Tumgik
#ruggito
riccardotangoalfieri · 7 months
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Il coraggio non è sempre un ruggito.
A volte è quella voce alla fine del giorno
che dice con calma
"Proverò di nuovo domani"
Mary Anne Radmacher
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fafos · 1 year
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SORGE L'ALBA SU SALGARI 🌞 SALGARI SUNRISE 日出 Sorge il Sole ruggente di una Illustrazione omaggio allo scrittore italiano Emilio Salgàri. I suoi raggi sono affilati come sciabole e illuminano territori selvaggi, tranciano i cappelli, abbrustoliscono la pelle e i volti tesi e curiosi degli avventurieri. Qui alcuni dettagli. Una illustrazione in arrivo in una "veste speciale". Scopri altro su @fabio_pass_cioffi
🌞 ENG A Roaring Sunrise is going UP. A Sunrise with sharp radius that brighting wild territories, cutting the hats, bronzing the skin and the faces of the curios adventurers. An Illustration dedicated to the italian writer Emilio Salgàri, author of the "Sandokan" series novels and thousand of others passioneting and amazing stories. An illustration that is coming in a "special edition". Here some details. If you are curious, stay tuned and discover more on @fabio_pass_cioffi
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italofobia · 5 months
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FLORIANA QUANTO SEI INUTILEEEEEEE EGRGSEGEGGWHHREOOOOAAAARRRR
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asllanismo · 1 year
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ci credete se vi dico che ho letteralmente le lacrime agli occhi. paura dell'inter non respiro
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parolerandagie · 4 months
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Fuori l'inverno
ed il suo silenzioso ruggito.
Ma nei miei pensieri,
in fondo ad ogni strada c'è il mare,
che tramonti infiniti colorano
del color del miele,
e che un vento caldo fa cantare.
Nel cuore, l'estate, dista un ricordo ed un sorriso.
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mucillo · 2 months
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Vittorio Arrigoni detto Vik è stato un attivista, giornalista e scrittore italiano. Sostenitore della soluzione binazionale come strumento di risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, nonché pacifista, si era trasferito nella Striscia di Gaza per agire contro quella che definiva pulizia etnica dello Stato di Israele nei confronti della popolazione araba palestinese.
Sembra oggi ma parliamo di 25 anni fà
Una lettera di Vittorio del 02 marzo 2009 due anni dopo fu assassinato.
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Vittorio tornato a Gaza
«E alla fine sono tornato.
Non sazio del silenzio d’assenzio di una felicità incolta
accollata come un cerotto mal riposto su di una bocca che urla.
Non potevo fare altrimenti.
Essere ferito, venir rapito, derubato della propria missione, incatenato e imprigionato in un lurido carcere israeliano,
quindi deportato a forza su di un aereo verso Milano
senza neanche la pietà di mettere ai miei piedi nudi e martoriati dalle catene un paio di scarpe,
non è certo la conclusione auspicabile per il compito solenne e di riscatto umano che ha impegnato gli ultimi mesi della mia barocca vita.
Il leone accumula stagioni e cicatrici,
non ha certo il passo slanciato di una volta,
ma non abbassa di un pelo la criniera.
Poggiando il primo piede sulla terra di Gaza, per la seconda volta, sbarcando, come un Armstrong esiliato,
ho ruggito, eccome,
devono esser tremati i vetri delle finestre pure a Tel Aviv.
Fiero del mio passato, non curante del mio presente.
Perché è questo il tempo di spendersi, piuttosto che accaparrarsi un futuro agiato e comodamente distorto,
a quelle vittime innocenti a cui non abbiamo concesso neanche l’ascolto, per un attimo,
delle loro grida di dolore.
Spendersi affinché ogni diritto umano sia rispettato.
Tutto il resto non ha più importanza, semmai ne abbia mai avuta una.
Bisogna saper riconoscere la matrice della propria anima,
anche se ciò è spaventevole e significa solitudine, ostracismo, utopia, Don Chisciotte,
ingratitudine anche da chi verso cui si è dato tanto, si è speso tutto.
Ad aspettare nel fuoco si rischia di bruciarsi.
Ecco allora il perché della scelta dei miserabili, dei reietti, dei condannati,
essi sono ancora capaci di lealtà, di gesta aggraziate e di generosità audace, alle soglie della fine del mondo.
Reietto e miserabile la vita mi ci ha costretto,
sono tornato a casa.
Natale a Gaza pare un funerale.
E non esclusivamente perchè oggi ad un funerale effettivamente ci sono stato,
il vicino di casa di Fida, nostra coordinatrice ISM,
è stato ridotto in brandelli, in tanti piccoli pezzettini di carne lacera da un colpo di carroarmato israeliano.
Piove lacrime amare il cielo di Gaza in questi giorni di lutto e terrorismo da oltreconfine.
Si ascoltano i rutti delle minacce di imminente strage da Lvni e si trema dal freddo
(senza + gas, senza + gasolio, senza + energia elettrica).
Si odono i cingoli di Netanyahu sulle ossa dei palestinesi ammazzati ieri e di quelli a venire.
Lvni e Netanyahu in marcia funebre verso le prossime elezioni israeliane,
il teorema è semplicistico, ma purtroppo realistico,
vincerà chi porterà in dote ai propri elettori più teste palestinesi mozzate.
One head one vote.
A Gaza è come se si fosse in autunno,
e io sono nato sotto il segno dell’autunno.
Per cui se fuori piove,
perdonatemi,
a volte piove anche dentro.
Restiamo umani.
Vostro Vik dalle tenebre dell’assedio.»
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lunamagicablu · 6 months
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Cercate la saggezza nei libri, in manoscritti rari e poemi criptici se volete, ma cercatela anche nelle semplici pietre, nelle fragili erbe e nel verso degli uccelli selvatici. Ascoltate il sussurro del vento ed il ruggito dell’acqua se volete scoprire la magia, perché è lì che sono nascosti gli antichi segreti. Scott Cunningham ************************ Seek wisdom in books, in rare manuscripts and cryptic poems if you will, but seek it also in simple stones, in fragile grasses and in the calls of wild birds. Listen to the whisper of the wind and the roar of the water if you want to discover the magic, because that is where the ancient secrets are hidden. Scott Cunningham 
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kon-igi · 6 months
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Ma fammi capire perchè tieni così tanto ai tuoi cani?
Una notte ero fuori con loro, nel bosco.
La luce della luna filtrava appena tra i rami, quando a un certo punto mi accorgo che entrambi si sono immobilizzati e puntano una macchia di vegetazione fitta, ringhiando sommessamente.
Improvvisamente i rami si schiantano e un orso bruno si avventa su di me, coprendo i pochi metri che ci separavano a una velocità tale da non lasciarmi scampo.
L'orso alza una zampa dagi artigli lunghissimi e io ho solo il tempo di chiudere gli occhi e sussurrare un ringraziamento a Crom per la lunga vita concessami.
Un ruggito di dolore.
Otto è appeso all'enorme zampa dell'orso e ne sta dilaniando muscoli e i tendini, scuotendosi nell'aria col suo corpo minuscolo e sventagliando sangue attorno.
L'orso lo azzanna sulla schiena, uno scricchiolio d'ossa ma Otto non molla la presa.
E a quel punto Cthulhu spicca un balzo e affonda i denti nella gola scoperta dell'orso, che ruggisce di dolore e schizza bava sanguinolenta.
Otto ha la schiena spezzata e Cthulhu l'addome lacerato dalle unghiate ma tutti e due continuano a mordere le carni della bestia.
Ho solo questa occasione.
La punta in bronzo seghettato della lancia che affondo con furia attraversa la folta pelliccia e penetra nel petto dell'orso, spaccandogli il cuore in due e facendolo crollare a terra.
Otto e Cthulhu uggiolano, entrambi accasciati a terra coperti di sangue, l'uno accanto all'altra ma mi rendo conto che con le loro ultime forze stanno scodinzolando gioiosamente come per dire 'Hai visto? Ce l'abbiamo fatta!'
Lascio cadere la lancia e mi inginocchio accanto a loro.
Con le mani gli accarezzo delicatamente il muso e poi appoggiando la fronte sui loro nasi sussurro 'Finché sarete con me nessuno vi farà mai più del male...'
E l'attimo dopo non ci sono più.
Ecco... tredicimila anni dopo intendo continuare a mantenere questa mia promessa.
Nessuno farà mai più loro del male.
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occhietti · 1 year
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Il coraggio non è sempre un ruggito.
A volte il coraggio è la calma voce
alla fine del giorno che dice:
"proverò di nuovo domani".
- Mary Anne Radmacher
ROMI LERDA art
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Esiste una rabbia che non ha niente a che fare con la cattiveria.
E’ il ruggito di chi sta difendendo la propria fragilità.
Oriana Fallaci
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fafos · 2 years
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Che succede di nuovo? Ad Occidente niente Selfie, ma un omaggio illustrato al grande scrittore Emilio Salgari. Un ritratto al sapore di Malesia, dedicato alla fervida immaginazione dell'autore di Sandokan e di centinaia di altre avventurose storie. La Tigre ruggisce ancora. Matita. What's New? Here on the West side something happens! Not just another Selfie in the air, but an illustrated tribute to the Great italian writer Emilio Salgari, the author of Sandokan tales and a hundreds of others amazing novels. An Illustration at the taste of Malaysia. The Tiger is still Roaring!
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ambrenoir · 2 months
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Esiste una rabbia che non ha niente a che vedere con la cattiveria.
E' il ruggito di chi sta proteggendo le proprie fragilità.
Paola Felice
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ilpianistasultetto · 1 year
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Ciao Jeff..
Con Jeff Beck il blues entrò in una nuova dimensione. Un fortissimo senso del ritmo, una voglia di dare allo strumento concezioni diverse, dure, senza molte sfaccettature. Jeff, eruzione di energie primordiali. Probabilmente i suoni blues più duri che siano mai stati registrati li troverete dentro quella sua fender telecaster, un sound avanti anni luce rispetto a tutti i chitarristi di quella generazione fine anni ’60. Grande, straordinario, immenso, questi gli aggettivi che possiamo cucire su quei suoi gilet di jeans, di pelle o di stoffa che non abbandonava quasi mai. Con lui se ne va la magia che quella sua chitarra sapeva tirar fuori, la grazia e il ruggito, l'inquietudine, il malessere, la calma e l'amore. Lui suonava e tu sentivi le fiamme o sentivi il miele colarti addosso. Lui non e' stato mai un semplice virtuoso dello strumento. No, lui era lo strumento. Lui era il beat, il blues e il rock. Lui, come un cercatore d'oro del Klondike, sempre alla ricerca di note-pepite da tirar fuori da quella sua chitarra. Un musicista liquido, a volte malinconico, a volte tosto. Per me una delle poche perle preziose da infilare nella mia collana ideale. Grazie della compagnia "dita di plettro".. @ilpianistasultetto
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ecofortebraccio · 4 months
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buoni propositi
Che l’inverno sia un vino caldo tenuto stretto tra le dita
e la primavera mi lasci dormire piano;
che il ruggito dell’estate mi morda il cuore fino a farmi ballare
e l’autunno, ah l’autunno, fai che sia lieve come una foglia in volo.
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mucillo · 16 days
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“La bellezza cammina fra di noi come una giovane madre quasi intimidita dalla propria gloria.
La bellezza è una forza che incute paura come la tempesta scuote al di sotto e al di sopra di noi la terra e il cielo.
La bellezza è fatta di delicati sussurri parla dentro al nostro spirito la sua voce cede ai nostri silenzi come una fievole luce che trema per paura dell’ombra.
La bellezza grida tra le montagne tra un battito d’ali e un ruggito di leoni.
La bellezza sorge da oriente con l’alba si sporge sulla terra dalle finestre del tramonto arriva sulle colline con la primavera danza con le foglie d’autunno e con un soffio di neve tra i capelli.
La bellezza non è un bisogno ma un’estasi, non è una bocca assetata né una mano vuota protesa in avanti ma piuttosto ha un cuore infuocato e un’anima incantata. Non è la linfa della corteccia rugosa né un’ala attaccata a un artiglio.
La bellezza è un giardino sempre in fiore e una schiera d’angeli sempre in volo.
La bellezza è la vita quando la vita si rivela. La bellezza è l’eternità che si contempla allo specchio e noi siamo l’eternità e lo specchio.” 
(Kahlil Gibran)
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Sense and Sensibility
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↳ summary: Una notte in preda all'alcool e alla lussuria, dimenticando ogni cosa, tra cui la più importante.
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pairing: Park Jimin x f.OC
genre: angst, smut
word count: 2.928
warnings: menzioni di tradimento, sesso orale, sesso vaginale, amore non corrisposto
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Tutto ciò era sbagliato, Jimin ne era consapevole, ma non avrebbe smesso. Ci era voluto un po’ per decidersi, Alya era ferita dal comportamento scostante di Jungkook e lui ne stava approfittando.
Viscido.
Ma sentiva dentro di sé un forte ruggito che voleva essere liberato, nelle sue vene non scorreva più sangue, ma lava bollente. Tutto di lei lo attraeva, non riuscì a capire perché anni prima non aveva provato le stesse sensazioni, al momento non riusciva a ragionare lucidamente.
Forse perché il suo amico era riuscito a far breccia nel cuore della ragazza per primo. La Russia era un luogo freddo, il calore del Maknae aveva affascinato quella bellezza di ghiaccio, oscurando totalmente il resto delle persone intorno a sé. Per Jimin era stata una delusione? Certamente sì, ma per molto tempo riuscì a distrarsi, spesso cambiando fidanzata. Non riuscendo mai a trovare qualcosa di giusto in ognuna di loro, tutto stonava, sempre. E detestava le note imperfette, perché anche lui, di conseguenza, si sentiva imperfetto.
Tornò alla realtà, scoprendo quanto in verità fosse calda quella stessa donna che anni prima gli era parsa così fredda e distaccata, capace di sciogliersi solo in presenza di un buffo ragazzo con il sorriso da coniglietto. Lo stesso ragazzo che ora la guardava e non provava più l'intenso e struggente amore di un tempo, amore che lo aveva portato a innumerevoli discussioni con i suoi genitori.
Ricoprì il suo collo di baci febbrili, quella pelle chiara e morbida si stava rivelando dannatamente eccitante.
L’avrebbe ricoperta di marchi.
«Mmh» mugugnò la ragazza quando le labbra dell’uomo si fecero più insistenti in un punto specifico del collo, sopra la vena pulsante, le stesse labbra che mordicchiarono e succhiarono con sempre più forza, lasciando un enorme segno violaceo a testimoniare il suo passaggio e un velo di saliva a ricoprirlo simile ad una pellicola, come a voler calmare il bruciore causato dagli insistenti morsi.
I loro cuori battevano all'unisono, erano due anime sole e alla ricerca disperata di qualcuno capace di apprezzarli per davvero. Forse per i fumi dell’alcool, forse per l’emozione di essere stretta tra le braccia di un uomo dopo tanto tempo, lo sguardo di Alya si fece più languido, e leccandosi sensualmente le labbra aprì di poco le gambe, quel tanto che bastava per lasciar spazio a Jimin.
Il ragazzo non era ubriaco, riusciva ancora a capire gran parte della situazione. Quando l’aveva riportata a casa non credeva di poter davvero permettersi di andare oltre, ma lei era stata fin troppo chiara.
❝ Scopami, non mi importa come, tu fallo.❞
Forse proprio per fare un dispetto a Jungkook. Quel che non sapeva, è che a soffrire in quel momento era proprio Jimin, l’oggetto che anelava ad essere usato.
Con le mani sfiorò il suo corpo, soffermandosi sul seno, non era di chissà quale eclatante taglia, ma piccolo e sodo.
Grazioso. Fatto per le sue mani.
Alya seguì le sue mosse con trepidazione, era da molto tempo che non aveva rapporti con il sesso opposto, si sentiva spaesata e insoddisfatta, però avrebbe seguito il gioco di Jimin se significava provare piacere. Tutte le ragazze andavano pazze di lui per le sue doti da amatore, e finalmente anche lei avrebbe gustato quelle piccole ed agili mani.
«Che ne dici se togliamo questo?» le sussurrò all’orecchio, strattonando con fermezza il bordo del suo abitino succinto, annuì ma Jimin in realtà non aveva bisogno di una sua risposta per continuare.
I suoi occhi non lasciarono le labbra succose di lei, il loro colore così rosso acceso era una tentazione per il biondo, ma non poteva. Si sentiva trattenuto da qualcosa.
Jungkook. Stava facendo del male a Jungkook, quella era ancora la sua ragazza.
Con una lentezza spropositata cominciò a far risalire il vestito lungo le cosce candide e toniche, gli piaceva la sensazione delle sue mani che toccavano quelle parti abbondanti di carne, era soddisfacente toccare e afferrare, stringere e palpare senza nessun imbarazzo.
Lei sbuffò contrariata e fece per toglierlo da sé, ma Jimin smise di farle sentire il suo tocco.
«No, amore. Devi fare ciò che ti dico io» le gambe tremarono al suono della sua voce, flautata e resa roca dal desiderio. Fece come le ordinò, si sollevò così da permettergli di sfilare quel capo e rimase in intimo, non voleva risultare sexy, ma il tessuto nero creava una divisione netta con la pelle chiara e Jimin baciò con adorazione quella zona, stringendo tra le mani la sottile vita della donna, la quale gli circondò il collo, tenendosi aggrappata a lui.
Jimin aveva un profumo così buono, non poté farne a meno, gli lasciò una scia umida di baci lungo il pomo d'Adamo, l’azione fece scattare il ragazzo, che in un impeto di passione la riportò ancora una volta con la schiena contro il materasso.
Con una calma che Alya definì straziante, Jimin introdusse le mani sotto le coppe del reggiseno, saggiando la morbidezza della sua carne candida.
La donna strinse le gambe, poteva sentire la sua intimità bagnarsi dei suoi umori. Jimin non la stava neanche toccando in quel punto, però avvertiva chiaramente tutta la prestanza fisica che il ragazzo possedeva. E quando finalmente le tolse l’indumento superiore, ormai inutile, l’eccitazione si fece più persistente.
Il biondo prese a sfregare le labbra contro uno dei capezzoli, soffiandoci sopra con il suo fiato caldo, mandando piccoli brividi su per la schiena della ragazza. Quando lo prese in bocca Alya si lasciò sfuggire un ansito.
Mentre si divertiva a schiacciare quella perla rosea contro la lingua, rigirandola e modellandola a suo piacimento dentro la bocca le sue mani presero a scendere verso l’ultimo ostacolo rimasto, Alya gli strinse i soffici capelli chiari, pregustando già le dita del maschio contro la sua femminilità.
«Jimin…» sospirò.
Il ragazzo si staccò, aveva le labbra gonfie e rosse a causa della saliva che le bagnava e del continuo sfregamento contro la sua pelle.
«Cosa?».
Cielo, si vergognava così tanto a dirglielo, perciò spinse i fianchi contro la sua mano, sperando che capisse da solo. Lui ghignò.
Senza toglierle le mutandine, iniziò a muovere le punte delle dita sopra il sottile tessuto, già umido, proprio nell’esatto punto dove si trovava il clitoride.
Portò le labbra vicino al suo orecchio.
«Ti da fastidio se faccio così? … o così?» simulò l’atto di penetrarla con le dita, atto ostacolato dal tessuto che ricopriva le parti intime. Alya singhiozzò per l’esasperazione.
Lo colse di sorpresa quando gli strinse le spalle e lo rigirò.
Ora lei era sopra e lui sotto. Uno spettacolo magnifico agli occhi del giovane.
I capelli in disordine e il seno scoperto le davano un’aria da amazzone, per non parlare delle splendide gambe che lo cingevano per tenerlo fermo. Jimin sorrise e aprì le braccia.
«Sono tuo~» miagolò, arrendendosi al desiderio di quella vipera, che non si lasciò sfuggire l’occasione.
In verità anche lui la stava usando, così come stava usando a suo favore quella relazione ormai in declino.
E con mani leggere e tremanti, lei cominciò a sbottonargli la camicia scura, vederlo ancora vestito le dava ai nervi e man mano che la pelle chiara veniva fuori il suo cuore batteva sempre più forte. Concentrata com’era nel suo lavoro non si accorse della sofferenza interiore del ragazzo, ogni tanto muoveva le natiche che andavano a scontrarsi contro il rigonfiamento in mezzo alle gambe, causando piacere misto a dolore nel biondo, il quale però non disse nulla, voleva far partecipare anche lei con i suoi tempi.
Alya guardò con desiderio il petto glabro del ragazzo, non ci pensò molto prima di cominciare a stuzzicare quella pelle di luna, graffiandola con i suoi denti e succhiando, ascoltando estasiata i piccoli sospiri che Jimin si lasciava sfuggire, scendendo arrivò al suo ombelico, dove si prolungò a leccare sapientemente l’intera zona, rendendo ancor più difficile la respirazione a Jimin che già immaginava quelle labbra attorno al suo membro pulsante.
La donna alzò gli occhi verso di lui, che trovò quest’ultima azione tremendamente accattivante.
Si sollevò e agganciò le dita al bordo dei suoi pantaloni, facendoli scendere lungo le muscolose gambe, perdendo tempo ad ammirarle.
«Vuoi che li tolga?» chiese, in tono mellifluo, mentre la sua mano accarezzava l’erezione coperta dai boxer.
«Ah! C-c’è bisogno che… te lo dica?» le rispose, con non poca difficoltà mentre premeva con la mano sulla punta «Alya… non scherzare».
«Poco fa avevi tu le redini del gioco…» mormorò piano, estasiata alla vista del ragazzo che mordicchiava le proprie labbra con forza, incapace di star fermo sotto quelle attenzioni.
Sorrise, perfida, nel ripensare a quel tono di voce così sofferente, abbassò i boxer lentamente. Una piccola rivincita per ciò che le aveva fatto lui poco prima. E Jimin chiuse gli occhi, finalmente la sua erezione era libera di mostrarsi interamente, rigida e già bagnata di liquido pre-eiaculatorio, quella ragazza era capace di farlo impazzire con poco, e quella notte finalmente glielo avrebbe dimostrato.
Alya riportò la mano sul membro, cominciando quel movimento ritmico e lento, che portò il ragazzo a strizzare gli occhi per trattenersi dal venire subito. Si puntellò con i gomiti per sollevare il busto e spalancò le gambe per farla stare più comoda in mezzo ad esse, Alya era rapita dall'espressione beata di Jimin, lo prese in bocca, combinando i movimenti della mano con quelli delle labbra, percorse tutta quella pelle sensibile e liscia, facendo roteare la lingua sulla punta più volte. A Jimin sfuggì un gemito strozzato, arricciò le labbra per trattenere i suoi versi che non vedevano l’ora di uscire dalla sua gola, ma Alya non gli rendeva quel compito facile. Lo prendeva tutto in bocca, mandando seriamente a puttane il suo autocontrollo. Quando si decise a succhiarlo, rilasciando strani suoni simili a schiocchi, l’uomo si permise di ansimare, davvero stavolta, senza più vergogna. Le afferrò i capelli, dettando un ritmo più veloce, si contorse sotto le sue carezze lascive.
«Sto per…» cercò di farla togliere, non voleva sporcarla, ma Alya ignorò le sue proteste, continuò il suo lavoro fino a quando l’erezione del giovane non si tese all’interno della sua cavità orale, rilasciando con immenso piacere il suo liquido biancastro, Alya lo inghiottì guardando Jimin dritto negli occhi. 
Occhi scuri, dolci e lussuriosi. Gli occhi di Jungkook.
“Cazzo” pensò, guardando quella gatta che si stirava sul suo corpo scosso ancora dai fremiti. Senza accorgersi che qualcosa era cambiato negli occhi verdi della donna. C’era affetto, forse anche speranza in quelle pozze smeraldine, ma nulla rivolto a lui.
Ne voleva ancora.
Con un colpo d'anca riuscì ancora una volta a riportarla alla posizione iniziale.
«Sembra un combattimento» ne rise la donna, ubriaca, prima che sentisse un violento suono. Jimin le aveva strappato violentemente le mutandine, senza pietà e con solo un velo di lussuria negli occhi scuri, poteva vederli brillare nel buio della stanza. Sussultò per quella serietà, capì che l’eccitazione non lo aveva abbandonato, il rapporto di pochi attimi prima lo aveva solo esaltato di più.
Quando sentì la soffice bocca posarsi sulle grandi labbra della sua intimità cominciò ad accarezzargli i capelli con dolcezza, bramando le sue carezze. Il ragazzo usò due dita per aprirla completamente, andando alla ricerca di quella piccola gemma nascosta tra le pieghe morbide e calde, quando la trovò usò la lingua per stuzzicarla con insistenza, seguendo i gemiti silenziosi della ragazza, man mano che andava avanti le gambe di Alya si fecero più cedevoli e molli, erano gelatina.
Provò a chiudere le gambe, ma in mezzo c’era proprio Jimin. Non le lasciava il tempo di riprendersi, la sua lingua la stuzzicava con insistenza, instancabile, voleva che quel piacere smettesse, era troppo intenso, ma allo stesso tempo lo agognava, non aveva pace. Il suo cuore tamburellava nel petto con violenza. Gli strattonò con forza i capelli, ma ciò non fece che aumentare la presa del ragazzo, e il suo andamento.
Le tempestò le dolci pieghe di baci rumorosi, bevendone gli umori e penetrandone ogni tanto l’apertura, succhiò con accuratezza il clitoride e la ragazza arcuò la schiena in modo innaturale, la stava mangiando.
“Mio… ah!”
«C-Chim!» urlò, pronta per arrivare all’orgasmo, ma proprio all’ultimo momento Jimin mollò la presa, facendola strillare per l'insoddisfazione «No! T-ti prego, continua».
«Ho di meglio per farti stare bene» disse, annaspando per riprendere lui stesso aria. La mora portò le mani alla bocca, tremando violentemente per la sensazione di insoddisfazione che si stava propagando per tutto il corpo.
Jimin saggiò con le dita l’intimità, per vedere quanto fosse lubrificata, accorgendosi solo in quel momento che era fradicia. Mandò giù con forza la saliva.
La sua erezione desiderava entrare in contatto con la ragazza, chi era lui per proibirglielo?
Afferrandola con forza per le cosce, la portò ancora più vicina a sé, finché non avvicinò il membro alla sua apertura.
La penetrò con forza, riempendola fino in fondo con la sua presenza, senza darle più il tempo di dire qualcosa. Alya spalancò gli occhi, era così grosso e lei così stretta a causa dell’astinenza.
Non potevano più tornare indietro.
Strinse le mani ai lati del ragazzo, facendogli capire che era più che pronta, si stava abituando velocemente alle sue dimensioni, avvolgendolo come un guanto, desiderosa di capire cosa avrebbe provato insieme ad un ragazzo come Jimin, forse era l'alcool a farle prendere decisioni così affrettate, ma in quel momento era l’unica cosa di cui aveva bisogno per ritenersi soddisfatta. E anche Jimin.
Quando cominciò a spingere con tutta la sua lunghezza, deciso e duro, chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dai piccoli brividi al basso ventre, Jimin buttò la testa indietro. Si sentiva completo, tra la carne cedevole della ragazza che si stringeva ritmicamente attorno alla sua eccitazione, voleva annegare in quel corpo, fregandosene delle conseguenze al mattino dopo, gli altri lo avrebbero guardato con disgusto, Jungkook con odio malcelato, ma lui stava bene in quel momento.
Si sistemò una gamba della ragazza in spalla, quell'angolazione gli permetteva di andare più in profondità, e a giudicare dall’espressione sofferente e colma di piacere allo stesso tempo di Alya, ci stava riuscendo bene. Sentiva che dal loro punto di incontro il calore stava crescendo, afferrò con una mano un seno e lo torturò con forza, facendola scattare con il busto in alto, verso di lui, e finalmente la baciò.
Desiderava gustare quelle dolci labbra da molto tempo. Non poteva più aspettare, il loro sapore era dolce, un misto tra vodka alla fragola e liquirizia.
Finalmente poteva. E le morse con forza.
« Izverg*» ansimò in russo, quasi con disperazione implorante, schiacciandosi il peso del ragazzo ancora più addosso. Scacciando con forza il ricordo di Jungkook e dei suoi baci aggressivi, ripetendosi che era Jimin a toccarla e stringerla in quel momento, cosa non facile da fare. Stava usando un suo amico per dimenticare, ma ciò avrebbe causato solo altri danni nel gruppo.
Ormai le lenzuola erano sporche, i loro liquidi colavano tranquillamente dalle loro gambe, così come il sudore scendeva dalla pelle, i loro fiati si mischiavano con affanno. I fianchi battevano tra loro con forza, disordinatamente, Jimin era ormai quasi completamente seduto e teneva la ragazza a cavalcioni su di lui, spinse con più decisione il bacino in alto, arrivando a toccare un punto delicato e sensibile nella ragazza, a cui mancò il fiato per svariati secondi, conficcando con violenza le unghie sulle sue spalle e Jimin a causa di quella reazione andò più veloce, più violento.
Più potente.
E Alya finalmente raggiunse il suo apice mordendo la spalla all’altro, con un basso ringhio proveniente dalla sua gola, e schiacciando completamente il seno contro i pettorali dell’uomo.
Jimin raggiunse il suo orgasmo schioccando un forte bacio sul collo delicato della ragazza, ormai pieno di arrossamenti e succhiotti violacei.
Venne dentro di lei, riempiendola con il suo caldo seme.
Quella sensazione fu così piacevole che Alya ebbe un secondo orgasmo, che la fece crollare sfinita contro il cuscino, impossibilitata di regolarizzare il respiro.
Jimin uscì da lei, sfinito, piacevolmente sfinito.
Le cinse le spalle con dolcezza quando si stese accanto a lei, portandola vicina.
L’indomani avrebbero discusso seriamente sul da farsi, per il momento avrebbero semplicemente riposato in quel modo, stretti e comodi.
«Ti amo».
Ma Alya già dormiva, stanca di quella serata che doveva essere solo uno svago, ma si era trasformata in una delle più belle quanto sbagliate notti della sua vita, e Jimin le sorrise con tenerezza e dispiacere.
Consapevole che nulla sarebbe cambiato, lui era un oggetto. Un piacevole oggetto, ma nulla di più e lei… lei era ancora la donna del suo migliore amico.
La sofferente Dama di ghiaccio e il Cavaliere che l’avrebbe sempre aiutata a rialzarsi.
Ecco cos’erano e cosa sarebbero rimasti.
Avevano tradito tutto e tutti. La propria lealtà e dignità. Così come la persona che li univa, ma nulla sarebbe venuto a galla. Tutto nascosto dietro finti occhi innocenti.
Jimin riaprì gli occhi, quasi con violenza. Un sogno, un altro sogno riguardo la notte di tanti anni prima. Quanti ne erano passati? Troppi per poterne ricordare.
Lei non lo aveva più cercato e lui poteva vivere solo di quel magnifico ricordo. Magnifico e triste allo stesso tempo.
Jungkook era tornato lo stesso ragazzo affettuoso, Alya si era ripromessa di non cercare più supporto da esterni, e così aveva catalogato Jimin come “Pericoloso”. Perché nonostante tutto l’amore che provava verso il suo fidanzato, Jimin era stato capace di farla sentire amata dopo un periodo buio. Così si era allontanata sempre più, fino a rendersi una sconosciuta agli occhi del biondo.
Ma era giusto così. Jimin non gliene faceva una colpa, perché la amava e anche troppo.
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