Tumgik
#perché il viso perde la sua forma
sa-filonzana · 6 months
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Trigun - Final Fantasy VII - Crossover
AU - Dimension Travel - Crack-ish
PART 2
Nel mentre tutto questo succede Zack è già da tempo diventato studente di Angel e  Cloud è arrivato a Midgar da qualche mese.
Il gruppo ha a malapena il tempo di riprendersi da essere curati dalla degradazione da Vash che un altro essere creatura non di Gaia
Alla Torre Shinra arriva Wolfwood, ma non da umano ma con l’aspetto di un grande lupo nero.
Wolfwood, in questa nuova forma - che gli ci è voluto un po’ ad accettare così come il fatto che era vivo dopo aver accettato che non si sarebbe rialzato da quel divano vivo e dover lasciare Vash dietro, - prende la forma di un lupo più grande del normale dalla folta pelliccia nera e con una lunga folta coda. Indossa occhiali da sole sul muso, una sigaretta tra le fauci e un rosario intorno al collo in cui è incastrata una materia al centro della croce. Il suo corpo non è fatto solo di carne e sangue e pelliccia ma anche di carbone e braci che non si consumano mai quando si incendiano. 
Il suo accendersi come un fiammifero è dovuto sia a forti emozioni che deliberatamente, tuttavia quando è dovuto alle emozioni, prima di essere costretti a chiamare i pompieri per spegnere i suoi bollenti spiriti, lui rilascia fumo, che aumenta in quantità e densità più sono forti le emozioni che prova. Quando lo fa deliberatamente può manipolare fiamme e fumo a volontà.
La materia incastrata nel suo Rosario gli permette di manifestare la sua fidata arma, The Punisher, e grazie alla forza del pensiero può controllarla telecineticamente e usarla per combattere come se avesse ancora le mani
L’ aspetto canino di Wolfwood ricorda quello di un cane infernale mitologico.
Quando Wolfwood arriva a Midgar, e compare all’ingresso della Torre, lui causa un gran trambusto, tanto da attirare i First SOLDIERs alla reception e mettendo tutti in una situazione di stallo.
Fortunatamente per tutti, Cloud Strife stava passando di lì, che fosse di ritorno di pattuglia o dirigendosi verso il suo prossimo shift all’interno della Torre non si sa, e meravigliato, e per la sorpresa di tutti, chiama il lupo con il suo nome chiedendogli cosa ci facesse qui.
Wolfwood lo guarda con uno sguardo che fa capire chiaramente cosa lui pensa della sua domanda idiota anche se i suoi occhi sono nascosti dietro le lenti scure dei suoi occhiali e prima che possa partire una discussione tra i due che sarebbe stata piuttosto unilaterale, arriva alla scena anche Vash.
Vash era sceso giù dai piani superiori dopo aver sentito la confusione e preoccupazione che aveva percepito grazie alle sue capacità da empatico, e quando vede il lupo e capisce che è Wolfwood che ha preso come lui una nuova forma su questo nuovo pianeta, non vede e capisce più niente, lui è solo pura felicità.
Non perde un secondo a lanciarglisi addosso e abbracciarlo con tutte le sue appendici, non solo zampe ma anche ali e radici.
Quando Wolfwood capisce che la cosa che lo ha assalito è Vash, non può non scoppiare a piangere dalla felicità e abbracciarlo al meglio che poteva nella sua nuova forma canina. E ovviamente leccargli tutto il viso e capo nel tentativo di calmarlo, come quando gli accarezzava i capelli in situazioni simili quando avevano entrambi aspetto umano. Vash non può fare a mano di fare le fusa dalla felicità.
Tutti i presenti a vedere le due uncanny creature comportarsi così affezionatamente l’uno con l’altro li lascia tutti basiti.
Le due uncanny creature, dopo aver finito di salutarsi, non perdono tempo a presentare a l’un l’altro i propri umani-amici che hanno fatto da quando sono su Gaia, e fanno tutto questo senza staccarsi l’uno dall’altro. In particolare Vash si assicura di avere sempre un ala o radice avvolta intorno a Wolfwood.
Non ci vuole molto perché venga deciso che le persone coinvolte hanno bisogno di ricollocarsi per venire a capo di ciò che stava succedendo. Finiscono tutti nell’appartamento di Sephiroth e mentre Vash e Wolfwood si accoccolano sul cuscino preferito del primo per raccontarsi via telepatia appena scoperta ciò che era successo nelle loro vite dopo l’ultima volta che si erano visti; i First SOLDIERs e Zack e Cloud discutono ciò che sanno dei loro soprannaturali amici e cosa fare da lì in poi. 
Era piuttosto evidente che le due uncanny creature si conoscevano ed erano restii a essere separati e così degli arrangiamenti per la situazione che si trovati furono fatti.
Quando i Soldiers scoprirono che Cloud puntava a diventare anche lui un Soldier, Genesis batté sul tempo Sephiroth e fece di Cloud il suo studente, allo stesso modo che Zack era lo studente di Angeal.
Uno dei motivi per cui Genesis l’ha fatto è stato sicuramente dovuta alla rivalità che aveva con Sephiroth, oltre ad avere sia uno studente che un uncanny creatura sotto la sua cura.
Da allora in poi divenne la norma vedere Vash e Wolfwood insieme, in particolare durante le prime settimane, per tutta la Torre, vagando da un piano all’altro, come se la stessero esplorando. Anche se più di una volta i due scomparivano dalle telecamere per ore per poi ricomparire da un altra parte della Torre da dove erano scomparsi senza che nessuno sapesse il come ci fossero riusciti o cosa avessero fatto in quel tempo.
Continua ->
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cherylroberts · 3 years
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[H] « Intanto ringrazio Cheryl per conoscermi così bene da avermi regalato dei baby draghi » nel fare un occhiolino divertito alla sua CO-HOST « e voi altri per non aver detto di no alla vacanza migliore della vostra vita » con una punta di sarcasmo particolarmente pungente, per quanto bonaria « nonostante tutto » in loving memory of l’assalto al binario. Quindi cheers amichetti, bevete prima che Nat’alja torni e vi costringa personalmente. Heaven e le sue guance arrossate – a causa del falò lì accanto, ovviamente – di certo non ci pensano due volte a svuotare la sua tazza di iced tea. « E come da tradizione » annuncia con voce particolarmente squillante nel farsi passare il suo piattino di torta da CHERYL e scambiando con lei un’occhiatina di intesa, prima di lasciarle continuare la frase e renderla nota anche a chi gli Amanatidis non li conosce bene quanto lei. Tradizione che non perde tempo a mettere in pratica quando prende con le mani il suo pezzo di torta e lo spalma letteralmente in faccia a LIO accanto a sé. Il secondo pezzo, soddisfatta del lavoro fatto CHERYL (#spoiler), lo prende direttamente dalla torta – sempre con le mani, sì – e dopo essere salita col ginocchio sul tavolo per avvicinarsi a lei il più possibile, lo spalma in faccia ad ALEXA. Il tutto ovviamente molto in fretta, cercando anche di scappare dalla vendetta di LIO nel mentre.
[C] Lascia la parola alla FESTEGGIATA, e la ascolta osservando tutti i presenti. «Anche perché in caso contrario mi sarei offesa.» Se non si fossero presentati a casa sua, ecco. Però insomma, chi avrebbe rifiutato una vacanza in Grecia? Lei no di certo. Bicchiere di miscela speciale alla mano, aver cantato la canzoncina di rito, aiuta anche a tagliare la torta e a metterla nei piattini. L’espressione che ha in viso è piuttosto preoccupante ma, alla fine, per cosa? La prima che viene servita è HEAVEN, ma i piatti giungeranno a TUTTI i compagni. Si riallaccia alle parole della BIONDA, mentre afferra il proprio piattino. «Casa Amanatidis vi ringrazia. Buon proseguimento di serata!» E afferra quindi il pezzo di torta con le mani, spalmandolo sul viso di DOROTHY, seduta alla sua destra.
[C] Lei inclusa ed è per questo che il lato b si sposta leggermente indietro su quel telo e lei minaccia chiunque le si avvicini -« Non ti azzardare! Ho un dolce e non ho paura di usarlo » uuuh, che minacce serie stasera. Fa quasi paura…ah no. Comunque sia, non attacca ma è pronta a difendersi. Peccato che lei la volesse solo mangiare quella torta.
[D] Ecco che un piattino è super pronto per la povera CORNELIA che si sorbirà - forse, se non saprà difendersi a dovere - un colpo in piena faccia inaspettato e un conseguente sorrisetto soddisfatto, ma pur sempre sporco di torta. Dopo un finto sguardo carino però il suo piano malefico va avanti e si accosta a LIO, reduce di guerra proprio come lei. In realtà non servono molte parole, a parte brevi sguardi: uno verso la torta che tiene lui in mano, uno verso la propria di cui si è appena rifornita, ed infine proprio la FESTEGGIATA. E se il Serpeverde accettasse l`alleanza con quello sguardo d`intesa che 007 ci fa un baffo, DOROTHY partirebbe all`attacco, ovunque HEAVEN si trovi, cercando di coordinare il suo colpo con quello di LIO per regalarle una graziosa doppia torta. «Buon proseguimento anche a te.» Occhiolino incluso.
[A] «Ma che gramo fai!» no, non ci interessa che è una tradizione, ti sembra il caso di sprecare tutta questa torta? Ma poi, nonostante la non-simpatia che nutre verso la SERPEVERDE non può fare a meno di scoppiare a ridere, che è comunque la festeggiata quindi glielo concediamo, e il mood della serata è un po` troppo allegro per prendersela a male per una cosa del genere. «solo per stasera, Hazaar» e prendilo come regalo di compleanno. Insomma, per stasera pace, poi domani ci ammazziamo. Vedendo la situazione prendere piede trai compagni, si unisce, ovviamente, anche lei, afferrando un pezzo della sua torta con le mani e, non si sa con quale coraggio e per quale miracolo divino -sarà la miscela speciale-, il suo tentativo sarebbe rivolto verso SEBASTIAN, alzandosi all`impiedi e sporgendosi dall`altra parte del tavolo per schiaffargliela in piena faccia, per poi andarsi anche a giustificare «se non posso lanciarti incantesimi, ti lancio le torte» facnedo spallucce, e poi portarsi un dito sporco di torta alla bocca perchè, dai, almeno assaggiamola
[L] « Tu... » soffia fra i denti, potendo finalmente tentare di ripulire alla bell`e meglio le ciglia e riaprire gli occhi senza rischi, per identificare HEAVEN appoggiata al pianale ligneo e cercare di approfittare della postura poco comoda(?) della bionda per allungarsi in avanti col busto e afferrarla saldamente –ma senza stringere eccessivamente, per non farle male– dalla caviglia, sventando la fuga imminente. Ci prova. Se l`offesa dovesse riuscire, cercherebbe anche di tirarla all`indietro, per riportarla sul telone e chiamare aiuto. « Vogliamo condividerla la tradizione? » Alla HAZAAR. La tradizione dell`alto tradimento, visto il sarcasmo che si premura di esternare con quel nuovo sogghigno smaliziato che si stampa in faccia. Niente di personale, ma «TORTA QUI!» Un po` in generale, o a DOROTHY magari, verso cui lo sguardo scuro migra, trovandosela giusto lì vicino e armata di tutto punto. E beh, il resto è storia.
[S] Peccato che nel fare il tutto sia finito vicino al tavolino abbastanza da farsi colpire da ALEXA. Con lui che nemmeno se lo aspettava, quindi la prima cosa è un`espressione sorpresa, un lieve alzare le sopracciglia nell`inquadrarla veloce. La ascolta ed è il scetticismo a prendere forma, con un solo sopracciglio che rimane alzato e le iridi che vanno a squadrarla in quel giudicarla. E tiene gli occhi puntati su di lei, andando ovviamente a recuperare il catalizzatore con nonchalanche - che non ha dimenticato, no - per iniziare a giocherellarci, passandoci invece il braccio opposto contro il faccino con tanto di smorfia da bimbo sensibilino. Torna poi a guardarla, alzando appena la bacchetta (sia mai non l`avesse vista) e con un sorriso sprezzante « un`ottima idea » con tanto di labbra che vanno a distendersi nel dire in quella che sembra quasi una minaccia, le fa pure l`occhiolino. Ah sì, guarderemo pure HEAVEN poi per dirle ad un tono più basso « ma perché c`è lei? » con tutto lo schifo del caso sul volto, sì.
[H] « Bagno? » chiederebbe poi alla sua CO-HOST, per prima, rimettendo l’interrogativo anche a TUTTI gli altri mentre si versa un’altra tazza di iced tea sorprendentemente ed incredibilmente euforica, nonostante la sua estetica “rovinata”.
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corallorosso · 4 years
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La sfida agli aguzzini di Sabrina, sequestrata e stuprata in Sud Sudan ma mai sconfitta «Un rumore di passi pesanti, come di anfibi militari. E poi una raffica di spari contro la porta». Questo è solo l'inizio di un incubo dal quale servirà molto tempo per svegliarsi. È il luglio 2016, quando in Sud Sudan scoppia la guerra civile tra le truppe governative di Salva Kiir e quelle di opposizione di Riek Machar, i due leader che si contendono il comando di un paese poverissimo. (...) Cooperante di lungo corso, con esperienze in Italia, Perù, Colombia e Africa, oggi cinquantenne, ha deciso di fissare la sua tragica esperienza in un memoir intitolato “Il viaggio della Fenice”, pubblicato con Amazon, perché a causa della crisi generata dal Covid, l'editore con il quale aveva un accordo è fallito. (...) La missione sarebbe durata complessivamente sei mesi: «Gli scontri però sono scoppiati quando era quasi finito il primo periodo di esplorazione della durata di venti giorni al termine del quale sarei tornata a casa». (...) «Il paese è sul lastrico, la fame è una delle principali cause di morte», racconta Sabrina. «E in uno Stato così per i militari l'abuso, la razzia, le violenze sessuali su donne e bambine sono all'ordine del giorno». La guerra scoppia l'8 luglio, ma da alcuni giorni il clima in città è pesante, aumentano i posti di blocco lungo le strade. «Sentivamo gli spari, gli elicotteri girare sopra le nostre teste. Sono stati giorni di paura e isolamento. Le nostre strutture erano in vetro, totalmente insicure e vulnerabili. Per cinque giorni abbiamo chiesto aiuto all'ambasciata americana, alle nostre compagnie di appartenenza, senza risposte o con rassicurazioni vane. Non sono stati attivati i normali corridoi di sicurezza e neppure lo spostamento verso strutture più protette come l'albergo della città dove nel frattempo, come avremmo saputo solo più tardi, avevano trovato riparo gli altri operatori». Il tono della voce è ancora agitato nel ricordare quei momenti. (...) In quelle ore drammatiche, chiusa nel compound con la voce strozzata dalla paura, Sabrina ha scritto messaggi quasi di addio alle sue amiche e anche al compagno, che cercava di rassicurarla pur sapendo che il peggio è alle porte. Nel frattempo, Namir si mette in contatto con la Farnesina, anche se l'Italia non ha sedi consolari nel paese piombato improvvisamente in guerra e le uniche notizie sono quelle delle autorità americane per le quali Sabrina lavora. Ad un certo punto però i soldati circondano il compound e iniziano a sfondare finestre e porte, tutti i volontari riescono a trovare riparo nell’unica casa con la porta blindata e una volontaria, l’unica che riuscirà a salvarsi dalle violenze, si getta dalla finestra e poi sale su un albero dove rimarrà un giorno e una notte. I soldati sono dietro quella porta e i colpi di fucile che trapassano il legno, colpiscono ad una gamba un cooperante, Jim. Anche Sabrina sente il fuoco dietro la schiena, sanguina anche lei. Il proiettile che ha trapassato il polpaccio del collega, l'ha colpita di striscio, terminando la sua corsa nel piatto della doccia, nel bagno dove hanno cercato rifugio in sette. È viva, tutt'altro che salva, però. I soldati iniziano a fare a pezzi quello che rimane della porta, riescono a entrare, puntano i fucili alla testa o in bocca, dei cooperanti, gli urlano di consegnare tutto ciò che hanno, esplodono una nuova scarica di proiettili. «Uno dei soldati mi spintonò, una mano mi strinse il seno, un'altra mi palpò il sedere», racconta Sabrina nel libro. «Ci condussero in corridoio, ci obbligarono a metterci in ginocchio. Sentivo pianti e grida, vidi una delle ragazze accovacciata a terra mentre un soldato era intento a picchiarla con il calcio dell'arma e le intimava di spalancare le gambe». E poi gli schiaffi, i colpi alla schiena, i pantaloni strappati e la violenza sessuale. Un soldato, poi un altro, un altro ancora, e ancora, ancora. Cinque volte, cinque uomini diversi. La paura, lo sporco, la devastazione e il lungo abbraccio con Nancy, un'altra cooperante vittima delle stesse violenze, come unica forma di riparo e sollievo dopo tanta devastazione. Poi il silenzio assordante, il rumore dei cimiteri. Prima di essere portate al sicuro, le donne trascorrono lunghe ore da sole, durante le quali Sabrina perde i sensi più volte e si risveglia sempre nello stesso incubo. Finito l'assalto, il silenzio è assordante all'interno del compound, per terra c'è il cadavere di Ben, un giornalista che lavorava in un'altra Ong, della tribù Nuer, facilmente riconoscibile per alcune cicatrici tribali in viso. Ben sapeva che in caso di assalto sarebbe morto per primo, tanto che non faceva altro che scrivere al computer, era sempre nervoso e quando il clima si è fatto pesante, ha scritto una lunga lettera alla famiglia. È disteso a terra con un buco in fronte e le braccia allargate. «Per 24 ore ho pensato di morire in ogni istante». Poi Sabrina e Nancy si fanno coraggio ed escono alla ricerca di un telefono che uno dei cooperanti aveva nascosto dietro una mattonella. Funziona! In poche ore arrivano i soldati a liberarle, ma hanno le stesse divise di quelli che poco prima avevano attaccato. Il dopo è un pianto sotto la doccia per lavare via l'onta e lo sporco lasciato dalla violenza sessuale, il desiderio di avere della biancheria intima nuova per smettere di sfregare quelle mutande con l'intento ossessivo di togliere l'odore dei violentatori. Sabrina oggi parla di quegli abusi come di un'amputazione invisibile che ha dovuto riparare con anni di psicoterapia e farmaci, senza parlare dei danni alla schiena che per un periodo non le hanno permesso di lavorare. «Dopo quello che io chiamo “l'incidente”, Usaid ha interrotto il mio contratto e per un periodo sono andata avanti con i miei risparmi», racconta. «Ma io ho sempre lavorato per le donne, e quello che era accaduto a me andava denunciato». Così Sabrina diventa il “testimone numero 1” del processo contro dodici soldati governativi che quella notte sono entrati nel compound portando morte e devastazione. Nessun altro ha avuto il coraggio di denunciare i crimini subiti, nessuna donna e neanche gli uomini delle ong presenti. Qualcuno dopo l'esempio di Sabrina ha accettato di testimoniare via skype. È l'unica cooperante a tornare in Sud Sudan per testimoniare. Sotto una folta parrucca, in anonimato per evitare ripercussioni, racconta per cinque lunghe ore cosa le è accaduto quel giorno, rispondendo a domande cariche di insinuazioni, come spesso, purtroppo accade in questo tipo di processi, in cui la vittima diventa la maggiore indiziata. I soldati autori dello stupro sono lì a pochi passi e Sabrina ne riconosce quattro, soprattutto quello con gli occhi iniettati di sangue che non si leva quel ghigno dalla bocca e continua a fissarla. (...) «Io dallo Stato italiano non ho ricevuto alcuna forma di aiuto, la procura della Repubblica ha archiviato il mio caso dopo tre mesi e oggi se torno a chiedere una “riparazione” è grazie all'aiuto di alcune associazioni che mi stanno aiutando nelle pratiche legali» (...) “Il viaggio della Fenice” è un memoir, perchè quella Sabrina non c'è più, ne è nata una nuova, che spiccato il volo con i suoi capelli biondi, proprio come la figura mitologica che risorge maestosamente dalle ceneri della sua stessa distruzione, simboleggiando il potere della resilienza, l’ineguagliabile abilità di rinascere molto più forti, coraggiosi e luminosi dopo la sofferenza. Proprio come Sabrina. Sara Dellabella
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ilsalvagocce · 3 years
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ci sono dei momenti che durano abbastanza a lungo in cui metto il silenziatore a un certo tipo di emozione
forse quando vedo che le cose sono più difficili più crude ispide che non hanno la forma di una tazzina che accoglie, col bordo dorato, e le rose dipinte a mano a gubbio, ma son un chiodino, una spilla da balia che chiude la bocca se le mie mani avessero bocca
le mani che servono per disegnare e per scrivere intendo
disegnare e scrivere di mamma intendo.
ieri son salita con l'ascensore per la seconda volta da quando è in azione. la piattaforma elevatrice (sic) arriva direttamente in sala, al nostro piano, apri la porta e ti trovi la poltrona di mamma di spalle
perciò arrivi da dietro e lei non se l'aspetta mai
la prima volta era quasi diventata rossa e aveva accennato un sorriso, quasi, perché lo devi immaginare, da quando è caduta nelle mille mila volte in cui perde la cognizione degli spigoli angoli pianoforti sparsi per casa, ha sbattuto il mento e ora il quasi-sorriso è un po' storto, serio e storto, ma la memoria del suo sorriso è imperitura, la gestalt di Grazia non è minimamente intaccata.
fatto sta che ieri mi son accucciata alla sua sinistra, variazioni sul tema stupidera, e lei ha portato la mano avanti come per togliermi la mascherina
che ho tolto
e mentre sorridevo e le parlavo, ha riportato la mano avanti, nella ripetizione dei movimenti che vanno ad libitum e ho detto ho tolto la mascherina mamma questa è la mia faccia, mi dai una carezza? lei ha roteato la mano un po' in aria come quando non sa cosa deve fare, pericolo confusione, allora gliel'ho presa e l'ho appoggiata sul volto e lei m'ha dato un leggero buffetto di gota.
un pizzicotto, di quello che si danno ai bambini amati
con tutta la delicatezza della presa
la delicatezza e la presa non sono scontati, nulla lo è
allora felice io gliel'ho ridato a lei
e allora lei l'ha ridato a me
siccome non ci credevo, abbiamo continuato così per un po' e quando lei si perdeva nel tragitto fino alla guancia mia la guidavo io fino alla pelle del viso scoperta, e pizzicava
intanto flavio insinna declamava le parole della ghigliottina
poi è arrivato babbo e gli abbiamo fatto vedere il nostro gioco di darci le carezze.
questo anno ha falciato via abitudini e necessità che per chi è affetto da demenza senile degenerativa, hanno messo l'acceleratore alla perdita di gesti. di questo si dice poco e si soffre dentro come un chiodino in mezzo al cuore, silente, con timidezza, chissà perché.
quando ci penso e quando voglio salvare, mi viene in mente la torre d'avorio di fantàsia, quando pezzo pezzo se la mangia il Nulla, pezzi di roccia, pezzi di avorio, pezzi di parete, pezzi di soffitto, sgretolante lucente torre faro, e ho pensato che è così con lei, di giorno in giorno o di settimana in settimana si perde un pezzo, un dente, una parola, una voce, decimi di decibel più piano, un ginocchio che perde forza, un muscolo che perde tono, una mano che s'arriccia, non è più tesa come prima, un movimento in meno che le vediamo fare, uno squat in meno dalla poltrona, una curva perduta perché diventa dritta, una parola in meno che ripete. a me a volte pare di essere atreiu e a volte soffro come un bastian.
poi penso al suo nome, e mi basta dirlo piano o forte e allora so che siamo sempre salvi.
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lanavetro · 4 years
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La teoria dell’algebra umana:
Mi ricordo adesso di quella volta che ti dissi com’era stato per me morire e risvegliarmi. Eravamo distesi quasi dentro al mare, con i nostri soliti modi di fare, e non ci guardavamo mai in faccia nonostante quello fu il contatto più intimo che abbiamo avuto. Mi ricordo che hai pianto sul mio petto, ed io avevo la camicia aperta per il troppo caldo. Quando tornammo dagli scogli, la marea si alzò e ci bagnammo i piedi, ed eravamo mano nella mano. Il nostro amore appena sbocciato riempiva il vuoto nevrotico delle nostre strade. Dopo poco tornammo. Ci conoscevamo appena, ma avevamo un pochino scalato quel monte che separava le nostre anime, di cui contavamo i centimetri.
L’estate è sempre un momento complicato per me. Un momento fatto di perenne scelte e decisioni da prendere. Qualche anno fa decisi di chiudere con una persona alla quale ho fatto tanto male, e che mi restituì quel poco di male che poteva farmi. Dopo poco mi ammalai, un paio di volte, forse. Mi ammalai principalmente nell’anima, ma sapevo, ero sicuro, che sarei guarito. In realtà guarivo nelle fossette che ti si formavano sul viso e che mi piaceva riempire.
Quando sto male provo a disegnarmi nella mente. Mi viene in mente il video de La Mia Mano Sola dei Sick Tamburo. Un piccolo topastro monco con un orecchio tagliato, e una goccia di sudore sulla fronte. Perché sì, mi si addice più il sudore che il pianto. Anche se i groppi in gola mi vengono spesso ultimamente, e ti giuro che io non li riesco a sopportare. Mi si addice il sudore perché corro, perché ho mal di stomaco continuamente per il nervoso. Perché vorrei smettere di digerire ed ingoiare. Mi basterebbe osservare ed ascoltare per poter apprezzare ciò che mi circonda.
L’apparenza non mi è mai appartenuta. Sono contento e sono presuntuoso nel dire che sono essenzialmente sostanza più che forma. Tu no. Tu sei solo forma, un po’ vuota dentro e un po’ mediocre. Un po’ come gli altri. Un po’ ti disprezzo, ma ti invidio. Sentirsi parte di questo mondo che funziona così e sentirsi a proprio agio, secondo me, è una fortuna indelebile. Io non sto bene. Non so integrarmi, non sono adatto. Mi emoziono con un gattino che succhia il latte dalla mammella della madre, come abbiamo visto qualche giorno fa, e nient’altro. Potrei stare ore a parlare del nulla, trovando un argomento su cui dibattere e litigare per gioco. Il cellulare lo prendo per dispetto, ormai. Perché anche io ho le cose mie, anche io ho i fatti da non condividere, soprattutto le persone da non condividere. E se non le ho, me le invento. Faccio finta. Per essere come te. Ma la mia forma è più un punto, non so se l’hai notato. Io do’ quello che ho. E lo faccio in maniera analogica, mi sa. Da questo discorso mi viene in mente un’altra cosa: qualche settimana fa eri ubriaca e io tornai da un lavoro di merda. Ci incontrammo in uno squallido baretto del centro e tu mi dicesti che io ero la cosa più vera che ti era capitata. Non sapevo cosa rispondere, ma capii che forse in questo mondo essere veri è complicato, e mi risulta difficile capire perché non so come sarebbe altrimenti.
Mi viene in mente di quella volta a Roma in cui scrissi una serie di passi di Cent’Anni Di Solitudine sul quaderno che mi regalasti. Ricordo perfettamente che ti scrissi il passo in cui Ursula desiderava spogliarsi della sua buona educazione e mandare a farsi fottere tutti. È da una vita che aspetto anche io di farlo, non so se l’hai mai capito. Ma del resto non sono neanche sicuro che io e te ci siamo capiti veramente del tutto. Ci sono molte cose che non riesco a capire. Le tue parole sono sempre state dolcissime. Mi riempivano il cuore e gli occhi colmi di gioia. E allora perché allontanarti da me? Perché dimenticarti di me? E non perché io mi reputi perfetto, ma non riesco a capire come sia possibile dire delle cose che non pensi.
Sto diventando come R. Mi sto svuotando piano piano, e sto aspettando che un lato non proprio buono di me si impossessi per darti una coltellata brutale. Farti del male. Fisico o psicologico che sia. Distruggerti. Annullarti. Non farti più uscire di casa. Temere di incontrarmi. Diventare il tuo incubo. Mi sforzo per diventare questa cosa, che ha poco a che fare con una persona. Non ci riesco.
Sono stato disonesto ancora con te. Alle tue spalle. Lo faccio con la consapevolezza che ogni volta che succede, raggiungo la stessa sensazione di collera e dolore che hanno portato ad uccidermi. Ma questa volta sono più forte, sono più grande. Mi svuoto l’anima con il vomito, ma dopotutto mi rianimerò, lo so. Perché sono cresciuto, perché voglio stare con me stesso, perché voglio ancora ascoltare e guardare. Io non so perché ti comporti così. Mi piace pensare che tu lo faccia perché hai paura di diventare un punto bianco all’interno di un foglio A4. Tu vuoi essere nero, ed il resto è bianco. Il problema è che, per me che sono daltonico, il bianco è diventato nero e il nero è diventato bianco. Alle volte è questione di priorità. La stessa priorità che dai alle mie grida di dolore quando ieri in spiaggia ti ho detto:”Mi sa che non sto molto bene.”. Ed io ho paura di questa cosa. Probabilmente si legge nei miei gonfi occhi oceanici. Tu forse non hai capito la lingua che parlo, o salti delle parole per la quale non comprendi appieno i concetti, perché le mie grida di dolore ti sembrano solo sussurri.
È una somma dolorosa, ed io amo la matematica. Mi affascina quanto guardare il tuo viso con il caschetto nero, accarezzarti i piedi, il viso, le braccia, i seni, la pancia. Ma un segno errato fa cambiare il volto a tutto. E non c’è più nulla di affascinante, perché è semplicemente errato. Ed una cosa errata non perde di significato, ma di valenza. Non c’è più validità tra noi. Questa cosa che c’è stata la rivendico. Perché la mia anima nulla ha ricominciato a riempirsi. Mi sono sentito vivo. Anche nel profondo dolore che ho sentito per le tue coltellate accompagnate da leggeri baci sul viso che ti davo, quella mattinata a Marsiglia. Ed è per questo che io ti perdono. Ti perdonerei tutto. Se solo la mia anima non avesse deciso di andarsene di nuovo, e farmi perdere il gusto di scegliere, sentire e combattere. È così di nuovo. Come all’inizio. I corsi e ricorsi storici. Mi tocca di nuovo sudare, e forse taglierò l’altra mano. Ti assicuro che tutto questo non è facile. Non lo sarà neanche per te, ma in questa competizione ti assicuro che vinco io, e ti prego di lasciarmi vincere. Almeno una volta, posso essere io il protagonista anziché l’ombra?
Abbiamo sempre apprezzato molto gli animali, vero? Ecco, di tutti quelli di cui abbiam parlato, ne è mancato sempre uno. Io sono un elefante. Perché, lo sai, gli elefanti non dimenticano mai.
Grazie. Sul serio.
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mahoanchedeidifetti · 4 years
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dentro i miei vuoti puoi nasconderti, le tue paure addormentale con me, se c’è un motivo.
E` venuto perché a modo suo non può fare a meno di pensare a te neanche lui. Perché ci ha provato, e ci ha provato sul serio, ma senza riuscirci davvero. «Risparmia il fiato..» non è difficile intuire a cosa si riferisca, visto che glielo sussurra a bassa voce, quasi potessero sentirli, per poi chinarsi e cercare di riappropriarsi di un contatto con le labbra altrui che non ha avuto bisogno di neanche un secondo di riflessione. Avvicina il viso a quello dell`altra, per poi cercare di conquistarne le labbra. Quei baci, che fosse per lui non avrebbe mai smesso di cercare, adesso vuole riprenderseli. Anche solo per un`ultima notte, e vaffangramo tutto, proprio come ha detto lei. 
Non c`è dolcezza, in quel bacio, ma tutta una certa disperazione di poterlo sentire per l`ultima volta suo, e di concedersi. Perché non lo sai mai quando è l`ultimo bacio. E se lo deve essere, che questo sia il migliore, tanto da far battere il cuore, e da non dimenticarlo. Lingua che cercherebbe di sfiorare, giocare, infiammare. Prima di staccarsi, non del tutto. Perché gli occhi cielo vorrebbero incontrare gli occhi color del mare, in quella linea in cui si uniscono. « Abbiamo solo questa notte, Helios? » Una domanda, a bassa voce, una richiesta, forse, che potrebbe pure non risuonare come una vera domanda. Magari è una supplica. Cosa abbiamo Helios? Cosa è rimasto di quel noi?
Il riflessivo e pensieroso Prefetto va affangramo come tutte le altre volte in cui le sue labbra hanno toccato quelle della concasata, e un pochino gli sembra di respirare. Eppure fa tutt`altro; eppure, il respiro finalmente lo consuma a contatto con qualcosa che desidera davvero, e non che cerca per consolazione, ma che non sarebbe mai lo stesso. « Io voglio sopportare tutte le parti di te. Ma sei tu che devi decidere se lasciarmelo fare o meno. » purtroppo, lo sa. Usa il verbo dovere, e non lo fa a caso. Hai il coltello dalla parte del manico. E lui si sta mostrando vulnerabile, a suo personalissimo modo, facendoti questa concessione, mentre con un lieve slancio andrebbe a cercare di depositare un nuovo bacio sulle sue labbra prima di darle il tempo di rispondere. Le cerca, come cercasse l`aria, perché sa di essere ricambiato.
Gliel`ha insegnato lui. Che il silenzio vale più di tante parole urlate al vento, di cui alla fine la forma si perde nella voce. Gliel`ha insegnato lui. Che i gesti sono parole nascoste, fra labbra che si schiudono solo per quel bacio. E quel contatto.  E` il bacio sulla bocca dello stomaco, che riesce a sciogliere tutto il nervosismo accumulato. Attratta, come un magnete. E` una legge fisica, poi, che due poli opposti si attraggono. E lei che è fuoco, non fa altro che cercare quell`acqua, a cercare un conforto, affinché non possa davvero bruciare, in sentimenti che la potrebbero vedere inadatta al mondo. « Ti mancherò? » 
Sì, ha dovuto imparare. Imparare ad intrappolarla, se non a parole, almeno a gesti. Così come riesce a respirare, finalmente, solo ora che ritorna ad assaporare il sapore altrui. Il pollice scivola sulla guancia altrui come avesse timore di romperla, semplice intermezzo tra quelli che sono baci che si promettono, silenziosi, di andare avanti per tutta la notte. «Zero.» sai che cosa vuol dire, nella vostra lingua? Perché mancarvi "zero" è forse il modo più intenso che avete per comunicarvi la vostra mancanza. E lui, con una sola parola, cerca di esprimertelo. Con gli occhi chiari che non mollano quelli di Octavia neanche per un secondo. Sono adolescenti. Che cosa gli importa? «Zero, questa pelle..» pausa «..questo profumo... questi sospiri » Perché, infondo, c`è quella parte meno orgogliosa di lui che sa venire a galla con Octavia; e che aspettava solo questo, per tornare a mostrarsi.
Perché è difficile tenere in gabbia un animale selvatico. Lo si addomestica a suon di carezze. Quando si abituerà mai ad avere quelle dimostrazioni d`affetto? Che un po` la rompi, sì, ma dentro, ad ogni respiro incerto, e insicuro, di chi non sa bene, di chi ancora non ha capito che quel cuore che batte è qualcosa di più di una semplice cotta adolescenziale, di un bacio dato in una notte dopo lo schiaffo. Specchio riflesso. Se tu sorrisi, sorrido anche io. « Zero. » E` equilibrio, nel disequilibrio. E se fosse quello il senso dello scappare, quello di stare un po` male, per ritrovarsi in quel modo? E come se fosse l`ultimo respiro che le è rimasto, cercherebbe di zittirlo, per ricercare labbra altrui, affinché tutto abbia un senso. Niente parole, Helios. Ha capito. Finiamola come abbiamo iniziato: su quel divano, con quel bacio che non si è nemmeno trasformato. Aggrappata a lui affinché non cada - metaforicamente -, con i respiri che si mischiano, lei che si fa prendere, che lo lascia fare ancora una volta, fino ad un piccolo morso sul labbro inferiore, per tirarlo a sé. L`ha fatto la prima volta, ma ora è decisamente più brava in questa danza, no? " Scommetto che non mi hai mai odiato ". « Non ti ho mai odiato. »
Non è più semplice per lui, l`idea di legarsi a qualcuno. Non gli era ancora mai successo di ritrovarsi a non dormire per il pensiero di non avere una persona nel suo letto l`ultima notte prima delle vacanze. «Troviamo il modo.» è un po` una promessa, che però non fa. Perché lui non è bravo a mantenere le promesse. Non lo è mai stato. «Insieme, però.» una parola che lo spaventa, nonostante non lo dimostri.. Quel ghigno di chi può scoccare un punto sulla sua tabella di vincite, nonostante non sappia di aver appena perso. Perché in questa guerra non c`è nessun vincitore. Ma insieme magari possono trovarla, una soluzione per vedersi. A tempo debito. Non adesso, non stanotte. Pensa a trascinarla verso l`oblìo di un divano che li nasconde da sguardi indiscreti, sì, e che un pochino li ha visti crescere, da dicembre ad oggi. Ed è cresciuto con loro. Fosse per lui, non ci sarebbero più parole. Solo emozioni, che dal suo scudo empatico trapelano senza farsi invadenti, ma che sono comuni ad entrambi. Una delle tante, la bramosia reciproca di tornare ad aversi, dopo troppi giorni distanti. 
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cr8k-embz10-blog · 4 years
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Come fare una dieta di definizione
Caffè con latte, caffè nero, tè nero o verde, bevanda alla frutta (senza fronzoli), tisane (preferibilmente appunto Questa ricetta per la colazione è utile per chi ha tempo di cuocere la casseruola al forno. In un'intervista racconta come è riuscita a ottenere un ottimo risultato componendo la propria dieta. Acquista capsule pillole tailandesi (orsi, yanghee) per dimagrire nel negozio online pillole tailandesi - informazioni dettagliate sul prodotto: le pillole tailandesi sono un set Ciao!.. [Continua a leggere→]
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Como perder la panza rapido en una semana
Tutti hanno già notato che ho perso molto peso. Consigli di Olga Kartunkova. Se sei allergico a qualsiasi alimento o hai controindicazioni mediche, consulta il nostro dietologo. Quindi la formazione passerà quasi inosservata. Grazie alla sua composizione chimica unica, questo prodotto ... L'effetto magico dell'aceto di sidro di mele sull'eccesso di peso è stato ripetutamente dimostrato dagli stessi consumatori. Non si può usare l'aceto con maggiore acidità di stomaco, con il tè matcha giapponese individuale: i benefici ei rischi di un regalo dal Paese del Sol Levante. La formazione su questo simulatore contribuisce allo sviluppo dei sistemi cardiovascolare e respiratorio, che è un'eccellente prevenzione di molte malattie (prima ... Voglio offrire a tutti voi una ricetta per fare l'aceto di mele. Quando si perde peso a causa di stress e disagio emotivo, sono necessarie le cause comuni di perdita di peso.
Perdere grasso camminata veloce
La pancia dimagrisce le cinture dimagranti? Ma è possibile bere il caffè mentre si è a dieta e aiuta o danneggia la perdita di peso? Trasferire i cetrioli e le erbe in una ciotola del frullatore, riempire il tutto con kefir di qualsiasi contenuto di grassi. Per mantenere il tono muscolare e perdere peso più velocemente, puoi fare esercizi di hatha yoga. Sono leggeri e anche eccellenti ... L'impacco dimagrante alla senape dura dai 20 ai 30 minuti. Consiglio agli amici: non consiglierò questo metodo per perdere peso ... Fornisce una sensazione di calore e comfort alla schiena. Sono stati scritti interi trattati sulle proprietà benefiche di tutti i tipi di archi. Perdere peso mangiando pane bianco non funzionerà, soprattutto se è dolce.
Grasso addominale uomo rimedi naturali
Per aiutare i nuovi arrivati ​​e metterli sulla strada ... Cinture ortopediche. Una ricetta veloce per la zuppa di purea di pomodoro e fagioli. Nessuno discuterà con il fatto che al momento la perdita di peso ha un numero enorme di possibilità molto diverse. Prova i germogli, hanno un gusto neutro, il loro ... Il massaggio Shiatsu è un tipo di massaggio giapponese basato sulla digitopressione su alcune zone del viso utilizzando le falangi dei pollici. Crusca d'avena. Il tipo più comune di crusca per la perdita di peso in molti Qual è la crusca migliore per la perdita di peso? Quindi, per perdere peso, devi mangiare erbe per dimagrire. Il confezionamento è meglio farlo dopo lo sport e una doccia di contrasto.
La dieta mima digiuno cosa mangiare
Una cintura in neoprene è una fascia elastica che viene messa sulla parte problematica del corpo (principalmente la pancia) e fissata con elementi di fissaggio. L'assorbimento dei carboidrati avviene sotto forma di glucosio, cioè non è così importante che tu abbia caramelle, pane o porridge nel tuo piatto - è ancora una fonte di glucosio, l'unica differenza è con ... L'automassaggio dell'addome per la perdita di peso è un modo altrettanto efficace per affrontare le pieghe spiacevoli in vita. Caratteristiche di un clistere per la perdita di peso: preparazione per la procedura e creazione di una soluzione. Me li ha consigliati il ​​medico, perché non ci sono effetti collaterali da loro e sono migliori in termini di efficienza. Tuttavia, questo è quando si sceglie un'opzione molto difficile, quindi puoi preparare una zuppa di purea di cavolo bianco non dietetica in modi diversi. Ecco tutti i feedback sui risultati ... Come fare una dieta di definizione Per cercare in tutte le tabelle contemporaneamente ... Pertanto, tutti i nutrizionisti raccomandano di combinare qualsiasi dieta con l'esercizio. Ricorda la regola principale per perdere peso: non fare del male!
Cyclette e addominali per dimagrire
Pertanto, ho deciso di continuare a utilizzare l'esclusiva cintura dimagrante Tiansha. Il cerchio massaggiante è comodo e facile da usare. Mezzo limone; Mela verde - un pezzo; Una banana; Cetriolo - 150 g Come preparare un frullato di sedano per dimagrire? Quindi, mi assicura che seduto su una dieta priva di carboidrati, devi assolutamente mangiare grassi, gli ugdevod si trovano in tutte le verdure, ma come il cavolo romano, i ravanelli, i cetrioli, ci sono i carboidrati ... La tempistica delle fasi di riposo dovrebbe essere regolata in Durata e Programma. In cima alla lista c'è la nostra vecchia amica la foglia alessandrina. Una serie efficace di esercizi di ginnastica Pilates per principianti per praticare a casa TOP Esercizi di Pilates per principianti. Puoi acquistare l'estratto di guaranà in quasi tutte le farmacie o nei negozi di nutrizione sportiva. Per un breve periodo di tempo (fino a un massimo di 10 giorni), la zuppa di cavoli dietetica diventa il piatto principale e principale della giornata. Ho letto molto tempo fa che c'è molto calcio nel sesamo.
Ariix prodotti dimagranti recensioni
Finalmente siamo arrivati ​​a questo! È ottimale mangiarli non più di 50 ... Nei giorni di rifiuto del cibo, è necessario bere una grande quantità di liquido in modo che le tossine escano più velocemente e non avvelenino ... La procedura viene eseguita parallelamente all'implementazione di alcuni esercizi sportivi. Il clenbuterolo è un integratore alimentare sportivo progettato per aiutare l'atleta a mettersi in forma ottimale durante il periodo di asciugatura. I benefici del massaggio al miele per la perdita di peso sono anche che aiuta a prevenire il rilassamento cutaneo o stringe le recensioni esistenti. Se non ci sono opportunità o fondi per partecipare a sessioni di massaggio professionale, puoi ... Con il suo aiuto, tutti i gruppi muscolari vengono elaborati e viene attivato il processo di combustione potenziata ... Non è necessario mangiare troppo, ma allo stesso tempo non è possibile sperimentare tutta la verità sul grano saraceno con kefir usato per la perdita di peso.
Fascia dimagrante uomo funziona
Non importa come sia. Consiglio: se vuoi comunque provare questi cocktail su te stesso, acquistali rigorosamente nei punti vendita ufficiali o in farmacia. Bruciagrassi Fito Slim Balance ... Propongo di cucinare un ipocalorico, con un grande ... Con pronazione neutra, con iperpronazione. Esercizi di stretching e rilassamento. A molte persone piace decorare il piatto con noci, sciroppi, altrimenti l'indice glicemico del piatto aumenterà, ostacolando la perdita di peso. Quasi tutti gli organi interni si trovano nella cavità addominale e il loro lavoro chiaro è anche ... Con gastrite e ulcere.
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5ho4o9p-4kd1re-blog · 4 years
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La pancia e l'ultima a dimagrire
Inoltre, la cyclette fornisce le condizioni ottimali per perdere peso, mentre i muscoli delle gambe diventano solo più forti. Bio Detox è prodotto in polvere e confezionato in sacchetti per uso diretto. I movimenti vengono eseguiti lungo le linee del viso e del corpo, su ... Stufato di pollo... [Continua a leggere→]
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Gocce dimagranti slim
Dimagrante. Ci sono benefici delle pere per dimagrire? L'unica cosa: preferiva che sua moglie si legasse la cravatta al mattino, anche se lui stesso sapeva come farlo. Questa domanda interessa molti di coloro che sono considerati il ​​pesce grasso più utile dei mari freddi, ma per coloro che vogliono perdere peso, è comunque necessario selezionare un pesce di varietà ipocaloriche. Quimey. da 1500 sfregamenti. Home ›Benefici› Informazioni sui benefici del limone per dimagrire. Promuove una rapida perdita di peso mentre ... Puoi berlo in un bicchiere al mattino a stomaco vuoto per 2 settimane o sostituirli con snack dannosi. La cagliata contiene lentamente digeribile e ... Per qualche motivo, per molti, questo è l'unico piatto che si adatta a questo concetto.
Dieta 1600 kcal opinie
È un integratore alimentare da assumere con o dopo i pasti, prodotto sotto forma di capsule, fiale, compresse, polvere, gocce, estratto, tintura. Pertanto, il sale è dannoso per la perdita di peso e da esso ... Come fare il massaggio per dimagrire le cosce. Coinvolgerà tutti i muscoli nel lavoro e includerà nel programma tutti gli esercizi muscolari popolari I benefici degli esercizi di danza per dimagrire. La pancia e l'ultima a dimagrire Anche la regina Cleopatra usava l'argilla blu per la pulizia e il ringiovanimento, puoi usare argilla diversa, ma è meglio mescolare blu e nero. Se prevedi di massaggiare solo le cosce, senza intaccare la parte inferiore delle gambe, puoi agire stando in piedi. È possibile abbandonare completamente il sale E puoi anche mangiare funghi e aggiungerli al cibo: sembrano più salati, l'onore è su Perché la perdita di peso cessa di diminuire quando si perde peso. Valore nutritivo del caviale.
Dieta e attivita fisica per dimagrire
Prepariamo una dieta casalinga per dimagrire secondo le ricette della medicina orientale. Di conseguenza, ha perso 5 kg, mentre praticamente no ... Prima di utilizzare qualsiasi tipo di cintura dimagrante, leggere attentamente le istruzioni per l'uso. Il ritmo frenetico della vita detta le proprie regole. La composizione per la procedura è preparata al meglio dall'argilla blu del Cambriano, contiene la maggior parte degli oligoelementi e dei minerali. Quindi, per una sana perdita di peso hai bisogno di: • prugne - da 5 a 7 pezzi; • farina d'avena (naturale) - 2 cucchiai grandi; • kefir (o 2. Questa ricetta vi permetterà di cucinare facilmente al forno deliziose ratatouille con patate e formaggio Se cuocere verdure senza burro e panna acida è un piatto completamente dietetico! Tè dimagrante monastico, tè del monastero, tè dimagrante sacro, tè del monastero. Prezzemolo, sedano e aneto, aglio - 2 chiodi di garofano (facoltativo), cetriolo fresco - 1-2 pezzi, ricotta a basso contenuto di grassi o a basso contenuto di grassi - 100-150 g, succo di pomodoro - 300-350 ml, acqua minerale - se necessario, sale - gusto...
E normale perdere 10 kg in un mese
Il mannik con la ricotta può essere cotto sia nel forno che in una pentola a cottura lenta. Quante volte le persone dicono: non ho abbastanza pazienza per perdere peso, e quindi tutti vogliono perdere peso il più rapidamente e facilmente possibile, voglio pesare 10 kg in meno già il mese prossimo ed essere orgoglioso di me stesso ... I benefici delle pesche per il corpo di una donna. Il sovrappeso oggi è un problema per tante persone. Esercizi per la parte superiore della coscia. Esercitare una bicicletta per la stampa è uno degli esercizi più comuni volti a sviluppare i muscoli dritti e obliqui. Una bicicletta è un esercizio semplice dal punto di vista tecnico, tuttavia, ha anche le sue piccole sottigliezze e segreti, osservando ... Questa è la tecnica più semplice e, soprattutto, più efficace per aiutare una persona a perdere peso. Quali sono le miscele di oli essenziali per il raffreddore.
Dieta chetogenica storia
I frullati di avena sono, ovviamente, un'opzione ideale per la colazione perché il loro principale ingrediente nutriente è la farina d'avena. Dieta con barbabietole e kefir, progettata per 7 giorni ... Successivamente, dovresti spingere con le gambe per saltare in alto, mentre ti alzi con le mani. Proprio come lavorare con una cyclette, è importante monitorare la frequenza cardiaca e la velocità. La barbabietola fredda cuoce molto rapidamente. Possedendo un gusto neutro, possono essere un utile condimento per i tuoi primi piatti preferiti, insalate, salse, cereali e dolci, mentre ... Ricette. Il purè di patate dietetico è molto facile da preparare, quindi qualsiasi casalinga senza esperienza in cucina lo padroneggerà. Per un frullato di zucca, la verdura viene utilizzata sia cruda, bollita o al forno. L'elenco delle bevande salutari per la perdita di peso include succhi di frutta e verdura, latte, gelatina di farina d'avena e kvas di barbabietola.
Dieta detox per perdere 5 kg
Contiene molti componenti utili per il corpo, quindi viene preparata una varietà di piatti. Sicuramente hai sentito o hai già provato l'efficacia della fitoterapia con l'importante di osservare rigorosamente le proporzioni indicate nelle ricette. Non si sa a chi e per quale motivo sia venuto in mente di sostituire l'uso dell'ananas fresco con la sua tintura. Esercizi adatti per le donne incinte nel primo trimestre con un fitball: sedersi su una palla, allargare le gambe, piegare il corpo ... Al giorno d'oggi, molte persone preferiscono uno stile di vita sano. Mentre gli impacchi caldi per le vene varicose possono peggiorare le condizioni dei vasi delle gambe, il freddo ... A cosa serve una piattaforma vibrante? Il melograno viene mangiato per l'anemia. Adatto per semplici esercizi casalinghi con manubri finalizzati al mantenimento muscolare ... È difficile dimagrire da un piccolo peso, ho perso peso 2 volte: da 60 kg a 54 nelle vacanze invernali di 4 anni fa, e da 61 a oggi Per la prima volta ho aderito a un tale sistema nutrizionale: ce n'è un po 'ogni 3 ore, anche se senza sport.
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wwffb · 4 years
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Servizio fotografico - Lozione floreale
Scrivenshaft Scrivenshaft 17:15 16/5 Phoebe_Mayson ( Mattina del sabato - Pre Apertura ) Lungo l`High Street di Hogsmeade, l`insegna rosso scuro del Red Carpet sporge su vetrine lucide in cui sono cosparse oggi le corolle di diversi fiori secchi che sbocciano per incanto contro il vetro trasparente ogni volta che s`avvicina qualcuno, adornando in qualche modo la scritta "Utopia - Sabato 16 alle 3 PM" apparentemente dipinta a mano da una svolazzante calligrafia. Entrati, lo spazio e` suddiviso in due dal tappeto rosso che scorre dall`ingersso fino al soppalco: sulla destra prosegue a dominare il bianco tra gli scaffali ed espositori che vendono (purtroppo) la concorrenza; sulla sinistra il candore marmoreo della pavimentazione e` puntellato, quanto le vetrine, da corolle di fiori come sparsi via dal vento e derivanti da quell`intero angolo di locale (bigger on the inside) in cui e` sorto un prato erboso a sfondo di una altenalena svolazzante da un cielo azzurro. Bisogna avvicinarsi e studiare i contorni sfumati di quel cielo per intuire straniti che si tratti in realta` di una opera Scenografica, tipica dei teatri Magici. Sulle pareti di tutto il locale, invece di proeizioni di sfilate, compaiono le scritte "Utopia", "Lozione Floreale", e inquadrature delle boccette di lancio oggi (boccettine trasparenti con etichette in pergamena, calligrafia datata, con uno stelo e fiore a spuntare delicatamente dalla sommita`). Dal soppalco si intravedono due figure distinte: Zoe Davis, la proprietaria, ha occhialoni da sole enorme sul visetto a cuore e sta li` a sorseggiare da un calice fumante; al suo fianco, la primavera estemporanrea della Mayson, coi lunghi capelli che hanno il colore e la leggiadria dei ciliegi in fiore, a sorseggiare a sua volta da una cannuccia colorata che sporge da un barattolo di vetro contenente - a spiarlo - qualche fiorellino essicato sulle trasparenze della bevanda. Le Pryxie, si dice, si nutrano solo di rugiada. Se ne stanno li` a parlottare tra loro mentre al pianterreno si sviluppa il gran caos dei preparativi.
17:27 16/5 Desmond_OGallagher (Sabato mattina - Red Carpet) Il signorotto oggi veste un completo color mostarda, lucido, curato e stirato di tutto punto, sopra ad una camicia bianca ed una cravatta azzurra legata con un nodo windsor. Dal taschino spunta un fazzoletto scuro, scarpe nere lucide e calzini neri completano l’outfit di oggi. I capelli sono, come sempre, tirati verso l’alto e all’indietro, in uno stile curato, elegante ma originale. Sul viso chiaro, e trapuntato di efelidi, spiccano i baffi, che sono arricciati verso l’alto alle estremità e dello stesso forte arancione dei capelli, e gli occhi azzurro cielo. E’ evidente a quelli che lo incontrano o incrociano che di certo per lui l’apparenza conta eccome. Giovane, bello e ricco. Chiunque sia nell’alta società magica lo ha già incontrato almeno una volta in quanto non perde nessuna occasione per quelli come lui, ballo, gala o evento che sia, alla quale può presenziare. Cammina ben ritto, a passo sostenuto ma non veloce, e sicuramente con grazia, mentre dirige la sua postazione, si trova proprio di fronte a quella zona dove sono sorti il campo fiorito, il cielo azzurro e l’altalena. Quest’oggi è per lavoro che si trova ad Hogsmeade, precisamente all’interno del Red Carpet. L`offerta è arrivata dal wwffb ed è stata accettata, dopo attente riflessioni ovviamente. E’ lo scenografo per un loro servizio fotografico, atto a promuovere un nuovo prodotto Utopia. La bacchetta è alla mano mentre si muove osservando il suo operato e aggiungendo o togliendo dettagli. Ormai è quasi perfetto, ma piccole modifiche e correzioni sono d’obbligo. 17:56 16/5 Peritas_Wolfhound (Sabato 16/05, mattina, Hogsmeade - Red Carpet) Peritas Wolfhound è una creaturina bizzarra: tutto ciò che si vede da lontano della sua minuscola figura è una selvatica massa di capelli arcobaleno, tagliati asimmetrici a metà della lunghezza del collo. Da vicino un visino elfico, pallido e spruzzato di lentiggini si volta verso chiunque passi nelle vicinanze della porzione di prato dove sta seduta a gambe incrociate, con l`erba verde che le solletica i piedini nudi mentre tra le sue braccia fa le fusa Newt, un mezzo kneazle fulvo, una sorta di placido gattone dalle orecchie enormi, intendo a strofinare il nasino rosa sugli abiti della padroncina (una leggerissima blusa bianca, di foggia medievaleggiante e un paio di bluejeans strappati). Peritas se ne sta lì per un po`, come una bimba che spia gli adulti mentre continua a giocare oer fatti suoi, e in particolare gli occhioni azzurri osservano DESMOND con malcelata curiosità. L`ex tassorosso sembra del tutto ignara del fatto che il mago, che apporta gli ultimi ritocchi alla scenografia, potrebbe voler modificare la porzione in cui si trova lei e che dunque farebbe forse meglio a spostarsi, ma intanto accarezza sorridente i verdi fili d`erba con una mano e il morbido pelo del proprio gatto con l`altra, prima di chiamare, finalmente «Signor Desmond, signore!» i cognomi non li usa, a quanto pare «Lei la vuole provare la lozione?» Si informa allegramente, rivolgendogli un sorriso solare che potrebbe far sorgere dei dubbi sul fatto che abbia diciannove anni e non nove, ma le pare lecito chiedere. Attende un po`la risposta e intanto continua a guardarsi intorno. Le labbra si assottigliano e si storcono un po`quando, mentre finalmente si alza in piedi con Newt tra le braccia, esprime ad alta voce un`uncognita che pare convinta non essere l`unica ad avere «Dov`è Ilary?» A chi si rivolge? A nessuno in particolare, ma l`ombra dell`apprensione le macchia il visino da folletto 16 maggio 2076 18:04 Ed è mentre che si sta organizzando l’apertura per il nuovo prodotto Utopia, proprio mentre PERITAS chiede dove si trovi Ilary che una lontra argentata si insinua nel negozio e si ferma davanti a PHOEBE. Appena apre bocca potrà sentire la voce inconfondibile di Ilary, tremolante ma allo stesso tempo chiara nella breve comunicazione che i tre presenti potranno sentire: «Ho avuto un`emergenza. E`-è morto un Auror durante la cattura di ieri sera e sto correndo in ospedale per capirci qualcosa. Scusami, spero» c’è una pausa più lunga «di raggiungervi presto.» Il messaggio termina e così anche il Patronus svanisce in un delicato fumo argenteo che si dissolve nell’aria. 18:32 16/5 Desmond_OGallagher (Sabato mattina - Red Carpet) Preso com`è dai preparativi ci mette un poco a rendersi conto di essere stato richiamato da PERITAS, la ragazza seduta sul campo fiorito. Gli occhi azzurri si spostano quindi ora su di lei, la bacchetta si abbassa e la ascolta, mentre lei fa la sua domanda. Desmond non risponde immediatamente, d’altronde non lo fa mai. Increspa lievemente le labbra in un quasi-sorriso e ci vuole qualche momento prima che con un cenno del capo in direzione di PERI, annuisca in modo lento. «Non vedo perché no, signorina Wolfhound.» Acconsente alla proposta. Quando la nuova domanda della giovane viene posta all’aria, si volta nella direzione di PERI, “Ilary” ripete il nome nella sua mente collegandolo alla figura della costumista. Effettivamente non è ancora arrivata, tsk. Un comportamento ben poco professionale. Desmond alza un sopracciglio arancione ma sul volto non appare molto del fatto che stia mal giudicando la assente o ritardataria. Proprio in quel momento arriva loro notizia della signorina Wilson, sotto forma di patronus corporeo, che Desmond segue ed osserva mentre va appresso la signora MAYSON. Ascolta attentamente le parole del patronus ma sul volto serio non appare nulla, nessuna reazione, a parte il sopracciglio prima alzato che ora torna nella sua posizione naturale. 18:34 16/5 Phoebe_Mayson  (Sabato 16/05, mattina, Hogsmeade - Red Carpet) Qualcuno rimpiange gli Auror, ma i commercianti avranno tirato un sospiro di sollievo alla ricattura d`un Azkabaniano: non si arriva a fine mese coi soli zellini avari degli studenti di Hogwarts e questa fuga, come fanno le pergamene di avviso sparse qua e la`, con discrezione, ha gia` turbato troppo la spensieratezza del popolo. "See it, charm it, sort it", recitano queste, invitando i visitatori (futuri) di oggi ad avvisare i membri della SSM - che veglieranno sull`evento - in caso di qualsiasi anomalia. Phoebe sta accennando un sorriso mite a Zoe, che si andava allontanando, quando entrambe vengono illuminate dalla fredda, bluastra saturazione d`un Patronus che gli zompa dinanzi. L`intero Red Carpet, per un attimo, pare sottomettersi nelle tonalita` a quella vivido sprazzo argenteo che accentua il chiarore serico del viso femminile, facendole risaltare le curve dolci dei suoi lineamenti. Solo quando l`animaletto di luce scompare, torna il vibrare caldo dell`ambra, sotto le ciglia scure d`uno sguardo felino, attrattato e disperso nel vuoto lasciato dalla lontra. Le labbra piene, tinte d`una sfumatura d`amarena sull`interno morbido, si richiudono piano e il suo sguardo scivola di lato, a incontrare il volto indurito dalla notizia di Zoe. Le annuisce e si congedono. Mentre discende le scale, si intravede uno oscillare soave dei lunghi capelli rosati tra le braccia esili, quando la Corvonero innalza la mancina a scostarne le onde seriche dietro l`orecchio, cosi` liberando tutta la porzione destra del collo esile e il rossore che risalta sanguineo sul candore della gota, sfumandosi sul naso. Sembra infondere na luce diversa anche alle iridi, una volta che le offre alla vista di Desmond - l`adulto, purosangue - e di qualche altro collaboratore WWFFB presente sul posto. Lei pero` si incammina a Peritas. « Se la vittima fosse un suo familiare, ne sarebbe gia` stata informata. » ha la cura di riassicurarla, provando a cercare lo sguardo del folletto Wolfhound, le note gentili della voce ad addolcirsi ienvitabilmente di amarezza. Certo, familiari salvi, ma gli amici son gli amici. Allontana da Peritas lo sguardo solo rassicuratasi possa aver compreso il messaggio, dal mormorio che`` la sua voce, l`alza appena per chiamare all`ordine. « Vi sto chiedendo molto, ad aiutare a portare avanti questo progetto nel mezzo di uno stato di allerta nel nostro paese. » comunica, con lo sguardo che si vela di preoccupazione - senza perdersi del tutto, quasi guidata da una calma (da un diadema invisibile a cui s`innalza). « In mezzo a queste instabili cambiamenti recenti. » di nuovo, lo sguardo penitente a PERITAS e poi, piu` tranquilli, su Desmond - che di quei cambiamenti giovera`. « Siete qui perche` credete al valore di difendere anche le madri che hanno cuccioli pelosi e i fratelli che si azzanno le squame a vicenda e i vecchi che imparano a non tremare all`ombra di una bacchetta. » accenna un sorriso nuovamente amaro. « ma non vi chiederei mai di essere coraggiosi per loro. » Torna, un pelino nervosa, su PERITAS. « Si`? » Alternando poi lo sguardo su gli altri, DESMOND compreso - anche se con lui conclude, accennando un sorriso educato. 18:55 16/5 Sophia_Maffett (Sabato 16.05 Mattina | High street | Esterno Red Carpet) è il giorno della gita e la biondina, con il permesso della madre che per altro lavora poco distante, ha raggiunto il villaggio di Hogsmeade per la visita quotidiana. Certo, deve rimanere sulla strada principale ed è quel che fa insieme a un gruppetto di compagni di corso «ma secondo voi se sono con mia mamma o con Peri mi sgridano lo stesso?» domanda quindi un po’ smarrita la ragazzina. Indosso ha un vestitino color verde pastello decorato con delle margheritine bianche, una borsettina gialla portata sulla spalla destra e Nottina, nel suo sacchettino decorato di fiorellini, assicurata a un passante che la mamma le ha cucito apposta al fianco sinistro. In quel mentre, attirata da una lontra argentata che corre verso il negozio, lo sguardo della fanciulla nota qualcosa di più floreale della sua stessa mise, ossia la vetrina del Red Carpet. Trattiene il fiato quasi sobbalzando «ooh!» gli occhi che osservano attentamente la decorazione mentre rimane là per un attimo imbambolata. Per poi scattare verso la vetrina stessa con le scarpettine nere chiuse che risunonano appena sulla pietre della strada del villaggio. Tanto d’occhi sgranati mentre si appoggia alla vetrina stessa, con le mani messe a conca attorno al viso in modo da evitare riflessi e vedere ancora meglio. I suoi occhi da cercatrice scrutano ogni dettaglio dell’interno con fare rapido come se stesse effettivamente cercando qualcosa di piccolo, lucente e sfuggevole come un boccino. Ma in questo caso, la sua ricerca non è quella di una piccola sfera dorata ma della creatura più arcobalenosa del mondo, ossia proprio Peritas. Si volta verso gli altri quindi sorridendo, «un attimo arrivo subito!» dice loro con un gesto della mano a tranquillizzarli «dai… devi essere qui devi…» dice quindi un poco nervosetta, mordicchiandosi il labbro inferiore mentre continua a scrutare curiosa in ogni dettaglio l’interno del negozio. Sembra ancora chiuso in effetti e lei, da brava streghetta diligente, non si azzarda certo ad entrare all’interno. Ma se ci fosse qualche segno di Peritas ecco che picchietterebbe appena sul vetro saltellando e facendo gesti con la mano per cercare di attirare l’attenzione dell’altra. Ovviamente, il sorriso sulle labbra della corvonero è immancabile, soprattutto se vedesse la Wolfhound. 19:17 16/5 Peritas_Wolfhound (Sabato 16/05, mattina, Hogsmeade - Red Carpet) Con un sorriso gioioso si affretta verso il flaconcino di lozione floreale più vicino, lo scruta ma arriccia il nasino «Che fiori le piacciono, signor Desmond?» Si informa scorrendo varie boccette atte ognuna a far sbocciare una specie differente «Abbiamo rose, lavande, margherite...» elenca ditrattamente e la lista continuerebbe se la figura argentea di una lontra non si riflette per un attimo nei suoi occhioni celesti. Peri la guarda, la segue con lo sguardo anche quando si ferma e recapita il proprio messaggio. Si stringe Newt al petto, affonda il visino nel pelo soffice dell`animale e sbircia crucciata i presenti. Tace un po`prima di sfarfallare le ciglia ricurve alle rassicurazioni di PHOEBE. Le apprezza, poco ma, le sorride con una certa gratutudine «giusto» sentenzia liberando finalmente il mezzo kneazle e chinandosi per deporlo a terra sul prato. Il discorso che segue scaccia via dal viso della Wolfhound ogni traccia di quell`aria da bambina. Lo sguardo celeste si affila un po`, si stringe nelle spalle, sostiene le occhiate di Phoebe, ma non le cela un po`di turbamento. Alla fine annuisce e basta, non ha nulla da aggiungere ma comprende, comprende quelle parole e di trovarsi in tempi per nulla vantaggiosi, per lei, eppure allo stesso tempo pare estremamente distratta, incuriosita da DESMOND e da qualunque reazione egli deciderà di esibire. Miss Wolfhound, dietro quegli occhioni innocenti, sta provando a inquadrarlo e non solo per trovare il fiore più adatto ad adornargli i capelli. Schiude le labbra, rivolgendosi nuovamente a PHOEBE, «Non serve chiedere» replica con un lieve sorriso «Basta provare. Io ci provo, ad essere coraggiosa.» Spiega «Provo anche a capire quello che è giusto, anche se alle volte è tutto un saaaaacco assurdo e complicato e devo dire che quelle volte non ci capisco un granché in generale! Cioè combino un bel po`di casini!» si gratta la nuca con aria colpevole, scoprendo i dentini bianchi e incurvando le labbra all`in su «Però vorrei essere un buon esempio, ecco!»Un buon esempio per chi? Sta per riverarlo, forse, quando nota una figurina fuori dal negozio, attaccata alla vetrina. Si avvicina incuriosita e, in un attimo riconosce «Sophie!» Con la gioia dipinta sul viso corre verso la vetrina, seguita da Newt, sorride alla ragazzina, agita la manina per salutarla, poi si volta verso PHOEBE con un`espressione da cucciolo «Possiamo farla entrare? Per favoreee! Lei mi ha aiutata un sacchissimo con il progetto!» Esclama «Mi ha dato le idee, mi ha aiutato a fare una proovaa» elenca. Evidentemente non vede l`ora di ricpngiungersi a quella ragazzina. 19:26 16/5 Desmond_OGallagher (Sabato mattina - Red Carpet) La lista di opzioni di PERI, ascoltata educatamente da Desmond, viene interrotta e quindi ai fiori nei capelli ci penseremo più tardi. Quando PHOEBE inizia a scendere le scale, raggiungendo lui e gli altri al pianterreno la segue con lo sguardo, perché è evidente e quasi ovvio vorrà dire due parole, riguardo l’arrivo del patronus e ciò che ne consegue. La ascolta attentamente quindi, con espressione seria, e la studia. Le sue parole, il suo atteggiamento e quell’ottimo autocontrollo che dimostra. Molto professionale. La domanda che segue, beh, lo farebbe ridere se fosse uno sciocco bamboccio ma essendo lui stato educato rigorosamente tutto ciò che fa è un lieve cenno del capo. Anche se a lui, di quanto detto, non è che interessi molto, ma ovviamente non sarebbe intelligente dirlo o farlo intuire. Ed è ora su PERITAS che gli occhi azzurri vanno a posarsi, mentre ascolta le parole della ragazzina. Basta poco per classificarla come esuberante e decisamente immatura, almeno rispetto gli stardard di Sir Desmond O’Gallagher. Non lo dice e non lo mostra, ma lo pensa. D’altronde lui osserva sempre coloro che lo circondano e cerca sempre di farsi un idea di che genere di persona siano, come si comportano, a cosa tengano, che parole usino etc. Se PERI dovesse voltarsi verso di lui, durante quella sua specie di discorso lui ricambierebbe lo sguardo, accennando mezzo sorriso come a dire “ ti sto ascoltando”. Poco dopo, la ragazzina, dimostra ancora di più la sua giovine età. I salti, gli urletti. “Patetico”. 19:39 16/5 Phoebe_Mayson  (Sabato 16/05, mattina, Hogsmeade - Red Carpet) L`abitino bianco fascia l`esile sinuosita` d`una figura longilinea, un profilo affusolato di lunghe gambe terminanti su ballerine azzure che nastri legano alle caviglie sottili. Sono ballerine che la guidano in una piroetta sul posto, a inquadrare la Davis in cima al soppalco, il movimento a far sussultare le punte boccolose dei capelli rosate, cascanti in quella rientranza dietro la vita sottile. La mano destra si sposta verso la fessura ad altezza dell`anca, che nasconde per magia Tessimante la sua bacchetta, che innalza con movimenti fluidi davanti a se`. Sorride con dolcezza a Peritas che proclama la propria partecipazione alla causa, in questo trambusto di intrusioni Ministeriali al WWFFB, e annuisce, volgendo il capo alla vetrata - al rintocco di SOPHIA - quasi in contemporeanea a Peritas, cui richiesta le schiude nuovamente le labbra in un sorriso. « E` importante accogliere chi ci bussa alla porta. » le dice, ritraendosi d`un passetto soltanto, perche` sia lei a far entrare la studentessa di Hogwarts. Non tutti hanno il coraggio di PERITAS o la professionalista di DESMOND, tra gli altri collaboratori del WWFFB presenti, ma sul momento il gruppo si mantiene, eccetto per Ilary. Lo sguardo su Desmond rimane educato, nel ricambiargli l`assenso. Di suo invece si concentra su altri cuccioli e tontalita` ben distanti dal pallore che accomu tutti loro ma anzi riconduce a chi le ha donato l`ingombrante cognome che porta: Aileen Mayson. E` nel riempirsi della sensazione dei suoi riccioli morbidi al seno che sventola delicatamente la bacchetta dinanzi a se` per un non-verbale Expècto Patrònum che andrebbe a generare quel che - a chi non sia un MagiZoologo - apparirebbe solo come una fatina. « Per qualunque cosa, ti prego non esitare a chiedere aiuto. Non pensare a noi. Ci affideremo alle nostre forze. Un abbraccio. » le mormora questo, tenendo lo sguardo ambrato sulla creaturina alata con l`immagine pero` di "Ilary Wilson" (che formla nalla mente) nella mente, sua destinataria. Terminato l`incantesimo, andrebbe a raggiungere DESMOND, col passo silenzioso ma la delicatezza di preannunciare la propria vicinanza col semplice scegliere di arrivargli frontale. « La ringrazio ancora una volta della sua partecipazione, sir. » Phoebe ha lineamenti d`una purezza freschissima, dipinti ad una eta` d`appena Fuori-Traccia proprio per questo, seppur - e Desmond lo sapra` sicuramente - abbia alle spalle un matrimonio ed una piccola Metamorfomagus erede Mayson. « Mi da` speranze voglia organizzare con noi la prossima in collaborazione col D.A.A.C. » un accenno di sorriso, mentre lo spia da sotto le ciglia, un riverbero di impenitenza nell`ambra. « In onore dell`Arte Magica » quel che tanto proclama Pembroke. 19:49 16/5 Sophia_Maffett (Sabato 16.05 Mattina | High street | Esterno Red Carpet) Sgrana gli occhi incredula e felice nel vedere proprio PERITAS all’interno del locale. In effetti, beh, lo sospettava insomma ma sembra comunque sorpresa piacevolmente dalla cosa. La saluta quindi sventolando la mano e le manda un bacetto soffiato attraverso la vetrina, dato che non sa proprio cosa stiano dicendo all’interno del locale. Stava quasi per andarsene dato che il suo saluto a PERITAS l’ha fatto quando ecco che è PHOEBE ad aprire la porta, lei si irrigidisce e abbassa poi appena la testa «mi scusi, non volevo disturbare i vostri preparativi» spiega quindi in tono dimesso «era solo un saluto a…» ma poi sollevando lo sguardo nota che l’altra la vuole proprio far entrare nel locale. Gli occhi che si spalancano per un istante, incredula, deglutisce «oh… posso davvero?» domanda quindi sbattendo gli occhi e avanzando timidamente verso l’interno, si guarda attorno quindi un attimo prima di rivolgere un distinto saluto a DESMOND con tanto di inchino «buongiorno, e scusi per il disturbo» dice verso questo. Quindi si mette un poco in disparte sorridendo a PERITAS «ma è magnifico…» le dice quindi a mezza voce quasi un sussurro a dire il vero, quindi rimane a guardare con una espressione cortese e gentile sul volto. «mi perdoni davvero signorina…» dice quindi a PHOEBE di cui in realtà non conosce proprio il nome esatto «ma poi potrebbe far entrare anche i miei compagni?» domanda quindi con tono molto umile «dovremmo essere in gruppi di tre per via…» leggera pausa «per via dei pericoli che ci sono…» spiega quindi mantenendo poi la schiena diritta e le mani sovrapposte a coprirle il ventre, i piedi sono appaiati facendola apparire ancora più snella di quella che è, praticamente un fuscellino la biondina, che continuerebbe a guardarsi attorno, timidamente senza azzardare di dire altro per il momento, specie se non interpellata. 20:04 16/5 Peritas_Wolfhound (Sabato 16/05, mattina, Hogsmeade - Red Carpet) Sorride ancora a DESMOND, incuriosita e forse candidamente divertita dal suo silenzio... o magari ipnotizzata dai movimenti delle sue sopracciglia e della sua testa, che segue con gli occhioni celesti. Tuttavia l`interesse della signorina arcobaleno si dissolve non appena Sophia entra nel suo radar. Miss Wolfhound non ha sei anni, no, però inizi a saltellare sul posto lì, davanti alla porta, in attesa che questa si apra. In effetti più che una bimba somiglia a un cagnolino, ma evidentemente le importa poco: dell`opinone che la MAYSON, il suo capo, ha di lei si fida, di quella di Desmond non le importa, al momento. Il permesso di far entrare la giovane corvonero arriva e uno sguardo carico di gratitudine risponde. La porta viene aperta e Peri sorride tutta contenta. Newt le strofina il testone sulle gambe, ma la padroncina al momento è presa da tutt`altro: si avvicina allegramente a SOPHIE e, se questa vorrà, le passa un braccio intorno alle spalle. Cinguetta «Guarda che bello! Lo ha fatto lui!» Indicando discretamente DESMOND «si chiama Desmond, è uno scenografo e non parla molto però guarda che lavoro splendido!» È al settimo cielo «Lei invece è Phoebe Mayson, il mio capo» continua, dato che una presentazione pare rendersi necessaria. Si china un po`più verso l`amica per bisbigliarle «È fantastica» la stringerebbe ancora a sé prima di aggiungere «Sono felice che tu sia venuta a trovarmi» come se non si fosse notato. Ma bando alle ciance, sembra che gli adulti vogliano parlare, quindi meglio togliersi di mezzo «Phoebe, ad Aileen va di andare un po`sull`altalena?» Domanda. Non sta tanto cercando un modo di mettersi in disparte quanto semplicemente di intrattenare la bambina e l`amica insieme perchè nessuno debba preoccuparsi di disturbare. 20:06 16/5 Desmond_OGallagher (Sabato mattina - Red Carpet) Gli occhi azzurri dell’uomo sono svegli ed attenti, come sempre, non mostrano molto a parte quella apparente tranquillità e quell’atteggiamento un po’ freddo. L’incantesimo della MAYSON è ora al centro dell’attenzione dei presenti, Desmond non riconosce la creatura dalle sembianze di fata, un patronus particolare, senz’altro, osserva accennando quasi un sorriso in direzione di PHOEBE che in quel momento gli si avvicina pure. «E’ un piacere, madama.» risponde lui rivolgendole un educato cenno del capo, abbassando lo sguardo per un momento e poi tornando a posare il volto su di lei. «E sono io a doverla ringraziare per questa proposta.» aggiunge educatamente «Sarei onorato di prendervene parte, Madama.» risponde mostrando un breve sorriso, che sia vero oppure no non ci è dato saperlo. «In onore dell’Arte Magica.» ripete dopo di lei in risposta. L’arrivo di Sophia lo porta ad osservarla, una nuova figura da giudicare parrebbe. Oggi ce ne sono molte. Il saluto di SOPHIA lo colpisce positivamente, punti educazione, e a lei dedica un breve sorriso «Buongiorno, signorina.» replica eseguendo anche un gesto con il braccio e abbassando il capo per accompagnare quel saluto. Gli occhi seguono quindi le due ragazzine, qualcuno deve pur controllare non combinino qualche guaio, o magari dicano qualcosa di interessante. Le sopracciglia si alzano leggermente mentre le osserva andare alla sua scenografia, ma sembra che ne stiano parlando bene, quindi tutto a posto. 20:23 16/5 Phoebe_Mayson (Sabato mattina - Red Carpet) Un piccolo sorriso fioriesce sulle labbra soffici, di quel che appare come contentezza serena, una volta che Desmond par mostrarsi positivo sul progetto col D.A.A.C.. Un cenno del capino in sua direzione porta le lunghe ciocche rosate a scivolarle ai lati del seno, ad oscillare quindi ai lati del viso dove il rossore della notizia s`e` andato affievolendo, risultando ora in una sfumatura vermiglia che le illumina il candore del viso. I suoi colori evanescenti sembrano addensarsi tutti nell`ambra che le riverbera sotto le ciglia, cristallina quanto l`azzurro d`occhi dietro famosissime mezzelune d`altri maghi passati. « A difesa di cio` che la minaccia. » mormora piano, la voce soavissima tra le labbra. « Spero non malinterpreti quel che il mio ruolo qui mi impone. » accenna un sorriso di sfumature dispiaciute e sta per aggiungere altro quanto fa il suo glorioso ingresso SOPHIA, cui chioma bionda viene osservata un lieve sorriso. La fronte levigata della Mayson si vela di educata perplessita`, a quella domanda sul gruppetto fuori dalla vetrina e a cui lei va a volgere quindi lo sguardo. Anche i vigilanti mandati dal Ministero (per una volta non Ladro) dovrebbero essere nei paraggi, ormai, quindi nel rivolgersi a Sophia e` tranquilla nell`annuirle. « Ti ringrazio molto dell`aiuto e di essere venuta oggi. Ti chiedero` un altro favore, se non ti spiace » sbatte piano le ciglia, lasciandosi pressto trascinare lo sguardo proprio su quei bagliori dorati catturati dalla chioma della ragazzina « Ci lasci una tua foto, piu` tardi? Comporranno un Muro delle meraviglie. » Con la destra, accenna piano ad una delle parete con la scritta Utopia in mezzo, dove andranno ad essere proiettate le foto dei visitatori.
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kon-igi · 6 years
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LONG WAY HOME - Capitolo Tre - Coraggio… fatti appendere!
Capitolo Uno - Il cavaliere Impallidito Capitolo Due -  Per un pugno di mosche
E così siamo arrivati alla fine di questa storia.
Con la bocca piena di sangue, una corda di canapa sporca che mi sta lacerando il collo e la luce che sfuma sopra i miei cristalli di parole strozzate.
Ma naturalmente non sono poi così troppo ansioso di descrivervi lo schiocco dell’osso del mio collo o, peggio, di una corda troppo corta che mi lascia soffocare e a pisciarmi nei pantaloni, perciò credo vi meritiate una spiegazione più dettagliata di questa sul perché io stia per tirare le cuoia. E pure male.
Basta tornare indietro di poche ore e…
Un peso sul ventre e i fianchi stretti in una morsa profonda. Buio. Sbatto gli occhi ma non c’è alcuna differenza. Buio, ancora. Mi rendo conto che sto trattenendo il respiro e allora lo esalo lentamente, quasi col timore che l’oscurità non voglia rendermelo.
E poi il peso su di me si muove e sento un altro respiro vicino alla mia faccia, capelli lunghi che mi scendono sulle spalle e mi solleticano la fronte, a fare in modo che due aliti diventino un anelito, protetti come da un giano bifronte che osserva se stesso.
Guarda – dice una voce che conosco così bene da sentirmi l’anima sanguinare e poi non è più buio perché fuori dai suoi capelli che mi proteggono il viso c’è una luce fioca… ma io non voglio vedere, desidero che rimanga ferma, che appoggi ancora la punta del suo naso al mio.
Guarda – ripete, se mai possibile ancora più dolcemente. Io stacco lo sguardo da quegli occhi, gli unici che mi abbiano mai salvato e nel buio vedo una porta che si apre su un bosco pieno di neve appena caduta, rischiarato da luce lunare, e oltre essa un uomo in compagnia di un lupo nero che mi osserva, in attesa del permesso per entrare.
NOI SIAMO KA-TET. NOI SIAMO UNO (DA/PER/IN) MOLTI.
Le parole sono nella mia testa e per quanto io le abbia comprese, pur sussurrate in una lingua arcaica e irripetibile, l’uomo non ha mai aperto bocca. Mi indica la stella appuntata sul petto, mi accorgo che non è una stella, ma sembra una spilla a forma di farfall…
Guardami – e il peso sul ventre si alleggerisce, i capelli smettono di proteggermi il volto e la donna da cui devo tornare mi lascia ancora.
No, NO! Ti prego! – mi sento il petto venir strappato via – Sto tornando! STO TORNANDO!
Giuda ballerino, che sceneggiata! – mi urla nell’orecchio una voce gracchiante che mi fa pulsare la testa come un Taiko in un Atsuta Matsuri di tedeschi ubriachi.
Apro brevemente prima un occhio, poi l’altro e li richiudo subito, sperando che il gatto che mi ha cagato in bocca smetta di usare il mio cervello come un tiragraffi. Sono sdraiato su un letto non troppo comodo ma l’ultima delle mie intenzioni è alzarmi o lamentarmi.
– Se stai fermo, Giuda Ballerino, finisco di prenderti le misure e poi ti lascio in pace! –
A giudicare dal bozzo che sento pesare in mezzo alla fronte, qualche monaco tibetano c’è andato giù pesante nel cercare di aprirmi il Terzo Occhio e quindi, tenendo serrati il primo e il secondo, cerco di fare conversazione col mio nuovo e colorito amico sarto.
Lo sapevi che l’esclamazione ‘Giuda Ballerino’ – gli faccio – si riferisce a quel fenomeno neurologico che accade alle persone impiccate a cui la frattura da strappamento di atlante ed epistrofeo causa una lesione del midollo spinale del tratto cervicale con conseguente spasmo tetanico intermittente dei quattro arti, simile a un ballo frenetico?
Aaarrr!!! – rumore di catarro rimestato dal fondo di due bronchi marci e poi – Eeeerrr… mmm… sì, lo so bene anche se mica uso quei paroloni grossi per dirlo.
Ah – mi stupisco – e come fa un sarto a sapere queste cose?
– Eerrr… perché… mmm… sono mica un sarto.
Apro gli occhi di scatto, preso da quel dubbio che il bozzo in mezzo alla fronte aveva tardato a far saltare fuori. Davanti a me c’è la brutta copia di Abraham Lincoln in versione fumeria d’oppio incendiata che mi guarda dal suo completo nero con tanto di cilindro e garofano finto penzolante dal bavero della giacca.
– Piacere, mmm… Simon Catskill. Proprietario dell’unica agenzia di pompe funebri di Old Knee-wounded One-eyed Back-crooked Under-whizzer Goldseeker’s Dusty Damned French Gulch e per cercare di rendere un servizio a basso costo per la comunità, pure l’unico boia. Errr… posso finire di misurare il girovita che forse ho una bara di pino poco usata a un ottimo prezzo?
Mi guardo cautamente intorno. Mozzicone di candela su uno sgabello, pitale arrugginito, branda durissima e sbarre alle finestre.
Ok… ero in un mare di merda fino al collo e i motoscafi attorno stavano facendo le onde.
Il tempo passa lentamente e non riesco a fare distinzione tra i cachinni delle campane che mi rimbombano in testa e i rintocchi di quella in bronzo della patetica chiesetta in legno poco lontana, chissà come scampata alle razzie dei Confederati mentre cercavano metallo per i loro cannoni.
Le mosche ronzano nel pitale mezzo pieno di succo di reni per poi cercare di posarsi sugli angoli della mia bocca piagata e arida. Se non si decidono a darmi l’ultimo pasto del condannato, a quel ramo sventolerò come una banderuola, altro che spezzare il collo.
Quando un rumore metallico mi dice che qualcuno sta provando ad aprire la poco oliata serratura della cella – strano, credevo che avrebbero gettato via le chiavi a furor di popolo – mi metto dolorosamente a sedere sul bordo della branda in legno e osservo il mio nuovo visitatore, scortato dalla vice-sceriffa che mi punta addosso il tremante Winchester.
Buonsgiorno, monsieur pistolero – mi saluta quest’omino paffuto e azzimato, come mille ne avrò già visti occhieggiarmi dal fondo di una latrina – mi fa piascere informarla che notre sieriffa Madame Bechdelia si sta riprendendo dal colpo vigliaccamente inferrto ma non potrà presensiare al suo proscesso. Bien! Madame Alison? Metta i sceppi a questo pistolero fuorilegge e lo conduca davanti alla giuria di suoi pari. A proposito… io sono Monsieur Beauchamp e je suis il sindaco di questa…
Fumante montagna di merda sparata dal culo di una vacca diarroica – lo interrompo, prima che inizi tessere le lodi di questo ulcerato sfintere d’amerdica. E già che il linciaggio m’ha disinibito la corteccia frontale, volevo dirle che mi sto trattenendo dal varare mezzo chilo di dirigibile marrone senza elica e timone, cosicché ne possa far dono più tardi alla folla come messaggio di commiato quando penzolerò dalla forca.
Di solito non sono così scurrile ma la mancanza di acqua e di cibo mi avevano fatto rivalutare la storia per cui un uomo a stomaco pieno ragiona più lentamente e che fame e sete aguzzino il cervello. Puttanate! Mi cadesse un occhio sotto una macina da grano se non desideravo affogarmi la faccia in un barile di Golden Grain Belt!
Il processo fu un grande trionfo della più illuminata delle giurisprudenze e infatti fui condannato all’unanimità per alzata di sputo cioè contandomi addosso il 50% più una delle rabbiose scatarrate della folla, con mio grande disappunto la stessa che poc’anzi era stata definita ‘di miei pari’. Forse sì, se si fosse andato a cercare tra i miei antenati del Pleistocene ma non avevo né il tempo né la voglia di stare a disquisire sulla bontà del suffragio universale, quindi tacqui e ringraziai di avere mezza candela di cera pressata in ogni orecchio così da non dover sentire i loro blandi e scontati insulti
Una bella impiccagione è uno spettacolo che difficilmente il popolo si perde e intorno all’albero – nemmeno la decenza di costruire un patibolo in legno come si deve – si era già riunita una selezione del meglio che questo buco di culo polveroso era riuscito a evacuare: oltre al sindaco mangiarane, potevo vedere quel mastrolindo del fabbro che per l’occasione si era portato dietro l’incudine e cantava Dixie’s Land battendo il tempo con la mazza, il proprietario dell’emporio col grembiule sporco di sangue – non so se per l’estrazione di un dente o per una barba mal fatta – il prete spaventapasseri, che temevo s’alzasse in volo tanto forte mulinava la mano nel fare il segno della croce e tutta una pletora di disadattati dei quali intuivo il mestiere dai vari attrezzi che si erano portati dietro per il mio granguignolesco linciaggio, nella remota evenienza fossi stato proclamato innocente.
Kitty, senti – faccio al boia che mi sta aspettando sotto all’albero con un cappuccio bianco in testa – credo tu abbia indossato quello sbagliato… oggi non è il venerdì della caccia al negro. – disappunto da parte sua e sventolio di cappuccio nero notte per un cambio veloce – E poi ti volevo chiedere due cose, se non ti spiace. Sono state impiccate molte persone a quest’albero? Eeerrr – fa lui, rimestandosi liquidamente il fondo del polmone – Ayeh, di sicuro! Ma nessun uomo timorato di dio… solo iniqui esseri egoisti e uomini malvagi e tiranni che minacciano da ogni parte il cammino dell’uomo tim…
– Sì, ok… può bastare così. Intanto grazie di aver occupato tutte le sedie dalla parte della ragione e poi un’altra cosa, forse più complicata: avete notato se gli uomini impiccati… ehm… ecco, se agli uomini impiccati venisse il pisello barzotto mentre penzolavano?
Naturalmente questa seconda domanda non piace al degno rappresentante del puritanesimo di frontiera ma il rossore sul volto e le narici dilatate valgono più di mille risposte. Incasso questa informazione con sollievo, sorridendo all’idea che il beccamorto credesse che volessi solo scandalizzarlo, e mentre mi immobilizzano le braccia sui fianchi con tre o quattro giri di fune intorno al tronco, di fronte alla botte vuota di melassa che avrebbe messo la mia testa all’altezza del cappio, smuovo la terra sotto l’albero con la punta dello stivale, finché non trovo quello che sto cercando.
Mastrolindo e Sweeney Todd si fanno avanti per prendermi di peso da sotto le braccia – Dio dei dannati! L’ascella ustionata, bifolchi! – e mettermi in piedi sulla botte barcollante, mentre il boia col cappuccio nero d’ordinanza mi stringe bruscamente la corda intorno al collo. Il prete comincia la sua tiritera ma io lo sento a malapena.
In piedi, a un passo dalle verdi praterie piene di pace, sto osservando la collina che sovrasta la città, dove in distanza posso vedere un cow boy vestito di nero che porta alla bocca un’armonica e comincia a suonare la vecchia ballata di commiato che ogni uomo che abbia mai indossato uno Stetson e cavalcato verso il tramonto conosce con struggimento
Let me tell you buddy, There’s a faster gun Comin’ over yonder, When tomorrow comes. Let me tell you buddy, And it won’t be long Till you find yourself singing Your last cowboy song. Yippee-ki-yi-yay When the roundup ends, Yippee-ki-yi-yay And the camp fire dims, Yippee-ki-yi-yay He shouts and he sings, When a cowboy trades His spurs for wings.
When they wrap my body In the thin linen sheet, And they take my six irons Pull the boots from my feet, Unsaddle my pony She’ll be itching to roam, I’ll be half way to heaven Under horse power of my own. Yippee-ki-yi-yay When the roundup ends, Yippee-ki-yi-yay And the camp fire dims, Yippee-ki-yi-yay He shouts and he sings, When a cowboy trades His spurs for wings. Yippee-ki-yi-yay I’m glory bound, No more jingle jangle I lay my guns down.
E poi il cavaliere scompare e io rimango lì, con la bocca piena di sangue, una corda di canapa sporca che mi sta lacerando il collo e la luce che sfuma sopra i miei cristalli di parole strozzate
…e che Dio abbia pietà della tua anima! – urla il prete, così forte da superare i miei tappi di cera.
Oh… dipende di quale dio stiamo parlando – e dopo aver sputato il mio sangue in un punto ben preciso del terreno, recito l’incantesimo che un vecchio Palero messicano di nome Pantera mi aveva insegnato molte vite fa.
TE LLAMO CON SANGRE PARA QUE TOMES LA SANGRE. ¡DESPIERTA!
Il mio sputo sanguinolento sembra evaporare nell’aria del mattino con uno scricchiolio funesto della terra battuta. Quel qualcosa che avevo sperato di trovare comincia ad agitarsi e a tendersi come un vecchio otre di cuoio bitorzoluto gonfio di liquore marcio: la radice di Mandragora, generata dallo sperma di un impiccato spillato negli ultimi attimi di agonia, aveva aspettato paziente di essere chiamata e ora esigeva il suo pasto. La cera con cui mi ero sigillato le orecchie a malapena scherma il Grido Maledetto che dissolve la ragione e l’Homunculus nato da essa rivolge allora le sue urla dissennanti alla folla frenetica, sradicando le sue appendici verminose e barcollando strusciante verso di essa.
Da dove vengo io per complimentarsi scherzosamente con una persona particolarmente intelligente si è solito dirle ‘Ti cola il cervello dalle orecchie’ ma dubito che quello che stava accadendo ai padiglioni auricolari degli abitanti di Old Knee-wounded One-eyed Back-crooked Under-whizzer Goldseeker’s Dusty Damned French Gulch avesse qualcosa a che fare con le funzioni corticali superiori.
Al primo sibilo lacerante dell’Homunculus nella loro direzione, la gente comincia a sua volta a urlare rabbiosamente, artigliando occhi, mordendo nasi e menando fendenti a casaccio con quanto aveva sotto mano. Una donna strattona verso l’alto la barba del marito e strappa con uno schiocco il pomo d’adamo dell’uomo, sputandoglielo subito dopo nella bocca spalancata, un contadino delirante le trafigge da dietro il cranio con una forca da fieno, presentando al mondo un doppio spiedino di occhi che paiono due marshmallow poco cotti con sciroppo di ribes sopra; colpi di zappa che scoperchiano crani, balli frenetici nella cavità addominale del prete con festoni di visceri roteati come fruste e rumore di ossa spezzate come bastoncini di zucchero nelle bocche di ninos golosi durante il Día de los Muertos. L’Homunculus urla ancora più forte, sovrastando il rombo dei pochi shotgun a pallettoni che stanno aprendo tra la folla corridoi di nebbia sanguinolenta, quando, improvvisamente, vedo l’enorme fabbro venire verso di me brandendo la mazza, con occhi folli e ricoperto di sangue come la trasfigurazione di un Thor che avesse appena fatto un’orgia con mille valchirie mestruate.
– Ti pianto la mazza nel culo e ti spoltiglio sull’incudine, prole del demonio! –
Questo non era previsto – penso preoccupato, piantando più saldamente i piedi sul barile di melassa che però ora mi pare meno stabile di prima. – Ho le mani serrate sui fianchi e di certo mi ci vuole tempo per venirne fuori! Idem per questo cappio insaponato male che già mi sta mezzo soffocando! Cazzo! CAZZO!!
L’energumeno solleva la mazza e vibra un affondo tanto forte da meritarsi il peluche più grosso di tutto il luna park ma un attimo prima dell’impatto irrigidisco il collo, salto via dalla botte con un balzo indietro e mi tolgo dalla traiettoria, lasciando il barile a sbriciolarsi sotto la furia metallica del maglio.
CRAAACK!!!
Con gli occhi fuori dalla testa e ben poca aria rimasta, mi do una spinta coi reni e ritorno a gambe tese verso di lui. Mastro Lindo ha ancora la testa chinata per seguire con lo sguardo la traiettoria del colpo fatale e l’ultima immagine che vedono i suoi occhi, prima che glieli spenga per sempre, sono due speroni lucidi e seghettati che invece di punzecchiare il placido fianco di un pony, affettano uova sode e procedono a scavare due solchi sulle tempie fino a scalpare via le orecchie che si aprono come due tende molli a mostrare il bianco dell’osso.
L’urlo che esce da quel volto martoriato è, se possibile, ancora più dilaniante di quello dell’Homunculus ma consapevole dei pochi istanti prima che la mancanza di ossigeno mi spappoli il cervello, aggancio il suo collo con entrambe le gambe come se volessi un lavoretto di bocca e con una dolorosa contorsione riesco a ruotargli attorno e salirgli a cavalluccio sulle spalle.
E qua comincia il più importante e difficile rodeo della mia vita.
Al fabbro sembra che abbiano appena infilato nel tubo di scarico una supposta al peperoncino cosparsa di granella di alluminio e vetro perché salta e scalcia come un giovane baio appena castrato ma io serro le gambe e cerco di resistere ai pugni che mena alla cieca verso la mia faccia. Fermo, coglione! – gli urlo nel timpano ma poi mi accorgo che l’orecchio flappeggia sulla mia coscia come un aquilone bagnato contro il fianco di un mattatoio e quindi mi sembra inutile cercare di farmi sentire.
Mando una veloce preghiera a Crom, l’unico dio che mi abbia mai ascoltato, e con un colpo secco pianto entrambi gli speroni nella trippa del tizio, agganciando con uno schiocco liquido entrambe le costole fluttuanti dell’omaccione, pronto così a farsi condurre come un grasso ronzino recalcitrante.
– E ora andiamo dove dico io, sperando che la corda sia abbastanza lunga per arrivare al tr…
SBAM!
Sì, era abbastanza lunga e le stelle da sceriffo che vedo davanti agli occhi e il mio braccio sinistro penzolante mi dicono che ho portato il bestione dove volevo, a fare quello che volevo… cioè a scatafasciarmi la spalla sinistra contro il tronco dell’albero.
Mentre Mastro Lindo rantola dissanguato per la lacerazione dell’aorta addominale e le sue ginocchia si piegano sempre di più, portandomi via il respiro, il braccio lussato mi permette di avere più spazio di manovra per tirare fuori quello sano dal triplo giro di corda e riuscire a… ecco! Libero! Un attimo prima sono lì ad allentare il nodo scorsoio e a sfilarmelo dal collo e un attimo dopo il metallurgico leviatano rende l’anima al demiurgo, crollando finalmente a terra. E io con lui, giusto in tempo, respirando come un mantice sfiatato.
La faccia schiantata nella polvere, la cera mista a sudore che mi cola sulle guance, dolore lancinante alla spalla e alla gola, al punto che lascio la saliva colare insieme al sangue dagli angoli della bocca piuttosto che deglutire… alzo lentamente la testa e vedo che l’homunculus sta finendo di saziarsi col sangue del sindaco Beauchamp, impalato sulla stanga di un carro ma con un’espressione di gioioso furore estatico congelata in faccia, nonostante il bowie arrugginito conficcato in mezzo ai testicoli.
E poi l’orribile creatura si blocca, sembra afflosciarsi e lentamente riprende aspetto e dimensioni della radice che l’aveva generata, scomparendo di nuovo nel terreno.
Non mi piace la carneficina che si stende davanti ai miei occhi e davvero l’avrei evitata, se solo mi avessero lasciato in pace. Ma sento che la storia non è ancora finita.
Mi volto di scatto, carico a testa bassa e
SBAM!
– AAAAHHHHH! MALEDIZIONE ETERNA! QUESTA VOLTA HA FATTO PIÙ MALE DEL SOLITO!
L’albero spoglio trema ancora per il colpo che ci ho dato contro per rimettermi la spalla a posto e con le lacrime agli occhi mi riprometto di cominciare ad avere più cura del mio corpo… magari non oggi ma da domani quasi sicuramente.
Monto in sella al mio fedele e amichevole Re Nero, che nitrisce un gioioso vaffanculo di ben ritrovato e senza avere la minima possibilità di strimpellare il mio banjo in maniera funzionale, mi avvio per la strada polverosa, cantando senza accompagnamento la vecchia canzone con cui ogni cow boy vorrebbe essere salutato prima dell’ultima cavalcata
Yippee-ki-yi-yay When the roundup ends, Yippee-ki-yi-yay And the camp fire dims, Yippee-ki-yi-yay He shouts and he sings, When a cowboy trades His spurs for wings.
Yippee-ki-yi-yay When the roundup ends, Yippee-ki-y…
CLICK-CLACK!
Già… – dico a voce alta, fermando il cavallo – Il rumore di leva scarrellata alle mie spalle mi dice che ancora una volta sono dalla parte sbagliata di un Winchester ‘Yellow Boy’ Modello 1866… – mi volto mooolto lentamente – Vero, Bechdelia?
La sceriffa mi tiene sotto il tiro del suo fucile, mentre il suo sguardo furioso da Tisifone è reso solo un filo meno che agghiacciante da una vistosa benda sulla fronte, che nasconde a fatica un bernoccolo di dimensioni aristoteliche.
Sai – continuo, tenendo d’occhio la canna del fucile ben salda in direzione delle mie palle – dovresti ringraziarmi per averti messo fuori uso per tutto il tempo dell’impiccagione. Il catering era davvero penoso e il pianista è andato in overdose da laudano dopo aver suonato la seconda canzone.
Bechdelia abbassa il fucile con quello che sembra… un sorriso? e lancia nella mia direzione una cosa che nella fretta di svicolare via dovevo aver lasciato indietro.
– Ammiro il coraggio con cui giri con quella dannata borsa blu e sarebbe stato davvero un peccato lasciarla agli sceriffi federali che da domani saranno impegnati a stampare e ad appendere il tuo bel musino barbuto in ogni buco di culo di villaggio sperduto. E poi qualcuno dovrà pur starti attaccato alle chiappe per dirti se davvero li vali tutti i soldi della taglia.
– Ma… e la tua città? I tuoi compaesani? Non senti di venire meno al debito che hai nei loro confronti? Cioè, verso i pochi rimasti?
– Verso chi, quei maschilisti porci sciovinisti al soldo del patriarcato? Che i dingo banchettino pure coi loro putridi resti! Io sono una donna libera e la libertà è mia e me la gestisco io!
Senza aggiungere altro, affianca il suo cavallo al mio e mi fa cenno di andare avanti – Prima le signorine.  
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pangeanews · 6 years
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Michel Houellebecq: genio assoluto o petulante bluff che fa le coccole a Winnie the Pooh? Matteo Fais e Davide Brullo litigano in attesa di “Serotonina”
È così difficile trovare un autore che ci rappresenti! In fondo, la solitudine ontologica dell’uomo si ripropone ogni volta anche tra gli scaffali delle librerie. Cerchiamo di completarci con cose e persone, fallendo nella maggior parte dei casi. Eppure, viviamo con questo intimo e inestinguibile bisogno di vederci riconosciuti. Se qualcuno ha pensato ed espresso quello che tra compiacimento e tortura non ci ha mai dato pace, un poco ci sentiamo sollevati – inutile negarlo. È un senso di vicinanza che scioglie il freddo in cuore, nel segno del mal comune mezzo gaudio.
Credo che il motivo per cui leggo e rileggo Houellebecq – e aspetto il suo romanzo in trepidante attesa – stia nel fatto che, dall’autore francese, io mi sento rappresentato. Non è mai stato così con nessun altro. Ho amato molti libri, passando e ripassando con bramosia inquieta tra le loro righe. Eppure, qualcosa mi è sempre mancato. Nessuno ha mai detto fino in fondo la verità di ciò che sento. Sartre mi è piaciuto. Il Camus di Lo Straniero mi ha fatto quasi paura perché vi ho scorto molto di me. Persino Giuseppe Culicchia, almeno in Tutti giù per terra, ha anticipato in buona misura molte delle tragedie che avrebbero segnato il mio ingresso nella traumatica età della ragione. Ma avvertivo un residuo di inespresso, qualcosa che era ancora lì e andava messo nero su bianco. Tant’è che allora decisi di dirlo io, senza attendere ulteriormente che fosse qualcun’altro a farlo in mia vece. Poi, a un certo punto, per puro caso un amico, durante una serata in comitiva, in cui eravamo i soli a pensarla in un certo modo, mi fece il nome del francese: “C’è uno scrittore che sostiene esattamente quello che stiamo dicendo noi”. Non potei resistere alla tentazione.
Seppi fin da subito che Houellebecq era quello giusto, come i pochi fortunati a cui capita di incontrare la donna della loro vita. Mi immersi in Le particelle elementari rimanendo folgorato. C’era tutto quello che avevo sempre pensato, solo espresso più chiaramente e sistematizzato. Mi colpì in particolare quella strana forma ibrida, e così ben equilibrata, tra il saggio e la narrazione. Non sono mai stato del resto un amante dei romanzi basati sull’intreccio, tra inutili complicazioni della trama e psicologismi talmente spinti da lasciarmi del tutto indifferente. “Il mio scopo non è di incantarvi con sottili notazioni psicologiche. Non ho l’ambizione di strapparvi applausi per la mia finezza e il mio spirito. Questo genere di cose lo lascio agli scrittori che usano il proprio talento per descrivere i differenti stati d’animo, i tratti del carattere, ecc. […] Tutta questa mole di dettagli realistici, questo dar vita a personaggi plausibilmente differenziati, m’è sempre sembrato, scusate l’ardire, una grande stronzata”, così sta scritto in Estensione del dominio della lotta. Sinceramente, non potrei essere più d’accordo. Odio i romanzi dove ci si perde nelle idiosincrasie dei personaggi, o nelle descrizioni iperrealistiche come avviene nei russi dell’Ottocento. Mi piace una narrativa di contenuti, come la si suol chiamare. Dei gusti personali dei singoli protagonisti me ne sbatto, mentre amo quando a essere descritto è un certo periodo storico di cui ogni figura letteraria è una rappresentazione plastica – del resto, ha ragione Houellebecq quando dice che oramai siamo tutti molto simili, in questo tempo omologante, e ci differenziamo solo per stupidaggini, come il fatto che io non sopporto gli slip e tu invece hai un serio problema con i boxer.
Daniel Pennac, in una recente intervista, ha sentenziato che “i lettori di Houellebecq sono consumatori che odiano consumare”. Non è del tutto falso. Per una volta, ho sfiorato la straniante sensazione di trovarmi in accordo con lui. In effetti mi sento consumato, acquistato e non acquistante. Mi capita addirittura di contemplare uno scaffale del supermercato, come al protagonista di Estensione, solo per scoprire dopo qualche minuto che non mi serve realmente niente degli articoli esposti alla “cupidigia del pubblico”. Ma non è tutto così semplice…
Potrei amare anche Bukowski, per la smodata presenza della sessualità nei suoi libri, proprio come in quelli dell’autore di Piattaforma. Però, no, qualcosa di Bukowski mi lascia insoddisfatto. Adoro la sua prosa, così secca e fluida da scorrere veloce come la birra di mezza mattina. Trovo però che l’americano sia oltremodo naïf. Sono interessanti le sue folli esperienze, da cui lui trae non poche intuizioni pungenti. Ma in Bukowski manca del tutto la sovrastruttura culturale. La sua è una saggezza da barfly (“mosca da bar”), quando la sbronza è tale che o cadi in coma etilico o sei improvvisamente vittima di una qualche illuminazione sulla vita. Houellebecq è più simile a me: un osservatore distaccato e analizzante, affetto da una punta costante di amarezza, capace di farti ridere proprio nel momento in cui più ti fa male. È uomo di cultura, ma che giustamente non si prende troppo sul serio. Per lui il sesso non è colore e contorno della narrazione, ma chiave interpretativa, nella sua declinazione, di un’epoca – proprio come l’economia.
Ammiro inoltre la sua capacità nel mantenere uno stile sempre valido alternando nella sua produzione romanzi postmoderni, come Estensione e Le particelle elementari, fino ad arrivare a quello che potremmo definire il neonaturalismo di Sottomissione.
Dite quello che vi pare, ma lui ha in ogni momento il polso della situazione, di quello che gli sta accadendo intorno. Da quando, disoccupato, scrisse in preda alla disperazione il suo primo romanzo, fino a diventare un miliardario chiuso in un grattacielo del quartiere cinese di Parigi, nulla è cambiato: Houellebecq vede sempre il mondo con spietata ed empatica lucidità.
Ho sentito che il suo nuovo libro, terminato mesi addietro, preconizza la rivolta dei gilet gialli. Ciò non mi sorprende, casomai rinnova la mia convinzione. Ho letto l’incipit: “Odiavo Parigi, quella città ammorbata da borghesi ecoresponsabili mi ripugnava, può darsi che fossi un borghese anch’io ma non ero ecoresponsabile, andavo in giro con un 4×4 diesel – forse non avevo combinato granché di buono nella vita ma almeno avrei contribuito a distruggere il pianeta – e sabotavo sistematicamente il programma di raccolta differenziata varato dall’amministratore del palazzo buttando l’umido nel recipiente per il vetro e le bottiglie vuote nel cassonetto riservato alla carta e agli imballaggi”. Inutile precisare che sono già “in solluchero”, come quel sentimentale del giovane Holden travolto sulla strada da un male di vivere inimmaginabile prima dell’affermazione letteraria di Houellebecq.
Matteo Fais
***
Non basta, non basta, non mi basta nulla. Non mi basta neanche il nulla, figuriamoci l’uomo, l’umano, il suo disagio, la sua disfatta, l’ansia cristica della dissipazione, il lasciarsi andare, il lasciarsi morire, la lascivia nichilista, la foga dell’annientamento. Questo è l’uomo da quando è uomo, nell’incarnazione di Abramo – disposto a sacrificare ciò che ha di reale, il figlio, per un filo di voce illusionista che ritiene Dio – nella follia di Edipo – che vince il mostro scoprendosi mostruoso – nella malia di Amleto – che sa che essere è non essere – e giù, deragliando e derapando nel dirupo umano, tra i russi che hanno a cuore non certo i dettagli narrativi – quelli piacciono sotto il cupolone di Albione – ma il deperimento dell’anima e il suo sfasciato ululato, e le ignominie di Beckett e le sconcezze di Genet e i bramiti di Camus… poi arriva lui, Michel Houellebecq, che con un talento miseramente ‘giornalistico’ ripete peggio degli altri le stesse cose, cambia la ‘quinta’, orienta la scrittura per i sottodotati attuali, per i dormienti, e giù applausi. Sinceramente, con tutta la mia pulviscolare ironia, Serotonina lo stronco prima ancora di leggerlo, MH scrive da vent’anni sempre le stesse cose.
La posa. Leggete la posa, please, prima ancora dei libri. Houellebecq sta in posa – fotografica – fotogenica. Fa la faccia del vituperio, un abietto virile, con la sigaretta digerita in bocca, fa il lurido, fa schifo, anche se è pieno di soldi e di applausi. Si mette in posa. Fa la parte. Lo scrittore, però, rifiuta i ruoli, vive per evadere le forme, per verificarne l’idiozia. Gli scrittori violenti hanno un viso limpido, che lampeggia crudeltà. Nelle raffigurazioni secentesca, il re Davide è un bambino, è l’icona dell’innocenza, ma brandisce la spada, è lordo di sangue, rotea il cranio di Golia.
Il petulante. Il talento di Houellebecq – se tale è – è ‘giornalistico’, dicevo. Intuisce un problema ‘sociale’, edifica una palafitta narrativa, ci s’infossa, il trucco riesce sempre. Houellebecq ha bisogno della polemica e della politica, non può fare a meno del fango, del pubblico, non si disincastra dal giudizio. Per questo le sue opere più che degradanti e degradate sono degradabili, svaniscono una volta lette, come un buon reportage giornalistico. Insomma, Houellebecq non è diverso da Trump, di cui apprezza il biondochiomato carisma.
L’egida dell’ovvio. Houellebecq funziona perché scrive ciò che vogliamo leggere, si finge antipatico – ma io lo immagino mentre fa le fusa abbracciato a Winnie the Pooh – ha il vezzo dello str**zo, annaspa nell’ovvio – che, ovviamente, vende – come il suo amico Emmanuel Carrère, due facce della stessa medaglia cariata. Poi, certo, in Italia ci vorrebbe un Houellebecq, ma l’Italia, letterariamente, è terra di tanti mozzi, di una manciata di corsari, mentre qualche squalo scodinzola in mare aperto.
Umano troppo umano. Houellebecq sosta nel sottobosco dell’umano, nel retroterra, con il retrogusto del già letto e già digerito: è un clamoroso bluff. La letteratura, piuttosto, si muove verso l’al di là, oltre l’uomo, in direzione del disumano – per questo, su questo, Massimiliano Parente vince Houellebecq, non c’è partita, lo scontro è impari – oppure nell’alveo dell’oltreumano. Il caro vecchio Cormac McCarthy riduce Houellebecq a un barboncino dei buoni sentimenti, Witold Gombrowicz ne dissezionerebbe la barbarie formale, perfino Rudolph Wurlitzer, con il visionario, lisergico, sonnambulo Zebulon ha scritto un libro che vale Le particelle elementari ed Estensione del dominio della lotta – i ‘best’ di MH – messi insieme.
Lo stile. E poi, basta, basta questo. MH scrive male – è sufficiente a evitarlo. Uno scrittore che non dona decenza formale alla propria creazione è un petulante provocatore. Meglio Moravia, allora. Meglio Pavese. Meglio Tempo di uccidere di Flaiano. Meglio i racconti di Verga. Lo ripeto per l’ennesima: prima di MH, lo scrittore facile per un tempo fatalmente semplice, il romanziere per i trinariciuti dell’abisso nella tazzina di caffè, leggete Montherlant, leggete Jouhandeau. Già. Troppo. Ma io voglio il troppo, anelo all’irredento, mi fa voglia lo scandalo del linguaggio non chi pensa di fare oscenità perché piscia, in faccia a tutti, la propria incurante incuria.
Davide Brullo
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flotillasreview · 7 years
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Recensione: Love me if you dare
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Attenzione: la recensione contiene numerosi e consistenti spoiler, doramista avvisato mezzo salvato. Si tratta esclusivamente della mia opinione personale sull'opera in sé e nient'altro, se siete fan della serie o degli attori e non la condividete non ritenetela un’offesa ma cercate di coglierne l’ironia e la leggerezza.
Da grande ammiratrice di Wallace, avevo messo questo drama nella lista delle mie visioni doramiche da un pezzo. Finora lo avevo visto recitare solo in ruoli storici, in cui mi aveva colpito più per la bellezza fisica che per le capacità recitative. Intendiamoci, non era un cane, anzi, mi piacque molto in quelle parti. Ma forse i ruoli recitati non gli offrivano la possibilità di esplorare le sue capacità interpretative. Sono molto contenta di aver scelto di vedere questo drama, non mi ha affatto delusa. È un ottimo investigativo thriller, le indagini, i casi, i criminali, gli sviluppi di trama seguono tutti un filo logico, a volte visibile, a volte meno, ma non per dimenticanze del regista, o dello sceneggiatore ma per una scelta ponderata che svelerà i suoi motivi con l'andare della storia. Non solo, verranno dati allo spettatore diversi indizi, durante la narrazione dei casi, che gli permetteranno di fare diverse ipotesi e congetture sullo sviluppo della trama e che avranno conferma a tempo debito. Il ritmo di narrazione infatti non cede mai, se non in un singolo momento per via della romance che segna comunque un cambiamento di rotta.
Simon Bo/Bo Jin Yan
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 All'inizio avevo dei dubbi, devo esser sincera, temevo che sarebbe stato il solito personaggio dipinto come un genio, che se la tira ma che per amore della tipa di turno diventa il re degli idioti, o si ritrova a fare scelte insensate solo per essere sempre al di sopra del nemico. Invece il personaggio di Simon racchiude molto di più, è viene man mano snocciolato nel corso del drama. Poliedrico è il termine che mi viene in mente. Se all'inizio ha una figura un po' inquietante, cupa, tenebrosa, che di sicuro nasconde molti segreti, lo si vedrà evolversi e mostrarci tutte le sue facce. Sarà attivamente protagonista  anche delle scene più divertenti del drama perché, sì, ce ne sono, e aggiunte in maniera così delicata che non daranno alcun disturbo al mood. Se infatti da una parte Simon è intelligente, astuto, stratega e freddo analizzatore della realtà, dall'altra è molto puerile, privo di tatto e di esperienza, un principiante dei sentimenti. E se questo poteva renderlo banale, dato che è uno stereotipo fisso dei drama, lo renderà invece molto divertente e interessante. Mi è piaciuta molto poi la dualità con Allen. Credo che in parte Simon abbia mentito dicendo di esserselo inventato. Allen è la sua parte oscura, quella che riesce a comprendere ed analizzare l'anima diabolica e velenosa dei criminali che solo lui può catturare. Non ha ucciso quelle donne, non è un assassino ma in fondo ricostruendo e analizzando quei crimini è come se vi avesse assistito. Allen fa parte di lui, sempre. Credo che il finale ce lo confermi. Simon risulta vincente, inoltre, come personaggio perché finalmente vediamo un uomo che non perde la lucidità delle proprie azioni ed idee quando la propria donna viene rapita e picchiata o perde il senno. Non usa la forza, non dà di matto compiendo solo errori che peggioreranno le cose. Usa la testa. Non c'è nulla di più affascinante dell'intelligenza. Wallace è riuscito a dipingere un personaggio così complesso, di così tante sfaccettature che mi ha lasciata basita. Non me lo aspettavo e spero continui con ruoli simili. Dopo averlo doverosamente lodato per le sue doti, non posso non dire quanto lo abbia trovato affascinante e sensuale. A bellezza ha oscurato tutti gli altri protagonisti che non sono mica dei bruttoni! Ma proprio non c'era storia. Complimenti ad hairstyler e stilista. Raramente nei drama beccano gli outfit, gli fanno indossare delle robacce che nemmeno certi pagliacci. Wallace è stato impeccabile in tutto.
Jin Yao/Jenny
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È la prima volta che vedo Sandra all'opera. L'ho trovata molto brava, ha un bel viso, un bel sorriso, poco credibile in alcune scene di pianto forse perché troppo forzate, non so. Ma di sicuro, una cosa che devo additarle è la voce. Ha recitato 24 puntate bisbigliando e sussurrando. Questa "modalità sussurro" l'ho notata anche in The Disguiser. Non so se sia una scelta del regista, o di chi per lui, ma a parer mio, toglie effetto ad altre scene in cui magari il bisbiglio sarebbe stato opportuno. Riguardo al personaggio, mi è piaciuto molto all'inizio, una ragazza intelligente, sveglia, capace, che sa quel vuole, e a volte finge di non saperlo, ma comunque molto naturale e di carattere. Una bella protagonista, insomma. Peccato però che nella seconda metà perda il carattere per strada e piagnucoli per ogni cosa, costringendo il povero Simon a raccogliere i vari pezzi in cui si sfracella. Per fortuna, oltre al piagnucolio continuo non combina stupidaggini e se ne sta buona dove le viene ordinato evitando ulteriori casini.
Fu Zi
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Fu Zi L'amico, fratello, anche un po' maggiordomo, L'Alfred della situazione. Ha un ruolo fondamentale, conosce Simon, il suo passato, le sue capacità, cosa prova e cosa teme. In molte situazioni si rivelerà "risolutivo".
XuRan
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Ovvero un second lead disoccupato. Non si comporta nemmeno da second lead, è talmente consapevole del fatto che Jenny non provi nulla per lui che si tira fuori dai giochi da solo e anzi aiuta la coppietta di incapaci a quagliare. Anche il suo personaggio nella prima parte mi è piaciuto tanto, un poliziotto con un carattere forte, intelligente e onesto, vorrebbe essere come Simon, ma in fondo anche lui sa fare bene il suo lavoro, solo che usa metodi diversi dal professore. Peccato, che nella seconda parte gliene accadano di ogni e passi poi in secondo piano, avrei preferito una sua partecipazione più attiva, un po' come Fu Zi.
Antagonista
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Il cattivone artefice di tutto che ha avuto ben tre ruoli: Tommy, Xie Han, e “il fidanzato della sorella di Simon”. Mi pare evidente che Tommy avesse tanti problemi, non solo mangiava carne umana ma non capiva nemmeno cosa gli stesse accadendo attorno. Usato da tutti è morto come un idiota. Nel caso di Xie Han, i problemi erano già evidenti nel modo di vestire. Psicopatico e megalomane fino in fondo, si credeva un dio ed ha scoperto di essere un pupazzo di terracotta. Bravo comunque l'attore che lo ha reso abbastanza psicolabile e fastidioso. Nonostante fosse solo una marionetta è un personaggio molto più complesso di chi lo controlla. La sua ossessione per Simon, il suo passato, il modo in cui opera, dà struttura al suo ruolo. Il fidanzato della sorella di cui non ricordo il nome, che è a capo di tutto risulta alquanto spoglio. Perché ha fatto tutto questo? Perché Simon lo guardava dall'alto in basso?! C'aveva ragione! È così idiota che lo aveva già scoperto dall'inizio ed è così stupido che ha fatto tutti questi casini perché ha i complessi di inferiorità. Che ha problemi mi pare ovvio ma la cosa non viene analizzata più di tanto.
E poi per ultimo ma assolutamente non meno importante il mio personaggio preferito. Andy! Se esiste un'auto così la voglio! Andy è un amore, la miglior auto di sempre! <3
Oh sì, Cheng Mo, povera! Nessuno la considera più dopo un po'. Su, ragazzi compriamo un terrario a quella povera tartaruga!
Mi è piaciuto l'uso poco convenzionale delle telecamere posizionate sugli oggetti, un po' strano all'inizio ma dopo un po' ti abitui e non lo noti. Per la prima vedo un cast misto in un drama, con attori occidentali che parlano la loro lingua madre. E non ho trovato per nulla strano vederli parlare due lingue diverse contemporanemente. Parliamo di agenti federali e laureati con duemila master, livello agenti 007 insomma, cinese e inglese sono poi le lingue più diffuse e studiate in questi ultimi anni, logicamente parlando, non trovo strafalcioni. La più brava è stata l'attrice che ha interpretato Susan.
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La romance è stata introdotta e sviluppata in molto carino, non è smielata nè pesante o onnipresente. Non toglie alla trama bensì aggiunge una parte più leggera e divertente che smorza un po' il resto. La carinissima scena della prima notte insieme mi ha divertito molto, sia per l'impacciataggine di lui, che è comunque anni luce rispetto ad altri, sia perché finalmente è stata descritta in maniera realistica. Nessuna coppia di trentenni che si sfiorano le mani ed entrano in iperventilazione con consecutive pippe mentali. Io ringrazio vivamente. Stessa cosa per i baci, senza troppe moine e giri mentali che nemmeno i cavalieri dello zodiaco. - Vuoi baciarmi? - Tanto. Così si parla, Simon! Grazie.
Avrei solo reso meno lunga la scena in cui lei rapita dal fanboy di Simon gli dice addio. Troppo piagnucolosa da sembrare forzata. Ci sono sciocchezze che chi lo ha realizzato ha lasciato correre ma niente che incida sulla bellezza del drama. In una scena Jenny viene colpita al collo, sviene e viene presa in spalla da un omone nero. Ma una persona svenuta può tenere le gambe piegate in aria? xD MAH In una scena Allen spara a Jenny, poco prima la bacia. Nella prima parte del drama Jenny aveva confutato la teoria di Simon per cui un bacio può essere camuffato, spiegandogli che lui ha una certa abitudine quando la bacia che ripete incosciamente. Ergo Jenny sapeva che Allen era in realtà Simon. Perché piagnucola?
Il Finale
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Il finale lascia intendere che potrebbe esserci una seconda stagione come no. Ma i sequel sono pericolosissimi, quindi meglio tenersene uno ed evitare che venga deturpato.
Voto: 8,5/10 Consigliatissimo se piace il genere. Le puntate scorrono via veloci. Per le donzelle una sola ulteriore motivazione: Wallace in forma raggiante.
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jekad · 5 years
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┊        𝖠𝗎𝗀𝗎𝗌𝗍 𝟢𝟫, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖯𝖺𝗋𝖺𝖽𝗂𝗌𝖾, 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄.                 𝖤𝗑𝗍𝗋𝖺𝖼𝗍 
 
▪️Non sei particolarmente felice del fatto che sia quella Eden a doverti guidare verso il tuo acquisto illecito, ma non puoi sollevare pretese e lo sai. Quello è il territorio di Vasilisa, casa sua, e sei perfettamente cosciente di come funzioni quel mondo. Se ti trovassi nel Bronx, nel territorio di Hector e Kent, potresti fare il figo, con richieste da viziato, per via delle tue conoscenze.  Un sospiro lento e lungo riempie e sgonfia la tua cassa toracica. Torni a guardare la mora e le rivolgi un sorriso forzato, stringendo i denti. Non vedi l'ora che quella scenetta finisca, non vedi l'ora di essere a casa, con la tua nuova droga, pronta a diventare la tua preferita, e nient'altro, e nessun altro.  Ma non lo sai che la giapponese, per chissà che divertimento, abbia in mente altro. Non sai che dovrai trattenerti più del dovuto, non sai che cosa, o meglio, chi ti aspetta dall'altra parte del backstage, ignara quanto te, che stai seguendo la ballerina, dopo aver salutato il suo capo con solo un distratto gesto della mano.  Lungo il percorso hai lasciato il bicchiere su un divanetto ed Eden non ha pronunciato verbo, ti ha fatto fermare abbastanza vicina all'uscita verso la passerella ed è sparita dietro ad una lunga tenda, per poi tornare pochi minuti dopo.  Non sai che, oltre ad essersi procurata la droga, ha anche chiamato Mya, dicendole di raggiungerla con chissà quale scusa.  La mora ti sorride furbescamente, posizionandosi così vicino a te da poterne sentire il respiro, ed allunga indice e medio destri verso il tuo fianco, tra le due dita vi è la bustina da te richiesta e tu con scioltezza prendi i soldi dalla tasca e li scambi con la Dama Bianca.  In quel momento, un rumore di tacchi, che neanche lo sguardo magnetico di Eden, fisso nei tuoi occhi, riesce a non farti notare, al che scosti il tuo sull'origine di quel suono, nascondendo istintivamente nel pugno ciò che hai appena acquistato.  Ed ora la vedi, in quell'outfit che ti era già stato descritto, ma che mai avevi visto indosso a lei, ed entri nel panico. Ti ha visto? Vi ha visti?  Getti un'occhiata di supplica alla spogliarellista, intuendo che fosse colpa sua la presenza di Mya lì, in quell'estate istante e lei perde il proprio sorriso.  Chissà, le avrai fatto pena. In ogni caso, ha funzionato, un altro sorriso si forma sulle labbra della ballerina, fasullo, prima che si dilegui con un saluto dato da uno sfarfallio delle dita.  Adesso sei solo con Mya ed è l'ultima cosa che avresti voluto questa sera. 
▫️Eden non ti ha spiegato molto, è stata alquanto misteriosa con le informazioni e la cosa ti ha alquanto agitata.  Hai ballato poco fa, ti sei esibita nel tuo solito angolino e il timore che qualcuno abbia richiesto un esibizione privata ti spaventa un po' quanto in fondo ti lusinga; ma Vasilisa e chiunque qui dentro ti ha sempre assicurato che niente succede se tu non voglia.  Magari è un bel ragazzo.  O forse un brutto pancione ubriaco.  O un vecchio.  No dai, basta Mya, vai da Eden e poi penserai al dopo.  Ti ha detto di raggiungerla nel backstage ma senza dirti chiaramente dove, sei già pronta a ricercarla con lo sguardo ma qualcos'altro ti toglie un battito e il respiro in un solo colpo.  Un ciuffo biondo riconoscibile anche in lontananza, occhi azzurri che incroci per un istante prima di sentirti precipitare altrove, sentendo chiaramente le gambe che tremano; anche se in realtà sono ferme.  Ethan è al Paradise. Con Joy.  Una seconda occhiata, ancora immobile al tuo posto, ti fa notare che non sia lei ma sempre Eden.  E perché Eden è così vicina a lui? È venuto a vederla ballare? Solo per lui?  Eppure se ne va lasciandoti ancora più confusa, non capendo cosa devi fare adesso.  Lo sguardo ricade sul pugno chiuso del ragazzo che sfugge all'istante dalla visuale, portandoti così il sospetto. Passare del tempo nel locale ti ha fatto capire come le cose funzionano, la sicurezza che è presente ti ha comunque messa a tuo agio, solo che non ti aspettavi che proprio Eden sia in quel ramo d'affari. Ti saresti aspettata più Dallas, Joshua, o il tizio strano che gironzola spesso nel backstage, ma mai una ragazza. Non sai perché, forse il fatto di come le donne siano elogiate e protette qui dentro... però non puoi esserne sicura, forse sono amici e lui aveva bisogno di un favore. Già, un favore.  Non è più affar tuo, no? Non vi sentite ormai da un bel po', e anche se tu hai offerto stupidamente la tua amicizia lui sembra aver ignorato il tutto; forse consapevole quanto te di quanto ben poco sei stata sincera. Ma devi essergli amica, no? Ti eri ormai offerta. Quindi non lasci che il silenzio e l'immobilità ti possiede, allo sparire dell'altra ballerina scendi il piccolo gradino che sembra dividere il backstage, rivolgendo a lui un sorriso cordiale, senza sapere esattamente perché vi trovate qui, guardandoti un attimo attorno e non trovare assolutamente nessuno.  Avrai fatto pochi passi verso di lui ma senti le gambe che vogliono ancora contrastarti, sentendole tremare nuovamente dall'interno.  Dimentichi del tutto come sei vestita, completamente persa nel momento, dal suo aspetto, dalla sua presenza del tutto inaspettata.  Eppure non vuoi che l'occasione sfumi via senza che tu faccia niente, magari è il destino che ti concede qualcosa?  L'opportunità di intraprendere quella strada di amicizia? Ma chi vuoi prendere in giro. Nessun amico penserebbe ciò che stai pensando tu. Che stai provando. 
- Ehi...da quando vieni al Paradise? - 
Provi a dire qualcosa, stupendoti del tuo stesso tono tranquillo, quasi sereno se non fosse per il tornado nello stomaco.  Il sorriso sincero e lievemente imbarazzato, a disagio, ti porta a poggiarti le mani sui fianchi e poi unirle dietro di te, come a volerti stiracchiare, sfiorando con i polsi la coda da coniglio ben posta sul sedere che ti ricorda all'istante come ti sei presentata. No, non devi soffermartici.  Ti sei sentita bene qui dentro, Ti sei divertita e in qualche modo hai scoperto e tirato fuori un lato di te che hai sempre desiderato, perché la sua presenza deve cancellarne i progressi? Di cosa dei vergognarti? Tanto a lui cosa interessa? Ti senti sexy? Bene. Continuia ad esserlo.  Forse persino Vasilisa aveva ragione, deve vedere a cosa ha rinunciato...certo, come no.
 ▪️Il panico non sovrasta niente, se non per quell'istante prima che lei si avvicini, vero Ethan? Non è più l'ansia ciò che provi, ma qualcosa di cui hai molta più paura, e non lo provi perché è vestita da coniglietta, hai sempre trovato sopravvalutati gli outfit sexy, ma perché è lei.  Eh sì, avevi proprio ragione a non volerla ancora vedere. Sono passati mesi, eppure ti ritrovi al punto di partenza non appena la rivedi, senti un'irrefrenabile attrazione, senti la mancanza della sua pelle sotto il tuo tocco, le sue labbra sulle tue, te dentro di lei.  Ti manca, ma non ti manca l'amica, quella che lei ti aveva chiesto di essere, ti manca lei come la tua ragazza, il tuo rifugio, la tua esclusiva.  Ed, all'improvviso, ti rendi conto di quell'avvicinamento, che è così lento, troppo lento, tanto da sentire di doverlo favorire, con due passi a tua volta, neanche dai retta alle parole di lei, il cui viso prendi, senza esitazione, tra le mani, baciandone le labbra, come se fossero fatte per dissetarti.  La tua fantasia svanisce non appena ti rendi conto di star trattenendo il respiro da troppo e devi per forza inalare l'aria profumata del locale.  Schiudi la bocca, le iridi sono ancora fisse su Mya, ma tu sei rimasto al tuo posto, non hai fatto un passo e nella tua mano sinistra c'è ancora la bustina.  Riprenditi. Deglutisci e ti schiarisci la voce, un profondo respiro ti colma i polmoni, mente rimembri la domanda da lei a te appena posta, cercando di anticipare la risposta con un fasullo sorriso.
 " Be', da... un po'. Vengo ogni tanto, non sono un cliente abituale, ecco. " 
Menti, la tua mente è un vortice, la testa ti gira, il cuore scalpita e in quel pugno hai ancora la tua vera amante. La rischi, porti le mani alle tasche dei jeans e la lasci scivolare in quella sinistra, prima di fingere di nulla, infilando le dita in esse, come ad assumere una posizione più rilassata. 
" Tu, perché ti esibisci? Ci hai preso gusto dopo il video? " 
Forse è la paura o forse ciò che provi non è abbastanza forte, ma non ce la fai, non riesci davvero a prenderla e baciarla.
 ▫️Non sai esattamente cosa ti succede, ma sembra che una strana sicurezza ti si sprigiona dentro.  Solitamente alla sua domanda ti saresti vergognata, imbarazzata, avresti cercato in qualche modo di nasconderti dietro qualche scusa, e invece adesso ti senti sicura di dire chiaramente perché sei lì, e che ti piace nel profondo ciò che hai fatto. Soprattutto vuoi sottolineare che sai che lui mente.  Dopotutto sono sere che ti aggiri negli angoli più nascosti del locale e non lo hai mai notato. O forse eri troppo distratta dalle nuove scoperte? 
- Ho un debito con Vasilisa… un patto, e ora lavorerò per lei per una settimana. Mi stupisco di non averti mai adocchiato… si, ci ho preso gusto a sentirmi bene. E sexy. E sentirmi fisicamente apprezzata senza complimenti volgari. Ho anche preso lezione di pole dance! È stato fighissimo! Non ho neppure più paura di ballare.. - 
Come al solito parli, parli e parli senza saperti frenare, se mai volessi fare la misteriosa falliresti completamente.  Eppure ti senti soddisfatta e compiaciuta delle tue conquiste e di averle dette a qualcuno.  Più che altro di averle dette all'unica persona alla quale avresti voluto dirle; come tutti i tuoi successi. Ma sembra così strano farlo adesso, così, come se foste solo due vecchi amici che non si incontrano da tanto tempo.  Sai di aver parlato troppo, e tutto insieme, e ti doni una pausa, come se dovessi capire come rimediare e tornare sulla carreggiata giusta.  Non ti sfugge quel pugno chiuso che si rilassa nella tasca, sorridendo tra te e te per come voglia nascondersi, dopo aver confessato ancora tenta di non farsi scoprire. Ti convinci come non mai che quello è il solo ostacolo che ti fa arrendere su voi due. Non si tratta di nessun'altra donna, solo di quella sostanza, il peggiore tra i due mali. Al primo potresti passarci sopra, forse lo hai persino fatto perché ti butteresti nuovamente tra le sue braccia, ma al secondo no; quello è il male che cambia tutto e porta altri mali.  Ti arrendi semplicemente alla strada che ha scelto, sentendo una forte fitta al petto nella consapevolezza di non poter fare niente. Qualsiasi cosa che vorresti dire al riguardo lo faresti solo chiudere in se stesso, e quello più malandato. Ma nonostante questo ancora non capisci come mai vorresti fare ben altro che una buona faccia da perfetta amica.  Forse è l'ambiente, o forse sei solo tu più sicura di te, consapevole che non vuoi affatto lasciarlo andare. Sia da qui che dalla tua vita. Soprattutto cosa comporta lasciarlo andare adesso? Che sarebbe andato a rovinarsi, e magari tu puoi far tardare questa cosa di qualche minuto...o di qualche ora.  Dipende da quello che hai coraggio di fare. 
- Ho visto anche io il tuo video, ti avevo scritto ma forse eri troppo occupato..- 
E adesso cosa fai? Parli anche con la prima cosa che ti passa per la testa?  Hai dimenticato i filtri alla bocca?  Ma quale filtri, tu la vuoi su di lui la tua bocca.  Apri le braccia e unisci poi le mani di fronte alle tue gambe, volendo solo far qualcosa per la stupidata appena detta, stringendoti le labbra l'una contro l'altra nel tentativo di trovare un nuovo discorso.  Eppure non riesci a pensare a nient'altro che ai guai che puoi fare. 
- La vuoi vedere una cosa figa di questo posto? - 
E riesci anche a mentire? L'agitazione sta prendendo proprio il sopravvento.
 ▪️È come se ci fossero due fili, di cui uno ti trascinerebbe via dal locale, per poterti far godere il vero motivo per cui sei passato da lì, mentre l'altro ti attira verso Mya e queste due forze contrastanti ti costringono inesorabilmente sul posto, quasi impietrito. 
" Questa settimana non ero ancora passato. " 
Tagli corto e sorvoli sulla gaffe in cui ha parlato di un "debito" con Vasilisa, sperando che lei faccia altrettanto sulle tue bugie riguardo la tua presenza al Paradise.  Mentre parla, la fissi con uno sguardo interrogativo simile a quello di un bambino, perché tu hai motivo di essere agitato, ma lei?  È diversa. Sembra allegra e sicura di sé, ma allo stesso tempo nel panico, quanto te, e non sai se avere la presunzione di essere tu il motivo, oppure no.  Dopotutto, lei aveva detto di voler tornare come prima, a quando non stavate insieme, a quando eravate amici e confidenti, e ne sembrava così entusiasta che hai davvero creduto che per lei fosse tutto passato, mentre tu hai mostrato scetticismo e le hai chiesto poi di non vedervi, perché sapevi in cuor tuo che ti sarebbe andato in pappa il cervello, come sta succedendo ora, che riaffiora in te ogni tuo dubbio risalente al tuo tradimento.  Ed ecco che annulla tutto il resto, prendendo in mano la situazione, con quella domanda che da una parte ti dà sollievo e dall'altra ti incute timore. Deglutisci e di nuovo sorridi forzatamente.
 " Sì, forse ero troppo impegnato. Comunque sì, voglio vederla, è pieno di punti irraggiungibili, questo locale. " 
Ed il filo che ti trascina verso di lei ha avuto la meglio.  Avresti potuto salutarla e andartene, ma non è stato così.  Hai accettato di continuare a stare con lei, come se nulla fosse, e solo ora, dopo aver pronunciato quelle parole, te ne stai rendendo conto e, dentro di te, sei convinto che sia la scelta peggiore.
 ▫️"Sì, voglio vederla, è pieno di punti irraggiungibili, questo locale."  E adesso come te ne tiri fuori?  Non ti aspettavi che accettasse, o almeno una parte di te sperava che ti avrebbe liquidato giusto per poter raggiungere ciò che più davvero lo sta attirando, ed è nelle sue tasche.  Punti irraggiungibili? In quale punto lo porti adesso? Ma soprattutto, davvero t'interessa portarlo da qualche parte dove ci sia qualcosa da vedere?  Ti perdi, ragioni nella tua testa mentre immobile lo guardi, presa alla sprovvista, in silenzio per svariati minuti interminabili. Sai cosa vuoi, o ciò che speri, ma non avevi calcolato il luogo.  Non hai pensato a dove davvero portarlo.  Hai tirato i dadi? Adesso non puoi tirarti indietro, un po' come Jumanji; non ti resta altro che giocare e arrivare alla fine della partita. Devi farlo, magari così comprenderai se ne uscirai vincente o... ti calpesterà una mandria inferocita.  Ne è passato di tempo da quando vi siete visti l'ultima volta, da quando stavate insieme, e le vostre strade si sono divise facendoti fare un altro percorso, facendoti diventare un'altra persona.  Non un'altra, ma più te stessa, hai semplicemente tirato fuori un po' di più quella persona che sei dentro. Continua dunque a farlo.  Cos'hai in fondo da perdere? Lui lo hai già perso.  Per quanto non vuoi farlo uscire dalla tua vita lui ne è già fuori.  Abbandoni l'ultima ancora che ti tiene ferma e ti muovi, segui la corrente e gli sorridi, e non in un modo cordiale ma quasi… alla Dallas.  Gli sorridi esattamente come sorride quel ragazzo, gli sorridi perché sai che non ci sarà niente da vedere.  Gli sorridi perché sai che è un tranello e ce lo condurrai senza troppi problemi.  Forse stare nello stesso posto di Rowlings ti ha fatto male.  Però trovi il tutto maledettamente divertente ed eccitante.  Semplicemente perché di solito non l'avresti fatto.  Gli prendi il polso mentre gli passi accanto, costringendolo a seguirti, a sfilare la mano dalla tasca e a fartela scivolare nella tua, intrecciando le vostre dita senza alcun problema o timore; anche se quasi te le senti tremare nel gesto.  Ti era mancato, quel futile gesto ti era mancato ancora di più.  Non ci facevi caso quando s'intrecciavano sul cambio, durane la sua guida, però adesso quel ricordo si fa vivo, ne senti il peso perché hai perso quel qualcosa di così piccolo ma che riesce a sprigionarti dentro qualcosa d'immenso.  E quel ricordo ti incita a continuare a camminare, tranquillamente, davanti a lui, conducendolo completamente a caso tra i corridoi del Paradise, lontano dalla parte popolata e più verso quella più buia, quasi come fosse abbandonata, semplicemente perché quelle stanze magari fungono da magazzino o da qualcos'altro che non è attualmente utile al personale; non hai ancora avuto modo di curiosare in quella parte e neppure gliene dai importanza.  Accetti di prenderne le conseguenze se farai qualcosa di errato, qualsiasi punizione sarà ben accetta solo perché vuoi raggiungere quel momento verso il quale, dentro di te,  stai letteralmente correndo.  Ti dai un conteggio casuale nella testa, ti piace il tre e così scegli la porta che corrisponde, speri sia aperta e il click che lo conferma ti fa tirare un sospiro di sollievo e frenesia.  Varchi la soglia immediatamente, più per il timore di essere vista e fermata.  Non pensi al buio, né di trovare e accendere la luce, semplicemente ti volti quando Ethan entra dopo di te, aspetti solo l'ennesimo suono che la porta ricrea, quella chiusura che sembra avvenire anche nella tua testa.  Non dai peso se possa dir qualcosa o meno, prendi solo quel suo viso tra le mani e lo baci, dannatamente, come hai voluto fare più e più volte nei giorni precedenti.  Ti preoccupi soltanto di combaciare con la sua bocca, di occupare qualsiasi spazio ricrei distanza in quel bacio, con i vostri corpi, reclamando solo e soltanto il suo respiro dove ritrovi il tuo.
 ▪️Saresti pronto a scommettere di aver visto i suoi occhi diventare ancora più grandi, con un accenno di panico, dopo la tua esclamazione e, per un attimo, ti viene il dubbio che stesse mentendo, che quella da lei pronunciata fosse una scusa di chissà che tipo, per non sai cosa.  Mya che mente e riesce a farlo senza farsi beccare al primo colpo, fai fatica a crederci, nonostante lei stessa in passato ti abbia detto che sia stata una grande bugiarda tempo prima di conoscerti.  Ora è silenziosa, come a compensare le troppe parole pronunciate fino ad un attimo fa, e ti guarda con quell'espressione sempre più sicura di sé, che nasconde chissà quale segreto, colpo di genio che scoprirai in qualche strano modo.  La osservi confuso, le sopracciglia diafane increspate e la testa inconsapevolmente inclinata, non decifri per bene quel comportamento, ma sai solo che ha qualcosa in mente.  Da quanto non la tocchi? Da quanto non /ti/ tocca?  Settimane, parecchie settimane.  Se è per questo, non vi siete neanche più visti da soli da settimane. Il suo gesto ora è totalmente inaspettato, con tutto il distacco che c'è stato finora tra voi, e, per un attimo, è come se foste tornati a quando stavate insieme, la tua memoria tattile ti riporta a cinque mesi fa, quando la sua pelle tocca la tua, tramite le dita che si insinuano nelle pieghe della tua mano.  Respiri, come se non lo avessi fatto per tutto questo tempo di stacco tra voi, e ti lasci trascinare, seguendola distrattamente per i primi istanti, con curiosità in quelli successivi, dubbioso che lei stia girando a vuoto quando finite in una zona vuota e buia.  Stava davvero mentendo, prima, ora è come se ne avessi la certezza, ma importa? Anche se l'interrogativo sul motivo che l'ha portata a farlo ti rimbalza nella mente, in realtà, è solo un rumore di sottofondo.  Ora sei con lei, con ancora meno luce, in una stanza probabilmente angusta, e ti chiedi che cosa ci facciate lì, perché no, non immagini quello che sta per accadere, non credi che ciò che tu hai immaginato di fare, lei, invece, lo faccia per davvero.
 " Dove sia- " 
E le tue labbra vengono serrate dalle sue in un bacio che ti fa sobbalzare, impietrendoti per qualche istante in cui pensi, pensi troppo, al fatto che non vi faccia bene, che non le faccia bene, alla paura di cosa si possa trasformare un solo bacio in una stanza buia.  Troppo, appunto.  Allora ti lasci andare ed a quel bacio rispondi, quasi con veemenza, come a voler recuperare tutti i baci mancati in mesi di distanza, come se non avessi controllo, come un ragazzino incapace. Finché non ti regoli e riesci a trovare un equilibrio, rifugiato tra le sue labbra che conosci perfettamente, con i palmi che si abbandonano sul suo corpo, stretto in quel corsetto, mentre ti spingi contro di lei, costringendola ad indietreggiare, finché la sua schiena non trova una parete e, contro quel muro, continui a cercarla con ogni parte di te, che riempi ogni tuo respiro di lei.
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abatelunare · 7 years
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Tutti sanno che si chiama Lupin
Il famoso ladro Lupin III in teoria è un personaggio negativo. Però segue un ferreo codice d’onore che prevede almeno due regole fondamentali: derubare unicamente chi se lo merita e uccidere soltanto quando ciò sia inevitabile. L’autore giapponese Mokey Punch lo inventa nel 1967, ispirandosi ai romanzi dello scrittore francese Maurice Leblanc, creatore di Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo. Terzo, perché nipote di terza generazione del leggendario antenato. Ha due passioni: gioielli e belle donne. Al punto che le imprese in cui s’imbarca hanno come motivazione il desiderio di compiacere una donzella. Le armi di cui si serve sono la sua fedele Walther P38 e il suo ingegno. Nel giro di pochi secondi escogita il colpo di genio che gli permette di uscire dai guai. Le sue trovate sono semplici ed efficaci al tempo stesso. Un capo di vestiario o un oggetto insignificante nascondono sempre una sorpresa. Senza dimenticare la sua mitica abilità nei travestimenti. Lupin può assumere le fattezze, le movenze e la voce di chiunque. Gli viene contrapposto Koichi Zenigata, un improbabile ispettore dell’Interpol che lo insegue da anni. Il rapporto fra i due non è quello classico guardia-ladro. È vero che l’unico scopo del poliziotto è sbatterlo in prigione. Non potrebbe essere altrimenti: è il suo mestiere. Ma per lui questa caccia è molto più d’un semplice incarico professionale: è un’ossessione. Ed è pure un’arma a doppio taglio, perché dà un senso alla sua vita. Se riuscisse a catturarlo, perderebbe la propria ragion d’essere. Lupin e Zenigata sono in perfetta simbiosi: l’uno legittima l’altro. Oltretutto, non si odiano. Capita che in più di un’occasione si diano una mano a vicenda per uscire da situazioni particolarmente spinose. Keiko Ichiguchi, nel libro Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla, ci svela che anche Zenigata ha una “parentela” letteraria: è il nipote di settima generazione di Heiji Zenigata, investigatore del periodo Edo, ideato da Kodo Nomura, che ne racconta le avventure nel romanzo Zenigata Heiji Torimono ko. Oltre che una nemesi, bisognava dare a Lupin dei comprimari. Innanzitutto c’è Jigen Daisuke, che potremmo considerare il suo migliore amico. Per crearlo, l’autore ha preso spunto dal pistolero che James Coburn (di cui è sempre stato un fan) ha interpretato nei Magnifici sette (a sua volta rilettura del capolavoro di Kurosawa, I sette samurai). In origine era rivale di Lupin, mentre ora lo segue ovunque, e lo toglie spesso dai guai. A differenza del suo amico, le donne non gli interessano più di tanto. La sua specialità sono le armi da fuoco. In altre parole, è il “pistolero” della situazione. Durante un episodio scopriamo che, per quanto bizzarro possa sembrare, l’infallibilità della sua mira dipende dalla forma del cappello che indossa: punta sul bersaglio allineandolo con la tesa. E un killer cerca di ucciderlo proprio bruciandogli con l’acido tutti i cappelli che possiede. Dopo Jigen, conosciamo Fujiko Mine, creata perché il fumetto di Lupin III era pubblicato su una rivista per maggiorenni. L’origine del nome rispecchia le caratteristiche del personaggio. Fujiko deriva dall’aver visto su un calendario il monte Fuji, cui è stato aggiunto il suffisso –ko, tipico dell’onomastica femminile. Il significato del cognome, Mine, è «cima», e costituisce una scoperta allusione alla sua esuberante conformazione anatomica. In teoria, dovrebbe essere la fidanzata di Lupin. In pratica, mantiene una condotta ambigua: si fa sospirare e non gli si concede mai. In più, nell’ottanta per cento dei casi approfitta del suo ascendente su di lui per fregargli il bottino e lasciarlo a mani vuote. Come se non bastasse, fa spesso il doppiogioco, alleandosi con i suoi avversari e segnalandone la presenza alla polizia. È priva di scrupoli. Sa perfettamente come ottenere ciò che vuole. E non nasconde la propria sensualità: in più di un’occasione lascia intravedere porzioni più o meno generose di epidermide. A volte, però, abbassa la guardia e tratta il “fidanzato” con una tenerezza che nemmeno lui si aspetta. Nella seconda serie, il suo nome diventa Margot. Il motivo è semplice: gli episodi sono stati importati dalla Francia, mantenendone l’adattamento. Fra l’altro, gli eredi di Maurice Leblanc avrebbero avuto da ridire circa l’omonimia tra Arsenio e il suo presunto discendente. Ecco perché lui viene chiamato «Arsenico detto Lupin». Dopo un certo numero di episodi, la “banda” si arricchisce di una new entry: Goemon Ishikawa. All’inizio, il rapporto con Lupin è conflittuale, ma a poco a poco i due diventano amici. Si dice che questo personaggio serva ad introdurre una componente orientale in un contesto eccessivamente occidentalizzato. In effetti, Goemon è il vero samurai. Dimostra un’innata diffidenza nei confronti delle donne (anche se subisce in parte il fascino di Fujiko), che considera un elemento perturbante. Non veste all’occidentale, tanto è vero che spesso lo vediamo indossare il tradizionale copricapo in paglia che nasconde il viso. Come ogni guerriero che si rispetti, possiede una spada (chiamata Zantezuken) dalla quale non si separa mai. La sua lama può fare a fette il materiale più resistente. E se utilizzata in un certo modo, anziché uccidere le persone, le addormenta. Il segreto dei suoi potere starebbe nel fatto di essere sempre calda. Qualcuno ipotizza un riferimento a Taia, la leggendaria spada cinese ornata di gemme capace di tagliare qualunque sostanza. Ci si potrebbe pure chiedere se è l’arma, ad essere invincibile o Goemon, che la maneggia con straordinaria disnivoltura. Nonostante aiuti Lupin nei suoi furti, questo guerriero d’altri tempi è costantemente proteso alla ricerca dell’Illuminazione e coltiva i valori tipici dei grandi combattenti giapponesi, come l’amicizia, la lealtà, il coraggio e la difesa dei più deboli. A quanto pare, la sua figura si ispira a un mitico ladro realmente esistito (ne sarebbe il tredicesimo discendente), condannato a essere bollito vivo insieme al figlio per aver cercato di uccidere il condottiero Toyotomi Hideyoshi. Il personaggio è tuttora celebrato nelle rappresentazioni del teatro kabuki. Viene addirittura citato in un episodio della serie robotica di Daitarn 3: uno degli avversari di Aran Banjo millanta una parentela con lui. Le avventure di Lupin III sono state spalmate su quattro serie. La prima, di 23 episodi, è anche la più violenta. Le storie hanno in prevalenza un andamento cupo e drammatico. In più, c’è un’atmosfera da adulti: le allusioni sessuali e le scene di nudo sono piuttosto frequenti. Lupin si comporta più da avventuriero, che da ladro gentiluomo, e indossa una giacca verde. Gradualmente, però, i toni si alleggeriscono, e verso la fine si svolta in direzione della commedia. La seconda serie, che si apre con la riunione del gruppo su una lussuosa nave da crociera, è la più lunga: conta ben 155 episodi. L’impostazione è decisamente scanzonata. Lupin sostiene addirittura d’essere il vincitore di un fantomatico premio definito «Lupin d’oro». Le situazioni violente permangono, ma appaiono meno crude. E i momenti comici abbondano: tra le smorfie di Lupin e la goffaggine di Zenigata, c’è di che divertirsi. La giacca diventa rossa, conferendo una certa brillantezza al protagonista, e il design dei personaggi si fa longilineo. La terza serie – che in Italia è stata intitolata Lupin l’incorreggibile Lupin – ha una lunghezza media (30 episodi) ed è forse la peggiore. I disegni non sono granché: Lupin ha un viso molto allungato e un testone a palla. E, come se non bastasse, indossa una giacca rosa confetto. La quarta si compone invece di 26 episodi ed è ambientata in Italia. La giacca diventa blu. Animazione e disegni sono decisamente superiori. Ma le storie non sono poi granché. Ciò che distingue la seconda serie rispetto alle altre, è la presenza di numerosi riferimenti ad altre serie, a film famosi, oppure a leggende tradizionali. In un episodio Lupin incontra Lady Oscar. La ragazza sta cercando gli ingredienti per una pozione che le permetterà di trasformare il proprio corpo in pietra e riunirsi in questo modo al suo amato, anch’esso pietrificato. Per quanto riguarda le allusioni cinematografiche, si può segnalare quella volta in cui il protagonista decide di rubare un diamante all’interno del quale vivrebbe una pantera… nera anziché rosa. Questo lo porta a scontrarsi con un clone dell’ispettore Clouseau, che si dimostra essere molto più abile e intelligente dell’originale. Alla tradizione si ispira l’episodio in cui Lupin e la sua banda incappano in due creature – Corno d’Oro e Corno d’Argento – parecchio somiglianti ai due demoni Re Kinkaku e Re Ginkaku che cercano inutilmente di sciogliere nell’acido Son Gokuh, l’invincibile scimmiotto di pietra (e in effetti il viso protagonista ricorda un po’ una scimmia). La struttura dell’anime è piuttosto semplice. Una vicenda vera e propria non c’è. Gli episodi sono autoconclusivi e slegati l’uno dall’altro. Ogni avventura si risolve nel giro di mezz’ora circa. Al massimo, può essere divisa in due parti: non di più, e in pochissimi casi. In generale, è sempre lo stesso schema che si ripete. Lupin ruba di tutto: denaro; gioielli dotati di poteri misteriosi o gravati da terribili maledizioni; invenzioni capaci di rivoluzionare il mondo; formule segrete; oggetti particolarmente rari e preziosi; quadri dal grande valore e così via. Una volta individuato l’obiettivo, i cui proprietari di solito sono persone sgradevoli e senza scrupoli, studia uno dei suoi ingegnosi piani per entrarne in possesso. Inutilmente, perché Lupin perde quasi subito ciò che ha faticosamente ottenuto: o perché gli sfugge di mano, o perché ci pensa quella doppiogiochista di Fujiko a fregarglielo. Oltretutto, viene scoperto dalla polizia, per cui non gli resta che darsi alla fuga. E proprio quando sembra tutto perduto e Zenigata sta per mettergli le manette ai polsi, Lupin, con il solito, imprevedibile colpo di genio, si sottrae alla cattura. I mezzi con cui fugge, improvvisati o meno, sono innumerevoli: alianti, aerei, barche, sommergibili, zaini a reazione, aquiloni appositamente modificati, e, soprattutto, auto. La vettura classica di cui si serve è la mitica Mercedes Benz SSK gialla del 1928. Ma lo troviamo spesso al volante di una Fiat 500 – posseduta, fra l’altro, dal direttore delle animazioni Yasuo Otsuka – che contribuisce a rendere spassosi e rocamboleschi gli inseguimenti.
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sguardimora · 6 years
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I “Passages” dalla residenza
Un canto. Si entra.
Stanza dell’immaginazione.
Due corpi. Due figure.  Due volti mascherati. Uno segnato da una fascia rossa che colora la parte alta del viso. L’altro è colorato nella parte sottostante. Uno la meta dell’altro, si scrutano da lontano. Lei si muove, avvicinandosi lentamente ai nostri volti, sfiorando l’aria con movimenti precisi, calibrati e leggeri. Si allontana ma magneticamente continua ad attrarre attorno a sé forze invisibili. 
E’ un manichino. E’ una venere. 
Inizia a girare il collo vorticosamente e la testa si perde nel movimento diventando una macchia scura in moto. Il corpo si svuota della sua forma e segmenti di vegetali iniziano a comparire.
“[... ] Guarda, sorella, sto facendo la verticale; sul mio corpo crescono foglie, e dalle mani spuntano radici... affondo nella terra. di più, sempre di più, all’infinito... Sì, ho allargato le gambe perché volevo che in mezzo sbocciassero dei fiori [...]”. La vegetariana di Han Kang è la prima immagine che mi salta agli occhi.
Poi l’animalità prende spazio e il movimento si dischiude attraverso geometrie precise distanze calcolate. E’ un corpo strisciante che entra in figure ancestrali, e perciò riconoscibili,  le abita  e ben presto le abbandona.
E’ una madre. E’ una figlia. E’ una amica. E’ una sorella.
E’ una sirena.
Il ritmo sincopato. La natura invade anche i suoni. L’acqua scorre.
Poi di nuovo il canto insieme nella libagione le figure si riuniscono  e si fanno riconoscere,  interamente.
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Alcune immagini e alcuni frammenti di pensieri dalla visione delle prove di Sara Sguotti. 
*nella residenza #S.Rituale
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            “E tu sei…?”
❖ Partecipanti: Mark Anthony Blackthorn e Cecily Herondale. ❖ Tipologia role: Mini role / libera. ❖ Piccola trama: Cecily Heronale arriva a Los Angeles per una breve vacanza ma, mentre Mark è nella palestra ad allenarsi, si perde tra i corridoi tutti uguali dell'Istituto. La giovane decide pertanto di andare nella sala allenamenti, in quanto ricorda solo quella strada. La shadowhunter ritornata incontra il Blackthorn che si propone di accompagnarla in stanza, dove si salutano.
     Mark Blackthorn ╱ Cecily Herondale.      Mini role — Los Angeles ╱ 04 gennaio 2017.      E tu sei..?    Tutto all’Istituto di Los Angeles taceva. Mark era fermo davanti ad una delle grandi vetrate della palestra, era al centro della stanza con gli occhi alzati al cielo limpido —le macchie bianche sporche di rosa e rosso alla luce del tramonto non rovinavano affatto quella distesa cobalto. La finestra era aperta e tutto il vento gelido di quell’inizio d’inverno si riversava all’interno della stanza accogliendo tra le proprie spire il corpo slanciato dello shadowhunter. Gli occhi eterocromi del Blackthorn erano puntati in lontananza sulle onde del mare. Nell’aria c’era l’odore di salsedine e sabbia cotta al sole, nonostante quest’ultimo stesse calando, immergendosi in quel cangiante specchio che era l’oceano a quell’ora. A breve ci sarebbe stata la cena ma a Mark la cosa non importava, cenava raramente perché durante il pomeriggio, in particolar modo prima degli allenamenti, mangiava molta frutta. Diceva sempre di aver bisogno di energie poi però non faceva molto, si limitava il più delle volte al tiro con l’arco o l’arrampicata ma una volta arrivato sulle travi si ricavava una nicchia e si chiudeva a leggere. Molte volte Emma, dopo cena, andava a cercare il ragazzo appostato con un libro in un angolo del soffitto, nascosto ad occhi indiscreti. La Carstairs gli diceva spesso che era importante mangiasse regolarmente ma in fin dei conti era proprio ciò che il giovane faceva, semplicemente aveva ritmi diversi dai loro.
 Quando chiuse con forza la finestra ci fu un rumorio assordante di vetro che cigola e vecchie giunture che venivano forzate. Il vento freddo cessò ma nell’enorme sala restò un lontano odore di spiaggia ed anche un sentore di inverno piuttosto presente. Il Blackthorn apprezzava a pieno quella stagione, aveva per anni cavalcato tra le bufere e la pioggia, in un certo senso il gelo era diventato parte di lui e lo sopportava perfettamente ma paradossalmente si sentiva più al sicuro, più a casa, avvolto in un piumone. Per quanto ci fossero ricordi della caccia che avrebbe sempre portato nel cuore, la consapevolezza di esser finalmente tornato a Los Angeles toglieva un peso dal cuore del giovane che si formava troppo spesso.
 Prese tra le mani un arco in fibra di carbonio che quella mattina aveva lasciato accanto a tutti gli altri e cercò la faretra che gli aveva regalato il signor Carstairs. Su un tavolo, accanto ad una montagnetta di pugnali da lancio, il contenitore era disteso e riempito di frecce rigorosamente di legno. Una sera il ragazzo aveva discusso con la fidanzata perché Emma era convinta che frecce così antiquate non fossero abbastanza per uccidere demoni. Quando poté finalmente dire ‹ ‹ Te lo avevo detto › ›, ad Emma, fu per Mark un’enorme soddisfazione. Era raro che la mezza-fata avesse la meglio sulla shadowhunter, almeno per quanto riguardava le discussioni e le ipotesi.        ( ♚ )
Cecily
*Cecily era arrivata a Los Angeles da qualche giorno, ma era entrata all'istituto solo una volta in quei giorni e l'unica persona che aveva incontrato era il più piccolo dei Blackthorn, le era sembrato simpatico e educato. Per fortuna non aveva incontrato nemmeno il gatto malefico Church, quel gatto era inquietante e odiava chiunque anche senza un vero e proprio motivo. In quell'istante stata percorrendo l'entrata dell'istituto ammirando la parte nuova che era stata ricostruita dopo l'attacco di Sebastian. Aveva sentito parlare e letto di quello che era successo, come Le gravi perdite che aveva subito la famiglia Blackthorn: il padre della famiglia era stato ucciso, dopo essere diventato uno di quei mostri senz'anima, da uno dei figli, il figlio maggiore era stato rapito e dato alla caccia selvaggia mentre la sorella era stata esiliata a fine guerra per avere del sangue di fata. Era un evento straordinario quanto drammatico il ritorno di Mark dalla caccia, non c'erano molte informazioni sulla Caccia selvaggia nei libri, ma ricordava di aver letto in qualche libro che chi entrava nella caccia non poteva tornare indietro. Quindi era curiosa di sapere cosa era successo nel periodo in cui Mark era stato prigioniero ma non si sarebbe mai permessa a chiederlo. L"istituto era grande, era impossibile per Cecily non perdersi all'interno. Non conosceva il posto, sapeva come arrivare dall'entrata alla cucina e dalla cucina alla palestra, quindi si ritrovava sempre a gironzolare per i corridoi, che a lei sembravano tutti uguali, per una decina di minusi. Se era fortuna. Se no poteva girare anche un ora prima di trovare la sua stanza. La stanza era semplice e ordinata, il letto lo sistemava subito dopo essersi alzata e sistemava anche l'intera stanza lasciandola impeccabile come l'aveva trovata. A volte le era capitato di aprire una porta pensando che fosse la propria stanza, mentre invece era una stanza mai usata oppure nella biblioteca. Sapeva che la famiglia Blackthorn aveva tutte le stanze vicine e da tutt'altra parte dalla sua stanza quindi era facile evitare quei corridoi. Anche quella sera dopo essere tornata dal centro di Los Angeles, iniziò a vagare per i corridoi dell'istituto salendo e scendendo scale, girando in vicoli cechi, tornando indietro, sbagliando stanza e trovandosi in un altra... arrivó cosi in palestra, e quando aprì la porta si guardò attorno. No non era certamente la sua stanza. Chiuse la porta alle spalle e si guardò attorno osservando le varie armi e ricordando il nome di ognuna di esse, pronunciandoli in piccoli sussurri. Notó per ultimo un ragazzo con l&apos;arco in mano e indietreggió di qualche passo per sicurezza. Si schiarí la voce per essere sicura che il ragazzo si fosse accorto della sua presenza* Sono Cecily Herondale. Sono a Los Angeles per qualche giorno e ho perso la mia camera. Tu sei un Blackthorn suppongo, insomma Emma è l'unica persona che abita qui ma che é di un altra famiglia. Potresti essere cosi gentile da aiutarmi a trovare la stanza?
Mark
Ogni membro della famiglia aveva una propria routine giornaliera, la mattina tendevano ad allenarsi tutti insieme ma c’erano giornate in cui qualcuno preferiva fare altro, restare a letto o giocare ai videogames. Quella mattina era riuscita ad essere molto simile a quella di anni prima, quando Mark ancora non era stato rapito dalla caccia ed era, in qualche modo, un perno centrale assieme ad Andrew ed Helen nella famiglia. Ricordare quei giorni era doloroso ma allo stesso tempo, paradossalmente, piacevole. Quando il giovane Blackthorn era tornato dal regno delle fate, quattro anni prima, le cose erano tese, lui non si sentiva parte di una famiglia ma solo un più che non ricordava nulla di quel luogo se non l’infanzia di tutti coloro che vi abitavano. Scoprire che i gemelli, Octavian, Dru e persino Emma e Julian erano cresciuti era stato uno shock per il ragazzo che solo lentamente si riprese, stringendo i denti e riprendendo in mano la propria vita.  Strinse la mano sul dorso dell’arco, sfiorando con il pollice in suo ventre, mentre si avviava al centro della sala. Dinanzi al ragazzo erano disposti vari bersagli, alcuni semplici e a rotondi altri a forma umana e più dettagliati. Mark non si era preoccupato di disporli, erano tutti accatastati sul fondo della sala. Il ragazzo cercava sempre punti nascosti dove colpire, sapeva che i demoni, se combattevano in gruppo, tendevano a stringersi, rendendo quasi impossibile colpire i soggetti più interni nel gruppo. In un istante la mezza-fata alzò l’arco, incoccando una freccia nel gesto, quando infine la mano sinistra lasciò andare la lunga lama questa si conficcò nell’occhio poco visibile di uno dei manichini. La bambola era nascosta tra altre due, in penombra ma Mark non aveva mai avuto alcun problema a vedere bene persino al buio, in parte per abitudine, in parte per il sangue fatato che gli scorreva in corpo. Qualche volta Emma gli aveva anche detto che, in un certo senso, la caccia selvaggia gli aveva donato un addestramento che mai avrebbe potuto ricevere tra gli shadowhunter ed il giovane sapeva che era vero. Ciò che le fate gli avevano insegnato non avrebbe mai potuto impararlo tra i nephilim ma ciò non stava a significare che aveva apprezzato i loro metodi di insegnamento.  Stava portando la mano destra alla faretra intarsiata quando una voce —che di certo non era quella di nessuno dei Blackthorn— alzò subito gli occhi dalla punta affilata della freccia che aveva afferrato e voltò il viso. Davanti agli occhi eterocromi del ragazzo c’era una giovane le cui iridi sembravano esplodere di colore. Un blu oltremare si mischiava ad un lilla così tenue da lasciarle solo una lieve sfumatura violastra sotto i raggi argentei, tenui, della luna che filtravano oltre le vetrate. Il ragazzo ascoltò in silenzio le parole della ragazza con un’espressione piuttosto tranquilla sul volto. Sapeva dell’arrivo di una shadowhunter ma non l’aveva ancora incontrata e grazie anche alle sue parole gli su semplice dedurre fosse lei. Senza aprir bocca, andò a posare arco e faretra e subito dopo si avviò alla porta, verso di lei.  ‹ ‹ Mark Blackthorn. E’ un piacere fare la sua conoscenza. Sarò felice di poterla accompagnare. › › Affermò con voce delicata, accennando con il torso un inchino. La gamba destra si piegò indietro, così come il braccio dello stesso lato si sporse lievemente verso il petto dello shadowhunter. ‹ ‹ Mi segua, signorina. › › Continuò, superandola. Lei doveva essere una ritornata, non vi erano altri Herondale in vita oltre Jace.
Cecily
*Rimase sorpresa dal suo inchino e dal modo di rivolgersi del fratello maggiore dei Blackthorn. Nessuno da quando era tornata aveva fatto l'inchino per salutarla, pensava fosse uno di quei gesti che era andato perso nel tempo come il bacia mano. Forse pensava che cosi si sentisse più a suo agio? Non conosceva Mark ma aveva notato che era un ragazzo molto educato e disponibile, che dava sempre del Lei a persone della sua stessa età o più piccole come stava facendo in quel momento.* Dammi pure del Tu, e grazie non volevo disturbarti durante gli allenamenti ma non trovo la stanza. *disse dispiaciuta seguendo il ragazzo. Aveva bisogno d'aiuto vero, ma persino lei odiava essere disturbata mentre si allenava, quindi avrebbe capito se il ragazzo l'avrebbe mandata via scoccando la freccia verso di lei e non verso il manichino. Si spostò per i corridoi cercando mentalmente d'iniziare un discorso anche se qualunque cosa gli veniva in mente erano richieste sulla caccia, o se con i due occhi di colori diversi ci vedeva allo stesso modo. Magari da uno vedeva i colori più accesi e invece con l'altro più spenti. Però non era sicura fosse cosi educato e gentile chiedere qualcosa che riguardava la caccia anche solo minimamente, però era cosi curiosa.* Tu sei Mark giusto? Il più grande dei fratelli Blackthorn, intendo il più grande dei fratello maschi. A Idris parlano anche di te, ogni tanto, ho sentito delle voci anche su Emma a dire il vero, ma le comare parlano più volentieri della tua storia. Molte inventano storie abbatanza buffe a dire il vero, più che buffe ridicole. La maggior parte parlano di amori non corrisposti o di gesta eroiche sempre per amore. A volte sembra che raccontino uno dei film che si guardano. Alcuni di quelli sono davvero ridicoli. In uno ad esempio il vampiro al sole diventa una specie di lampada umana. *Cercò appunto di iniziare una conversazione intrecciando le sue stesse mani sul proprio ventre per evitare di iniziare a gesticolare. Non era sicura che intraprendere il discorso delle voci che sentiva fosse una scelta saggia, ma non sapeva che cora dirgli se no.*
Mark
. Non si stupì nel leggere una certa sorpresa negli occhi di Cecily. Molti shadowhunters, in particolar modo i più giovani, si stupivano del modo in cui il maggiore dei fratelli Blackthorn si rivolgeva alle persone. Erano stati gli anni nella caccia selvaggia a forgiare gran parte del carattere del ragazzo. Aveva dovuto abbandonare la sua famiglia quando era poco più di un bambino, aveva sedici anni e a quell’età la mente e volubile e malleabile. Aveva appreso a piene mani il modo di fare del popolo fatato, diventando un bravissimo assassino anche grazie a loro. Solo quando era tornato tra i nephilim, poi, era riuscito ad utilizzare le proprie capacità per uno scopo più nobile.  ‹ ‹ Mark, sì. › › L’espressione sul volto del ragazzo si era fatta più dura ed i lineamenti del viso improvvisamente più marcati e delineati. Gli zigomi del giovane erano affilati, appuntiti, e la mascella squadrata ed ampia contornava le labbra piene e morbide. La più grande lezione che gli era stata impartita tra le fate era quella di non mostrarsi mai debole e Mark aveva imparato a nascondere molto bene ogni sua emozione. Indossava spesso una maschera fatta di indifferenza, non perché la cosa non lo toccasse ma perché temeva tutte quelle persone capaci di leggere l’animo oltre le apparenze. Nascondeva persino ad Emma il timore che aveva nell’essere giudicato per le sue origini.  ‹ ‹ Le persone parlano di tutto ciò che li ha colpiti, gli shadowhunters non fanno differenza, a loro piace parlare di ciò che gli fa comodo. Spesso mettere in ridicolo le persone di cui non si conosce la storia è un modo come un altro per innalzare il proprio essere. › › Sospirò, non era bravo nel disquisire, a volte iniziava a parlare senza sosta, altre volte diventava freddo. Non era sua intenzione, semplicemente non era realmente capace di aprirsi e questo lo portava ad essere troppo formale e, alle volte, persino acido. Il corridoio che Mark imboccò era al buio, solo le stregaluci alle pareti facevano sì che tutti gli arazzi appesi fossero accesi di una leggera luce argentea, simile a quella della luna. Quando i due nephilim però andarono verso la camera della giovane Herondale le piccole luci si accesero illuminando a giorno il loro passaggio.  ‹ ‹ So che lei— sei una ritornata. Perdonerai il mio essere forse troppo diretto ma trovo interessante la vostra storia, ho incontrato il fondatore del Praetor, mesi fa ma non nascondo quanto sia stato colpito la prima volta che ho saputo di questa strana magia. › ›
Cecily
È interessante per molte persone e per il clave e noi ritornati. Le loro indagini non sono andate avanti da quel che so, ma ovviamente le indagini sono private, suppongo che il clave si limiti a tenere d'occhio il numero di ritornati e come ci comportiamo. *Osservò camminando lungo il corridoio guardandosi attorno cercando di trovare un punto di riferimento nel corridoio per riuscire a raggiungere da sola la propria stanza la prossima volta che doveva trovarla. Raggiunta la sua stanza e si guarda attorno, ma non c'era nulla da fare. Non trovava nulla di diverso fra i corridoi, erano tutti bui, infiniti e uguali. Come riuscivano a distinguerli? Solo con l'esperienza? O magari c'erano dettagli che non riusciva a vedere, forse un colore diverso alle pareti. Anche lei riusciva a orientarsi all'istituto di Londra, dopo un po' di tempo, ma non ricordava come ci riusciva, forse davvero bastava l'esperienza.* Forse sembro ripetitiva ma ho sentito molte cose su di te e sulla caccia. Ci sono davvero cosi tanti segreti? Intendo ci sono molte cose che sappiamo ma molte altre che non capisco perché le tengono nascoste. Al tuo ritorno non ti hanno chiesto dei segreti della caccia, con la spada mortale? *chiese forse troppo diretta. Non voleva creare qualche problema o far nascere un litigio o mandarlo nei guai perché aveva chiesto qualcosa che lui non poteva dire. Si passò una mano fra i capelli innervosita da questi, che le finivano sugli occhi. Spostò lo sguardo su una stregaluce che illuminava loro e la porta di legno. Fece un sorriso ricordando quanto fosse perplessa la prima volta che toccò una stregaluce, come poteva un pezzo di Pietra preziosa o meno, a illuminarsi con un semplice tocco? Le ci era voluto un po' a capire come funzionasse o perché.*
Mark
. Lo sguardo di Mark era impassibile ma non per questo annoiato o infastidito. Era come se le emozioni che lo pervadevano dovessero passare in un filtro che le attutisse, non era apatico o qualcosa di simile ma semplicemente in tanti anni nella caccia aveva imparato a dominare ciò che provava. Tante volte aveva dovuto dominare la sua emotività, soprattutto dopo aver ritrovato la sua famiglia perché —quando ancora non si spiegava il proprio ritorno tra quelle mura— aveva fatto troppo male alle persone che invece avrebbe voluto proteggere. Il solo vago ricordo di aver provato ad uccidere Tiberius, puntandogli un pugnale alla gola, gli stringeva lo stomaco. Emma pochi giorni dopo gli aveva raccontato che il piccolo aveva solo provato a prendersi cura di lui, coprendolo con la sua vecchia coperta e a Mark erano salite le lacrime agli occhi. Non aveva pianto eppure per giorni si sentì come dopo un lungo e liberatorio pianto. Aveva per anni pregato il proprio ritorno nella loro vita ed ora che era lì si sentiva un estraneo.  ‹ ‹ Al Conclave interessa solo ciò che gli fa comodo. Non hanno portato a termine neanche la spedizione di recupero che ci sarebbe dovuta essere per riportarmi a casa, a volte mi chiedo se ci fosse mai stata. › › Avevano ormai raggiunto la porta della camera della giovane Herondale e l’uomo rimase oltre la soglia, nel corridoio, per permettere alla proprietaria di entrare nella stanza. Ogni locale adibito alla notte nell’Istituto era uguale ma i proprietari lo addobbavano a loro piacimento, rendendolo un po’ più unico e parte della propria quotidianità. Tempo prima Mark aveva riordinato camera propria, era di un grigio molto pallido, quasi bianco sporco, e tutti i mobili erano bianchi, così come il morbido piumone sul letto. Le decorazioni e gli stand delle armi invece erano di legno chiaro, di quercia. Emma spesso lo prendeva in giro sul suo poter trovare lavoro come interior designer.  ‹ ‹ Mi hanno chiesto molte cose, al mio ritorno, ma quando vivi a lungo con le fate sai bene come girare attorno alle risposte. › › Si ridestò dai suoi pensieri, leccandosi il labbro inferiore mentre allungava lo sguardo verso la finestra da cui si vedeva parte dell’oceano. ‹ ‹ Se non ti serve altro io andrei. › › Continuò, si era poggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate ma a quelle parole si alzò, facendo un passo nel corridoio in penombra.
Cecily
*Guardò la stanza, arredata con il minimo necessario, un letto con delle lenzuola bianche ben piegate e un armadio di legno scuro non molto grande, non c'era niente che la a distinguesse dalle altre se non il borsone di Cecily messo sopra il materasso. Si fermò a guardare fuori dalla finestra, osservando l'oceano e le onde che sbattevano contro la spiaggia sabbiosa. Annui poi alle sue parole non sapendo cosa dire. Non aveva nula contro le fate o i nascosti, ai suoi tempi erano ancora descriminati, erano definiti come criminali assetati di sangue o carne sopratutto umana. Era vero che la maggior parte di questi nascosti che incontrava, infrangevano le regolo, ma preferiva pensare che era il nascosto cosi e non l'intera razza. Preferiva giudicare il singolo nascosto e non la razza in se. Nonostante la pace fredda era estranea a quella storia, aveva studiato quello che era successo ma era certa che non tutte le fate fossero d'accordo con Sebastian. Pensava che le fate lo avessero seguito solo perché la regina l'aveva seguito. Quindi non giudicava Mark o tutte le fate, colpevoli di quel che aveva fatto la regina. Giudicava la regina colpevole, ma le fate probabilmente erano state semplici marionette.* Giusto, le fate sanno come ragirare la verità. Si certo, grazie mille per l'aiuto. Sarei ancora a girovagare per i corridoi senza il tuo aiuto. Ci vediamo
Mark
. Mark apparve piuttosto tranquillo alle parole di Cecily, non gli importava cosa si pensasse delle fate ed era anche vero che lei non avesse detto nulla di male nei loro riguardi. Ciò che preoccupava Mark era come molti shadowhunter si rivolgessero a lui come se ancora fosse un figlio della caccia. Era passato tanto tempo, ormai oltre quattro anni, da quando l’uomo era tornato dalla sua famiglia sfidando gli alti ed i bassi per riabbracciare dei Blackthorn uniti ma nono stante quello molti lo vedevano ancora come il nephilim traditore. Non avrebbe mai potuto cambiare la mentalità di coloro che ancora, nonostante la pace e le leggi che tutelano i nascosti, lo vedevano ancora come un mezzo mostro. Le fate ormai erano relegate, spogliate di ogni loro bene e costrette all’ombra di se stesse. Anni prima il popolo fatato era forse il ramo dei nascosi più florido, non solo perché comprendeva centinaia di specie diverse, a differenza dei licantropi, solo lupi, i vampiri e gli stregoni. In quel periodo era solo uno scarto.  ‹ ‹ E’ stato un piacere; se mai avrai nuovamente bisogno non esitare a cercarmi o, se per caso avessi un cellulare, puoi chiamarmi. › › Non pensò al fatto che forse, che avesse o meno un cellulare, avrebbe dovuto darle il suo numero. Mark pensava sempre troppo in fretta, la maggior parte delle volte la cosa gli serviva, in combattimento o comunque nella vita di tutti i giorni con un bambino e un adolescente appena uscita dall’infanzia. Vedeva ancora Tavvy e Dru come dei bimbi e i due si mettevano d’impegno per non far pensare il maggiore diversamente.  ‹ ‹ Buona giornata, signorina. › › Così dicendo chiuse la porta e si voltò per tornare sui suoi passi. Era sudato, aveva bisogno di una doccia e sarebbe andato in camera per rimanere ore sotto l’acqua. Prese il cellulare, guardò l’ora, e dopo sarebbe andato a cena.
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