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#pagine di diario
princessofmistake · 4 months
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Prima di donare il mio corpo, devo donare i miei pensieri, la mia mente, i miei sogni. E tu non volevi nessuna di queste cose.
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thirty-of-june · 1 year
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L’ho fatto, gli ho scritto… sto morendo di paura.
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comefiorineldeserto · 2 years
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Gli parli con il cuore in mano e se lo mangiano.
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elleinelle · 2 years
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La mia danza..la mia passione!
Non mi ascolti
Si, ti ascolto
No, fai finta..
Perché?
Mi senti ma mi ignori, mi rinchiudi per farmi sprofondare...e alla fine credi di avermi dimenticato.
Non è vero
..e poi neghi, agli altri e a te stessa neghi la mia esistenza, ma ricorda...si nega quello che sappiamo esistere, ciò che non esiste non ha bisogno di essere negato.
No, sono solo realista
No, hai solo paura
E anche fosse, cosa vuoi?
Finché non mi lascerai andare davvero sei tu a volere qualcosa da me...
E cosa?
Lasciami uscire e te lo mostrerò.
Elle
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papesatan · 4 months
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Trovo che nulla parli di noi come le nostre lacrime. Di conseguenza, ho deciso di trascrivere qui una lista di eventi e situazioni che mi fanno piangere inconsolabilmente:
le lettere scritte da mia madre e nascoste in un vecchio diario di scuola, quando andavo ancora alle medie. Le ho scoperte soltanto pochi mesi fa, riaprendolo casualmente, e sono scoppiato a piangere,
il finale di Mary Poppins, quando dopo essere stato licenziato, il signor Banks torna a casa con l’aquilone finalmente riparato e comincia a giocare coi figli, correndo fuori con loro per farlo volare nel parco (scena tuttora inguardabile per me senza cominciare a frignare),
gli abbracci alla stazione,
l’episodio di Doraemon in cui Nobita vorrebbe ringraziare la persona che, durante una gita all’asilo, lo aiutò a rialzarsi, scacciando i bruchi pelosi che lo ricoprivano. Tuttavia, Nobita non riesce a ricordare il suo volto, così Doraemon gli offre l’opportunità d’incontrare chiunque voglia nella Stanza del Rivedersi,
la perduta innocenza,
il finale dell’Uomo dei Sogni, quando Ray incontra suo padre, morto da tempo, e prima che questi svanisca gli chiede: “Ehi papà, vuoi giocare un po’ con me?” (tema a quanto pare ricorrente, dovrei forse dedurne qualcosa?),
l’inesorabile decadimento fisico e psichico dei miei genitori, ormai pressoché anziani,
la tenerezza del mio cagnolino e la consapevolezza della sua ineluttabile caducità, 
questo mio talento letterario negletto e sprecato, gettato ormai ad appassire come giardino incolto,
il finale della terza stagione di Person of Interest, quando Samaritan sembra aver ormai vinto, ma il monologo di Root ci ricorda che nonostante tutto il male che ci opprime, non dobbiamo mai smettere di sperare,
Exit music for a film dei Radiohead, dal minuto 2:50, ovvero lo smanioso desiderio di rivalsa che da sempre m’avvampa e mi corrode animo e viscere dopo ogni mortificante derisione, al pensiero che sì, un giorno tutti sapranno, e allora, beh, gliela farò vedere io… (me ne rendo conto, di solito è così che nascono i serial killer). Questa parte, ad ogni modo, mi emoziona a tal punto da avermi spinto a scrivere il finale della mia storia: “Un ventoso mattino di settembre, i servi del marchese  avrebbero forzato le porte dello studio, ove il misero scrittore soleva rinchiudersi di notte, e lo avrebbero trovato morto, riverso fra le sue carte in una pozza di vomito. Spalancate le finestre a lutto, i poveri disgraziati sarebbero stati travolti allora dall'empia ferocia di quegli astiosi fogli sdegnati dal tempo e, così finalmente libere, pagine e pagine d'inchiostro si sarebbero riversate in strada, pronte a prender d'assalto case e negozi, scuole e caserme, mulinando burrascose sulla città, fra le strida dei borghesi impazziti e le urla dei bambini accalcati contro i vetri, fino a seppellire il mondo, terra e cielo, sotto cumuli di scritti dissotterati dal fuoco e dagli abissi”,
la morte di Due Calzini in Balla coi lupi (e il tema ad esso collegato), quando il lupo segue fedelmente Dunbar ormai prigioniero e i soldati gli sparano addosso per dimostrare la loro tonitruante possenza di coraggiosissimi esseri umani supercazzuti, finché non l’ammazzano senza pietà. 
la lettera di Valerie da V per Vendetta, (credo non occorrano spiegazioni né commenti qui),
la mia sciagurata impotenza dinanzi al dolore degli amici,
la morte del commissario Ginz ne Il dottor Živago: “Soldati armati di fucili lo seguivano. ‘Cosa vorranno?’ pensò Ginz e accelerò il passo. Lo stesso fecero i suoi inseguitori. [...] Dalla stazione gli facevano segno di entrare, lo avrebbero messo in salvo. Ma di nuovo il senso dell’onore, educato attraverso generazioni, [...] gli sbarrò la via della salvezza. Con uno sforzo sovrumano cercò di calmare il tremito del cuore in tumulto. Pensò: ‘Bisognerebbe gridargli: - Fratelli, tornate in voi, come volete che sia una spia! - Qualcosa di sincero, capace di svelenirli, di fermarli.’ [...] Davanti all’ingresso della stazione si trovava un’alta botte chiusa da un coperchio. Ginz vi balzò sopra e rivolse ai soldati alcune parole sconvolgenti, fuori dell’umano. Il folle ardire del suo appello, a due passi dalle porte della stazione, dove avrebbe potuto rifugiarsi, sbigottì gli inseguitori. I soldati abbassarono i fucili. Ma Ginz si spostò sull’orlo del coperchio della botte e lo ribaltò. Una gamba gli scivolò nell’acqua, l’altra rimase penzoloni fuori della botte. [...] I soldati accolsero la sua goffa caduta con uno scroscio di risate: il primo lo colpì al collo, uccidendolo. Gli altri gli si gettarono sopra per trafiggere il morto a baionettate”. Non riesco a dire come questa fine mi commuova, ma credo abbia a che fare con goffaggine, spietatezza e umiliazione, cose che mi colpiscono tutte enormemente,
l’episodio de La casa nella prateria, in cui il signor Ingalls realizza una scarpa speciale per la piccola Olga che zoppica a causa di un’asimmetria nelle gambe. Il padre però non vuole che giochi con le altre bambine perché teme possano deriderla o che, ancor peggio, possa farsi male. Aggredisce così il signor Ingalls per essersi intromesso, ma all’improvviso vedendo la figlia giocare felice in cortile, muta espressione commuovendosi profondamente, ed io con lui. È la gioia d’un padre che comprende che sua figlia è finalmente felice. 
la vittoria dell’Italia alle olimpiadi di Torino 2006 nel pattinaggio di velocità, inseguimento a squadre maschile. Avevo 17 anni, avevo finito da poco i compiti e non so perché, restai paralizzato di fronte alla tv ad ammirare l’impresa di Enrico Fabris e compagni, esplodendo poi in un inspiegabile pianto liberatorio che ancora oggi sa per me d’imponderabile (disciplina mai più seguita, che quel giorno però mi regalò un’emozione eguagliata solo dall’oro di Jacobs nel ‘21 - senza lacrime),
la canzone Ave Maria, donna dell’attesa: dal matrimonio di mia sorella ad oggi son passati sette mesi, eppure questa canzone mi fa ancora lo stesso perturbante effetto, scuotendomi ogni santa volta.
Isengard Unleashed dalla colonna sonora del Signore degli Anelli, in particolare, il momento coincidente con la marcia degli Ent (vedi sogni di furiosa rivalsa), dal minuto 2:18,
la comprensione altrui,
ogniqualvolta ho dovuto accompagnare qualcuno all’Eterna Porta e dirgli addio in Spiritfarer,
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trovare ricci spiaccicati sulla strada,
gli immarcescibili sensi di colpa per la morte del gattino Figaro, quando avevo cinque anni,
le storie di grandi insegnanti, capaci di lasciare tracce di sé nei loro alunni.
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catsloverword · 1 month
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Tu continua a respirarmi, io sarò profumo sulla tua pelle. Accarezza il mio cuore e baciami l'anima, io guiderò le tue mani e bagnerò le tue labbra. Amami a incastro, come tessere di un puzzle. Leggimi come il più bel libro e scrivimi come il diario in cui, tutte le sere, riempi pagine di Noi.
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ideeperscrittori · 2 months
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ALLEGRIA
So cosa state pensando: «Ora che il tizio autoproclamatosi "L'Ideota" ha scoperto l'esistenza di un simpatico coinquilino noto come Linfoma Non Hodgkin, la sua pagina non è più satirica ma un diario su visite, esami e terapie?».
La risposta è un categorico e monumentale NO.
Mi capita di parlare dei fatti miei, e mi capiterà ancora, anche perché nel mio piccolo ho una linea editoriale abbastanza chiara: non voglio somigliare a uno di quei raccoglitori impersonali di fotomontaggi presi qua e là, in cui sembra che dietro non ci sia un essere umano ma una sorta di bot spargi-meme.
E poi scrivo qui anche per distrarmi. Voglio continuare a immergermi nei temi allegri che ho trattato in passato, come Lega, Fratelli d'Italia, intolleranza, quanto fa schifo Vannacci, finta sinistra, capitalismo, sfruttamento, imperialismo, intolleranza, ingiustizie, gente che "non sono fascista ma", gente che "il fascismo degli antifascisti", depressione, disagio, autocommiserazione, repressione poliziesca, dittature, colonialismo, probabilità di estinzione del genere umano, gente che merita di essere odiata, ho già detto che Vannacci fa schifo?
Va bene, lo ammetto: non ho mai parlato di temi allegri. L'elenco parla chiaro.
Sono uno spirito affine a Mercoledì Addams, la bambina cupa e vestita di nero che dice: "Non sono gaia". Nemmeno io lo sono.
Se volete allegria e leggerezza, ci sono sempre le "Risate a denti stretti" della Settimana Enigmistica (che leggo anch'io) e le pagine con i meme scopiazzati da chissà dove (che non mi piacciono affatto). Stavo per aggiungere alla lista i vecchi film di Walt Disney, ma poi mi è venuta in mente la madre di Bambi.
A proposito di satira e lotte, tre mesi e mezzo di affanni per giungere a una diagnosi mi hanno messo di fronte a una triste realtà, legata alla questione della malattia: stanno distruggendo la sanità pubblica in modo crudelmente graduale, come nel racconto della rana di Chomsky: un mese in più di attesa, un euro in più di ticket. Distruggono un pezzettino dopo l'altro, così non scendiamo in piazza. E troppe persone cominciano a dire: «L'assicurazione mi va bene, purché ci sia un taglio delle tasse». [L'Ideota]
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romantiscetticismo · 3 months
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Ci sono persone che diventano pagine di diario.
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il-gualty1 · 1 year
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I miei quadri, finiti o no, sono le pagine del mio diario e sono validi in quanto tali. Il futuro sceglierà le pagine che preferirà. Non spetta a me di farlo. Io ho sempre operato per il presente…
Pablo Picasso
Blue Nude 1902.
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kyda · 8 months
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possiamo prenderci un attimo per apprezzare quanto la mia ossessione per i libri si è evoluta negli anni e dalla semplice menzione occasionale fra le pagine dei diari, alle liste, ai piccoli commenti qua e là riempie ora un vero e proprio diario digitale dedicato dove per ogni libro ho una pagina e dedico dei momenti delle mie giornate a prendere appunti su quello che leggo e che penso con tanto di immagini che rispecchiano il mood dei libri in questione? bene, ok, adesso vado a studiare il teatro russo del '700
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princessofmistake · 4 months
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Oggi mamma mi ha scritto una lettera di massime utili; dapprima scettica come sempre, ho letto quel che ha colpito nel segno: "Se ti paragoni agli altri, rischi di diventare vanitosa o amara — perché ci saranno sempre persone più o meno importanti di te... Al di là di una sana disciplina, sii buona con te stessa. Sei anche tu una creatura dell'universo come gli alberi e le stelle; hai tutto il diritto di essere qui".
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thirty-of-june · 1 year
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Maledetto. Maledetto sguardo, maledette labbra, maledetti capelli scuri, maledetto tutto. Ogni cosa di lui è perfetta, anche se anni fa si comportava in modo impossibile… malizioso e infido, provocandomi proprio lì, dove sapeva bene che mi sarebbe piaciuto. Mi chiamava per nome, per intero, in quel modo, in quel contesto. Rischiavo di venire soltanto ascoltando la sua voce. Era come se fossi sotto un incantesimo. È trascorso tanto tempo, ma nonostante ciò lui mi fa sempre lo stesso effetto. Forse davvero mi ha maledetta. E non dovrei dirlo, ma aveva ragione a pavoneggiarsi.
@thirty-of-june
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nusta · 2 months
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Quest'anno ho disegnato di meno e il mio quaderno ha ancora tanto spazio da riempire. Ho passato più serate a leggere e cucinare (e a cazzeggiare) e non mi sono organizzata gli spazi fisici e mentali per metterci anche questa passione.
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Che poi lo so che mi manca, come scrivere il diario, perché sono proprio modi diversi di prendermi cura di me. Sono contenta di aver ripreso a leggere e anche ad ascoltare podcast, ma riempirsi di pensieri altrui non è come tirare fuori i propri, ha un effetto diverso a lungo andare. È come la differenza da tra saper capire una lingua e saperla parlare, sono pezzi diversi della mente che si attivano. Dovrei seguire i miei stessi consigli, ma come sempre tra il dire e il fare c'è di mezzo un mare di altri impegni che si infilano e di stanchezza subdola. Perché poi lo so che, se mi metto, la forza per andare ce l'ho u_u
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Quante foto ho fatto pensando che poi le avrei usate per il quaderno? Sono piena di alberi e fiori e cieli e cose buone da mangiare... eppure molte pagine stanno ancora a metà >_<
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Quella dei fiori no, ma solo grazie al bouquet :)
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Quanti video di instagram ho salvato a promemoria per provare nuove tecniche con le mie nipotine e da sola? Ne avrei per tre libri, altroché XD
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L'estate è sempre tempo di bilanci e vedremo se l'anno prossimo ne farò uno diverso.
Comunque sono contenta di questo, tutto sommato. A parte i libri, che sono felicissima di aver ripreso in mano in modo più frequente, ci sono state altre belle cose. L'osso si è aggiustato, le piantine crescono, è arrivato un nuovo cane a cui fare le coccole ogni tanto, siamo riuscite a ritagliarci dei momenti tutti per noi con alcune amiche e anche con le mie nipotine.
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Devo imparare a mettermi in strada più spesso, che lo so che mi fa bene. Vedremo.
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papesatan · 1 year
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Ieri s’è sposata mia sorella. Credo di non aver realizzato finché non l’ho vista in piedi con mio padre all’altare. Soltanto la sera prima avevo irriso bonariamente i miei scommettendo un paio di birre col buon Angelo su quante volte sarebbero crollati, col sardonico risultato che loro si son fatti roccia sorgiva, commuovendosi il giusto, mentre io son scoppiato a piangere e da lì non ho più smesso. Troppi pensieri d’amore represso, dolore ipogeo, parole non dette: mia sorella razzista omofoba antivax e complottista, il sempre più arduo discuter invano, a schivar nolente bombe e mine. E volerle bene nonostante tutto e ancora, conoscendo la sua sofferenza che è anche la mia, così uguali e diversi. Quando studiava ancora medicina, i professori la consideravano un genio, la migliore del suo corso, la più brillante, e lo era davvero. Avrebbe potuto fare ed essere qualunque cosa avesse voluto. Poi le si ruppe qualcosa, anni d’infinita crisi e non sapersi, una vita fuori corso. Infine, lo strappo, la rinuncia a tutto, cambiando lavoro e vita. Ora lavora come social media manager ed è bravissima in quel che fa (ma lo sarebbe in qualsiasi cosa decidesse di tentare). Il mese scorso, passando dalla cucina, ho notato che il bidone della carta traboccava di fogli e quaderni. Ho cominciato a leggerne il contenuto: vecchi appunti di medicina, esami pianti e sudati, storie inventate (anche lei scrittrice), pagine di diario, pensieri, sfoghi, pezzi di anima scartati e gettati via alla rinfusa. Senza farmi scoprire, ho raccolto tutto e l’ho nascosto al sicuro in camera mia. Sono un accumulatore seriale, è vero, ma non potevo permettere che tutta quella pena andasse perduta. Posso capire perché l'ha fatto, il dolore che le provoca tenersi la caduta ancora a vista. Può fare tabula rasa se vuole, allontanare da sé le pagine d'un passato in cui più non leggersi, lo accetto, vorrà dire che conserverò io i pezzi d'una vita che non è più. Chissà, magari un giorno, ormai in pace, tornerà a cercare quei sogni buttati di rabbia e spregio e allora io, beh, saprò cosa fare.
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mucillo · 3 months
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Guylain Vignolles è un invisibile, uno di quegli esseri solitari che nessuno nota. Lavora in una fabbrica di riciclaggio, al servizio di un'impietosa trituratrice di libri invenduti soprannominata "la Cosa". Nient'altro gli dà gioia, se non leggere a voce alta ogni mattina, sul solito treno delle 6:27, qualche pagina scelta a caso tra le poche che il giorno prima è riuscito a salvare dai denti d'acciaio dell'infernale macchinario. Questo fin quando, un mattino, sul treno trova una chiavetta USB. Rosso granata, che contiene il diario di una giovane donna: settantadue file scritti al computer da una certa Julie, signorina addetta ai bagni di un centro commerciale, pagine su pagine che irrompono come un diluvio nella sua vita sempre uguale. E dalle quali Guylain non saprà trovare riparo.
Jean-Paul Didierlaurent ha scritto una storia d'amore al quadrato tra un uomo e una donna che si scoprono legati dalla passione per la lettura e ha dipinto un universo positivo nonostante tutto, perché sopra la coltre grigia di un'esistenza scandita da una routine desolante qualcosa c'è che solleva il cuore e apre lo sguardo: le parole, e le storie che le parole raccontano.
..........
Vale la pena...
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diariousurato · 6 months
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un diario vecchio, usurato, con le pagine piegate per l'umidità.
lo apro, per provare a rivivere quelle emozioni che credo di aver perso.
se vuoi lasciare una firma del tuo passaggio, diventerà il diario di tutti.
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