Per avere un’idea sui veri obiettivi che stanno dietro alla cosiddetta emergenza climatica, è necessario aprire uno squarcio sulla finanza internazionale. La Green Economy, secondo quanto aveva già scritto nel 2019 l’IIF è “il nuovo oro”.
Di conseguenza la preoccupazione più grande è verso il debito mondiale dovuto ai governi. Il problema per l’IIF è che questo debito elevato, con oneri molto pesanti, potrebbe indebolire gli sforzi internazionali per mitigare i cambiamenti climatici.
La soluzione dell’IIS è: “ridimensionare i flussi di finanza pubblica e privata”. Cita, a tal proposito, la stima dell’IPCC del 2010 secondo cui sono necessari 3,5 trilioni di dollari ogni anno per evitare che le temperature globali aumentino di 1,5 °C entro il 2050.
Insomma l’IIF è preoccupato perché il debito degli Stati nazionali potrebbe ridurre gli investimenti per l’emergenza climatica (IIF 2019b). Perciò, l’enorme debito pubblico mondiale, non preoccupa l’IIF per le conseguenze negative sui diritti sociali, come la diminuzione della spesa sulla sanità, l’istruzione, la previdenza o per la mancata fornitura di energia elettrica a due miliardi di persone nei paesi più poveri etc.
L’IIF si preoccupa invece per la diminuzione di disponibilità di risorse destinate a prevenire presunti rischi climatici. Insomma si preoccupa di non perdere “il nuovo oro”. Secondo voi Greta &Co non lo sanno, o fanno finta di non saperlo?
Critica Climatica
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RIFLETTICI SU
Uriel Crua
"È il 1999. Qualcuno ti dice cose come: tra circa vent'anni esisteranno dei telefoni portatili che saranno più veloci dei computer più potenti in circolazione: ci potrai pagare i conti e perfino lavorare. Tra vent'anni ci saranno monopattini elettrici in affitto per strada, e li metterai in moto con un comando a distanza e ti preleveranno i soldi del noleggio direttamente dal conto. Dei disperati ti consegneranno il cibo a casa, cibo prenotato col tuo telefono-telecomando. Loro guadagneranno un tot a consegna, e lavoreranno come pazzi per due spicci. Sarà la nuova schiavitù. Se cercherai un lavoro, anche se sarai più che qualificato, non otterrai un contratto superiore ai sei mesi, rinnovabile per altri sei mesi, e poi altri sei, e poi ancora: guai a fare arrabbiare il padrone vaneggiando di diritti, perché avrà facoltà di non rinnovarti quel contratto e tenerti al guinzaglio per anni. Se invece sarai tra i fortunati che un lavoro fisso lo hanno, il padrone potrà licenziarti anche senza giusta causa.
Tra vent'anni circa i governi di mezzo mondo riusciranno a fare credere a tutti che un raffreddore è così letale da doverli costringere in casa per mesi, pena multe e in alcuni casi il carcere. Non potrai vedere i tuoi parenti. Non potrai entrare in chiesa. Non potrai celebrare funerali. Ma potrai ordinare pizze col tuo telefono-telecomando e lo schiavo immigrato te le porterà fino al pianerottolo.
Tra vent'anni ai bambini sarà impedito di andare a scuola se non hanno uno "stato di salute" certificato dal governo. Poi ad alcuni verrà impedito, sempre se sprovvisti del certificato di salute, persino di andare al bar o di entrare in posta.
In alcuni comuni il certificato di salute sarà legato alle emissioni inquinanti della tua autovettura, e se non comprerai macchine nuove ogni due anni, non potrai circolare in alcune zone della tua città, ma potrai restare a casa a guardare tutti i film che vuoi grazie al tuo telefono-telecomando.
Solo tramite il tuo telefono-telecomando potrai accedere ad alcuni servizi essenziali come anagrafe, passaporto, previdenza.
Quasi tutti pagheranno attraverso il telefono-telecomando, e il contante pian piano sparirà fino a permettere ad alcuni governi di spegnere una protesta semplicemente spegnendo i conti-correnti dei manifestanti.
Ah. E ci sarà la terza guerra mondiale ma tutti saranno convinti di combattere in nome della pace."
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(Christian Vogt, The Pair, 1987)
"La francese" (Roberto Bolaño)
Una donna intelligente.
Una donna bella.
Conosceva tutte le varianti, tutte le possibilità.
Lettrice degli aforismi di Duchamp e dei racconti di Defoe.
In genere con un autocontrollo invidiabile,
Salvo quando si deprimeva e si ubriacava,
Cosa che poteva durare due o tre giorni,
Un susseguirsi di bordeaux e valium
Da far venire la pelle d’oca.
Allora di solito ti raccontava le storie che le erano successe
Fra i 15 e i 18 anni.
Un film porno e dell’orrore,
Corpi nudi e affari ai limiti della legge,
Un’attrice per vocazione e allo stesso tempo una ragazza con strani tratti di avidità.
La conobbi che ne aveva appena compiuti 25,
In un periodo tranquillo.
Suppongo che avesse paura della vecchiaia e della morte.
La vecchiaia per lei erano i trent’anni,
La Guerra dei Trent’Anni,
I trent’anni di Cristo quando aveva cominciato a predicare,
Un’età come un’altra, le dicevo mentre cenavamo
A lume di candela
Contemplando la corrente del fiume più letterario del pianeta.
Ma per noi il prestigio era altrove,
Nelle bande possedute dalla lentezza, nei gesti
Squisitamente lenti
Dell’esaurimento nervoso,
Nei letti bui,
Nella moltiplicazione geometrica delle vetrine vuote
E nella fossa della realtà,
Il nostro assoluto,
Il nostro Voltaire,
La nostra filosofia in camera e nel boudoir.
Come dicevo, una ragazza intelligente,
Con quella rara virtù, la previdenza
(Rara per noi, latinoamericani)
Che è così comune nella sua patria,
Dove perfino gli assassini hanno un libretto di risparmio,
E lei non sarebbe stata da meno,
Un libretto di risparmio e una foto di Tristán Cabral,
La nostalgia del non vissuto,
Mentre quel prestigioso fiume trascinava un sole moribondo
E sulle sue guance scendevano lacrime apparentemente gratuite.
Non voglio morire, sussurrava mentre veniva
Nel perspicace buio della camera,
E io non sapevo che dire,
Davvero non sapevo che dire,
Tranne accarezzarla e sostenerla mentre si muoveva
Su e giù come la vita,
Su e giù come le poetesse di Francia
Innocenti e castigate,
Finché non tornava sul pianeta Terra
E dalle sue labbra sgorgavano
Passaggi della sua adolescenza che all’improvviso riempivano la nostra stanza
Con doppioni suoi che piangevano sulle scale mobili della metro,
Con doppioni suoi che facevano l’amore con due tizi alla volta
Mentre fuori cadeva la pioggia
Sui sacchetti della spazzatura e sulle pistole abbandonate
Nei sacchetti della spazzatura,
La pioggia che tutto lava
Tranne la memoria e la ragione.
Vestiti, giacche di pelle, stivali italiani, biancheria intima da far impazzire,
Da farla impazzire,
Apparivano e scomparivano nella nostra stanza fosforescente e pulsante,
E cenni rapidi di altre avventure meno intime
Sfolgoravano nei suoi occhi feriti come lucciole.
Un amore che non sarebbe durato molto
Ma che alla fine si sarebbe rivelato indimenticabile.
Questo disse,
Seduta vicino alla finestra,
Il suo volto sospeso nel tempo,
Le sue labbra: le labbra di una statua.
Un amore indimenticabile
Sotto la pioggia,
Sotto quel cielo irto di antenne dove convivevano
I cornicioni del Seicento
Con le cacche di piccione del Novecento.
E in mezzo
Tutta l’inestinguibile capacità di provocare dolore,
Invitta attraverso gli anni,
Invitta attraverso gli amori
Indimenticabili.
Sì, ecco cosa disse.
Un amore indimenticabile
E breve,
Come un uragano?,
No, un amore breve come il sospiro di una testa ghigliottinata,
La testa di un re o di un conte bretone,
Breve come la bellezza,
La bellezza assoluta,
Quella che contiene tutta la grandezza e la miseria del mondo
E che è visibile solo a chi ama.
Roberto Bolaño da “I cani romantici”
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Allora.
Analizziamo la situazione.
Vado in discoteca, bevo fino a non riuscire nemmeno a stare in piedi, il taxi mi riporta GRATIS a casa.
Aspetta, non gratis, perché la corsa la pagano tutti gli italiani con le loro tasse, che, per sentito dire eh, dovrebbero servire per 'pagare i servizi pubblici in generale' ovvero sanità, istruzione, ordine pubblico, difesa, previdenza... ho dimenticato qualcosa?
Però è per il nostro bene eh, perché l'ubriaco al volante è un pericolo, ovviamente, per tutti, me compresa.
Certo, che poi l'abuso di alcol si limiti alle serate in discoteca è pura illazione.
Cosa vieta allo stesso soggetto di ubriacarsi in un bar, a una festa privata, e poi salire in macchina e investirmi?
Una beata minchia!
Perciò riportare a casa chi si ubriaca in discoteca a spese dello stato, e lo stato siamo noi!, è una toppa ancor peggiore del buco.
È una soluzione al limite della follia.
È diseducativo.
Ma tanto pur di difendere i propri rappresentanti, anche se fanno o dicono delle stronzate...
Signori, siamo dei coglioni.
Punto.
Barbara
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