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#sorreggere
ragazzoarcano · 2 months
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🪶
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elperegrinodedios · 1 month
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📖 Avendo fiducia in questo; che colui che, ha cominciato in noi un'opera buona la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
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(Fi. 1:6)
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🌿Questo verso della Parola di Dio è veramente molto prezioso, a riguardo di coloro che temono di cadere e, di non mantenersi saldi nella grazia. "Si tratta di un'opera di Dio". È quindi compito del pastore, di custodire le pecore. Chi, ha mai sentito dire che la pecora ha condotto il pastore all'ovile? Sono tanti che credono di doversi auto sorreggersi e sorreggere anche Cristo; è opera del pastore, quella di cercare e curare, quelli che si affidano a Lui. Egli ha promesso di farlo... e lo farà, tu devi solo credere e affidarti, si abbi fede.
lan ✍️
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ilpianistasultetto · 1 year
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A seguito dell'alluvione romagnola, da quelle acque torbide e fangose sembra stiano uscendo fuori centinaia di coccodrilli politici e milioni di coccodrilli elettori, tutti pronti a fustigarsi per aver trascurato il problema dei cambiamenti climatici. Scene gia' viste tante volte. In pandemia gli angeli da sorreggere erano medici e infermieri. Ad ogni terremoto gli angeli erano i volontari, viglili del fuoco e protezione civile. Diversi anni fa gli angeli erano i magistrati, quelli che ripulivano questo Paese puzzolente dai politici ladri. Basta vedere che Paese siamo oggi. I magistrati sono messi alla gogna dalla maggioranza della politica e del Paese, la ricostruzione post-terremoto e' ferma al 10% e praticamente non frega niente a nessuno, la sanita' pubblica e' violentata ogni giorno e quelli che predicano l'economia circolare, una decrescita felice e lo stop a tutte le energie non rinnovabili, vengono presi a pedate da tre quarti di nazione. Prova lampante e' la rivolta contro quei sindaci che stanno vietando nelle citta' le auto piu' inquinanti o il plauso elettorale per opere inutili come TAV e ponte sullo Stretto di Messina o il plebiscito (70%) di Imperiesi che ha rieletto quello a cui avevano regalato una casa al Colosseo a sua insaputa. Noi italiani siamo ancora un coacervo di rivendicazioni personali, di personaggi alla Alberto Sordi e non sappiamo dove indirizzare questo Paese. Un popolo che invece di ascoltare i problemi posti dai giovani che imbrattano i monumenti, batte le mani a chi raddoppia le pene per gli imbrattatori, senza chiedersi perche' lo fanno. Un Paese che accetta supino le comparsate tv di politici condannati in via definitiva (Formigoni e altri) o lo sperpero di decine di miliardi per rifornire di armi l'Ucraina e zero per difendere l'Italia da questi eventi calamitosi sempre piu' frequenti.. L'unica che non vuol sentir ragioni e' la natura. Sempre pronta a ribellarsi contro chi la violenta continuamente. @ilpianistasultetto
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der-papero · 5 months
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Mi viene sempre da sorridere amaro, quando leggo, sui media in generale, eh, non solo qui, uscite pseudo-anti-capitaliste e su come molti vedano la nostra vita come un pollaio, e allo stesso tempo penso che c'è tutta una catena fatta circuiti, bit, segnali inviati in giro per il mondo, router che devono smistare i messaggi, sistemi che devono processarli, una catena infinita di processi, sistemi, connessioni, mercati finanziari che devono sorreggere tutta questa impalcatura, decisioni politiche che permettono lo scambio di informazioni, un popolo immenso di persone, tecniche e non, che devono governare tutto ciò, insomma tutto un universo di galline che, se smettessero di beccare, non ti permetterebbero più di fare le uscite di prima, riducendoti ad una gallina che può solo beccare e basta.
Il mio non è un elogio o una difesa del capitalismo, sia chiaro, è solo una personale condanna di una narrazione a senso unico.
Il mondo moderno è tantissime cose, ma soprattutto la forma più paradossale di ipocrisia.
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monologhidiunamarea · 2 months
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Seduta negli spogliatoi ancora con gli occhi pieni con lo sguardo che guarda a destra a sinistra ,in alto ,in basso. Io non so più niente. I momenti di rabbia dove mi chiedo come hai potuto farmi del male così, tu ,proprio tu. I momenti dove mi dico :"ora basta"ma basta l'anima non lo comprende. E questo senso di solitudine ad ogni ostacolo della vita dove mi giravo e sapevo che tu eri li , in un modo o nell'altro a sorreggere il peso delle mie parole ed io le tue. Riniziare a fare le cose più semplici senza averti nella testa , dentro ,nel profondo. E continuo ...
Ma poi come hai deciso di farlo mi fa stare da cani. Non ti riconosco più.
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thebeautycove · 2 months
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DIOR - MISS DIOR - Parfum - Novità 2024 -
Tout simplement, the Miss I’ll never ever miss..
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“Eccola qui, Miss Dior!” disse Mme Bricard all’amata sorella del couturier, Catherine, vedendola entrare nello studio di Christian Dior nel febbraio del 1947. Dior stava ultimando i dettagli del suo défilé couture e in procinto di selezionare il nome da dare alla sua prima fragranza. Miss Dior, fu così immediato e spontaneo, il perfetto messaggio per la sua donna fiore, un’eterna ragazza piena di sensuale vitalità.
Oggi il messaggio è più vivo che mai, la sua freschezza rinnovata nella trama olfattiva disegnata da Francis Kurkdjian per la nuova declinazione in Parfum.
Sorprendente come Miss Dior abbia saputo riflettere il mutare dei tempi assecondando con passione i desideri della donna, un’evoluzione nella traccia di un glorioso passato che si proietta nel futuro con uno slancio irresistibile di gioia e libertà.
Il mitico chypre ritrova gli amati fiori Dior in piena luce, il gelsomino dell’originale fragranza del ‘47 ora lavorato per esaltare una facette più fruttata e golosa, i bagliori esperidati del mandarino e infine un piedistallo di legni ambrati a sorreggere e imporre ad oltranza la sua leggendaria armonia aromatica. Intramontabile.
Creata da Francis Kurkdjian.
Parfum 35, 50, 80 ml. Online qui
©thebeautycove   @igbeautycove
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lamilanomagazine · 2 months
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Regione Sicilia: Valle dei templi, completati i lavori di musealizzazione del telamone
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Regione Sicilia: Valle dei templi, completati i lavori di musealizzazione del telamone.  Un colosso di quasi otto metri di altezza, un telamone immenso che nasce dall'accorpamento di alcune grandi statue, le stesse che erano sistemate tra le colonne del famoso tempio di Zeus Olimpio, di cui sono giunte a noi solo le rovine. Nella Valle dei templi di Agrigento è appena stata completata la ricostruzione della figura-simbolo della potenza di Zeus che, secondo il mito, costrinse i giganti sconfitti a sorreggere in eterno il "peso" del tempio a lui dedicato. Lo "svelamento" del telamone sarà giovedì 29 febbraio, alle 11, nella Valle dei templi. Presenti il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani; l'assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato; il direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi, Roberto Sciarratta; il sindaco di Agrigento, Francesco Micciché; il prefetto di Agrigento, Filippo Romano; il curatore del progetto di musealizzazione, Carmelo Bennardo, e l'esperto scientifico del progetto, Alessandro Carlino. Il colosso poggia su una struttura in acciaio corten, che supera da sola i dieci metri. È stato realizzato combinando blocchi originali e frammenti scoperti già nel 1920 e conservati nell'area del tempio che appartenevano a diversi telamoni. Sarà il cuore di un'imponente operazione di musealizzazione dell'intera area sulla base degli studi condotti da alcuni anni dal Parco della Valle con l'Istituto archeologico germanico.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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principessa-6 · 10 months
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🐼 #Animaland ✨
🦌 "Quando si parla di cerbiatto ci si riferisce esattamente al piccolo del cervo che viene considerato tale dal momento della sua nascita fino al raggiungimento del dodicesimo mese di vita. Alla nascita pesano circa 8-9 kg, il loro mantello è scuro pomellato di bianco fino a circa 2-3 mesi di vita. Il cerbiatto, inoltre, è caratterizzato dalla presenza di un muso corto e tronco poco sviluppato. Gli arti invece sono lunghi. A partire dal 7°-8° mese di vita è possibile notare nel cerbiatto maschio la comparsa di due steli ai quali in futuro è poi legato il compito di sorreggere i palchi. Il cervo adulto invece è un cervide di grossa taglia. Infatti il suo peso varia dai 90 ai 160 kg. Addirittura il cervo maschio può anche pesare per il 60-90% in più rispetto al cervo femmina." ✍️
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world-of-the-myra · 1 year
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Passare dall'essere sempre presenti al vederci sempre meno, sempre meno,
fino a diventare l'ombra di ciò che eravamo.
E anche se non ci sentiamo più,
ho la sensazione di capirti ancora.
Certi finali non sono sufficienti a spezzare un legame. Qualcosa resta. Un filo. Un sottilissimo ponte. Sguardi rivolti altrove, ma le mani tese, pronte ad afferrassi un'altra volta, ancora per un pò. La testa rimugina su tutto ciò che è stato.
Ti è scivolato un pezzo di vita tra le mani, l'hai visto cadere a rallentatore e sei rimasto immobile.
La cosa peggiore è restare a guardare senza fare niente come un qualsiasi spettatore.
A volte le persone si perdono e lo capiscono quando è troppo tardi. Però continui a piacermi.
Questa è l'unica cosa che non mi so spiegare.
Il fatto è che non riesco a conoscere qualcuno di nuovo senza pensare prima a te,
senza paragonati di continuo con chi ho davanti.
Forse non è ancora il momento.
Forse non sono ancora pronto.
Forse mi è rimasto troppo di te addosso.
Dentro. Ovunque...E nonostante tutto, ti ho continuato a cercare. Mi sono detto più volte "Dai, lascia stare" ma in un mare di gente spero sempre d'incrociare il tuo sguardo.
Occhi che non si cercano più, è forse questa la vera fine? È stato stupido pensare che le tue mani indecise potessero sorreggere il mio cuore ricco di battiti dedicati a te, ma nessuno di essi era abbastanza per farti restare....
ollerongis
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ragazzoarcano · 2 years
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“Le cose che vivi sulla pelle ti cambiano… ti cambiano per sempre. Le spalle diventano più forti e più grandi, ma quello che le sorregge… lo spirito, a volte è sempre un po’ più stanco.”
— Alma Gjini
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anaromantico · 1 year
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"Lloyd, come si aiuta un amico che porta un gran peso?"
"Stando sempre un passo indietro, sir"
"Per reggere il peso?"
"Per sorreggere l'amico, sir"
"Ma così non si sentirà un po' solo?"
"La cosa importante è che non lo sia mai, sir..."
"Il silenzio nella vicinanza sa essere prezioso, Lloyd"
"Tanto quanto l'amicizia, sir"
🦖
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telefonamitra20anni · 6 months
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Dalle spalle al profilo, storia iconografica.
Riconoscere, identificare, collocare nella giusta immagine qualcosa che possa parlarci, lasciando spazio all'eterno, alla forza comunicativa di quel momento, qualcosa che divenga il tangibile esempio di tempo che resta, come l'esatto momento sospeso, in cui una freccia viene scoccata dal suo arco, reso teso, pronto, per arrivare e fare il suo centro. Questo, il potere di un immagine icona, in metafora riassunta. Marcello si fa iconografia riconoscibile per la sigaretta, il telefono, le spalle e il suo profilo. Quando un tratto distintivo si fa riconoscibile? Quale momento, diventa l'esatto input di riconoscibilità? in lui puoi rivedere l'esempio carismatico in un tempo recitativo, sommesso, un istante sorretto anche dalla recitazione nascosta dalle sua spalle. Eccola la prima immagine iconograficamente potente, che lascia parlare di se, coaudivata dal movimento complice di una macchina da presa, vogliosa di raccontarci iperscrutabilmente e lasciare che resti impressa nei nostri occhi quell'immagine così determinante. Raffigurate una sequenza, che sposti l'ottica sequenziale, volando fluida dalle sue spalle, rivolgendosi al profilo, altro tratto distintivo di Marcello, che lui stesso riteneva infantile, inadeguato, ma che ha tanto disegnato il centro esatto per quella freccia, scoccata per lasciare che fosse icona, come la sua sigaretta accesa, che lasciava spazio al gesto maschile, erotico, seduttivo, complice in causa di un tempo attoriale da recuperare, da riempire, da soddisfare. Una sigaretta tra le sue mani aveva il potere di tutto questo. Era il suo linguaggio, senza esaltazione, estremamente naturale, involontariamente faceva centro senza arco, frecce e bersaglio. Il suo parlarci funzionava, comunicava e diveniva icona senza coscienza assoluta. La sua consapevolezza d'essere era ermeneutica, asciutta, ma impattante tanto quanto la sua immagine iconograficamente riconoscibile anche in penombra, anche di spalle, con qualche rivolo di fumo che si sposta un pò da quel profilo di "infantile identità italiana". Antonioni, Zurlini, Scola ne hanno colto il potenziale veicolando la loro voglia comunicativa attraverso le spalle di Marcello, il profilo e quella sigaretta accesa, rendendo altrettanto iconiche quelle sequenze potenti e comunicative che hanno regalato al cinema italiano diverse frecce scoccate per fare centro. A che punto ci si rende conto di esere icona? nel caso di Marcello, mai consciamente, ma indirettamente conscio di un potenziale che talvolta faticava a sorreggere, a figurare, a collocare, come una pedina di identificazione in uno status d'appartenenza socialmente riconoscibile in superficie. Icona, Vip, Latin Lover, maschio italiano, seduttore, tutti confini, etichette, "bersagli" a cui Marcello non aspirava a far centro. Confini, appunto detestabili, intollerabili determinanti, a suo dire, ad involgarire la sua natura, vera essenza iconografica di identità fruibile dai suoi occhi bambini, vispi, furbi e malinconici. Occhi bersaglio pronti per restare il centro, la comunicazione, la fruibilità, l'essenza. De Sica, Fellini, Archibugi, Ferreri, Visconti, questo lo sapevano. Nelle loro immagini, il racconto esatto della comunicabilità di quegli occhi, utilizzando campi stretti, primi piani che disegnavano il bersaglio più opportuno da sfruttare, che li coadiuvasse a trovare il punto esatto per cogliere nel segno, e il segreto iconografico nascosto, di cui solo Marcello aveva le frecce più opportune da scoccare, per centrare quel bersaglio e riuscire poi, a fare centro.
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declividirose · 9 months
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Talvolta mi assale un'angoscia tale da non farmi più godere il meraviglioso presente che ho, perché credo che ad ogni cosa bella corrisponda un dolore lancinante. Forse noi non siamo così forti da sorreggere il peso di questa dicotomia inscindibile, ma possiamo forse abituarci a questo filo teso in aria, da cui godiamo di una vista mozzafiato ma da cui potremmo cadere e morire.
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canesenzafissadimora · 7 months
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"Lloyd, come si aiuta un amico che porta un gran peso?"
"Stando sempre un passo indietro, sir"
"Per reggere il peso?"
"Per sorreggere l'amico, sir"
"Ma così non si sentirà un po' solo?"
"La cosa importante è che non lo sia mai, sir..."
"Il silenzio nella vicinanza sa essere prezioso, Lloyd" "Tanto quanto l'amicizia, sir"
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diceriadelluntore · 1 year
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 Storia Di Musica #258 - Faust, Faust, 1971
Probabilmente, è questo disco che descrive appieno l’idea di “strano” che mi è venuta in mente per le scelte di Gennaio. Siamo a fine anni ‘60: come ho raccontato qualche mese fa in un mese dedicato al kosmik rock, la Germania, soprattutto occidentale ma non solo, sfornò una serie di band creative che spostano il concetto di rock band ai limiti estremi di un certo percorso ideologico, a lambire l’avanguardia, la musica concreta e le sperimentazioni elettroniche. Eppure la band di oggi nasce con uno scopo ben più utilitaristico: Uwe Nettelbeck, critico musicale e cinematografico, produttore e agitatore culturale ha in mente di creare una band che possa inserirsi nel filone di successo e di “fama” delle prime grandi band del movimento, tra tutte Can e Kraftwerk. Mette insieme dei musicisti, per lo più autodidatti, per un ensemble la cui prima formazione era composta da: Hans Joachim Irmler all’organo e la parte elettronica, Zappi Diermaier alla batteria, Arnulf Meifert alle percussioni, Jean Hervè-Peròn al basso, chitarra, e voce (sebbene in modi del tutto particolari), Gunther Wüstoff al sassofono e alla cura del sintetizzatore e Rudolf Sossna alla chitarra e alle tastiere. Scelgono un nome, Faust, che ha una simbologia duplice: da un lato il richiamo al mito dell’uomo che per sete di conoscenza vende la sua anima, dall’altro il termine in tedesco vuol dire anche pugno, politico e rivoluzionario. Si spostano a Wümme, che oggi si chiama Rotenburg, una città della Bassa Sassonia, dove organizzano uno studio creativo e di registrazione nella vecchia scuola, con un contratto firmato per la Polydor che produrrà il loro primo disco. Pensano al primo disco, con una idea ben precisa: spazzare via tutto quello che era stato fatto in precedenza, creando dei nuovi parametri di ascolto che non siano quelli della melodia, o dell’orecchiabilità. Faust (o Faust I nelle ristampe moderne) vede la luce nel 1971. Infatti Why Don’t You Eat Carrots?, che comincia con un sibilo elettronico, all’inizio ha echi di (I Can’t Get No) Satisfaction dei Rolling Stones e di All You Need Is Love dei Beatles, per poi trasformarsi in una corsa sgangherata e ipnotica che allunga le note, dove le chitarre sembrano spernacchiare piuttosto che suonare (in omaggio alla lezione di Frank Zappa), che si ferma, interrotta da dialoghi, risate, sussurri che sembrano provenire chissà da dove, e poi riprende, con un andamento che non si capisce mai bene se sia un organizzato caos o un fluire sentimentale di emozioni che i musicisti, improvvisando, mettono in sequenza. E così, in questo flusso di suoni, si perdono i primi 9 minuti di disco. Che continua in maniera ancora più bizzarra: Meadow  Meal parte come se raccontasse di una catena industriale, rumori, scricchiolii, influenzando in questo tutto un filone di musica che nascerà di lì a poco, e poi il sibilo del primo brano, stavolta ancora più prorompente, che sfuma in una chitarra acustica e in una nuova sgangherata e zoppicante musica a sorreggere una melodia che cresce in un vorticante jam blues-rock  per poi riscendere, verso il tema iniziale e in un rumore di pioggia post apocalittica, lievemente inquietante. Come chiudere un disco del genere? Miss Fortune va ancora oltre. Qui si spinge forte sull’elettronica, sebbene il brano inizi con la tipica struttura della musica del periodo, un tappeto di percussioni ossessivo e marziale, chitarre, le meraviglie elettroniche dell’epoca. Poi però, dopo il caos, la sensazione di precipitare in un tunnel, un buco sonoro intervallato solo da rintocchi di triangolo, fin quando, dopo urla ed echi tra l’umano e il post umano, è la batteria che riprende il ritmo, sostenuta dalla chitarra che prima giganteggia, per poi intrufolarsi in una sorta di balbettio di accordi, con un pianoforte a prenderla per mano e riportarla alla “melodia”, prima che un collage di rumore, che diventerà il loro marchio di fabbrica, porti all’ultimo spezzone, dove due voci che parlano tra loro, si chiedono: “Are We Supposed To Be Or Not To Be?”, iniziando un discorso quasi filosofico, alternando una parola ciascuno fin quando insieme non dicono ”nobody knows if it really happened”. Un disco che presuppone un ascolto quasi mentale più che solo uditivo, non poteva che avere una copertina leggendaria: il vinile trasparente era confezionato in una busta di cellophane, dove era ritratta la radiografia di un pugno, a simboleggiare la band, con un altro foglio trasparente per i testi e i crediti. Visto il fiasco commerciale, e le poche copie vendute, è uno dei pezzi forti del collezionismo musicale, anche perchè tutte le successive ristampe persero la meravigliosa idea iniziale. I Faust ci provano l’anno successivo con So Far (1972), che ha copertina tutta nera, dove le magie del primo si diluiscono in brani più accessibili, ma la voglia di bizzarrie non finisce certo qui, e ci pensa The Faust Tapes (1973) a creare definitivamente il mito: un collage di registrazioni, avvenute tra il 1971 e l’anno dopo a nello studio di registrazione di Wümme, messo insieme con la tecnica dell’accoppiamento elettronico, per due lunghi brani da 20 minuti per lato, non c’è più idea di brano strutturato, le improvvisazioni musicali si intrecciano con le riflessioni durante le prove, ci sono risate, chiacchierate, rumori, senza nessuna soluzione di continuità. La Virgin di Richard Brenson, appena nata, fiutando il colpo mediatico mette in vendita il disco a 48 pence, il prezzo di un singolo, vendendo oltre 100 mila copie, sebbene il disco non venga conteggiato negli annali di vendita per via del prezzo “non consono” ad un LP. La prima fase dei Faust termina con Faust IV, del 1973, registrato in Gran Bretagna e di gran lunga il loro disco più “normale”, con anche due piccoli successi radiofonici, Krautrock e It's A Bit Of A Pain. Si scioglieranno e riprenderanno nel 1994, con Reine: nel frattempo hanno segnato una generazione intera che prenderà spunto dalla loro musica diversa per creare altri capolavori (i primi che mi vengono in mente, i Pere Ubu di The Modern Dance) per una delle band più strane, e inimitabili, della storia del rock.
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chiedo tregua al mio dolore, insistente anche quando riposo, prende forma quando chiudo gli occhi.
chiedo tregua alle mie fragilità, smettetela di persistere è ora di decadere e lasciar spazio a qualcosa di più forte, che sappia sorreggere la mia anima.
chiedo tregua alla mia mente, mi hai prosciugata e non lo merito. Hai preso tutto il bello ed hai lasciato il vuoto più pesante che possa esserci.
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