected Access, per correre ai ripari, visto che stavano tutti col culo all’aria, e poi dal suo upgrade, WPA2, che è il sistema attualmente utilizzato di default nelle vostre reti. Le varianti si sprecano, e per i nostri fini manco ci interessa saperle. Per riassumere, diciamo che qui le cose si fanno più toste, l’unica possibilità è sgamare la password “tentandola”, ovvero usare quello che si chiama un attacco a forza bruta. Coloro che, all’epoca della lezione di calcolo combinatorio, stavano davvero attenti e non mandando messaggini d’amore a mezza classe sperando di quagliare qualcosa al Mak P, ricorderanno sicuramente che più aumentano i caratteri e la variabilità di ogni singolo carattere, più diventa realistico e meno dispendioso estorcere la password dando direttamente una botta secca di chiave inglese sul cranio del proprietario della rete. Piuttosto che provarle tutte, conviene in genere utilizzare dei dizionari di password (ne trovate tanti in giro, basta cercare su Google), sono dei banali file di testo pieni zeppi di password più usate (tipo password, password1, conte.ti.amo, salvini.mortacci.tua, etc.). Il software che vedremo, dato un dizionario o un intervallo di possibilità, in automatico le prova tutte e alla fine vi dice se l’ha trovata oppure meno. Quanto ci metterà a compiere questa operazione dipende solo da quanto complicata è la password. Come avevo scritto ieri, una password numerica di 18 caratteri richiede 487.946 anni, ovvero trovatevi di meglio da fare.
Per poter testare se la password è valida o meno, il software ha bisogno di un dato di input, che si chiama 4-way handshake.
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Lasciate perdere questa brutta espressione, per giunta illegale in tempi di Covid, vi basta sapere che è quell’insieme di dati che il vostro dispositivo scambia con l’AP alla “connessione”. Come possiamo ottenere questo insieme di dati? In due modi. O stiamo lì, seduti, in attesa, spiando il traffico, aspettando il momento che uno dei dispositivi della vittima si disconnetta e si riconnetta al suo WiFi, oppure facendola “cadere apposta”. Nel primo caso, restiamo passivi, e il nostro legale potrà godersi il sole sulle spiagge di Tenerife: il contro è che potrebbe richiedere tanto tempo, pure troppo. Se un cellulare, tanto per fare un esempio, rimane nel raggio del proprio WiFi, potrebbe anche non disconnettersi mai (teoricamente). L’alternativa è far cadere tutta la rete della vittima per un instante. Quando vi dissi che sarebbe stato un bene che la vostra scheda di rete avesse avuto la capacità di fare packet injection, intendevo proprio questo. Il software che useremo per craccare può inviare dei pacchetti, a tutti i terminali della rete WiFi, spacciandosi per l’AP e dicendo “oh, belli, staccatevi!”. I terminali ci cascano, si disconnettono, per poi riconnettersi. Qui avete fisicamente fatto un attacco, che in realtà si tradurrà solo in bestemmie varie di tutti gli occupanti della casa, però formalmente siete “entrati” in una proprietà non vostra, causando un danno, seppur minimo, quindi qui si entra nel terreno criminale. Vediamo che ne pensa il nostro legale di questa nostra intraprendenza.
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Ecco, se vi cadono tutti i cellulari di casa, correte alla finestra, magari beccate qualcuno con felpa e cappuccio!
A questo punto, se il software non sta dormendo, leggerà almeno un 4-way handshake, che potrà conservare sul disco, per poi paciugarselo con calma e scoprire quale è la password. Se la vittima ha usato una password banale, potremmo essere fortunati. Potete anche arricchire il dizionario con password inventate da voi, se avete sufficienti informazioni sulla vittima (nome del partner, cognome di famiglia, nome del gatto, nomi dei figli, etc.): nun se po’ mai sape’.
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( vero, @obscure-object?? :D )
WPS
Oh, questo è il classico esempio di quando una persona si fa il mazzo per fare le cose per bene (WPA2), poi arriva il classico manager tutto giacca-e-cravatta ciuciamanuber ciaparat, con le sue idee brillanti (???), e sputtana tutto, perché, come molti esperti di sicurezza insegnano,
la comodità è la madre di tutte le cazzate.
In questo raro video dalle immagini molto violente, potete osservare la denuncia disperata di uno dei programmatori costretti dal proprio PM ad implementare questa cag... ehm ... feature avanzatisssssima.
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Vi copio il paragrafo da Wikipedia English, perché vi giuro che non ce la faccio manco a bestemmiare:
[...] the point of the protocol is to allow home users who know little of wireless security and may be intimidated by the available security options to set up Wi-Fi Protected Access, as well as making it easy to add new devices to an existing network without entering long passphrases [...]
per poi concludere con
[...] Users have been urged to turn off the WPS PIN feature, although this may not be possible on some router models. [...]
In pratica la genialata partorita nel 2006, perché alle persone veniva il callo alle dita quando queste venivano impegnate nello scrivere la password del WiFi, fu quella di dotare gli AP di un nuovo protocollo, WPS, Wi-Fi Protected Setup. Spiegata in parole semplici, è possibile inserire nell’AP un PIN di 7 cifre (credo, comunque una lunghezza irrisoria), che verrà poi utilizzato per registrare un dispositivo sulla rete. Per effettuare il collegamento, basta premere il pulsante WPS sull’AP, e da quell’istante si ha una finestra temporale breve (tipo 2 minuti) per inserire lo stesso PIN anche sul dispositivo, e la connessione è fatta.
Bello, bellissimo, peccato che venne bucato praticamente subito.
E’ possibile attivare la procedura anche senza premere fisicamente il tasto WPS, il codice “corto” si presta benissimo ad un attacco a forza bruta, perché smazzarsi 10.000.000 di PIN richiede un lavoro di ore, e alcune tecniche recenti, come la Pixie, permettono di avere la password di un AP vulnerabile, una volta scoperto il PIN, in meno di un minuto.
Ecco, qui potreste trovare qualcosa di appetitoso. Data la recente disponibilità di alcuni degli attacchi possibili sul WPS, è molto probabile che in giro ci siano molti AP vulnerabili a questo attacco e, nei casi più fortunati, vi ritrovate la password tra le mani dopo pochi secondi. Oltre ad essere bacati, così come recita la seconda frase presa da Wikipedia, alcuni AP non permettono nemmeno di disabilitare il WPS, ergo cornuti e mazziati. Qui dovrete “colpire” l’AP per innescare la procedura WPS, quindi si tratta un attacco attivo per tutto il tempo! Vediamo cosa ne pensa il nostro legale.
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Ecco, appunto :(
Il software che vedremo domani, come tanti altri, prevede moltissimi attacchi basati su PIN WPS e, rispetto a dover provare un attacco a forza bruta in WPA2, questo promette molto di più, e conviene investirci più tempo e risorse.
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intotheclash · 4 years
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"Che c'è, Pietro, non sai cosa dire?"
"No." Risposi con una vocetta appena udibile. Davvero non sapevo cosa cazzo dire. Guardai anche mia sorella, in cerca di una qualche illuminazione, di un appiglio qualsiasi, mi sarei aggrappato a tutto, pur di uscire indenne da quella pericolosa e niente affatto chiara situazione, ma lei rispose picche. Si voltò verso il televisore e mi lasciò solo contro tutti. Non voleva immischiarsi e non si sarebbe immischiata. Se se la prendevano con me, avrebbero lasciato in pace lei; la legge della giungla. Schifosa di un'egoista! Ma, alla prima occasione, me l'avrebbe pagata. Come si suona si balla.
"Allora, visto che non sai cosa dire," Iniziò mio padre, "Lo faccio io per te. Ti racconto la mia parte di storia, quella che ho dovuto ascoltare stasera, prima di cena. Dopodiché sarai tu a raccontare la tua e bada bene di raccontarla tutta. E soprattutto precisa. Se mi accorgo che mi stai fregando, o soltanto me lo fai pensare, ti darò una di quelle strigliate che te la ricorderai finché campi. E potrai anche dire addio ai tuoi amici per tutta l'estate, visto che non ti farò più uscire di casa. Ci siamo intesi?" Dovetti acconsentire. Non è che fossi poi tanto d'accordo, ma cosa potevo farci? Comandava lui! Lui prendeva le decisioni e io le subivo. Non avevo alternativa. Per quanto riguarda il dove volesse andare a parare era ancora buio totale. Dovevo pazientare.
"Stasera, prima di venire a cena," Iniziò, "mi sono incontrato al bar con Mario, il papà del tuo amico Sergio, abbiamo deciso di giocarci l'aperitivo a scopa. Una partita secca, chi perde paga, naturalmente. Consuetudine, lo facciano sempre. Ad un certo punto entra nel bar quella gran testa di cazzo dell'avvocato Terenzi..."
Quel cognome mi scoppiò in testa come una bomba a mano. Ora si che era tutto chiaro. Riuscivo a vedere solo disgrazie. Pensai al sangue che zampillava dal naso di Alberto Maria, il figlio dell'avvocato, pensai... Oh no! Peloroscio! Sembrava che si fosse ripreso, che stesse meglio quando lo avevamo lasciato al campo. Invece... Invece doveva essere morto, porco cane! Ecco perché mio padre era incazzato nero! Era finita! Sarei stato sbattuto in prigione per tutta la mia miserabile vita.  Probabilmente anche i carabinieri sapevano già tutto e stavano venendo a prendermi. Forse i miei amici li avevano già rinchiusi. Ero disperato, avevo voglia di piangere. Gli occhi mi si arrossarono e iniziò a tremarmi il labbro inferiore. Era finita! Il vecchio se ne accorse, fece un mezzo sorriso di vittoria e proseguì: "Vedo che non sei del tutto stupido, che stai iniziando a riflettere. Ma non è ancora il tuo turno di parlare, prima devo finire io. Dicevo: entra nel bar l'avvocato Terenzi. Un fatto strano, perché quel figlio di una puzzola è tirchio come un genovese di origini ebraiche e, là dentro, non ci mette mai piede, neanche per un caffè. La cosa ancor più strana, però, è stata che, appena entrato, si è diretto deciso verso il nostro tavolo. Sputava fiamme come un drago. Prima ci ha vomitato addosso una catasta di insulti, almeno dal tono sembravano insulti,  le parole non si capivano bene, quel borioso idiota parla una lingua che solo lui capisce. Ed è stata la sua fortuna, altrimenti sarei tornato a casa con una collana fatta con i suoi denti. Ma quando ha deciso di farsi capire, si è fatto capire bene e ci ha raccontato una storia. Una storia che tu dovresti conoscere bene e che, tra poco, sarai costretto anche tu a raccontare. L'avvocato ha detto che, giù al campo sportivo, tu e i tuoi amici siete saltati addosso a quel bastardo del suo adorato figliolo, lo avete caricato di botte e, non contenti, gli avete pure fregato il pallone. Adesso sta all'ospedale di Civita Castellana con il naso rotto e tutto gonfio. Un bel lavoro, non c'è che dire. Ha detto anche vi denuncerà tutti e a noi ci toccherà pagare una barca di soldi. Il Bastardo!"
Le lacrime trovarono finalmente la strada e sciamarono fuori. Un torrente di montagna dopo mesi di pioggia intensa. Portava con se un sacco di detriti, paura, rabbia, ma anche sollievo. A pensarci bene, soprattutto sollievo. Peloroscio non era morto e, per la seconda ed ultima volta nella mia vita, ne fui felice. Ero scampato di nuovo alla prigione. Subito dopo venne la rabbia. Ci mise un attimo a prendere il sopravvento.
"Non è vero!" Urlai "E' un bugiardo! Bugiardo lui e bugiardo suo figlio! Il pallone era mio. Quello che mi hai regalato tu, quello di cuoio. Noi stavamo già giocando, poi è arrivato il figlio dell'avvocato, insieme a Peloroscio e a Ringhio, mi hanno gettato in terra e mi hanno fregato il pallone. Il mio pallone, non il suo!
"Se le cose stanno in questo modo, allora avete fatto bene a suonargliele. Domani mi sente quel lurido verme! Erano pure in tre i figli di bagascia. E tutti più grandi di voi." Vidi lo sguardo del mio vecchio e capii che stava rispolverando l'idea della collana fatta con i denti dell'avvocato Terenzi. La cosa non mi dispiaceva affatto.
"Veramente, papà, non siamo stati noi a dargliele..."
"Ascolta, stronzetto, ho detto niente bugie! Cosa vorresti farmi credere? Che si sono picchiati tra di loro? Che il naso a quel prepotente figlio di prepotenti lo hanno rotto i suoi compari?"
"Non dico bugie! E non ho detto neanche questo! Il naso all'avvocatino lo ha rotto Pietro il Maremmano. E le ha suonate anche ai suoi amici. Anzi, solo a Peloroscio, perché Ringhio se l'è fatta sotto ed è rimasto paralizzato dalla paura." Dissi tutto d'un fiato.
Mio padre non ci stava capendo più un cazzo. Guardò prima me, poi mia madre, che lo mise al corrente su chi fosse questo Maremmano, che lui non aveva mai sentito nominare, né aveva idea di chi fosse figlio, o dove abitasse. Volse ancora una volta lo sguardo verso di me e, con una calma che proprio non gli riconoscevo, disse: "Ascolta, piccolo, raccontami di nuovo tutto daccapo, senza tralasciare nulla. Poi deciderò il da farsi." Ed io raccontai. Daccapo. Con dovizia di particolari. Dalla mattina. Raccontai delle biciclette, del pranzo, della partita e infine dello scontro. Il vecchio non mi interruppe mai. Si limitò a seguire il racconto, accompagnandolo con cenni di approvazione, o di disapprovazione, a seconda dell'evolversi degli eventi. Alla fine ero stremato. Stremato ma sollevato. Mi sentivo stranamente leggero. La paura era scomparsa. Mi sentivo bene.
La risata di mio padre piombò giù dalla cima del monte, come una valanga, con lo stesso frastuono e la stessa forza dirompente. Dapprima, io, mia madre e mia sorella, restammo pietrificati, poi ci lasciammo contagiare e fu risata liberatoria per tutta la famiglia. Non capivo bene cosa ci fosse tanto da ridere, ma me ne guardai bene dal protestare; poi era bello ridere tutti insieme. Non riuscivamo più a smettere e papà era quello che rideva più forte. Come suo solito, rideva e piangeva e menava delle manate sul tavolo e sulle mie spalle, facendomi anche male, ma non protestai.
"Certo che questo ragazzino deve essere un bel fenomeno!" Disse quando si fu calmato, "Hai detto che ha la tua stessa età, vero?"
"Si."
"E ha lisciato il pelo a tre ragazzi più grandi di lui?"
"Si."
"Davvero un bel fenomeno. Solo mi sfugge una cosa: nel frattempo, tu e quegli altri stronzetti dei tuoi amici, cosa facevate? Non gli avete dato una mano? Anche se, da quanto ho capito, non è che ce ne fosse bisogno. Casomai potevate darla a quegli altri tre perdigiorno!" E giù un'altra mitragliata di risate.
"No." Risposi molto timidamente.
"No? E perché no? Se le avesse buscate?" Era di nuovo serio.
"Perché avevamo paura! Lui non è di qui. Lui non sa come vanno le cose. Quelli erano più grandi e quelli grandi si approfittano sempre dei piccoli. Guai a protestare. Non era la prima volta che ci fregavano il pallone. Lo fanno sempre. E se ti azzardi a protestare, giù botte."
Aveva capito. Fece segno di si con la testa. Sicuramente anche quando era un ragazzino lui funzionava così. "Capisco, ci sono passato anch'io. E' così che va il mondo, perdio! Pesce grosso mangia quello piccolo. E' una legge di natura. Non ci sono santi. O, forse, no, sembra che il meccanismo si sia inceppato. Credo sia un buon segno." Sentenziò. Si alzò dalla sedia, si infilò una camicia a quadri sopra la canottiera d'ordinanza, mi fece l'occhiolino e: "Infilati una maglietta pulita e andiamo." Disse.
"Dove?" Chiesi. La paura stava tornando a farsi sotto. Non ero mai uscito con lui dopo cena.
"Voglio conoscere questo fenomeno del tuo amico. Subito."
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mariposasky · 5 years
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Duck twins I
E’ successo così, per pura casualità, di mettermi a scrivere due o tre scene di una storia di paperi ambientata nel mondo magico di Harry Potter. Ne esistono così tante di storie così, che forse ho solo sprecato tempo. Però non sono riuscita a trattenermi. 
Forse semplicemente avevo voglia di scrivere o forse perché quando ho tentato di fare una breve trama non mi veniva. Quindi sono andata sul dettaglio, come la storia di Break the Distance. 
Ma in questo caso preciso che saranno davvero due o tre scene con dialoghi, il resto sarà un breve riassunto di come avevo immaginato potesse terminare questa storia.
Non ha un vero e proprio titolo questa storia, ma per poterla distinguere ho dato un nome provvisorio, che infatti non rispecchia totalmente la trama.
Avevo anche intenzione di farci qualche schizzo dei personaggi, ma non ho avuto abbastanza tempo. Forse in futuro.
Principalmente si basa sui personaggi di Ducktales, ma ho usato anche caratteristiche e fatti dei fumetti europei.
E bon, lascio qui la prima scena. Capitolo non credo proprio di poterlo definire, quindi li numererò come scene nella storia.
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Scena I
Binario 9 e 3/4, del fumo veniva dal treno fermo al binario, nella banchina un sacco di bambini di diversa età che correvano qua e là con i genitori e bauli appresso.
Donald non poté evitare di sbuffare. Invidiava quei bambini con i loro genitori. Avrebbe preferito di gran lunga venirci solo con sua sorella, e invece il loro zio era venuto ad accompagnarli.
Diede un'occhiata veloce al papero al suo fianco che spingeva un carrello con due bauli. A quanto pareva, ai primini non era permesso andare da soli.
Accelerò il passo per non stare al suo passo e si mise affianco della sorella che camminava davanti a loro.
- Donald, hai visto? È quello il treno che ci porterà a Hogwarts!- fece tutta eccitata Della.
- Non vi allontanate, o rischiate di perdere il treno- avvertì il papero adulto.
- D'accordo zio Scrooge- acconsentì lei con un sorriso.
Donald si guardò intorno. La gente si fermava a guardarli mentre passavano. Ma non era per lui, né per sua sorella, tutti avevano riconosciuto quel papero dallo sguardo serio e ostile. Un motivo in più per non era contento della presenza dello zio.
Scrooge aiutò i due gemelli a caricare i due bauli dentro il treno e poi tornarono fuori. Gli altri studenti stavano salutando la loro famiglia e sistemandosi nei vari vagoni. Era arrivato il momento anche per loro.
- Zio Scrooge, ci vediamo a Natale?- fece Della.
- Vedremo. Vi informerò a tempo debito. Comportatevi bene e non create guai. Non voglio essere chiamato dalla scuola per dei danni che avete causato.
- Saremo dei angioletti, non preoccuparti- disse Della e fece l'occhiolino al fratello. Donald ricambiò un sorriso furbo.
Scrooge li guardò con sospetto, però non aggiunse altro. Il fischio del treno li avvisò che era il momento di salutarsi. Della corse verso Scrooge e lo abbracciò.
- Ricordati della promessa, zio.
- Pensa a studiare prima.
Della sorrise e si staccò da lui.
- Muoviti Donald!- e salì di fretta sul treno.
Donald e Scrooge rimasero lì sulla banchina. Il paperotto si rimproverò di non aver trovato una scusa per salire prima sul treno ed evitare quella situazione di disagio.
Sapeva già da prima di uscire di casa che avrebbe dovuto affrontarlo, ma era ugualmente impreparato. I loro rapporti erano complicati. Situazione diversa era per Della che ammirava lo zio e non faceva che parlare di lui.
Donald fece un timido passo verso il papero con la palandrana rossa, tenendo lo sguardo abbassato. Come avrebbe dovuto salutarlo? Lui non era Della, non gli veniva così spontaneo abbracciare ed esternare i suoi sentimenti a una persona così burbera. Forse avrebbe potuto dire qualcosa, ma il timore di dire qualche parola sbagliata gli bloccò la lingua.
- Cosa fai ancora qui ragazzo?- fece il papero con tono brusco e seccato- Fila a sederti con gli altri.
Donald fece una smorfia risentita, e senza dire niente gli diede le spalle per salire sul treno. Neanche al momento di salutarsi, quel vecchio papero si smentiva con i suoi modi di fare.
Il treno iniziò a muoversi, la maggior parte dei ragazzi si sbracciavano dai finestrini per salutare. Anche Della era lì che agitava la mano. Donald al suo fianco guardava oltre il finestrino il loro zio. Era lì in piedi appoggiato al suo fidato bastone e li fissava con il suo solito sguardo serio. Il fumo del treno ricoprì tutte le persone sulla banchina e appena si diradò avevano già lasciato la stazione.
- Sarà uno spasso, Donny- fece Della mentre si sistemavano nella cabina. Per fortuna ne avevano trovata una tutta per loro. Ne avevano già approfittato per cambiarsi con la divisa.
- Se lo dici tu- alzò le spalle e guardò la sua rana da compagnia. Della aveva un gufo invece.
Entrambi gli animali erano vecchiotti e un po' malconci. Scrooge li aveva scelti perché erano in vendita a poco prezzo. A loro poco importava, però questo dimostrava ancora una volta quanto fosse tirchio il loro zio.
- Non sei emozionato? È tutta l'estate che aspettiamo questo momento!- disse lei al fratello che era seduto di fronte- E zio Scrooge ci ha promesso che dopo quest'anno ci porterà con lui nei suoi viaggi.
- Bah, non è che mi interessi stare con lui- brontolò lui incrociando le braccia- Ci divertiamo molto anche da soli. Ma almeno stando a Hogwarts non dovremmo stare da soli in quella villa.
- Oh, siete qui!- fece la voce di un paperotto che era appena entrato nella cabina. Il suo inconfondibile ricciolo biondo e quell'aria di superiorità distinguevano il loro cugino Gladstone- Allora, come vi sentite?- si sedette comodamente vicino a Donald incrociando le gambe. Donald fece una smorfia sentendosi schiacciato contro il finestrino.
- Ehi, chi ti ha detto di sederti qui?
- Oh, non ti avevo visto Donny. Dovrai fare qualcosa per farti notare cugino, basso come sei.
- È tutto così nuovo qui- disse Della, prima che Donald sferrasse un pugno sul becco del cugino- C'è davvero un mostro nel lago che dovremmo attraversare?
- Certo- si chinò di lato con la testa e inconsciamente evitò il pugno di Donald. La fortuna era di nuovo intervenuta- Dovrete stare attenti, altrimenti vi catturerà e vi trascinerà sott'acqua.
- Fandonie- commentò Donald con una smorfia e dando una spinta al cugino che cadde giù dal sedile- Della non credergli, è tutta l'estate che non fa che raccontarci storie assurde su Hogwarts- guardò il biondino mentre si rialzava e si aggiustava il ciuffo- Non credo neanche che tu sia il migliore studente della scuola, come vai vantandoti da mesi.
- È solo invidia, Donny- fece sprezzante il cugino- Vedi piuttosto di non farci sfigurare. Sai quanto sia importante che facciamo bella figura davanti agli altri. La nostra famiglia si aspetta molto da noi. Ehi, ciao- intercettò qualcuno passare nel corridoio- A dopo cugini- e lasciò la cabina.
- Sbruffone- borbottò Donald incrociando nuovamente le braccia- Solo perché è più grande di noi di un anno non significa che ha il diritto di prendersi gioco di noi.
- Magari ha ragione- fece Della guardando fuori dal finestrino- Sai, dai racconti su zio Scrooge sembra che lì vivono tante creature straordinarie.
- Della, tu credi a tutto. È impossibile che zio Scrooge abbia fatto tutte quelle cose da giovane.
- E tu Donny sei troppo negativo. Perché non provi a gustarti questo viaggio? Abbiamo così tanto da scoprire e apprendere a Hogwarts.
Donald guardò fuori dalla finestra. C'erano estesi campi d'erba e il cielo era nuvoloso. Sospirò. Non era vero che non fosse emozionato nell'andare a studiare in una scuola di stregoneria, anzi non vedeva l'ora di esplorare tutte le stanze segrete del castello e imparare nuovi incantesimi, però l'idea di essere circondato da tanti compagni e dover fare amicizia, lo metteva in apprensione. Per anni aveva comunicato solo con sua sorella o tramite lei, che idea si sarebbero fatti di lui? E se lo avessero sentito parlare?
Si toccò la gola con disagio. La sorella gli si sedette vicino.
- Sta tranquillo Donny, andrà tutto bene- disse lei gentilmente, come intuendo il pensiero del fratello- Finché staremo insieme, nessuno ci infastidirà. E poi siamo i discendenti dei famosi McDuck.
Era proprio questo che voleva evitare Donald. Quel cognome era solo sinonimo di aspettative e pressione sulle loro spalle. Meno gente sapeva che erano nipoti del famoso Scrooge McDuck, meglio era per loro. Non avrebbero dovuto dimostrare niente a nessuno e avrebbero potuto divertirsi senza sentire gli occhi puntati addosso.
- S-scusate... è libero qui?- fece una voce timida sbirciando dentro la porta scorrevole della cabina. Dietro di lui c'era un'altra persona.
I due paperotti si scambiarono uno sguardo. Donald accennò alla sorella un gesto di negazione, sapendo che lei lo avrebbe capito.
- Certo, venite pure- fece tutta allegra, mentre Donald si dava una pacca sulla fronte.
- G-grazie...- entrarono un topino e un cane alto, entrambi trascinando i loro bauli- Purtroppo tutti i vagoni sono pieni.
- Yuk, e altri invece non sembravano gradire altra compagnia.
Donald li scrutò e non si sorprese che gli altri non li volessero. Sembravano due ragazzi spaesati e impacciati. Dopo aver sistemato i loro bauli, e per poco lo spilungone non lo faceva cadere sul paperotto, il cane si sedette vicino a Della e il topo vicino a Donald.
- Piacere, io mi chiamo Mickey e il mio amico Goofy- allungò la mano inguantata a Donald per stringerla, ma il paperotto fece una smorfia e si girò verso il finestrino. Era chiaro che non gradiva avere qualcuno vicino.
- Lascia stare, mio fratello è di poche parole- si scusò Della- Io sono Della, e lui Donald. Siete del primo anno, vero?
- Già, quando mi è arrivata la lettera non ci potevo credere. Hogwarts... sono usciti da lì i migliori stregoni.
- Yuk, quasi tutti i miei numerosi parenti ci sono stati- spiegò Goofy- E mi hanno raccontato cose grandiose.    
- Anche nella nostra famiglia c'è questa tradizione di andare a Hogwarts- spiegò Della- Pensa che nostro zio... auch!- Della si toccò la gamba e lanciò un'occhiataccia al gemello, che la guardava con un'espressione che l'avvertiva di non aggiungere altro. Mickey e Goofy si guardarono senza capire.
- Avete già pensato a che Casa andrete?- Goofy cambiò discorso.
- Non lo decide il Cappello Parlante?-chiese Della intrigata, anche Donald ascoltò.
- Sì, ho sentito però che non sempre è così. Nel caso, non sarebbe interessante poterlo decidere per conto proprio? A me andrebbe bene qualsiasi Casa, ma non sarebbe male Corvonero.
- A me piacerebbe Grifondoro- disse Mickey alzando lo sguardo pensieroso- Mio nonno era un Grifondoro. E anche se non sono coraggioso come lui, spero di poter seguire le sue orme. Non potrei mai sopportare di finire nei Serpeverde.
- Perché? I Serpeverde sono una Casata di tutto rispetto- fece Della offesa- Io e Donald saremo dei Serpeverde, come nostro zio.
- Sì, hai ragione- disse impacciato Mickey- Tutte le quattro Case sono importanti allo stesso modo.
Donald rimase in silenzio ad ascoltare e continuò a guardare fuori dal finestrino pensieroso.
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arminissocute · 4 years
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Horror Night Halloween
HOLLOW WIN - 4
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Luogo: Sala prove insonorizzata
Tsukasa: Con permesso! Trickstar, voi...!
...voialtri! La mia pazienza è davvero giunta al limite!
Oggi è il giorno in cui non tollererò più nulla di tutto questo!
Arashi: Aspetta, Tsukasa-chan, calmati... So cosa provi, ma ad arrabbiarti così perdi dieci anni di vita, sai?
Izumi: E poi è proprio una vista spiacevole.
…...Però, solo per questa volta, non fermerò Kasa-kun, va bene?
Ritsu: Okay, fai pure... Ma lo sai che dovresti fermarlo, Secchan. C'è qualcosa che mi stona in questa storia, sai?
In questo stesso momento, forse qualcuno ci sta manovrando tutti. Se è davvero così, finiremmo per fare la figura degli scemi, no?
Makoto: Cos? Huh, cosa? Che succede?
Mao: Come si dice, parli del diavolo... Uh, Knights, cosa siete venuti a fare tutti qui?
Come vedete, la sala prove la stiamo ancora usando noi Trickstar, no?
Tsukasa: ….non siamo precisamente “tutti” qui. Come al solito, Leader è sparito per qualche motivo.
Subaru: Ahh, ora che lo dici... E io che ero curioso di vedere questa persona leader dei Knights~
Mao: Um, allora, voi siete i prossimi a usare la sala prove? Rimanete seduti per una mezz'ora, perché è il tempo per cui abbiamo ancora questa aula prenotata, okay?
Izumi: Vi sembra il tono per parlare a noi, mocciosi? Non siete forse i nostri kohai? Ma come vi hanno educati? Che~ fastidio!
Ritsu: Chiedo scusa per mio marito, Secchan ♪
Mao: Uh, non sono tuo marito.
Ritsu: L'hai detto in tono così freddo... Mi hai ferito, boo hoo.
Arashi: Ah, Mao-chan, lo hai fatto piangere! Scusatevi con lui, ragazzi~!
Hokuto: A parte Anzu, in questa stanza siamo tutti ragazzi. Non ti devi scusare, Isara, non ne hai motivo.
Anzi, direi che saremmo noi a doverci arrabbiare con questi tipi che hanno fatto irruzione mentre noi stavamo usando l'aula.
Subaru: Per me non c'è problema, in realtà~ Ma mi dà un po' fastidio che stanno attaccando briga dal nulla.
Izumi: Prego? Noi siamo cento- no, mille volte più infastiditi di voi! Kasa-kun, mostra l'articolo a questi idioti di mente ristretta!
Tsukasa: Potresti mostrarglielo tu... Oh, non importa, dopotutto è il più giovane a doversi occupare dei lavori umili come questo.
Anzi, forse dovrei vederlo come se mi avessero insignito dell'onorevole compito di lanciare il guanto della sfida?
Trickstar! Guardate attentamente- dopo aver visto questo, potete ancora dire che non abbiamo ragione di biasimarvi?
Makoto: Con “questo” intendi... Ah, è un magazine di idol piuttosto famoso.
È stato popolare già da quando ha iniziato a pubblicare l'anno scorso, e i numeri nuovi sono sempre disponibili al negozio degli studenti... Ma questo numero non dovrebbe ancora essere in vendita. Non ho mai visto quella copertina.
Mmm, probabilmente dovrei leggere anche i magazine fisici, e non affidarmi solo a internet...
Ma ad essere onesto, non me la sento ancora di affrontare i magazine, perciò non trovo la motivazione per prenderli.
Izumi: Hmph. Io e Naru-kun abbiamo fatto un set gravure per questo numero, per questo hanno spedito una copia anticipata alla nostra agenzia.
Non è ancora il giorno dell'uscita, perciò non dovrebbe ancora essere in vendita nei negozi, no?
Ma non è questo il punto... Il problema è il contenuto- il contenuto.
Questo che diavolo mi dovrebbe significare?
Makoto: Um...?
Hokuto: Hmm. Credo che questo sia il numero che contiene un'intervista per la nostra campagna pubblicitaria a livello nazionale.
Ne abbiamo fatte molte però, perciò non so di cosa abbiamo parlato in questa.
Makoto: Siamo stati davvero impegnati ultimamente, dopotutto...
Ma questo è un po' strano, non trovate? Come mai sono andati a mandare una copia anticipata ad un'agenzia di modelli, quando noi avevamo chiesto esplicitamente di farci supervisionare in anticipo gli articoli che ci riguardavano?
Non ricordo di aver mai letto quello di questo numero. Che strano, forse sono io che ricordo male... Forse sarebbe dovuto essere nel numero dopo?
Tsukasa: Hm? C-cosa volete dire? Non siete stati coinvolti nell'articolo di questo magazine, Trickstar?
È possibile che queste siano... menzogne?
Izumi: Non ci cascare, Kasa-kun. Questi qui stanno cercando di fare i finti tonti. Pensate di potervela cavare con le chiacchiere, huh?
Ho capito il vostro gioco. Questa si chiama diffamazione, sapete?!
Arashi: Fufu. Se finiamo in tribunale, però, il piccolo “incidente” di Izumi-chan al DDD potrebbe entrare nella disputa nonostante tutti i nostri sforzi per sotterrare la faccenda ♪
Izumi: Chiudi il becco Naru-kun, ora non si parla di quello.
Arashi: Oh no, perdonami, ho forse messo il dito nella piaga?
Izumi: Ho detto di chiudere il becco e non lo ripeto, okay?
Ora sono questi tizi il problema. Questi sono un branco di idioti, dei principianti di terza categoria che hanno avuto abbastanza fortuna da prendersi la gloria, e ora...?
Ne avete di fegato per provare a prendere in giro noi, huh?
Hokuto: ...Principianti di terza categoria? Sena-senpai, pensa prima di parlare.
È vero che contro i Knights abbiamo perso più volte di quelle in cui abbiamo vinto, ma ad ogni DreamFes c'è sempre stato pochissimo margine tra i nostri voti.
Le nostre unit hanno più o meno lo stesso livello di abilità. Se parli male di noi, ricorda che stai abbassando anche voi stessi allo stesso livello.
Ritsu: Wah, che sfrontato. Maa-kun, sono impressionato che a te vada bene associarti a gente così. Ci penserò io ad alleviare il risentimento che ti tieni dentro, Maa-kun – vieni qui ♪
Mao: ...In realtà, io sono d'accordo con Hokuto. Ad essere onesto anzi, ha dato fastidio anche a me. Se saremo a SS non sarà solo perché “abbiamo avuto fortuna”.
Izumi: Come ho detto prima, qui siamo noi quelli più infastiditi e irritati, okay?
Subaru: Cosa succede? Hey, fermatevi e parliamone! Non sto capendo nulla!
Makoto: Sì, Akehoshi-kun ha ragione... Non iniziate a urlarvi contro!
Perché i Knights sono così arrabbiati? Cosa c'è in quell'articolo?
Capitolo successivo
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*Traduzione articolo di Pop crush*
“Sotto, Jae e Young K discutono del cambiamento del ritmo nel loro nuovo album, sul loro processi musicali, gli anime preferiti, e il tour imminente.
Domanda: Siete tornati con delle nuove canzoni e state per imbarcarvi nel vostro più grande tour fino ad ora. Che sensazioni avete?
Jae: Siamo emozionati perché questa album è un pochino diverso dagli altri. Abbiamo avuto molte idee; tutto ciò che abbiamo vissuto, ciò che proviamo, condividiamo, vediamo, è ciò che è descritto nella nostra musica che ci piaccia oppure no, e penso che sia una cosa positiva visto che è bello essere onesti. Ma riguardo al nostro tour mondiale imminente, siamo molto entusiasti perché possiamo incontrare tutti di nuovo.
Domanda: Ci sono più città rispetto al tour passato. Quali sono quelle che non vedete l'ora di visitare?
Jae: Una, in particolare per Wonpil, è Milano. Ha sempre voluto visitare l'Italia e la sua squadra di calcio preferita è il Milan. In generale siamo sempre molto entusiasti perché i posti nuovi ci danno sempre nuove esperienze, magnifici ricordi e che di conseguenza possiamo usare per la nostra musica. Ovunque è sempre ottimo per noi.
Domanda: Il nostro nuovo singolo, "Time of our lives", ha un cambio nel ritmo se lo confrontiamo ai singoli passati. Cos'ha provocato questo cambiamento?
Jae: Non è che ci siamo messi a tavolino e abbiamo deciso "Ragazzi, dobbiamo cambiare ritmo", ma immagino che, specialmente durante il nostro scorso tour mondiale, abbiamo sentito come la necessità di musica più incentrata sui concerti, capisci che intendo? Ci sono un sacco di canzoni dove tutti saltano e si divertono. Volevamo essere in grado di adeguarci e connetterci con il pubblico, i nostri fans e le persone che vengono a vedere le nostre esibizioni per un po'. Per esempio, se nel mezzo della canzone c'è una parte dove si può applaudire, allora tutti applaudiranno a tempo. Immagino che, con questo pensiero in testa, abbiamo iniziato a creare il nuovo album e sono venute fuori molte canzoni da concerto. Peciò, la nostra title track è venuta come la canzone BPM che è. Non penso che sia stato necessariamente tipo... che abbiamo detto "Dobbiamo aumentare di velocità". Facciamo ciò che ci piace fare.
Domanda: Ho avuto l'impressione come se la canzone fosse una canzone di speranza, e che incarnasse la melodia di qualcuno che sta per imbarcarsi su un nuovo capitolo delle loro vite, ed il che emerge ancora più chiaramente quando si legge il testo. Mi ha fatto pensare alla canzone come se fosse una colonna sonora della vostra vita come band. Il che mi porta alla prossima domanda: Qual è il vostro anime preferito?
Young K: Per me è sicuramente "One Piece", che guardo da quando ero molto piccolo. Ultimamente ho iniziato a riguardarlo dal primo episodio fino al più recente, e mi ci sono voluti 3 mesi. Lo riguardo spesso.
Jae. Per me è "Your lie in april". Non perché parla di musica, ma è sicuramente il mio preferito. Io non guardo gli anime, ma leggo i manga, e sicuramente lì ci sono le pagine più tristi che abbia visto in un manga.
Domanda: Voi due siete spesso coinvolti nella produzione e scrittura della vostra musica; potreste accompagnarmi nel vostro processo musicale?
Young K: E' diverso da canzone a canzone. Delle volte può capitare dal riff di chitarra, o dal riff del basso, o dall'idea di un testo. Delle volte mi viene in mente una melodia, ma la maggior parte delle volte lavoriamo prima sulla traccia e poi ci raggruppiamo e cantiamo insieme come se fosse una canzone che già conosciamo. Poi mettiamo a confronto le varie melodie e scegliamo la migliore. Poi scriviamo il testo e registriamo.
Domanda: C'è un instante in cui canticchiate e pensate "Oh, questo potrebbe andar bene"?
Young K: Delle volte lo facciamo, ma per lo più lavoriamo sulla traccia e quando suoniamo la chitarra, scriviamo tutti la melodia.
Jae: Credo che sia in questo modo che molti creatori di musica nelle aree occidentali come il Nord America facciano musica, di questi tempi. Prendono la traccia, ci cantano sopra e ci cantano su di nuovo, poi tagliano dei pezzi e mixano tutto per renderla una buona canzone. Abbiamo quattro membri che fanno tutto ciò, quindi penso sia più facile per noi.
Domanda: Young K, visto che scrivi molte canzoni, cos'è che ti ispira? Vieni influenzato dai film o da alcuni eventi della vita?
Young K: Immagino che le esperienze che ho fatto quando vivevo in Canada mi hanno aiutato molto. Vivevo da solo, lontano dai miei genitori, quindi ho potuto vivere abbastanza liberamente. Quelle esperienze mi hanno aiutato, ma ad un certo punto ho avuto il blocco dello scrittore. Avevo bisogno di un ispirazione che venisse da qualcunque parte a quel punto, quindi da conversazioni giornaliere o film, delle volte. I film mi hanno ispirato per 3 o 4 canzoni. C'è la canzone "Man in a movie" che mi è stata ispirata da "Io prima di te".
Domanda: C'è qualcuno per la quale vorresti scrivere una canzone?
Young K: Ho sempre voluto scrivere una canzone su mio padre e dedicargliela. Ma ho sempre avuto paura di farlo, mi sento come se dovessi conoscere di più sulla vita per poter cantare su di lui. Mi sento sempre come se fossi troppo giovane. Per esempio, in questo album c'è una canzone che si chiama "Cover". Abbiamo prima lavorato alla traccia, e quando stavo scrivendo con Sungjin, voleva che scrivessimo sui nostri padri, ma io gli ho detto "No, non ancora. Parliamo di qualcos'altro". Così invece abbiamo scritto del nascondere noi stessi. Per quanto riguarda un artista vorrei scrivere per... Non ci ho mai pensato. Per Jae come solista, ecco la mia risposta! Forse per tutti i membri dai DAY6 come solisti.
Domanda: Come, un album speciale?
Young K: Mhh, tipo, ognuno scrive per l'altro.
Jae: Credo che sia anche perché Young K, quando scrive le melodie, è davvero bravo a pensare a come quella persona suonerebbe, e cerca di trovare una buona combinazione per loro. Anche per il testo è più facile per noi cantare, quando dobbiamo cantare per loro (per quella persona in particolare).
Domanda: La vostra musica parla a migliaia di fan in tutto il mondo. Cosa fate quando siete in difficoltà? Quando siete stressati o in difficoltà, cosa fate, o che tipo di musica ascoltate?
Young K: Beh, io non sono il tipo di persona che ascolta la musica quando sono stressato, visto che molto del mio stress viene dalla musica. Prima, quando ero più giovane, potevo godermi la musica senza pensarci, ma adesso quando ascolto la musica penso sempre, "Oh, potrei usare questa cosa da qui", e così via. Quindi tendo a non ascoltare musica. Se sono stressato, e se ho tempo, normalmente viaggio.
Jae: Penso di essere d'accordo con Young K, perché stiamo continuamente a scrivere canzoni, non importa i nostri impegni, quando ascoltiamo la musica ora la prima cosa che ci colpisce non è più il semplice godersi la canzone. Siamo più tipo, "Oh! Ha fatto questo?" oppure "Ha usato questo tipo di arrangiamento con questa melodia, qui? Questo ragazzo è pazzo, amico". Anche se non vogliamo che sia così, e anche se ci piace molto questo processo... è solo che dopo un po' diventa difficile. Immagino di staccare la spina giocando a diversi videogiochi. Ma la cosa più importante è che sia un gioco dove puoi parlare con i tuoi amici. Ho degli amici all'estero che non riesco a vedere spesso, quindi è molto bello. Perché parlare inglese è figo.
Domanda: C'è qualcosa che vorreste dire ai vostri fans che stanno passando un momento difficile?
Jae: Penso che una cosa sulla quale ci concentriamo molto, o con la melodia o con  il testo, è che le nostre canzoni siano canzoni con la quale le persone possano connettersi. Non solo musicalmente, ma anche mediante il testo, capiscono da dove vendiamo, e lo hanno sentito. Sia che si tratti di dolori iniziali, o qualunque tipo di emozione c'era in quel momento della vita, capito? E se loro si sintonizzano con questo, se si sentono con il cuore a pezzi a causa della nostra canzone, o se si sentono felici grazie alla nostra canzone, perché la canzone emette quel tipo di aura, beh allora tutto ciò che vogliamo dire è grazie perché è tutto ciò che chiediamo. Tutto ciò che abbiamo sempre voluto. Quindi credo solo un enorme grazie a tutti coloro che sentono sulla loro pelle le nostre canzoni.
Domanda: Considerando il fatto che entrambi abbiate iniziato le vostre carriere musicali con YouTube più di dieci anni fa, che cambiamenti avete visto nella musica coreana, mentre continua sempre più a farsi conoscere globalmente?
Jae: Ho l'impressione che quando eravamo più giovani, il Kpop, almeno nel mio ambiente o quartiere, era difficile dire apertamente "Mi piace molto il Kpop", specialmente agli amici non asiatici. Ma ora che sta diventando un po' più accettato e sta guadagnando popolarità nella scena globale, credo che molte persone saranno più aperte a questo genere musicale. Ritengo che, per tutti i musicisti in generale, ogni genere che si apra al mondo sia un opportunità per tutti gli altri, che si tratti kpop o meno, di offrire ulteriormente la loro musica a persone che non l'hanno mai sentita. Quindi, vibes positive.
Domanda: A proposito, possiamo aspettarci presto un ritorno di JaeSix? Lo chiedono tutti.
Jae: Beh, io e i ragazzi abbiamo programmato un paio di cose che potremmo fare. Non posso promettervi sul quando, ma sicuramente tornerà. Ci stiamo lavorando.
Domanda: Perfetto, non vedo l'ora. Parlando del tour, se ci fosse qualcosa che il mondo debba sapere prima che voi andiate a conquistare le loro città, quale sarebbe?
Young K: L'energia che riceviamo dal pubblico e che possiamo condividere con loro.
Jae: Se verrete ad un nostro concerto, se ascolterete la nostra musica, portatevi dietro il pacchetto completo. Portatevi dietro lo stress, le vostre preoccupazioni, perché risolveremo tutto. Sarà una notte fantastica.”
- Friday.
Italian translations by: You are My DAY6 - Italy - 
Potete trovare l’articolo originale qui.
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isabelamethyst · 6 years
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              ❪ 𝙈𝙚𝙢𝙚𝙍𝙤𝙡𝙚 ❫              ✎ Eʟɪᴢᴀ && Iꜱᴀʙᴇʟ.              ✎ Rᴀᴠᴇɴꜰɪʀᴇ Cᴏʟʟᴇɢᴇ.              ✎ Dᴏᴍᴇɴɪᴄᴀ, 𝟣𝟦/𝟣𝟢/𝟤𝟢𝟣𝟪.              ✎ #Rᴀᴠᴇɴꜰɪʀᴇʀᴘɢ.
        ┊ ▹ 😡 i nostri personaggi litigano.
        Isabel Hughes. Acerrima nemica di Eliza, o meglio, Eliza era l'acerrima nemica di quella ragazza dagli standard decisamente più alti della messicana. Eliza, infatti, non aveva mai capito il motivo di tutto quell'odio represso nei suoi confronti, non aveva mai capito il perché ce l'avesse a morte con lei. Oppure lo poteva immaginare. Sebastian King era uno dei ragazzi più belli della Ravenfire High School e aveva "scelto" di immettersi in una relazione sera con Eliza Rodriguez. Tutti si aspettavano, infatti, che scegliesse una alla sua portata, ma lui si era follemente innamorato dalla ragazza dalle felpe delle sue serie Tv preferite e nulla gli avrebbe impedito di amarla con tutto se stesso. Ad Isabel non piacque la scelta del ragazzo, quindi si accanì ancora di più nei confronti di Eliza che divenne "vittima" delle sue cattiverie ma che, purtroppo o per fortuna, a lei non sfioravano minimamente. A tutti avrebbe dato fastidio, a tutti tranne a lei, la più pura delle alunne di quella scuola.
        ‹‹ Ancora tu? Credi che per me sia facile vedere ancora la tua faccia qui in giro per Ravenfire? No. Quindi, se permetti, preferirei che tu sparissi dalla mia faccia stanca! Che poi, cosa ci fai qui? ››
Isabel Amethyst M. Hughes
Essere la reginetta della scuola non era mai semplice, ma soprattutto non era mai semplice mantenere determinati standard. Tutti sembravano volersi aspettare qualcosa da Isabel, ed ella lo sapeva bene da prima dell'arrivo a Ravenfire. Con la fine del liceo alcuni pensavano che le etichette fossero terminate, ma non per lei. Per Isabel l'apparenza era tutto, qualcosa da mantenere e difendere in tutti i modi, soprattutto perché cosa avrebbe detto la gente nel sapere che non era così superficiale come credevano? Quella domenica si era recata in biblioteca a cercare alcuni libri in vista dei prossimi esami, ma quando uscì fece l'incontro che non avrebbe mai voluto fare. Inarcò un sopracciglio, assumendo una posizione superiore, incrociando le braccia al petto e squadrando la nuova presenza di fronte a lei dall'alto al basso. « Ho sentito qualcosa ronzare nelle mie povere orecchie... Una tremenda voce fastidiosa... Oh, sei tu. » Disse con fare quasi strafottente. I pregressi con Eliza Rodriguez affondavano sin dal suo primo giorno a Ravenfire, e sembrava davvero che le due fossero come cane e gatto. « Mi spiace dovrai sopportarmi a lungo, piuttosto cosa ci fai tu qui? Se non erro tu e lo studio non siete mai andate troppo d'accordo. »
Eliza Maria Rodriguez
Alzò le sopracciglia, Eliza, mentre guardava quella ragazza che troppo l’aveva infastidita durante il liceo. Erano arrivate ad un punto di non ritorno, le due. Erano arrivate a non potersi più guardare in faccia, per via della gelosia di Isabel. Eliza aveva una bella voce, un canale YouTube e i propri fan. Aveva un bel ragazzo, un bellissimo ragazzo che, tra tutte quelle oche, aveva scelto l’unica che non lo fosse. E alla regina indiscussa della scuola non andava affatto bene, quindi la riempiva di frecciatine e scherzi di cattivo gusto. Sospirò, in quel momento, massaggiandosi le tempie e poi le rivolse un sorriso amaro. « Aspetta aspetta aspetta. Tu hai finito il liceo e verrai /qui/? Dimmi che non è vero! » E si mise a ridere, scuotendo il capo.  « Ho sempre pensato che avessi problemi di inferiorità sai? Solo una persona complessata nel profondo può rompere così tanto le scatole ad una che ha davvero talento. »
Isabel Amethyst M. Hughes
In tutte le scuole vi erano prede e predatori, che nella vita di tutti i giorni di trasformavano in sovrani e sudditi, e non era nemmeno la novità di oggi che Isabel Amethyst Hughes fosse considerata da tutti la regina cattiva. Vestiva quei panni dal suo arrivo a Ravenfire, e il fatto che facesse anche parte delle cheerleader giocò a suo favore in termini di popolarità, ma non se si pensava alle invidie delle altre ragazze. Solo quando vide l'espressione della giovane Rodriguez, il volto della Hughes si distese e il sorriso si ampliò sempre più. « Ma come... Pensavo lo sapessi, ho cominciato il college un paio di settimane fa. Non sei forse contenta di vedermi? » Si passò una mano tra i lucenti capelli corvini accarezzando la folta chioma ma solo quando ella proseguì con il discorso il sorriso sulle labbra si smorzò appena. La fulminò con lo sguardo ma non fece nulla per darlo a vedere o sottintendere. « Davvero tu pensi di avere del talento? Ancora mi chiedo cosa ci trovi in te la gente, non sai nemmeno cosa vuol dire avere la musica nel sangue, vivere per essa... Sai, potrai anche giudicarmi inferiore, cosa che non è vera ma ognuno ha le proprie convinzioni, ma la tua umiltà mi fa solo pena. In ogni caso... Probabilmente sei tu ad avere manie di protagonismo, scendi dal palco Eliza. »
Eliza Maria Rodriguez
Cosa?! Isabel Hughes nella sua stessa università? Un’altra volta? No, incredibile, era un qualcosa che non poteva assolutamente sopportare. Ma , come al solito, avrebbe dato tutto pur di non farglielo vedere. Non era spaventata da lei, affatto. Quando tentò di provocarla, ad Eliza venne da ridere, infatti si portò le dita sulle labbra cercando di trattenersi. I suoi tentativi di atterrare la giovane messicana, erano miseramente falliti. « Oh, aspetta, tutto qui? Cioè era questa la parte in cui dovevi mettermi paura? Scusami, pensavo ci fosse dell’altro dato che quello che hai appena detto fa davvero ridere! Non ti facevo così simpatica, sai? E poi “scendi dal palco”? Ti sei decisamente superata, Hughes! » Scosse la testa e si guardò intorno per poi portare di nuovo lo sguardo su di lei. « Quindi sei qui per dare finalmente un senso al mondo della musica, dato che io non posso farlo, oppure hai scelto un’altra facoltà perché mammina non vuole farti cantare? »
Era ironica ovviamente. Non era il tipo che giudicava le persone, Eliza, questo era più che chiaro a tutti, però con lei era diverso. L’aveva così tanto bastonata che il suo motto “ogni persona sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla” proprio non valeva.  
Isabel Amethyst M. Hughes
Spesso si chiedeva come facevano le persone a giudicare la sua musica con talento, a credere che fosse una diva, perché Isabel in lei non riusciva a vedere nulla di tutto questo. Più la sentiva parlare, più sentiva il bisogno di allontanarsi prima di dire qualcosa di davvero sconveniente. Ravenfire era la sua seconda occasione, il liceo era ormai terminato e non avrebbe gettato tutto al vento per la Rodriguez. Sbuffò più che sonoramente e fece roteare gli occhi al cielo, soprattutto per quella battuta, peccato che davvero pochissime persone della sua cerchia conoscevano la vera passione di Isabel. Avrebbe voluto ribattere in modo diverso, probabilmente in modo più pungente anche, ma si trattenne, per una volta inspirò e poi parlò. « Mi spiace deluderti, e per quanto tu volessi che frequentassimo le lezioni insieme ti devo dare una brutta notizia... Ho preso come indirizzo legge, ma non ti preoccupare abbiamo più che modo di vederci, in fondo il college non è così grande e nemmeno Ravenfire. » Preferì non andare oltre, soprattutto perché un poco le bruciava il fatto di non aver potuto decidere autonomamente la sua facoltà. Adorava i numeri, la tecnologia, e vedeva tutto in codici binari, eppure il giudizio delle persone era comunque importante, e nonostante ciò, il suo tono di voce svelava una punta di derisione. « Paura? Rodriguez, hai sbagliato tutto, io non ho intenzione di farti paura... Ci pensi già da sola a spaventare la gente con il tuo modo di cantare. »
Eliza Maria Rodriguez
A Isabel Hughes era stato impedito di frequentare i corsi di musica? Sul serio? Ed Eliza che credeva che l’Elite fosse il mondo perfetto dove poter realizzare tutti i tuoi sogni. Stronzata, era un mondo in cui o facevi quello che ti veniva richiesto, oppure rendevi infelice mamma e papà e i tuoi fondi venivano tagliati, tu venivi costretta a frequentare corsi di cui, parliamoci chiaro, non te ne fregava nulla e la tua vita non sarebbe mai stata quella desiderata. « A Isabel Hughes hanno proibito di fare musica? » Bingo per la Rodriguez che con un sorrisetto divertito ma, in un certo senso quasi incazzato per quella risposta. Amandola o odiandola, comunque Isabel restava una bravissima cantante. Una cantante che non poteva inseguire i suoi sogni. « Perché non mandi tutto a puttane e ti iscrivi al corso di musica? »
Isabel Amethyst M. Hughes
Quella domanda, doveva ammetterlo, le bruciò. Aveva trascorso gran parte del tempo, durante gli anni del liceo, a studiare musica, e il fatto che ne seguisse anche il club, la rendevano pressoché un personaggio pubblico. Eppure, quando era arrivato il momento della scelta, aveva preso tutt'altra strada, aveva preso ciò che i suoi genitori si aspettavano da lei e nemmeno la passione che lei coltivava al riparo da occhi indiscreti. Amava la tecnologia e l'informatica, nella sua cricca segreta era considerata quasi un piccolo genietto, eppure l'opinione delle persone contava fin troppo. Decise di non raccogliere quella provocazione, nonostante quella ammissione per omissione pesasse e non poco alla Hughes. « I tempi del club di musica sono finiti, Eliza. Mi piace essere concreta, e la musica dove potrebbe portarmi? Dove potrebbe portare te, soprattutto? Apri gli occhi mia cara... » Vi era una punta di risentimento nelle sue parole, ma un risentimento che non aveva nulla a che fare con l'odio e il fastidio che vi era tra le due giovani, ma piuttosto ad un leggero rimorso per le scelte compiute.
Eliza Maria Rodriguez
Non ci mise ad alzare i tacchi e andarsene via. Le conversazioni con Isabel erano davvero fin troppo noiose. Era sempre un battibbeccarsi, di invidia e cattiveria gratuite da parte della ragazza che odiava Eliza senza un apparente motivo. Avrebbe tantovoluto capirlo, questo dannato motivo ma, dato che lei non era d'aiuto, preferiva sparire e non vederla anche se, al contrario delle sue aspettative, se la ritrovava sempre ovunque. « Dato che non riuscirò mai a capire il motivo del tuo odio, Isabel, mi sono stancata delle tue cattiverie gratuite, delle /nostre/ cattiverie gratuite. Se non sappiamo comportarci da incivili non vedo il perché dovremmo ancora parlare. Stammi bene. » E andò via.
Isabel Amethyst M. Hughes
Il rapporto tra Isabel ed Eliza era sempre stato piuttosto burrascoso, ma nel corso degli ultimi tempi avevano iniziato ad ignorarsi senza il pensiero dell'altra, ma quell'incontro cambiava tutto. Adesso il liceo era terminato, si presupponeva che entrambe sarebbero andate avanti, ma ritrovarsi l'una di fronte all'altra era tutt'altra cosa. Nelle parole della Hughes s'avvertiva una punta di cattiveria, un risentimento che nemmeno l'umana sapeva da dove provenisse, ma nonostante ciò, non voleva contaminare quella sua grande occasione con quell'odio. Isabel scosse appena il capo, stanca di doversi giustificare ancora una volta e di spiegare ciò che sentiva, quando la giovane davanti a sé non faceva altro che orecchie da mercante. « Buono a sapersi, Rodriguez. Ognuna per la propria strada è la cosa migliore! » Osservò la giovane andarsene per prima, mentre le parole della Hughe si dissolvevano nell'aria risuonando quasi come un eco lontano. Il fatto era, che i loro cammini presto si sarebbero incrociati più di quanto avrebbero voluto.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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arminissocute · 5 years
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Checkmate
Un Trono Solitario - 5
Tumblr media
Luogo: Palco del Checkmate
Leo: Wahahahahahah☆  Scusate se vi ho fatto aspettare!
Izumi: Hey... Sei in ritardo, Leo-kun. Essere puntuali è la base, sai. Non farmi ripetere sempre le stesse cose, okay?
Leo: Ho già chiesto scusa. Sei sempre imbronciato, Sena, lo sai che invecchierai? E che a fare così riempirai di rughe il tuo bellissimo viso?
Izumi: Non è che io abbia intenzione di vivere così a lungo. Voglio vivere una vita breve ma bella e piena.
Leo: Cosa? Dovresti vivere a lungo invece! Restiamo amici anche quando saremo dei vecchi- promessa col mignolo! È un giuramento~♪
Eichi: Certo che sei sfacciato per essere arrivato in ritardo, Tsukinaga-kun. E io che ho ritagliato una parte del mio tempo solo per darti aiuto. A me non hai nulla da dire?
Leo: Oh, è Tenshi! Sei venuto per aiutarmi, vero? Sono felice!
Te l'ho chiesto perché non avevo nulla da perdere però~ Visto che non sembri il tipo da accettare le richieste degli altri♪
Eichi: Vorrei che non mi giudicassi male. Anche uno come me farebbe uno sforzo se è per un amico.
Inoltre, non ho molta esperienza con i live, visto che sono stato ricoverato per così taaanto tempo. Vorrei imparare qualcosa, oggi.
Leo: Wahahah. L'importante è che ti diverti~ Ti ho invitato anche un po' per celebrare che ti hanno dimesso dall'ospedale, in fondo!
Ti piacciono i live, vero? È divertente fare le cose che ti piacciono, no?♪
Allora basta questo, non stare a pensarci troppo.
Eichi: Hmm... Se è così, allora forse non c'era bisogno che mi sforzassi a venire qui. Non posso permettermi di perdere del tempo in modo inutile, sai.
Leo: Non lascerò che sia inutile! Penso! Probabilmente! Non lo so, wahahahah☆
Izumi: Heeeey... è fantastico che andiate d'accordo, ma non c'è davvero più tempo prima dello spettacolo. Sbrigati a riscaldarti e unisciti alle prove, okay?
Per quanto riguarda il tuo ritardo, te lo chiederò dopo.
Leo: Mm~ Non voglio che mi sgridi, perciò te lo spiego subito. Sono andato a negoziare un po' con i nostri avversari di Chess.
Izumi: Con i Chess? A proposito, ancora neanche uno di loro si è fatto vedere, huh...?
Sono un branco di pigri, quindi ho pensato che volessero saltare le prove e fare direttamente il live o qualcosa del genere.
Leo: Sì! Sembra che siano davvero abbastanza pigri~ Però hanno iniziato a capire dopo che ho continuato a parlargli ancora e ancora! È stato davvero difficile!
Non volevo che rovinassero lo spettacolo per il quale tu e gli altri vi siete impegnati così tanto... Perciò ho detto loro che se avevano intenzione di continuare così, allora avrebbero fatto meglio a ritirarsi.
Izumi: Come? Di cosa parli? Non creare guai, okay...?
Leo: Non c'è nessun guaio! Ho chiesto a Mama di aiutarmi perché è bravo in quelle cose, e abbiamo avuto più che altro una discussione!
Izumi: Mama? Intendi....?
Madara: Sono ioooo! Leo-san~ Capisco che tu voglia salire subito sul palco, ma preferirei che non mi lasciassi indietro, okay?
Essere in mezzo a tutta questa folla rende difficile muoversi!
Non sapevo neppure dove si teneva il live, ma tu hai gridato “è una battaglia!” e sei corso via...
Ti ho perso un sacco di volte lungo la strada per venire qui. Ero un po' nel panico, okay?
Leo: Scusa, scusa! Ma Mama, se ti ci metti seriamente, puoi trovarmi e stare al mio passo quando vuoi, no?
Madara: Certo che mi sopravvaluti~ Ma sì, se è quello che tu ti aspetti, Leo-san, allora dimostrerò di avere l'abilità di accontentare i tuoi desideri. Comunque...
Su richiesta di Leo-san, ho contattato i ragazzi di Chess. Visto che do una mano qua e là, conosco mooooolte persone.
Izumi: Ma una discussione per cosa? Che cosa avete chiesto... Come leader degli Knights, Leo-kun ha il diritto di agire di sua iniziativa per la sua autorità, immagino.
Però almeno, avresti potuto parlarmene prima di farlo?
È un problema che tu sparisca così ogni singola volta, sai?
Leo: Scusami! Ma, vedi, non volevo che tu fossi partecipe per questa volta~♪
Tu mi hai sempre protetto, Sena. Mi sei sempre stato vicino, al mio fianco, sgridandomi ogni volta che sto per fare qualcosa di stupido.
Sei stato la mia spada, il mio scudo, e la mia armatura.
Ho dovuto togliermi questa armatura per affrontare quei ragazzi come un essere umano soltanto.
Izumi: E come ti chiedevo, che cosa è successo?
Leo: Giusto! Sei così gentile in tutto quello che fai, Sena, perciò non mi hai detto tutta la verità perché io non venissi ferito, vero?
Lo capisco. Amo questo tuo lato, Sena!
Ma... Sono un uomo anch'io. Sarebbe da codardi farmi proteggere da te per sempre.
Ho chiesto aiuto a Mama solo per contattarli, e poi ho provato ad affrontarli da solo.
Non solo come Chess, ma come nostri ex compagni, da cui ci siamo separati.
Ognuno di loro era un amico a cui volevo bene. Ma ho iniziato a chiedermi cosa pensassero loro di me...
Se davvero mi volessero bene come Sena.
In qualche modo, ultimamente non ne ero sicuro... Perciò ho cercato di trovare una conferma da solo. Dopotutto, è vero che non dovrei lasciar fare tutte le cose importanti a qualcun altro.
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