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#ottiero ottieri
marcogiovenale · 8 months
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genova: appuntamenti 2024 della rassegna ", poet.-"
  cliccare per ingrandire , poet. – Simone Biundo, Ilaria Crotti, Paola Fossa, Valentina Mele, Sara Sorrentino Collettivo di poesia contemporanea Salita della Visitazione, 5 4a Genova
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epanalessi · 1 month
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Il dramma è che i distonici, i depressi, spesso so- no i migliori, i piú intelligenti.
Capire è star male? Star male è capire? Vecchia, antipatica storia.
Ottiero Ottieri, La linea gotica
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byneddiedingo · 2 years
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Alain Delon and Monica Vitti in L'Eclisse (Michelangelo Antonioni, 1962)
Cast: Alain Delon, Monica Vitti, Francisco Rabal, Lilla Brignone, Rossana Rory, Mirella Ricciardi, Louis Seignier. Screenplay: MIchelangelo Antonioni, Tonino Guerra, Elio Bartolini, Ottiero Ottieri. Cinematography: Gianni Di Venanzo. Production design: Piero Poletto. Film editing: Eraldo Da Roma. Music: Giovanni Fusco. 
"Some like it cold. Michelangelo Antonioni on alienation, this time with Alain Delon and, of course, Monica Vitti. Even she looks as if she has given up in this one."  -- Pauline Kael, 5001 Nights at the Movies
I'm still an admirer of Pauline Kael's film criticism, but it has dated. She did a great service in her heyday, the 1970s, by cutting through the thickets of snobbery to advance the careers of American filmmakers like Robert Altman and Sam Peckinpah. But that often meant attacking "art house" filmmakers like Antonioni and Alain Resnais, poking at their supposed intellectual pretensions. Although I was never a "Paulette," I think I qualified at least as a Kaelite: one who took her point of view as definitive. For a long time, I scoffed at films by Antonioni, Resnais, and others like Ingmar Bergman who got glowing notices from the high-toned critics but zingers from Kael. The bad thing is that I missed, or misinterpreted, a lot of great movies. And L'Eclisse is a great movie, one that, to be sure, Kael could dismiss as "cold" and mock for its director's use of Monica Vitti as a vehicle for his views on "alienation." I will grant that Vitti's limited expressive range can be something of a hindrance to full appreciation of the film. But it would have been a very different movie if a more vivid actress like Jeanne Moreau or Anna Karina had played the role of Vittoria. Vitti's marmoreal beauty is very much the point of the film: She is irresistibly attractive and at the same time frozen. Alain Delon's lively Piero begins to become blocked and awkward in his attempts to rouse her passion. In the opening scene, in which Vittoria tells Riccardo (Francisco Rabal) that she's leaving him, the two behave in an almost robotic, mechanical way, unable to release anything that feels like a natural human emotion at the event. We see later that Vittoria is able to let herself go, but only when sex is not in the offing and when she is playing someone other than herself: i.e., when she blacks up and pretends to be an African dancer. But Marta (Mirella Ricciardi) puts a stop to this by saying "That's enough. Let's stop playing Negroes." Marta, a colonial racist who calls Black people "monkeys," evokes the repressive side of European civilization, but L'Eclisse transcends any pat statements about "alienation" through its director's artistry, through the way in which Antonioni plays on contrasts throughout. We move from the slow, paralyzed male-female relationships to the frenzy of the stock exchange scenes, from Vittoria's rejection of Piero's advances to scenes in which they are being silly and having fun. Nothing is stable in the film, no emotion or relationship is permanent. And the concluding montage of life going on around the construction site where Vittoria and Piero have seemingly failed to make their appointment is one of the most eloquent wordless sequences imaginable.
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cerentari · 2 years
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Per Elisabetta di Ottiero Ottieri
Ottiero Ottieri (1924 – 2002) è stato scrittore, poeta e sociologo. Lucio, io vorrei che tua figlianon fosse morta. Non ci resta altrimentiche raggiungerla anche se non sappiamobene dove; lentamente dimenticarla è ripugnante. Ci scotta ormaisotto i piedi la terra.Si è aperto un vulcano che ignoriamoquando si spegne. Scende intanto una lava nera sul cranioe il cuore, li avvolge, e li dimenafra…
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schizografia · 3 years
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Ogni assemblea tende al suicidio. La maggioranza tende per pigrizia a mettersi nelle mani di una oligarchia esecutiva, questa tende a partorire un dittatore, il dittatore a esagerare. Allora lo si ro­vescia e il potere torna al popolo, che nomina un'as­semblea. Secondo alcuni, questo è il meccanismo fis­so della storia.
Ottiero Ottieri
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gregor-samsung · 3 years
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“ Una drammatica scrittrice operaia* è stata crudele contro il tempo libero; ma il suo diario nero dice la verità sulle fabbriche? Qui, nel cuore di una fabbrica, accade spesso di ripensarci, di confrontarlo. Non c’è occasione migliore. Tuttavia non vi riusciamo; per le condizioni che mutano, perché passo tante volte dietro le schiene dei nostri delle presse ma ancora i loro veri pensieri mi sfuggono. La sociologia va sempre in cerca del suo metodo d’indagare e lo insegue. Se provo io a lavorare alle presse, io non sono loro. Se li interrogo, possono mentire. Se li osservo, posso descriverli, ma non capirli. Se mi metto nella loro testa, posso inventare un monologo interiore sbagliato. Essi, dovrebbero esprimersi; eppure, dal momento in cui si esprimono, tradiscono o superano quel silenzio caratteristico della condizione operaia, la quale, forse, non è deducibile che da segni indiretti, dalla vita esterna alla fabbrica. Allora? Per la famosa scrittrice operaia nell’automatismo uomo-macchina una parte di attenzione umana viene sempre assorbita: il dolore è provocato dalla fantasia che vorrebbe, potrebbe liberarsi, mentre una corda continuamente la ristrappa contro gli scatti della macchina; la peggiore, la più avvilente, sarebbe questa libertà dimezzata e finta, contro la quale il tempo libero non serve. L’autrice crede che le riduzioni d’orario siano moralmente false. Essendo la vita degli operai, degli uomini, materiale e spirituale, dentro il lavoro, di che cosa si alimenteranno fuori della fabbrica? Nel lavoro devono essere liberi, cioè nel momento in cui vivono; e il tempo libero non ha senso se non è ritagliato dal lavoro. Il tema cupo e catastrofico dell’alienazione marxista risuona nel fondo di tutte queste interpretazioni. Causata dal non possesso degli strumenti produttivi o dalla sola organizzazione scientifica e dalla suddivisione del lavoro, insomma dovuta al capitalismo o problema anche di una società socialista – l’alienazione è il cancello di ferro che trattiene chi lavora, lo isola in una responsabilità così frazionata e lontana dagli ultimi scopi, da violare l’istinto, la volontà, l’intelligenza. Tutte le relazioni umane del mondo arretrano ma non strappano questo cancello. La disoccupazione cronica, invece, muta davvero la prospettiva della condizione alienata: l’alienazione vera, storica, qui a Santa Maria è la disoccupazione, la quale precede ogni problema industriale, pur essendo contemporanea di una civiltà industriale. “
*Simone Weil, La condizione operaia (La condition ouvrière); lettere ed osservazioni maturate nel biennio di lavoro 1933-34 nelle fabbriche metallurgiche di Parigi, raccolte postume dalle Éditions Gallimard nel 1951; l’opera fu tradotta da Franco Fortini e pubblicata dalle olivettiane Edizioni di Comunità nel 1952.
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Brano tratto da: Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 110-11. [1ª edizione: Bompiani, 1959]
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garadinervi · 5 years
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«il menabò» 4, Edited by Elio Vittorini and Italo Calvino, Einaudi, Torino, 1961. Graphic design: Bruno Munari
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lemadriatroci · 6 years
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Non c'è dubbio che esista un'angoscia come consapevolezza, progresso; e una mancanza d'angoscia come reificazione, stasi. Si fanno belli di questo tutti i simpatizzanti e lodatori dell'angoscia, di solito simpatizzanti e lodatori dell'angoscia altrui, i quali, sostenendo che le alienazioni consapevoli sono molto meno gravi di quelle inconsapevoli, si augurano l'angoscia e soprattutto la augurano agli altri.
Ottiero Ottieri - "L'irrealtà quotidiana"
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Ottiero Ottieri -  Il poema osceno.
terri(fica)nte
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undiaungato · 7 years
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L’eclisse (1962) · Michelangelo Antonioni
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mayolfederico · 4 years
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ventinove marzo
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Giorgio Griffa, Dall’alto, 1968
  A lato
Fatti animo, Prytherch. Sopra di te stanno i pianeti, e hanno visto più mali dei tuoi. Questo cancro era nelle ossa prima che l’uomo si chinasse verso la sua immagine nello specchio della pozza. La violenza c’era e ci sarà ancora. Tra il meglio e il peggio non va poi così male
per un contadino, la cui sorte è di sembrare stazionario in un…
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marcogiovenale · 2 years
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sanguineti, ottieri, zanzotto, psychoanalysis
Sandro Ricaldone PSYCHOANALYSIS, IDEOLOGY AND COMMITMENT IN ITALY 1945-1975Edoardo Sanguineti, Ottiero Ottieri, Andrea Zanzottoedited by Alessandra DiazziLegenda, 2022Over the post-war decades, Italy’s ‘extroverted’ cultural identity was mostly oriented towards social and political questions: the inward turn of psychoanalysis was regarded with suspicion, as a fin-de-siècle cure for middle-class…
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pristineclothes · 7 years
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«Lei non alzò mai gli occhi verso di me, sfogliava una frusta rivista femminile. I due discutevano sempre più animatamente; non capivo nemmeno l’argomento. Fui solo. Da un lato avevo perso il filo della mia vita e desideravo fuggire; dall’altro il sedere non mi si spiccicava dalla sedia. Stavo quindi immobile, perso in idee di fuga. Ma per fuggire sapevo bene che dovevo almeno alzarmi. Non mi alzavo, il conflitto testa-corpo diveniva sempre più teso e mi faceva sempre più immobile; alla fine questa immobilità non mi dispiaceva, mi ci affezionavo perché era la posizione più vera, più autentica, da preferire al punto che non avrei mai voluto, da qualcuno o da qualcosa, essere mosso, distratto. L’equidistanza mi si addiceva, la tenevo in mano come un bicchiere di cristallo vuoto, ma pieno della mia verità interiore. Era una perfetta meditazione. Ma con essa non salivo a superiori livelli dello spirito. Mi produceva pian piano angoscia, non di conoscenza, bensì di stasi. Tutto per me finiva nella solita angoscia, non di conoscenza, bensì di stasi. Tutto per me finiva nella solita angoscia, perché non sceglievo, ero posseduto.» Ottiero Ottieri, « Cery »
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Mania di tirare continuamente le somme della vita, minuto per minuto, a freddo, con la testa. Mania che impedisce di vivere, chiamata bilanciomania. Mentre allineo gli addendi e faccio i conti all'inseguimento del totale, sto fermo.
Ottiero Ottieri
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schizografia · 7 years
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L'irrealtà Quotidiana
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gregor-samsung · 4 years
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“ Salivo velocemente il viale perché gli uomini non fermassero la macchina. Saluti dall’usciere del primo piano che appartiene ad una famiglia di cantanti e che, quindi, dopo cena, è maschera al Politeama. Ascensore. La mia stanza sulla terrazza e sul grandissimo mare vuoto. Buongiorno alla signorina S. Io devo sfogliare cinque registratori contenenti un migliaio di domande di attrezzisti: ne occorrono tre, ma tutto l’ufficio è lanciato alla caccia di questo manipolo di qualificati. Estraggo le domande che sembrano migliori: le più pulite, le scritte meglio, le più diffuse. Indovino. Tengo in mano una domanda, un destino, prima di rinfilarla nel registratore o di estrarla. Faccio un mucchietto di eletti. È troppo alto. Occorre scegliere ancora: la calligrafia, la data, l’età, i posti occupati; l’intuizione, la simpatia, la sorte… Alla fine ne tolgo una e ne metto un’altra, manipolo; una, scelta prima, la scarto. Riscelgo e pesco a tentoni: conto sull’esperienza, che dietro la carta mi mostri la faccia giusta di un uomo. Preparato il mucchietto, ripongo i registratori nell’armadio, dopo che la molla è scattata su quelli di un prossimo turno. Dalla signorina S. fa anticamera Venezia Raffaele. Questo Venezia durante il colloquio non seppe dire perché, essendo nato a Santa Maria, si chiamasse Venezia; ma possiede una coordinazione manuale precisa e leggera, una intelligenza meccanica, una forte attitudine spaziale e ama la matematica. Se resiste – benché gramo, gli occhi incavati e le palpebre nere – sarà un buon operaio. Infatti passò ieri la visita medica, e questo significa che un giorno sarà chiamato. È già qui. La disoccupazione lo spinge da dietro, come una brama oscura, viziosa, di cominciare subito, e gli ha consunto il viso. Oggi, vicino alla S., la sua intelligenza meccanica e spaziale di ieri, si è sciolta in una attesa atona e viscida: gli ha già detto la S. che lo assumeremo quando ci sarà bisogno, fra una settimana, fra un anno. “
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 110-11.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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