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PRIMA PAGINA La Sicilia di Oggi giovedì, 27 marzo 2025
#PrimaPagina#lasicilia quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi calcio#serie#francesco#protagonista#catania#crescita#derby#scalare#sassaiola#contro#trovato#cadavere#monte#allarme#pescatore#disperso#mirabella#taormina#morte#viabilita#necessario
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Sogno d'un cane ignoto, corre matto tra i balconi, fino a scapicollarsi e precipitare giù in cortile. Nel lento cadere, il cane si fa uomo, fino a spiaccicarsi a terra. Giunto lì in tardo soccorso, m'accorgo subito che l'uomo è morto, per lui non c'è più niente da fare, sangue sparso e sguardo vitreo ne ribadiscono senza dubbio la fine, ma nutro ancora qualche speranza per il cane. Soltanto di lui m'interessa, del pover'uomo non mi scuote empatia alcuna, così procedo ad aprirlo per accertarmi che il cane in lui stia bene. È sano e salvo, perciò lo traggo dall'uomo, abbracciandolo felice quanto più posso, e nascondo il cadavere nel cane, per paura che qualcuno m'accusi d'averlo ucciso. Dopo un po' però, lo scandalo viene a galla, qualcuno scopre, chissà come, l'uomo nel cane ed io vengo arrestato per vilipendio e occultamento di cadavere oltre a essere inquisito per omicidio. L'opinione pubblica di colpo si scatena facendo di me un mostro. Quale essere umano, infatti, reagirebbe con distaccata freddezza alla vista d'un morto, pensando invece a soccorrere il cane, piuttosto che l'uomo? Chi mai oserebbe negargli legittimo cordoglio e funerali? Un mostro, niente più che un mostro, è il verdetto della stampa. Tento di giustificarmi dicendo che "non l'ho ucciso", "è corso via prima che potessi fermarlo", "quando sono arrivato era già morto. Era già morto, non c'era più niente che potessi fare". D'improvviso mi sdoppio, guardandomi in tv. Non sono più io il colpevole, sono parte dell'opinione pubblica. Fissando lo schermo, penso: "Io non potrei mai farlo. Non avrei mai potuto", sì, mi sento più leggero, sono sicuro che non avrei mai commesso una fesseria simile, non io. La casa del mostro intanto è divenuta un'ambita meta turistica. Vado a visitarla dall'alto della mia autoproclamata innocenza e trovo la sua camera completamente spoglia, disabitata, fatta eccezione per una parete ingombra di fogli e pagine di quaderno dense di scritte e appunti incomprensibili. Nel centro della parete la bianca maschera di un maiale.
Medito su questo sogno da giorni, perché non riesco a venirne a capo. Lo trovo molto significativo, ma al tempo stesso non riesco a comprenderne a pieno il significato. L'uomo nel cane, il cane nell'uomo, la morte dell'uomo, la fitta sassaiola dell'infamia, il senso di colpa, la negazione e infine la maschera del maiale... Questa poi soprattutto, voi cosa ci vedete?
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Ad inizio della guerra Russia-Ucraina furono "fionde". Insomma, tutta la politica e tutta l'informazione occidente provava a quietare le opinioni pubbliche derubricando tutto ad aiuti che non andavano oltre una possibile "sassaiola". Sarebbe bastato questo per mettere al tappeto la Russia. Poi furono fucili, mitra, poi cannoni, carri armati di ultima tecnologia, missili a corta, media e lunga gittata, aerei da combattimento. Adesso e' il turno delle bombe a grappolo. Sicuramente tra qualche mese si passera' ad armi nucleari tattiche. Mi ricorda molto la storia della rana morta bollita. L'acqua scalda piano piano fino ad arrivare a ribollire, la rana non se ne accorge e schiatta. Sembra questo il futuro dei paesi europei. Anzi, il futuro dei Paesi europei sara' una lenta agonia prima dello sfarinamento totale. L'unione europea sara' sostituita e dominata dai paesi pro-nato all'ennesima potenza appoggiati dagli USA: Polonia, Ucraina, Romania, cechi e slovacchi, moldavi, georgiani e paesi scandinavi, tutta quella parte che di cultura europea ha una beata cippa. @ilpianistasultetto
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Palio Storico di Albenga 2024
Torna, dal 17 al 21 luglio, il Palio Storico di Albenga, cuore delle manifestazioni estive della città della Liguria. Confermata per la seconda volta la presenza della Sassaiola, un antico gioco popolare che ricorda le goliardiche battaglie a palle di neve e vedrà i quartieri alternarsi come per gli altri giochi all’interno del campo di Piazza San Michele con lo scopo di colpire i propri…
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Omero, Alëša, la povertà, gli oggetti. Ancora su «Il rifiuto» (Musicaos) di Davide Morgagni

Ho riflettuto a lungo sulle cose da dire per iniziare questo dialogo con Davide Morgagni, a partire dal Rifiuto. È stato per me d’aiuto attraversare queste settimane leggendo l’Odissea, che ancora oggi traduce il senso di molte narrazioni e azioni odierne. Allo stesso modo cercando tracce del Mito nel Rifiuto, mi sono reso conto di come questa scrittura, per cominciare, sia profondamente innovativa e contemporanea, quindi – almeno dal punto di vista della narrazione – quasi del tutto non-mitica.
È una scrittura che trae origine da sé stessa, apparentemente senza influenze, eppure al centro di molte letture e “manomissioni” di classici della contemporaneità. Alcuni momenti della scrittura del Rifiuto sono molto vicini per stile e modalità di racconto alla scrittura di Solženicyn, Cărtărescu, Houellebecq.
Una volta praticata una struttura, una volta scoperti i meccanismi narrativi, è difficile far procedere un racconto senza farne uso, senza tuttavia dichiarare – a volte – la propria distanza dal narrare. La libertà è questo, narrare senza essere succubi della narrazione, dell’intrattenimento, cercando di affascinare, dare cioè una fascinazione, senza essere succubi anche del lettore. Per intenderci oggi ci sono autori che si mettono a scrivere pensando chi ci sia dall’altra parte più di quanto non pensino a utilizzare la penna come un bisturi per la descrizione all’esterno di proprie interiorità.
È un libro, «Il rifiuto» (Musicaos, Balbec, 1) tanto per cominciare, che può essere letto nell’ordine in cui volete. La composizione e la presentazione del volume sono cronologiche, perché è giusto tenere traccia di ciò che è stato, come è stato. La lettura è già il primo passo che il lettore può compiere autonomamente, perché i quattro episodi – le quattro unità di tempo che giocano il loro ruolo – sono distinti. Allo stesso modo non è detto che debbano essere lette in tempi simili, vicini, o – per assurdo – che debbano essere lette tutte.
Si può leggere «Finché c’è rabbia», per intenderci, e poi «Strade negre», lasciando trascorrere anche dei mesi. Oppure si può leggere «La nebbia del secolo», per avere ancora oggi uno spaccato odierno dell’odio e della tensione politica che agitano le razze di tutto il continente. È un atto di libertà, perché bisogna essere liberi per concepire, e anche per realizzare, un’opera simile.
C’è un tema poi, che quando entra nella scrittura contemporanea lo fa spesso con prurito per chi scrive superiore al prurito di chi legge o scosta lo sguardo, ed è il tema della povertà. La povertà è una realtà scomoda che la scrittura non osa affrontare, la povertà che bussa alla porta, la povertà di mezzi, la povertà dell’istruzione, tutte le povertà che ci si avvicinano nel corso dell’esistenza. Sono felice che parliamo in questo luogo (Lecce, Biblioteca OgniBene, ex Convento degli Agostiniani) di questo libro perché «Finché c’è rabbia» è ambientato a poche centinaia di metri da qui, in questo quartiere, dall’altro lato della strada, a Santa Rosa. Ed è un gesto politico raccontare quello che è successo nel quartiere di Santa Rosa durante il periodo del lockdown.
Ma faccio un esempio facendo un passo indietro, al Dostoevskij dei Fratelli Karamazov. C’è un episodio in cui Alëša, che è entrato come novizio in un monastero, passeggia in paese e nota da lontano una banda di sei ragazzini, avvicinandosi trova un pretesto per iniziare a parlare con alcuni di loro, notando che ognuno di essi ha una pietra in mano e che tutti stanno guardando dall’altra parte del canale, dove un altro bambino, tra i nove e i dodici anni – scopriremo averne nove – è bersaglio della loro sassaiola e delle loro angherie. Non solo, a un certo punto tra il gruppo il bambino dall’altra parte del canale, inizia una sassaiola, anche Alëša a un certo punto, viene colpito, finché non passa dall’altra parte per prendere le difese del bambino solitario.
«Il ragazzo lo aspettava, senza muoversi di un solo passo. Una volta vicino, Alëša si ritrovò davanti un ragazzo di nove anni appena, debole e mingherlino, con un visetto allungato, pallido e magro, e due grandi occhi scuri che lo guardavano astiosamente. Indossava un vecchio cappottino logoro, mostruosamente corto per la sua età. Le braccia nude gli spuntavano dalle maniche. Sui suoi calzoni spiccava una larga toppa, in corrispondenza del ginocchio destro, mentre il suo stivale destro, proprio sull'alluce, aveva un buco, accuratamente annerito con dell'inchiostro. Entrambe le tasche del cappotto erano gonfie, colme di pietre. Alëša si fermò davanti a lui, a due passi di distanza, con uno sguardo interrogativo. Il ragazzo, avendo subito compreso dagli occhi di Alëša che egli non intendeva picchiarlo, dismise quella sua aria insolente e anzi cominciò a parlare per primo». (I fratelli Karamazov / Fedor Michajlovic Dostoevskij ; introduzione di Vittorino Andreoli ; traduzione di Pina Maiani e Laura Satta Boschian ; note a cura di Ettore Lo Gatto; Milano, BUR, 2026, p. 236)
Sui Karamazov, in modo emblematico, viene posto quasi sempre l’accento sul rapporto col padre, sul parricidio (vero o presunto che sia), sulla “Parabola del Grande Inquisitore”, che forse è uno degli episodi più sopravvalutati del libro, il che ci fa intendere quanto scalpore possa avere portato e porti sempre l’opera di Dostoevkij negli ambienti religiosi. Quello che è importante, però, in questo autore, è la descrizione delle persone da vicino, della loro umanità e realtà.
La scrittura, oggi, è borghese, è perbenista, è politically correct, è calmierata, è tranquilla. La scrittura del Rifiuto non è borghese, non è perbenista, non è politically correct, non è calmierata, non è tranquilla. Non c’è una sola riga tuttavia, in questi quattro romanzi, che non sia sorvegliatissima. Non c’è una sola pagina che non sia stata scritta e riscritta per giorni, settimane, mesi. È importante sottolinearlo perché questo tipo di scrittura ottiene, grazie allo stile, l’effetto di tenere l’attenzione del lettore sempre alta, nell’attesa di qualcosa che deve accadere e che viene sempre scagliato un poco avanti, ancora avanti.
Il richiamo della letteratura al mito della classicità è un fenomeno più o meno manifesto, a tempi alterni. Quello che c’è di più interessante, tuttavia, al di là del meccanismo, della struttura o dello stile, sono i meccanismi di potere che vengono nascosti in una scrittura. Faccio un esempio che attinge sempre all’Odissea. Quando Odisseo si è svelato a Penelope, e lei ancora non crede che l’uomo che ha fatto ritorno sia l’uomo partito venti anni orsono, egli le descrive la struttura del talamo nuziale, ricavato intagliando un ulivo all’interno della camera da letto. Quando è Laerte a non credere all’identità del figlio, nell’ultimo canto, quando Odisseo va a trovare il padre in campagna, è la descrizione della terra e del numero di alberi, ulivi, peri, viti, piantate che fa riconoscere il figlio al padre. L’amore per la moglie passa attraverso il luogo dove si è consumato, e l’amore del padre attraverso la terra. Sono due esempi di come il rapporto viene raccontato mediante il possesso di oggetti.
Il personaggio del «Rifiuto» non intende intrattenere rapporti con il potere né con gli oggetti, nel Rifiuto accade molto raramente che il protagonista di rapporti agli oggetti in termini di qualcosa all’esterno da sé, né intende avere rapporti egotici con i surrogati e le manifestazioni che la società contemporanea utilizzano per mascherare un’autenticità che non esiste.
Il Rifiuto è un richiamo a una forma di ascesi che non è né laica né religiosa, e si concretizza con l’esercizio ostinato di una perfezione interiore raggiunta con virtù e disciplina.
[Lecce - Biblioteca OgniBene - 3 maggio 2024 - Durante l’incontro il regista e attore Simone Franco ha letto estratti da «Strade negre», secondo romanzo del Rifiuto]
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La sassaiola
Questo dolore è completamente folle creato com’è da piccoli perdi tempo durante la sassaiola. . Uno dopo averlo visto fare al cinema si abbassa per schivarlo, ma il ciottolo lo prende fra i capelli. . Quando passa la mano sulla testa vede le sue dita arrossate: solo allora termina l’audacia, il sangue comincia a far male. *

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Sassaiola contro auto di un uomo: avviate le indagini

Sassaiola contro auto di un uomo: avviate le indagini I poliziotti del Commissariato di Licata hanno avviato le indagini per cercare di identificare... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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Paura a Lecce, sassaiola contro i pullman dei tifosi del Bologna: due i fermati
articolo: Lecce-Bologna, tensioni tra tifosi: fermati due giallorossi | Gazzetta.it I sostenitori giallorossi sarebbero apparsi all’improvviso e incappucciati sulla strada che porta al Via del Mare. Alcuni bolognesi risulterebbero contusi Tensione fuori dallo stadio di Lecce prima della sfida tra i giallorossi di D’Aversa e il Bologna. Sulla Via del Mare gli autobus che conducevano…
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#Tutti avevano un mito da bambini#Il mio era Michele salvemini#Cose che#Caparezza#Branduardi#Fitta sassaiola dell'ingiuria
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PRIMA PAGINA Alto Adige di Oggi mercoledì, 05 marzo 2025
#PrimaPagina#altoadige quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi alto#adige#maria#revisione#della#sono#allora#sassaiola#contro#terra#sette#unna#ortofrutta
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Pensavo di averle sentite tutte, e invece...
Ve la ricordate la Lorenzin? Quella della campagna sul “fate figli” che si beccò la sassaiola sociale (giustificata)?
Vi ricordate che diversi quella sassaiola la lanciarono accusandoli di aver rubato immagini da altri siti e quando gli si spiegò “sono immagini di stock, tutti le possono comprare” i sassi diventarono “neanche la decenza di farsi le foto loroh!!” e i tentativi (inutili) di spiegare la praticità delle banche foto di stock?
Ecco.
Oggi un cliente della pubblica amministrazione ha quasi bloccato l’online del sito nuovo, perché se lo sono ricordato e pretendevano di avere i diritti esclusivi delle immagini usate (comprate da stock ovviamente) per il sito retroattivamente.
Io non so se il 2020 riesce ad eguagliare una stronzata cosa come “esclusività retroattiva” entro le prossime tre settimane.
Nel frattempo ringrazio l’entropia che da quel progetto mi ci avevano tolto.
#siamo sessanta milioni e non facciamo un cervello intero#e mettete sta cazzo di mascherina sopra il naso#così#giusto per ricordarvelo
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Palio Storico di Albenga 2023

Torna, dal 20 al 23 luglio, il Palio Storico di Albenga, cuore delle manifestazioni estive della città della Liguria. La novità di questa edizione sarà la Sassaiola, un antico gioco popolare che ricorda le goliardiche battaglie a palle di neve e vedrà i quartieri alternarsi come per gli altri giochi all’interno del campo di Piazza San Michele con lo scopo di colpire i propri avversari con sacchetti di farina, ogni volta che un giocatore verrà colpito sarà escluso dal campo. Due giocatori per ogni quartiere, e uno di supporto all’esterno, si sfideranno in tre manches consecutive, vincerà il Quartiere che otterrà il maggior numero di vittorie e riuscirà a eliminare per primo i due giocatori avversari per ogni singola gara. La Rievocazione storica e la festa riporteranno Albenga al 1227, quando il Vicario Imperiale Tommaso I di Savoia giunse in città per dimostrare l’appoggio del Sacro Romano Impero alla città e garantirne la tutela contro gli intrighi della Repubblica di Genova. Ci sarà il corteo storico e il Palio dei Quartieri tra spettacoli di giocolieri, musici e animatori, giullari e mangiafuoco, danze, combattimenti in armi, tornei di cavalieri e armigeri alle porte. La piazza principale, Piazza San Michele, ospiterà per le quattro sere le gare del Palio alternati da momenti di animazione e musica e, nelle serate di venerdì 21 e sabato 22 luglio, due spettacoli teatrali a cura dell’Associazione culturale La Duecentesca. Accompagneranno le quattro serate Sonagli di Tagatam, Compagnia del Coniglio, Milfo Lo Buffon Giullare e Leo Gobbo, Pyroetnico, Il Paggio dei Clerici Vagantes, Il mondo delle Ali, Pierpaolo Pederzini, Ianna Tampé, i Tamburini del Podestà, gli artisti e rievocatori dell’Associazione Culturale La Duecentesca. Dalla Piazza dei Leoni, con il mercato storico curato dai Rievocatori Ingauni, alla piazza IV Novembre e Via Enrico d’Asti ci saranno bancarelle a tema con mercanti e artigiani medievali provenienti da tutta Italia con angoli dedicati alla didattica e laboratori. Torna anche il Palio dei bambini con giochi e allestimenti dedicati in Piazza del Popolo presso l’accampamento degli Ospitalieri dove le famiglie potranno godere di uno spazio a loro interamente dedicato. Una novità, sempre dedicata ai bambini e alle famiglie, saranno i laboratori creativi a cura di Linda Castiglione dove, ogni giorno dalle 18, sarà possibile cimentarsi in abili costruttori e vestire i panni di principesse o cavalieri. Sono tantissime e variegate anche le offerte culinarie, dai ristoranti e bar del centro, alle taberne straordinarie, all’area food truck all’esterno delle mura. Il Palio Storico di Albenga è organizzato dal Comune di Albenga, dall’A.P.S. Rievocatori Ingauni, Quartiere San Giovanni, Quartiere San Siro, Quartiere Sant’Eulalia e Quartiere Santa Maria, Mway Communication & Events e il Caffè Letterario Ai Giardinetti. Read the full article
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Volevano a tutti i costi andarci a pagare le pensioni e quei delinquenti di fassisti delle forse dell’ordine glielo hanno impedito.
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Il linciaggio di Maresego e la falsificazione storica a posteriori
Capodistria è una città storicamente italianissima, in cui sino alla seconda guerra mondiale gli slavi furono quasi totalmente assenti nel centro urbano e presenti soltanto come esigua minoranza nel contado. Le orde dei partigiani di Josip Broz procedettero però alla fine del conflitto mondiale e negli anni successivi ad una violenta e sanguinaria pulizia etnica contro gli italiani, riducendo la comunità ad un gruppo sparuto e spaurito di superstiti discriminati ed osteggiati.
Fra pochi giorni in questa città, in stato di occupazione da parte di stranieri da oltre 70 anni, si festeggerà pubblicamente il brutale assassinio di tre ragazzi. Il loro linciaggio avvenuto il 15 maggio 1921 con botte, sassi, bastonate, colpi di falce e pistolettate viene spacciato dalla vulgata politica locale come una “rivolta antifascista”, la cosiddetta “rivolta di Maresego”.
L’episodio è un esempio da manuale di come una vicenda storica conosciuta e ricostruibile con esattezza in tutte le sue dinamiche fondamentali viene alterata e capovolta da una propaganda ideologica.
Dovevano svolgersi nel 1921 elezioni nazionali in Italia e fra i vari raggruppamenti si era formata la coalizione detta del Blocco Nazionale, a cui partecipavano il Partito Popolare Italiano, il Partito di Ricostruzione Nazionale, l’Associazione Nazionalista Italiana, il Partito Nazionale Riformatore, i Fasci di Combattimento. Non si trattava quindi di una coalizione “fascista” in senso proprio, perché il partito fascista seppure presente era soltanto uno fra i molti.
Le elezioni in Venezia Giulia si tennero in un contesto di violenza politica, nel quale si distinguevano i nazionalisti slavi ed i comunisti, due categorie che in quella regione spesso coincidevano. Ambedue si resero responsabili ripetutamente di aggressioni ai danni dei loro avversari politici, servendosi in questo di gruppi paramilitari organizzati ed armati, avendo a disposizione ingenti arsenali con fucili, pistole, bombe a mano. Il terrorismo slavo, che insanguinò con omicidi ed attentati la Venezia Giulia per molti anni, si era già rivelato negli incidenti del 13 luglio 1920 a Trieste. Ad un comizio organizzato per protestare contro l’assassinio di marinai italiani a Spalato, dove svolgevano un’operazione di assistenza umanitaria alla popolazione, un estremista slavo pugnalò a morte un italiano di soli 19 anni, il cuoco Giovanni Ninì. Una folla furente cercò allora di assaltare il Narodni Dom, la cosiddetta casa della cultura dei nazionalisti slavi che già sotto il dominio asburgico si era rivelata un covo di estremisti violenti. Dalle finestre dell’edificio furono lanciate bombe a mano ed esplosi colpi di pistola, cosicché l’ufficiale italiano che comandava il reparto incaricato di proteggere il Narodni Dom dalla popolazione indignata cadde mortalmente ucciso. Seguì quindi una sparatoria contro il nido dei terroristi, che provocò un incendio alla sedicente “Casa della cultura”. Ma questo fu soltanto il più noto degli eventi di sangue provocati da facinorosi appoggiati dalla vicina Jugoslavia, che nutriva ambizioni imperialistiche verso la Venezia Giulia e persino il Friuli.
A Maresego il 15 maggio del 1921 un gruppetto di 11 giovanissimi del Blocco nazionale, ivi recatosi senza alcun intento di fare del male ma soltanto per affiggere manifesti elettorali, fu assalito da una massa di violenti d’estrema sinistra, che gli spararono addosso fucilate e gli scagliarono contro una fitta sassaiola. Vistosi attorniati da un’orda di malintenzionati che cercavano di ucciderli, i giovani gettarono un petardo su di un cespuglio ed esplosero alcuni colpi di pistola in aria per cercare di spaventare la folla, poi si diedero alla fuga inseguiti. Tre di loro, Giuseppe Basadonna, Giuliano Rizzatto, Francesco Giachin, furono raggiunti e brutalmente ammazzati: Basadonna, un sedicenne si era nascosto, ma fu scovato, trascinato all’aperto ed ucciso; Giacchin fu trucidato a sassate; Rizzato, già rimasto ferito alla testa, fu braccato per centinaia di metri mentre tentava di scappare ed ammazzato con alcuni colpi di fucile sparati a bruciapelo. Tassini, che era già rimasto ferito al capo, al collo ed al petto da una scarica di pallini, ricevette nella fuga un colpo di pistola, poi una pesante sassata che lo fece crollare a terra. Gli assalitori lo calpestarono, rompendogli costole, lo lapidarono, infine se ne andarono credendolo morte. Tassini invece sopravvisse e fu il principale testimone d’accusa al processo, anche se rimase invalido per tutta la vita. Contro gli assassini, che erano sia italiani, sia slavi, si tenne successivamente un regolare processo.
Questi, in estrema sintesi, i fatti di Maresego. Come si vede, non si trattò di una “rivolta antifascista” ovvero di una risposta difensiva ad immaginarie “violenze fasciste”. Un minuscolo gruppetto di attivisti del Blocco nazionale, composto da vari partiti, fu assalito e non assalitore, aggredito unicamente perché si era recato in un sobborgo abitato per lo più da estremisti di sinistra e per affiggere manifesti. I giovanissimi militanti erano armati, precauzione consueta nel clima bollente della campagna elettorale del 1921, ma evitarono intenzionalmente di servirsi delle armi per ferire i loro aggressori e cercarono solo di spaventarli. Al contrario, costoro agirono per uccidere ed ammazzarono senza alcuna esigenza tre ragazzi e storpiarono a vita un quarto, lasciandolo vivo solo perché sembrava ormai deceduto.
A posteriori, nel secondo dopoguerra, i nazionalisti slavi e comunisti assieme cercarono di giustificare il sanguinoso linciaggio di Maresego imbastendo su di esso una retorica mistificatoria e stravolgendo completamente gli eventi. Fu uno dei modi con cui furono creati dei “miti fondativi” al fine specifico di legittimare la conquista, la pulizia etnica e l’annessione di Capodistria alla Jugoslavia ed il suo successivo passaggio alla neonata Slovenia.
PS.
Sui fatti di Maresego esiste l'ottima analisi di Valentina Petaros nel suo saggio "1918-1921. Fuoco sotto le elezioni".
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Scontri tra tifosi e sassaiola contro le forze dell'ordine: indagate 27 persone

Scontri tra tifosi e sassaiola contro le forze dell'ordine: indagate 27 persone La Procura di Agrigento, a firma del pubblico ministero Elenia Manno, ha fatto notificare l'avviso... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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Au revoir, Fabio Grosso. Il Lione esonera l'allenatore italiano
articolo: https://www.agi.it/sport/news/2023-11-30/calcio-lione-esonera-fabio-grosso-24221726/ L’avventura all’Olympique è finita dopo due mesi e mezzo. Decisiva la sconfitta in casa con il Lilla in Ligue 1. Il tecnico romano, reduce dalla promozione in A col Frosinone, era stato ferito in una sassaiola a Marsiglia AGI – 30 novembre 2023 È finita dopo due mesi e mezzo l’avventura di Fabio…
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