BEST OF 2019: I DIECI LIBRI PIÙ BELLI LETTI QUEST’ANNO
È venerdì 3 gennaio, sono in pausa pranzo dopo aver ripreso in mano la email di lavoro e la mia agenda e cercando di raccapezzarci qualcosa, il problema è che ho rimosso tutto. Per fortuna il vero problema sarà rientrare in ufficio il 7 gennaio, con il clamore del rientro. Ma questo è un dettaglio per un altro momento. Fare i conti con le mie letture dell’anno potrebbe essere più problematico che mai, dal momento che ho si raggiunto la sfida di Goodreads di leggere 100 libri, ma ho barato un po’: ho letto tanti libri brevi, tante novelle, tante raccolte di racconti, tante romance. Se ripenso ai libri davvero belli che ho letto quest’anno me ne tornano in mente pochi. E in effetti sono poche le letture che hanno colpito il mio immaginario. Ho recuperato un sacco in realtà durante le vacanze di Natale, solo a dicembre ho letto 22 libri, che sono tantissimi (certo, valgono le raccomandazioni di cui sopra). È per questo che quest’anno voglio darmi un obiettivo più basso, ma leggere libri di sostanza, che mi interessano davvero e che non sono semplici tappabuchi. Non che quelli che ho letto quest’anno non mi abbiano intrigato, preso, conquistato. Ma sono stata piuttosto pigra. La sera ho preferito andare a letto o guardare serie tv (ho rifatto una super mega maratona di Scrubs, telefilm della vita) e/o drama.
Ma voglio sicuramente rimediare nel 2020. Vorrei leggere della bella narrativa, orientarmi di più sui saggi, e tornare a leggere classici. Ecco mi piacerebbe avere un insieme di letture più consistente, meno quantità e più sostanza. Considerando che per me le romance sono un vero e proprio antistress vedremo come si metterà. Un’altra cosa che mi piacerebbe fare è leggere i cartacei che ho accumulato nel tempo, ormai sono davvero sommersa, ho pile ovunque. E pur avendone letti tanti, tantissimi restano intonsi, a meno degli autografi che ho beccato.
E ora, eccoci con l’elenco dei dieci libri più belli che ho letto quest’anno, ci tengo a precisare che non si tratta di una classifica, ma di un elenco casuale. Tra l'altro si tratta di una classifica tutta al femminile, e non posso che esserne infinitamente contenta.
Enjoy!
I leoni di Sicilia – Stefania Auci
Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
Di questo libro mi rimarrà impresso l’abbraccio che ci siamo date io e Stefania Auci nello stand della Gems nel mezzo del Salone del Libro, in cui perse completamente le speranze di incontrarla, me la sono trovata di fianco mentre salutavo Alice Basso e naturalmente ha autografato la mia copia del romanzo. Ma di questo libro ero immensamente curiosa: un po’ perché seguendo la Auci da tanto tempo so quanto sia meticolosa, attenta, capace, un po’ perché le saghe familiari sono uno dei filoni che più mi attraggono, soprattutto se parliamo di uno sfondo storico, soprattutto se verità e leggenda si confondono. La storia di una famiglia, di una città, di una impresa dai colori sgargianti del mare, dai profumi delle spezie, dai miasmi delle carcasse dei tonni, dalle intemperanze degli uomini e dai sentimenti autentici di chi cerca di emergere a dispetto di tutto.
La mia recensione.
Circe – Madeline Miller
Nella casa del dio Sole nasce una bambina, Circe, tanto diversa dai suoi genitori e fratelli divini. Ha un aspetto fosco, un carattere difficile e, soprattutto, preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Per queste sue eccentricità, e a seguito dei primi amori infelici, finirà esiliata sull'isola di Eea, dove affinerà le arti magiche, scoprirà le virtù delle piante e apprenderà a addomesticare le bestie. Qui il suo destino si incrocerà con quello di alcuni dei principali eroi della mitologia classica: l'inventore Dedalo e il suo figlio ribelle Icaro, il mostruoso Minotauro, l'avventuroso Giasone e la tragica Medea, e poi, naturalmente, il suo amato Odisseo, ma anche il figlio di lui Telemaco e la moglie Penelope…
Quando si affrontano personaggi tanto famosi c’è sempre una certa trepidazione, perché inevitabilmente si deve fare i conti con l’immaginario collettivo, la tradizione consolidata, i mille tentativi di rappresentazione più o meno riusciti. Circe poi è un personaggio controverso e complicato che non si conquista certo un bel posto nelle preferenze dei lettori, soprattutto per quell’immagine inquietante della maga che trasforma gli uomini in maiali presa da una rabbia feroce e irrefrenabile. Eppure la Miller riesce in un’impresa meravigliosa, prendere Circe e trasfigurarla, in una donna, in una figura femminile forte, consapevole, intelligente, umana. Circe è la somma delle proprie scelte, dei propri sentimenti, dei propri incantesimi. È l’emblema della maga, ma è anche una donna appassionata e passionale, che vive tutte le sue battaglie con coraggio e amore. Questa è la storia di una dea maga, ma è soprattutto la storia di una donna alle prese con tutto il caleidoscopio di esperienze che la rendono umana.
La mia recensione
LeAli – Rebecca Quasi
Una figlia appena nata, una promessa alla quale non può sottrarsi e un futuro tanto incerto quanto doloroso, sono ciò che Adriano Abregal, ingegnere di Formula Uno, si trova a dover affrontare. Il fatto che al suo fianco ci debba per forza essere Bianca Bastiani, una ballerina dallo stile di vita turbolento, non è certo incoraggiante. E per far funzionare la cosa i due “soci” studiano un patto blindato e preciso come un pit stop, una terra di nessuno asettica e impersonale dove all'apparenza sentimenti e passione non dovrebbero avere diritto di cittadinanza.
Ci sono incontri fortuiti e non premeditati che avvengono per caso e riescono a cambiare prospettiva sulle cose. Ci vuole poco in effetti e poi riescono a cambiare le prospettive. Con Rebecca Quasi è stato così, me ne stavo a lamentarmi su Goodreads del fatto che non trovassi romance all’altezza delle mie aspettative, quando una ragazza mi ha suggerito il suo nome. A quel punto è stato inevitabile comprare il primo libro e leggerlo, innamorarmi, e letteralmente macinare le pagine di tutta la sua produzione in una decina di giorni frenetici. E questo volume non fa eccezione, forse il mio preferito. Le sue storie riescono a restituire una atmosfera in cui riconoscersi, storie realistiche, mai banali, che allo stesso tempo non hanno bisogno di chissà di quale artificio per essere godibili. “LeAli” non fa eccezione e si illumina di due protagonisti dalle passioni forti e contrastanti che però riescono a trovare più di un punto in comune. Una storia che sembra svolgersi su un palcoscenico, la danza, inquieta e impietosa, di due dolori che si intersecano per creare una nuova realtà. Un cerchio che si chiude guidato dalla penna magica di Rebecca Quasi.
La mia recensione
I Cieli – Sandra Newman
New York, 2000. Kate e Ben si incontrano a una festa e s'innamorano subito. È l'alba di un nuovo millennio, il primo senza una guerra in nessuna parte del mondo. L'ONU ha appena piantato la sua bandiera su Marte. Una senatrice del partito dei verdi sta per diventare la prima presidente degli Stati Uniti. Kate si addormenta, consapevole di essere amata. Londra, 1593. Da sempre, ogni notte, Kate sogna di essere Emilia, musicista e poetessa italiana nell'Inghilterra della fine del Cinquecento. Tormentata dal presagio di una città bruciata e distrutta, decide di salvare il mondo. Ogni decisione che prenderà, influenzerà la vita di un giovane e sconosciuto poeta, William Shakespeare, quella di Kate e di Ben, il mondo del Duemila. Una storia d'amore, di universi alternativi, di follia, di poesia e di viaggi nel tempo. Un sogno annidato in un bizzarro risveglio; un romanzo su quel che abbiamo perduto e quel che ancora possiamo salvare.
È difficile incasellare questo libro, è difficile trovargli una collocazione ed è anche estremamente complicato parlarne senza spoilerare tutto, in un incastro di situazioni sempre più rapide in un mondo che evolve con un battito di ciglia. È una storia travolgente, che ridisegna i confini del mondo così come lo conosciamo e che si riassesta ad ogni cambiamento, ad ogni modifica in maniera quasi incongruente. Una storia incerta e assoluta, la sovrapposizione di così tanti layer, di così tante decisioni, che è il risultato probabilmente anche delle interpretazioni del lettore. A tratti angosciante e a tratti illuminante, I Cieli è una storia da leggere in un fiato.
La mia recensione
Persone normali – Sally Rooney
A scuola Connell e Marianne fanno finta di non conoscersi. Lui è popolare e ben inserito, la star della squadra di calcio della scuola, lei invece è una solitaria, orgogliosa e ci tiene alla sua privacy. Ma quando Connell va prendere sua madre che fa la domestica a casa di Marianne, una strana e indelebile connessione cresce tra i due adolescenti – una connessione che sono determinati a tenere nascosta. Un anno più tardi, stanno entrambi studiando al Trinity College a Dublino. Marianne ha trovato il suo posto in una nuova realtà sociale, mentre Connell rimane in disparte, timido e incerto. Durante i loro anni al college, Marianne e Connell si rincorrono, deviando verso altre persone e possibilità, ma sempre, magneticamente e irresistibilmente attratti l’uno verso l’altro. Poi, mentre lei vira verso l’autodistruzione e lui inizia a cercare significati altrove, devono confrontarsi entrambi su quanto entrambi sono disposti a sacrificare per salvare l’altro. Sally Rooney porta il suo brillante acume psicologico e la sua prosa in una storia che esplora il sodalizio di classe, l’elettricità del primo amore e il complesso legame tra famiglia e amicizia.
È una storia potente che sfugge alle linee guida della narrativa e si incunea nella descrizione dei millennial, con i loro egoismi, le loro sensazioni, le loro idiosincrasie e le loro inadeguatezze. Le storie, anche quelle d’amore, partono sempre dagli individui singoli che creano una coppia, partono dai loro pensieri, le loro emozioni, le loro paure. È sempre la somma di due entità che si amalgamano, di scelte che si comprimono, di egoismi che si snaturano. Non è facile trovare il compromesso, non è facile prendere in mano la propria vita, soprattutto quando sei in una provincia dispersa, con i pregiudizi che si affastellano intorno a te. Sally Rooney ha la capacità di cristallizzare momenti e fissare dialoghi in diapositive che riassumono il disincanto di una generazione e i disagi della giovinezza, in un imperativo impellente che sfugge le logiche di quella che comunemente chiamiamo normalità.
La mia recensione
Le avventure di Washington Black – Esi Edugyan
George Washington Black, detto Wash, è uno schiavo di undici anni in una piantagione di canna da zucchero delle Barbados. Wash è terrorizzato dalla scelta del suo padrone di cederlo al fratello come servitore. Con sua sorpresa, tuttavia, l’eccentrico Christopher Wilde risulta essere un naturalista, un esploratore, un inventore e, soprattutto, un abolizionista. Presto Wash viene introdotto in un mondo di bizzarre invenzioni, in cui una macchina volante può trasportare un uomo attraverso il cielo, dove un ragazzo nato in catene può abbracciare una vita di dignità e libertà e dove due persone, separate da classi sociali distinte, possono vedersi solo come esseri umani. Ma quando un uomo viene ucciso e viene messa una taglia sulla testa di Wash, Christopher e Wash devono abbandonare tutto. Quello che segue è il loro volo lungo la costa orientale dell’America e, infine, verso un remoto avamposto nell’Artico. Presto la fuga spingerà Wash ancora più lontano, alla ricerca del suo vero sé. Dai campi di canna da zucchero dei Caraibi al lontano Nord, dai primi acquari di Londra agli inquietanti deserti del Marocco, La storia di Washington Black racconta una faccenda di tradimento, amore e redenzione, ponendo una domanda universale: qual è la vera libertà?
Questo libro mi è apparso davanti gli occhi in una scorribanda in libreria questa estate. La copertina mi ha incuriosita, la trama mi ha conquistato completamente. Prendete una storia insolita, un esploratore, un pallone aerostatico ed eccomi sono pronta a partire per l’avventura. E in effetti questo libro ti risucchia completamente nella storia. La storia di Esi Edugyan è una freccia scagliata nel buio, che segue, inevitabilmente le peregrinazioni di un giovane uomo che sfugge a tutta quella che potrebbe essere la sua condizione di schiavo fino alla fine dei suoi giorni per una serie fortuita di eventi. Ma anche chi ce la fa in fondo, ha sempre dalla sua lo zampino della sorte, che fornisce o le condizioni ideali o i presupposti per far muovere i passi alla storia. Descrizioni incredibili, un’emozionante avventura, un viaggio fisico e mentale per il globo e nel cuore alla ricerca delle risposte alle domande universali che sono in testa all’uomo da secoli. Perché la vita è un viaggio e ogni viaggio una scoperta.
La mia recensione
Una volta è abbastanza – Giulia Ciarapica
L'Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d'Ete, un borgo sperduto dell'entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell'ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore - capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l'occasione giusta - quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l'amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall'esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell'industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco. In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.
È uno di quei libri capitati per caso nella mia lista delle cose da leggere, ma sono rari i libri ambientati nelle Marche, mia terra di origine e non potevo lasciarmi scappare l’occasione di immergermi in quelle colline baciate dal mare e dalla montagna, con quintali di storia da scoprire e centinaia di piccoli Borghi. La Ciarapica mi ha conquistato fin dalla prima pagina, con il suo linguaggio schietto e le descrizioni stringate, con il carattere tipico di un popolo un po’ diffidente e un po’ alla buona. Giulia Ciarapica ha tratteggiato una storia che supera i confini di un territorio e parla a tutti, pur conservando strette le proprie radici. Questa è una storia di forza, di sacrificio, di valori che si nutrono di sofferenze e sorrisi, di famiglia e di nemici, con un finale mozzafiato. Benvenuti nelle Marche.
La mia recensione
La fabbrica delle bambole - Elizabeth Macneal
Giorno dopo giorno Iris Whittle siede nell’umido emporio di bambole di Mrs Salter e, china sui visi di porcellana in lavorazione, dipinge schiere di boccucce e occhietti tutti uguali. Ma la notte esce di soppiatto dal letto, scende in cantina, tira fuori colori e pennelli e riversa sulla carta la sua passione per la pittura. La tecnica è primitiva, certo, la famiglia e la società contrarie, e perfino la sua gemella Rose, un tempo sua complice ma ora esacerbata da un male che l’ha deturpata per sempre, le è ostile. E c’è quel leggero difetto della spalla a consigliarle di cercarsi un buon marito e accontentarsi di quel che ha. Ma lo spirito di Iris è indomito, la sua vocazione prepotente e, quanto alla presenza femminile nell’arte pittorica, non esiste forse il precedente di Lizzie Siddal, pittrice oltre che modella di John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, esponenti di quella cosiddetta «Confraternita dei Preraffaelliti» che fa tanto parlare di sé? Quando Louis Frost, un altro membro della stessa cerchia, le chiede di posare per lui, Iris, in spregio a ogni convenzione del decoro vittoriano, accetta, ma solo in cambio di lezioni private di pittura. Per lei si aprono nuovi orizzonti: la libertà per sé e quelli che ama, da sua sorella Rose al generoso monello di strada Albie, l’arte, l’amore, molti incontri importanti, alcuni insospettati. Passeggiando in quella tumultuosa fucina di novità che è il cantiere per la Grande Esposizione di Hyde Park, la sua figura singolare cattura lo sguardo di un passante fra i molti. È Silas Reed, tassidermista di poco conto e grande ambizione, con un morboso attaccamento per le cose morte e una curiosa predilezione per ciò che è imperfetto. Silas, Iris, Louis, il monello Albie, le prostitute del bordello, i clienti della taverna, i pittori preraffaelliti danno vita a un romanzo storico vividissimo e carico di tensione che appassionerà i lettori di Jessie Burton e Sarah Perry.
Questo libro è entrato nelle mie cose da leggere perché mi sono innamorata a prima vista della copertina (curioso vero?) e perché al primo accenno di atmosfere della Londra Vittoriana ero già partita per la tangente, compreso il riferimento ai pittori Preraffelliti che mi hanno sempre colpito molto. Ci è voluto un attimo per perdermi nelle atmosfere di questo libro, e innamorarmene. Sono sempre particolarmente affascinata dalle atmosfere vittoriane, di quella Londra ottocentesca che si sviluppa all’ombra delle fabbriche a vapore e che si destreggia tra la povertà estrema e la ricchezza più sfarzosa, che trova il suo culmine proprio nella Grande Esposizione, un ricettacolo di invenzioni, scoperte, eventi. La bravura della Macneal, una ceramista, sta proprio nella sua incredibile bravura nel delineare personaggi e situazioni, tratteggiandoli con pochi semplici tratti. Una storia affascinante e misteriosa, che segue le aspirazioni, le paure e gli amori di un gruppo di persone apparentemente lontanissime tra loro, ma collegate dalla trama del destino. Un viaggio tra tecniche di imbalsamazione, studio pittori e stratagemmi per la sopravvivenza. Un ritratto magico e impressionante della Londra Vittoriana.
La mia recensione
Chirù – Michela Murgia
Quando Eleonora e Chirù s'incontrano, lui ha diciotto anni e lei venti di più. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono - dall'arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico - li rende più complici. Eleonora non è nuova a quell'insolito tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirù tutto ciò che ha imparato e che sa, cercando in cambio la meraviglia del suo sguardo nuovo, l'energia di tutte le prime volte. È cosí che salgono a galla anche i ricordi e le scorie della sua vita, dall'infanzia all'ombra di un padre violento fino a un presente che sembra riconciliato e invece è dominato dall'ansia del controllo, proprio e altrui. Chirù, detentore di una giovinezza senza più innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora una lezione difficile da dimenticare. Michela Murgia torna al romanzo, e lo fa con coraggio, raccontando la tensione alla manipolazione che si nasconde anche nel più puro dei sentimenti. Negli occhi di Eleonora e Chirù è scritta la distanza fra quello che sentiamo di essere e ciò che pensiamo di dovere al mondo: l'amore è la più deformante delle energie, può chiederci addirittura di sacrificare noi stessi.
Potevo probabilmente scegliere altri libri della Murgia, ne ho letti altri nel 2019, Il mondo deve sapere o Noi siamo tempesta, ma è Chirù che più mi ha colpito. È una storia complicata e anche provocatoria, sopra le righe e un po’ inquietante, ma è anche molto onesta e offre parecchi spunti di riflessione. La Murgia scava in Eleonora e attraverso di lei veniamo a scoprire anche le contraddizioni presenti in Chirù, il suo allievo. Ma la protagonista indiscussa è lei, una donna che lotta per affermarsi, ma che è troppo fragile per essere davvero felice. Un complesso racconto che si staglia tra un passato rivangato sempre più malvolentieri più ci si avvicina al nocciolo della imperturbabilità di Eleonora e alle vere ragioni del suo tentennare, quel passato che plasma e uccide pezzi di noi. Una storia complessa che mi ha molto colpito.
La mia recensione.
E ogni corsa è l’ultima – Leila Awad
“Lui è mio” è quello che Daisy Potter pensa guardando Niccolò De Santis, con orgoglio, gioia e un pizzico di paura. Su Niccolò ha costruito i propri progetti per il futuro, i sogni, le speranze. Non come fidanzato o come amante, ma come pilota di punta della scuderia di Formula 1, la Potter Racing, di cui sta prendendo le redini. Quello che Daisy non ha considerato, però, è che Niccolò non è solo il vip che nel tempo libero si improvvisa dj e si accompagna a modelle sui red carpet. Quando una convivenza obbligata li costringe a mettersi a nudo, in una Roma da scoprire attraverso le parole di un diario antico secoli, ogni distanza comincia ad affievolirsi e quel “è mio” assume tratti diversi. Troveranno il coraggio di affrontare i rispettivi sentimenti o si nasconderanno dietro muri di maschere e paure?
Questo libro è in questo elenco perché se devo pensare ad un libro che mi ha fatto bene al cuore penso inevitabilmente alla storia di Daisy e Niccolò. Leggerla è come fare un tuffo in una realtà alternativa e si percepisce immediatamente la passione per un mondo, come quello della Formula1, serio, dinamico, sfidante e totalizzante. La storia di Daisy e Niccolò è un viaggio, alla scoperta delle proprie passioni e delle proprie origini che lascia lo spazio a nuove emozionanti avventure. E io, ne voglio ancora. La bravura di Leila emerge chiara dalle pagine, in una corsa contro il tempo e contro le paure dei protagonisti, in un incontro scontro che evolve tra momenti magici e atmosfere adrenaliniche, in mezzo ad un mondo, come quello della Formula1, che non lascia troppi spazi a dubbi.
La mia recensione
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