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#roberto collina
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Queen Maxima || top & skirt by Roberto Collina
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mientus-com · 1 year
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ROBERTO COLLINA at mientus
mientus.com/de/roberto-collina/
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #264 - Fabrizio De André - Non Al Denaro Non All’Amore Nè Al Cielo, 1971
La piccola scelta di dischi ispirati a grandi romanzi non poteva che finire con questo disco. Senza dubbio è forse il primo che viene a mente riguardo al tema di un disco italiano che ha la caratteristica appena citata, e rimane uno degli episodi più significati della carriera, straordinaria, del suo autore. Fabrizio De André aveva appena pubblicato un disco che, in teoria, poteva benissimo rientrare nel tema principale di Febbraio: La Buona Novella (1970) infatti era un concept, tipologia molto cara all’autore genovese, che si ispirava ai Vangeli Apocrifi. Il Gesù di De André è profondamente umano, in una Palestina antica che in molti passaggi rimanda ai riflessi dell’Italia degli anni ‘70, in una sorta di porta incantata di quotidianità. Allora lo aiutarono Roberto Danè, produttore, paroliere, arrangiatore che proprio in quegli anni fondava la Produttori Associati (che pubblica il disco) e gli arrangiamenti di Giampiero Reverberi. Album toccante, ha una delle mie canzoni preferite di De André, il Testamento Di Tito. Proprio questa canzone fu registrata dal cantante Michele, nome d’arte di Gianfranco Michele Maisano, come lato b di Susan Dei Marinai, scritta dallo stesso De André nei cui titoli non appare, sostituito dal grande Sergio Bardotti. Il progetto iniziale di un disco ispirato ad uno dei libri più amati da De André doveva essere infatti un progetto curato dallo stesso trio De André, Darè e Reverberi per il cantante Michele, ma dissidi interni ruppero l’accordo, e Reverberi se ne va. A questo punto, De André riprende l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, il libro in questione, e ne inizia a ragionare con la sua amica Fernanda Pivano, colei che, su suggerimento di Cesare Pavese, per prima portò in Italia e tradusse questo viaggio sentimentale e particolare che Lee Masters fa dell’America di provincia, ancora più ricca di contraddizioni e storie marginali. Per chi non lo ricordasse, l’Antologia è una raccolta di poesie-epitaffio della vita dei residenti dell'immaginario paesino di Spoon River sepolti nel cimitero locale, pubblicato tra 1914 e il 1915 sul Reedy's Mirror di Saint Louis, che la Pivano tradusse e che Einaudi pubblicò  nel 1943 (prima edizione parziale) e nel 1945 (tutti i 212 epitaffi dei personaggi). De André collabora con un suo amico paroliere, Giuseppe Bentivoglio, con cui scrisse Ballata Degli Impiccati da Tutti Morimmo A Stento del 1968, per i testi e sceglie agli arrangiamenti un fresco diplomato del conservatorio, Nicola Piovani, al suo primo impiego importante di una carriera che lo porterà fino all’Oscar. Ad aiutarli una squadra di musicisti grandiosa:  il violista Dino Asciolla, Edda Dell'Orso, soprano, i chitarristi Silvano Chimenti e Bruno Battisti D'Amario, questi tre ultimi storici collaborato di Ennio Morricone, il bassista Maurizio Majorana, membro dei Marc 4, il violoncellista classico d'origine russa Massimo Amfiteatrof, il batterista Enzo Restuccia, il maestro beneventano Italo Cammarota e il polistrumentista Vittorio De Scalzi, membro fondatore dei New Trolls. De André compone 9 brani, partendo come Lee Masters da La Collina, il luogo dove sorge il cimitero dove riposano i defunti di Spoon Rivers. 7 brani sono divisi in due grandi categorie: uomini morti d’invidia, ovvero Un Matto, Un Giudice, Un Blasfemo, Un Malato Di Cuore e uomini di scienza, con le sue contraddizioni etiche, ovvero Un Medico, Un Chimico, Un Ottico. Rimane poi Il Suonatore Jones, l’unico che rimane con lo stesso titolo del libro, che chiude il disco, con De André che però gli “toglie” il violino e lo fa suonatore di flauto. Straordinario è il lavoro di rifacimento e di ricreazioni nei testi: per esempio ne Un Giudice, ispirato a Selah Lively, deriso per la sua statura, in Masters è 5 piedi e 2 pollici (=157 cm circa) e nel testo di De André diviene così: Cosa vuol dire avere\Un metro e mezzo di statura\Ve lo rivelan gli occhi\E le battute della gente. I personaggi dell’invidia sono il giudice che ha trovato nella vendetta la sua alternativa alla derisione di essere basso, il matto che è stato spinto dall'invidia a “imparare la Treccani a memoria” (anche qui splendido gioco di trasposizione, in Lee Masters è l'Enciclopedia Britannica), il malato di cuore che riesce a vincere l'invidia attraverso l'amore, nonostante muoia appena porge le sue labbra su quelle della ragazza di cui è innamorato, Un Blasfemo invece è la canzone più politica, essendo uno strale contro chi “non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato / ci costringe a sognare in un giardino incantato”. Degli uomini di scienza, un medico è costretto dalla sua benevolenza, cioè curare i malati gratis, a vendere pozioni “miracolose” essendo caduto in miseria, un chimico è invece una storia di disillusione sull’amore, di un uomo che non capisce le unioni imperfette degli uomini rispetto a quelle perfette delle sostanze chimiche, un ottico invece, che vorrebbe regalare ai clienti un paio di occhiali magici per vedere davvero la realtà, è l’unico che probabilmente non è morto, dato che parla al presente (unicità che è presente anche in Lee Masters). Chiude il disco Il Suonatore Jones, inno alla libertà, di chi non ha voluto chiudere la sua libertà lavorando nei campi ma “Finii con i campi alle ortiche\Finii con un flauto spezzato\E un ridere rauco\E ricordi tanti\E nemmeno un rimpianto”. Oltre la qualità immensa del lavoro testuale è la musica che stupisce: gli arrangiamenti orchestrali, gli sviluppi tematici (come nel caso del motivo principale dell’iniziale La Collina, in continua trasformazione), la sovrapposizione di parti in forma di suite (un Ottico, con evidenti echi progressive ad un certo punto), l’uso di strumenti classici come clavicembali e violini. Sulla copertina della prima edizione, quella che ho pubblicato anche io, c’è un evidente errore grafico, con l’errata accentazione di "né". L’errore fu aggiustato nelle edizioni successive, e nel disco era presenta una lunghissima e delicata intervista di Fernanda Pivano a De André sulla genesi di questo disco e sul libro di Edgar Lee Masters, e alcuni racconti dello scrittore americano erano inseriti all’interno della confezione. Disco memorabile, da riscoprire e che formerà con il successivo, l’amatissimo e criticatissimo Storia Di un Impiegato uscito appena un anno più tardi (ad inizio del 1973) una trilogia lucidissima e potentissima sull’Italia di inizio anni ‘70.
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solosepensi · 11 months
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Lo vedi, è la lingua.
E così ora ti senti piovigginoso, confuso, pieno di avverbi autunnali, di sostantivi distratti, di oggetti ritrovati e subito perduti, divenuti fonte dell'astratto,
di annotazioni che scorrono per troppe pagine al piede della vita, e non sai come funziona il gioco del rimando.
La sola ipotesi possibile ti sembra l’invidia dello sguardo, la sua pena. Ma quando ti soffermi alla soglia delle voci, al momento che l’acqua si confonde col pettirosso, con l’albero, con la collina, è allora che le muffe ti fioriscono attorno agli orecchi, e con delicatezza tremenda assopiscono i suoni.
Ti credi in ascolto dell’imminenza, ma non era questo che ti aspettavi, non questa dispersione del dolore per tutto il corpo. O meglio: non ancora. Ti sarebbe piaciuto osservare con le dita, e invece ti passano accanto i ritratti, il ritaglio di un occhio, il profilo solenne o ridicolo di qualche testa dai pensieri assorti. Lo vedi, è la lingua così cortese, ossequiante, precisa, ma in fondo sempre più imbarazzante a pretendere tutta l’attenzione di cui non sei capace, e ti ritrovi impigliato in un frammento, disperso dappertutto, un movimento estremo quasi raccolto insieme dal no comment che riprende ogni volta il suo racconto.
Roberto Senesi - Lo vedi, è la lingua.
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C’è soluzione a questo? A volte incontro dei contadini che parlano un’altra lingua. Li fermo, chiedo dei campi. Loro mi dicono che non lavorano nei campi. Mi dicono che sono operai, di Santiago o dei sobborghi di Santiago, e che non hanno mai lavorato nei campi. C’è soluzione a questo? A volte la terra trema. L’epicentro del sisma è a nord o a sud, ma io sento la terra tremare. A volte ho le vertigini. A volte il terremoto dura più del normale e la gente si mette sotto le porte o sotto le scale o esce di corsa in strada. C’è soluzione a questo? Vedo la gente correre per le strade. Vedo la gente entrare nella metropolitana e nei cinema. Vedo la gente comprare il giornale. E a volte tutto trema e per un attimo si ferma ogni cosa. E allora mi domando: dov’è il giovane invecchiato?, perché se n’è andato via?, e a poco a poco la verità comincia a venire a galla come un cadavere. Un cadavere che sale dal fondo del mare o dal fondo di un burrone. Vedo la sua ombra che sale. La sua ombra vacillante. La sua ombra che sale come se risalisse la collina di un pianeta fossilizzato. E allora, nella penombra della mia malattia, vedo il suo volto feroce, il suo dolce volte, e mi domando: sono io il giovane invecchiato? È questo il vero, il grande terrore, essere io il giovane invecchiato che grida senza che nessuno lo ascolti? E se il povero giovane invecchiato fossi io? E allora passano a una velocità vertiginosa i volti che ho ammirato, i volti che ho amato, odiato, invidiato, disprezzato. I volti che ho protetto, quelli che ho attaccato, i volti da cui mi sono difeso, quelli che ho cercato invano.
E poi si scatena la tempesta di merda.”
(Roberto Bolaño, “Notturno cileno”)
Nasceva il 28 aprile 1953 Roberto Bolaño.
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charlottee5 · 11 months
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10 Stars Who Flew The Flag For Sustainable Fashion In 2021
2021 has seen the fashion industry ramping up its efforts to reduce its impact on the planet. But it’s not just brands that are taking action, with a number of celebrities, too, flying the flag for sustainable fashion this year. Whether by wearing vintage or opting for an eco-minded designer, A-listers have a powerful role to play in influencing our shopping habits, and making conscious fashion the norm.
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Bella Hadid
Bella Hadid is well-known for her love of vintage, with her penchant for archival Jean Paul Gaultier, Comme des Garçons and Stella McCartney-era Chloé only continuing to grow this year. She’s also added some more unexpected brands into the mix, including a micro skirt from Noughties favourite Abercrombie & Fitch. 
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Kendall Jenner
Another JPG obsessive, Kendall Jenner has given us some of our favourite vintage looks of the year, including this printed sheer number by the French brand. The model is also a fan of eco-conscious brand Havre Studio, which restores and refits vintage men’s suits found at flea markets in Mexico City.
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Rihanna
From Chanel to Dior by John Galliano, Rihanna’s shown off a series of envy-inducing vintage pieces in 2021. She’s also continued to champion New York-born and London-based designer Conner Ives, who repurposes vintage jerseys and silk scarves as part of his approach.
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Angelina Jolie
Angelina Jolie is known for her environmental work, so it’s no surprise that the actor and activist has taken a conscious approach to her wardrobe this year. For a trip to Paris in July, she opted for looks from both Gabriela Hearst and Chloé, the latter of which gained B-Corp status this year. Later on, her children appeared on the red carpet wearing past looks from her wardrobe, including her 2014 Oscars gown.
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Emma Watson
Another star known for her environmental activism, Emma Watson has also championed a number of eco-minded brands this year. The actor wore an upcycled Harris Reed dress to the Earthshot Prize ceremony, while opting for an Emilia Wickstead look made using recycled yarn to meet Al Gore. Watson also later chose a full-look by Scandi upcycling brand Rave Review during Cop26, the United Nations climate conference, in November.
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Zendaya
Zendaya has delivered some of her best looks to date in 2021, including a series of vintage pieces – ranging from ’90s Versace to Noughties Roberto Cavalli. With the British Vogue October issue cover star revealing she’s creating an archive with stylist Law Roach, it just goes to show how a slice of fashion history can make a real statement on the red carpet.
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Timothée ChalametIt’s no secret that Timothée Chalamet sets the internet alight with every look he steps out in – which is why it’s great news that he’s been championing sustainably-focused brands. They include Stella McCartney, a favourite of his, as well as pieces from Prada’s Re-Nylon range – made from discarded fishing nets and other plastic waste.
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Lorde
Lorde showed her commitment to sustainable fashion by wearing not one but two eco-minded looks on the night of the Met Gala. First came the embellished separates by Emily Bode, which celebrated craft and featured charms, beads and pennies dating back to the 1890s. Then, there was the after-party dress by Collina Strada (a brand that she also chose for her “Solar Power” video).
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Jaime XieBling Empire star Jaime Xie made a point of wearing vintage during fashion month, including an instantly-recognisable sculpted dress from Balenciaga spring/summer 2008, a printed dress from ​​Versace’s menswear spring/summer 2005 collection, and a Dior spring/summer 2004 silk dress, from when the house was under the helm of John Galliano.
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The Duchess Of Cambridge
Arguably the most famous repeat-wearer out there, the Duchess of Cambridge chose to rewear two Jenny Packham gowns (including one that was a decade old) for her appearances at the Earthshot Award ceremony and Royal Variety Show this year. Away from the red carpet, Kate also championed sustainability, opting for a recycled vest from Ganni during Cop26, and a top-handle bag from British brand Tusting earlier on in the year.
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bdsmsub67 · 2 years
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luigidelia · 2 years
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Antella, Firenze. 21 gennaio 2023. Non avevo ancora camminato intorno alla casa dove dormiamo. Sono riuscito a farlo stamattina. I primi giorni di prove sono stati senza respiro. Ieri abbiamo messo per la prima volta tutto in fila e ora, lo so, c’è da ritrovare una dilatazione, un respiro. Ho comprato dei fiori. Rallentiamo un po'. Bisogna lasciare a spazio a qualcosa che arrivi di per sé. Roberto ha un grande ascolto. E fiuto. Osservo come accelera, approfitta, molla, sparisce, sente cosa fare o non fare a seconda di dove sono. È rispettoso. È una bella qualità. Mi sento sereno: so che dietro quella tranquillità è un kamikaze senza paura. Gli altri, Michela, Davide, Ciccio, sono entrati ora nei giorni senza respiro. Dormiamo in una casa in collina subito fuori Antella. Camminando questa mattina pensavo al fatto che ho preso al volo un po' di libri di Pavese che volevo avere qui e non ho portato proprio quello che vorrei ora, quelle delle poesie. Forse meglio così, se certe vite le hai già vissute meglio provarne altre no? L’altra mattina era ancora buio e dovevamo spostarci a Cascina per recuperare delle date. Alla svolta della casa ho sorpreso con i fari due caprioli. Non sono corsi via. Si sono spostati piano al lato della strada. Li ho potuti vedere da vicino. Avevano corna giovani ricoperte di peluria morbida. Li ho seguiti per un po' con lo sguardo e poi sono scomparsi nello specchietto e nella notte. Rileggendo queste righe ritrovo tutto quello in cui mi ha formato Pavese come scrittore e come narratore. E’ in questa maglia questi giorni che stiamo cercando con Roberto cosa c’è di nascosto ancora.
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givebacknyc · 5 months
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lamilanomagazine · 6 months
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Roma. Iniziata la demolizione dell'ex centro direzionale Alitalia di Muratella.
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Roma. Iniziata la demolizione dell'ex centro direzionale Alitalia di Muratella. Dopo quasi 15 anni di abbandono l'area della Collina Muratella sarà finalmente riqualificata. Roma, lunedì 8 aprile 2024 è iniziato l'abbattimento dell'ex Centro direzionale Alitalia di Muratella, nel Municipio Roma XI. Lunedì è stato dato infatti il primo colpo di benna che consentirà la demolizione di 4 edifici ormai abbandonati da anni e l'avvio del progetto di riqualificazione dell'intera area, circa 106.756,00 mq, ricadente nella Collina Muratella. Ad assistere alle operazioni il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, l'Assessore all'Urbanistica, Maurizio Veloccia e il Presidente del Municipio Roma XI, Gianluca Lanzi insieme ai rappresentanti di CPI, proprietaria dell'area: l'Ing. Giuseppe Colombo, Amministratore Unico, il Dott. Mirko Bertaccini, General Manager e l'Ing. Michele Dal Prato (Direttore Tecnico). Le operazioni per l'abbattimento dureranno circa 18 mesi. Oltre alla demolizione degli edifici B-C-D-E dell'ex Centro direzionale, l'investimento della proprietà, del valore di circa 300 milioni di euro complessivi, prevede la realizzazione di: circa 1.300 unità abitative, di cui 320 destinate alla locazione a canone calmierato per l'edilizia sociale; un plesso scolastico (primaria e secondaria) con auditorium; un supermercato e attività commerciali di vicinato; un sistema della mobilità che incentivi l'uso dei mezzi pubblici e la condivisione dei mezzi di trasporto (bikesharing, car-pooling e car-sharing). È prevista, inoltre, la valorizzazione ambientale dei luoghi, con la creazione di nuove aree verdi, percorsi pedonali e ciclabili, in stretta connessione con la Riserva Naturale Regionale Tenuta dei Massimi. In particolare, il progetto può essere suddiviso in due parti: il comparto edilizio, dove è prevista la realizzazione degli edifici residenziali e commerciali e delle opere pubbliche di urbanizzazione secondaria (plesso scolastico con auditorium); le aree pubbliche da riqualificare che comprendono aree a verde, infrastrutture stradali e parcheggi (opere di urbanizzazione primaria). Il comparto edilizio si articolerà attorno a una piazza pedonale: sarà attraversato da un percorso ciclo-pedonale centrale che si snoda lungo la zona a servizi (plesso scolastico ed auditorium), servirà le unità di edilizia residenziale libera e sociale e raggiungerà la piazza che ospita negozi di vicinato, pubblici esercizi e spazi ludico-sportivi. Lo stato di abbandono dell'ex quartier generale della vecchia compagnia di bandiera Alitalia dura da quasi 15 anni. Inaugurato nel 1991, era un centro direzionale all'avanguardia con 5 edifici collegati tra loro da una serie di tunnel che consentiva di spostarsi da una palazzina all'altra restando sempre all'interno delle strutture. Al suo interno anche due auditorium, una sala stampa, una mensa per oltre 1000 persone, parcheggi per oltre 3000 posti auto e la ricostruzione parziale di una cabina di aereo e il simulatore di volo di un B747 con pannello di comando esterno. Nel 2002, l'Alitalia, a seguito della crisi che l'ha colpita, vende il complesso ad una holding immobiliare, restando in affitto fino alla fine del 2008, quando il Centro Direzionale fu dismesso completamente a parte la palazzina A che è stata riutilizzata come sede di uffici da alcune multinazionali. Il Centro oggi versa in uno stato di abbandono e degrado anche a causa degli incendi che tra il 2019 e il 2020 hanno coinvolto alcune palazzine del compendio.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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dojoe-tokyo · 6 months
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roberto collina”
made in Italy
size (実寸L程度)
*174cm着用
肩幅 55cm
身幅 60.5cm
着丈 69.5cm
袖丈 64cm
¥ 7700 (tax in)
プラダをはじめとする、
ハイブランドのニットをOEMで手掛けている
老舗ファクトリー・ブランド。
コットン素材、
リブ編み・ドライバーズニット。
フロントは嬉しい、ririのWジップ仕様。
ゆったりと羽織れるサイズ感です。
写真参照)
目を凝らして分かる程度で、
気にならない程度ですが、
胸元部分に僅かな色褪せが見られます。
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mientus-com · 2 years
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ROBERTO COLLINA at mientus
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jacopocioni · 6 months
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Per chi abita in… Via Toscanella tra il Pozzo Toscanelli e la Madonna del Puzzo
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Via Toscanella è una stretta via che parte dallo Sdrucciolo De' Pitti e con un andamento leggermente curvilineo termina, diventando un vicoletto, in Borgo San Jacopo. In passato la via era frammentata in più vie con denominazione diversa. Da Borgo San Jacopo a Via dello Sprone, la parte più stretta della via, si chiamava Chiasso de' Marsili che poi diventò via del Forno. Qui la via si apre sulla famosa Piazza della Passera. Il tratto successivo da Via dello Sprone a Via de' Vellutini assumeva il nome di Via del Canto a' quattro Pagoni. Il tratto seguente da Via de' Vellutini a Via de' Velluti prima assumeva il nome di Canto a' quattro Leoni e poi Via Pagni. Lo spezzone successivo da Via de' Velluti fino allo Sdrucciolo de' Pitti si chiamava prima Via della Cella de' Fantoni e poi via Toscanella.
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Il nome via Toscanella dell'ultimo tratto, che poi diventa nome dell'intera via, derivava dal fatto che la via costeggiava posteriormente il Palazzo Dal Pozzo Toscanelli (con la facciata sulla Piazza de' Pitti).  La famiglia Toscanelli, antichissima famiglia fiorentina, era detta anche “dal Pozzo” perché in vicinanza della casa si trovava un pozzo pubblico denominato Pozzo Toscanelli. Addirittura il pozzo compariva nel loro stemma familiare.
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Pozzo Toscanelli disegno S. Valentini La falda acquifera che alimentava il pozzo proveniva quasi certamente da una sorgente presente sulla collina di Boboli, e l'abbondanza d'acqua faceva si che la cisterna del pozzo fosse sempre piena tanto da superare il livello massimo e riversarsi, grazie alla pendenza, in Via Sguazza che magari assumeva questo nome proprio per le pozze generate dall'acqua che la percorreva.
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Il pozzo era andato perduto nelle successive edificazioni, probabilmente nella costruzione del palazzo della famiglia Ridolfi di Piazza costruito circa nel Trecento, in via Maggio. Estendendosi con il giardino sino a via Toscanella hanno probabilmente chiuso il famoso pozzo. Dopo anni di ricerche recentemente è stato individuato grazie a Marco Conti e al proprietario del ristorante "Toscanella Osteria" Fabrizio Roberto Gori. Durante i lavori di realizzazione del ristorante hanno riportato alla luce il perduto Pozzo Toscanelli e con lungimiranza l'hanno restaurato ed è oggi visibile.
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Proiettandosi dall'altra parte di Via Toscanella, dove si restringe in un caratteristico vicolo, appena prima di aprirsi su Via San Jacopo si nota una rappresentazione in terracotta della Madonna. Questa rappresentazione è del 1984 ed è stata commissionata a Mario Mariotti e posizionata ad opera degli abitanti della via in segno di protesta. Tra spazzatura abbandonata e ricorrenti minzioni sui muri la via si caratterizzava per un fetido odore. La madonna è infatti rappresentata in un atteggiamento conseguente e ha preso il nome di Madonna del Puzzo. La via nasceva quindi come "retro" di palazzi signorili con le facciate in vie e piazze di più rinomata fama, ma nel corso del tempo il suo lastricato si è impregnato di storia ospitando anche le abitazioni di uomini illustri come Giovanni Boccaccio o Ottone Rosai. Oggi, grazie a piazza della Passera, è diventata un angolo di aggregazione.
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Jacopo Cioni Read the full article
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perfettamentechic · 9 months
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mindymaerenee · 11 months
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bdsmsub67 · 2 years
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