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Che la mia misericordia possa prevalere sulla mia ira.
~Hadith~
-Raccolte di detti e azioni del Profeta Maometto-
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Sono una combattente…
Una combattente di Felicità.
Ho sconfitto i Mulini a vento dell’anima. Ho affrontato gli attacchi di panico e, a loro, ho detto: "Sono fragile, ma più forte di voi".
Ho guardato in faccia la paura e la solitudine abbracciandomi così forte da farmi male. Mi sono guardata allo specchio con tutti i miei limiti, i miei difetti, le mie ferite e ho detto alla mia immagine riflessa: "Fai di tutto per amarti perché sei la casa di questa cosa meravigliosa che è la tua anima".
Ho pianto così tanto da non avere più lacrime ma ho riso così di pancia da illuminare il mondo.
Ho amato tanto e non ho mai permesso al dolore, all’abbandono, agli amori non corrisposti di impedirmi di amare forte, di amare doppio, di amare ancora, di amare e basta.
Sono una combattente:
la Felicità è la mia vittoria.
- Letizia Cherubino, Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
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LA FAVOLA DEL MARE (da una lettura del filosofo Cacciari sula necessità della poesia).
Un ragazzo con un lento andare
cercava sulla riva del grande mare
il senso di quella distesa infinita
che sollievo dava alla sua vita
un senso si giusto, ma ben pesato
quando incontrò uno scienziato
che gli spiegò con fare dotto
cosa era il mar da sopra a sotto.
“Il mare è realtà non fantasia
è una riserva di energia,
il sole crea le nuvole bianche
loro corrono via mai stanche,
vanno nel mondo acqua a donare
con essa la vita fan germogliare.
L’acqua scende intensa o avara
diventa ora rivolo, fiumara
dona ricchezza gioia, dona vita
al mare torna mai stanca, sfinita!
Il mare quindi è energia infinita
una pila che mai è esaurita”
Il ragazzo ascoltava stupito
ma quanto detto dall’erudito
era giusto preciso, ma parziale,
era il noto, il vero il reale.
Continuò allora per la sua via
finché non trovò un gran dottore
della filosofia conoscitore
“Il mare esiste, come scienza dice,
della vita e origine e fattrice
alla terra, opposto lo penso
e dell’aria, molto più denso
ma con l’uomo non ha affinità
è acqua che va di qua e di là,
necessario per la sua utilità
però non ha nessuna santità,
è un oggetto non fondamentale
solo acqua, dei pesci e del sale
se ci chiediamo la sua necessità
capiamo che quindi non ne ha:
della natura e uno strumento
come la roccia o come il vento.”
Il ragazzo alla fine si allontanò
con pochi si e mille non so.
Mentre deluso sulla sabbia andava
vide un uomo che felice nuotava
Gli chiese “Scusa nuotatore
Tu che vi trovi gusto e sapore
dimmi del mare il significato
perché questo liquido manto
a guardarlo porta all’incanto
quale senso può mai avere
guardarlo e provar piacere?”
“il mare per quanto sia vecchio
Dell’anima di ognuno e lo specchio
lei lo guarda e vede dubbi, paure
sente le ansie quelle più dure
e quelle che sono meno vere
quelle false e quelle più sincere
e nel guardarle ne vede il confine
pesa quelle pure e quelle meschine
e capisce infine dove volgere la prua
in quale direzione è la sorte sua.
Questo lo capisci nell’esser poeta
non nello scrivere versi di seta
ma nel dare voce a quel che vede
l’anima tua, nel capir quanto crede
nel dar forma in modo sincero
a quel che è il tuo pensiero.
Per questo il gran mare è perfetto
perché cambia muta e l’effetto
di questo instancabile mutare
è un tuo continuo poetare.
Pensa alle albe quando si accende
e presto di blu tutto risplende
pensa alle tempeste, alla sua rabbia
che non potrai mai metter in gabbia
pensa al tramonto, il diventar quieto
e della luna esser l’amante lieto
Muta come l’animo nostro
ora è pace ora diventa mostro.”
Quando l’uomo ebbe finito
Il ragazzo lo guardò stupito
“Chi sei che ben hai definito
quanto scienziato ed erudito
non ha saputo voluto sviscerare
e per parte loro raccontare”
“Non sono un saggio o un profeta
come ogni uomo sono poeta
quanto non vedon scienza e filosofia
lo trova e lo dice la poesia”
THE TALE OF THE SEA (from a speech by the philosopher Cacciari on the need for poetry).
A boy with a slow walk, was looking on the shore of the great sea, the meaning of that infinite expanse, what relief it gave to his life, a correct but well-considered meaning, when he met a scientist, who explained to him with a learned manner, what it was the sea from above to below.
“The sea is reality not fantasy, it is a reserve of energy, the sun creates white clouds, they run away never tired, they go into the world of water to donate and with it they make life sprout. The water descends intensely or sparingly, now it becomes a trickle, the river gives richness, joy, it gives life to the sea, it never returns tired, exhausted! The sea therefore is infinite energy
a battery that is never exhausted"
The boy listened in amazement but what the scientist said was precise, but partial, it was what was known, what was true, what was real. He then continued on his way, until he found a great doctor, a connoisseur of philosophy
“The sea exists, as science says, of life origin and mother, to the earth, opposite, I think of the air much denser, but it has no affinity with man, it is water that goes here and there, necessary for its usefulness but it has no sanctity, it is a non-fundamental object
only water, some fish and some salt if we ask ourselves its necessity
we understand that it therefore has none: for the nature is an instrument like the rock or like the wind.”
The boy finally walked away with a few "yeses" and a thousand of " I don't know". While disappointed on the sand he saw a man who was swimming happily, he asked him "Sorry swimmer. You who find taste and flavor in it, tell me the meaning of the sea, because this liquid blanket, looking at it, leads to enchantment, what meaning can it possibly have, looking at it and feel pleasure?”
“the sea no matter how old it is, of everyone's soul it is the mirror, she looks at it and sees doubts, fears, feels the anxieties, the hardest ones, and those that are less true, the false ones and the most sincere ones, and in looking at them he sees the boundaries, weighs the pure ones and the petty ones and finally understands where to turn his bow and in what direction his fate lies. You understand this in being a poet, not in writing silken verses, but in giving voice to what your soul sees, in understanding what it believes, in sincerely giving shape to what your thoughts are. This is why the great sea is perfect, because it changes and the effect of this tireless change is your continuous poetry. Think of the dawns when it lights up, and soon everything shines blue, think of the storms, of its anger, which you will never be able to put in a cage, think of the sunset, the becoming quiet and of the moon being the happy lover Mute like our soul , now it's peace, now it becomes a monster.”
When the man finished, the boy looked at him in amazement.
“Who you are that you have well defined, as a scientist and scholar, he was unable to dissect, and for their part to tell”
“I am not a sage or a prophet, like every man I am a poet, what science and philosophy do not see, poetry finds and says”
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Vorrei un uomo
Un uomo che lasci le sue impronte accanto alle mie
Che m’incontri posando il suo sguardo là dove io lo poso
Che mi baci in punta di labbra
Che mi sorrida dicendomi Buongiorno al mattino
E che mi auguri Buonanotte dandomi un bacio sulla fronte
Un uomo che creda
che gli alberi hanno una voce
e che posso sentirla
Che tenendo una pietra tra le mani ne vedo il colore dell’anima
Che il crepuscolo è un’ancora rosa posata sul mare
che il sole leva
mentre il giorno scivola nella notte
Un uomo che non mi faccia piangere
e che se piango mi asciughi il viso con le mani
Un uomo con cui consumare i tacchi delle scarpe per le passeggiate
scalcagnarle su una battigia d’inverno
Un uomo che sorrida
dell’inclemenza del tempo sul mio viso
sul suo viso
che è anche il suo
che è anche il mio
Su uno specchio condiviso nella stessa casa
Un uomo che abbia una riserva infinita di baci
Due su ciascun occhio
Due su ogni capello
Vorrei un uomo con cui ridere
Vivere
Morire
un solo attimo prima di lui
per non vederlo morire
per chiudere i miei occhi sul mondo con la sua immagine
le nostre immagini
incise nel mio sguardo.
Un uomo che mi ami
Un uomo d’amare
Da abbracciare
Che nel mio abbraccio senta il nodo inestricabile delle nostre anime
Che non abbia il pudore del pianto
perché il dolore ha pudore
ma si spoglia davanti all’Amore
Che sappia che accanto a me non sarà mai solo
Perché so come attraversare il tempo e raggiungere le distanze del silenzio
Ci camminerei dentro lieve adornandolo di carezze.
Quelle mai chieste
Desiderate
E mai avute
Un uomo che si fidi
Che abbandoni il capo sul mio petto
Per sentire le mie labbra su ciascun capello
Sulle lacrime tra le ciglia
Un uomo che sentirei d’amare guardandolo dormire
Senza sentirmi sola
Senza sapere che sta dormendo.
Vorrei un uomo.
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È un momento in cui non mi piaccio.
E sono piena di insicurezze.
È un momento in cui, se mi guardo allo specchio, mi trovo orrenda e - se mi guardo dentro - navigo in un mare di disistima, fastidio, tristezza.
È un momento in cui sono parecchio stanca e non ho una gran voglia di andare incontro agli altri e vorrei solo essere capita, capita e coccolata, senza però dover chiedere niente.
È un momento in cui va tutto storto o non va come vorrei o come meriterei che andasse.
È un momento in cui dico “non importa” o “non ti preoccupare”, ma importa tutto e vorrei che qualcuno si pre-occupasse di me.
È un momento in cui mi concedo di essere fragile e di piangere e di visitare tutte quelle ombre dell’anima che sono il contraltare della luce che mi accompagna.
È un momento in cui mi aspetto di essere amata, anche solo a ricompensa di tutto l’amore donato.
È un momento così.
Capita.
(Letizia Cherubino)
🎩💜🩵👗
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Con gli anni si confermano le mie naturali certezze con le quali ho fatto a cazzotti pensando di essere sbagliata, intransigente, malata, non affidabile e quindi non lucida nelle mie reazioni.
Ma la verità è che mi accorgo che la mia incomunicabilità col prossimo si interrompe sempre nell’esatto momento in cui il prossimo non ha un vissuto particolarmente difficile.
Possiamo rigirarcela come vogliamo, e mi dispiace fare questo discorso perché non voglio far passare le “sfighe” esistenziali come un qualcosa che ti rende necessariamente superiore. Infatti qui non si tratta di sentirsi superiori, si tratta di non capirsi, si tratta del fatto che anche coloro che ti amano, se non hanno vissuto certe cose sulla loro pelle, non capiranno mai. C’è proprio un’incomunicabilità alla base. Per contro, tutte le persone (nessuna esclusa), con le quali ho interagito negli anni che hanno vissuto senza mezzi termini l’inferno in terra non c’è mai stato un momento in cui non mi sia sentita compresa o anche solo legittimata a reagire in un certo modo. Io penso che da qualche anno la narrazione che si fa sull’essere funzionali nella vita, sul trovare il lato positivo, sull’andate avanti in un modo o nell’altro, sul non fermarsi mai, siano dovute al fatto che la gente (non la società), ma le singole persone, ad oggi, non sono più disposte a soffrire per cinque minuti. Non reggono l’horror vacui, e quindi si nutrono di tutto quello che possono per evitare il problema, evitare i pensieri.
Purtroppo a me non è stata data questa attitudine, io non riesco a guardarmi in faccia se so che c’è qualcosa che non va in me o in coloro che mi circondano, non riesco a guardarmi Netflix se sono addolorata per un’amica, una relazione conclusa, non riesco ad avere quel piglio di chi ti dice “Esci e vai a fare una passeggiata!” Non ce l’ho, perché ho imparato, da qualche tempo, che il dolore, di qualsiasi natura, è parte integrante della vita di ciascuno, e quindi dobbiamo farci i conti e sentirlo, altrimenti vivremmo magari una vita felice e accomodante, ma non autentica, finta. In sostanza: avremmo davvero buttato la nostra esistenza attraverso lo sforzo di non pensare mai, non soffrire mai, non sentire mai; e che alla fine, per questo, riesce più facile sentirsi capiti da chi quel dolore lo prova ogni giorno. E forse è proprio così che si risale.
Io delle persone che mi dicono di pensare positivo, persone che stimo, che ho amato, persone a cui voglio un bene dell’anima, a questo punto della mia vita: non so che farmene. È legittimo che voi andiate via se la cosa comincia a essere pesante per voi, è legittimo però che io rimanga fedele a me stessa. E quando mi guardo allo specchio io mi riconosco. Voi, dubito.
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Che vuoi da me, ritratto, ardente viso,
pupilla come l’ape del mattino,
guancia che sottilmente sulla tempia
sfuma in sorriso? Mi torturi invano
col tuo splendore. Nulla che si compia
rimane intatto: a renderti divino
era l’attesa. E questo volto umano
che m’affronta ogni sera dallo specchio,
ogni sera più nudo, prosciugato
sulle crepe dell’anima: io l’accetto.
Dunque perché il tuo palpito mi strazia?
Che vuoi da me, ritratto
di quand’ero ragazza?
Fernanda Romagnoli
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Quante maschere e sottomaschere noi indossiamo
Sul nostro contenitore dell’anima, così quando,
Se per un mero gioco, l’anima stessa si smaschera,
Sa d’aver tolto l’ultima e aver mostrato il volto?
La stessa maschera non si sente come una maschera
Ma guarda di fuori di sé con gli occhi mascherati.
Qualunque sia la coscienza che inizi l’opera
Sua, fatale e accettata sorte è l’ottundimento.
Come un bimbo impaurito dall’immagine allo specchio
Le nostre anime, fanciulle, rimangono disattente,
Cambiano i loro volti conosciuti, e un mondo intero
Creano su quella loro dimenticata causa;
E, quando un pensiero rivela l’anima mascherata
Esso stesso non va a smascherare da smascherato.
Fernando Pessoa, da 35 sonetti, 1918
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Per Sempre
In quel Luogo Sconosciuto e da Fiaba a cui la loro immaginazione da sola non sarebbe mai arrivata, la dove ogni cosa è possibile e la Rosa Profuma nel Silenzio e nel Respiro dei Corpi bagnati dal loro Sudore per quella Frenesia che imprevista, apparsa diventa piena di Baci e Carezze, impregnata d’Amore e di Sesso che ogni Apice raggiunto diveniva un Lento tornare a Guardarsi.
Mentre tutto ritorna sotto controllo, Guardi ancora gli Occhi, Specchio Sublime, Dolce e Perverso torna ogni gesto per quell’Ossessione Reciproca del Cercarsi con le Mani, per Toccare maliziosamente quegli Angoli Bui, Sensuali per quel Piacere Condiviso, cercato Sempre e Illimitatamente per quel Bisogno continuo e Naturale pieno di Voglia, ricco di Desiderio, pervaso di Coccole Disinibite, un tempo Voluto, Cercato, Trovato e Donato col Cuore.
Quel cuore che Curato, Salvato è ora Innamorato di quella Follia Libertina, a quel Fedele Pensiero Stupendo e Volgare allo stesso momento ma Elegante e Prepotente che Dolcemente prende per la Testa e da quell’Emozione che porta al Batticuore a quella Vibrazione dell’Anima che Persa nel cercare, nel Trovare quella Fusione Sublime dei Corpi, in quel Tutt’uno che nel Godere dell’Appartenersi, nell’Essere un Unico Caos da Parecchio Tempo cercato che, Troppo Poco era il tempo di quel piacere che avevano consumato.
Ora quel Giusto, Intenso Possesso esercitato in modo Reciproco Sempre più Provocante ed Esigente era entrato nel loro sangue e nel cercare Di Tutto, Di Più, dentro Di Lui era diventato Incontrollabile e per lei Insaziabile, quello che di lui era Perdutamente in Lei.
Lui, Moriva, Viveva, Rinasceva ogni istante, ogni momento, in quel Finalmente Uniti, Insieme, Per Sempre.
RelaxBeach© (Tutti i Diritti Riservati.) 27/08/2023
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Tutti dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima e allora vorrei sapere cosa vi dicono i miei. Scrivetemelo nei commenti qua
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Si spalancano laghi di stupore
a sera nei tuoi occhi
fra lumi e suoni:
s’aprono lenti fiori di follia
sull’acqua dell’anima, a specchio
della gran cima coronata di nuvole…
Il tuo sangue che sogna le pietre
è nella stanza
un favoloso silenzio
Antonia Pozzi
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"È un momento in cui non mi piaccio.
E sono piena di insicurezze.
È un momento in cui, se mi guardo allo specchio, mi trovo orrenda e - se mi guardo dentro - navigo in un mare di disistima, fastidio, tristezza.
È un momento in cui sono parecchio stanca e non ho una gran voglia di andare incontro agli altri e vorrei solo essere capita,
capita e coccolata, senza però dover chiedere niente.
È un momento in cui va tutto storto o non va come vorrei o come meriterei che andasse.
È un momento in cui dico “non importa” o “non ti preoccupare”, ma importa tutto e vorrei che qualcuno si pre-occupasse di me.
È un momento in cui mi concedo di essere fragile e di piangere e di visitare tutte quelle ombre dell’anima che sono il contraltare della luce che mi accompagna.
È un momento in cui mi aspetto di essere amata, anche solo a ricompensa di tutto l’amore donato.
È un momento così.
Capita."
Letizia Cherubino
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Il tuo corpo era caldo, per questo emetteva luce. La luce che emette il calore del corpo femminile quando vuole fare l’amore.
Questa luce tu la chiami passione, ma per me è solo luce.
Dopo che hai preso tutto di me, lasci una traccia come un’ aura.
Tu non crederai, ma questa aura è la tua anima.
Ok fai l’amore con l’anima, che non è per dire “passione” come quando si dice ci ha messo l’anima in questo o in quello. E’ la tua anima che cerca di raggiungere quella di un altro, la mia magari, attraverso l’uso del corpo.
Per quello baci. Il rapporto orale è il modo più ancestrale di conoscere il mondo, ed è così ancestrale che ti bagni, e lo sai, poi bevi e conservi e sei contenta, lo sai, quindi lo sai, lo intuisci nel profondo del tuo io che è ancestrale.
Quando neghi il rapporto tra corpo e anima, e poi tra anima e amore, il tuo sguardo si fa maliconico, pieno di ombre. Cupo.
Mi dici non facciamo l’amore, porca miseria? E ti chini sul mio corpo, mi doni i tuoi seni che, accidenti, dire che sono sensuali è dire poco. Li riempi del fiore della tua vita, sono sodi come meloni, e per quello devi dire grazie alla natura, e mi dai il resto.
Riprendi il corpo dell’anima, o meglio l’anima del corpo, con la bocca incerta. Ti adeschi ti addentri in zone sconosciute del nostro io.
Essendo l’anima uno spirito, subito se ne va. Quindi dopo 10 minuti ne vuoi ancora.
Allora ti allarghi, me la dai, entro nelle tue viscere e ancora mi dai il fiore della tua essenza come persona, anima ancora, e mi viene da ridere quando gli amici mi raccontano delle loro prestazioni sessuali, direi meschine e pessime se tu ascolti me, che sono alla fine sfoghi, sono schizzi di pollack sul muro delle sue pareti vaginali, è niente come l’aranciata Fanta in estate, ti lascia un senso che non ti sei dissetato e devo dissetarti di nuovo, è insoddisfazione è paura è vuoto, è cometa, mentre l’amore è invece conoscere il contenuto dell’altro e prendersi quella porzione ancestrale del suo io che non si esprime certo con la posizione sociale, o il cervello, o la cultura; è quello che sei senza orpelli, e quindi se il tuo corpo batte tamburi ignoti, se ballla al ritmo dell’amore intuitivo, se esprime profumi di zafferani, se il tuo seno rimbalza tanto è teso, la tua vagina si inonda e i tuoi cappelli si arricciano sul mio viso, è solo quel che sei e non quello che la società ti ha costruito sopra.
Quando invece arrivava Erika con la sua stance da modella perfetta, le sue pose da demì-bisessuale, che poi è solo timore di essere posseduta da qualcuno, mista a quella certezza di non volere dare nulla di sè a nessuno, che poi è una anoressia dell’io, quella pura assenza di tutto che poi si fa vizio, fumo, canna, vino sballo e ironia, e paura di darsi, quello Erika non è dare l’anima ma refrigerarla per conservarla, per cosa e chi? se non ci fai nulla io credo per la morte.
Che poi ti affascina. Quando me lo succhiavi, lo facevi per morire, non per dare.
Era il canto sotterraneo del desiderio di morte.
Eros e morte, il potere della vita nella tua gola si faceva potere del tuo culo di darsi, che poi è disagio alla fine nel tuo caso, o forse nel caso di tutti, perchè alla fine è quello per non volere dare altro, è bocca per non darla, è bisessualità perchè l’amore lesbo è non rimanere incinte, è paura della violenza, perchè alla fine Erika, sei impaurita, sei terrorizzata dalla tua fragilità, sei sensibile e lo sai, e uccidi la tua intelligenza, mieti quello che sei con l’ironia, l’assenza, il sarcasmo, ti umili ti dichiari non interessante, dici che non sei niente, e ti difendi con una maschera “del cazzo”, e ti fai un ennessimo tatuaggio, sulle gambe e sulle braccia sul monte di venere, poi ti siedi allo specchio ti fotografi a gambe aperte la figa, coperta dalla gonna, ma conta il simbolo prima del segno, anche se coperta ,quello è quello che è, e quello che fotografi, e il corpo segnato da mille colori, la posizione sgraziata che dicono questo, sono un bambino e puzzo, mi odi perchè puzzo e puzzo perchè ti odio, ed è tutta una finzione una maschera, odi solo essere una persona perchè le persone sono fragili e tu sei fragile e ogni fragilità incide la tua anima, lascia un segno una cicatrice che non si vede, e quindi tu la abbellisci, la rovesci la situazione offendendo il nemico con un tatuaggio alla mahori, tiri fuori la lingua come i guerrieri Inca per spregio, sprezzo, rumore e per incutere paura, ma è tutto così infantile.
Alla fine sei solo te. E quello non puoi difenderlo.
E neanche io posso difendermi, Erika.
Mentre lei quando invece si siede vicino a me e si adagia lentamente sul mio corpo e riempie il corpo mio con la sua anima, e mi chiede l’anima indietro anche se io sono più impaurito di un serpente freddo, onestamente, e lei si ciba ma degli spiriti interiori, e il suo corpo diventa calore, luce emette quella luce che dà la vita, una luce che ha nelle paure il senso delle cose, ma che ingoia paure e corpi e sensazioni nello spirito per trasformarlo in altro, per darglio vita per cibare vita per essere vita.
Ecco io e te Erika, non siamo nessuno di fronte a questo.
E questo ci spaventa. Ma tu non lo sai.
Anzi lo sai ma ti senti in trappola, tu come me, e quindi fingi di non saperlo e allora un altra foto su Instagram che non vuol dire niente, se non swag e paura, tatuaggi e ritrazione, incoscienza e rottura, menefreghismo e andate tutti a fare in kulo perchè io so io e voi non siete un cazzo, e vuoto a perdere.
Non sto insultando te, ma me, noi, tutti. Questo vuoto a perdere è il presente, questa paura oggi, e l’oggi del cazzo. Questo vuoto è la vita. che non conta un cazzo, ma la viviamo lo stesso.
E tu?
Metti una corona sulla testa, una sul mio cazzo, le tue perfette labbra, la perfetta pelle di alabastro biondi, e succhi. E più lo fai più ci svuotiamo di senso anima e futuro.
Tu succhi, io muoio. Amen.
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1.2. Mndrk
Lo specchio che tutti hanno
Mi è capitato di fermarmi sulla riva di uno stagno, guardando l’acqua, ho riflettuto sul riflesso che questa crea
La capacità di ricreare quasi perfettamente ciò che la circonda, è semplicemente magico, unico. Un po’ come un grande specchio, ma nato da lacrime di,ormai quasi scomparsi, pensieri umani
Ma come un piccolo sasso, basta a far deformare lo specchio d’acqua, anche un solo brutto pensiero, basta a deformare il nostro specchio, quello dell’anima e dello spirito.
Rifletteteci ♡
PensieridallOnirico.
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Nella mia vita ho sempre dato più importanza a quello che mi dicevano gli occhi 👀 delle persone che frequentavo..e ho imparato, ho apprezzato e ho amato tanto! È proprio vero, gli occhi sono lo specchio dell’anima! 😘 🎩🌹☕️
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