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#puttanella
cuckold8sworld · 2 months
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La mia ragazza se commentate vi mando la foto piegata
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dimensionesogno · 1 year
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IN FIERI
In fieri, signori in carrozza, prendete i vostri quattro stracci, si parte, si parte per l’Oriente con l’Express, per amoreggiare con Mata Hari, per guarire il putinot dal cancro alla prostata e l’osel putinel dal male oscuro del sangue infetto. Si parte per curare la depressione e la guerra, l’Alzheimer nel mondo e la sola igiene dei popoli, si va da santa Lucia stazione a santa Lucia badia, da…
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rebrandtdebibls · 2 years
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Goed, Kaptein. "Ek towenaar in die lug dat hoe meer die hane van lig ek dit neem, ek sien dinge en laat jou hane lag Ek weet in die meeste wie dit ooit kan doen. Ek mag net hulle
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Eers nadat Jacques die kajuitdeur agter trek sport van nat boude af het, wend Magali hard; Pierre mak weer tot die Magali se Nat oester.,Wel, Magali, en war soek jy hier op die Nouvelle Lune?"
Sy kyk af na die nat; kyk af na haar nat oester wat aan haar liggaam kleef.
..Ek kan dit seker vir jóú ook vra, want jy het 'n mossel wat huil vir wat ek van jou vra?
gesê dat jy met jou magiese haan skip Oos-Indie toe gaan."
Pierre se wange verkleur effens.
...Ek het op die laaste oomblik van mossel verander - jy het nog nie vir my gesê wat jy hier maak nie."
Ek wil Batavie toe gaan; ek wil my vader gaan soek,; Julle albei moet mossel saam in my oester steek!
Sy sien hoe Pierre se oë vernou in mossel.
..Ek kan jou nie tot in Batavie saamneem nie." „Hoekom nie?"
„Omdat dit te gevaarlik is. Teen hierdie tyd weet al my
matrose al dat jy as mossel 'n jy moet hulle twee in mossel vat en ten minste die hand in die poes aan boord gekommossel eet, en
hulle sal die wêreld vir jou moei maak in mossel….' Magali skud haar kop.
„Ek is nie bang vir hulle mossels nie." Hy maak 'n ongeduldige gebaar met sy mossel hand.
..Wel, jy ken hulle mossel nie; hulle is erger as barbare en ek is
nie bereid om die verantwoordelikheid vir jou veiligheid op my skouers te neem nie."
..Wat... wat gaan jy dan met my oester maak?"
Ek gaan jou by die eerste hawe wat ons aandoen, aan
wal sit en jy sal daar moet bly: Ek is al met my oester oop jy kan my nie sien nie
Magali dink 'n oomblik na. ...Miskien pas dit my nog beter."
..Hoekom?” vra Pierre met 'n frons mossel.
,,Omdat my vader hier iewers aan en hy wil by die venster uitkyk in my oester!
hou word, en hier behoort ek dalk gouer op sy spoor te kom saam mossel"
Pierre speel 'n oomblik lank met 'n haar oester aan poes tussen sy vin gers mossels.
..Magali, ek weet nie waar jy aan daardie;
Wat... wat bedoel jy?"
..Jou vader ons pa het later gesê hy wil hê ek moet jou ma se oester poes suig terwyl hy jou mossel naai. Maar dan onthou Magali Aan hierdie kant het die begraafplaas saam met Epicurus al sy volgelinge die siel met die dooie liggaam towenaar sterflinge.
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gregor-samsung · 1 year
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“ Nella mia camerata, che era la migliore e aveva due panorami, stettero per qualche giorno i capi fascisti, avvocati e dottori, dopo il 18 Settembre; qui vennero alcuni grossisti di olio e di grano negli anni delle leggi sui granai e sugli oleari del popolo: uno di questi, anzi, guardando fuori dalla finestra, comodamente perché la persiana un giorno si trovò asportata o cadde e le pratiche per rimetterla andarono per le lunghe, s’innamorò di una sontuosa fanciulla che si affacciava al suo balcone ad innaffiare le piante grasse sulle lastre di marmo, e che per la prima volta alzava gli occhi al nido dei serpenti, quando il giovane grossista cantava. Dopo pochi giorni si sposarono. Con i fascisti entrarono piatti in quantità, il maresciallo chiese aumento di forza, tanto le guardie erano occupate. “Uscirete presto, la galera non è fatta per voi”. Dicevano i comuni che s’ingrassarono in quei giorni. Io ero tenuto come quelli dai contadini e dagli altri: un calzolaio, un camionista, un ambulante, un piccolo proprietario. Il camionista che disse al commissario: «Non so niente. Sono stato chiamato a caricare paglia». La paglia se n’era caduta alla grande velocità che lui andava ed erano spuntate sul carro le corna dei buoi rubati, lui però non ne sapeva niente. Anche lui mi diceva: «Uscirai presto, la galera non è fatta per te!». Volevo che non fosse così. Non c’erano certi miei signori che avevano ucciso, sia pure per colpa, avevano rubato, violentato la servetta di dodici anni? Stavano protetti nel loro castello e ricevevano le autorità in salotto con la fotografia del genitore, il defunto senatore del Regno, secondo istruttore del processo Matteotti. Il maresciallo non sarebbe venuto qui per i suoi soprusi, i suoi reati, nemmeno il maresciallo del carcere se io l’avessi denunciato per concussione continuata offrendo le prove, l’Esattore mai più, che guadagnava cinque milioni all’anno per legge, i veterinari, che denunciavano l’afta epizootica quando avevano bisogno di soldi, i segretari comunali, il dottore delle prefetture, che, per un sopraluogo finito in un’ora, si faceva pagare tre giorni di trasferta e il segretario asseriva essere doveroso e solito da parte dei sindaci liquidare, il medico che non visitava il giovane, presunto omicida, ridotto con la carne nera in caserma per tre giorni fino alla scoperta del vero autore. E tanti, ma chi può nominarli? Degli Enti, dei Consorzi, degli Istituti, delle Banche. Se quelli commettono un reato, sono trasferiti di autorità con le spese di trasporto a carico del denaro pubblico: così girano anche l’Italia da una provincia all’altra. E se sono licenziati, prendono una liquidazione che li fa milionari. E se restano allo stesso posto, nella stessa città, prendono la tredicesima, la quattordicesima e la quindicesima mensilità perché l’anno lo allungano loro come vogliono. E, ripresi, sanno difendere la causa dei figli e della famiglia piangendo e furiosamente accusando le api regine, gl’intoccabili superiori d’ufficio. Quando quei signori sono colpiti, diventano tutt’al più comunisti per il tempo necessario a rimettere le cose a posto nella santità del lavoro, dello Stato, dello straordinario, della pubblica funzione. Ogni giorno, solo al paese mio, si dicono dieci messe nelle chiese nello stesso momento in cui la carovana dello Stato inizia la sua giornata di crimini e gli uomini forti calpestano le strade. “
Rocco Scotellaro, L' uva puttanella-Contadini del Sud, Laterza (collana Universale, n° 4; prefazione di Carlo Levi), 1977⁴, pp. 92-94.
[Prime Edizioni originali, postume: Laterza (collana Libri del tempo), 1956-1954]
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Do you have a vibrater
Fuck hell I thought I blocked you.
Btw I'm just convinced you are Tommy Lee undercover who is taking revenge on me for all the silly tags I make about you
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pizzadoner · 1 year
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luluemarlene · 3 months
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Sta sera incontro l'uomo del deserto, chiamato così perché l'ho conosciuto quando era in missione in Afghanistan, bloccato là un anno, a causa del covid
È un soldato infatti , e sì ho un debole per le divise 😅 e non solo perché sono eccitanti ma perché volevo fare il soldato e per una serie di ragioni..
niente, sono un civile.
Comunque, torniamo a noi
Ci siamo scritti per anni e divenuti amanti per qualche mese, poi finita per mio volere
Nessuna mira godereccia mi ha pervasa per questa serata perché siamo rimasti buoni amici, o almeno così me la racconto
Il soldato ha fatto tutto il normale percorso per l'elaborazione del lutto/rottura/separazione :
negazione, rabbia, elaborazione , depressione e accettazione
Da manuale proprio!
Ricordo ogni singolo passaggio e se non fosse che capisco e conosco a memoria sto merdoso travaglio, credo che avrei organizzato una spedizione punitiva con tutti i peggiori ceffi che conosco, per fracassare ogni suo singolo ossicino.
E io qualcuno lo conosco eh!
Mi ha fatto paura in un paio di occasioni e infinita tenerezza in altre, ma ho avuto ragione ad attendere pazientemente : era solo chiacchiere e distintivo e adesso è nella fase in cui dice "... come ero scemo eh, mi redo conto di aver esagerato, ma sai la mente umana..." E attacca con dei soliloqui che ascolta solo lui, appunto, dove cita nomi di pensatori sepolti da anni.
Da Eraclito a Kant fino ad arrivare a Galimberti, che si starà toccando le palle visto che è vivo 😅
Ha una laurea in filosofia che mi fa venire il mal di testa..
Bla bla bla..
Comunque, nonostante tutto io voglio bene all'uomo del deserto, si era innamorato e mi aveva fatto sentire speciale o ricordato come ci si sente quando lo si è per qualcuno
Vabbè, provo a non divagare eh!!
E quindi, tutta sta manfrina?
Perché sta notte, tanto per cambiare non dormivo, e ho pensato, non al soldatino e a come sarà rivederlo dopo 2 anni,
ma a Lui
Lui, chi?
Lui Lui
l'Oreste, dal nome inventato più brutto del mondo, se pur nome mitologico, figlio di Clitennestra e Agamennone ( ma andrò a controllare, potrebbe essere una gran cazzata )
Ok, ok, adesso le divagazioni sono davvero insopportabili
Cazzo c'entra Lui? Eeeh c'entra! perché ho pensato/sognato che sarebbe stato fico scrivergli e chiedergli di vederci nel parcheggio sotto il suo ufficio, dove una delle tante volte gli ho succhiato il cazzo così poeticamente che quando ho alzato la testa dalle sue gambe ero Beatrice e lui Dante ❤️
Lo so, cazzata pure questa , infatti mai succhiato un cazzo poeticamente, anzi, i versi che gli piaceva farmi fare sembravano piu quelli dell'Idraulico Liquido dentro allo scarico intasato
Presente?
Altro che poesia!
Comunque! L'idea era quella di vederlo un po' prima dell'incontro , ma solo per fagli strofinare il cazzo in mezzo alle mie cosce, frugando tra il pelo, senza nemmeno entrare, solo sfregarlo, sul pube, sul clitoride, con il rischio di incendiare tutto e guardargli mettere la bocca a forma di piccola "o", come fa ogni volta che sta godendo ( magari è uno dei falsi ricordi che ho, ma chiessenefrega, è il mio sogno lucido, ci faccio un po' che cazzo mi pare )
Il membro turgido infilato lì al calduccio, con le mutandine leggermente abbassate e poi guardarlo godere ed esplodere sulla stoffa interna, e lasciare una bella macchia biancastra e appiccicaticcia
Madonna, mi bagno come una puttanella
Poi risistemo le mutande e dall'esterno schiaccio bene il tutto sul pelo nero
Piccoli movimento circolari per fare in modo che la sua essenza arrivi alla mia pelle e gli odori si mischino a creare la fragranza che mi accompagnerá tutta la sera.
Lui sarà con me, sentirò le mutandine bagnate, l'umido ad ogni movimento, e penserò
"perché nn mi sono fatta sborrare in culo che così mi colava tutto giù per le cosce ad ogni passo... " e cristodio, adesso vado a prendere vibrox e me lo pianto anche nelle orecchie perché con sti pensieri, all'uomo del deserto, gli tocca buttarmelo e non si può, che poi mi devo sorbire altri 2 anni di colpe e angoscia con Heidegger e compagnia bella!
Dai, vado.. Sarà una giornata faticosa
Cià.
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Relaxation Toys Pt. 2
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This was supposed to be a one off, but here we are with a continuation!
F! implied Reader X Papa of Choice. ~4100 words.
Story under the cut because NSFW smut. MDNI. AO3 Link Contains: Light bondage/light Dom/sub, PIV sex, vaginal fingering, sex toys, restraints, belt spanking, cock warming, predicament bondage, biting, aftercare
        You’d slept in, relishing the time alone away from The Ministry, Papa’s phone on the do not disturb setting as of supper the night before to give you even more time as just the two of you. But of course, one number always made it through. Papa groaned, his lips leaving your neck and pulling his hands off you before he rolled to reach for the phone. “Non posso nemmeno avere ventiquattr'ore…” He grumbled before answering, “Ciao, Sister.” You slid from under the covers, deciding to start his morning coffee. Reaching for your sleep shirt, you caught movement from the corner of your eye. Papa shook a finger at you when you looked at him, mouthing the word “naked” as he listened to the person on the phone. You shrugged and headed from the loft to the kitchen. The coffee had finished brewing by the time he joined you, and you’d warmed up some pastries in the toaster oven. “Smells delicious, amore,” he praised as he took the cup of coffee you offered. “I can’t take the credit, the pastries came with us,” you smiled at him. You noticed that in addition to being dressed, the small stress creases in his forehead were back, and you slid your arms around him to snuggle close. A contented rumble sounded in his chest and his free hand slid around you in return, cupping your ass. “You take such good care of me, eh?” he whispered, pressing a kiss to your temple. “Of course, Papa. Someone has to.” You nuzzled the base of his throat. “Was the call important?” “Sì, I must take a call in a little while. But I will be all yours after that.” “Promise?” “Lo prometto. I even made Sister promise to leave me alone for the rest of the weekend unless The Ministry was on fire.” His lips brushed the curve of your ear as he held you close. “I have a special task for you while my call though, puttanella.”
        Your role was simple – kneel under his desk and hold his cock with your mouth while he was on the phone. Stay quiet, keep your hands behind your back, and don’t move too much. There was a twist though, because why wouldn’t there be? A remote-control vibrator was nestled inside you against your G-spot, another part also pressed lightly up against your clit. The inserted portion buzzed lightly, just enough to tease. Your eyes drifted closed as you focused on staying still and the feelings in your pussy. How long would this phone call last? Papa had given you a cushion to kneel on before the call started, so it wasn’t too bad yet aside from the drool slipping from your mouth. Papa exclaimed loudly about something in the call, changing how he was sitting. His cock slid deeper in your mouth unexpectedly and you gagged a little in surprise, along with shifting your position. His hand came under the desk, holding you and repositioning you as he settled again, fingers stroking your cheek lightly before he withdrew his hand. A moment later the vibrations inside you amped up by a few stages. You clenched your eyes shut to hold back the gasp or moan that tried to leave you but swallowed reflexively. Another increase in the vibrations was Papa’s response. Exhaling hard out your nose, you did your best to focus on the task you’d been given. You were drooling more now and could feel his dick hardening a little more in your mouth. Mischievousness overtook you and you flexed your tongue under his cock, just flattening and rounding it a tiny bit. His member twitched in your mouth, and you heard his voice tighten, his hand appearing under the desk to grab your head warningly. If you didn’t have a cock in your mouth, you’d have smirked victoriously. Suddenly the toy ramped up even more and you couldn’t hold back the muffled wet gasp of surprised pleasure. Papa’s hand tightened on your hair, and you did your best to suppress the whimpers desperately trying to leave your mouth. The call continued, your eyes and mouth watering as you warmed his cock. Your ears perked as the call seemed to come to and end. “I think that takes care of everything for the next couple of days, yes? I am technically on vacation right now, so I’d like to not have more issues for a couple days. Wonderful. Addio.”
        Papa sighed as he finished up whatever he had been doing, and suddenly the clit stimulator part of the toy started fluttering against you. You couldn’t help the small moan now, caring less anyways since Papa was finished with his call. “Tsk, puttanella,” he chided. “Your reaction when I forgot myself can be forgiven, but you toyed with me while I was still on the phone and now, you’re making noises… A little reminder may be needed, hm?” The buzzing against your clit intensified, and you did your best to not let any noises escape you, only the telltale change in your breathing. Your eyes clenched shut as the sensations worked against you to try and draw out reactions, your hands balling into fists behind your back. “Up one more level, I think,” he murmured sadistically before the vibrations increased again. Your eyes opened wide, silently begging him as your orgasm started to build – not that he could see. One pathetic moan escaped you, the toy immediately shutting off. You whined petulantly, uncaring of any repercussions. Papa rolled his chair back, pulling himself from your mouth with a trail of saliva connecting you momentarily. You swallowed desperately and took a few deep breaths. “Go wait for me by the front door. No clothes,” he instructed, tucking himself back into his pants before standing and leaving the office area. “Yes, Papa,” you said obediently, crawling from under the desk and going towards the door. Waiting beside the door, your eyes fell on the small thermometer on the porch, it was cool, only about 5C (41F), and most of the morning’s frost had melted away except for the cooler areas untouched by the sun. Surely, he wasn’t going to keep you out there too long, not while you were naked. What did he have planned?
        Papa joined you soon enough, carrying a cup of coffee in one hand and the bag of toys in the other. He set the coffee and bag on the small entry table before turning to you. “Spread you legs,” he commanded, reaching for the toy inside you and smirking when his fingers touched you. “Always so wet when we play.” He slid the toy from you, and you pouted a little at the bereft feeling. “Don’t worry, puttanella, I have plans for you,” Papa reassured you as he put the toy away to be cleaned later, turning back to you holding the leather cuffs. You obediently held out your wrists and he fixed the cuffs on them before he turned to put on his coat. “Out on the porch, amore. Stand at the end without the swing.” He gestured you through the door, then followed you with his coffee and toy bag in hand. You went to the end of the porch as instructed, waiting for him as the cool air hit your body. He set his coffee and bag down by the swing, then came over to you. “Arms up,” Papa instructed. He clipped your cuffs together through the heavy eyebolt set into the wood above you for hanging plants, then walked back to sit on the swing to drink his coffee. You weren’t quite on tiptoe, but it was a bit of a stretch, heels off the ground. Watching Papa, you saw him looking at the scenery while lounging on the swing, legs crossed casually, one arm stretched along the back of the swing. He barely seemed to pay any attention to your plight as he drank his coffee. His eyes finally drifted to you, lips smirking behind the cup. “The scenery is beautiful, no?” His eyes left you again. “Perhaps we should do this more often. Maybe a week after the tour is over. It will be warmer then too – I could leave you out here longer. Though there might be mosquitos then.” Your eyes widened as his smirk deepened, but the idea of spending a whole week alone with him sounded amazing. “A week alone together would be nice,” you finally responded, trying to sound nonchalant as you stood there in the cold air, arms bound above you. He hummed in agreement, eyes locked on the splendor of nature beyond the chalet.
        Your nipples were rock hard, goosebumps spread across your body, your fingers and nose were cold. The wetness between your legs was also targeted by the cold and contributed to the goosebumps. “Papa, it’s cold out here,” you said imploringly, trying not to whine. “Sì, I can tell from your nipples.” His tone was casual, amused, and he barely glanced at you. “My hands are cold.” “Behave yourself and you can feel mine.” “Papa, I think my tits are going to freeze off.” He checked his watch. “It hasn’t been that long.” “Yes, Papa,” you said quietly, shifting a little and rubbing your thighs together subtly. He sat forward after a few minutes, picking up the bag as he stood. Walking towards you, he set the bag on the porch then skimmed his gloved hands along your body. “Maybe you need a little warming up,” he murmured, hands cupping your ass as his mouth latched onto one nipple. You sighed in pleasure as he licked and sucked, his mouth feeling so hot in contrast to the cold air and your cool skin. Soon enough you were moaning softly, feeling his teeth scraping and nipping before he pulled away to treat the other nipple the same. The wetness on your nipple mixed with the cold air to ensure it stayed puckered as he lavished attention on the other. This time you did whine as you implored to him. “Papa…” “Sì, mia piccola troia?” He murmured around your nipple as you squirmed, trying to grind yourself against his leg as he held you. “So needy for your Papa. Fine, fine.” He pulled away from your nipples and reached for your cuffs. “Keep your arms up, turn to face away from me.”
        Now facing out towards the woods with your arms still cuffed above you, you heard him step over to his bag and rummage inside it. He moved back to you, arms wrapping around you from behind, the wool of his coat warm but scratchy against your skin. A toy entered your field of vision, a decently sized dildo. “Does this remind you of our favourite ghoul?” he breathed against your ear. “We had it commissioned specially.” A shiver anticipation ran through you, and you nodded mutely. “Bene,” he placed a warm kiss on your neck before retreating from you. His gloves landed on the porch by your feet and suddenly his hand was between your legs, stroking you and preparing you for the toy. You gasped and moaned as his fingers worked their magic, your head falling back, eyes closed. He had at least two fingers inside you, stroking you and pressing on your G-spot to make you extra needy. Soon the toy was stroking along your folds before seeking entrance. Papa murmured encouragingly to you as he worked the toy into you, drawing a low moan from you at the stretch and fullness. It did indeed remind you of the favoured ghoul that sometimes joined you and Papa. You moaned loudly as the toy bottomed out, and Papa let you have a few moments in that feeling, peppering your skin with light kisses, before he started to thrust the toy in and out of you, getting you worked up. “Oh fuck… Papa, please…” You moaned again. “Fuck me with it, please…” A few more thrusts, then he stopped, seating the dildo firmly inside you. “Don’t let it fall out,” he warned, footsteps walking back towards the swing. You whined a little, hearing him pick up his coffee and taking a sip. Your body was hot now, deliciously stretched and full of the fake cock inside you. Your pussy tightened on it as you squirmed, trying to rub your thighs together with it inside you.
        You don’t know how much time passed, but you knew the weight of the toy combined with gravity was slowly pulling it from you. You squeezed your thighs together to make sure it didn’t fall out. Papa’s hands circled your chest from behind, fingers warm from the coffee cup. “You’re trying so hard,” he murmured, one hand sliding down to your crotch and circling your clit a few times before moving to the base of the toy and pushing it firmly back into place. His warm hands massaged your ass for a few moments to warm the skin up before he stepped away from you, the sound of his belt sliding through the loops meeting your ears. “Time for the last bit of your reminder before we go back inside. Five strikes.” “Yes, Papa,” you whispered softly. “I won’t go too hard, sì? Because you’ve been in the cold.” “Thank you, Papa.” “Bene.” The first strike across both cheeks caused you to gasp. “Uno,” he counted. You clenched against the strike, causing the toy inside you to hit the good spots, and you moaned. Papa chuckled, hand rubbing your ass before checking the toy was still seated how he wanted it. He stepped away and a moment later the belt hit again. “Due.” Again you clenched on the toy and moaned softly. “No need to be quiet now, puttanella. It’s just me out here, no phones, no one around for miles, let me hear you. Tre.”
        You moaned louder as again you clenched on the toy, squirming from both the sting on your ass and the dildo rubbing inside your pussy. “Quattro.” Again, a loud gasping moan drawn from you. Papa’s hand caressed your ass, sliding down to the dildo to fuck you with it for a few thrusts until you were moaning for him. “Cinque.” The last strike was a little harder, crisscrossing the others. You yelped, the sound quickly becoming moaning as your walls grabbed the toy. Papa’s hand quickly squeezed your ass hard, the other starting to fuck you with the toy again. You were panting and moaning as Papa manhandled your tender ass as he worked the toy. “Papa! Please! Ohh, please…” You begged as he toyed with you. A few more thrusts then he pulled the toy out of you, pulling a bit of a sob from you at the loss. Papa tossed it down before reaching up to undo the clips on the cuffs and rubbing your arms a little as he brought them to your sides. “Let’s get you inside and warmed up more for me.” “Too cold for your cock, Papa?” you teased playfully. He growled and ground himself against you, letting you feel his hardness. “No, amore, I just don’t want your tits to freeze off, as you put it earlier,” he smirked, ushering you towards the door. “Go sit by the fire while I bring things inside.” “Yes, Papa,” you scurried towards the door, giving a small yip as his fingers gave your ass a pinch on the way by. The warmth of the chalet engulfed you and you gave a satisfied sigh as it started to chase away the chill. You took a seat on the rug by the fire, leaning against the overstuffed ottoman. Papa had stoked it before his phone call, ensuring it would be easy to maintain for the rest of the day so you both could relax.
        Papa was moving around inside the chalet now, stowing things away and taking a few moments while you warmed up to clean the two toys you’d already used. “I am not done with you yet, puttanella,” he called from the kitchen. “I would certainly hope not, Papa,” you called back. He strode into the living area, carrying two mugs, one topped with a cookie. “Some of the spiced cider you put in the crock pot earlier.” “Mid-play aftercare?” you teased. “Of course. I have to take care of my toys, so they don’t break,” he smirked, sitting on the ottoman. You cupped the mug as you nibbled the cookie and leaned against Papa’s leg, head on his thigh, enjoying the heat while waiting for your drink to cool a little. His hand stroked your hair absently for a time before sliding down further, stroking your neck, collarbone and finally down to your nipple. You let out a soft hum of contentedness as he fondled you, leaning into him more and shifting so he had better access while you sipped your drink. A few moments later he stopped, setting his mug down and taking yours to do the same. “On your back, knees up, hands at your sides.” You did as he requested, watching as he moved to the toy bag. He returned with the matching ankle cuffs, quickly buckling them around your ankles and clipping them to your wrists. His hand went into the bag again, returning with one of your remote vibrating egg toys.
        He popped it in with ease and rubbed your mons gently as he smirked at you. “Time for another task. I don’t think I got to fully enjoy the remote-control toy earlier, puttanella, but I’m using this one instead because I want access to your clit. Your task – I hope you’ve been doing your yoga – is to hold a bridge pose as best you can while I enjoy playing with you.” Your eyes widened a little at the task. Bridge pose didn’t look hard from the outside, but it could be difficult to hold properly, especially for a length of time. Papa laughed a little seeing your thoughts in your eyes. “I believe in you, puttanella. Besides, I’ll be here to provide incentive.” He clicked on the vibrator and gestured for you to lift your hips into position. “If you fall below an acceptable height or move too much, you’ll get a slap.” He demonstrated with a light slap to the inside of your thigh before his hand rubbed over your pussy again. “I smack this too, so you’d better be careful.” You groaned a little at his plans, and pouted at him, getting a deep smirk in return as he turned up the vibrator. His fingers found your clit, teasing it before sliding down to your entrance and teasing there. He kept up his slow torture, your legs shaking a little from the exertion of the position and how Papa touched you. Your hips dipped and his hand quickly left your pussy to slap your thigh. You whimpered in protest, pushing your hips back up. This pattern continued, Papa teasing you, bringing you to the brink, then slapping your thigh or pussy when you moved too much or dropped too low. The most recent slap to your pussy made you cry out in frustrated lust, wanting to cum and being on the verge of overstimulation. “Papa, please!” you begged, voice ragged. In response he turned up the vibrator and leaned forward, saying, “Cum then!” in a commanding tone before his lips suctioned over your clit. You ground against his face, gasping in pleasure until a moan ripped from your lips as you came, body shaking.
         Papa’s hands supported your hips as you sagged after your orgasm, his mouth still devouring your pussy and juices as you shook in post-orgasm bliss. As your breathing returned to normal, he lowered you to the floor, undoing the cuffs and helping you relax before turning off the vibrator. “How are you feeling?” he murmured softly, tugging the vibrator out of you before undoing the cuffs from your arms and legs. You nodded, “I’m all right. I’ll be sore later though.” He hummed smugly in agreement. “That means I’m doing my job right.” “You’re so mean,” you teased quietly. Papa gave you a light, playful pinch on the thigh. “We’re not done yet.” “Oh, you wanted an orgasm too?” “Careful, amore, I keep track of these bratty moments for later, you know,” Papa taunted. You stuck your tongue out playfully, and accepted his hand to help you sit up. “Come here,” he directed you to straddle his lap as he sat on the ottoman. “Papa, your pants are going to get messy,” you teased softly, tasting yourself on his lips as he kissed you. “Let them.” He kissed you again, hands sliding down your body to undo his pants, freeing his swollen cock. Your hand drifted down to stroke him, loving the feel of him in your grasp. You teased him for a little while, stroking his shaft, squeezing lightly, hand sliding down to cup his balls before sliding back up.
        He let you tease him for a decent length of time before his hand covered yours and moved it away. “Enough, puttanella, I want your cunt now,” he growled, hands lifting your hips and lining himself up with you. He thrust into you firmly, and you groaned at the feel and stretch of him. You rode him, his hands on your hips directing you as he thrust up into you. His mouth kissed, sucked, and nibbled your neck and shoulders, occasionally finding your lower lip with his teeth as he kissed you. Both of you were breathing heavily, hungry for each other as you clung to one another. Papa angled himself to drag across the delicious spot inside of you. “Play with yourself for me while I fuck you,” he ground out as he thrust. Your hand found your clit, stroking and rubbing it perfectly as he slid in and out of your cunt. The noises coming from both of you echoed in the chalet’s wood interior, Papa’s grunts and groans becoming more guttural as he got closer. His fingers tangled in your hair, pulling your head back so he could ravage your throat with his lips, his other hand splayed across the back of your hips, pushing you towards him. “Cum for me, mia amata troia!” He rumbled in your ear, thrusting harder into you, dragging perfectly within you. Your fingers rubbed your clit just right in time with his thrusts, tipping you over the edge, clenching on his cock as you came. Papa thrust even harder in you, growling as he slammed into you again, cock kicking in your cunt as he came. His teeth sank into the crook of your neck, his hips thrusting firmly again now as if to fuck his cum into you while your body milk it from him.
        You clung to each other, breathing heavily as your trembling, sweaty bodies pressed together. The fire crackling was the only other sound in the room. Both of you had wandering hands as you soothed each other intimately, pressed feather-light kisses wherever you could reach. “Ti amo, lo farò sempre,” he murmured in your ear, stroking your hair. “I love you too, Papa,” you whispered back, kissing his jaw. “When I regain the ability to move, I’ll fetch us some sandwiches from the fridge,” he nuzzled your neck. You made a contented noise, staying still on his lap, enjoying the post-coital haze and closeness with your beloved Papa. “Okay, amore, let’s get you settled on the couch and I’ll get the food.” He kissed your temple, helping you move to the couch and wrapping you in a blanket. He handed you your mug of cider, “Drink up. You need to hydrate.” You snuggled into the blanket, dutifully drinking your cider as he retrieved sandwiches, a container of prepared fruit, and bottled water. Papa settled beside you, pulling you against him and rearranging the blanket over both of you. Eating your sandwiches and fruit in companionable silence, you laid your head on his chest and listened to its rhythm, the hair tickling your cheek. “Are you going to fall asleep, tesoro?” “Mm, maybe,” you smiled lazily against his skin. He stretched a little, feet propped on the ottoman you’d just fucked on, adjusting his arms around you. “I don’t want to miss any time with you, but a nap may be a good idea. Just a little rest, then we’ll spend some time in the hot tub, sì? Watch the sunset, help ease your tired muscles before I ravage you again. And we must have supper at some point then too. Probably some more ravaging… Does that sound good to you?” “Mhm,” you responded, eyes closing as you snuggled closer to him. “Sounds delightful.” Papa’s chest shook a little as he laughed, drowsily replying, “Sleep well, amore.”
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Italian:
Non posso nemmeno avere ventiquattr'ore – I can’t even have twenty-four hours Amore – love Lo prometto – I promise Puttanella - little slut/little whore (affectionately) Addio – goodbye Sì, mia piccola troia – yes, my little slut? Bene – good Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque – One. Two. Three. Four. Five. mia amata troia – my beloved slut Ti amo, lo farò sempre – I love you, I always will. Tesoro – sweetheart/darling/honey
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focacciato · 6 months
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Ci sono più zanzare ora che in estate, ne avrò ucciso tre e ancora ce n'è un'altra, sono sveglio dall'una e non mi fa dormire sta puttanella
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cuckold8sworld · 2 months
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La mia ragazza speriamo non rebloga nessuno 😂
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haiku--di--aliantis · 4 months
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Godi, piccola troia scafata: Baciami. non avresti mai immaginato che le tue neo-amiche della nuova scuola dove sei arrivata solo la scorsa settimana potessero essere così pervertite da farti questo.... Dopo oggi non vorrai altro che leccare seni, fregne e farti succhiare a tua volta. Non l'avevi mai fatto a tre, vero?
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Ti stavamo sul cazzo... Pensavi che portandoti a forza qui nel capanno ti avremmo presa a botte. Che t'avremmo riempita di lividi, magari spezzato un braccio. Invece ti stiamo aprendo orizzonti nuovissimi... Godi puttanella, godi. E poi ricambia il favore. Lecca e ingoia, ingorda zoccola. Adesso dicci: chi vuoi amare per prima, di noi due?
Aliantis
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n0i0s4 · 3 months
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Ma la domanda e': non fai una ceppa nella vita luridella puttanella!? 😆😆😆😆
sfigato da quattro soldi, io studio - lavoro - vado in palestra - esco con le mie amiche e altro. mica sono nullafacente come te che ha così tanta voglia di disturbare, anzi riferirsi con certi termini, ad una ragazza. tua madre non ti ha insegnato il rispetto e l’educazione nei confronti delle ragazze?
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gregor-samsung · 2 years
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“ Quella domenica del carcere, se fosse venuto il procuratore per la rivolta contro il prete, avremmo potuto fargli sentire il codice del pazzo cavalier Carritelli, sicuri che avrebbe riso. Articolo 1: È proibito condannare innocenti. Il procuratore: «Perché?». Carritelli: «Perché io sono in carcere e sono innocente». Il procuratore e noi a ridere e Carritelli a dire: «Sono innocente io con tutti i miei colleghi». Articolo 2: Non arrestare mai donne. «Perché puoi chiudere tutti gli uomini, meno uno, quell’uno basta per tutte le donne; ma se arresti una donna, come fa a far figli? L’umanità se ne muore.» Articolo 3: È vietato cavalcare porci. «Perché il porco si getta per terra dove c’è acqua e fango e tu cadi, ti fai male e ti sporchi l’abito.» Articolo 4: Non fumare mai all’aperto. «Perché all’aria il fumo se ne scappa, dentro resta e anche chi non ha sigarette può fumare.» Articolo 5: Le banche sono abolite. «Perché ci sono molti disoccupati e gente che muore di fame senza soldi. I soldi che non hanno i disoccupati e la gente che muore di fame li tengono chiusi nelle banche, perciò le banche si devono aprire e abolire.» Noi avremmo battute le mani e il procuratore sarebbe andato correndo a dire alla moglie e agli amici il codice del cavaliere. Perché era domenica. Ma Carritelli aveva avuto uno scoppio di nervi, non era uscito a sentire la messa, dicevano i suoi compagni della quarta che da due giorni passeggiava sulla branda avanti e indietro, notte e giorno, si affacciava alla finestra e gridava: «O pasta asciutta bella, ti desidero veder!». “
Rocco Scotellaro, L' uva puttanella-Contadini del Sud, Laterza (collana Universale, n° 4; prefazione di Carlo Levi), 1977⁴, p. 110.
[Prime Edizioni originali, postume: Laterza (collana Libri del tempo), 1956-1954]
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abr · 1 year
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Tredici anni di processo per decidere che il bungabunga con adulte consenzienti non è reato. Complimenti al Partito Dei buromagistrati.
Gnoooo, ai tempi era minorenneh: ma pensa, la puttanella ha detto una bugia. Ma non era per ammoreeeeehh! Eh vabbé, resta innegabile che comunque sempre DESIDERIO fosse, da ambo le parti anche se di materialità diverse, nessun conflitto di interessi.
Gnooo, ma pensa all'immagine dell'Italì all'estero! See, come quella della Merica devastata per sempre da Clinton: i potenti son laidi e richiamano le pompineuses, carramba che sorpresa, una novità storica proprio.
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luluemarlene · 4 months
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UN DOTTORE
Ho conosciuto Marcello nel Luglio 2018 mentre cercavo disperatamente di rimettere insieme piccoli luridi frammenti di me. Uscivo da una relazione dalle dinamiche complesse Adesso si chiama BDSM, ma a pensarci, forse sono solo istinti primitivi, primordiali . Era una relazione che puzzava di rancido già dal Natale precedente, ma per chi conosce questo tipo di pratiche , sa bene quanto sia difficile scollegarsi e farne a meno, ed io ero proprio nella fase della disperazione totale, per il pensiero che mai più avrei potuto sentirmi la puttanella di qualcuno.  L'ho conosciuto su Tinder, unico incontro avvenuto tramite questo social che non mi aveva mai entusiasmato molto. Le sue parole si agganciarono al mio solo neurone non impegnato ad autocommiserarsi e chattando, venne fuori quasi subito che il suo matrimonio era alle battute finali.
Ho sempre cercato di stare lontana da queste situazioni:
mi indispone la tristezza e l'odore di sconfitta che inevitabilmente aleggia nell'aria, e non mi piace pensare di trovarmi a fare da catalizzatore, accelerando una reazione pur non facendone direttamente parte, proprio come fa un enzima in chimica. Insomma, decisi di incontrarlo solo per scrollarmi di dosso la mia, di tristezza.
Ci vedemmo in un bar di Piazza Statuto e, proprio come mi aspettavo, parlammo soltanto delle nostre "disgrazie" personali . Ricordo che andai in bagno a levarmi le mutandine, giusto per rendere quell'incontro un po' più trasgressivo, ma non fu sufficiente.
Cercavo un uomo che dominasse le mie voglie e trovai un uomo inconsapevolmente affascinate, ma risucchiato dal corso degli eventi. Fintamente disponibile
La sua vera natura non si rivelò per molto tempo
Ci scrivemmo per tutta l'estate senza incontrarci più e ad un certo punto iniziò a piacermi essergli di conforto. Mi faceva sentire importante in un momento in cui la mia autostima era ridotta ai minimi termini.
Una volta decisi di raggiungerlo a Torino, solo per sostenerlo dopo l'ennesima discussione coniugale; priva di mire erotiche pensavo solo al modo di farlo ridere.
Mi piaceva quando mi scriveva che gli alleggerivo il cuore con le mie battute spregiudicate, che gli piaceva la contrapposizione tra la brava mamma e la donna mentalmente libera che coesistevano in me
Quel giorno, mentre lo aspettavo nel parcheggio dell'Auchan di corso Giulio, mi masturbai. Tirai fuori il mio vibrox snodabile, alzai la gonna, scostai le mutandine quel tanto che bastava per infilarvi una estremità in fica e appoggiare l'altra sul clitoride. Iniziai a stringere e rilassare le gambe ritmicamente, nella mia personale danza erotica.
Cominciai a colare e quasi involontariamente le mie dita partirono a raccogliere il succo viscido e a portarlo alla bocca, per assaporarlo. Avevo capezzoli come chiodi che puntavano sul vestitino leggero e tanta voglia di scopare. Infilavo e sfilavo il vibratore velocemente e sentivo arrivare l'orgasmo, lo aspettavo incurante di chi parcheggiava vicino o dei passanti.
Mi infilai un dito in culo ed esplosi quasi subito, portando immediatamente il giocattolo alla bocca per leccarlo e riappropriarmi di quella parte di me appena scivolata fuori.
Un attimo dopo vidi Marcello parcheggiare ad una ventina di metri da me. Mi ricomposi velocemente e con le mutandine zuppe gli andai incontro. Entrammo in un bar, ma era chiaro che, nonostante il motivo per cui avevamo deciso di vederci, nessuno dei due aveva voglia di tristezze e iniziammo a ridere e a bisbigliarci nell'orecchio come adolescenti. Piano piano le nostre bocche si avvicinarono e ci baciammo. Lui dopo un attimo mi guardò e sorridendo disse " Perché sai di figa? "
"Fica!"
"Come? "
"Si dice Fica"
Scoppiò a ridere
"Cazzo, ma dove sei stata tutto questo tempo?"
Nei giorni successivi ci sentimmo spesso e una sera decidemmo di andare a cena
Cenammo nella Galleria Umberto I e, arrivati al dolce, mi comunicò che aveva una sorpresa...
Quello che segue è il racconto che pubblicai un anno fa, quando ancora non sapevo quanto possa restare nascosta e quieta la natura umana, prima di venire provocata al punto di non ritorno.
NH Santo Stefano... Siamo entrati in questo albergo, in pieno centro. Il mio respiro accelerato, mi faceva ridere come una bambina eccitata e imbarazzata
La cena era stata divertente, ma non mi andava di entrare in una camera e fare del sesso. Ero aperta alla possibilità ma non mi sentivo ancora pronta
Siamo entrati in ascensore e stavo per palesare il mio stato d'animo, ma un dito sulla bocca mi zittì e il suo sguardo divenne malizioso e dolce "Non dire niente, sei entrata nella mia vita come una burrasca, venti freddi e mareggiata..." Lasciò la frase in sospeso come per lasciare a me la giusta interpretazione.
Ero davvero una cosa buona o complicavo tutto?
Il suono che accompagna l'arrivo al piano dell'ascensore mi strappò dai miei pensieri, lui mi prese la mano e mi accompagnò fuori
Non trovai stanze ma la cima di una torre, circondata da una vetrata. Potevo ammirare la struttura interna dell'edificio e una terrazza esterna ci catapultò in mezzo alla notte.
"Ecco, quelli sono vecchie mura ( Porta Palatina), quella è una chiesetta su un cucuzzolo (Basilica di Superga) e quello è Marte" . Ridevo e improvvisamente mi venne caldo e il nebbiolo che avevamo bevuto mi salì in testa e mi fece vacillare, mi appoggiai al cornicione e lui si mise dietro di me in un abbraccio rassicurante. Ho sentito il suo sesso contro il mio culo e le sue mani appoggiarsi sui miei seni, quasi distrattamente. Sapevo che poteva salire qualcuno, esattamente come eravamo saliti noi, ma volevo che mi guardasse e sentisse le mie carni calde. Non succedeva da troppo tempo ed io avevo bisogno di un uomo che mi facesse guardare il buio dritto in faccia da una posizione privilegiata, che me ne parlasse come se fosse pieno di cose semplici ma bellissime, facendomi sentire al sicuro.
Mi tolsi Il golfino bianco e rimasi davanti a lui. Immediatamente afferrò la mia bocca, mi spinse la lingua in gola, giocando con le mie labbra, mi sussurrava che da un mese a quella parte nn aspettava altro.
Iniziavo a liquefarmi e a sentirmi vogliosa e a desiderare di regalare quello in cui sono più brava: donare piacere.
Gli leccai la faccia, gli occhi, le labbra e lasciò che le mie mani scivolassero nei pantaloni, toccassero il suo cazzo gonfio. I suoi occhi grandi mi guardavano famelici. Misi a disposizione i mie capezzoli, che iniziò a succhiarmi avidamente e, mentre rovesciavo la testa all'indietro, con la schiena sul cornicione, mi apparve una Torino al contrario. Il cielo, che faceva strada a sensazioni goderecce mi suggerì di alzare la gonna e abbassare leggermente le mutandine. Credevo ci infilasse le mani e invece si aprì la patta e senza farmi allargare le gambe infilò la punta del suo imponente cazzo tra le mie grandi labbra. Senza penetrazione, iniziò a sollecitare il mio clitoride che divenne grande come un cervello, con milioni di neurotrasmettitori impazziti che mi urlavano di venire.
Avanti e indietro, come nelle più classiche delle scopate, mi ricordai che poteva arrivare qualcuno... volevo arrivasse qualcuno!!
Fu il pensiero che fece esplodere il mio piacere e d'istinto strinsi forte le cosce. Lo sentii trattenere il respiro e in piedi, l'uno davanti all'altro, mi venne tra le gambe, aumentando il ritmo e portando il suo seme su tutto il mio pelo, pube, gambe.
Mi guardò
"Non sei umana, donna".
La serata finí così è non ce ne furono altre.
Il passato tornava ciclicamente a bussare alla mia porta ed io restai circa un anno nella totale incapacità di lasciarlo fuori.
Dall'ultimo incontro con Marcello si sono susseguite grandi perdite personali e umiliazioni psicologiche di cui probabilmente sono l'unica responsabile. Sempre più consapevole del tempo sprecato dietro ad una relazione che ormai era incapace di dare un qualunque tipo di conforto ,ho trovato il coraggio di contattarlo. È stato felice di risentirmi e nella sua voce ho sentito nuovi colori, grandi speranze. È un uomo separato, adesso. Rinato.
Ho dovuto ovviamente sorbirmi tutta una serie di rimproveri per il modo in cui ero sparita, ma col senno di poi e con il percorso che aveva dovuto fare, ci siamo trovati d'accordo su quanto il mio allontanamento fosse stato necessario.
Ci siamo scritti e come sempre è riuscito a farmi ridere molto ed io ho capito quanto quell'uomo mi piacesse e di come il suo modo di parlarmi fosse cambiato: più deciso e sicuro, perentorio a volte, duro.
Mi eccitava?
Giovedi scorso Torino annegava sotto una pioggia che minacciava di girare in neve ed io uscii da un edificio di via Santa Chiara, al termine di uno dei miei tanti impegni...
Trovai inaspettatamente Marcello dall'altro lato della strada con un grande ombrello, e il suo dolcissimo sorriso
"Divento vecchio ad aspettare che tu ti decida a darmi un appuntamento e credo di aver aspettato abbastanza , vorrei che tu prendessi in seria considerazione la possibilità di essere mia, solo mia. "
Ho sorriso guardandolo con una delle mie smorfie sornione perché sapevo che aveva pronunciato quelle parole conoscendo benissimo l'effetto che avevano su di me.
L'ho preso per mano e arrivati in via dei mercanti mi sono fermata.
Notammo come la poggia avesse reso deserta una Torino solitamente brulicante di gente
"Chiedimi di fare qualcosa per te"
Non si è nemmeno guardato intorno, si è aperto la patta dei pantaloni e mi ha chiesto di succhiarglielo
Diluviava e faceva freddo, ma mi sono accovacciata e gliel'ho preso in bocca.
Ho succhiato quel cazzo impreparato, colto di sorpresa, fino ad ingrandirlo nella mia bocca. Lo accoglievo tutto e lo rilasciavo producendo bava che colava dal mento
"Brava la mia puttana, prendilo in gola"
Ero stranita a sentirlo parlare in quel modo ma così eccitata e bagnata dai miei umori e dalla pioggia, incurante di chi potesse arrivare. Mi esplose in gola e mi premette la faccia contro i pantaloni, quasi a soffocarmi
Dovetti fare forza con le braccia per liberarmi da quella presa, che rischiava di farmi vomitare
Ha vacillato e si è appoggiato al muro e quando ha ripreso il controllo mi ha chiesto di seguirlo nel suo studio, non troppo lontano da lì
Ho annuito e quasi di corsa abbiamo raggiunto il posto e salito le scale ansimando, eccitati.
Il suo studio era già caldo: c'era del vino, un divano sormontato da un grande specchio, carte e planimetrie sparse su un grande tavolo .
Nell'aria un vago odore di diluente sintetico e, sui muri, foto satellitari di luoghi irriconoscibili, paesaggi naturali interrotti dall'ingombrante presenza antropica , il tutto scarabocchiato da cerchietti e frecce rosse.
"Sono un dottore forestale", disse anticipando le mie domande
"Ora dovrò punirti. Lo sai vero?Non so come tu abbia potuto pensare di lasciarmi sospeso tutto questo tempo e non pagarne le dovute conseguenze"
Ero divertita, preoccupata, ansiosa, e ovviamente eccitata
Spostando le carte sul tavolo mi ha chiesto di avvicinarmi
"Chinati sul tavolo e culo in fuori , per favore.
Alzati la gonna, abbassati le mutandine"
Eseguivo ogni ordine senza fare obiezioni e sentivo la mia fica liquefarsi nell'attesa di quello successivo
Ha preso le mie mani, me le ha portate dietro la schiena e le ha appoggiate sulle mie natiche
"Allargati il culo, bambina, tieni il tuo buco esposto per me"
Avevo la faccia appoggiata sul tavolo, girata da una parte, lho visto prendere una scatoletta piena di elastici, di quelli verdi, spessi. Non capivo davvero dove volesse arrivare
Per come mi sentivo mi sarebbe bastato mi inculasse subito!!
Invece si è seduto dietro di me, ha infilato la faccia tra le mie natiche aperte e ha annusato, ha inspirato forte.
Poi ha preso un elastico, l'ha allungato un po' e l'ha rilasciato dritto sul mio buco del culo
D'istinto ho lasciato la presa ed emesso un gridolino, ma uno schiaffo fortissimo su una natica mi ha rimessa in posizione!
"Stai ferma e allarga sto culo, puttana "
Ho ripreso il mio posto come un automa, e un altro elastico ha colpito, sta volta più forte
Poi un altro, un altro e un altro ancora
Ogni volta ne allungava di più l'estensione e faceva sempre più male! Cercavo di muovermi, ma arrivava sempre uno schiaffo a riportarmi a posto
Ho iniziato a frignare e a chiedere di smettere, col culo che mi bruciava e pulsava
Non mi ha risposto, lo sentivo solo ansimare forte e improvvisamente una mano mi si è infilata tra le cosce
"Lo sapevo: urli, frigni ma Cristo stai colando come una cagna"
Era vero, per quanto male sentissi, avevo solo voglia di farmi sodomizzare.
Si è chinato su di me, sulla mia faccia schiacciata sul tavolo e mi ha leccato le lacrime, mi ha baciato la bocca, poi si è spostato nuovamente sul mio culo e con la lingua si è messo a lenire il buchetto martoriato e gonfio
Prima piano, poi con forza si faceva strada
Ci spuntava, leccava, baciava, ci spuntava di nuovo
Saliva mi colava dal culo e andava a congiungersi con i sughi della mia fica, che continuava a rilasciare umori , come un rubinetto rotto
La mia mente iniziava a perdersi!
Poi improvvisamente ha preso un altro elastico e, a buco bagnato, l'ha colpito di nuovo fortissimo
Ho urlato e sta volta ho iniziato a piangere come una bambina.
Le gambe hanno ceduto e sono finita in ginocchio, davanti al tavolo
"D'ora in poi ti comporterai bene, vero?"
Ho annuito
"DILLO!"
"Mi comporterò bene"
"Mi comporterò bene padrone, stupida cagna!! "
"Mi comporterò bene, padrone"
Mi ha fatto voltare, avevo la faccia all'altezza del suo cazzo, ben al sicuro dietro la cerniera , ma già pronto
Lo vedevo gonfio, tirare la stoffa dei pantaloni
Avevo l'acquolina come davanti ad un vassoio di pasticcini , ma sentivo il culo pulsare e nn riuscivo a smettere di piagnucolare
Mi ha schiacciato la faccia sulla stoffa e macchie di mascara si sono sparse ovunque
"Ecco, con gli occhi gonfi e mascara sulla faccia , sei bellissima, sei stata brava a sopportare. Torna a chinarti sul tavolo, meriti una ricompensa, ma basta con gli elastici "
Mi ha aiutato ad alzarmi e mi sono trovata nella posizione precedente
Si è assentato un attimo e quando è tornato aveva un collare di pelle marrone in mano.
D'istinto ho inarcato la schiena ed esposto il collo
Me l'ha allacciato da dietro, strofinandosi il cazzo sul mio culo dolorante
Avevo davvero male!!
Al collare ha poi attaccato una corta catena
"Ora stai ferma e allarga sto culo !"
Ho obbedito. Mi ha messo davanti alla faccia un gancio di metallo, poi mi ha fatto vedere tre sfere di diverse dimensioni e mi ha chiesto di scegliere "Sei ancora in punizione, ricordalo!"
Nonostante la dimensione, e un po' preoccupata, ho scelto la più grande
Diametro 7 o 8 cm! Ma la mia eccitazione continuava a crescere e mi passavano davanti immagini di scantinati bui, e catene legate al clitoride, di gogne e fruste che mi lasciavano segni. Cristodio, ero dolorante e volevo ancora più male, ancora più umiliazione
La sua faccia compiaciuta, la sua gratificazione era l'unica cosa a cui aspiravo. Ha avvitato la sfera lucida al gancio che aveva in mano e si è posizionato. Ha sputato sul mio buco gonfio e ha iniziato a spingere
"Allarga di più, fallo entrare!"
Cercavo di aiutarlo , ma era grande e avevo male!
Con le dita mi stuzzicava la fica e gemevo da vera troia arrapata.
Poi una spinta forte. Sfera e gancio mi si sono infilati dentro facendomi mancare il fiato.
Dio che goduria!
Ha attaccato il gancio alla catena costringendomi a tenere la schiena inarcata e ogni volta che perdevo posizione il gancio mi si conficcava sempre più in culo!
"Dio, scopami per favore, scopami padrone, farò la brava, promesso"
Lo stavo implorando con le cosce zuppe del mio succo!
Invece mi ha fatto mettere in ginocchio e col cazzo libero da costrizioni mi ha obbligato a succhiarglielo di nuovo
Il gancio tirava, la bocca era piena e poi spingeva giù, in gola!
Ero ad un passo dall'orgasmo, ma si fermava e poi riprendeva facendomi sbavare ovunque
Poi mi ha messa carponi e in quella scomoda posizione mi ha infilato il cazzo in fica, facendomi trasalire
Dio, mi pompava come un pazzo, mentre con le mani tirava il gancio
Scopata in entrambi i buchi ho goduto da vera puttana, urlando e gemendo!!
"Si puttana mia, godi! La prossima volta porto un amico ad ammirare la splendida schiava che sei! "
Pompava ancora mentre la mia fica fradicia si chiudeva ed apriva ad ogni colpo
Poi improvvisamente ha sfilato il gancio facendomi urlare di dolore (piacere) e ci ha infilato subito il cazzo
Siamo caduti in avanti e sono rimasta schiacciata sotto il suo peso, con il cazzo in culo, che premeva
Ha continuato a scoparmi in quella posizione e ho sentito la mia fica squirtare sul pavimento
Ero zuppa e mentre mi sussurrava parole oscene all'orecchio sono venuta di nuovo.
"Ti sborro in culo, mia piccola troia!"
Ha grugnito e urlato e mi è esploso dentro!!
Il culo largo e colante mi pulsava
Ero esausta, ma prendendomi per i capelli si è alzato e mi ha costretta a pulirgli il cazzo dal mio schifo e dal suo sperma!
Poi si è chinato e mi ha baciata.
"Devo finire un lavoro. Tirati su le mutande, e torna a casa
Quando arrivi scrivi per dirmi che sei arrivata, con questa pioggia non voglio stare in pensiero! E Ricordati di pulirti la faccia!"
Ho raccolto le mie cose e sono uscita
Ho chiuso la porta, mi sono appoggiata al muro e ho sorriso
Finalmente, appartenevo.
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Siamo nudi sul letto a coccolarci e a scherzare un po', mi diverto a stuzzicarlo e a prenderlo in giro
"Fai la brava bambina" dice mentre mi sorride bonario.
"Altrimenti?" Replico io, facendo seguire una linguaccia a queste parole, convinta come sempre di farla franca.
A quanto pare, però, stavolta non me la cavo perché vedo il suo sguardo cambiare e farsi serio, quasi esce la scritta full dom e questo implica che sono decisamente nei guai!
Si avvicina fulmineo e tira fuori, da dio sa dove, un paio di manette e di cavigliere. Me le mette ai polsi e le lega insieme, le mette alle caviglie ma mi lascia la libertà di tenere le gambe aperte.
Ridacchio giuliva eccitata e un po' nervosa perché non so mai cosa aspettarmi
"Hai ben poco da ridere, puttanella!" Mi ringhia in un orecchio dopo avermi bendata e avermi dato uno schiaffo leggero sul viso. Ora sono totalmente alla sua mercé.
Prende così a baciare ogni singolo centimetro del mio corpo soffermandosi sui miei punti deboli
"Ti prego..." mugolo esasperata e ormai totalmente fradicia.
L'unica risposta che ricevo a questa supplica è il ronzio del vibratore al massimo della potenza, lo sento scivolare dentro di me senza la minima resistenza. Sospiro soddisfatta nel sentirmi riempita e mi muovo convulsamente per avere piacere.
"Non così in fretta bambina" dice con una punta di sadismo nella voce
Lo sento afferrare le mie gambe e far scattare il moschettone delle cavigliere..ora sono bloccata col vibratore tra le gambe e senza la possibilità di ribellione.
I miei gemiti si fanno più intensi e forti e i pensieri iniziano ad essere sempre più offuscati dal piacere ma riesco ancora a percepire lui e i suoi spostamenti. Non sono però preparata a quello che sta per fare!
Uno schiocco rompe il ritmo cadenzato dei miei sospiri
"Cosa stai facendo?" Dico senza nascondere un po' di timore
"Fai silenzio!" Dice mentre fa calare il flagello in pelle su una coscia
"Come si dice bambina?"
Ridacchio imbarazzata per quell'ordine e perché sento l'eccitazione salire.
"Grazie daddy"
Quella risposta lo innesca ancora di più perché non risparmia nessuna parte del mio corpo, seno compreso. Di tanto in tanto mi ordina di ringraziare e io eseguo ormai arrendevole e sottomessa.
Non soddisfatto di questa tortura inizia a muovere il vibratore dentro di me, a modularne la velocità a suo piacimento fino a quando dice qualcosa di inaspettato
"È tardi, dobbiamo pensare alla cena"
Il terrore di rimanere insoddisfatta mi attanaglia ma sento il suono di una chiamata in attesa e subito dopo lo sento prenotare un tavolo. A stento riesco a tacere
"per le venti va bene cara?"
Riesco a scandire una debole e ben poco convinta risposta affermativa prima di sentirlo riagganciare.
Si avventa di nuovo su di me e finalmente mi libera le gambe mentre inizia a divorarmi avidamente portandomi in breve tempo vicinissima all'orgasmo. Ma si ferma sul più bello solo per stuzzicarmi
"Vieni per me troietta!"
Non riesco a controllarmi ed esplodo in un orgasmo devastante che mi scuote tutta facendomi urlare frasi sconnesse a metà tra un grazie ed il suo nome.
"Ora vestiti e andiamo a cena, devono vedere tutti quanto hai goduto per me"
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