#salire una scala
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Salire (o scendere) una scala. Allenare lo spirito 8/Climbing (or descending) a ladder. Spiritual training 8.
Giacobbe fece questo sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo e i messaggeri divini vi salivano e vi scendevano. (Genesi, 28,12) He had a dream in which he saw a stairway resting on the earth, with its top reaching to heaven, and the angels of God were ascending and descending on it. (Genesis, 28,12) William Blake: Jacob’s Ladder. © Trustees of the British…
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Profondo 54 metri, è dotato di una doppia scala a spirale composta da 497 gradini, 248 in discesa e 249 a salire.
E illuminato da 72 finestroni che prendono luce da un lucernario posto alla sommità del monumento. La famosa scala inventata dal Sangallo consentiva agli animali da soma di scendere e risalire per attingere acqua senza mai incontrarsi.
Pozzo di San Patrizio.Ho fatto una foto🖤


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Il giorno dell’Angelo

Dunque, vediamo un po’ a che punto siamo con te. Sono decenni che ti seguo e ti guido paziente. Ti ho avuto in affidamento una trentina d’anni fa, secondo la vostra concezione limitata del tempo. Mi sei stato passato da un caro collega quando lui è stato premiato e promosso ad altro incarico di superiore responsabilità. Io ero e resto ancora solo un angelo alle prime armi. E con te ho di fatto imparato il mestiere: neppure noi “nasciamo imparati”, come dite voi, sai?
Forse è anche per questo mio goffo apprendistato sul campo, che te ne sono capitate parecchie. Ma in fondo te la sei cavata bene. Pochi punti sulla pelle. Tanti nell’anima. No, non ringraziarmi ancora, ché non è finita: vedrai che roba! Hai capito in qualche modo che ci sono, che cerco di tenerti a freno quando ti arrabbi. E di confortarti quando hai gli inevitabili momenti di scoraggiamento. Però sei testardo; hai quasi portato a compimento il tuo percorso.

Certo: nessuno sa qual è il chilometraggio che gli è stato assegnato, né quale sia la sua missione sulla Terra, il suo scopo primario nell’esistenza presente che gli è toccata. Hai capito sbattendo la testa più volte che c’è solo da usare il benedetto “libero arbitrio”, che altro non è se non scegliere la via più difficile e impegnativa. Sempre. Che poi è anche quella che ti farà tagliare le curve per accorciare il cammino dell’elevazione della tua anima - il tuo vero “io” - verso i piani superiori della scala evolutiva spirituale.

Certo: noi custodi vi guardiamo, da lassù e sorridiamo. O magari ci dispiacciamo degli sforzi che fate, delle lacrime di rabbia e delle fatiche fatte per conquistare traguardi in fondo futili, tutte cose caduche, che alla luce del tempo che passa valgono poco più di zero. Poi vi tradite, vi ingannate, vi odiate. Ma più spesso per fortuna ci stupite e ci commuovete con atti d’amore puro e disinteressato, con dolcezze inaspettate e infinite. Che spesso sono il frutto di scelte anche molto difficili, per voi. Vi ammiriamo, per queste cose.

Libero arbitrio. Un po’ vi invidiamo, perché a noi, senza un corpo che soffre, fragile, preda di influenze e bisognoso di continue cure, non è di conseguenza concesso provare emozioni forti, essere schiavi delle grandissime passioni che sono vostra croce e vostro privilegio. Per noi è tutto molto più diluito. Soffuso in una luce bianca benefica e morbida. Una sala d’attesa perenne, in pratica. Che poi il nostro grande desiderio di salire di grado è ciò che ci spinge infine a scendere sulla Terra, a incarnarci indossando a nostra volta dei corpi.

Opportuni mezzi per misurarci con cose vere e difficili, come la gestione dei rapporti tra esseri umani. Sappiamo bene che vivere è difficile. Per tutti. No, fidati: ognuno porta la croce che gli spetta, a seconda della propria posizione nel piano evolutivo concordato lassù prima di scendere. E per ciascuno c’è una fila di esistenze: lunga o breve. Alcune saranno necessariamente molto impegnative, altre cosiddette “di riposo” e altre ancora magari di utilità per altri esseri umani.

Perché soprattutto aiutare gli altri è ciò che fa bene all’anima. No, le esistenze terrene non avvengono in ordine “cronologico” come potreste immaginare: il tempo non si dispiega “in sequenza” come ve lo immaginate. Ma lasciamo perdere questo argomento, perché il tempo è impossibile da comprendere, per la natura umana. Oggi è per tutti un giorno uguale a ieri e sarà uguale anche domani. C’è molta sofferenza comune, in questo periodo sul pianeta blu.

Ciascuno rielabori intimamente e senza pregiudizi il messaggio portato dalle malatie e dalle soffrenze fisiche. Risulta evidente che qualcuno vi sta avvertendo: a livello individuale non è più possibile per nessuno pensare di essere “migliore” del suo vicino. Che si possa avere diritto a dei privilegi rispetto a un qualsiasi altro essere umano. O addirittura che l'uomo abbia su questo pianeta più diritti di esistenza di altre specie, che si possano sfruttare le risorse in modo scellerato, come avete fatto negli ultimi sessanta o settanta anni.

Nessun’anima è migliore o più degna di quella di un altro: ci sono solo miliardi di anime in marcia parallela verso la Luce. Ognuna soffre e fa esperienza secondo il proprio livello di spiritualità, evoluzione e comprensione delle leggi cosmiche. E le religioni dovrebbero servire poi a farvi amare, rispettare, aiutare; non a essere pretesto per le guerre e per l’accumulo di beni, alla fine tutti deperibili e totalmente inutili. “Le guerre non nascono perché la gente è religiosa, ma perché non lo è abbastanza.” (Enzo Biagi)

Comunque, tu: niente paura. Sono qui, ti sorveglio e ti sarò vicino. Sino al momento della tua prossima transizione. Perché, grazie a Dio, almeno tu sai con fiducia che non sei la carne che pure curi, bensì lo spirito che la abita. E poi continuerai il tuo viaggio in altra maniera. Avrò cura di te, perché dopotutto anche a me servono i… “contributi” per salire di grado! E tra l’altro anche se al momento indosso le ali, non mi è dato sapere se ho finito il mio ciclo di studi, di reincarnazioni sulla Terra. Per un po’ ancora, probabilmente anche per me quassù vale il “carpe diem”.

Sei tu il mio lavoro di oggi. Ma in passato, sai, ho avuto di peggio: cose che non posso dirti, per la legge sulla Privacy Eterna. Oggi che col freddo invernale non si può andare a fare un picnic o una gita al mare, guarda i link qui sotto e rifletti. Roba vecchia? Ti ricordo che il tempo non esiste, che il male è connaturato alla natura umana. E che tutti noi svolgiamo un’enorme, lunga e molto complessa recita. Senza il male, non riconoscereste quanto può essere importante una carezza o un segno d’approvazione, un aiuto. O un bacio appassionato. Buona riflessione.
youtube
RDA
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Sapevo, prima ancora di provare,
che non avrei avuto una risposta,
sapevo, tuttavia ho provato ancora,
un’altra volta. Ho un grande privilegio:
scendere all’alba e poi salire a sera
la vecchia scala in legno di ciliegio,
che porta nei recessi silenziosi
di stanze antiche, dove so dormire.
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forse la mia isottona comincia ad avere l'artrosi, dovremo tenerla sotto controllo nelle prossime settimane e vedremo se è vero :( oggi ho ordinato su Amazon una scala da mettere vicino al divano per farcela salire e scendere :(
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“ All’inizio, aveva sentito un odore buono in quella stanza, ma non aveva capito da dove venisse. Né gli importava: lo sentiva e gli piaceva, e poteva bastare. Poi lo scoprì: erano i libri. Sui vari ripiani erano ordinati per edizioni e collane, o anche per ordine di grandezza: erano disposti in fila doppia, con quelli più alti dietro, in modo che si riuscisse a vederli. Non lo dava a intendere, ma era contento di stare da quella parte della scrivania perché poteva continuare a guardare la composizione di libri di colori vari, e poteva leggere i titoli, facendo finta di ripassare a memoria il capitolo di storia. Quando poi Francesca andava di là, chiamata a gran voce dalla madre, o ancora meglio, quando andava al telefono e allora passavano decine e decine di minuti, si alzava e si avvicinava alla libreria, riguardava i titoli uno per uno, abbassava i libri che stavano davanti per sfilare qualcuno di quelli dietro, li prendeva, li toccava, li sfogliava, leggeva qualche riga, e poi guardava il frontespizio perché in molti di quei libri c’era scritta la data di acquisto con la firma di Francesca, e si meravigliava che molte date erano pure abbastanza vecchie, quando Francesca era soltanto una bambina, eppure leggeva e leggeva - e proprio i suoi libri erano più volte sottolineati, e a sfogliarli giorno dopo giorno capì che c’era una fitta gerarchia di sottolineature, complicata e rigorosa: alla fine, aveva capito che si cominciava dalla più bassa della scala, la meno importante, che coincideva forse con una voglia appena accennata di salvare una frase o un intero periodo dall’anonimato, ma di salvarlo poco - un segno ondulato sul lato del periodo; se bisognava salire di grado, allora la linea diventava dritta, non più ondulata; per frasi ancora più importanti, le linee diventavano due, e poi tre. A quel punto si passava alla sottolineatura vera e propria con la matita passata alla base di ogni frase che doveva diventare da quel momento in poi indimenticabile. Il limite tra le tre linee di lato e la sottolineatura vera e propria doveva essere molto labile, e delicato. E non era finita. Perché se la frase era particolarmente interessante, allora lì dove c’era la sottolineatura vera e propria si aggiungeva la linea dritta di lato, e se bisognava farlo, la seconda linea e poi la terza. Inoltre, le pagine erano sporcate ogni tanto da punti esclamativi e interrogativi, e a volte c’era un giudizio frettoloso scritto sopra o sotto la pagina, anche soltanto esclamazioni come «sì!», «non è vero!», «bellissimo!». Erano libri affascinanti, perché gonfiati dai tratti di matita e dall’uso; li avvicinava al naso, li annusava, sfilava la sovraccoperta, leggeva i risvolti, palpava la carta, paragonava i caratteri tipografici delle varie edizioni. “
Francesco Piccolo, Storie di primogeniti e figli unici, Feltrinelli (collana Universale Economica n° 1483), 1998; pp. 50-51.
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la scala di Penrose

"effettivamente sembra di vedere una situazione contraddittoria" ( cit. Graham Priest)
se si sceglie un qualsiasi gradino, poniamo il più vicino, e si inizia a "salire", ci si troverà alla fine sullo stesso gradino (il meccanismo è esattamente quello delle scale di Escher). Questo significa che ci troviamo in una situazione contraddittoria, perché "salire" non può significare trovarsi in un punto che è uguale p più basso di quello da cui si è partiti (inconsistenze predicative).
Un'obiezione che si può rivolgere alla tesi secondo cui la scala di Penrose sarebbe un caso di contraddizione oggettuale percepibile è legata alla differenza tra l'azione fisica del salire e la visualizzazione o l'immaginazione di tale situazione. In effetti non possiamo fisicamente "salire" su una scala di Escher o di Penrose: possiamo visualizzare o immaginare la procedura, ma non compierla effettivamente (questo ci conferma che una scala di Escher è un'illusione di C [contraddizione], o se volete "c'è" ma non esiste [ non esistenza della "res"].
Almeno per ora e limitatamente ai casi a noi noti dunque: non esistono percezioni di C, non esistono (in senso stretto) paradossi della percezione. Abbiamo se mai contenuti percettivi contraddittori, oppure illusioni di contraddizioni (l'effetto a cascata o le percezioni distorte dall'alcol). Forse, suggerisce Priest, in futuro la scienza scoprirà C percepibili e non illusorie. Non è escuso. Scoprirà casi di scatole che non soltanto sono piene e vuote, ma che si possono effettivamente percepire come tali. "La scienza è una strana cosa", scrive Priest, "ma per il momento almeno c'è buona ragione di supporre che il mondo percepibile sia consistente".
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in favore del realismo tout-court.
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L'Età Antropica, l'impatto dell'Uomo sul Pianeta? Basta salire un po' e non si vede: solo le luci di notte, fino alle orbite basse.
mappa della densità di popolazione umana
La media è 52 persone/km2 (senza contare i mari). Più di metà degli umani - 54%, (proiezione 2030 =70%) si concentra e sporca le aree urbane, che occupano tra 1% e 3% della superficie. Siamo 'na caccola.
Giusto per mettere in prospettiva il nostro impatto sul Pianeta rispetto a quello del Pianeta su di noi: circa 75.00 anni or sono - su scala geologica vale qualche minuto - gli effetti sull'atmosfera di una singola massiva eruzione vulcanica, ridussero l'intera popolazione mondiale di Sapiens a più o meno un migliaio di individui.
Certo, sporcate di meno ma finitela con tutta 'sta arroganza protagonista da adolescenti insicuri gretini.
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Stanno trasformando le scuole italiane in veri e propri laboratori di rieducazione ideologica LGBTQ in perfetto stile totalitario.
È successo a Verona: un ragazzino di 13 anni si è rifiutato di salire una scala color arcobaleno, simbolo dell’orgoglio LGBT, allestita nel suo istituto come passerella ideologica obbligatoria per tutti gli studenti.
Non ha creato disordini.
Non ha alzato la voce.
Ha solo detto: “non condivido le idee del movimento LGBTQ”, con coraggio.
Questo è bastato alla scuola per punirlo: una nota disciplinare e l’accusa di “omofobia” da parte del preside. Poi lo hanno costretto (per ben due volte!) a salire su quella scala contro la sua volontà, umiliandolo di fronte ai suoi compagni.
Mio figlio NO! Scuole libere dall’ideologia gender.
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A quando i Gulag?
Un campo di rieducazione mi pare il minimo!
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QUANDO NOSTRO PADRE COMINCIA A MORIRE
Quando il padre invecchia e comincia a trotterellare come se fosse nella nebbia. Lento, lento, impreciso.
È quando uno dei genitori che ti teneva stretta la mano quando eri piccolo non vuole più restare solo. È quando il padre, un tempo fermo e insormontabile, si indebolisce e fa due respiri prima di alzarsi dal suo posto.
È quando il padre, che un tempo aveva comandato e ordinato, oggi non fa altro che sospirare, solo gemere, e cerca dove siano la porta e la finestra: ogni corridoio è ormai lontano.
È quando un genitore precedentemente volenteroso e laborioso non riesce a indossare i propri vestiti e non ricorda i farmaci che ha preso. E noi, da bambini, non faremo altro che accettare di essere responsabili di quella vita. Quella vita che ci ha dato i natali dipende dalla nostra vita per morire in pace.
Forse la vecchiaia del padre e della madre è curiosamente l'ultima gravidanza. Il nostro ultimo insegnamento. Un'opportunità per ricambiare la cura e l'amore che ci hanno donato per decenni. E proprio come abbiamo adattato la nostra casa per prenderci cura dei nostri bambini, bloccando le prese della luce e montando dei box, ora cambieremo la distribuzione dei mobili per i nostri genitori.
La prima trasformazione avviene nel bagno.
Saremo i genitori dei nostri genitori che ora metteranno una sbarra sotto la doccia. Il bar è emblematico. Il bar è simbolico. La sbarra inaugura il “detemperamento delle acque”. Perché la doccia, semplice e rinfrescante, è ormai una tempesta per i vecchi piedi dei nostri protettori. Non possiamo lasciarli per nessun momento.
La casa di chi si prende cura dei propri genitori avrà dei rinforzi ai muri. E le nostre braccia saranno estese sotto forma di ringhiere. Invecchiare è camminare aggrappandosi agli oggetti, invecchiare è anche salire le scale senza gradini. Saremo estranei a casa nostra. Osserveremo ogni dettaglio con paura e ignoranza, con dubbio e preoccupazione. Saremo architetti, designer, ingegneri frustrati. Come non prevedere che i nostri genitori si sarebbero ammalati e avrebbero avuto bisogno di noi?
Rimpiangeremo i divani, le statue e la scala a chiocciola. Rimpiangeremo tutti gli ostacoli e il tappeto. E a nostro padre si saluta un po' tutti i giorni...
Un uomo di nome José accompagnò suo padre fino ai suoi ultimi minuti.
In ospedale, l'infermiera stava facendo la manovra per spostarlo dal letto alla barella, cercando di cambiare le lenzuola quando José gridò dal suo posto: - Lascia che ti aiuti! - . Raccolse le forze e prese suo padre sulle ginocchia per la prima volta.
Appoggiò il volto di suo padre al petto. Ha messo sulle sue spalle il padre consumato dal cancro: piccolo, rugoso, fragile, tremante. Rimase abbracciato a lungo, il tempo equivalente alla sua infanzia, il tempo equivalente alla sua adolescenza, un tempo bello, un tempo infinito.
Dondolando suo padre da una parte all'altra.
Accarezzare suo padre.
Calmare suo padre.
E gli disse sottovoce:
- SONO QUI, PAPÀ!
Ciò che un padre vuole sentire alla fine della sua vita è che suo figlio è "lì" per dirgli... Vacci piano. Ti diamo il permesso, non preoccuparti... Andrà tutto bene! 🙏🏽
Queste meraviglioso testo lo aveva trovato anni fa. Dopo la morte del mio padre. Non ho potuto arrivare in tempo prima che lui mancase.
Grazie papà ovunque la nel spazio infinito sta te e tutti mie antenati. Mi manchi.
Xiukiauitzincheko Escandon
Nagual Sciamano dell’anima
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Filastrocca solitaria, voglio fare un castello in aria: più su delle nubi, più su del vento un castello d'oro e d'argento. Con una scala ci voglio salire per sognare senza dormire e su un cartello farò stampare: “Le cose brutte non possono entrare…” O filastrocca solitaria, si starà bene, lassù in aria: ma se un cartello scritto così lo mettessimo anche qui? Gianni Rodari - “Il castello in aria” art on Pinterest ************************** Lonely nursery rhyme, I want to build a castle in the air: higher than the clouds, higher than the wind a castle of gold and silver. I want to climb up with a ladder to dream without sleeping and on a sign I will have printed: “Bad things cannot enter…” Oh lonely nursery rhyme, it will be nice, up there in the air: but what if we put a sign written like that here too? Gianni Rodari - “The Castle in the Air” art on Pinterest
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“Lloyd, dove sta andando quella folla?”
“Credo che stia cercando di salire una scala sir”
“Ah, e dove porta?”
“A un'altra rampa di scale”
“E poi?”
“A un'altra rampa e a un'altra ancora, sir”
“Tutto qui?”
“Certo sir. È una scala sociale. La gente continua a salire finché ce la fa, poi invecchia e alla fine si accampa dove è arrivata. Su un gradino, appoggiata alla ringhiera. I più fortunati riescono, a volte, a ritagliarsi un pianerottolo tutto per sé”
“E noi dove stiamo Lloyd?”
“Noi, sir, siamo a livello del mare”
“Nel senso del basso Lloyd?”
“Nel senso del bello, sir”
#Loyd
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Il Salvatore III

Il Mistero Della Croce
‘È una missione austera. La più austera di tutte. Quella rispetto alla quale la vita del monaco o della monaca della più severa regola è un fiore rispetto ad un mucchio di spine. Perché questa non è regola di Ordine umano. Ma Regola di un sacerdozio, di una monacazione divina, il cui Fondatore sono Io, Io che consacro e accolgo nella mia Regola, nel mio Ordine, gli eletti ad essa, e impongo loro il mio abito: il Dolore totale, sino al sacrificio.�� (da "L'Evangelo come mi è stato Rivelato")
Gesù qui dice chiaramente che la Sua missione speciale ed unica continua attraverso un Suo Ordine divino, l’elezione dei chiamati ad esso è direttamente impartita da Lui, il Fondatore. Offrirsi come vittima e mettersi in croce con Gesù è una vera e propria missione di salvataggio della specie umana. La differenza sostanziale tra gli altri e Gesù è proprio questa Redenzione non solo dei giusti ma dei peccatori-distruttivi che non può venire in essere in altro modo se non scontando il loro dolore come atto di totale sacrificio.
Abbiamo chiarito già il ruolo chiave della gestione del dolore nello smaltimento della distruttività e ciò che questo comporta in termini di salvezza della specie che invece, scansando il dolore in massa, non fa che richiamare su di sé la distruttività inconscia con esperienze sempre più dolorose. Abbiamo spiegato che il meccanismo sottostante questa proiezione esperienziale attuata dall’inconscio è sano e rappresenta l’opportunità illimitata al cambiamento di cui necessitiamo. Lo stesso non può dirsi, ahimé, dell’attitudine che ci caratterizza perché se errare è umano, perseverare è diabolico e di fronte al dolore l’uomo sembra rispondere sempre con maggiore distruttività. La visione di un Dio punitivo senza comprensione delle Sue leggi è, a mio avviso, falsata, esse infatti si rivelano sempre e comunque non solo giuste ma infinitamente pazienti, fino a riproporre interminabilmente un tentativo di soluzione nell’individuo ma la callosa attitudine dell’uomo spinge verso la distruzione.
Chi persevera nel bene, trasformando il dolore in amore, s’introduce invece in una via d’amore, in cui ci sono, come detto, tre gradi principali, il cui più alto è proprio formato dai Santi della Regola di Gesù per la nostra salvezza. Traducendo ora in termini cristiani possiamo dire che chi fa il suo dovere, a qualsiasi livello della scala, abbraccia la Croce, abbraccia il dolore e lo trasforma in amore mentre chi scansa la Croce, rende il dolore inconscio e porta distruttività nel mondo e crea le basi per l’auto-distruzione della specie. Queste sono le due polarità.
È risaputo che bene e male convivono nello stesso individuo quindi la battaglia tra tali polarità è presente in primis dentro di noi e poi a livelli diversi. Ora, sebbene il recupero di sociopatici e psicopatici sia quasi impossibile e difficilissimo quello dei narcisisti maligni che dovrebbero esercitare un fortissimo fiat o ricevere una grazia totalmente immeritata che lo stimoli (su questo argomento torneremo), i narcisisti moderati, vulnerabili, gli auto-distruttivi, coloro che hanno sviluppato un adattamento caratteriale malsano ai traumi subiti, nonché i biofili, quindi tantissimi, potrebbero, se volessero, entrare in questa scala d’amore grazie alla gestione del dolore. Partiamo dal primo grado per capire pian piano il sommo grado dell’amore di Gesù.
A livello personale, per passare dalla distruttività alla biofilia è utilissima la solitudine e la riflessione (per approfondimenti leggi ‘Viaggio nella Solitudine’). L’isolamento fa salire il dolore trattenuto nell’inconscio e si cominciano a vedere i contenuti distruttivi che si sono accumulati dentro, si comprende molto meglio ciò che è bene e ciò che è male, senza l’influenza esterna, e la morale diventa autonoma. Si impara una prima gestione delle sensazioni che, non potendo trascendere, in questa fase ancora acerba, si subiscono e basta ma ciò è già sufficiente a liberarsene, è solo un processo più lungo poiché inesperto e dipendente dalla solitudine. Non essendo già allenati alla consapevolezza interiore, non sapendo cosa fare per tirare fuori dall’inconscio i residui passati, la solitudine si rivela indispensabile per creare la condizione perfetta e naturale a far salire il baccano che, credetemi, non vede l’ora di essere ascoltato. Salgono così i residui inconsci senza dover far nulla. Offrirsi a questa prima gravosa purificazione non è facile e non va certo di moda. Si viene spinti alla superficialità e alla ricerca del piacere col risultato di scansare la nostra croce per gettarla sugli altri in modo inconsapevole. Uno scaricabarile psicologico che porta l’individuo ad essere distruttivo. La solitudine può essere vissuta in modo continuativo o a fasi ma va vissuta per un primo esercizio alla conoscenza di sé. Qui l’attenzione viene diretta da fuori (società, altri, mondo) ad un fuori più circoscritto, al corpo e alle sensazioni più fisiche. Il consiglio è di stare col dolore che sale proprio come sensazione fisica, al massimo delle proprie capacità, e per farlo bisogna alzare l’attenzione, dirigerla verso la sensazione e imparare a stare fermi. Non vi mangerà, più imparate a star fermi meno dura, è solo una sensazione. Per dare attenzione alle sensazioni si toglie automaticamente attenzione al pensiero e così si spezzano quei legami creatisi in precedenza, tra pensiero ed emozioni mal gestite, che causavano risposte autodistruttive o distruttive. Ogni altra emozione negativa dev’essere trattata allo stesso modo del dolore, ne saliranno tante proprio perché questa è la prima purificazione a cui ci sottoponiamo. Aspettatevi rabbia, amarezza, odio, di tutto e di più. Questa prima fase è dedicata alle accumulazioni personali passate, si sciolgono i nodi del passato, nodi quasi ‘fisici’ tra emozioni distruttive e pensiero meccanico che, in questo momento, vi travolgerà senza pietà. Il nostro solo dovere è quello di abbracciare la croce, cioè subire ciò che abbiamo dentro, senza fiatare, senza pensare, ma stando fermi lì. È spazzatura nostra e ce la dobbiamo subire noi. Se questo processo va avanti si acquisisce la capacità di vivere il dolore senza scappare il che vuol dire arrivare alla maturità psicologica che frena gli impulsi narcisistici peggiori. Portare la propria croce vuol dire fare il proprio dovere a livello individuale, diventare un elemento sano nella società, amorevole e rispettoso di natura e compiere il proprio dovere a livello sociale. Qui affiora l’amore umano, il rispetto della vita: la biofilia. Il biofilo è più forte, sereno, creativo ed emotivamente indipendente. È magnetico perché saper gestire il suo dolore lo rende leggero e tale rara leggerezza è avvertita come un sollievo da chi gli è intorno. Ma il tratto distintivo per eccellenza del biofilo è la sua propensione ad amare. Bio filia vuol dire proprio amare la vita, rispettare gli esseri viventi. Questo è il primo grado di amore naturale a cui si giunge vivendo il dolore. Giunti qui è davvero ottimo iniziare letture filosofiche o spirituali per favorire il processo di riflessione e cominciare a capire bene ciò che si è fatto e come continuare a farlo meglio.
Proseguiamo a livello di specie. (per approfondimenti vai a ‘La comprensione della mente’) La cosa più penosa da constatare è che quasi tutti i biofili si fermano, vivono una vita creativa, ma piuttosto egoistica e non smettono di pagare questo atteggiamento con una costante amarezza verso chi è immaturo e verso la società nel suo insieme. I pochi che si prendono il tempo di ponderare l’importanza del percorso fatto possono procedere molto di più con risultati molto maggiori. Se si vuole interiorizzare e rendere più intenso possibile il processo di purificazione bisogna direzionare l’attenzione dentro e renderla stabile il più possibile. Questo è quello che viene chiamato il ‘conosci te stesso’, l’esame di coscienza più costante possibile che, con il tempo, diviene meditazione e poi raccoglimento. È il primo sgrosso interiore serio, in cui si allena l’attenzione ad una vigilanza interiore quasi perenne per cui ci occupiamo a pulire il presente, mantenendo la coscienza più pulita possibile. Il suo risultato ottimale è chiamato anche solitudine interiore proprio perché il processo che, in modo acuto, si può vivere con la solitudine esterna, può essere stabilizzato, allenando l’attenzione a monitorare l’interiorità. Si trova ancora molta umanità e tante risposte distruttive soprattutto nel pensiero ed è importante distaccarci il più possibile da ciò che vediamo dentro di noi per evitare di creare ulteriori legami. Qui si scopre davvero tutta la nostra miseria come esseri umani, scopriamo che tutte le componenti di umanità difettosa e d’impurità vivono nella nostra coscienza direi di default. Questo pacchetto di miseria è insito nella coscienza umana. Non è un caso scoprirlo ora perché si sta portando la croce come esseri umani. Ci si vergogna per non aver agito prima, si capisce il tempo sprecato nella biofilia, in cui eravamo troppo intenti a giudicare gli altri senza vedere quanto ancora c’era da fare in noi.
La forza creativa e vitale aiuta tantissimo chi si offre a questa purificazione, proprio perché più estesa e di aiuto generale. Trascendendo il dolore in modo costante si ha accesso alla Fonte d’amore, di pace, di forza e di ogni altra virtù. La perseveranza è importantissima poiché la vigilanza interiore scatena proprio una lotta, vissuta in fasi alterne, tra la conoscenza della propria miseria, fase purificativa, e la conoscenza della Fonte, fase illuminativa. È la natura stessa di questo percorso, come spiega San Giovanni della Croce: ‘Se l’anima vorrà riflettere su questo cammino, vedrà bene a quanti alti e bassi va soggetta e che, dopo il godimento di un periodo di prosperità, subentra subito quello della tempesta o della prova; vedrà, altresì, che le è stata concessa la bonaccia per prepararla e rafforzarla in vista delle tribolazioni successive; in breve, l’anima deve convincersi che alla miseria e alla tormenta fa seguito l’abbondanza e la pace: per questo motivo deve passare la vigilia nella prova, se vuole godere le gioie della festa. Questa è la norma ordinaria dello stato di contemplazione fino a quando l’anima non raggiunge lo stato di quiete; per dirla in una parola, l’anima non è mai nello stesso stato, non fa altro che salire e scendere. Il motivo di questa norma sta nel fatto che lo stato di perfezione esige il perfetto amore di Dio e il disprezzo di sé, il che non può verificarsi senza conoscere Dio e se stessi. Perciò l’anima deve necessariamente esercitarsi prima in una, poi nell’altra conoscenza. Dapprima Dio le fa gustare il suo amore e la esalta, poi le consente di conoscere se stessa e la umilia, finché, acquistate le abitudini perfette, l’anima smette di salire e di scendere. Arrivata alla sommità di questa scala mistica, l’anima si unisce a Dio, a lui si aggrappa e in lui trova il suo riposo’. Questa alternanza c’è sempre e, come emerge, nelle fasi di conoscenza di sé non porta solo a testimoniare le propria pochezza interiore ma può proiettare ancora quelle esperienze esterne che umiliano e fanno soffrire per far arrivare ad essere successivamente più vicini a Dio. Verso la fine di questa seconda fase c’è infatti una purgazione forte, accompagnata da una crisi importante che coinvolge l’essere umano a tutti i livelli e lo prepara al battesimo nello Spirito. È chiamata la ‘notte dei sensi’ da San Giovanni. Superata questa crisi si riscopre la propria figliolanza a Dio e questo cambia per sempre l’individuo. La sua visione è trasformata per sempre. Vede se stesso negli altri, riconosce un unico io, l’‘io sono’ presente in tutti. Ama gli altri come se stesso poiché non vede alcuna differenza sostanziale tra sé e gli altri. Questo non è più semplice amore per la vita ma è amore per lo Spirito presente in tutti, è un amore più profondo e sacro. Inizia qui l’opera di redenzione spontanea in cui ci si perfeziona, purificandosi sempre più minuziosamente, e si aiuta gli altri senza dover fare nulla. La purgazione è personale fino alla più profonda ‘notte dell’anima’ la quale predispone all’unione con Dio. Approfondiremo queste notti quando tenteremo di spiegare il peccato. Comunque, già alla fine della notte dei sensi, quando lo Spirito comincia ad illuminare l’essere umano direttamente, il praticante viene introdotto alla contemplazione, ai ‘grandi silenzi’, alla solitudine interiore. Passa dalla meditazione alla contemplazione. Il contemplativo vive il dolore ormai con grande agilità ed è sempre consolato dalla pace infusa dallo Spirito. Vive il dolore con pace.
Arriviamo ora finalmente a spiegare il livello soprannaturale del Mistero della Croce con una base, spero, più chiara. Essendo al di sopra del naturale, questo livello è difficile da capire anche per chi è evoluto, figuriamoci per chi non ha raggiunto neanche la maturità psicologica e, di conseguenza, l’amore naturale e umano. Per loro la comprensione razionale della missione di Gesù è totalmente impossibile, sono facilmente portati a scambiare i Santi di Gesù per dei pazzi con nevrosi pseudo-religiose. Si può ovviamente credere per fede ma molto difficilmente per sforzo intellettivo, tanto che purtroppo questa interpretazione malata, se non patetica della missione redentrice, è condivisa da tutto il mondo della psicologia. La motivazione di tale visione risiede sempre nella mancata evoluzione interiore, nella mancata conoscenza di se stessi e delle leggi che governano l’interiorità.
Nella redenzione soprannaturale dell’esercito di Gesù, il Santo prende in carico più dolore possibile per tramutare le forze distruttive in amore, così da salvare l’umanità. Per offrirsi bisogna provare l’amore perfetto in cui si è pronti a sacrificarsi anche per i propri nemici. Nell’amore perfetto non si ama più gli altri come se stessi ma al di sopra di se stessi. Tale amore è ben diverso da quello dei gradi precedenti, è talmente alto da rendere gli esseri umani, arrivati a tali vertici, divinizzati. Vivono non più il dolore con pace ma addirittura la gioia nella sofferenza. ‘L’amore perfetto da la chiave della gioia del soffrire. Coloro che hanno capito il maestro e che hanno totalmente voluto imitare il maestro sanno morire perché gli uomini vivano nella giustizia e siano risanati dalle ferite dei loro peccati. Per tutti i fratelli tutti o veri cristiani, senza fariseismi che annullano il cristianesimo: religione d’amore.’ ‘È detto: ‘amate coloro che vi odiano e sarete figli dell’Altissimo’ perché avrete il perfetto amore. La più grande somiglianza e immagine con Dio […] Ne divenite veri figli non per uguaglianza di natura e sostanza ma per soprannaturalizzazione della creatura che così diviene divinizzata per partecipazione relativa alle azioni di Dio uno e trino e per somiglianza facendo ciò che Egli sempre fa: amando’’ (Evangelo M.V.)
Questo è l’amore per eccellenza ed è il tratto distintivo del Cristianesimo, che si distingue da ogni altra religione per via della redenzione offerta, frutto di tale amore. Negli ultimi insegnamenti agli apostoli, poco prima della sua Passione, Gesù dà un nuovo comandamento: “Il mio comandamento è che vi amiate come io vi ho amato”. Chiede ai suoi Santi di arrivare all’amore perfetto e di imitarlo ad esser pronti a sacrificarsi con gioia, per amore e in cambio di amore.
Ma, proviamo a capire, noi miserelli, come possono questi eroi provare addirittura gioia nel patire. La prima considerazione che mi viene in mente è che provano un dolore privo di ogni insoddisfazione, amarezza, scontentezza perché è una scelta fatta per amore e con piena cognizione di causa e con piena fede nel proprio Maestro. È quindi solo dolore, una sensazione nitida ed isolata, non solo priva dell’ignoranza che scatena l’amarezza e l’odio nei distruttivi, ma ricolma di significato e di scopo spirituale.
Se ci pensiamo, già a livello naturale, un distruttivo e una persona molto evoluta soffrono molto diversamente. Se il distruttivo, abilissimo ad evitare di entrare in contatto col suo dolore, ne viene sopraffatto suo malgrado, lo sente come una forza brutale incontrollabile e non sa letteralmente cosa fare, il pensiero ribolle fino a farlo impazzire e cade nella disperazione. Si arrabbia, accusa gli altri, ripiega nella soddisfazione della vendetta o di una qualsiasi risposta distruttiva per evitare la sensazione per lui letteralmente insopportabile. L’evoluto invece ha un allenamento ottimale alla trascendenza del dolore e ogni volta che lo fa prova una vera e propria cascata di benessere, di amore e di forza. I più avanzati vengono introdotti nella pace dello Spirito, come detto poco fa, quella quiete soprannaturale che ricarica il corpo, illumina la mente e ricolma d’amore il cuore. Riescono infatti a portare molto più dolore rispetto agli altri, poiché sono immensamente più capaci e altresì aiutati.
Immaginiamo ora che un individuo con questa capacità, già di molto superiore alla norma, la offra a Dio con lo scopo di salvare gli altri e glorificare il suo Divin Maestro. È facile immaginare che il ciclo di trascendenza si velocizza a dismisura e la relativa infusione di amore e di forza che ne deriva diventa, man mano, divinizzata, rendendo questi Santi davvero simili a Cristo.
Vediamo un esempio pratico della mole di carico che portano questi santi. Un devoto di Padre Pio, attraverso la sala gremita della chiesa, guarda il santo e gli chiede, mentalmente, di permettergli di aiutarlo a portare la croce, di fargli sentire in parte il dolore che prova ogni giorno. Viene accontentato e quello che prova per qualche secondo è, a suo dire, umanamente insostenibile e chiede subito di ritirare quanto chiesto.
Per capire la peculiare gioia che provano nel patire leggiamo la mistica Maria Valtorta, già vittima con cinque malattie e paralizzata a letto, nel vedere Gesù durante un momento della Sua Passione, se vogliamo, anche meno straziante degli altri. Vivere o vedere la Passione di Gesù è uno dei tanti modi in cui si può vivere il dolore della Redenzione offerta: ‘A chi lo posso dire quello che soffro? A nessuno di questa Terra, perché non è sofferenza della Terra e non sarebbe capita. È una sofferenza che è dolcezza e una dolcezza che è sofferenza. Vorrei soffrire dieci, cento volte tanto. Per nulla al mondo vorrei non soffrire più questo. Ma ciò non toglie che io soffra come uno preso alla gola, stretto in una morsa, arso in un forno, trafitto fino al cuore. [...] Devo fare un grande sforzo per dominare l’impulso di gridare il grido di gioia e di pena soprannaturale che mi fermenta dentro e sale con l’impeto di una fiamma o di uno zampillo. Gli occhi velati di dolore di Gesù: Ecce Homo, mi attirano come una calamita. Egli m’è di fronte e mi guarda, ritto in piedi sui gradini del Pretorio, con la testa coronata, le mani legate sulla sua veste bianca di pazzo con cui l’hanno voluto deridere, ed invece lo hanno vestito del candore degno dell’Innocente. Non parla. Ma tutto in Lui parla e mi chiama e chiede. Che chiede? Che io lo ami. Questo lo so e questo gli do sino a sentirmi morire come avessi una lama nel petto. Ma mi chiede ancora qualcosa che non capisco. E che vorrei capire. Ecco la mia tortura. Vorrei dargli tutto quanto può desiderare a costo di morire di spasimo. E non riesco. Il suo Volto doloroso mi attira e affascina. Bello è quando è il Maestro o il Cristo Risorto. Ma quel vederlo mi dà solo gioia. Questo mi dà un amore profondo che più non può essere quello di una madre per la sua creatura sofferente. Sì, lo comprendo. L’amore di compassione (nota mia: si intenda con-passione, ‘passione con’ ossia compartecipazione)è la crocifissione della creatura che segue il Maestro sino alla tortura finale. È un amore dispotico che ci impedisce ogni pensiero che non sia quello del suo dolore. Non ci apparteniamo più. Viviamo per consolare la sua tortura, e la sua tortura è il nostro tormento che ci uccide non metaforicamente soltanto. Eppure ogni lacrima che ci strappa il dolore ci è più cara di una perla, e ogni dolore che comprendiamo somigliante al suo [ci è] più desiderato e amato di un tesoro.’ (07-03-44 quaderni Maria Valtorta).
Vediamo adesso un esempio vivente che il ciclo di trascendenza di dolore e la ricarica d’amore atto a rioffrirsi diventa tanto veloce da non riuscire più a sentire dolore ma solo amore e gioia. Santa Margherita Maria Alacoque scrive: “avevo paura che non avrei potuto provare una sofferenza peggiore di quella che provavo perché non soffrivo a sufficienza, dal momento che il suo amore non mi lasciava requie né di giorno né di notte, queste dolcezze mi affliggevano, volevo la croce tutta pura”. (da 'La Vita di Santa Margherita Maria Alacoque'). Qui la Santa quasi si lamenta di non sentire dolore ma solo amore. Allo stesso riguardo non possiamo non menzionare l’immensa Santa Veronica Giuliani, un vero campione della Croce, che si offre come ‘mezzana’, intermediaria, tra Dio e i peccatori così follemente da non riuscire più a percepire sensibilmente il dolore e doverne chiederne sempre di più. Troviamo scritto nel suo diario: “La mia pena era di non trovare pena”. “Dove sta il patire? Mandatelo a me”. “Non sentivo niente”. “Penavo per non trovare pene”. “Non vi è cosa piú cara in questa vita che il patire; non vi è cosa più preziosa che la croce” (da 'il Diario di Santa Veronica Giuliani'). Capisco che, se non conoscete le vite di queste Sante, potreste pensare che semplicemente non soffrivano abbastanza, invece il dolore che erano capaci di sopportare era semplicemente sovrumano tanto che leggerle è un’esperienza scoraggiante, che fa provare vergogna (e ne abbiamo bisogno!). Leggere le loro vite, così come meditare sulla Passione di Gesù, è una purificazione di per sé. Comunque, a conclusione di questa serie di conferme, ci aiuta a sintetizzare Santa Teresa del Gesù Bambino: “Sono giunta a non poter più soffrire. Avendo mutato in gioia tutte le mie sofferenze.”
Se il primo e più importante Mistero della Croce è quello di eliminare la distruttività dal mondo, il secondo è che essa è la sede delle virtù: la forza e l'amore scaturiscono dal vivere il dolore e se lo si fa in modo così portentoso tali virtù divinizzano l'anima.
Ora, se questa gioia nel patire non fosse già abbastanza incomprensibile per le persone comuni, c’è un’altra possibilità, la più cara a Gesù, quella che rende più simili a Lui di ogni altro sacrificio o pratica, destinata agli amanti più appassionati della croce. È anche il più potente espediente contro la distruttività e rivela un altro segreto della Croce. Ne parleremo nel prossimo articolo.
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Sotto sembianze
Umane mi stuzzica con epiteti di rane
Mentre mi fa correre verso una strada serrata
Mi sussurra una cantilena nauseata
Mi invita a salire una scala infernale e a guardare con fissità occhi color catrame
E' il diavolo del vecchio,reame che gioca a farmi perdere tempo dentro un mefitico silenzio
Nel teatrino delle marionette Lui attende un sol sorriso
Quasi complice del mio destino
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The staircase designed by Leonardo da Vinci in 1516 AD.
It is located in Chambord Castle in France.
It is a double helix structure, with two spirals rising up the central tower without intersecting, allowing people to go up and down at the same time without meeting.
This innovative design exemplifies Leonardo's mastery of engineering and architectural principles.
The staircase was commissioned by King Francis I, who invited Leonardo to France in his final years.
It remains one of the most outstanding examples of Renaissance architecture, showcasing the genius of Leonardo and the grandeur of French royal residences.
📚 BiblioCultura
#architecture #art
La scala progettata da Leonardo da Vinci nel 1516 d.C. si trova nel castello di Chambord in Francia.
Si tratta di una struttura a doppia elica, con due spirali che salgono sulla torre centrale senza intersecarsi, permettendo alle persone di salire e scendere contemporaneamente senza incontrarsi.
Questo design innovativo esemplifica la maestria di Leonardo nei principi ingegneristici e architettonici.
La scalinata fu commissionata dal re Francesco I, che invitò Leonardo in Francia nei suoi ultimi anni.
Rimane uno degli esempi più eccezionali di architettura rinascimentale, mettendo in mostra il genio di Leonardo e la grandiosità delle residenze reali francesi.
📚BiblioCultura
#architettura #arte
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Mi sento come se stessi provando a salire una scala mobile che in realtà sta scendendo
21-09-2024
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