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#psicosessuologo
scienza-magia · 3 years
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Forte dolore intimo invalidante che le donne nascondono
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Dobbiamo parlare di vulvodinia. È una patologia cronica e dolorosa che riguarda molte donne, spesso invalidante, ma poco studiata e oggetto di un preoccupante ritardo diagnostico. È come «un elefante che ti entra nella vita» dice una donna che ha la vulvodinia da dieci anni. È una malattia cronica invalidante, che spesso implica la rinuncia al lavoro, alla vita sociale, alla vita sessuale e che, nelle sue forme più gravi, impedisce azioni quotidiane come lavarsi e stare sedute. Molte donne convivono con questo dolore per anni, talvolta anche a vita. Ma si tratta di una malattia non riconosciuta dal servizio sanitario nazionale, non studiata, non diagnosticata, che viene spesso relegata fra i disturbi di ordine psicosomatico. Molte donne si sentono dire che «è tutto nella loro testa», vengono sottoposte per anni a terapie sbagliate, e si devono rivolgere a molti specialisti prima di riuscire a dare un nome ai loro disturbi. Altre devono intraprendere costose trasferte per curarsi e alcune, infine, rinunciano. Vulvo che? - La vulvodinia è una sindrome dolorosa cronica che include un’ampia varietà di condizioni cliniche e che comporta l’infiammazione delle terminazioni nervose dell’area vulvo-vaginale e pelvica, ricchissima di muscoli, fasce, vasi sanguigni e nervi. Chiara Marra, ginecologa e direttrice sanitaria del poliambulatorio CasaMedica di Bergamo, spiega che nel 2015 la vulvodinia: «è stata definita come un dolore vulvare che persiste per più di tre mesi». È dunque un dolore cronicizzato, non un disturbo che compare o scompare. La parola “dolore” viene però usata in modo generico, dice: «può trattarsi di un fastidio perenne, di un bruciore, di un prurito, di un formicolio, di sensazioni di scosse o di fitte, di un peso vescicale, di una sensazione di tagli sulla vulva».
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Le medicine di una paziente vulvodinica. Questo “dolore” può essere spontaneo, presentarsi cioè senza che ci sia una causa scatenante, oppure può essere provocato e iniziare dopo una sollecitazione. Può essere localizzato in un punto preciso della vulva o della vagina (cioè la parte esterna e quella interna) o in più punti contemporaneamente, oppure può essere generalizzato. Pur facendo riferimento alla stessa sindrome, i sintomi, la loro intensità, insorgenza o durata sono molti e diversi tra loro, e non tutti sono presenti allo stesso tempo. Ma si traducono, in ogni caso, nella difficoltà a indossare certi indumenti, ad applicare assorbenti interni o coppette mestruali, a stare sedute, ad andare in bicicletta e in dolori durante i rapporti sessuali, con un impatto molto forte sulla vita delle persone, dal punto di vista lavorativo, sociale, relazionale, sessuale e anche economico. «Non passa giorno che io non abbia dolore, la mia vita è distrutta e chi mi è vicino vive la malattia con me» «I miei progetti di vita si sono annientati, ho perso il lavoro perché non riuscivo a stare seduta, le mie finanze e quelle della mia famiglia sono devastate» «Ho sviluppato disturbi di ansia, disturbi ossessivo-compulsivi, pensieri suicidi» «Il dolore cambia le persone e io non sarò mai più la donna che ero otto anni fa» «Sono riuscita a dare la maturità solo perché c’era la didattica a distanza, e io ho potuto seguire tutto restando in piedi». (Alcune testimonianze raccontate dalle ragazze e dalle donne vulvodiniche che lo scorso 22 luglio hanno partecipato a una riunione online organizzata dal gruppo – ci arriviamo – che sta portando avanti la battaglia politica per il riconoscimento della vulvodinia da parte del Servizio Sanitario Nazionale). L’infiammazione può colpire anche gli uomini e in quel caso prende il nome di neuropatia del pudendo, il nervo che attraverso il bacino innerva i genitali e che, se infiammato, lesionato o compresso, può dare dolore. Anche negli uomini, dice Marra, «il sintomo principale è il dolore della regione perineale, con possibile irradiazione agli organi pelvici, e relative disfunzioni, alla regione lombosacrale, inguinale e alla radice delle cosce». Le cause - «Non è vero che le cause della vulvodinia non si conoscono, come spesso si sente dire o si legge in giro», dice Marra: «Si riconoscono diversi fattori patogenetici che concorrono alla vulvodinia o alla neuropatia del pudendo». Questi fattori, di solito, si presentano combinati tra loro. Hanno un ruolo, ad esempio, le infezioni genitali ricorrenti, «che spesso hanno alla base problemi intestinali, cioè un’alterazione della flora batterica intestinale che si ripercuote sulla flora batterica vaginale e anche vescicale». Quasi sempre, poi, ci sono disfunzioni del pavimento pelvico, quell’insieme di muscoli, fasce, legamenti, tessuto sottocutaneo e cutaneo che chiude inferiormente il bacino e che ha la funzione di proteggere, sostenere e soprattutto mantenere nella corretta posizione gli organi pelvici, vescica, utero e retto. Un’ipercontrattilità di questa muscolatura, spiega Marra, provoca dolore nei rapporti, cistiti, infezioni o dolore spontaneo, esattamente come i muscoli della schiena e del collo, che se sono contratti fanno male». Tra i fattori che possono causare la vulvodinia ci possono essere traumi che hanno lesionato direttamente i nervi, l’endometriosi («le due patologie vanno a braccetto, nel senso che condividono lo stesso terreno infiammatorio»), o alcune allergie: «Ci sono allergie che in Italia troppo spesso vengono poco considerate da questo punto di vista, ma che possono dare sintomi a livello genitale, come prurito o bruciore, o che possono causare la sindrome del colon irritabile, e quindi a cascata infezioni genitali e urogenitali». Va poi tenuto presente, spiega Marra, l’aspetto ormonale: «Ci sono vulvodinie che si presentano dopo l’assunzione della pillola: con meno estrogeni in circolo, le mucose diventano più sottili, le terminazioni sono più esposte, c’è minor lubrificazione e tutto questo può causare dolore nei rapporti sessuali favorendo poi l’avvio di un circolo vizioso». “È tutto nella tua testa” - In tutto questo, va considerato anche l’aspetto emotivo e psicologico della persona, dice Marra: «L’aspetto emotivo può avere un ruolo nella genesi di una patologia, ma non solo della vulvodinia: in una situazione di forte stress, così come contraiamo la mandibola contraiamo anche il pavimento pelvico». Ma affermare questo non significa sostenere che la vulvodinia “dipende dalla testa”. «Durante la mia prima visita ginecologica mi è stato detto che quello che sentivo non era dolore, mentre un altro specialista mi ha detto che il mio era un problema psicologico» «Le donne della vostra generazione sono molto più stressate, ed è questo che causa i tuoi problemi: è tutta questione di testa» «Potrebbe trattarsi di una suggestione tua, magari di qualcosa che sei convinta di avere e invece non hai» «Non hai nulla, è solo nervosismo, lo vedo da come ti mangi le unghie» «È un problema psicologico, forse non hai un buon rapporto con gli uomini, forse hai dubbi sul tuo orientamento sessuale» «Se ti fissi su quella zona è ovvio che ti sembra di sentire dolore, devi solo spostare la tua attenzione su altro» (Testimonianze raccolte dal sito vulvodinia.online) Secondo uno studio statunitense condotto nel 2001, circa il 16 per cento delle donne sperimenta nel corso della propria vita sintomi riconducibili alla vulvodinia. Non è poco, ma è sicuramente un dato sottostimato, secondo Marra. È stato poi calcolato che il 45,1 per cento delle donne che si rivolge a uno specialista venga accusato di somatizzare o di ingigantire i propri sintomi, che il 40 per cento delle donne che presentano dolore vulvare cronico da diverso tempo preferisce non rivolgersi più a un medico perché percepisce del pregiudizio verso i propri sintomi e che il 60 per cento delle donne con dolore cronico consulti più di tre specialisti prima di ricevere la diagnosi corretta. Anche la neuropatia del pudendo negli uomini, spesso, non è riconosciuta, per cui la sua incidenza non è del tutto nota. Alcuni medici svizzeri, dice Marra, hanno documentato un’incidenza dell’1% nella popolazione generale». E Orphanet, sito europeo sulle malattie rare, ha dichiarato che la neuropatia del pudendo riguarda il 4% dei pazienti che accedono ad un consulto per dolore e che colpisce 7 donne ogni 3 uomini: un rapporto donne-uomini di poco più di 2 a 1. Silvia Carabelli ha la vulvodinia. All’inizio del 2021 ha iniziato a scrivere un diario pubblico sulla sua malattia. Spiega che i suoi primi sintomi risalgono a una decina di anni fa e che la sua situazione si è aggravata nel luglio 2020, durante un rapporto sessuale «che è stato impossibile avere perché bruciava da morire il vestibolo e tutto l’interno della vagina, e ogni passaggio sembrava una lama sulla carne». Da quel momento la situazione «è esplosa»: «uno stato di infiammazione importante, con rossore, bruciore, gonfiore, la sensazioni di spilli conficcati nella vulva e scosse che partivano dal ventre per arrivare ai genitali esterni: 24 ore su 24, eccetto i momenti di sonno, un dolore spontaneo che non se ne andava mai». La diagnosi, sbagliata o comunque imprecisa, era sempre la stessa: vaginite. Ed era sempre la stessa, sbagliata, anche la cura: antibiotico locale ad ampio spettro. «Creme e ovuli non solo non sono serviti ma hanno peggiorato i disturbi». A fine ottobre, quasi per caso durante un pap test, la diagnosi è arrivata da una ginecologa più informata di altre: «Ha eseguito il test del cotton fioc, lo swab test: una leggerissima pressione in alcuni punti della vulva che, se sei sana, è un semplice tocco, ma se hai i nervi infiammati, come nel mio caso, ti fa saltare per aria. “Oh povera, hai la vulvodinia… Ne hai mai sentito parlare?”, mi disse». La vulvodinia ha un ritardo di diagnosi di quasi 5 anni in media e le ragioni sono diverse. Spesso alcuni dei sintomi vengono confusi con altro: «Vengono interpretati in modo scorretto come segnali di infezioni», ci spiega Marra, «e quindi trattati per mesi o per anni come tali, con ovuli, creme, antimicotici o antibiotici per bocca, che non fanno altro che peggiorare la sintomatologia». Dall’altra parte il ritardo diagnostico è dovuto a una questione che Marra definisce «culturale»: «Purtroppo c’è ancora molta ritrosia a comunicare i disturbi legati alla sfera sessuale e genitale: ci sono donne che riferiscono dolore e disagio solo dopo anni che lo provano, quasi come se dolore e sesso fossero compatibili e come se il dolore ai genitali fosse qualcosa di accettabile». «Mi vergogno a parlarne, anche col mio medico, perché non capirebbe. In passato anche specialisti, ginecologi o urologi, mi hanno scambiato per mitomane, per una che voleva farsi notare» «Ho disturbi nevralgici localizzati per lo più nella zona genitale, anale e perianale dall’età di quattordici anni, ora ne ho trentuno. I miei problemi fisici, per anni non li ho comunicati ai miei genitori perché mi vergognavo» (Testimonianze dal sito AINPU) Una delle cause principali del ritardo diagnostico è però una diffusa disinformazione e impreparazione nella categoria medica: «Anche durante la mia specializzazione in ginecologia e ostetricia, e l’ho fatta in un’ottima scuola, nessuno ci ha mai parlato di vulvodinia», dice Marra. E il risultato è che le donne che ne soffrono non vengono adeguatamente accolte e curate. «Il pensiero dominante, difficile da scardinare, è che i disturbi dell’area genitale siano dovuti a problematiche psicologiche: “le donne con la vulvodinia in realtà il problema ce l’hanno nella testa”. Sono frasi che purtroppo sento spesso», conclude Marra. Breve storia (triste) della vulvodinia - Silvia Carabelli, che è politicamente molto attiva nei movimenti femministi, sostiene che il ritardo diagnostico abbia «molto a che vedere con il retaggio patriarcale che ancora oggi caratterizza l’ambito medico», così come il resto della società. La medicina ha sempre assunto come modello, considerandolo neutro, il corpo maschile. La ginecologia è nata per occuparsi della capacità riproduttiva della donna e non della sua salute sessuale. E poi ci sono il silenzio e il tabù che hanno circondato, e circondano tuttora, i genitali femminili e tutta la sfera del piacere sessuale femminile: «Vulvodinia, endometriosi e fibromialgia, che a volte si presentano insieme e correlate in alcune pazienti, sono tre sindromi considerate tipicamente femminili, anche se non tutte riguardano solo le donne. Ma proprio per questo sono svalutate e scarsamente considerate». La storia “triste”, della vulvodinia spiega tutto questo piuttosto bene. L’individuazione della patologia risale alla fine dell’Ottocento: nel 1880 il ginecologo statunitense T.G. Thomas la inquadrò come «un’eccessiva sensibilità delle fibre nervose deputate all’innervazione della mucosa vulvare in una parte ben precisa della vulva stessa». Da lì in poi, salvo un paio di ulteriori apparizioni nella letteratura scientifica e mentre l’isteria era invece parecchio discussa, la vulvodinia non venne più menzionata fino alla nascita, nel 1970, della Società Internazionale per lo Studio delle Malattie Vulvovaginali (ISSVD). Al congresso che si tenne cinque anni dopo, la vulvodinia venne descritta come la sindrome della «vulva che brucia». Quella specie di definizione venne formalmente rivista nel 2004 e soltanto nel 2019 la vulvodinia è stata inserita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’undicesima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) che entrerà però in vigore il primo gennaio 2022. La vulvodinia ha dunque una storia recentissima. Il suo processo di emersione, da un lato, è stato favorito dall’incontro e dallo scambio tra donne con i medesimi sintomi e disturbi («molte sono arrivate ad un’individuazione del problema ben prima della diagnosi medica», dice Carabelli); dall’altro, è stata fondamentale l’attività divulgativa online di alcune associazioni, nate per lo più da pazienti o ex pazienti: «I gruppi di auto-mutuo-aiuto per scambiarsi consigli e sostenersi a vicenda nell’esperienza del dolore cronico sono stati e continuano ad essere fondamentali, proprio come lo sono stati negli anni Settanta i gruppi di self-help nati sui temi della salute sessuale delle donne». Le cure La terapia per la vulvodinia si concentra sulla cura dei sintomi e deve passare per forza dalle catene causali che concorrono alla sindrome: deve cioè, spiega Marra, «lavorare su tutti i fattori, e deve veramente prendere in considerazione tutto». Una donna vulvodinica è dunque seguita da più figure professionali: la ginecologa, l’urologo, l’ostetrica o la fisioterapista che fanno la riabilitazione del pavimento pelvico. E poi, dice Marra, possono esserci altre figure satellitari: «Un gastroenterologo accompagnato da un nutrizionista o da un dietista, che si occupano della parte intestinale; il posturologo o l’osteopata, dato che il pavimento pelvico si può contrarre per un problema posturale; uno psicologo o uno psicosessuologo, un neurologo quando la componente di neuropatia del pudendo è molto estesa. E anche lo psichiatra può servire, perché la terapia prevede molto spesso dei farmaci antinfiammatori che fanno parte della classe degli antidepressivi o degli antiepilettici». In Italia i medici formati per curare vulvodinia e neuropatia del pudendo sono pochissimi, così come i centri che si occupano in modo integrato della patologia: «È invece fondamentale lavorare in équipe» per Marra: «Non devono essere la paziente o il paziente a gestire gli specialisti, dobbiamo essere noi a metterli al centro». «Io sono di Palermo e qui non esiste nessun medico specializzato in questa malattia e la cosa deprime molto. Non sempre si ha la possibilità di allontanarsi e soprattutto per lunghi periodi. Io non lavoro e le spese sono tante e incidono notevolmente sulla mia vita». «Avevo quattordici anni quando tutto ebbe inizio e ho dovuto abbandonare tutto quello a cui si dedica un ragazzo della mia età. Poi finalmente, dopo tante cure e interventi inutili subiti (…), da giugno 2011 sono in cura da medici che conoscono la patologia e finalmente sto riprendendo in mano la mia vita. Purtroppo la mia famiglia ha dovuto affrontare molte spese perché in Sicilia non c’è nessun medico che conosce la patologia». «Ho speso tantissimi soldi per le terapie e per curare anche la depressione che è sopraggiunta in seguito ad anni di dolore» (Testimonianze dal sito AINPU) Poiché vulvodinia e neuropatia del pudendo sono patologie multifattoriali, non sono di facilissima e immediata soluzione: «Ci vogliono mesi o anni per uscirne, ma anche per prenderne consapevolezza: la conoscenza reciproca e il poter seguire una persona nel tempo permette di riuscire ad arrivare all’obiettivo», dice Marra. Fuori dall’invisibilità - Carabelli spiega che tra farmaci, visite ed esami, per tutto il primo anno a partire dalla diagnosi, ha speso circa 500 euro al mese: «Era il tetto massimo che mi sono data». Ora è seguita da un neurologo che è a Modena, da una fisioterapista del pavimento pelvico e da un osteopata che sono a Milano, da un’ostetrica che è a Torino, da una ginecologa che è a Bergamo e da altre figure ancora: otto in totale. Carabelli fa parte di un comitato informale nato negli ultimi mesi, che ha messo insieme soggetti che non avevano mai collaborato prima tra loro: ne fanno parte i pochi medici specializzati in Italia in vulvodinia e neuropatia del pudendo, pazienti e attiviste, e tutte le associazioni competenti (Associazione Italiana Vulvodinia, Associazione Italiana Neuropatia del Pudendo, Cistite.info APS, Gruppo Ascolto Vulvodinia, Vincere Insieme la Vulvodinia; Vulvodinia.info ONLUS). L’obiettivo è arrivare al riconoscimento da parte del Servizio Sanitario Nazionale di queste sindromi. Il 7 aprile del 2021 Lucia Scanu, del Movimento 5 Stelle, ha depositato alla Camera dei Deputati una prima proposta di legge per far riconoscere la vulvodinia come patologia invalidante. I soggetti che compongono il comitato ne stanno però scrivendo una seconda: definirà meglio e in modo più preciso le patologie, includerà la richiesta di invalidità, fondi per la ricerca, l’istituzione di una giornata per la sensibilizzazione, interventi di informazione e prevenzione nelle scuole, richieste sull’assistenza e sulla creazione di centri specializzati in ogni regione d’Italia, il riconoscimento di tutti i farmaci necessari per le cure, dato che oggi la maggior parte di questi farmaci non è mutuabile. «Una proposta scritta tenendo conto delle istanze delle pazienti, e che includa anche la neuropatia del pudendo, per non escludere nessuno», dice Carabelli. Read the full article
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due serie: Looking for Alaska, per avere i brividi interni. Il Colonello è magistrale. Personaggi umani.
Sex Education: strampalato adolescenziale, lui timido impacciato e pieno di pippe si trova a fare lo psicosessuologo di tutti i casi umani del liceo.  Gillian  Anderson, nei panni della madre psicosessuologa disinibita, lolloso
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abatelunare · 3 years
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Cento spinosissimi quesiti...
Vado presso la postazione nella quale si agevola il libero scambio di libri. Per vedere se c’è qualcosa di interessante. Sono fortunato: c’è. Fra le altre cose, inciampo in un opuscolo verde. S’intitola 100 domande imbarazzanti sul sesso.
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Lo prendo incuriosito e a casa lo sfoglio. Intanto risale all’anno 2000. E si tratta di una edizione fuori commercio destinata alle lettrici di “Tu”, che immagino essere una pubblicazione destinata a un’utenza femminile. Ho voluto scansionare i quesiti che mi sono sembrati più... curiosi. Ora ve li infliggo.
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A me hanno insegnato che domandare è lecito e rispondere è cortesia. Mi fa un po’ ridere l’espressione stimolazione più adeguata. Mi suona un po’ burocratica. O fintamente aristocratico-eufemistica. Tessoro vorresti agevolare una più proficua sollecitazione delle mie parti sensibilmente predisposte?
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Ma che domande fanno. A me sembra ovvio che quella roba lì dipenda dalle circostanze, dal contesto, dal vattelapesca. Quanto alla possibilità di capire che una donna finga, non è che si può stare lì tutte le volte a studiarla per vedere se gode davvero o no. Concentriamoci magari su quello che stiamo facendo...
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Opplaààààààààààà. Oh, qui si pesca nel torbido. La 18 io sinceramente non me la sarei posta. Da come è formulata sembra quasi voler provocare sensi di colpa che non servono a nessuno. Quanto alle altre due, a me, sinceramente, sembra che si potrebbe usare un po’ di più di quella roba che chiamano buon senso. Sempre che ci sia ancora qualcuno che sappia cos’è.
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Io sarei curioso di sapere su quale campione si basa la 14. Siamo ancora fermi a cose che avrebbe senso - forse - chiedersi durante la fase adolescenziale, mica adesso. Del resto, ammetto di non conoscere la fascia di età cui si rivolge la rivista che ha realizzato l’opuscolo. La 15 temo non sia formulata in modo poco equivocabile. Ma poi che senso ha chiedersi se qualcuno è particolarmente portato a certe pratiche. Cosa mi cambia nella vita. Io penso ai cazzi - anzi, al cazzo - miei. Gli altri pensino ai loro. (Ammetto, però, di aver conosciuto persone di ambo i sessi con una spiccata predispozione sciesciuale...).
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Ho voluto chiudere in bellezza. Con una domanda di tipo “tecnico”. Anzi, “operativo”. Se avessi di quei problemi, io andrei da uno specialista dell’organo. O da uno psicosessuologo. Il bricolage va bene quando si è soli. O quando proprio si vogliono fare dei lavori in casa. Restate sintonizzati, mi raccomando. Perché questo opuscolo non è l’unico che ho trovato alla postazione per lo scambio dei libri...
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redropeedu · 3 years
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L'Orgasmo femminile
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- Cos'è l'orgasmo - Dal desiderio all’orgasmo - La petit mort - Orgasmo e società - L’anorgasmia - Conclusione
Cos'è l'orgasmo
L’orgasmo femminile, ma anche quello maschile, è il climax del piacere, la vetta, il punto più alto in cui abbiamo la fusione tra l’aspetto corporeo e quello mentale per un intenso attimo. In francese l’orgasmo viene chiamato petit mort, la piccola morte, una metafora calzante per descrivere quegli attimi di estremo piacere.
Dal desiderio all’orgasmo
La fase che precede l’orgasmo è l’eccitazione sessuale in cui vediamo la risposta fisiologica che prepara il corpo all’atto sessuale: da un lato abbiamo l’aumento del battito cardiaco e della frequenza respiratoria; dall’altro i capezzoli si inturgidiscono, la vagina si lubrifica, si ha l’erezione della clitoride, le piccole e le grandi labbra si ingrossano per la maggior irrorazione e il canale vaginale diventa più ampio e più profondo. Questo accade nella maggior parte dei casi, ma può capitare che anche se c’è eccitazione sessuale, la vagina non sia lubrificata, in quel caso si possono usare lubrificanti artificiali.
La petit mort
L’orgasmo femminile può essere raggiunto sia mediante stimolazione clitoridea, sia attraverso stimolazione vaginale, ma anche, seppur in un numero minore di casi, anche senza la stimolazione genitale, attraverso quella dei seni o anale, per esempio. Nonostante si possa raggiungere in vari modi, dal punto di vista fisiologico l’orgasmo è uno: si hanno spasmi che coinvolgono il terzo esterno della vagina, oltre alla variazione del ritmo cardiaco, della respirazione e della pressione insieme al coinvolgimento di molte aree cerebrali. Il fenomeno dello squirting, ovvero la secrezione di liquido incolore e inodore, probabilmente prodotto dall’uretra, può accompagnare l’orgasmo femminile, ma non necessariamente. La donna può avere più facilmente ripetuti orgasmi (rispetto a un uomo) se si continua con la stimolazione. Il tempo che passa da un orgasmo al successivo viene detto risoluzione, negli uomini avviene il periodo refrattario si intende solitamente, ovvero il periodo successivo all'eiaculazione maschile nella quale non è possibile raggiungere nuova erezione. Nelle donne si può presentare un fenomeno simile ma in genere è più breve di quello degli uomini o addirittura quasi assente. Nonostante la possibilità di provare orgasmi multipli nel corso dello stesso rapporto, per le donne è più difficile raggiungere il culmine del piacere in quanto la parte psicologica è più preponderante rispetto a quando non lo sia per un uomo. D'altro canto, risulta anche più difficile masturbarsi Tuttavia, non è detto che per raggiungere l’orgasmo ci voglia più tempo rispetto alla controparte maschile.
Orgasmo e società
La parte psicologica e mentale è più importante per il raggiungimento dell’orgasmo per le donne, ma un’altra componente fondamentale è la conoscenza del proprio corpo e il modo in cui ci si approccia alla sessualità e, di conseguenza, a quanta libertà si sente di avere. In una società ancora fortemente patriarcale, la sessualità femminile è vissuta in maniera negativa. Una donna che mostra un buon rapporto con i propri desideri e la propria sessualità in genere viene vista male, sia per quanto riguarda rapporti sessuali con potenziali partner, sia quando si parla di autoerotismo. Se per i maschi la masturbazione viene data quasi per scontata, per le femmine è ancora vista come un tabù, qualcosa di sporco e da evitare e questo impedisce alle donne di conoscersi e quindi diminuisce anche le probabilità di arrivare all’orgasmo. Questo fattore, aggiunto ai pregiudizi verso la sessualità che vengono insegnati alle femmine, può portare a sviluppare anche problemi a livello sessuale, come l’anorgasmia.
L’anorgasmia
La difficoltà a raggiungere l’orgasmo, l’anorgasmia, è uno dei problemi più diffusi che portano le donne a rivolgersi a uno psicosessuologo. La condizione può essere dovuta anche all’abuso di sostanze, come droghe o farmaci, o da patologia organiche, quali lesioni spinali o sclerosi multipla, ma in molti casi i problemi sono dovuti a difficoltà nelle fasi precedenti della risposta sessuale: il desiderio e l’eccitazione. In questi due passaggi lo stato psicologico è decisivo e un’educazione che ha trasmesso valori molto tradizionali in cui il sesso per la donna deve essere solo praticato a scopi riproduttivi, può inficiare sia sul raggiungimento dell’eccitazione che del successivo orgasmo. Nonostante, in molti casi, il rapporto sessuale avviene tra una coppia di partner che condividono la fiducia l’uno dell’altro e in una situazione di completa intimità e nonostante la componente fisiologica dell’orgasmo sia importante, il rapporto delle donne con la propria sessualità e il raggiungimento del piacere è fortemente influenzato dalla realtà sociale in cui l’individuo è immerso. Bisogna conoscere il proprio corpo, le basi fisiologiche che si nascondono dietro all’orgasmo e sviluppare un rapporto aperto e sereno verso la sessualità per poter arrivare al meglio al culmine del piacere.
Conclusione
L'orgasmo è fortemente condizionato da fattori emotivi e psicologici, purtroppo se si è di sesso femminile, vi è una componente sociale che fa vivere male la propria sessualità, che questa sia da sol* o con partner. Non abbiate paura di esplorare il vostro corpo e la vostra sessualità, ma ricordate, che dovete sentirvi a vostro agio mentre esplorate, soprattutto non è un obbligo farlo, cerchiamo solo di viverla serenamente, concentriamoci sugli aspetti che più ci rendono felici e ci fanno stare bene Read the full article
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tmnotizie · 6 years
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ROSETO DEGLI ABRUZZI – La Settimana del Cervello (Brain Awareness Week) è un’iniziativa a livello nazionale tesa a promuovere l’informazione relativa alla psicologia, alla medicina e alle neuroscienze, coinvolgendo attivamente le istituzioni e rendendo partecipe la cittadinanza delle relative conoscenze scientifiche a riguardo. Sette giorni, dunque, naturalmente ricchi di appuntamenti culturali come convegni, mostre, corsi, spettacoli…tutti nel segno della scienza.
“E a chi, più del Rotary International, può stare a cuore la divulgazione scientifica?” si chiede il prof. Antonio Lera, docente dell’Università degli studi de L’Aquila e neurologo dirigente medico dell’ASL, nonchè presidente del Rotary Club Teramo Est e dell’associazione culturale ἀγάπη – Caffè letterari d’Italia e d’Europa, “Il Rotary” − prosegue Lera − “ha da sempre dato largo spazio alla scienza nelle sue numerose iniziative, prediligendo pur tuttavia un linguaggio il più possibile semplice e diretto, al fine di essere compreso da qualsiasi pubblico. E in occasione della Settimana del Cervello potevamo forse fare eccezione?! Certo che no! Questa settimana abbiamo già organizzato il convegno sulla diagnosi precoce del deterioramento cognitivo, la neurobiologia dell’invecchiamento cerebrale e lo screening per l’invecchiamento mentale al Palazzo del Mare di Roseto degli Abruzzi, a cui è seguito − a Teramo − lo screening gratuito per la memoria e i deficit cognitivi”.
“Ma non è finita qui” − esordisce il dott. Eugenio Flajani Galli, psicologo, psicosessuologo e scrittore giuliese − “la Settimana del Cervello per il Rotary, poichè domenica abbiamo in programma di chiudere questa densa sette giorni di appuntamenti socio-culturali con un convegno su mente, cervello e neuroplasticità cerebrale, in cui io e il prof. Lera tratteremo − supportati da altri nostri amici e colleghi − in maniera esaustiva di temi quali la prevenzione dell’invecchiamento, la resilienza e l’assertività, il rilassamento psicosomatico, il rapporto mente-macchina, la prevenzione dell’invecchiamento e la stimolazione cognitiva…tutti temi di attualità e grande rilevanza nella società odierna, che pertanto non possono assolutamente mancare nella Settimana del Cervello, a cui abbiamo dedicato così tanti eventi e un grande entusiasmo”.
E oltre alle neuroscienze, alla psicologia e alle scienze cognitive, il convegno darà spazio anche alla sana alimentazione e al come prevenire i processi ossidativi in atto nelle cellule del nostro organismo: questo sarà il tema trattato dalla dott.ssa Simona Ruggieri, che servirà da monito per ricordarci il detto mens sana in corpore sano, e dunque della necessità di trattare (anche) la sfera della salute in aggiunta a quella della mente da parte degli altri relatori sopracitati. Ma non finisce qui: il grande evento, fissato per domenica 17 marzo nella suggestiva cornice del Palazzo del Mare di Roseto degli Abruzzi a partire dalle ore 10.30, non vedrà protagonista la sola scienza, ma anche la letteratura e, in particolar modo, la poesia.
Sarà infatti ospite speciale del Rotary International il pluripremiato scrittore e critico letterario campano naturalizzato abruzzese Mario De Bonis, già insignito del prestigioso premio “Gianni Di Venanzo”, uno tra i più grandi studiosi in Italia di Eduardo De Filippo (che ha conosciuto personalmente e sul quale ha anche scritto il libro “Eduardo visto da vicino”), che reciterà le sue poesie dando vita a illuminanti intervalli poetici.
Infine, verranno esposte nel Palazzo del Mare le opere artistiche in tela e in pietra delle pittrici e scultrici Carmen Bernal e Sandra Di Marcantonio. Quest’ultima, in particolare, è anche scrittrice e ha partorito opere surrealistiche − ispirate a Salvador Dalì − da sempre molto ricercate sia in Italia sia all’estero, arrivando a essere presentate perfino dal noto critico d’arte Andrea Diprè.
L’ingresso al convegno è gratuito e sarà rilasciato un attestato di partecipazione a tutti i richiedenti.
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Sono psicologo, psicosessuologo, scrittore, poeta e social media manager. Mi sono laureato prima al corso di laurea a numero chiuso in Scienze e Tecniche Psicologiche e poi con lode in Psicologia, senza mai andare fuori corso (come ben pochi miei colleghi). Ho frequentato decine e decine di corsi tra convegni, congressi, workshop e seminari, arrivando a maturare una conoscenza a 360° della psicologia. Inoltre ho ottenuto un master in psicosessuologia con il massimo dei voti. Ora lavoro nel mio studio privato a Giulianova – provincia di Teramo – e collaboro con il Rotary e l’Università degli studi dell’Aquila tenendo dei convegni multidisciplinari per la promozione culturale; nel tempo libero scrive poesie, aforismi, articoli e libri in vendita presso Mondadori, Feltrinelli, Amazon, Hoepli, Euronics, Google Play, iTunes e tanti altri store. Chi vuole rimanere in contatto con me, leggere le mie opere (libri, poesie, ecc.) e i giornali che trattano delle mie iniziative, ma anche ricevere gratuitamente news di psicologia e sessuologia, può visitare il sito https://psicologogiulianova.wixsite.com/info e mettere mi piace alla pagina Facebook https://www.facebook.com/psicologogiulianova, oppure cercarmi su Google e consultare le oltre 50 pagine di risultati su di me. 
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sessuologando · 5 years
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B. Mitchell, sociologa e gerontologa, afferma che il #poliamore altro non sarebbe che conseguenza della messa in discussione di un rapporto duale #eteronormativo antico, basato su insicurezza economica ed instabilità. Oggi, invece, attraverso alcuni movimenti ed in particolare quelli #LGBT+ e quello #Femminista, il rapporto classico etero ed esclusivo va incontro sempre in più verso un cambiamento. Il concetto di poliamore è molto lineare, ma allo stesso tempo complesso, per i #poliamorosi stessi. Talvolta viene superficialmente definito come moda del momento. #Rispetto a ciò è importante da una parte porsi delle domande rispetto al nostro modo di mettersi in #relazione, al senso che può assumere per la persona scegliere un rapporto di coppia o di #troppia. Parimenti è importante poter comprendere che le conoscenze nell’ambito psicosessuologico hanno portato sempre più a fittare con una #sessualitàfluida (Diamond, 2000) dove “fluido” non vuole necessariamente dire “liquido”. Fluidità, in questo caso vuol dire potersi esprimere in modo egosintonico alla propria #identitàsessuale, ovvero con comportamenti che riescono a non creare blocchi al proprio #generesessuale (essere maschio, femmine, non binari) al proprio #orientamentosessuale (misto, omosex, eterosex e asex) nonché al modo in cui si vuole mostrare questo alla società (espressione di genere). Per fare questo è importante sospendere il giudizio affinché si possa assumere sempre di più un approccio #sexpositive. Ovvero un approccio che si setta tra #salute #sessuale, diritto e piacere condiviso senza giudizio (Gruskin, 2019). Tale approccio enfatizza gli aspetti delle differenze individuali e del #piacere sessuale oltre agli aspetti di salute sessuale e di #prevenzione. Questo tipo di assetto non solo diventa preventivo, ma anche propositivo, nel rispetto di se e degli altri, all’atteggiamento positivo verso l’esplorazione ed invita ad uscire dalla concezione giusto-sbagliato; morale-non morale. Insomma ad una #sessualità conosciuta e rispettata invece che giudicata.  #sessuologando #psicosessuologo #nonmonogamiaetica  https://www.instagram.com/p/B3_vYk3o5VJ/?igshid=1njwyl0jpl8ir
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sessuologando · 5 years
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Ogni #comingout va rispettato. Il tempo della persona va rispettato. Fare coming out è una scelta, quella di presentarsi al mondo come soggetti autentici e adulti, che possono mettersi in una comunicazione adulta e matura (assertiva) con l'altro. Entrando, cioè, in relazione, ma in maniera differente. Solo quando si riconosce l'estraneità dell'altro, senza voler imporre i nostri schemi, i nostri valori (e viceversa), lì ci sarà una relazione. Di mutuo scambio. Va fatto o deve rimanere nel privato? Fatelo. Per voi e per chi realmente ha difficoltà. I comportamenti si apprendono per imitazione la maggior parte delle volte. Allora essere esempi positivi può solo che fare bene. In questo caso, in altri casi. Siate i motivatori, siate buoni ascoltatori, sappiate dire "ci sono io con te. Io sono uguale a te. Io l'ho fatto e aiuterò te, quando sarai pronto a farlo". #comingout #comingoutday #sessualità #sessuologando #gay #non_è_grindr #lgbtitalia #sessuologoroma #psicosessuologo #gayitaly #grindr #nonègrindr #nonegrindr https://www.instagram.com/p/B3eVB3HoEKR/?igshid=1584pired8wxl
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sessuologando · 5 years
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Solitamente, si arriva dal sessuologo quando "è tardi". Decidere di agire tempestivamente è il miglior modo per risolvere più velocemente le disfunzioni psico-sessuali e tornare a godere a pieno del proprio benessere sessuale e ritrovare equilibrio e serenità nelle relazioni affettive #psicologo #psicosessuologo #sessuologo #sessuologoroma #sessuologando #sessualità #benessere #wellness #corpo #mente #positivevibes #sexpositive https://www.instagram.com/p/B2Ww9tMovE8/?igshid=1pwn91a37v7mp
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sessuologando · 6 years
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Dr Loris Patella, Psicologo - Specializzato in Sessuologia Clinica. 🙏Counseling e Coaching 😵 Difficoltà Psicologiche 🤝 Valutazione e Supporto 💏 Disfunzioni Sessuali ♀♂ Orientamento e Identità 🌈 LGBT+ #dottlorispatellapsicologo #lorispatellasessuologo #psicologo #psicologia #psicologopatella #sessuologia #sessuologo #psicosessuologo #sessuologando #love #ansia #psicopatologia #depressione #forza #strenght #pink #darthvader #weak #counseling #coaching (presso Roma) https://www.instagram.com/p/BvTk4aIHi6S/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1adpiajiryqwe
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sessuologando · 6 years
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Per la #festadelpapà educhiamo alla #paternità, alla responsabilità di essere genitore e rendiamo i #maschi consapevoli del #ruolo di #genitore, parimenti a quello di madre. Parliamo loro della #violenzadigenere e a come #prevenire il fenomeno. "La ghianda fa la quercia" e i #bambini crescono per imitazione e apprendimento. Siate i primi. #Auguri! #sessuologando #psicosessuologoroma #psicosessuologo #sessuologo #papà #padri #padreefiglio #padreefiglia #babbo #relazioni #genitori #genitorialitàconsapevole #genitorialità (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/BvLzu14H_1-/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=e1mln1pg7j8k
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sessuologando · 6 years
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"Le donne sono la colonna vertebrale della società" disse Rita Levi Montalcini. Il benessere psicosessuale passa soprattutto dalla rottura di schemi preconfezionati, da tabù e stereotipi. Uscire da questi permette di creare il nuovo, rompere il giudizio ed essere soddisfatti di ciò che si è. Auguri! A tutte le donne, che, liberamente, decidono per se stesse. #8marzo #cecinestpasuntrou #festa #festadelladonna #donne #sessuologo #sessuologando #psicosessuologoroma #psicosessuologo #rights #oyster #8marzo2019 #questononeunbuco #fete #recurrence #educazionesessuale #educazioneaffettiva (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/BuvgDDxHEf8/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=mf4fo5qeepqb
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sessuologando · 6 years
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"Ho imparato che è possibile amare due persone contemporaneamente. A volte succede: ed è inutile resistere, negare, o combattere" Opzeteck #poliamore #nonmonogamiaetica #polyamory #polyamorypride #sessuologando #sessuologo #psicologia #sessuologia #lorispatellasessuologo #psicosessuologo #psicosessuologoroma #love #ethics #legami #relationships #manyloves #person #poligamy #monogamy (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/BuLknN1nPR0/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=13kpje1vbnh2v
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sessuologando · 6 years
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Quando gli anni passano, molti sono i fattori che possono incidere sulla propria dimensione sessuale. Quali sono i fattori più comuni che inficiano il sesso in terza età? 1. Scorretti stili di vita 2. Fumo 3. Carenze ormonali 4. Salute cardiovascolare 5. Altre malattie Come porre rimedio? 1. Movimento fisico quotidiano 2. Corretta alimentazione 3. 🚭 Alcool e Fumo 4. Stile di vita sano 5. Tenersi per mano, baciarsi, desiderarsi, corteggiarsi 6. Trovare nel medico di fiducia un supporto #terzaetà #vecchiaia #nonni #anziani #terzaeta #saluteebenessere #sessuologando #psicosessuologo #salutesessuale #affettività #lovesex #love #monday #quote #baudelaire #citazioni #desire (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/BtvL8zAiMCR/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=9u5njsg4l9c7
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