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#robert mcfarlane
lizziestudieshistory · 4 months
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I've finally managed to see Johnny Flynn and Robert McFarlane live! They've ruined live music and poetry forever... I've genuinely not seen such a well thought out performance before?! And Flynn performed every song solo, switching between guitars, and did it flawlessly!? I've been spoiled tonight. Still got chills from Burial Blessing, and I may have shed a tear at one point
(Excuse the bad photo, I almost forgot to take a picture at all!)
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coldalbion · 2 years
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Out a day early, listenable to anywhere on the planet. Welcome to the world of Will and the Old Ones...
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theladyorlando · 9 months
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The Moon Also Rises
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La voce di Johnny Flynn non è più quella di prima: non è la voce spessa dei suoi esordi, quella che ad ascoltarla mi veniva in mente un olio denso, scuro, ben pigmentato, che un pennello stende con caparbietà avanti e indietro. Quella lì era una voce consistente, un timbro caldo e distribuito in maniera uniforme sulla tela. Adesso invece al posto del pennello si sente chiaramente che c'è una mano nuda a dipingere, e che a volte lo fa con le stesse unghie: la voce densa si è spezzata in un urlo, si è graffiata sopra alla tela, ed è bellissima, è sensuale ed è, se possibile, ancora più precisa di prima.
L'autunno me l'ha portata dentro al frutto della sua fatica, la fatica di Johnny Flynn. Lui però mi ha avvisata per tempo, e io così ho avuto modo di vivermi l'attesa, di assaporarla. Insieme al suo amico e scrittore Robert MacFarlane e a un'allegra compagnia di nomadi inglesi -quelli che se ne vanno in giro per boschi e campagne senza scarpe e sotto la pioggia, per capirci- Johnny Flynn ha piantato dei semi che in questi mesi hanno germogliato, e io li ho guardati venire su come ho fatto con tutti gli alberi dietro cui mi sono andata perdendo nell'anno. Un calendario.
Il primo seme è stato "The Wild Hunt": lo ha piantato in terra a dicembre dello scorso anno, e a me è sembrato come di vederlo, Johnny Flynn, mentre infilava le dita nella terra fredda e mi diceva, guardandomi bene dentro agli occhi, che quella era una caccia folle: è una caccia folle la caccia al nome del male, la caccia alla tana, la tana del Primitivo. E così improvvisamente diventa una caccia folle anche quella alle cose scontate, le cose banali che tutto a un tratto ti accorgi di non avere più tra le mani: la competenza dei medici, il giusto ricovero, il pronto soccorso, la cura che ti spetta: il Natale il compleanno la pizza del sabato sera. Quella caccia, vedrai, farà tremare i tuoi amori più certi, farà precipitare l'impalcatura del tuo cielo. Io l'ho ascoltato cantarmela lo scorso anno a dicembre come se dicembre non dovesse mai finire, quando la camelia era l'unica spaventosamente fiorita in giardino come una cosa fuori dalla natura, e il suo, allora, mi è sembrato piuttosto l'urlo di un animale, il grido di una creatura selvatica che non sa dove trovare riparo dalla caccia, non sa più dov'è la sua tana. Oh the wild hunt, the wild hunt: qualcosa di incomprensibile o qualcosa che devo aver frainteso, mi sono detta. E invece il calendario, ormai chiaramente liturgico, è andato avanti con il seme di Pasqua: "Coins for the Eyes". Adesso l'urlo, il graffio sulla tela, si era trasformato in una piccola ballata in tre quarti, dolce, quasi acustica, e la caccia, che in fin dei conti era la mia -inutile continuare a negarlo, non avevo frainteso- aveva trovato la sua proporzione più conveniente, la sua direzione più chiara: guardata da dentro a questa canzone la caccia è una ricerca, e il suo movimento cadenzato insegna la pazienza con cui bisogna condurla. Ora che conosciamo bene il nome urlare non serve a niente, basta praticare l'esercizio, un esercizio di pazienza, di concentrazione, un esercizio di ricerca. Come quando mio padre si stampava le mappe dell'impero romano o della Grecia antica per capire meglio come tradurre una versione contorta, come quando studiava epigrafia e nessuno glielo aveva mai chiesto. Come gli alberi che escono dall'inverno, con pazienza, e mettono i fiori, alcuni addirittura senza foglie. E così in tre quarti abbiamo visto sbocciare i fiori, tutti i fiori, e in tre quarti ci siamo addentrati in quanto ci avanzava dell'anno: a un certo punto inevitabilmente abbiamo riconosciuto i primi sentori dell' impietosa, della temibile estate, finché proprio non la abbiamo vista bene in faccia e le siamo così andati incontro senza opporle resistenza, senza nuove canzoni, senza nuovi semi, con pazienza e in tre quarti. Questa è stata la nostra vera quaresima, il nostro deserto: l'estate. Abbiamo guardato l'estate seccarli, i semi, inaridire la terra, fare scempio dei fiori, spaccare i marciapiedi. Alla fine, giunti nel cuore di quella, la abbiamo vista portarsi via mio padre, e così, in tre quarti, piegati nel nostro esercizio di pazienza, lo abbiamo salutato, con dignità credo.
Ma il calendario non era finito: e a settembre infatti è ricominciato quello scolastico. Allora siamo tornati tutti a scuola, come se niente fosse, e lì dentro abbiamo continuato a fare esercizio, a testa bassa. Ad interromperlo è arrivato improvviso l'annuncio: in questi mesi, diceva, anche se da molto lontano e senza scarpe ai piedi, noi abbiamo lavorato, abbiamo fatto un lungo esercizio qui su, un esercizio intorno all'oscurità e alla luce, all' inverno e alla primavera, alla sepoltura e alla rivelazione, a storie tempo stagioni fantasmi e sentieri, amore e fiumi, e tra poco ne consegneremo i frutti a chiunque avrà voglia di ascoltare. Insomma, neanche il calendario di Johnny Flynn si era esaurito, e il primo frutto raccolto ad ottobre, il primo singolo, è stato "Uncanny Valley": quest'estate ci siamo persi tutti in una vallata inquietante, dice, nessuno ha una mappa per uscirne, e c'è un'enorme confusione qui dentro. Forse mi sbaglio, ma mi sembra che Johnny Flynn ora stia ridendo; che urli ancora invece lo sento benissimo: ride e urla che il lutto non è solo una croce, è anche una delizia, è il nostro privilegio e noi dobbiamo penetrarlo, dobbiamo attraversarlo come fosse una vallata dopo aver scalato la più alta delle montagne.
Quello che viene dopo è semplicemente il raccolto: e io che l'ho aspettato come si aspetta una vita che viene al mondo, con un po' di apprensione e insieme con il timido desiderio di riconoscere nei tratti del viso la somiglianza, alla fine l'ho rincosciuta: quando ho ascoltato l'album per la prima volta di notte, nel mio letto, sotto a coperte pesanti, era di nuovo inverno e ho capito subito che in tutti quei mesi Johnny Flynn non aveva mai smesso di guardarmi negli occhi. Lui ha continuato a tirarmi per la manica, a strattonarmi, mi ha richiamata, mi ha scritto, mi ha raccontato: alla fine lui mi ha raccontata, nel suo calendario. Ha raccontato di tutti gli alberi dietro ai quali io ho guidato la mia macchina quest'anno (the beech is lifting me, ash is reaching me), del saluto che mio padre continua a darmi giorno dopo giorno (be not afraid, sing and pray, cry and sway as I enter the shade); di quel dicembre che pareva non volesse mai finire ("A Year-Long Winter"); e poi mi ha raccontato, ancora una volta, "Coins for the Eyes". Vedo però che la semplice ballata in tre quarti è maturata in questi mesi, e da fiore che era in primavera adesso è diventata un bellissimo frutto rotondo, forse un melograno? È diventata un inno, cantato a piena voce, a più voci. Io l'ho ascoltata, nella sua prima e piu dimessa versione, sulla strada che portava al cimitero, il giorno in cui ci hanno consegnato le ceneri e noi le abbiamo riposte nella tomba ancora senza nome. E poi un altro giorno mi è arrivata questa foto, la foto della lapide che era pronta, finalmente. E io a quel punto mi sono chiesta come ci si comporta davanti alla foto della lapide di tuo padre che ti arriva su WhatsApp: è bella, carina, mi piace, grazie mille? In quel momento mi sono costretta all'esercizio del pianto perché quello mi sembrava opportuno, ma non mi è salita nessuna lacrima sinceramente, se non quelle solite, le lacrime della stanchezza. Niente di ciò che ha a che vedere con la morte appartiene a mio padre, mi sono detta come mi ero già detta guardando la bara ad agosto. Questo però gli inglesi lo chiamano denial, e anche se io davvero continuo ostinatamente a credere che lui sia più vivo di me sopra quelle mappe dell'impero romano che vedo con la coda dell'occhio spuntare dalla sua libreria, so bene che negare non è una cosa sana.
E così la scorsa settimana, tornando al cimitero per vederla, questa famosa lapide montata, ho ascoltato la nuova versione di "Coins for the Eyes", l'inno: il melograno. Pare che almeno una canzone di quest' album la abbiano registrata dentro a una tomba antica, che il coro che sento in questi ritornelli pieni di vita, pieni di voce, di tante voci veramente, venga proprio da una sepoltura. Quando l'ho raccontato a mia madre lei mi ha detto, prendendomi in giro, che ci vuole pure un po' di leggerezza nella vita, dai, e questi non ce l'hanno per niente. Ma lei non sa che se veramente è questa la canzone, e voglio pensare che sia proprio questa, io sulle sue note sono arrivata alla tomba e l'ho trovata piena, piena di gente scalza, gente che si sgola, che canta a squarciagola, canta la vita stupenda di mio padre tra i tanti padri che se ne sono andati. Quest'inno è così lontano dalla pesantezza che mi sembra proprio il suo esatto contrario: al punto che questa canzone mi ha riconciliata con quel paese dove mio padre ora è tornato e dove io da piccola ho passato le più noiose e pesanti domeniche di bambina. Un paese dove tutti sembrano avere due sole cose a cui pensare: sposarsi o morire. Un paese che è come costruito intorno al suo cimitero, pare proprio invitare al cimitero, così mi è sempre sembrato. Che lo abbia sempre invitato al cimitero, a mio padre. Beh oggi sento di andarci quasi leggera, al cimitero da lui, mi sento invitata, e quelle canzoni che vengono da così lontano, da un altro luogo, un altro anno, da un'altra fatica, risuonano perfettamente per le strade del paese dove mio padre riposa in questo momento. Io amo tutto di lui e non voglio vivere nella negazione: non mi nego niente, le mappe e la bara, la vita e la morte: è un mio diritto, la mia delizia, il mio privilegio. E me lo ha raccontato Johnny Flynn, urlandolo a volte, a volte ridendo e cantandolo con leggerezza, a volte facendone un inno gioiso e a più voci: il calendario di un anno che abbiamo trascorso insieme, e io non lo sapevo.
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tonyvwright · 1 year
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youtube
I had thought to cut a 5, 10 or, maybe, 15 minute clip from this near hour long video because - who's going to sit and watch an hour of some middle age, English professor rabbiting on. I couldn't do it though. But you won't miss much if you fast forward the first minute of introduction.
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Paths run through people as surely as they run through places.
Robert Mcfarlane 
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mumblingsage · 2 years
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In the early 1600s the Swiss scientist Jacob Scheuchzer drew up a famous compendium of the different species of dragons which he knew to exist in the Alps. To the those who have seen how, with the sun above it, a bird can send a silhouette many times its own size slipping across the rocks below, Scheuchzer's dracopoeia will not seem like quite such a flight of fancy.
Robert McFarlane, Mountains of the Mind
This was also the book in which I learned the Himalaya mountains have so much mass that they have a gravitational pull that warps the surface of water puddles at their feet. (I just wish McFarlane had included a source or an illustration. This was really a book whose publisher should have sprung for an insert of full-color pictures.)
Anyway, for all you fantasy writers out there: take into account this effect that makes birds’ shadows look like dragons’ shadows, and then consider what it would do to the shadow of an actual dragon. 
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elgallinero · 8 months
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Practice English
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oldster2 · 1 year
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pierpointco · 25 days
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HM: In the unlikely event of a crash landing, you'll all be safer in the back.
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stressfulsloth · 1 year
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An assorted collection. The underground network of caves is everpresent in DE, buried beneath the character's feet. History pushed down below, out of view, or hidden until it's safe to bring it out again. Buried out of fear, to protect and to preserve out of hope, to mourn, or out of a need to hoard. Buried memories, buried corpses from the war, buried remenants of the revolution, buried treasures in Le Royaume. Underground subcultures, underground political movements. Even deeper below, an ancient buried civilisation. Layer after layer of humanity buried beneath Martinaise, beneath Revachol, beneath every tile, every square centimeter. Ruby used the caves as a refuge. The coalition made them into the communist's tomb. Les petit rats in Le Royaume dive into the dangerous catacombs of the past over and over again to survive. Going underground is a refuge, a tomb, a return to the past.
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spawn-universe · 3 months
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Spawn Kills Every Spawn #3
Homage Cover Rob Liefeld's X-Force #8 by Rob Duenas Colors by Robert Nugent
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theladyorlando · 1 year
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Coins for the Eyes
Qualche anno fa ho scoperto questo signore con un nome da bambino e la voce di uno che ha vissuto cento anni. In effetti a vederlo sembra un po' un ragazzino, Johnny Flynn, invece è padre di tre figli, ed è anche padre di una quantità di innumerevoli altre cose di cui si fa davvero fatica a tenere il conto -ecco il perché di quella voce, mi dico. È una di quelle persone che stimo e invidio allo stesso tempo: una di quelle persone a cui vorrei somigliare almeno un po', perché gli scappano proprio dalle mani le parole, le immagini, i suoni, quasi fossero funghi, direbbero gli inglesi, quasi fossero fiori, viene da dire a me. Gli invidio la sua creatività incontenibile, che non ha voglia né tempo di fare i conti con le mode, con le tendenze, con le influenze del momento: traboccante. Non ha molto senso cercare di metterlo sotto l'etichetta di uno stile: folk? pop? country? anacronismo? basta ascoltarlo, ed eccolo lì, Johnny Flynn è semplicemente impegnato in un instancabile sforzo di chiarezza. Lo sento distintamente mentre canta, sta cercando qualcosa, e per farlo non scenderà a compromessi con nessun algoritmo: "come and search, for we will search", e chi mi ama mi segua. "The Wild Hunt", una delle sue ultime canzoni, sembra un manifesto di questo sforzo cui sempre tende la sua voce: il suo timbro inconfondibile è urlato e intimo allo stesso tempo. Ma c'è un'altra sua canzone che si è fatta strada più silenziosamente fin dentro alle mie giornate, fingendosi cosa da poco: dietro al suo disimpegnato ritmo in tre quarti, "Coins for the Eyes" è un segnale preciso, mi indica la direzione esatta di quella caccia folle che Johnny Flynn urla altrove di non riuscire a smettere, che lo insegue anzi, che lo schiaccia. Lui qui invece lo dice misurato e con garbo, che è a caccia del padre, è a caccia dei padri. E se non è questa la caccia che sta dietro ad ogni poesia, ad ogni romanzo che a uno viene voglia di leggere, ad ogni canzone che ti chiama per nome, allora qual è? Questo è il più grande sforzo di chiarezza che si possa onestamente fare, secondo me: cercare un padre. Scavare per trovare navi salpate, villaggi abbandonati, porti sepolti: diari, libri, ricordi. Scavare per trovare un disegno per terra, scavare per un motivo. We dig for pattern, read the rune. Quando ascolto la voce di Johnny Flynn mi ricordo, mi impongo ancora una volta che in questo io ci devo credere: che quando si interrogano, si ascoltano, si auscultano gli oggetti che altri, prima di noi, hanno lasciato cadere apposta per la strada -monete per gli occhi, chiavi per le porte- si raccoglie un testimone e ci si trasforma, quasi senza che uno se ne possa accorgere, in predecessori. Insomma, noi siamo i padri, e allo stesso tempo senza padri noi non siamo niente.
We dig for the gods that leave no bones
For a ship that sailed in the sunken sea
The vessel lost in the sky and the stones
The famine road and the merchants keep.
Come and search for we will search
And looking for a scarred land
Turn the soil, weave the dream
Thread the river, ring the sand
And dig for us whose stories lie
With buried pasts and futures won
And dig for us as we have done
To lay the dead out in the sun
To lay us dead out in the sun.
Coins for the eyes and keys for the door
Fortress, grave goods, chambered tombs
Abandoned villages, rumors of war
We dig for pattern, read the rune.
And so a clue to who we are
And where we were and why we will
Inheritors of knowledge now
And ancestors to those who still might
Dig for us whose stories lie
With buried pasts and futures won
And dig for us as we have done
To lay the dead out in the sun
To lay us dead out in the sun.
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siremasterlawrence · 1 year
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smashpages · 5 months
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McFarlane Productions has been on a roll introducing Spawn into various genres, and this summer they’ll return to the world of humor and satire with Spawn Kills Every Spawn. Like the previous Spawn Kills Everyone and Spawn Kills Everyone Too, this comic features the tiniest Spawn, Spawny, deciding to kill another set of comic characters — the Spawn universe.
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SPAWN (1997-1999)(3 Saisons)
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À New York, sur les traces de l'histoire du siècle, deux reporters assistent au meurtre de leur informateur dans les allées de Rat City. Ils sont eux-mêmes les victimes collatérales de la fureur de la créature insurgée de l'enfer, Spawn.
Spawn fut, par le passé, Al Simmons, un soldat d'élite revenu à la vie par les puissances infernales dans la quête d'accomplir les événements de l'Armageddon, selon les volontés de son maître Maleboldia. Au cours de son évolution, Spawn est surveillé par le Clown, un démon odieux requêté par Maleboldia afin de chaperonner Simmons dans ses nouvelles fonctions.
Dans ses errances, Spawn rencontre les rebus de la société, qui lui apportent aide et réconfort, malgré la méfiance de certains d'entre eux. Un ermite portant le nom de Cogliostro tentera d'aider Spawn à percer le mystère du sens de son existence et trouver le chemin de la rédemption.
Mais cinq années se sont écoulées depuis sa mort et sa femme Wanda, pour laquelle il avait offert son âme dans l'optique de la retrouver, s'est remariée avec son meilleur ami, Terry Fitzgerald. Ils sont parents d'une fillette prénommée Cyan. Spawn doit ainsi se résoudre à trouver sa place dans un monde qui a avancé sans lui et lutter contre sa monstruosité ainsi que les hommes de main de Tony Twist, qui voient en Simmons, un élément gênant leurs activités.
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Finally got around to buying vinyl copies of The Moon Also Rises by Johnny Flynn and Robert McFarlane and Unreal Unearth... Only for BOTH to arrive scratched 😭
Don't know why I fucking bother - worst part is I'm having a nightmare returning Unreal Unearth for a replacement.
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