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💛 BUON SABATO DA SANTA MARIA Oggi 19 novembre, benvenute e benvenuti a Zinevra: - alle 10.00, trekking urbano organizzato da APT Rovereto INFO: https://www.visitrovereto.it/vivi/eventi/visite-guidate-rovereto/ - alle 14.00, visita guidata a palazzo Betta Grillo, organizzata da Quercus con Touring Club Trentino INFO: [email protected] Nella foto: scendendo in Santa Maria, prima della fontana delle Due Spine 💛 GOOD SATURDAY FROM SANTA MARIA Today, 19 November, welcome to Zinevra: - at 10 a.m., urban trekking organised by APT Rovereto INFO: https://www.visitrovereto.it/vivi/eventi/visite-guidate-rovereto/ - at 2 p.m., guided tour of Palazzo Betta Grillo, organised by Quercus with Touring Club Trentino INFO: [email protected] In the photo: going down Santa Maria, before the Due Spine fountain @rigenera_rovereto @confcommercio_vallagarina @comunerovereto @visitrovereto @touringclubtrentino #giardinodisantosvaldo #bettagrillo #salita #vicoliitaliani #italianlanes #italiantowns #trentinodascoprire #visitrovereto #instarovereto #sottoportico #fontanadelleduespine #zinevra #sabatoitaliano #sabatoitaliano🇮🇹 #vicoliromantici #italianalps #rovereto #vallagarina (presso Via Santa Maria) https://www.instagram.com/p/ClIoe6FjDNe/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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mishimamiravenecia · 2 months
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La Chiesa dei Santi Apostoli  dal sottoportico Falier.
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leroifrancois · 2 years
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Sottoportico, da qualche parte a Venezia… Light and darkness in Venice are so inspiring everywhere and with a baroque suit from @atelierlabauta everything became magical but so true and past come to life ❤️ Thanks to @nicoruffato_photo for this amazing shoot 📸 ⚜️⚜️⚜️ #carnivalcostumes #carnival #veneziagram #costume #historical #baroque #18thcenturyfashion #18thcenturycostume #baroquestyle #costumemaking #periodcostume #fashionhistory #18thcentury #rococo #dressmaking #historicaldress #rocococostume #robealafrancaise #baroquehair #18thcenturydress #livinghistory #reenactment #italianboy #italianactor #historicalcostume #historicalcostuming #historicalvenice #labauta #cicisbeo (presso Venice, Italy) https://www.instagram.com/p/Ck-55sHjuGM/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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queerographies · 6 months
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[Mysterious Skin][Scott Heim]
“Mysterious Skin”: Un Viaggio Tra Traumi, Amore e Segreti Titolo: Mysterious SkinScritto da: Scott HeimTitolo originale: Mysterious SkinTradotto da: Carlotta ScarlataEdito da: Playground libriAnno: 2024Pagine: 272ISBN: 9788899452612 La trama di Mysterious Skin di Scott Heim Brian Lackey ha otto anni e dopo l’allenamento di baseball viene trovato sanguinante nel sottoportico della sua casa,…
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personal-reporter · 1 year
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Notte dei Musei 2023
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80 spazi, 60 mostre, 130 spettacoli oltre alle visite guidate, saranno il cuore della Notte dei Musei 2023, dove il 13 maggio dalle 20 alle 2 di notte si potrà entrare nei musei gratis o con un biglietto simbolico di 1 euro. Gli spettacoli dal vivo daranno spazio alla musica classica, jazz e contemporanea, oltre a danza contemporanea, esperienze sensoriali e meditative, inoltre il Senato aprirà al pubblico la sua mostra sul 75° anniversario della Costituzione mentre la Camera dei deputati ospiterà il concerto della Banda Militare dell’Esercito. L’evento si tiene in contemporanea in diverse città europee e punta a far vedere sotto una luce inedita gli spazi museali, come in alcune zone importanti della Lombardia. Palazzo Ducale e Museo Archeologico Nazionale di Mantova apriranno le loro porte fino alle ore 22.15 offrendo la possibilità di effettuare un’indimenticabile passeggiata nella suggestiva cornice serale della monumentale reggia gonzaghesca a partire dalle ore 18.40. Alle 20 è prevista una visita guidata al percorso museale di Palazzo Ducale ed è possibile iscriversi al costo di 7 euro chiamando il numero 041 2411897 attivo dal lunedì alla domenica con orario 8.30-19.00 o prenotare la visita guidata direttamente online acquistando il biglietto per la fascia oraria delle 20. Inoltre alle 20.30 presso la Sala dei Fiumi, si terrà il primo concerto della rassegna musicale Risonanze Ducali, a cura dall’Associazione 4’33’’, con l’esibizione del Tania Giannouli Trio, preceduto da un cocktail di benvenuto nel sottoportico del Cortile d’Onore a partire dalle 19.30 riservato alle persone prenotate al concerto. Per esigenze legate all’evento, gli accessi al Giardino Pensile saranno chiusi alle 18.30 mentre l’accesso alla Sala dei Fiumi sarà riservato dalle 20.30. Sabato 13 maggio, in occasione della Notte Europea dei Musei, il Museo del Cenacolo Vinciano di Milano effettuerà un’apertura serale straordinaria dalle 19.00 alle 22 al costo simbolico di 1 €. I biglietti per la serata di sabato 13 maggio saranno messi in vendita a partire dalle 12  di mercoledì 10 maggio, esclusivamente on line sul sito  cenacolovinciano.vivaticket.it. La prenotazione è sempre obbligatoria per tutte le tipologie di biglietti, non saranno accettati gruppi, né sarà possibile fruire di servizi quali visite guidate e laboratori. I Musei Civici di Pavia aderiscono all'evento proponendo dalle 20,30 alle 23,30 l’apertura straordinaria della mostra Sant'Agostino. La luce e l'immagine, inaugurata il 28 aprile, con l'opportunità di immergersi nella vita e nel pensiero agostiniano, lasciandosi avvolgere dalla luce che emana dall'installazione. I visitatori potranno approfittare di un accompagnatore che li guiderà, oltre che nella mostra multimediale, anche nella Pinacoteca Malaspina e nella sezione Romanica, per ammirare alcune delle opere dedicate a Sant’Agostino, e nell'esposizione Arca nascosta. Uno sguardo inedito e ravvicinato all'Arca che conserva le spoglie del Santo, a cura di Compvter. Read the full article
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georozz · 3 years
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millydilorenzoblog · 5 years
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Sottoportico #padova #padua #padovacentro #centrostorico #viamatteotti #viamartiridellaliberta #scorcio #sottoportico #porticato #ilovemycity #padovamonamour https://www.instagram.com/p/B22IfV2CqAT9qC3fCtMp_189IHeKENXd1UU9_Y0/?igshid=hom1fh6gyzy4
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ernestogiorgi · 2 years
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Città di Venezia 15 [1029]
Città di Venezia 15 [1029]
Illustrazione 1 – Venezia, Campo Ruga, Sestiere di Castello. La freccia rossa indica il Sottoportico Zurlin. Un’altra freccina rossa sulla cartina di Venezia mostra la posizione del Sottoportico Zurlin. Praticamente è sulla coda del cosiddetto ‘pesce’ veneziano. Il fatto che Venezia sia a forma di pesce è una pura casualità. Revisione testo : 22 luglio 2022 ore 10:30 – Revisione immagini: 22…
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gacougnol · 4 years
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Francesco Ferruccio Leiss Il Sottoportico 1950
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condividiamolavita · 4 years
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«Andare in giro per calli e campi, senza un itinerario prestabilito, è forse il più bel piacere che a Venezia uno possa prendersi. Beati i poveri di topografia, beati quelli che non sanno quel che si fanno, ossia dove vanno, perché a loro è serbato il regno di tutte le sorprese, di tutte le scoperte straordinarie. Infilare una calletta, cacciarsi nella gola nera di un sottoportico, sbucare in una corte che pare un culdísacco, trovarvi il pertugio di un’altra calletta, uscire da quel dedalo soffocato in un campo arioso, luminoso, pieno di gente, oppure sulle soglie di un palazzone principesco, oppure su una fondamenta aperta al sole e al vento, oppure su un rio largo, popolato di barche e barconi: questo è un girare nell’inaspettato, nell’impreveduto, e quasi nell’inverosimile, che può ricordarci addirittura le nostre stupende e stupite scorribande per il chimerico paese di Fanciullezza.»
Diego Valeri, Guida sentimentale di Venezia, 1994
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thegentlemanjames · 4 years
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NEED: Punta Portego Sottoportico Rug
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pangeanews · 6 years
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Giuseppe Berto 40 anni dopo: storia di uno scrittore narciso, geniale e contraddittorio, destinato a dare fastidio
Nascere in un villaggio (Magliano) di una regione occupata (il Veneto) con plebiscito truffa (1866) da uno stato nemico (Italia). Avere talento e fascino innati, oltre alla giusta dose di narcisismo caro a ogni buon scrittore. Subire l’educazione fascista e patriottica del padre, ex maresciallo dei carabinieri, e aderirvi. Non impegnarsi negli studi liceali finché il detto padre non toglie ogni sostegno economico. Nutrire verso la figura paterna un profondo senso di colpa, legato a un desiderio di successo. Sperimentarne le conseguenze.
Mal riporre le proprie illusioni di gioventù: il fascismo, l’esercito, Mussolini e l’Italia… Iscriversi a dei gruppi fascisti. Partire volontario in Abissinia. Esser ferito, e per questo ricevere subito un paio di medaglie e per decenni un assegno. Iscriversi a lettere, prediligere il biliardo alle lezioni, eppure laurearsi in storia dell’arte. Trovarsi costretto a insegnare italiano, latino e storia a futuri geometri e maestre d’asilo. Preferire tornare sotto le armi; combattere con onore in Africa, ma andare incontro alla disfatta, e cavarsela con una fuga.
Finire per caso nel battaglione di camice nere “M”. Salvarsi la pelle sotto i cannoneggiamenti “alleati”. Trovarsi nei campi di concentramento negli Stati Uniti; e scoprirvi i grandi autori americani; e cominciare a scrivere per davvero. Farlo fottendosene dello stile contemporaneo delle italiche lettere. Vivere ai tempi di grandi editori conservatori (Leo Longanesi), reazionari (Edilio Rusconi), illuminati (Neri Pozza). Nonché ai tempi di grandi autori (Montale e Palazzeschi) che assegnano importanti premi (Campiello e Viareggio).
Optare controvoglia per Roma. Definirla una città parassitaria. Qui, in Piazza del Popolo, abbordare, bussandole sulla spalla, una bella fanciulla di diciott’anni più giovane. Sposarla. Ricordarsi di quando tra amici a turno ci s’informava delle novità, dei libri in uscita, dei premi, delle dicerie sulla pseudo intellighenzia romana: “ci spiegava […] che il regista di quel certo film era poi un pederasta, mentre sua moglie se la faceva con un collega, divorziato da una pittrice lesbica”. E ancora: “sono troppo impegnati nel farsi pubblicità, nel darsi premi, nel dedicarsi saggi e critiche in sommo grado encomiastici, nel raccomandarsi l’un l’altro presso editori e direttori di giornali”. Far per qualche tempo una nevrotica spola tra il capezzale del padre morente e gli inaccessibili salotti romani. Isolarsi.
Scrivere un libro dal titolo che evoca la guerra e le camicie nere, e pur prendendo esplicitamente le distanze da quegli anni e denunciando tutto “il grottesco del fascismo”, farsi dare del fascista per il fatto di non dichiararsi antifascista, e anzi identificando l’antifascismo militante come il nuovo fascismo. Non bazzicare cricche, accademie, circoli, partiti. Non votare, e non farsi incasellare in alcun modo. Restare sempre autonomo, libero e imprevedibile. Esser conscio che nessuno è profeta nella propria patria. Demitizzare la resistenza, la costituzione e il marxismo: “Però, dire che il marxismo è cultura non vuol dire che sia la sola sorgente o forma di cultura, e soprattutto non vuol dire che non sia violenza, anzi è violenza perfino nel campo culturale”. Incassare le critiche. Ostinarsi a scrivere…
Darsi alla scrittura di un controcanto, cupo ma non privo d’umorismo, del proprio paese. Scrivere un pamphlet, Modesta proposta per prevenire, in risposta al Manifesto per un partito conservatore e comuni sta in Italia di Antonio Delfini, e attaccare la burocrazia e i magistrati, il parlamento e la partitocrazia, la destra e la sinistra estreme e il centro, e le finzioni che rispondono ai nomi di Patria, Risorgimento, Nazione, Stato, Unità Nazionale, Popolo, Onestà, Scuola, Giustizia, Verità, Amore “e, immancabile, il Rispetto per le Leggi e le Istituzioni”. In un capolavoro teatrale profetizzare le derive del femminismo nella sedicente giustizia. Sbarcare il lunario scrivendo sceneggiature dozzinali per i cinematografari. Rifiutare una regia ma vedere un grande regista trasporre un proprio libro.
Farsi stroncare da critici letterari del calibro di Enrico Falqui. Ben sapere che tali critici letterari cadranno in un triste oblio. Spiegare: “In questo paese chi ha più soldi ha più ragione”. Poter, stoicamente, o dover, controvoglia, affermare di sé: “La critica […] da principio mi definì dilettante. Poi, siccome mi ostinavo a scrivere, ma ancor più mi ostinavo ad osteggiare i gruppi che manipolano i successi, dissero che ero pazzo”. Ricevere gli elogi del romanziere da cui è tratta la citazione in esergo al proprio più grande successo di critica e pubblico. Venire a sapere di essere uno dei tre scrittori italiani cari a Ernst Hemingway, assieme a Pavese (bene) e Vittorini (male). Avendo come principale ostracista Moravia, che domanda: “Perché porti quella barba?”, rispondergli: “Per ricordarti Hemingway”. Avere una nevrosi quasi paranoica e farne tema letterario: “La nevrosi è una malattia basata sulla paura. Paura di tutto: della morte, della pazzia, della gente, della solitudine, del movimento, del futuro”. Non prendere ascensori, treni, auto, aerei, navi, ed essere ipocondriaco al punto di dormire con due vocabolari sotto le gambe per favorire la circolazione. Aver persino e anzi soprattutto quella cosa che molti autori contemporanei dovrebbero avere fino alle estreme conseguenze, ovvero la paura di scrivere. Comprare un lembo di terra sul mare greco, o sul surrogato di Calabria, e qui affogare, per dirla con Pietrangelo Buttafuoco, “la vanità della fuga”, e vale a dire costruirsi con le proprie mani una casa, “un rifugio di pietre”.
Ricordarsi delle parole di Alessandro Gnocchi a proposito di Giuseppe Berto e Antonio Delfini: “Il fatto che autori come questi siano considerati irregolari, misconosciuti o dimenticati, suggerisce che l’Italia abbia un problema di libertà da risolvere. Così rispose Antonio Delfini a un questionario sullo stato della cultura italiana: ‘È un problema di libertà. […] Se un popolo non ama la libertà, quel popolo non avrà cultura’”.
Non esser quasi mai menzionato sui manuali e nelle antologie di letteratura italiana del Novecento. Del Novecento aver scritto il più bel romanzo neoromantico, strano e nevrotico, erotico e cattolico. Scegliere come protagonisti due tardoadolescenti innamorati a Venezia. Sigillarlo con la più breve e più bella prefazione della storia letteraria d’ogni tempo e d’ogni paese: “Sia chiaro ch’io sono per l’ordine, e che ciò è inutile.”
Anche se non si ambisce a diventare grandi scrittori e a risolvere e crearsi problemi scrivendo, ma si è giusto una giovane coppia d’adolescenti, tardoadolescenti o perché no pure trentenni o persino più vecchi, si prenda esempio dai due buffi, sprezzanti, donchisciotteschi eroi di quel romanzo. Non può far che bene.
E ancora un consiglio. Farla finita, una volte per tutte, col fascismo e con l’antifascismo.
Marco Settimini
***
La cosa buffa di Giuseppe Berto (frammento)
Era una Venezia minore e dimessa quella ch’essi erano stati portati a prediligere […] perché lì era facile trovare un sottoportico o una calle poco frequentata o un punto scarsamente illuminato di qualche piccola fondamenta o un posto qualsiasi dove non appena fosse decentemente buio essi prendevano a baciarsi come matti con l’improvvisa cognizione che tutto quel ch’era accaduto prima di quel momento, vale a dire la gioia sempre rinnovata dell’incontro giornaliero e poi il lungo camminare tenendosi sottobraccio e l’instancabile giro di sospiri e occhiate e parole […] per loro andava bene solo col chiaro mentre non appena faceva buio rivelava una misteriosa insufficienza e inadeguatezza cosicché essi per tenersi al corrente dovevano cominciare a stringersi e a baciarsi […].
Le carezze erano cominciate in una sera di forte tramontana quando Maria toccandogli le mani s’era accorta di quanto fossero gelate e dicendo povero amore come sono gelate le tue mani aveva cercato di scaldargliele col fiato e anche con diversi baci ma poi visto che così non si ottenevano grossi risultati s’era aperto il cappotto e l’aveva invitato a scaldarsi meglio addosso a se stessa ché in quel momento lei non aveva affatto freddo, e lui era entrato nel dolce tepore del golf di cascimir fermandosi con le mani a premere delicatamente sui magri fianchi di lei sentendone le costole e i piccoli spazi tra una costola e l’altra e il moto un po’ rapido del respiro e percependo direttamente l’enorme tenerezza di quel contatto che a suo modo di vedere era d’una purezza esemplare anche perché l’impressione dominante era che le costole di lei fossero d’una fragilità infantile, però a lungo andare chiunque avrebbe capito che starsene lì con le mani ferme contro il corpo di lei senza stringere né cercare era cosa abbastanza ridicola e comunque poco naturale e invero Antonio stesso cominciò a pensare che ben altrimenti egli si sarebbe comportato se invece di Maria avesse avuto per le mani una ragazza un po’ meno intemerata ma naturalmente con lei non poteva comportarsi come la dozzina scarsa di ragazze meno intemerate che aveva conosciuto prima quantunque ad essere proprio onesti si dovesse ammettere che i baci con Maria avevano ormai di gran lunga sorpassato e in profondità e in completezza ogni bacio mai sperimentato prima, ma questo era un discorso giusto solo fino ad un certo punto e anzi non era giusto affatto perché un confronto tra Maria e le altre era assolutamente fuori tema e in conclusione quella prima sera egli aveva ritirato le mani che non erano ancora granché calde dicendo che bastava.
Ma la sera successiva che la tramontana era ancor più secca e gelata tornando a scaldarsi le mani su di lei egli le aveva toccato o per meglio dire sfiorato senza proprio volerlo il seno, un gesto a dir poco imprudente e infatti lei aveva avuto un tremito che poteva essere di sbigottimento o chissà mai addirittura d’insofferenza […], ma per fortuna lei non appena passato quell’insondabile tremito si affrettò a dirgli caro e caro quattro o cinque volte di seguito e in più con un’intonazione di voce tanto languida che perfino un tonto sarebbe arrivato a capire che se a lui fosse piaciuto accarezzarle il seno lei sarebbe stata sufficientemente contenta di farselo accarezzare, e così lui s’era sentito impegnato a ripetere volontariamente il gesto poco prima compiuto per caso e l’aveva fatto con grande spavento e tuttavia con stupore sia verso la cosa in sé che si presentava morbida e sensibile sia verso il godimento che sia pure a poco a poco egli ne ricavava.
E beninteso neppure da ciò era stato più possibile tirarsi indietro anche perché al momento buono non c’era nessuno dei due che proprio lo volesse e così ora subito dopo i primi due o tre baci egli senz’altri preamboli prendeva ad accarezzarla e anzi le sue mani penetravano direttamente sotto il golf e cercavano tepore e una pavida dolcezza sulla pelle nuda con l’incomodo di trovare una strada non troppo ingarbugliata tra sottoveste e reggipetto e relative spalline finché le dita arrivavano a contatto con la rotondità cedevole delle mammelle e lei allora si tendeva tutta contro il muro e tremava e diceva col fiato ansante una buona quantità di parole tenere come amore e dolcezza e tesoro mio sicché ormai non poteva sussistere alcun dubbio che ciò non le piacesse addirittura parecchio e anche ad Antonio piaceva moltissimo si capisce […].
Invero per quanto accarezzarle il seno fosse azione straordinariamente bella e dolcissima non si poteva dire che fosse pure in ogni senso compiuta e difatti alla fine di tutto quell’accarezzare restava uno strato di tensione tanto più inquietante e insoddisfatta quanto più il contatto era stato intenso e lungo e insomma ci voleva molto poco a capire che v’era un’altra e più segreta parte del corpo di lei che chiedeva d’essere accarezzata con un abbandono e anzi un richiamo per così dire autonomo nel senso che lei mica doveva rendersene perfettamente conto ma che comunque era lo stesso efficace a tal grado che una mano d’Antonio prendeva infine coraggio e cercando una stretta via tra la gonna e il ventre di lei che peraltro si ritraeva per facilitarne il passaggio scendeva sempre più giù fino a trovare quel punto basso del grembo che sembrava attirarla e lì indugiava in carezze o in qualcosa di simile mentre in lei avveniva un che di poco chiaro come una specie d’irrigidimento cedevole o di cedevolezza contratta e smetteva anche di dire le parole tenere inquantoché si teneva le labbra a morsi forse temendo di mettersi a gridare e quindi respirava col naso sempre più frequentemente e in ultimo dopo una sconcertante rottura piena di brividi gli diceva basta e si lasciava andare in un rilassamento estenuato col volto ancora acceso e gli occhi smarriti ma molto più luminosi di prima, e insomma diventava tutta tenerezza dopo il suo solitario appagamento.
Giuseppe Berto
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allnews24 · 6 years
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La pulizia del sottoportico fa sparire il nido delle rondini
La pulizia del sottoportico fa sparire il nido delle rondini
L’altra sera garrivano nel loro solito nido, in un angolo tra muro e soffitto di corso Vittorio Emanuele all’altezza del vicolo San Rocco. Ieri mattina quel nido non c’era più: la parete era stata ben ripulita e, a testimonianza del passaggio dei piccoli ospiti, c’erano piumette sparse a terra e qualche rondine che cercava la sua casa perduta. Così testimonia Umberto…
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beltratto · 7 years
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Sottoportico con ciclamini bianchi
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lucianolucci · 7 years
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La Malamocco di Hugo Pratt: una porta verso l'Altrove
La Malamocco di Hugo Pratt: una porta verso l'Altrove (di Jacopo Giliberto , Sole24Ore)
Le vele “a chela di granchio” delle piroghe nel Mare Salato, la casa dorata di Samarcanda, la Manciuria, la Corte Sconta (detta Arcana), Buenos Aires, gli amba dell'Africa Orientale e Bahia sono concentrate nelle gocce di inchiostro e di acquerello che macchiano un vecchio tavolo grigio da disegno in un appartamento ingombro di libri e di opere d'arte a Malamocco.
È il tavolo da disegno su cui nacquero storie infinite di Corto Maltese e degli altri personaggi del pittore, artista e creatore di fumetti Hugo Pratt. La casa veneziana in cui visse e creò Hugo Pratt (1927-1995) è un condominio senza nome, come ce ne sono mille in Italia, e si trova a Malamocco, il borgo veneziano di pescatori e ortolani all'estremità dell'isola del Lido che conserva ancora il ricordo delle avventure del marinaio immaginario Corto Maltese.
Malamocco è una piccola Venezia, ma alla larga da Venezia. Una Venezia antichissima, che fu sede del dogado prima che il centro della città si trasferisse dov'è oggi; una venezietta con i pescatori, le barche e gli abitanti veri, una microvenezia senza le folle di turisti appiccicosi di sudore e arrossati. Malamocco ha tre piazze (piazza Maggiore, campo della Chiesa, piazza delle Erbe), alcuni canali e qualche ponticello, un palazzetto ducale con i leoni alati e i gonfaloni, i campielli i sotoporteghi e le calli, un forte circondato dal fossato, un rione moderno (il “canadà”), una scuola materna sospesa con palafitte sull'acqua, un paio di alberghi di dimensioni minute e di grande charme, due ristoranti e due “bàcari” per gli aperitivi con lo spriz, un gattile, un cimiterino circondato da paludi, molti orti e una produzione illimitata di zanzare. I confini del borgo sono da un lato il mare su spiaggia libera con gli scogli dei Murazzi e, dalla parte opposta, la laguna aperta che pare senza limite.
Il trono di Corto Maltese La caccia al tesoro lasciata da Pratt nella Malamocco sua e di Corto Maltese comincia nell'edificio in fondo a via Doge Galla, proteso sull'acqua come una nave: l'artista abitava nell'attico dalla cui terrazza pare di sprofondare sul mare aperto (a 100 metri verso levante) e sulla laguna più intima (a 100 metri verso ponente). Oggi chi vi abita non consente visite nemmeno alle troupe televisive più rinomate. Al pian terreno c'era lo studio immenso e luminoso, con le lavagne e le migliaia di libri e fogli e disegno.
Morto Pratt, l'open space è stato frazionato e dato in affitto. Al pian terreno a fianco di quello che fu lo studio dell'artista c'è ancora la casa-studio dell'allievo prediletto, il pittore e disegnatore veneziano Lele Vianello, che oggi ha 67 anni. Vianello lavora sullo stesso tavolo da disegno che era di Pratt, dalla superficie grigia e macchiata dalla fantasia. “Quando ho un dubbio compositivo chiedo a lui, a Hugo, immaginando come se mi rispondesse con i suoi consigli”, ricorda Vianello. A fianco del tavolo da disegno c'è la poltrona di vimini e midollino dallo schienale circolare enorme raffigurata molte volte nelle storie di Corto Maltese. Il trono di Corto Maltese su cui è vietato sedersi. E tutt'attorno, accumulati, i disegni in cui i due artisti – Pratt e Vianello – hanno creato mille storie che a qualcuno paiono di fantasia.
I luoghi di Hugo Pratt Fantasia? Pratt non era come lo scrittore Bruce Chatwin o come Emilio Salgari, il quale senza muoversi da Verona o da Torino tramite i romanzi di Sandokan fece sognare generazioni di italiani con le avventure dei pirati della Malesia create fantasticando sull'atlante geografico. Hugo Pratt invece no: aveva vissuto davvero nel Québec raffigurato nelle avventure degli irochesi, in Africa Orientale e a Dire Daua, a Buenos Aires, in Patagonia e nelle altri parti del mondo descritte, e aveva conosciuto le persone e gli eventi che paiono frutto di fantasia. Le storie e le persone che egli raccontava nei quadri a fumetti erano immaginarie e reali al tempo stesso. Ma per chi vive a Venezia o nel borgo di Malamocco la porta dell'Altrove è davanti agli occhi: sono stati spunti per avventure di Corto Maltese le scritte runiche misteriose scolpite sulla spalla della statua del Leone del Pireo all'Arsenale, la calle Amor degli Amici o la Clavicola di Re Salomone nel ritratto dell'imperatore bizantino Alessio Comneno, palazzo Van Axel che negli albi disegnati è una delle dimore preferite da Corto Maltese.
La Malamocco di Pratt raccontata da Lele Vianello
“Hugo arrivava a Venezia dallo studio di Losanna o di Milano per creare un lavoro che gli era stato commissionato: senza nemmeno passare per casa, portava la sua squadra di aiutanti - cioè la colorista Patrizia Zanotti e i disegnatori Guido Fuga e Lele Vianello – alla bocca di porto a guardare le navi”. Ecco un altro luogo prattiano di Malamocco, la bocca di porto, il passaggio attraverso cui entrano ed escono senza sosta portacontainer e panfili, petroliere e battellini di pescatori, barche a vela e navi da guerra. Per Pratt la bocca di porto, dove c'è la torre piloti e dove adesso si sta costruendo il Mose, è uno dei posti più belli di Venezia e del mondo. La vita di Corto Maltese a Malamocco passa anche per la trattoria da Scarso. Nell'album “L'Angelo della finestra d'Oriente” la trattoria viene raffigurata in alcune pagine, e il marinaio (come faceva nella vita reale il suo creatore Hugo) si fa servire sotto la pergola da Gino Scarso (la stessa sotto cui Corto Maltese amava pranzare). La trattoria esiste ancora, identica, ed è gestita dai figli di Gino. Alle pareti, fra i quadri, anche le opere donate da Hugo Pratt. Sono scomparsi invece, cancellati dal tempo, molti altri luoghi amatissimi dall'artista, come il ritrovo che frequentava nel sottoportico Povolato. Tanto fu generoso Pratt con Venezia (“Ha fatto innamorare di questa città metà della Francia”, ricorda Vianello), tanto avara con lui è Venezia che lo ricorda senza entusiasmo; al pittore è dedicata solamente la biblioteca comunale affacciata sull'acqua della laguna.  
I dieci dogi Di Malamocco, Pratt amava anche la storia antichissima e misteriosa. Era il porto degli antichi veneti, gli “èneti” raccontati da Omero; ai tempi dei romani, Metamauco era lo scalo marittimo di Padua (Padova). Le isole su cui sorgeva oggi sono sparite sotto fondale della laguna attorno all'attuale isoletta Ottagono Abbandonato, e la melma sott'acqua nasconde vasi antichi e reperti millenari. Fu una cittadina popolosa e vi ebbe sede la prima Venezia, con l'alternarsi di dieci dogi, finché la città cominciò a scomparire sott'acqua; dopo l'anno 800 il doge Angelo Partecipazio (decimo doge di Venezia) trasferì la sede della repubblica nelle isole di Rialto (l'attuale centro storico) e dal 1100 la cittadina si espanse sulle nuove isole dove si trova ancora oggi. Era sede di diocesi, poi spostata a Chioggia. Fino al 1883 Malamocco era il centro abitato più popoloso dell'isola del Lido ed era un Comune indipendente, oggi assorbito nel Comune di Venezia.
La passeggiata di Hugo Pratt La passeggiata che Pratt preferiva attraverso la sua Malamocco cominciava sul piazzale che fronteggia la laguna, dove ci sono le pensiline dell'autobus linea A e i moli d'attracco per i battelli (vista molto panoramica sulla laguna). Dopo una sosta al bancone del bar trattoria da Scarso, Pratt entrava nel borgo passando a fianco dell'antico palazzetto podestarile in stile gotico; dal campo della Chiesa con la parrocchiale di Santa Maria Assunta (XII secolo, rielaborata) e piazza Maggiore, egli camminava lungo la Merceria (a sinistra, suggestivo il sottoportico e la calle della Madonna). Uscito in piazza delle Erbe e passato il Ponte di Borgo, Hugo Pratt percorreva il giro del fossato del forte, soffermandosi a guardare il mare aperto dallo spalto dei Murazzi. Completato il giro del forte e ritornato in piazza delle Erbe, il geniale artista completava la passeggiata percorrendo l'ampio Rio Terà. Il piccolo Mose con le paratoie mobili che difendono dalle acque alte l'abitato di Malamocco, opere visibili dove i canali sboccano il laguna, sono stati realizzati successivamente alla scomparsa di Pratt. Talvolta il “padre” di Corto Maltese compiva brevi gite fino alla bocca di porto (località Alberoni) o sull'isola adiacente di Pellestrina, affascinante e lontana dai flussi turistici.
Come arrivare (e come arrivava Pratt) A Malamocco si arriva dal Lido di Venezia in autobus (linea A), in automobile (trasportata al Lido tramite i ferry boat Actv della linea 17 Tronchetto-Lido San Nicolò-Punta Sabbioni), in bicicletta (può essere noleggiata al Lido). Si può arrivare a Malamocco anche provenendo da Chioggia tramite la linea 11 dell'Actv, una particolare linea “intermodale” che usa tre mezzi diversi: comincia con un battello da Chioggia a Pellestrina, si trasferisce sull'autobus a Pellestrina, si sposta sul ferry boat nell'attraversare la bocca di porto di Malamocco. Hugo Pratt per arrivare nella sua casa di Malamocco era solito prendere la linee di navigazione Actv da Venezia fino al Lido e quindi salire su un'autovettura taxi per il tratto dal Lido a Malamocco.
Dove mangiare e dove dormire
Trattoria Al Ponte di Borgo, Merceria 27, 30126 Malamocco, +39041 770090. Trattoria da Scarso , piazzale Malamocco 4, 30126 Malamocco, +39041770834
Locanda da Scarso , piazzale Malamocco 4, 30126 Malamocco, +39041770911
B&B Ca' Noemi , Rio Terà Malamocco 32, 30126 Malamocco, +390412420040, www.canoemi.it
Albergo Ca' de Borgo , piazza delle Erbe 8, 30126 Malamocco, +39041770749, 
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#Repost from @fanocultura with @regram.app ... Un bellissimo particolare della monumentale tomba di Paola Bianca, prima moglie di Pandolfo Malatesta III, è un capolavoro di scultura tardogotica ad opera dello scultore veneziano Filippo di Domenico, ammirabile all'interno del sottoportico della Chiesa di San Francesco di #fano ...... #travel #traveling #TFLers #vacation #visiting #instatravel #instago #instagood #trip #holiday #photooftheday #fun #travelling #tourism #tourist #instapassport #instatraveling #mytravelgram #travelgram #travelingram #igtravel #love #beautiful #monument #me #art #cultura (presso Ex Chiesa San Francesco Fano)
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