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#teatro mancinelli
filmap · 7 months
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Io la conoscevo bene / I Knew Her Well Antonio Pietrangeli. 1965
Boxing Teatro Mancinelli, Corso Cavour, 122, 05018 Orvieto TR, Italy See in map
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opera-ghosts · 3 months
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March 9. 1844, 180 years ago the premiere of Verdis Opera “Ernani” at Teatro la Fenice in Venice. Here you see the original castlist from the second performance from this opera at the The Metropolitan Opera 1903. Conductor was Mr. Luigi Mancinelli.
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Sospeso spettacolo teatrale a Orvieto dopo sisma 3.6
È stato avvertito anche a Orvieto il terremoto di magnitudo 3.6 registrato nella serata di mercoledì nella zona di Allerona. In città era in corso uno spettacolo al teatro Mancinelli e in seguito alla scossa tutti gli spettatori sono stati fatti precauzionalmente uscire. Tra loro anche la sindaca Roberta Tardani che ha deciso per il rinvio della rappresentazione. “Al momento non risultano…
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agrpress-blog · 6 months
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Debutterà mercoledì 6 dicembre 2023 in prima nazionale al Teatro Mancinelli di Orvieto (TR) la pièce di W. D. Home e M. G. Sauvajon L’anatra all’arancia, regia di Claudio Gregori - in arte “Greg” - ed interpretato da Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino e Antonella Piccolo. L’anatra all’arancia è un classico feuilleton in cui i personaggi si muovono algidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti. Tuttavia, ogni mossa dei protagonisti ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco ed il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola, all’Amore, poiché è di questo che si parla. L’anatra all’arancia è una commedia che afferra immediatamente lo spettatore/spettatrice e lo/la trascina nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene. L’anatra all’arancia di W. D. Home e M. G. Sauvajon - regia: Claudio Gregori; interpreti: Emilio Solfrizzi, Carlotta Natoli, Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino, Antonella Piccolo; scene: Fabiana Di Marco; costumi: Alessandra Benaduce; disegno luci: Massimo Gresia; produzione: Compagnia Molière, in coproduzione con Teatro Stabile di Verona - dopo il debutto di mercoledì 6 dicembre 2023 al Teatro Mancinelli di Orvieto, proseguirà la sua tournée a Borgo San Lorenzo (FI) - Teatro Giotto, giovedì 7 dicembre -, Massa (Teatro Guglielmi, venerdì 8 e sabato 9 dicembre), Sondrio (Teatro Sociale, lunedì 11 dicembre), Verona (Teatro Nuovo, da martedì 12 a venerdì 15 dicembre), Bellinzona (in Svizzera) - Teatro Sociale, sabato 16 dicembre - San Donà di Piave (VE) - Teatro Metropolitano Astra, mercoledì 20 e giovedì 21 dicembre -, Roma (Teatro Quirino, da sabato 23 dicembre 2023 a domenica 7 gennaio 2024), Firenze (Teatro della Pergola, da martedì 9 a domenica 14 gennaio 2024), Barga (LU) - Teatro dei Differenti, martedì 16 gennaio 2024, Pietrasanta (LU) - Teatro Comunale, mercoledì 17 gennaio -, Cortona (AR) - Teatro Signorelli, giovedì 18 gennaio -, Grosseto (Teatro Moderno, venerdì 19 gennaio), Grottaglie (TA) - Teatro Monticello, mercoledì 24 gennaio,San Severo (FG) - Teatro Giuseppe Verdi, giovedì 25 gennaio -, Foggia(Teatro Giordano, venerdì 26 e sabato 27 gennaio), Concordia sulla Secchia (MO) - Teatro del Popolo, martedì 30 gennaio -, Cattolica (RN) - Arena della Regina, mercoledì 31 gennaio - Guastalla (RE) - Teatro R. Ruggeri, giovedì 1° febbraio 2024 -, Bologna (Teatro Duse, da venerdì 2 a domenica 4 febbraio), Pescara (Teatro Circus Visioni, martedì 6 e mercoledì 7 febbraio), Vicenza (Teatro Comunale, venerdì 9 e sabato 10 febbraio), Scorzè (VE) - Teatro Elios Aldò, domenica 11 febbraio -, Cesano Boscone (MI) - Teatro Cristallo, giovedì 15 febbraio -, Tortona(AL) - Teatro Civico, venerdì 16 febbraio -, Asti (Teatro Alfieri, sabato 17 febbraio), Venaria Reale (TO) - Teatro della Concordia, domenica 18 febbraio -, Verbania (Teatro il Maggiore, lunedì 19 febbraio), Brugherio (…) - Teatro San Giuseppe, martedì 20 febbraio -, Crevalcore (BO) - Auditorium primo Maggio, mercoledì 21 febbraio -, Cento (FE) - Auditorium Pandurera, giovedì 22 febbraio -, Urbino (Teatro Sanzio, venerdì 23 febbraio), Pollenza (MC) - Teatro Verdi, sabato 24 febbraio - Azzano Decimo (PN) - Teatro Marcello, mercoledì 28 febbraio -, Trieste (Teatro Orazio, da giovedì 29 febbraio a domenica 3 marzo 2024), Modica (RG) - Teatro Garibaldi, sabato 9 e domenica 10 marzo -, Catania (Teatro Verga, da martedì 12 a domenica 17 marzo), Caltagirone (CT) - Teatro Antaris, lunedì 18 marzo 2024 - Reggio Calabria (Teatro Cilea, mercoledì 20 marzo), Cittanova (RC) - Teatro Gentile,
giovedì 21 marzo -, Lamezia Terme (CZ) - Teatro Grandinetti, venerdì 22 marzo -, Cassano Jonio (CS), sabato 23 marzo -, Brindisi (Nuovo Teatro Verdi, domenica 24 marzo), Monopoli (BA) - Teatro Radar, lunedì 25 marzo -, Alghero (SS) - Teatro Civico, giovedì 4 aprile 2024 -, Olbia (SS) CineTeatro, venerdì 5 aprile -, Oristano (Teatro Garau, sabato 6 aprile), Carbonia - Teatro Centrale, domenica 7 aprile.
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niconote · 10 months
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:: Pausa Estiva :: Arrivederci a settembre, con nuovi progetti nel gorgo :: Giovedì 7 settembre debutto a Mantova ospite del Festival Letteratura al Teatro Bibiena con AN DIE UNERKANNTE / ALLA SCONOSCIUTA. Poi il 14 a Ravenna tra Dante e la canzone d'autore insieme al jazzista alessandro di puccio, il 16 un salto a Riva del Garda a Intermittenze festival  insieme a Luca Scarlini per RESPIRO uno storytelling poetico su Thomas Bernhard. A fine settembre riparte SYNTONIC, il mio programma mensile su Radio Raheem e riprendono anche le lezioni sulla voce a Bologna che tengo allo Lo Studio Spaziale. Seguirà a ruota, e lo dico con grande emozione, la finalizzazione della ristampa in vinile dell'album dei Violet Eves PROMENADE del 1988, una ristampa di Saifam a cura di Roberto Mancinelli, che vi annuncio sarà in uscita ad ottobre. In progress! Arrivederci a settembre,  N*
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effepicomunicazione · 11 months
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Ad Orvieto la VII edizione del Festival della Piana del Cavaliere
L’Orvieto Festival della Piana del Cavaliere, in programma quest’anno dall’8 al 17 settembre,accenderà ancora una volta il Teatro Mancinelli con due settimane di musica, arte e teatro.Anche in questa VII edizione il Festival esalterà il territorio di Orvieto, dal grande valore storico eculturale, incrementandone la proposta artistica con la musica classica e sinfonica e con unprogramma ricco ed…
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umbriajournal · 1 year
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06 Teatro Mancinelli, oltre 6.500 spettatori per la stagione Sipario! from Umbria Journal TV on Vimeo.
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vinotv · 1 year
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Durante l’ #umbriajazz , all’interno dello splendido @teatromancinelli , uno dei luoghi più rappresentativi della storica città di #orvieto , ho avuto l’onore oltre che il grande piacere, di condurre una #degustazione sui vini prodotti in questa terra dal profondo legame con il vino sin dall’epoca degli antichi #etruschi . Questa curiosità, che si ritrova nei molteplici richiami alla vite presenti sulla facciata del #duomo e sugli affreschi dei più bei palazzi del paese, così come nei sorprendenti #cunicolisotterranei simbolo non solo una viticoltura spinta, ma anche della lungimiranza di sfruttare l’altezza delle imponenti rupi tufacee e l’utilizzo di metodi di produzione all’avanguardia, testimonia un territorio altamente vocato e prescelto con saggezza, che oggi, grazie al grande lavoro del @consorzioviniorvieto e a quello dei produttori, sta vivendo una seconda rinascita. Con il prezioso supporto di @mauriziodante_filippi , del presidente del Consorzio #vincenzocecci e della vice @giuliadicosimo , abbiamo evidenziato attraverso l’assaggio di 10 etichette simboliche, le peculiarità che rendono questo territorio straordinario, oltre a leggerne le sfumature, la grande versatilità stilistica e la presenza di 4 diversi terroir. A fare da padrone sicuramente sono i vitigni Bianchi, in particolare #grechetto e #procanico (alias #trebbianotoscano ) che costituiscono la base principale dell’ #orvietodoc , la denominazione nata nel 1971 con un disciplinare che negli anni ha subito numerose variazioni proprio per garantire una qualità crescente e al passo con i tempi, anche grazie ad un comitato scientifico, presieduto da @riccardo.cotarella . Un bel viaggio tra Vino, Arte e cultura, reso ancora più coinvolgente dagli stacchi musicali del Maestro #RiccardoCambri dall’impeccabile servizio della @fisarorvieto . In degustazione: @lacarraia @cantina_lapone @bigi @castellodicorbara @argillae @cardeto1949 @altarocca_wine_resort @montegiove @famigliacotarella @barberaniwine (presso Teatro Mancinelli Orvieto) https://www.instagram.com/p/CnekvOltS-Z/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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usmaradiomagazine · 2 years
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I fumi della fornace – festa della poesia IV edizione Nasce il canale podcast de I fumi della fornace. La festa della poesia curata da Congerie. Usmaradio è presente. Testimonianze, conversazioni, approfondimenti con protagonistə della festa. «Di un pugno di sabbia faremo l’inizio di un giardino come, di tutti i granelli di silenzio, abbiamo fatto, dopo l’esodo, il nostro cielo.» Ancora un cominciamento, ancora un viaggio verso l’ignoto: un quarto capitolo che fa del deserto il luogo di costante interrogazione del possibile. Con le parole del poeta Edmond Jabès s'inaugura la quarta edizione dei "Fumi della fornace" che si svolgerà dal 26 al 28 agosto 2022 a Valle Cascia, piccola frazione del Comune di Montecassiano divenuta una specie di cantiere permanente dove si agitano e si incontrano vitalità provenienti da tutta Italia.  Tra gli ospiti: Luigi Lo Cascio con un suo intervento intitolato Sul deserto; letture di Ida Travi, Franca Mancinelli, Rosellina Massi Scataglini, Graziano Graziani ed Emanuele Franceschetti; concerti di Canio Loguercio, Roberto Paci Dalò e La Macina. Ad apertura delle giornate una serie di tavole rotonde dal titolo Isola e isole - dialoghi per il mondo a venire che ospiteranno Matteo Meschiari, Paolo Godani, Fabio Condemi, Alessandro Mazzi, Francesca Matteoni e Adriano Ercolani. Tra i progetti ospitati:- La specie storta. Terzo movimento: fossili di rivoltaA partire dal 2020, Congerie ha dato vita a La specie storta, un rito teatrale collettivo in tre movimenti orchestrato da Giorgiomaria Cornelio e Lucamatteo Rossi. Quest’anno il capitolo conclusivo indaga l’età matura e la stortura come marchio costitutivo. Il progetto si è costruito attraverso un lavoro teorico attorno al tema dell'infanzia degenerata, aperto a molteplici contaminazioni, oltre che a una sperimentazione sul campo insieme al gruppo di performer, scenografi e ricercatori che compone Congerie. Tratto costitutivo di questo progetto è il rapporto con il territorio: il lavoro è stato concepito nel segno di una radicale riattivazione dei luoghi della frazione, volto a coinvolgere la comunità in un esercizio teatrale aperto. Voce e musiche di Omero Affede con Enrico Bordoni e Isabella Carloni. Le scenografie sono di Luca Luchetti ed Elena Martusciello. I costumi sono disegnati e realizzati dalla Casa di moda Mavranyma. -Dimora sul limite. Passaggi per organismi diffusi Progetto curatoriale di Diana Caponi e Giulia Pigliapoco, che prende avvio dalle domande: "Si può contenere il deserto? Come si è nomadi se il viaggio è immobile, inatteso, sotterraneo, impercettibile? Interrogativi che si riflettono nella serie di strutture mobili progettate dall’architetto Lorenzo Malloni che popoleranno la festa e saranno attraversate da pratiche interdisciplinari, performance e installazioni che ripensano il modo di abitare partendo dal deserto; ovvero come l’architettura, il luogo, i corpi possano ridisegnare, costruire, mappare, inventare nuovi spazi o plasmarli. Un'indagine sull'abitare, e sulle sue crisi. Tra gli ospiti: Cristina Kristal Rizzo, dance-maker attiva sulla scena della danza contemporanea e tra i fondatori dello storico collettivo Kinkaleri, con il quale ha collaborato attraversando la scena performativa internazionale; Lucia Amara, teorica dell’arte scenica particolarmente interessata alla sperimentazione tra teoria e pratica e tra i critici chiamati da Romeo Castellucci alla Biennale Teatro di Venezia del 2005. Tra gli artisti anche Gaetano Palermo, Mauro Campagnaro e Roberto Paci Dalò (con l’opera Lament presentata alla Biennale Arte e prossimamente a Cafè Oto Londra). -Rubina Giorgi. La scena del possibile: teatro, symbolon e corrispondenze Mostra a cura di Valentina Lauducci che raccoglie l’eredità di Rubina Giorgi, studiosa che ha dedicato la propria vita alla ricerca di un’idea altra dell’uomo e del mondo. Filosofa, poetessa, docente universitaria, saggista, scomparsa nel 2019, ha vissuto gli ultimi diciannove anni a Macerata, rappresentando un punto di riferimento per gli artisti del territorio. Nella sua sterminata produzione, Giorgi ha dato alle stampe libri imprescindibili come Esercizi 1 per la storica “gialla” Feltrinelli e Figure di Nessuno, saggio di ispirazione per intellettuali alla stregua di Michel de Certeau. In mostra, testimonianze della sua collaborazione con il critico teatrale G. Bartolucci e alcuni dei più importanti gruppi teatrali d’avanguardia della scena italiana (Socìetas, Il Carrozzone/Magazzini Criminali, Teatro Rebis, Sperimentale Teatro A), corrispondenze private inedite e non con figure eminenti del panorama artistico italiano (L. Saffaro, A. Tagliaferri, S. D’Ambrosio, E. Grasso, D. Brancale, F. Ermini, A. Fazzini). Un omaggio nel segno delle “Corrispondenze dalla villeggiatura”, rassegna dedicata ai roveti ardenti (agli artisti spirito-guida, ai maestri) dell’impianto filo-poetico del festival, che quest'anno renderà omaggio anche al poeta Franco Scataglini, con un intervento serale al Parco della Poesia di Rosellina Massi Scataglini. -Il fiume non canta più Una mappa fotografica di Gianmaria Pennesi, a cura di Valentina Compagnucci. La mappa fotografica comprende una precisa area geografica delle Marche, quella del fiume Aso, dei Comuni da esso bagnati e del torrente Menocchia. Ciò che oggi rimane dell’antico mondo contadino sono le case: nuove possibili esistenze e riscoperte di quei luoghi dimenticati e abbandonati dallo sviluppo. Immagini della vita mutata in cui tutto è così come vive. Elogio all’incolto, alla dignità di ciò che resta. Per il primo anno I fumi della fornace ospiteranno anche un nuovo progetto sonoro che si svolgerà al termine di ogni giornata a partire dalle ore 23:30: Universo a sonagli è curato da Andrea Balietti e Simone Doria e ospiterà Babau, Jadhbadjk e Carolina Martines. La direzione artistica del festival è di Giorgiomaria Cornelio, Valentina Compagnucci e Lucamatteo Rossi. Il manifesto di quest’anno è stato disegnato da Roberto Paci Dalò. La festa è sostenuta dalla Regione Marche e dal Comune di Montecassiano, ed è patrocinata dai Comuni di Macerata, Appignano, Treia e Porto Recanati, e dall’Accademia di Belle Arti di Macerata. www.congerie.org
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lamilanomagazine · 3 months
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Sabato ricco per le settimane rossiniane di Pesaro 2024
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Sabato ricco per le settimane rossiniane di Pesaro 2024. In attesa di arrivare al giorno clou del Compleanno di Rossini prosegue il calendario delle 'Settimane Rossiniane' in una versione decisamente extra large per l'anno da Capitale della Cultura. Sabato 24 febbraio, ben quattro le proposte per grandi e bambini. Si parte alle 11 a Casa Rossini con i riflettori accesi sulla Sala Osmilde Gabucci: l'ambiente con affaccio su via Gavardini nato per volontà della famiglia Perlini che l'ha donato al Comune, trova la sua vocazione come luogo per esposizioni legate a Rossini per arricchire la proposta della casa natale ma anche come sede performativa per piccoli concerti pianistici con un programma coordinato da Francesca Matacena/CIMP, ed è pronta ad ospitare artisti presenti o di passaggio in città. Proprio per queste finalità, in occasione delle Settimane Rossiniane di Pesaro 2024, la sala si arricchisce del pianoforte a coda donato al CIMP dalla famiglia di Fiorella Lugli, professoressa del Conservatorio Rossini scomparsa nel 2023. Il respiro è internazionale fin dal primo momento musicale del 24 febbraio, con giovani musicisti e i loro canti da paesi di tutto il mondo eseguiti come dono per il Compleanno del Cigno di Pesaro: Aida Zhakhanbek e Aiya Rakhimova (Kazakhstan), Mari Batilashvili (Georgia), Vicente Muñoz (Cile), Lifei Wang (Cina), Okyung An e Dongjae Son (Corea del Sud), Hiromi Kurusaki (Giappone), Katerina Chebotova (Ukraine). Non mancheranno le note di Rossini: sarà Emanuele Pellegrini ad interpretare 'La Danza' (più conosciuta come tarantella) sicuramente il brano di Rossini più eseguito nel mondo. Accesso alla Sala Osmilde Gabucci dalla Galleria Rossini (via Rossini), ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili. Per assetto rinnovato della Sala Osmilde Gabucci, partner tecnico: Mancinelli Allestimenti srl/Pesaro. Sottolinea Daniele Vimini vicesindaco e assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro: ancora una volta il percorso di Pesaro 2024 si arricchisce di nuovi spazi per l'arte e la musica con l'ottica di offrire ai residenti e ai cittadini temporanei che ci visiteranno durante l'anno, una proposta di cultura ricca e articolata. E' magnifico che l'azione di valorizzazione di questi luoghi sia possibile anche attraverso la donazione di privati cittadini - come la famiglia Perlini e la famigli Lugli - con un grande senso di appartenenza alla comunità. Sempre a Casa Rossini alle 16.30 il laboratorio per bambine e bambini 4-8 anni 'Le maschere di Rossini: indossa le emozioni'. Maschere rossiniane colorate ed emozionate offriranno l'opportunità di conoscere i sentimenti del compositore lungo la sua vita. Tra innocenti marachelle infantili e il furore del suo successo, si narreranno brevi storie che raccontano come Rossini è diventato un grande della musica di tutti i tempi. Ingresso gratuito, richiesta prenotazione, info 0721 387541, [email protected]. Alle 17.30 il Museo Nazionale Rossini propone la visita guidata diffusa 'Pesaro celebra Rossini. Alla scoperta della città rossiniana. La visita parte dalle dieci sale del Museo Nazionale Rossini per raccontare vita e opere del compositore, dagli esordi agli ultimi giorni, tra successi, viaggi, personaggi celebri, e prosegue con una passeggiata in centro facendo tappa davanti ai luoghi che ancora oggi testimoniano e tramandano la sua grandezza: il Teatro Rossini a lui dedicato, il Conservatorio Rossini voluto dal Maestro, e il Palazzo Baviera dove soggiornò da bambino con la famiglia. La visita è compresa nel biglietto (8/6 €), prenotazione obbligatoria 0721 1922156, [email protected]. Alle 18 tappa a Casa Rossini per assistere alla prima tappa di Playlist Rossini. Un concerto lungo un anno, il nuovo progetto del Rossini Opera Festival che ogni sabato dal 24 febbraio al 16 novembre - ovvero dalla settimana in cui si celebra il 232o compleanno di Rossini a quella nella quale si commemora il 156o anniversario della sua morte - ripercorre dal balcone della casa natale, l'intero repertorio operistico rossiniano interpretato dagli ex allievi dell'Accademia Rossiniana 'Alberto Zedda'. Si comincia con Demetrio e Polibio, eseguita da Andrea Niño e Omar Cepparolli.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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opera-ghosts · 1 year
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Ester Mazzoleni (1883 - 1982) dramatic soprano.
She wanted to become a painter. Her voice was discovered during a stay in Italy and educated in Trieste and Pisa. Debut in 1906 at the Teatro Costanzi in Rome as Leonora in “Il Trovatore”, after which there was as Rachel in “La Juive” by Halévy. Rapid career of the great Italian theaters. In 1906 she sang at the Teatro Petruzzelli Bari Amelia in Verdi’s “Masked Ball”. In 1907 she came to La Scala, where she made her debut as Isabella in “Cristoforo Colombo” by Franchetti and until 1917 had huge successes. In 1907 she sang at the Teatro Regio in Parma, the title character in Catalani’s “Lorelei”. 1908 celebrated it at La Scala as Giulia in the classic opera “La Vestale” Spontini, as Selika in Meyerbeer’s “Africaine” and as Lucrezia Borgia by Donizetti, 1909 in the title role of Cherubini’s “Medea”, these operas after long oblivion were discovered practically new. In 1908 she worked there with the premiere of the opera “Paolo e Francesca” by Mancinelli. 1915-1916 she appeared at the Teatro Costanzi in Rome on as Leonora in “La forza del destino” in 1917 as Leonora in “Il Trovatore” and as Lucrezia Borgia. At the Teatro San Carlo in Naples, she joined in 1911 as Isolde in “Tristan und Isolde,” as Selika, as Gioconda and as Aida. At the first festival in the Arena of Verona in 1913, she sang Aida as a partner of Giovanni Zenatello. She was very successful at the Teatro Regio in Turin: Valentine in 1915 as the “Huguenots” by Meyerbeer, 1919 as Lucrezia Borgia, 1920 as La Traviata and the title role of Catalani’s “Dejanice” in 1922 as Aida and 1924 as Norma, on 18/03/1922 she sang on there in the world premiere of the opera “La Figlia del Re” by Adriano Lualdi. In 1923, she appeared again in Verona as Norma. Huge successes they had in Spain and South America, but she appeared in Western Europe. 1910 glamorous appearance at the Teatro Colón in Buenos Aires in the title role in “La Vestale”, 1915 at the Teatro Dal Verme in Milan, as Amelia in Verdi’s “Ballo in Maschera”. Further guest performances at the Teatro Fenice in Venice (1912 as Elisabetta in “Don Carlos”), the Teatro Comunale of Bologna (1918 Traviata and as Aida) at the Cairo Opera House (1924 Dejanice), Teatro Grande Brescia (1923 Dejanice) , at the Teatro Massimo in Palermo (1925), the Teatro Real Madrid (1918 as Mimi in 1919 as Alice Ford in Verdi’s “Falstaff”), in 1919 in Buenos Aires. Highly valued as a Verdi singer. After the end of her career she lived since 1926 as a teacher in Palermo. There she is shortly after her 100th Birthday 1982 died.
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Al via da Orvieto il Natale in casa Cupiello firmato Salemme
Tutto esaurito al Teatro Mancinelli di Orvieto per la prima nazionale del nuovo spettacolo di Vincenzo Salemme, regista e protagonista del capolavoro di Eduardo De Filippo, Natale in casa Cupiello, andato in scena sabato sera. La trasposizione dell’attore napoletano è fedele all’originale commedia tragicomica in tre atti che racconta il Natale della famiglia Cupiello dove i riti del presepe e dei…
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agrpress-blog · 6 months
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Debutterà venerdì 24 novembre 2023 alle ore 21.00 al Teatro Duse di Bologna - via Cartoleria, 42 -  la pièce di Agatha Christie Testimone d’accusa, traduzione di Edoardo Erba, regia di Geppy Gleijeses ed interpretato da Vanessa Gravina e Giulio Corso. «Esiste la commedia perfetta? Forse sì. Secondo alcuni critici è ‘Il matrimonio di Figaro’ di Beaumarchais, secondo altri è ‘L’importanza di chiamarsi Ernesto’ di Oscar Wilde. Sul più bel dramma giudiziario, però, non ci sono dubbi: Testimone d’accusa di Agatha Christie». Con queste parole Geppy Gleijeses presenta lo spettacolo che sarà scena da venerdì 24 a domenica 26 novembre 2023 al Teatro Duse di Bologna, con Vanessa Gravina e Giulio Corso e con la partecipazione di Paolo Triestino, nella traduzione di Edoardo Erba, per la regia dello stesso G. Gleijeses.  Al centro dell’intreccio un’ulteriore variazione sul tema dell’uomo adultero, ma «il gioco», avverte il regista, «non verte tanto sulla psicologia dei personaggi, ci aggiriamo tra simulatori occulti, assassini, grandi avvocati, quanto sulla perfezione di un meccanismo infernale, con un colpo di scena dopo l’altro». Il tutto con una costruzione giudiziaria che si sviluppa con «impressionante precisione e verità, come se l’avesse scritta il più grande giudice inglese del secolo scorso». Testimone d’accusa è infatti accuratissimo nel rendere le procedure e il linguaggio forense. Al termine del dibattimento, a emettere il verdetto sarà il pubblico, tramite sei giurati scelti, sera per sera, fra gli spettatori/spettatrici. Lo spunto della storia invece, come spesso accade nelle opere di Christie, «è autobiografico», ricorda Gleijeses, «l’autrice fu tradita dal primo marito, di cui però portò sempre il cognome, e sposò poi un uomo molto più giovane di lei». Rispetto al libero adattamento per il film di Billy Wilder del 1957 - interpretato da Charles Laughton, Tyrone Power, Marlene Dietrich, Elsa Lanchester e John Williams -, «il testo teatrale è molto più asciutto e non concede tregua alla tensione, affonda come una lama di coltello affilatissima, letteralmente, nella schiena di chi osserva», precisa ancora G. Gleijeses, che ha selezionato per questo allestimento «un cast di livello superiore», capace di «un realismo, non certo naturalismo, rigidissimo». Di qui la scelta di Paolo Triestino, «serio attore di lungo corso», per il ruolo dell’avvocato Sir Wilfrid Robarts, Vanessa Gravina, «bella, bravissima e impossibile», nelle vesti della donna tradita Romaine Heilger e Giulio Corso, «uno dei migliori attori dell’ultima generazione», nei panni del fedifrago Leonard Vole; accanto a loro, conclude Gleijeses, «altri nove attori, tutti perfettamente aderenti ai ruoli». Testimone d’accusa di Agatha Christie - traduzione: Edoardo Erba; regia: Geppy Gleijeses; aiuto regia: Norma Martelli; interpreti: Vanessa Gravina, Giulio Corso, Michele Demaria, Antonio Tallura, Sergio Mancinelli, Bruno Crucitti, Paola Sambo, Francesco Laruffa, Erika Puddu, Lorenzo Vanità, con la partecipazione di Paolo Triestino; scene: Roberto Crea; costumi: Chiara Donato; artigiano della luce:Luigi Ascione; musiche: Matteo D’Amico; foto di scena: Tommaso Lepera; produzione: Gitiesse Artisti Riuniti, Teatro Stabile del Veneto; spettacolo dedicato alla memoria del Maestro Giorgio Ferrara - rimarrà in scena al Teatro Duse di Bologna fino a domenica 26 novembre 2023 (orari: venerdì 24 e sabato 25, ore 21.00; domenica 26, ore 16.00).
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niconote · 10 months
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:: Pausa Estiva :: Arrivederci a settembre, con nuovi progetti nel gorgo :: Giovedì 7 settembre debutto a Mantova ospite del Festival Letteratura al Teatro Bibiena con AN DIE UNERKANNTE / ALLA SCONOSCIUTA. Poi il 14 a Ravenna tra Dante e la canzone d'autore insieme al jazzista alessandro di puccio, il 16 un salto a Riva del Garda a Intermittenze festival  insieme a Luca Scarlini per RESPIRO uno storytelling poetico su Thomas Bernhard. A fine settembre riparte SYNTONIC, il mio programma mensile su Radio Raheem e riprendono anche le lezioni sulla voce a Bologna che tengo allo Lo Studio Spaziale. Seguirà a ruota, e lo dico con grande emozione, la finalizzazione della ristampa in vinile dell'album dei Violet Eves PROMENADE del 1988, una ristampa di Saifam a cura di Roberto Mancinelli, che vi annuncio sarà in uscita ad ottobre. In progress! Arrivederci a settembre,  N*
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pangeanews · 5 years
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“Niente è più mostruoso dell’uomo”. Su Antigone, la ragazza che dice NO. Dialogo con un teatrante e una poetessa, tra Sofocle e Thomas Bernhard
Di Antigone si dice quando la ragione ‘di cuore’ supera la ‘ragion di Stato’, spesso in relazione alla ‘disobbedienza civile’. Che parapiglia di segni, che s’incastrano sull’indiscusso e l’indicibile del mito. In una sintesi estrema, che non chiarifica ma abbaglia, Simone Weil scrive: “La legge non scritta alla quale questa giovinetta obbediva, lontanissima dall’avere qualcosa in comune con un qualche diritto o con alcunché di naturale, non era altro che l’amore estremo, assurdo, che ha spinto il Cristo sulla Croce. La Giustizia, compagna delle divinità dell’altro mondo, prescrive questo eccesso d’amore. Nessun diritto potrebbe prescriverlo. Il diritto non ha alcun legame diretto con l’amore”. Condivido questo pensiero con Silvio Castiglioni, teatrante di genio, avvezzo a portare in scena l’atto letterario – da Alessandro Manzoni a Silvio D’Arzo, da Dostoevskij a Mandel’stam, da Nino Pedretti ad Andrea Zanzotto – che mi mostra il suo ultimo progetto. S’intitola Notizie dalla città di Tebe, andrà in scena al Teatro Titano giovedì 11 luglio, ore 21, nella Repubblica di San Marino, ed è esito di un lavoro teatrale condotto con l’aiuto di un poeta, Franca Mancinelli. Che uno Stato ragioni su se stesso a partire da un testo che ne scassa le ‘ragioni’ mi pare magnifico. Se penso a Tebe, vado alla Sfinge e alle Baccanti, ai draghi e agli incesti e ai fratricidi: al luogo che odora di enigma. A un caos aggiogato di norme. Tebe, per altro, ha origine nel ratto di Europa da parte di Zeus: abitare il fato di quel mito ci induce a orientare un destino. D’altronde, nel primo stasimo di Antigone, Sofocle detta, con verbo che fa evolvere il mistero, la statura dell’umano: “Pullula mistero. E nulla più misterioso d’uomo vive”, traduce Ezio Savino; così traduceva Camillo Sbarbaro: “Molte sono le meraviglie ma nulla è più portentoso dell’uomo”. La versione-interpretazione di Hölderlin, del 1804, è un morso in faccia: “Mostruoso è molto. Ma niente/ Più mostruoso dell’uomo”. (d.b.)
Intanto. Cosa c’entra Tebe con San Marino? Tebe è terra di draghi e di sfingi, di profeti malcreduti e di unioni incestuose, della sfida tra contratto politico e amore filiale. Come l’avete incardinata, lassù, perché?
Silvio Castiglioni: Un giorno ci trovavamo nella cosiddetta Cava dei Balestrieri, un luogo simbolico dell’identità sammarinese, ora a ridosso del neonato Museo di Arte Contemporanea che accoglie opere di grandissimo interesse, realizzate proprio a San Marino in un’epoca recente quando la Repubblica attirava e incoraggiava artisti di livello internazionale. In quel luogo è comparsa la figura di Antigone, la prima volta. Occorre sapere che questo progetto è in qualche modo legato al riconoscimento ottenuto dalla Repubblica quale Patrimonio dell’Umanità. E le motivazioni sono scolpite sulla porta d’ingresso a San Marino Città: per la ricchezza e l’originalità del patrimonio immateriale costituito dalle istituzioni democratiche rappresentative e partecipate della Repubblica. Una democrazia antica ed efficiente che ha promosso in anticipo sui tempi alcune significative conquiste. Ed è a questa capacità di emancipazione delle fasce meno favorite della popolazione, di tolleranza, di innovazione (come testimonia quel Museo) che occorre richiamarsi oggi. Uscire dalla mera sopravvivenza e incamminarsi nuovamente sul sentiero delle proposte ardite, del laboratorio di convivenza. Forse Antigone, la disubbidiente, era comparsa per ricordarci tutto questo. Abbiamo cercato anche radici più antiche. Franca mi aveva parlato delle statuette in bronzo rinvenute nell’antico santuario della Tanaccia e mi ci ha portato. Il sito, che oggi si presenta come un dirupo in mezzo al bosco, pare fosse il primo insediamento sul monte Titano, un tempo meta di pellegrinaggi, un luogo di culto attivo almeno 5 secoli avanti Cristo.
Franca Mancinelli: Quando inizi a riflettere su un luogo, e lo fai scavando attraverso gli strati e i depositi culturali che si sono accumulati nel tempo, incontri in qualche modo le sue radici, che sono universali. È così che siamo arrivati da San Marino alla forma e idea di città, e quindi alla polis. E da lì ad Antigone, la tragedia che mette in scena il difficile equilibrio su cui si regge la polis. Una comunità non può fondare le sue leggi sulla trasgressione della legge più antica, che appartiene all’origine stessa dell’umanità, come quella legata al seppellimento dei propri cari. Lavorando ci siamo poi accorti che questo motivo antico, tragico, era capace di fare traspirare conflitti e contraddizioni che il gruppo di partecipanti del laboratorio viveva o portava nella propria storia, come appartenente a una piccola comunità che ha lottato per secoli per mantenere la propria indipendenza, e ha quindi nel suo Dna una lunga catena di tensioni, compromessi, identità difesa. Nel lavoro è poi confluita l’esperienza che Silvio ha portato dall’Antigone di Sofocle di Tiezzi, che si rifaceva alla versione di Hölderlin, adattata da Brecht.
Lui è Silvio Castiglioni nei panni di un controeroe di Nino Pedretti
Flirto con i dati culturali che avete disseminato. La vostra Tebe è letta attraverso una lente ‘germanica’: l’Edipo di Hölderlin e le ‘voci’ di Bernhard. Come mai, come si coagula tutta questa materia?
SC: All’inizio c’è sempre il caso che ci mette lo zampino. Thomas Bernhard è stato uno degli inneschi del lavoro, un punto di partenza. Sono molto affezionato a un suo librino L’imitatore di voci, che a volte utilizzo come materiale nei laboratori. In questo caso ha acceso un grande interesse e alimentato una risposta sorprendente. L’abbiamo usato come modello, come esempio, per mettere a punto un nostro prontuario di cronache di varia umanità. Ognuno ha inventato un caso bizzarro o paradossale della vita, spesso di cronaca nera, trattandolo con la stucchevole prosopopea di un cronista di provincia, come fa magistralmente Bernhard. Ci siamo divertiti molto a pescare a man bassa in tutte le follie e le idiozie e le catastrofi domestiche che abbondano nei comportamenti dell’essere umano di ogni latitudine.  Poi è arrivata la figura di Antigone, la ragazza che dice no. L’idea di un conflitto che può lacerare una comunità ha preso le sue sembianze, nel confronto scontro con Creonte. E l’Antigone che io meglio conosco, per averci lavorato con la compagnia Lombardi-Tiezzi, è quella filtrata dalla traduzione in tedesco che ne fece in età romantica il grande poeta Hölderlin, fedele a Sofocle nella sostanza, e però ricca di una singolare potenza poetica, inusuale in una traduzione dal greco classico, lingua che Hölderlin sembra non padroneggiasse molto bene e quindi piena di geniali svarioni. Quando Brecht fece la sua riscrittura da Sofocle interpolando un paio di scene dal sapore contemporaneo – la Germania nazista –, utilizzò proprio la versione di Hölderlin. Abbiamo isolato alcune scene principali di quell’Antigone su cui poi è intervenuta Franca, tagliando e riscrivendo, riportando quella lingua complessa e a tratti arcaica, più vicina alla bocca dei partecipanti del laboratorio – che hanno alcune esperienze di teatro o si sono avvicinati al suo linguaggio per la prima volta. I due spunti, Bernhard e Hölderlin/Brecht, si sono incontrati e poi intrecciati coi contributi testuali dei partecipanti. E qui l’intervento di Franca è stato veramente decisivo nello spogliare e nel fare spazio, per fare emergere la parola nella sua potenziale carica poetica. Incrementando l’integrazione e la collaborazione nel nostro coro, o stormo, come ama chiamarlo Franca.
FM: Il pozzo buio, senza fondo, del mito, e la contemporaneità. Antigone e Bernhard. A unirli è la stessa forma di ricerca e di interrogazione, che trova nel gruppo di persone con cui abbiamo lavorato, il punto di partenza e di unione. Perché questo gruppo, per accordarsi e trovare sintonia, all’inizio del lavoro è diventato un coro. Fare parte di un coro significa riconoscersi all’interno di uno stesso corpo, che obbedisce a uno stesso ritmo e a forze comuni, perché ha saputo creare al proprio interno quello spazio sacro, dove ciascuno può essere quello che è, libero da ogni sguardo e giudizio, e in questo spazio dare voce alle tante vite che gli appartengono, che la vita quotidiana non gli consente di esprimere: può tornare a giocare, con la profonda e seria libertà dell’infanzia. Iniziare a recitare, come ci ricordava Silvio durante questo lavoro, è proprio questo “facciamo che”, questo luogo di “sacra impunità” all’interno del quale ognuno può sentirsi protetto e insieme liberato dai confini che l’identità individuale ci assegna. Recitare è lo stesso di giocare, così in inglese, francese e tedesco: to play, jouer, spielen.
…c’è poi, appunto, questo lavoro sul ‘coro’, sulla dimensione ‘corale’, greco classica, poi perduta – nel teatro moderno, eventualmente, vige il monologo, non il dire insieme – come mai?
SC: Sono ossessionato dalla dimensione del coro. Forse perché ho fatto molti monologhi, o soliloqui, come preferiva chiamarli Leo de Berardinis. D’altra parte come ci ricorda ‘Lello’ Baldini, uno che se ne intendeva, ciascuno di noi non fa altro per tutta la vita, monologhi. Non si fa che parlare allo specchio, a se stessi, a vanvera. Nel mio caso misurarmi col monologo è stata anche una scelta dettata dalla necessità di salvaguardare una certa intimità dell’agire scenico. Non volevo perdere il contatto col mio mondo interiore. E poi una necessità, se volevo esplorare certe direzioni o misurarmi con certi temi, in una dimensione di autoproduzione. Ma se ho la fortuna di incontrare un gruppo di persone all’insegna del teatro, come in questo percorso sanmarinese, il lavoro sul coro si impone come la dimensione o la condizione madre, che genera tutto il resto. Nel coro si sta come nel grande orecchio, in perpetuo ascolto. Il coro è uno scambio fra individui diversi ma di uguale valore, la metafora perfetta della buona politica. I diversi, per storia indole pensiero tendenze sessuali ecc., devono mettersi d’accordo, devono mediare, trovare una soluzione. Il concetto di coro è potente, una comunità parallela, che funziona solo se è solidale, ma non impersonale. Possiamo anche immaginarlo come una rappresentanza degli spettatori sulla scena, un gruppo di cittadini che ha facoltà di intervenire nell’azione o di commentarla in diretta. Ovviamente il mio non vuol essere un discorso storico. In fondo il teatro greco antico non è durato che pochi decenni e poi è scomparso per secoli e secoli. Ma ci ha regalato delle idee formidabili. Come appunto il coro, o come il protagonista, il primo agonista ossia un individuo che esce dal coro e al coro si contrappone, che non obbedisce più all’obbligo della mediazione ma asseconda il suo destino divergente, e percorre una sua traiettoria individuale. Sono idee potenti, capaci di alimentare uno sguardo perforante sulla realtà. E poi quando ci si ritrova insieme per iniziare un lavoro teatrale, un viaggio che potrebbe portare a uno spettacolo, è fondamentale passare dal coro, se non altro per accordare gli strumenti e cercare la sintonia, come ha detto Franca. In questo caso il coro è proprio il protagonista dell’azione principale. Distribuisce e riassorbe in se stesso le diverse parti. Un gruppo di cittadini patisce al suo interno una divisione profonda che può generare un conflitto anche catastrofico. Se saltano i dispositivi di sicurezza coi quali ogni comunità si protegge dalle lacerazioni anche gravi, può accadere il peggio. Occorre esorcizzare questo pericolo. La contrapposizione Antigone / Creonte ‘interpreta’ questa lacerazione. Il coro si sdoppia in due, due partiti, due fazioni, due squadre, due eserciti. Per un po’, almeno. Poi bisogna ricomporre, risanare. E pregare.
Lei è Franca Mancinelli fotografata da Enrico Chiaretti
FM: Uno dei privilegi più grandi che l’esistenza ci riserva è quello di potere essere solo sguardo. La scrittura è un’esperienza dello sguardo, nasce dal corpo, dall’ascolto di ciò che transita in esso, ma è insieme anche la possibilità di scorporarsi, fare spazio e “prendere corpo” altrove, nelle cose e negli altri. Durante questo laboratorio, per ore ho potuto esercitare questo privilegio che mi è stato concesso da Silvio e dal gruppo. Per questo sono colma di riconoscenza, perché sono stata colmata di doni. Uno dei più grandi è forse quello di avere potuto seguire il lento processo che ha portato sedici persone a formare un coro, e poi, dal suo interno, da questo spazio di accoglienza che si è fatto ascolto e risonanza, all’apertura di altre possibilità di vita, di nuove rotte. Ho potuto così assistere a tante nascite. Un tono di voce che non trovava la forza di liberarsi, si dà nitido, un gesto a lungo contratto e imprigionato, si riconosce, scopre di potere esistere. Per ognuna di queste nascite ho esultato internamente e continuo ad esultare, come festeggiando una vittoria contro le prigionie che i nostri Creonte ci impongono e che continuiamo a scontare inconsapevoli.
Il teatro è ancora un atto ‘politico’? Intendo, sa far levitare i luoghi oltre la cronaca, a titillare il mito?
SC: La cronaca, la maniera in cui abitualmente ci si presenta la realtà, è un colossale artificio mediatico in balia di una folle emotività che non ci fa veder nulla, se non quello che desideriamo, o che abbiamo paura di vedere. È indubbio che qualcosa stia accadendo, ma che cosa? Un mio maestro ha detto: il teatro è l’ultimo posto dove andare a nascondersi, poiché in teatro si vede tutto. È concepito apposta, no?, per vedere, per leggere dentro. Se provi a fregarmi me ne accorgo subito, non così nella realtà, pare. Il velo di polvere che ricopre ogni cosa, ogni fatto e misfatto, a volte è così spesso che non si riconosce più nemmeno la sagoma delle cose che stanno sotto. Per questo credo che il teatro sia uno degli ultimi posti dove possa rifugiarsi la politica oggi. In teatro è difficile mentire a se sessi, (come in letteratura, direbbe Brodskij), anzi è quasi impossibile, dunque è un atto profondamente politico…
FM: Sì, è un atto politico, come ogni atto autentico, che nasce da una fede, da un affidamento profondo. Facendo teatro si vive la parola, la si abita, le si ridona un corpo. Ci si affida interamente a questa forma custodita nella lingua. Oggi siamo abituati a parole di superficie, disinnescate dalla loro carica creativa, uniformate alle leggi della comunicazione e del mercato. Parole a cui non si può credere, a cui è necessario non credere, da cui bisogna difendersi, arginandole, creando uno spazio di silenzio. È in questo spazio vuoto, marginale, che accade ancora la poesia, il teatro. Prima di questo laboratorio pensavo che il lettore più attento di un testo fosse il suo traduttore. Più del critico, spesso viziato da lenti intellettuali e speculative, il traduttore è chiamato a calarsi nella materia della lingua, e riportarne in vita strati sommersi. Ora penso che forse, ancora più del traduttore da una lingua all’altra, il lettore più attento possa essere chi traduce dalla pagina al corpo. Lavorare con Silvio mi ha dato la possibilità di assistere a un lavoro che porta a sondare la parola come un terreno su cui gettare le fondamenta del presente, vicino alle faglie da cui affiora, come un’acqua primordiale, il mito.
*In copertina: Charles Jalabert, “Edipo e Antigone lasciano la città di Tebe”, 1842
L'articolo “Niente è più mostruoso dell’uomo”. Su Antigone, la ragazza che dice NO. Dialogo con un teatrante e una poetessa, tra Sofocle e Thomas Bernhard proviene da Pangea.
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umbriajournal · 1 year
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