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#protettrice degli occhi
abatelunare · 1 year
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Confessione anagrafica
Adesso penso di potervelo dire. Ieri era il mio compleanno. Lasciamo stare che Santa Lucia sarebbe la protettrice degli occhi (con me deve essersi distratta, stanti i due culi di bottiglia che poggiano sul mio setto nasale). Il punto è che ne ho fatti cinquantasette. Cioè, sono un dilfone (o un filfone, se preferite). Mi è venuto da pensare: ma è da così tanto tempo che mi comporto da grosso coglio sulla faccia della Terra? A quanto pare, sì.
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ilciambellano · 3 months
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Il 13 dicembre, Santa Lucia protettrice della vista e degli occhi ha illuminato un fotogramma di uno dei film di Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia rivelando un incanto del caso. O meglio, ha affinato lo sguardo di Alessandro Zagatti che, guardando la clip del giorno dell'Almanacco (la posto nel primo commento), ha colto il veloce passaggio di una coppia sotto al Portico dei Servi di Bologna, durante una Fiera di Santa Lucia di metà anni Sessanta. Ci ha scritto: "Ma il ragazzo al minuto 1:14 è per caso un giovanissimo Francesco Guccini?" E ci è apparsa così davanti agli occhi la concretizzazione di un atto poetico: il cineamatore Oreste Baldi riprende, nel 1965, per caso, Francesco Guccini giovanissimo, prima di diventare famoso, a braccetto con la fidanzata di allora che diverrà la prima moglie. Lui con l'eskimo, lei col paletò. Un istante che diverrà col tempo un ricordo e poi avrà la potenza di trasformarsi in un verso (come dovrebbe accadere per i migliori versi, secondo quanto dice - con pazienza poetica - Rilke).
Ricordi fui con te a Santa Lucia Al portico dei Servi per Natale Credevo che Bologna fosse mia Ballammo insieme all'anno o a Carnevale. [Eskimo, 1978]
Elena Pirazzoli su Facebook
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Santa Lucia, protettrice degli occhi.
Non aveva mai chiesto niente a Santa Lucia,
ma quest'anno aveva ricevuto un dono inimmaginabile:
Lei, due occhi meravigliosi attraverso i quali poteva scorgere frammenti d'infinito,
parole dolci come il miele,
morbide e calde come il velluto,
sinestesiche come lo Spleen,
affilate come rasoi.
Lei lo completava, questo era il dono più grande.
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Per la serie: Grant e le giornate complicate. Una doccia fredda, quella delle dimissioni di Damian Bayley che lascia l’ufficio Hampton. Grant Senior non si è nemmeno sbilanciato a dare un suo parere sulla situazione e ha lasciato il figlio in balia di mille dubbi su come comportarsi. Chissà cosa deve esser successo per condurre Damian a compiere una scelta simile. Cosa fare? Cosa dirgli? Si interroga così, Grant, mentre quella mattina sta nella sala da pranzo di Villa Hampton mentre fa colazione, la televisione accesa che passa in rassegna notizie, a far da sottofondo ai suoi pensieri. A interrompere, però, quel flusso di coscienza ci pensa il campanello di casa. Un suono insistente. Seline sembra indaffarata a far altro, i suoi e sua sorella non li vede in giro, saranno usciti prima di lui. Quindi destino vuole che sia lui ad andare ad aprire la porta. Sulla soglia di casa trova il postino che gli recapita una busta con un sigillo in ceralacca e con su scritto: “per la famiglia Hampton”. Firma per certificare l’avvenuta consegna e rientra carico di curiosità di sapere di cosa si tratti. Quindi si accomoda sul divano e mette da parte le stampelle, di cui ogni tanto decide di far ancora uso, e si appresta ad aprire quella busta e… per poco l’invito al suo interno non gli cade dalle mani. È da parte di Rachel. Si laurea. Il 15 novembre. La sua Rachel si laurea. O quella che una volta aveva la pretesa di considerar tale, prima di voltarle le spalle, incapace di portare avanti una relazione, troppo codardo per esporsi oltre il suo orgoglio. Gli tremano le mani e la gola gli diventa improvvisamente secca, mentre i battiti nel petto si fanno più frequenti e incessanti. Non ha sue notizie da quanto? Un anno? Perché nonostante lei e Madison si sentano come sempre, non gli è mai passato per la mente di chiedere come stesse o cosa stesse facendo a Sydney, nonostante la curiosità e l’interesse per la vita di lei non sia mai scemato. Sempre perché Grant Hampton Jr non è nato con un cuor di leone. Si è solo crogiolato nella stupida convinzione che Rachel stesse meglio senza di lui. Perché Grant ha deciso così, per entrambi. E ora riceve quello schiaffo morale di essere incluso ad un evento tanto importante per la vita della Harris. Perché non c’è scritto: la famiglia Hampton tranne Grant. E questo lo fa sentire dannatamente sciocco. Perché con lei si è comportato da egoista e invece che ripagarlo con la stessa moneta, si è dimostrata nettamente superiore. E lo sa, lo sa che anche questo è un tratto fondamentale di Rachel: se deve mostrarsi sopra gli altri, non esiterà a evidenziarlo. E questo è sempre stato un aspetto di lei che ha apprezzato, che forse avrebbe voluto vedere meno legato alle rivalità di quella stupida città e alle sue differenze sociali. E lo sa che Sydney l’ha resa migliore di quanto potesse farlo Alice Springs. L’ha vista…
[ flashback ] — 𝟭𝟭𝘁𝗵 𝗷𝘂𝗹𝘆 𝟮𝟬𝟮𝟮
Ha appena finito di cenare con suo padre dopo quella lunga giornata di intenso lavoro. Sydney è una città mille volte più frenetica di Alice Springs e solletica sempre la sua voglia di trasferirvisi un giorno. Perché solo lontano dalle radici che lo tengono legato alla sua città natale sentirebbe di poter dare il meglio di se stesso. Ma fino a che non imparerà a spiccare il volo da solo, dovrà continuare a stare sotto l’ala protettrice di suo padre, che sarà il primo a capire quando sarà pronto. Fino a quel momento, il massimo che può fare è fantasticare sul proprio futuro, mentre si intrattiene a bere in un locale del centro, seduto davanti al bancone. Poco più in la sente ridere un gruppo di ragazze e ragazzi e per un attimo, mentre si volta a guardarli, immagina di essere in mezzo a loro. Nuove persone che entrano a far parte della sua vita. Un sogno! Ma la realtà lo richiama ben presto a sé, svegliandolo dal suo viaggio nella fantasia, facendogli notare in mezzo a quelle persone una chioma bionda e degli occhi azzurri che conosce fin troppo bene. È Rachel. Quasi non cade dallo sgabello su cui è seduto per lo shock di quella scoperta. E va bene che il mondo è piccolo, ma addirittura così tanto da trovarsela nel medesimo locale la stessa e unica sera che alloggia a Sydney gli sembra un po’ troppo. Che bella che è, mentre ride e scherza con i suoi nuovi amici. È quasi invidioso della sua nuova vita di cui non fa parte. Ma lo vede nel suo sguardo, nella sua risata, che Rachel sta bene. Sta bene via da Alice Springs e sta bene senza di lui. Difatti, questo stesso pensiero lo induce a restare nell’ombra a non farsi vedere. Ma al tempo stesso, prima di andar via, vuole lasciarle un segno d’esser stato lì, anche senza che lei lo veda. Chiama a sé uno dei camerieri del bar e gli chiede di portare al tavolo della bionda il drink che questa di più preferisce, assieme ad un biglietto, di cui suggerisce il contenuto al suo interlocutore, cui lascia una cospicua mancia per questo favore. Cosa le lascia scritto? “Sei la versione migliore di te stessa che potessi mai sognare di vedere. Sono fiero di te. G.H.” Detto ciò, riprende il suo orgoglio e la sua malinconia dell’aver visto l’unica ragazza per cui abbia provato sinceri sentimenti e per la seconda volta nella sua vita la lascia andare, mentre se ne esce dal locale con la coda tra le gambe. Consapevole che tra i due quella a crescere ed andare avanti è sempre lei.
[ 𝟮𝟴𝘁𝗵 𝗼𝗰𝘁𝗼𝗯𝗲𝗿 𝟮𝟬𝟮𝟮 ]
L’ha vista a Sydney quanto sembra diversa, anche solo per qualche istante. E si chiede se il suo gesto, quel biglietto dietro cui si è nascosto abbia smosso la scelta di Rachel a non tagliarlo fuori da uno dei momenti più importanti della sua vita. Rigira l’invito tra le mani, ancora incredulo, e quasi nemmeno si accorge della presenza di sua madre nella stanza. Lei che pare già essere consapevole di cosa turbi il figlio. Si fa passare il biglietto da Grant ed annuisce, sorridendo con l’aria di chi la sa lunga. Ma certo! Che sciocco?! Era ovvio che sua madre e sua sorella ne fossero al corrente. Solo lui era, anche giustamente, all’oscuro di cosa la sua ex ragazza e la sua storica migliore amica stesse facendo nella sua nuova vita. Che ingenuo a non pensarci prima.
“ Va tutto bene, Grant? ” « Non lo so. Secondo te dovrei venire? » “ Perché non dovresti? ” « Perché il fatto che lei mi abbia incluso non vuol dire che magari voglia vedermi. Magari è solo di facciata. » “ Sai anche tu che non è così. Rachel aveva tutto il diritto di non invitarti. Non lo ha fatto. Non pensi che forse voglia il suo migliore amico alla sua festa di laurea? ” « Il suo migliore amico forse si. Il suo ex ragazzo non credo. » “ Decidi tu in che veste vuoi presentarti. ” « Quindi mi stai dicendo che devo venire? » “ Io non ti sto dicendo cosa devi fare. Sei abbastanza adulto da capirlo da solo. Ti sto dicendo di seguire cosa vuoi fare, magari senza condizionarti con le tue stesse convinzioni. ” « Tu pensi che sia stato uno sciocco a lasciarla. » “ Non giudico la tua scelta, figlio mio, solo non ne capisco il motivo. Ma non tocca a me fare i conti con le conseguenze di questa decisione. ”
Segue un lungo minuto di silenzio al termine del quale Grant esala un sospiro ed accenna quel che sembra un vago sorriso. « Mi accompagnerai a scegliere un vestito nuovo per la sua laurea, quindi? » Domanda, calpestando la sua voglia di scappare da questa situazione . Priscilla Hampton gli rivolge un sorriso compiaciuto, annuisce e gli scocca un bacio sulla fronte, congedandosi prima di uscire dalla villa. Lasciandolo solo a fare i conti con questa nuova sfida. È davvero pronto a rivedere e rivivere una parte mai chiusa del suo passato?
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giancarlonicoli · 1 month
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7 apr 2024 17:30
TAAC! RENATO POZZETTO RACCONTA A “GENTE” LO SCHERZO TREMENDO CHE FECE CON COCHI E JANNACCI A LINO TOFFOLO: “LO SEGUIMMO, MENTRE ERA APPARTATO IN AUTO CON UNA GIORNALISTA DI “FAMIGLIA CRISTIANA”. APPOGGIAI IL SEDERE NUDO AL SUO FINESTRINO. POI SCAPPAMMO VIA. QUANDO TORNÒ AL DERBY ERA  ROSSO PER LE RISATE E CI RACCONTÒ COSA GLI ERA SUCCESSO MENTRE LIMONAVA. NOI ZITTI, MORIVAMO DAL RIDERE…” – E POI LE DONNE, LA DROGA AL DERBY, LA CARRA’ CHE NON VOLEVA A "CANZONISSIMA" LUI, COCHI E BOLDI (“ERA UNA BALLERINA, CHE NE CAPIVA?”) E COME NASCE IL MITOLOGICO “TAAC”... -
Maria Elena Barnabi per Gente 
Gli occhi sono un po’ velati, il viso è pieno di rughe, ma la voce fa impressione: è quella di sempre. Stentorea, delineata, con la ben riconoscibile cadenza milanese che l’ha reso famoso in tutta Italia. «Quando salgo in taxi mi basta dire: “Mi porta in via Calatafimi?”, che il tassista si gira e dice: “Ma lei è Pozzetto?”». Ed è proprio quella voce lì che dovete sentire nelle orecchie quando leggete le risposte che Pozzetto ci dà in questa lunga chiacchierata. 
Lei è il ragazzo di tutti. 
«Sì, abbastanza». 
Uomini, donne, bambini, le vogliono bene tutti. 
«Me lo dicono spesso». 
È sempre stato così? 
«Sì. Perché anche da ragazzo andavo sempre alla ricerca dell’allegria. Non costava niente. Ci divertivamo tutti. Qualcuno aveva la casa libera, facevamo scherzi, suonavamo. Cantavamo le canzoni popolari. Ci prendevamo in giro anche in modo feroce. Come la commedia all’italiana: che fa ridere anche quando racconta le tragedie». 
L’intervista potrebbe già finire qui, perché in queste frasi c’è già dentro tutto: l’ironia di uno degli artisti che ha inventato il cabaret italiano, l’amore per il surreale che ha conquistato diverse generazioni, la consapevolezza di chi era povero ed è diventato ricchissimo.
Ma siccome Renato Pozzetto a quasi 84 anni è venuto apposta per noi a Milano dal Varesotto – dove abita in una grande villa, la moglie Brunella non c’è più dal 2009 – per parlare della sua bella autobiografia, andiamo avanti. Lo incontriamo in pieno centro a Milano, nella luminosa sede della società di produzione televisiva e cinematografica dei figli Francesca e Giacomo, alle pareti quadri di Mario Schifano: «Se volete fare il cinema, rimanete dietro le quinte gli ho detto», spiega lui.
«E così abbiamo aperto questa società». La sua autobiografia si chiama Ne uccide più la gola che la sciarpa e dentro c’è la storia d’Italia, quella del Dopoguerra e del boom economico e dei giovani che volevano divertirsi, creare, inventare e lasciarsi alle spalle l’infanzia sotto le bombe. Oltre a ciò c’è anche, naturalmente, la storia personale di Pozzetto: l’infanzia da sfollato nelle montagne di Varese dove incontra e diventa amico di Cochi Ponzoni. Le notti all’osteria l’Oca d’oro insieme agli artisti Piero Manzoni e Lucio Fontana. Le serate a cantare al cabaret, dove il duo Cochi e Renato viene notato da Enzo Jannacci che da allora decide di prendere i due ragazzi scatenati e geniali sotto la sua ala protettrice. I successi al Derby, lo storico locale milanese di cabaret, insieme con i ragazzi del “Gruppo motore”, cioè Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Felice Andreasi, Bruno Lauzi. E poi la Rai, la Carrà, “la vita l’è bela”, le mille traversate Roma-Milano in auto, il film, i soldi, le case, le mangiate alla mitica trattoria Cantarelli di Busseto nella Bassa padana, le bevute, i ristoranti, le donne. Da sfondo, una Milano che ti fa venire voglia di averla vissuta in quegli anni lì. 
Perché ha scritto la storia della sua vita a 83 anni suonati? 
«Prima insistevano gli editori. Poi gli amici: bevi un bicchiere in più e magari racconti qualcosa in più. E così alla fine mi sono deciso a farlo. È stato piacevole scrivere cose che non mi ricordavo. Volevo raccontare le cose con la mia filosofia». 
(...)
Il suo “Taac” e i mille modi di dire di Cochi e Renato sono entrati nel costume di tutti gli italiani.
«Le frasi che sono rimaste le ho trovate io. Mi è sempre piaciuto osservare le persone, mi affascinavano, e poi volevo aggrapparmi a qualcosa che mi faceva sorridere. “Bravo sette più” era un modo per far ridere gli studenti, era portare in scena la stronzata dei voti. Invece Taac lo diceva un amico che veniva al Derby: “Ciao Renato, sono andato al casinò, ho vinto. Taac”. Lo feci mio». 
Si dice che al Derby ci fosse una stanza per gli artisti e le loro “amiche” della serata. «Tutto vero. Una sera la stanza era occupata da non so più chi e allora Lino Toffolo – caro Lino, scriveva delle canzoni bellissime – uscì in auto con una sua amica, una giornalista che lavorava pensi un po’ a Famiglia Cristiana. Io, Cochi e Enzo lo seguimmo e, mentre erano appartati, scesi dall’auto e appoggiai il sedere nudo al suo finestrino. Poi scappammo via. Quando tornò al Derby era tutto rosso per le risate e ci raccontò cosa gli era successo mentre limonava. Noi zitti, morivamo dal ridere». 
Nel libro cita spesso le “simpatiche signorine” che vi stavano attorno.
«Ho iniziato con la chitarra in mano nei locali a 15 anni. Dai, di certo non ho mai dormito all’umido...». 
E di droga ne girava al Derby? 
«Ma che domanda mi fa? Era il cabaret, erano gli Anni 60. Come chiedermi se c’era la “mala”...». 
Lo prendo per un sì. Passiamo oltre. Mentre eravate stelle del Derby, nei primi Anni 70 vi chiamò la Rai per fare un programma con Raffaella Carrà. Era Canzonissima, il varietà del sabato sera, il più seguito in Italia. 
«Ci convocarono dall’oggi al domani, andammo a Roma in fretta e furia, con noi c’era anche Massimo Boldi. La sera poi dovevamo tornare per fare uno spettacolo. La Carrà alla riunione non si fece vedere e ci dissero poi che non ci voleva. Ma era normale: era una ballerina, cantava il Tuca tuca. Cosa c’entrava con noi? Cosa ne capiva?». 
Invece voi rimaneste, e aveste l’idea di andare in onda per finta da un seminterrato. 
«Facevano finta di guardare su con un periscopio e dicevamo che le ballerine erano bellissime, usavano minigonne vertiginose e che avevano gambe perfette come la Carrà. Facevamo lo sketch del contadino, io parlavo con la radio. Poi la sigla E la vita, la vita entrò in classifica, divenne un successo incredibile. Si ricredettero tutti». 
Mentre facevate Canzonissima arrivò la prima offerta del cinema per lei solo: Per amare Ofelia, era il 1974. 
«Feci leggere il copione a Jannacci, lui mi disse: “Per me è una cagata”. E io gli risposi con l’ultima frase della sua canzone Prete Liprando: “E io lo faccio lo stesso!”. (Segue visione su YouTube del filmato di Jannacci che canta la canzone, ndr)». 
Da lì la sua vita cambiò. 
«Una bomba. Uscì il film, fu un grande successo, mi diedero il David di Donatello. Tutti parlavano di me, mi volevano. Quell’anno mi offrirono tre contratti con De Laurentiis credo, oppure erano cinque, non ricordo. Giravo a Madrid e poi tornavo nel weekend per fare la tv». 
Quanto guadagnò in quel primo anno? 
«Cento milioni. La mia vita cambiò totalmente. Io ero nato povero, sfollato, senza casa. Per anni avevo fatto la fame di notte nei locali, di giorno vendevo ascensori. Anche a teatro, da famosi, ci davano due lire. Con il cinema arrivarono cachet altissimi. 
Cosa ne fece?
«Comprai subito la casa per i miei genitori insieme a mio fratello che era un agente immobiliare. Facemmo la casa di Gemonio, al lago, una casa grande per tutti, camere da letto per l’intera famiglia. Così anche i ragazzi erano a posto». 
(...)
Fu a causa del cinema che le strade tra lei e Cochi si separarono? 
«All’inizio lui fece qualche film da solo e poi anche con me. Quando era possibile facevo lavorare i miei amici, come in Sturmtruppen. Alla fine Cochi scelse il teatro, lasciò la moglie e i figli e andò a Trieste dove c’era la sua nuova fidanzata. E così le nostre strade si divisero». 
Il ragazzo di campagna è senza dubbio il suo film più amato. 
«Quel ragazzo lì ero io. Anche in Sono fotogenico misi molto del mio, la scena del provino in cui non cambio espressione era una mia idea. Sa quel che mi dà fastidio? Dicono che Il ragazzo di campagna sia stato visto da 100 milioni di persone in tv. Però allora non c’erano i diritti dello sfruttamento televisivo. E io di quelli non prendo niente». 
Ha girato più di 70 film. Si è mai pentito di qualcuno? 
«E lei non si è mai pentita di niente? Ma la vita è fatta così». 
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giardinoweb · 3 months
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La Cince da Guardia: Protettrice degli Alberi e degli Uomini
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Ciao a tutti da Andrea, oggi vorrei condividere con voi una delle meraviglie della natura: la cince. Questo piccolo uccello, spesso sottovalutato, riveste un ruolo fondamentale nell'ecosistema e nella protezione degli alberi e degli uomini. La Cince: La cince, conosciuta scientificamente come Regulus regulus, è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia dei Regulidae. Di dimensioni ridotte, raggiunge al massimo i 10 centimetri di lunghezza e può pesare non più di 10 grammi. Tuttavia, non lasciatevi ingannare dalle sue piccole dimensioni: la cince è un vero gioiello della natura. L'Ecologia della Cince Questi uccelli sono solitamente presenti nelle foreste di conifere e miste dell'Europa e dell'Asia, dove trovano il loro habitat ideale. La cince si nutre principalmente di insetti e larve, il che la rende un elemento prezioso per il controllo delle popolazioni di insetti dannosi, come ad esempio la processionaria. La Cince e la Processionaria: Una Relazione Simbiotica La processionaria è un vero flagello per gli alberi, in particolare per i pini, e può rappresentare anche una minaccia per la salute degli animali e degli esseri umani. Tuttavia, la presenza della cince nelle foreste può aiutare a mantenere sotto controllo la popolazione di questo insetto dannoso. La cince si nutre infatti delle larve della processionaria, limitandone la proliferazione e proteggendo così gli alberi e l'ecosistema forestale. Il Canto della Cince: Tra Realtà e Leggenda Una delle caratteristiche più affascinanti della cince è il suo canto melodioso. Nelle tradizioni popolari, si crede che il canto della cince possa avvertire di pericoli imminenti, fungendo quasi da sentinella nell'ambiente naturale. Queste antiche credenze conferiscono alla cince un'aura di mistero e magia che la rende ancora più affascinante agli occhi di molti. La Conservazione della Cince Purtroppo, nonostante il suo ruolo cruciale nell'ecosistema, la cince è minacciata dalla perdita di habitat e dalla deforestazione. È quindi fondamentale adottare misure di conservazione per proteggere questo prezioso uccello e garantire il suo futuro nelle nostre foreste. In conclusione, la cince è molto più di un semplice uccello. È una protettrice degli alberi e degli uomini, che svolge un ruolo fondamentale nell'equilibrio dell'ecosistema. Dobbiamo fare la nostra parte per preservare la cince e il suo habitat, perché proteggere la natura significa proteggere anche noi stessi. Grazie per avermi accompagnato in questo viaggio alla scoperta della cince da guardia. Continuate a seguire il mio blog per ulteriori approfondimenti su temi legati alla natura e alla conservazione dell'ambiente. Alla prossima! Read the full article
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pietroalviti · 5 months
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Ceccano, oggi la Festa di S. Lucia, per vincere la paura della notte
La festa di Santa Lucia, martire cristiana di Siracusa, uccisa durante la grande persecuzione di Diocleziano nel 304, è particolarmente popolare in Italia, soprattutto nelle regioni del Nord, e ha radici profonde nella tradizione cristiana. Santa Lucia è considerata la protettrice degli occhi e dei malati degli occhi. E’ facile cogliere il legame evocativo del nome Lucia con le giornate più buie…
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personal-reporter · 5 months
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La tradizione di Santa Lucia in Lombardia
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"Il giorno di Santa Lucia è il più corto che ci sia" dice un antico proverbio, infatti per la tradizione popolare il 13 dicembre è il giorno dell'anno con meno ore di luce, ma anche se in realtà non è così, poichè il primato appartiene al 21 dicembre, giorno del solstizio d'inverno, le celebrazioni dedicate alla martire cristiana rendono questa giornata diversa dalle altre. In diverse zone d'Italia, e non solo al sud, la ricorrenza di Santa Lucia viene rispettata anno dopo anno, con manifestazioni ed eventi che mantengono accesa la fiamma della tradizione, dopo che il  culto della Santa originaria di Siracusa si è diffuso molto rapidamente anche al di fuori della Sicilia.  A Bergamo ad esempio tale festività viene tramandata di generazione in generazione, con tante iniziative che ogni 13 dicembre prendono vita in città anticipando il clima di festa tipico del Natale e del Capodanno. Per tutta la provincia di Bergamo Santa Lucia è ancora considerato un giorno diverso dagli altri, dopo che la tradizione prese il via nel periodo in cui il capoluogo orobico era sotto il controllo della Repubblica di Venezia e con il passare del tempo i bergamaschi non hanno mai smesso di rendere omaggio alla Santa, come dimostrano le numerose lettere recapitate all'interno delle ceste ai piedi dell'altare del Santuario della Madonna dello Spasimo in via XX Settembre. Come succede in occasione del Natale, anche nel giorno di Santa Lucia i bambini hanno il desiderio di ricevere i regali espresso attraverso le famose letterine. Inoltre non si contano le tantissime iniziative che vengono organizzate in tutto il territorio introno a Bergamo, con processioni per le vie delle città, spettacoli, mercatini e tante attività principalmente dedicate ai più piccoli. Sulla mappa dei luoghi che celebrano il culto della Santa ci sono anche altre città della Lombardia, dato che nelle province di Cremona, Mantova e Lodi la festività del 13 dicembre è ancora molto sentita. Una leggenda narra che,  nella notte a cavallo tra il 12 e il 13, Santa Lucia passeggi per le vie del centro in compagnia del suo asinello donando i suoi regali ai bambini buoni e gettando cenere negli occhi a quelli cattivi. Ma Lucia, che è la santa protettrice degli occhi, è una figura che viene celebrata anche oltre i confini nazionali, infatti nei Paesi del Nord Europa sono tante le tradizioni intorno alla santa che ogni anno rendono il 13 dicembre un giorno speciale. Read the full article
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im-tryingtoloveyou · 2 years
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Lucia deriva da Luce, per me è molto carino come nome
Una cosa mi fa ridere del nome (probabilmente solo me, perché sono scema) che Santa Lucia sia la protettrice degli occhi e della vista e Fede ha sempre gli occhi così 👁️👄👁️ spiritati
Niente, è una cazzata 🤣
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gregor-samsung · 2 years
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“ A casa nostra Santa Lucia non si festeggiava mai. Papà diceva sempre che la sua famiglia si poteva permettere di regalare solo qualche arancia e una manciata di zucchero, se andava bene. «Però è comunque più di quanto non riceva io», protestavo. Ogni anno ero costretta a sorbirmi la lista dei regali che i miei compagni ricevevano da Santa Lucia. La maestra voleva ascoltarci uno a uno. Non sapevo mai che raccontare, così mi eclissavo in bagno poco prima del mio turno. Sapevo che la santa, protettrice degli occhi, premiava solo i bambini bravi. E io ero “una buona nulla”. Mia madre si assicurava di ricordarmelo ogni sabato pomeriggio, quando schizzavo via con la bici invece di aiutarla a fare i mestieri. Una di quelle volte feci una lunga corsa fino al centro di Bergamo, in via XX Settembre, per piazzare la mia letterina sulla bara di Santa Lucia. Parcheggiai la mia mountain bike scassata sul sagrato e mi precipitai nella chiesetta, solo per trovarmi davanti una coda infinita. Dozzine di bimbi e genitori in attesa di salutare la santa e consegnarle la lettera coi desideri. Io ero l’unica bambina a non essere accompagnata. Quando venne finalmente il mio turno, congiunsi le mani e strizzai gli occhi in preghiera: «Cara Santa Lucia, lo so che non dovrei buttar giù dalle scale tutti i cani neri. Che la devo smettere di fare la pipì a letto e la cacca in giardino. Ti prometto che quest’anno sarò brava e non farò più arrabbiare mamma e papà. Giurin giuretta». Aprii gli occhi e mi trovai faccia a faccia con Lucia. Una statua di marmo distesa sulla bara di vetro, come Biancaneve. L’iscrizione recitava: «Santa Lucia, vergine e martire, morta a vent’anni per amore del Signore». Infilai la mia busta nella buca della posta e le soffiai un bacio. Eppure anche quell’anno non ricevetti nulla. Temevo che in fondo mia madre avesse ragione. “
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020.
[ Libro elettronico ]
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donaruz · 2 years
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Santa Lucia arriva nel giorno più corto dell’anno, dopo il quale le giornate iniziano ad allungarsi e la luce, legata proprio all’iconografia della Santa, aumenterà. Da qui arriva anche il detto “santa Lucia il giorno più corto che ci sia”. La santa è spesso rappresentata con gli occhi in mano o poggiati su un vassoio: questo probabilmente si deve al suo nome, che deriva dal latino lux, «luce». Lucia è considerata la protettrice della vista, degli occhi e degli oculisti. Si narra che le furono strappati gli occhi o addirittura che lei stessa se li fosse strappati per non cedere alle lusinghe del peccato.
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13 Dicembre: Santa Lucia da Siracusa
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abatelunare · 3 years
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Di protettrici distratte
Si vocifera che santa Lucia sia la protettrice degli occhi. A giudicare dai due culi di bottiglia che porto sul mio viso, temo che nel mio caso si sia distratta. Ed è una distrazione particolarmente imperdonabile. Visto che sono nato proprio nel suo giorno.
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elenascrive · 3 years
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Santa Lucia ha compiuto
Il Suo miracolo
Lei protettrice degli occhi e della luce,
ha illuminato il cielo odierno
con la comparsa del sole
dopo la tanta pioggia e nebbia
dei giorni scorsi,
sciogliendo il gelo
di questo primo assaggio d’inverno
in anticipo
È la forza del Suo nome
è la forza della Natura!
@elenascrive
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red-eyes-demon · 3 years
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Lettera di un figlio
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“4 luglio 1776” Alla fine il giorno che temevo di più è arrivato, stiamo davvero per iniziare una guerra… Ho fatto di tutto per non farlo accadere ma sia tu che la tua testardaggine non avete voluto sentire ragione.
Non posso rimanere per sempre sotto la tua ala protettrice, devo esplorare questo mondo a me sconosciuto, non posso starti sempre appiccicato. Mi sono alleato con Francia e questo non me lo perdonerai mai, ma non sapevo cosa fare. Guardo il soffitto della tenda e qualche lacrima silenziosa scende dai miei occhi, la mia testa è affollata di pensieri e ricordi, sopratutto ricordi felici, come quella volta che mi hai portato con te sul galeone spiegandomi tutto, sai che ricordo tutto quello che mi hai insegnato? Tutto è fissato in testa come i ricordi delle lunghe passeggiate e delle giornate intere passate a leggere o meglio, tu a leggere e io a fare quei cosi che definire disegni è difficile.
Non posso negare che stavo bene, ma la mia voglia di esplorare ha preso il sopravvento all’improvviso, non sono mai riuscito a fermarla.
Anche adesso non mi dà un attimo di pace mettendomi nei casini, mi sto trovando in un mondo per me sconosciuto, le cose da fare diventano sempre di più, vogliono troppo da me… Sono già in un momento difficile che mi diano i miei tempi, ma a loro interessa solo questa vittoria, forse mi hanno fatto il lavaggio del cervello per farmi arrivare a dichiararti guerra, non lo so. Voglio solo che tutto questo finisca al più presto, non ne posso più… Matt non mi parla più, così come lo zio e tutti i tuoi fratelli.
E adesso mi mancate, mi manca la mia famiglia.
Ma sono solo un burattino nelle mani degli altri. Ti sto scrivendo questo anche se non so se avrò il coraggio di fartelo leggere… Sono venuti a chiamarmi il momento è giunto. Mi alzo da questa brandina a fatica, come se avessi addosso un macigno.
Ho giusto il tempo di scrivere queste ultime righe. Ti ringrazio per avermi insegnato tutto quello che so, ti sono immensamente grato per avermi fatto crescere, spero che un giorno ci potremmo rivedere dimenticando quello che sta per succedere. Per ultimo, la cosa più importante e che fa più male. Ti voglio bene mamma, grazie per tutto quello che hai fatto. Ti scrivo prima di essere inghiottito da questo inferno chiamato guerra.
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𝐂𝐀𝐒𝐒𝐀𝐍𝐃𝐑𝐀 𝐑𝐄𝐀𝐆𝐀𝐍             Eva Green     ↺ ᴇᴛᴀ̀﹕30 anni     ↺ ʀᴀᴢᴢᴀ﹕Veggente (V LIVELLO)     ↺ ʜᴏʙʙɪᴇs﹕Cassandra è una donna curiosa ed attiva in ogni settore appartenente all'arte, o quasi. Collezione e deposita in un cassetto segretamente e gelosamente pastelli, pennelli, tele vuote e non. Ama dipingere, soprattutto all'aria aperta e di primavera mentre d'inverno di solito la si può ritrovare in giro o in biblioteca a leggere, ama le poesie che parlano di solitudine e che hanno un tono alquanto melanconico. Le piace andare spesso a teatro, soprattutto per le operette ed i musical. Fin da bambina adora suonare il pianoforte e durante l'adolescenza ha aggiunto anche il violino, strumento che considera come un fidanzato. Ha un piccolo scorpione in una teca in camera sua che reputa come suo figlio.     ↺ ɪɴsᴛᴀɢʀᴀᴍ﹕ @ColdCassy     ↺ ᴏᴄᴄᴜᴘᴀᴢɪᴏɴᴇ﹕Dipendente Del Museo     ↺ ᴘᴀʀᴛɪᴄᴏʟᴀʀɪᴛᴀ̀﹕ ha una piccola voglia scura a forma di ala di corvo stilizzata appena sotto l'orecchio, vicino all'attaccatura dei capelli. Inoltre i suoi occhi sono cangianti e cambiano spesso colore influenzati dalla luce.     ↺ ʟᴇɢᴀᴍɪ﹕        ▸Elise Raegan › sister        ▸Norman Reagan › brother        ▸Wendy Scott › ex friend        ▸ Eric Lemaire › friend        ▸ Greta Vitali › bestfriend        ▸ Nolan Hennig › enemy        ▸ Marko Vasilyev › enemy        ▸Janel Ferguson › friend        ▸Damien Bowen › friend        ▸ Shaw Choi › ex boyfriend     ↺ ʟɪɴᴇᴀ ɢᴜɪᴅᴀ﹕‟ E' la maggiore delle sorelle Reagan, è una famiglia che collabora spesso con i dooddrear di Ravenfire, non considerandoli come la feccia della città. Cassandra è una ragazza solare e piena di energia, sa difendersi da sola e farsi valere e utilizza questa sua caratteristica per difendere spesso la sorella, che adora. [ The dark fog Event ]: Il 15 Febbraio 2019, quando Ravenfire è stata avvolta nel caos più totale, Cassandra è caduta sotto il controllo dei Dottori, a causa di un oggetto magico che aveva vinto alla lotteria di Natale, contraffatto proprio da questi individui. Sotto il loro controllo, ha cercato di rapire i mezzi umani e di contrastare il Consiglio, creando panico in città. „     « Non è questa la gloria della vita che sovrasta la paura della morte? I cristiani temono le fiamme dell'inferno, i pagani non hanno questa paura: possono essere se stessi, buoni o cattivi, come detta la loro natura... »     ↺ ʜᴇᴀᴅᴄᴀɴᴏɴs﹕     ✎ ── Cassandra Reagan nacque a Ravenfire, in Virginia, nella notte di luna piena del 9 dicembre 1989 da una famiglia che, per quanto sembrasse normale ed umana, non lo era affatto: sua madre e suo padre erano portatori di un dono assurdo che avrebbe cambiato la sua intera esistenza. Era una veggente e lo sarebbe stata per tutta la vita con o senza i problemi che questo dono implicavano. Già nella sua tenera età ed ancora figlia unica, Cassandra si confrontò più volte con questo dono che ancora non riusciva a capire cosa fosse in realtà e a cosa servisse. Sapeva solo, infatti, come si chiamava e come lei fosse classificata dalle altre persone che conoscevano il suo mondo; si definiva, così, 'tegente' ( era la prima parola che aveva pronunciato, invece della classica parola mamma o papà). Già dal primo incontro con alcune bambine della sua età, sotto casa sua e sotto lo sguardo protettivo della madre, sperimentò quanto fosse diversa da queste e quanto esse intorno a lei sembravano stupide. Una bambina solare, dicevano alcune mamme, ma aveva qualche piccolo problema celebrale sicuramente che di tanto in tanto la spingevano alla solitudine e alla troppa riflessione per una bambina della sua età. La piccola di nome Cassandra non era, infatti, la classica bambina che cercava di sognare il suo futuro, non era lei che giocava a fare qualcosa di troppo stupido, sembrava mentalmente un'anziana donna di altri tempi che sapeva cosa o non casa si poteva fare su questa terra. All'età di 5 anni l'incantevole madre le regalò una cosa inaspettata. Era il suo primo vero regalo di compleanno e invece di una bambola o di un castello si ritrovò con delle biglie, così la madre le chiamò, dei piccoli cristalli che l'avrebbero aiutata e che non doveva assolutamente perdere o mostrare alle sue coetanee. Fu così che invece di ascoltarla finì per fuggire di casa con il sacchetto di cristalli e mettersi al centro in cerchio con le altre bambine a fare " l'indovina" usando per la prima volta e in modo reale i suoi poteri anche se in maniera molto ridotta in quanto lei era ancora alla base. Indovinò il passato delle bambine, quando caddero per la prima volta, il loro primo gioco e finì con il loro futuro anche se tentava più ad immaginarselo lei che altro. L'utilizzo dannatamente esagerato dei suoi poteri però la danneggiò visibilmente al tal punto che mentre tornava a casa, perché si sentiva stanca, si ritrovò svenuta e sola per più di un giorno e mezzo in mezzo alla strada. La madre la cercò in lungo e in largo per poi trovarla e portarla a casa sana e salva o quasi. Per giorni la madre la rimproverò e lei per giorni, invece di stare a riposo, usava i suoi poteri per spostare qualsiasi oggetto non utilizzando più le mani. La reazione della madre le provocò anche un altro problema: il silenzio. Cassandra, per quanto solare fosse, non parlò più, non disse più una parola con nessuno in famiglia e si comportava da vera umana anche se gli umani, lei, incominciava ad odiarli ed amarli allo stesso tempo. Fu per questo che qualche anno dopo, quando lei aveva 8 anni e continuava imperterrita a comportarsi così, i suoi genitori decisero di donarle un'amica in famiglia, una persona che potesse essere di più di quanto fossero loro: una sorella. Da quando nacque la sorella di cui scelse il nome, Elise, Cassandra ritornò la bambina di un tempo, piena di grinta e di ispirazione per ogni cosa, ma divenne anche la persona più protettrice della famiglia nei riguardi di Elise nonché una piccola donnina cinica con il motto 'so tutto io'. Faceva, infatti, tutto da sola considerando i suoi genitori poco affabili e fu per questo che fece quasi da madre sovrannaturale ad Elise, in quanto non considerava la madre un'ottima insegnante per la loro "natura" così variabile. Lei considerava i loro poteri come una responsabilità, mentre Cassandra aveva compreso fin da subito che con quei poteri ci si poteva convivere, ci si poteva nasconderli e fare tante altre cose come aiutare le altre creature sovrannaturali (come il padre stesso sosteneva).     ✎✎ ── Cassandra come veggente e, dunque, come creatura sovrannaturale non era niente male fin da quando incominciò ad insegnare qualcosa alla sorella di ciò che era la loro vera natura, perché si impegnò così tanto che accrebbe il suo potere e passò di stadio in stadio, mettendosi a dura prova. La sua volontà di dominare al suo massimo il dono da veggente la rese molto forte e testarda caratterialmente. Cassandra, infatti, divenne pian piano un mix assurdo di capacità critica, volontà, protezione e testardaggine. Fu per questo che fino ad una svolta vera e propria nella sua vita non ebbe mai tanti amici e non fece altro che stare affianco della sorella e di altri come lei. Il suo senso di responsabilità nei riguardi dell'insegnamento alla sorella e il suo essere più grande nei confronti di altri veggenti che divennero suoi amici la fecero sentire una specie di regina, una madre, un punto di riferimento. Cassandra prese, inoltre, una caratteristica da suo padre: la disponibilità ad aiutare i drooddrer della città nei loro problemi. Tutti li consideravano dei mostri mentre lei aveva capito che non lo erano affatto e fu per questo che si mostrò sempre disponibile nei loro riguardi. Diventava così un punto di comunione tra umani e drooddrer in quanto lei non fece mai un torto né agli uni e né agli altri e, senza accorgersene, si innamorò di uno di questi inaspettatamente. Non era una donna che amava, amava più che altro la neve ed il gelo, la musica e la danza, ma aiutare i drooddrer le aveva ricordato, o meglio le aveva insegnato, che si può amare una persona e non solo le proprie passioni. Aiutando di tanto in tanto i drooddrer nelle loro faccende tutte abbastanza strane e in qualsiasi momento, si accorse che uno di loro in particolare l'aveva scossa, ma non lo disse mai nascondendoglielo sempre. Si chiamava Ethan. Il rapporto con il giovane Ethan, seppure platonico e breve, la fece sentire una donna vera, una donna normale, ma ben presto il giovane sparì dalla sua vista ed i suoi poteri, le sue visioni da veggente non riuscirono a trovarlo. Non sapeva che fine avesse fatto, ma ne era alla costante ricerca e alla costante ricerca non solo di lui, ma anche di come vederlo nelle sue visioni. E' questo uno dei motivi per cui tenta ancora oggi e in modo quasi ossessivo di aumentare le sue abilità, sperando in un suo ritrovamento.     ✎✎✎ ── La sua forza e la sua indipendenza crebbero con lei fino ad arrivare all'apice durante i suoi anni universitari. Bella, attraente, determinata e soprattutto saggiamente intuitiva, Cassandra divenne ben presto un esempio per tutti suoi coetanei anche se spesso si chiudeva nel suo studio matto e coinvolgente sulle letterature nordiche. Il suo studio, che di solito non avveniva mai in casa, era legato al luogo che ella chiamava 'il tempio degli dei', ovvero la biblioteca della città dove lei era sempre presente, mancava solo se non stava bene. Cassandra, infatti, amava quel posto così silenzioso e così pieno di segreti che trascorrere ore e giorni lì non le sembrava per niente male. Fu questo uno dei luoghi-simbolo dove ella cominciò ad avere delle vere conoscenze in quanto fino a quel momento sembrava essere molto cinica al riguardo. Cassandra era un tipo diffidente, parlava spesso con molte persone sembrando solare ed aperta a tutto, ma nessuno le era rimasto davvero nel cuore esclusa la sorella, nessuno fino a quando non conobbe una giovane umana di nome Janel. Fin dalla prima volta che la vide e in cui le chiese il nome di un libro sul dio Apollo le rimase impressa nella mente e ritornare in biblioteca divenne anche un modo per scambiare due chiacchiere con quella ragazza che, a parer suo, sembrava molto simpatica. Il loro legame si sarebbe rafforzato fino a farle diventare amiche, lei lo sapeva già, ma non poteva dirglielo, le avrebbe fatto prendere un colpo e non avrebbe mai voluto. Secondo Cassandra usare i poteri era naturale, ma distruggere l'innocenza degli umani aprendoli ad un mondo che non era quello adatto a loro era una vera e propria tragedia greca, uno scempio che avrebbe causato solo morte. Era per questo probabilmente che lei si reputava saggia ed era per questo che lei avrebbe agito sempre nell'ombra. Studiando e facendo mille altre cose, come imparare a suonare il violino e perfezionare la sua attività sul pianoforte, arrivò al titolo di studio senza sforzi e decise a quel punto di continuare in ciò che amava di più, ovvero l'arte classica, scoperta solo grazie allo studio antecedente. Appassionata di arte e di fotografia, nonché curiosa di tutto ciò che viene definito 'opera dell'uomo' si ritrovò proiettata di nuovo nella vita dello studente, questa volta d' arte, e in men che non si dica, aiutata anche dalle sue capacità , riuscì nel suo scopo. Negli anni di studio, per non dipendere dai genitori, partecipò a numerosi concorsi di moda e di posa classica che la videro vincitrice e durante i quali si legò anche con Kyan, un make-up artist che lei adorava follemente. Da quel momento fu chiamata da agenzie di moda in tutta Ravenfire nonché dal museo per esporre delle fotografie che la riprendessero nelle stesse pose delle statue. Fu, però, il fascino del museo a rapirla totalmente e ad impadronirsi di lei facendole occupare l'ancora attuale posto da dipendente ufficiale e da sognatrice del passato.
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