#tracollo
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quest'anno il nostro obiettivo champions è qualificarci a quella dell'anno prossimo
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IL TRAGICO SKETCH COMICO SULLE VETTURE ELETTRICHE.
Ormai solo i parlamentari spagnoli e degli Stati del Nord dell’Europa, e i parlamentari dell’EU(RSS) continuano a non capire quanto sia autolesionista e dannosa la normativa che vieta dal 2035 la produzione di vetture non elettriche. E nonostante 15 Paesi (su 27), guidati dall’Italia, chiedano di rivedere entro 5÷6 mesi i limiti sulle emissioni di CO2 delle vetture il politburo di Ursuletta von der Jinping conferma (Wopke Hoekstra, noto ”Rinco” Hoekstra, commissario europeo per il clima, dixit) per il 2025 la riduzione del 15% delle emissioni rispetto al 2021, perché altrimenti ”… causerebbe una distorsione delle condizioni di parità e e porrebbe i produttori che si sono detti fiduciosi della possibilità di conseguire i propri obiettivi in una posizione di svantaggio competitivo”! Un limite con un significato ben preciso: le case automobilistiche europee ”devono” vendere almeno una vettura elettrica su cinque. E siccome non ci riescono, e non ci riusciranno, perché la popolazione europea sta cominciando a capire che le vetture elettriche non possono soddisfare le proprie esigenze, a causa di numerosi fattori i principali dei quali sono: costo d’acquisto elevato con deprezzamento molto veloce (-75% in appena 4 anni), tempi di ricarica eccessivi, e autonomia insufficiente, costringeranno i concessionari (le case automobilistiche si sono già allenate in quest’ottica nel 2024) ad acquistare vetture elettriche che resteranno invendute nei propri depositi. Una strategia che peraltro ha un tempo di saturazione palesemente molto breve, che non consentirà alle case automobilistiche di evitare le sanzioni (95,00 € per ogni grammo di CO2 oltre il tetto prefissato) che secondo l’ACEA (Associazione dei costruttori europei) supererà i 15 miliardi di Euro/anno.
In questa situazione, alle case automobilistiche resta ancora un’ultima possibilità per evitare il fallimento: acquistare da Tesla, Volvo (di proprietà cinese), e Byd (principale casa automobilistica cinese, che in Brasile è accusata di ”schiavismo” e ”visti irregolari”) gli ormai famosi ”certificati verdi” per rientrare all’interno delle demenziali forche caudine dell’EU(RSS). E si stanno già costituendo col fine dello scambio dei certificati verdi ”consorzi di fornitori” (uno è costituito da Tesla, Ford, Mazda, Stellantis, Subaru e Toyota, e un altro da Volvo, Mercedes, Polestar e Smart) che consentiranno per esempio, secondo la banca d’affari Ubs, alla Volvo di incassare 300 milioni di Euro all’anno, e a Elon Musk (si: quel collaboratore di Donald Trump che la maggior parte dei governanti europei non sopporta, inducendolo a ridere apertamente di fronte a loro) di incassare un miliardo di Euro all’anno. l risultato è chiaro, vero? Per non sospendere o rinviare le norme ”autoimposte” dall’EU(RSS), asservita ai burocrati della religione green, le case automobilistiche europee dovranno ”regalare” quasi 1,5 miliardi di Euro ai loro concorrenti Tesla e Geely (proprietaria di Volvo, Smart e Polestar), o molto probabilmente un’importo maggiore perché altri costruttori potrebbero aggregarsi al gruppo di Testa entro il 5 febbraio o di Geely entro il 7 febbraio. D’altra parte è palese che all’industria automobilistica europea convenga regalare 1,5 miliardi/anno ai concorrenti Testa, Geely e Bad piuttosto che versare (ex presidente di ACEA Luca de Meo dixit) 15 miliardi/anno di sanzioni all’EU(RSS)!
I produttori europei con dirigenti dotati di materia grigia (come Renault, mentre Stellantis ne è ancora priva) hanno evidenziato il danno che l’UR(RSS) si sta auto-infliggendo, ma inutilmente, perché la maggior parte dei parlamentari europei (come sapete) non è in grado di capire. E Renault, ma non il principale azionista Emmanuel Marcion, privo di materia grigia, ha fatto presente alla commissione europea che le case automobilistiche che mettono in comune le loro disponibilità di emissioni indeboliranno l’industria europea. E rimarca che “Senza una posizione chiara da parte della Commissione Europea i produttori sono costretti a prendere decisioni controproducenti, come l’acquisto di crediti dai concorrenti, potenziali tagli alla produzione, etc., che indeboliscono l’industria europea”. Ma in EU(RSS) c’è anche qualcuno in grado di ragionare, come il Commissario Adolfo Urso che ha affermato ”Per sfuggire alla tagliola delle multe le case automobilistiche hanno tre vie, tutte suicide: ridurre la produzione di vetture endotermiche per rientrare nella proporzione 1:5 (citata sopra), aumentando le vendite di vetture elettriche commercializzando vetture importate dalla Cina, o comprare i certificati verdi da Tesla o produttori cinesi. In tutti i casi si accelera la crisi della produzione europea!”.
Ma l’aspetto più comico (a mio parere tragico) della brillante idea ”green”, che mette a rischio decine di migliaia di posti di lavoro, è riconoscibile nelle ”barricate” erette contro anche il semplice odore dei licenziamenti dagli stessi partiti politici che sono i più accesi sostenitori della rivoluzione ”green”. Partiti che ribadisco con sicumera le ridicola politica della ”botte piena con la moglie ubriaca”. Domenico Salimbeni.
#truffa energetica#truffa climatica#truffa rinnovabili#ursula troia verde#verdacci malefici#tracollo industriale
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BERSAGLIO RUSSO E OSTAGGIO NATO, UCRAINA RISCHIO TRACOLLO
Russia-Ucraina 19 Ottobre 2024 di Ennio Remondino https://www.remocontro.it/2024/10/19/bersaglio-russo-e-ostaggio-nato-ucraina-a-rischio-tracollo/ Agenzia ANSA: Biden in Germania ‘L’inverno sarà difficile, mantenere il sostegno a Kiev’. A fine presidenza i conti gravi sul fronte ucraino. «Da Kursk al Donbass si aggrava la situazione per le forze ucraine». Mentre il presidente ucraino Zelensky…
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Mio nonno un uomo distrutto ogni volta che salta fuori l'argomento delle elezioni amministrative (perché oltre alle europee a noi toccherà anche questo supplizio) e della svolta a destra di questa città
#comprensibilmente eh......#letteralmente se uno si va a guardare tutta la lista dei sindaci che si sono susseguiti dal '46 tipo a fino gli anni 90#ci sono i socialisti e i comunisti che fanno a ping pong. e poi piano piano il tracollo 😔#mytext
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Ti amo
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no vabbè, l'arabo, il napoletano, il salentino, il sardo, le canzoni inglesi, le cover in spagnolo, passare da pezzi storici a trashate assolute, dai boomer alla gen z, dai salti sul divano al tracollo emotivo per un tributo di una figlia al padre, dal talento cristallino al whatthefuck, come si spiega questa cosa.
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Penso che il seme delle modalità atroci con cui organizzo il mio lavoro in ambito divulgativo e accademico abbia avuto origine quando avevo otto anni.
Ricordo che all'epoca la maestra ci diede da leggere un piccolo libricino che conteneva una storia illustrata e fissò una data in cui avremmo dovuto parlare del suo contenuto in classe. Io come al solito procrastinai la faccenda più a lungo possibile, ritardando innumerevoli volte l'avvio del compito. Il problema fu che persi rapidamente il conto dei giorni e così mi ritrovai la sera prima del fatidico colloquio col volumetto che giaceva ancora intonso. Preso dal panico mi accinsi a sfogliare alacremente il racconto, ma dopo otto pagine mi addormentai. Il mattino seguente giunsi a scuola con la tremarella: ero ovviamente in preda all'agitazione. La docente entrò in classe e, fatto l'appello, cominciò a interrogare. Faceva una o due domande ciascuno. Io ascoltavo; intanto mi crogiolavo nel pentimento e attendevo il mio turno con timore e angoscia. Raggiunsi in brevissimo tempo l'orlo del tracollo psicologico e scelsi, pur di far terminare la tortura della situazione, di ammettere la vergognosa inadempienza. La mia mano stava per alzarsi quando venni interpellato. Mi arrabattai parafrasando cose appena udite e condendole con dettagli che mi parvero plausibili. Conclusi la farraginosa trattazione che ero pronto a subire un sonoro e meritato rimprovero. Invece, con mia somma sorpresa, dalla bocca dell'insegnante emersero soltanto tre semplici parole: Bravo, Carlo. Ottimo.
La sensazione di gioia e onnipotenza che si sprigionò in quell'istante segnò la condanna a un'esistenza di corse e disgreganti sforzi mentali dell'ultimo secondo.
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Di questi tempi è tutto maledettamente urgente - ma poi niente è davvero importante. Il tempo corre e inciampa, corre e inciampa, c’è qualcosa di malefico e contorto nel suo agitarsi stanco. Ogni giorno sento alle mie spalle il fiato di qualcosa. Forse è solo il pensiero del pensiero, ma ha un respiro pesante, come un animale affannato per aver a lungo rincorso una preda. E provo a scappare mentre faccio finta di star ferma, mentre provo a convincermi che ogni cosa da fare non sia un filo teso tra oggi e il tracollo. E intanto, tra una mail e una notifica, tra un “ci sentiamo dopo” che sa di condanna e una lista della spesa che diventa una minaccia, io sogno di stendermi al sole - schiena sull’erba, sole sulle ciglia, nessuna sirena ululante nella testa, nessuna chiamata Teams a spaccare il rumore del vento.
Vorrei un tempo diverso. Un tempo lento, di quelli che si dimenticano qualcosa a casa, sorridono e tornano indietro. Un tempo che non crolla, dove tutto ha il suo posto, e in cui niente - davvero niente - è sul punto di esplodere.
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18 Aprile 2025
Parte 1/3
La situazione ormai nella sharehouse è questa: da quando è stata portata la spia alla manager sugli ospiti in camera, ho smesso di parlare completamente con la sospettata jap n.1, il fidanzato italiano e chiunque altro, tranne gli indiani - semplicemente perché non parlo, ma a rispondere, rispondo. Ho sempre salutato ogni volta che entravo e uscivo dalla cucina, ma la sospettata jap ha smesso completamente di rispondere ai saluti o di salutare quando entra in cucina e ci sono solo io.
Lo scorso mese è stato pure il mese in cui ho visto vicinissimo un tracollo mentale e fisico perché sono andata un ufficio tutti I giorni e dormivo sempre meno e peggio, senza recuperare adeguatamente nei weekend. Per questo, non è stato difficile evitare tutti: ero spesso stanchissima e/o arrabbiata di mio, quindi era meglio evitare chiunque sennò sarei scoppiata.
Poi è successo che mi è stata rivolta qualche parola dall'italiano e, come detto, a rispondere ho sempre risposto e, da bravi italiani, a salutare ci siamo sempre salutati (sappiate che mi sono resa conto che noi ci teniamo tantissimo al saluto... in altre culture, specie la jap, un giorno parlare per ore e quello dopo nemmeno un ciao).
Poi gli ho dovuto chiedere se era disponibile ad aiutarmi col trasloco guidando per me (anche se mi è costato tantissimo a livello di orgoglio personale - ma o facevo così o avrei dovuto portare tutta la mia roba a mano facendo viaggi in treno avanti e indietro per giorni) e da lì ho dovuto ri-sopportare i suoi discorsi esclusivamente centrati su se stesso (una cosa di cui mi sono resa conto sempre quando è successo il fattaccio): LUI che ha avuto difficoltà a trovare un nuovo lavoro (come se io non avessi avuto nessuna difficoltà quando stavo cercando...), LUI che ora spera avrà il visto di 5 anni, LUI e tutte le peripezie che gli sono successe per trovarlo etc. E dopo quasi 1 anno mi sono accorta che dopo tutti sti discorsi, lui non si fermasse mai a chiedere:"Ma a te, come va? Che si dice al lavoro e in generale? Tutto bene?". MAI.
Ma va bene, ora lo sto letteralmente sfruttando questa conoscenza per i miei interessi, quindi lo ascolto e gli do ragione, come darei ragione a un boomer (perché lui questo è, nonostante l'età)... e quindi si è ricominciato leggermente a parlare.
A pranzo, mentre lavoravo, ero in cucina e li ho entrambi ascoltati mentre parlavano e ho capito che era il compleanno di lei. Diceva che proprio oggi non doveva succedere nulla per cui avrebbe dovuto fare straordinario, "proprio oggi no, vi prego".
Di sera, mi arriva un messaggio da una ragazza cinese che pure viveva qui e che ora vive in un appartamento assieme al terzo italiano di questa sharehouse. Mi chiede che ha saputo che trasloco e vuole sapere dove e quando.
"Chi te lo ha detto?" "Luca" (l'italiano a cui ho chiesto il favore) "Ah quindi siete insieme stasera?" "Sì è il compleanno di 'sospettata jap' oggi" "Ah ecco, non lo sapevo" (ho origliato, non me lo hanno mica detto, per cui ho fatto la finta tonta).
Dopo qualche ora, ho visto che la cinese ha postato una storia su IG, la apro e vedo MEZZA SHAREHOUSE INVITATA AL COMPLEANNO. E a me nemmeno era stato detto che era il suo compleanno.
Quella notte ho pianto.
Sebbene sia vero che io e lei non ci parliamo più da qualche mese e che io stata io la prima ad allontanarla, per cui era suo diritto non invitarmi e io non dovrei "pretenderlo", non posso negare di non esserci rimasta parecchio male.
Come ci sono rimasta male tutte le altre volte che sono stata lasciata fuori dagli inviti da quando ero alle superiori.
Prima di addormentarmi, mi sono resa conto che, una volta che finalmente uscirò via di qui e potrò dire vaffanculo e tante belle cose a tutti, io sarò completamente sola a Tokyo.
Ho altre conoscenze qui che però non considero amicizie, per cui nel momento VERO del bisogno, non avrò nessuno su cui contare... NESSUNO... AL MONDO.
SONO. S O L A.
A questi pensieri ho cominciato a piangere, a ripensare al suicidio, alla famiglia che non ho più, a tutte le persone lontane che se ne farebbero una ragione perché la vita va avanti ed è così che funziona, perché nessuno è indispensabile, anche se non vorrei lasciare a nessuno traumi difficili da superare, però non ne posso più...basta...
Mi sono addormentata.
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PRIMA PAGINA La Nazione di Oggi martedì, 06 agosto 2024
#PrimaPagina#lanazione quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi nazione#dollari#firenze#mecenati#salvano#borgo#dimenticato#ogni#giorno#regala#manzi#rischio#recessione#borse#picco#tracollo#caduta#delle#altre#piazze#finanziarie
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Mi piace pensare di aver iniziato a fare, dall'anno scorso dopo il tracollo bergamasco, tanti piccoli passi in avanti: tante volte, ad esempio, avrei voluto mollare Dark Souls perché odiavo ripetere e ripetere sempre gli stessi errori, andare in panico, non riuscire a sconfiggere un boss ed invece tra cristi e madonne e una guida al mio fianco che tra le altre cose mi spronava anche a non mollare alla fine sono riuscita a non andare hollow e a completare il gioco. Qua ho avuto modo di misurarmi con la mia ansia, di quanto sia limitante, eccessiva, offuscante, di quanto non riesca a tenere i nervi saldi. Non dico di averla risolta ma almeno mi sono data la possibilità di conoscerla un po' meglio ed in totale sicurezza e non come l'anno scorso a guidare una macchina. A questo proposito ho chiesto alla psicologa: "può essere che non c'è un modo per liberarsi una volta per tutte di questo carico che mi porto addosso? Ho fatto affidamento sui farmaci e sì, mi hanno aiutata perché adesso riesco a scindere la parte agitata da quella lucida, ma non sono stati risolutivi", a detta sua servirebbe un lavoro della parola strutturato e più frequente. Eh. Io ci sto provando a ristrutturare il pensiero ma... Oltretutto aver giocato ai videogiochi mi ha fatto conquistare un pezzo della mia adolescenza mancata. Ho sempre al massimo guardato gli altri giocare, di mio non ho avuto modo di farlo e quelle poche volte che lo facevo appunto mi agitavo talmente che mi spaventavo e lasciavo perdere. Un altro piccolo pezzo di adolescenza l'ho riguadagnato già l'anno scorso credo, quando mi sono detta che almeno per il momento devo abbandonare l'idea di "sistemarmi" da qualche parte, di lasciar perdere dunque questioni da adulti come affitti, tasse ecc, perché semplicemente non posso sostenerli né economicamente né mentalmente. Questo ovviamente mi ha tolto di dosso un enorme carico che io chiamo "ansia sociale", ovvero quel falso desiderio dettato dalla società in cui ad una certa età ci si deve "sistemare", capendo che era un desiderio non mio, dettato sicuramente dalla necessità di sentirmi al sicuro da qualche parte visti i miei trascorsi ma anche e soprattutto dalla società a me prossima che sta ancora ferma culturalmente agli anni '70 o giù di lì. O, ancora, un altro esempio di piccolo pezzo di adolescenza riconquistato è stato colorare i capelli di colori strani come blu, fucsia o tagliarli corti, o portarli finalmente sempre lisci. Recentemente, invece, cioè proprio ieri ho fatto finalmente un'altra cosa che pensavo di essere totalmente incapace di fare e cioè farmi dei tatuaggi: ho saputo reggere il dolore, sostenere la spesa economica, vedermici bene, tutte cose che pensavo di non essere in grado di fare. E soprattutto anche qua: sono andata in fondo alla mia scelta, non ho mollato, non mi sono fatta prendere da mille dubbi, sono stata serena fino a poco prima di arrivare in negozio, poi mi sono agitata un poco ma quella la reputo una reazione fisiologica, naturale.
Il fatto è che tutte queste cose, che posso sembrare delle cose semplici, significano innanzitutto emanciparmi dalla mentalità ottusa della mia famiglia soprattutto di mio padre e l'ha dimostrato ieri la sua reazione: dove te lo sei fatta il tatuaggio? In questa zona, indicando il petto; Sulle tette? Con tutti i posti dove potevi fartelo?!. O sempre lui valutando la possibilità di farsi anche lui un tatuaggio: No no, quelle cose fanno venire le malattie anzi, trasmettono le malattie. Stupido, da sempre e come sempre, ma ha sempre inciso il suo atteggiamento intossicante e svilente in qualsiasi mia decisione e dunque anche nello sviluppo di una sicurezza personale e di un pensiero saldo. Il fatto è che non so che problema lui poi abbia, ma la sua reazione almeno quella iniziale è sempre di giudizio negativo e di rigetto in tutto quello che ha davanti, per dire appena assaggia qualcosa di nuovo con un sapore o una consistenza che non conosce fa delle facce disgustate insopportabili. Al di là di quello che è resta il fatto che mi sono sempre fatta influenzare da lui e manipolare da mia madre. Anche il fatto di non portare i capelli ricci ma lisci, ad esempio, avevo da un lato lo sguardo pietoso di mia madre che si sentiva rifiutata perché quei capelli ricci me li aveva fatti lei e da un lato il giudizio negativo di mio padre perché ero fortunata ad averli ricci e non li apprezzavo.
Ad ogni modo, parentesi triste familiare a parte, credo inconsciamente sto cercando di fare "l'adolescente ribelle" semplicemente sentendomi libera di poterlo davvero fare senza dovermi misurare col giudizio altrui e con la sicurezza di poterlo fare perché adesso ho 30 anni.
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E, niente, oggi sono arrivato pure tardino, giusto in tempo per sentire le parole di Bolognesi (presidente dell'associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, per chi non lo sa), e poi mi son perso in frulli vari quotidiani e intanto pensavo quello che penso ogni volta che lo sento, che potremmo succintamente riassumere in "soccia che grande Bolognesi", e il 2 agosto quando mi riesce di andare alla manifestazione mi lascia sempre una sensazione un po' così, una roba orribile che ha lasciato qualcosa di tangibilmente grande, un cratere in cui sono cresciute rose, aggiungete metafore brutte a piacimento. Non è impossibile ma non è neanche così facile sentire un qualche spirito di comunità in una città delle dimensioni di Bologna, ma il 2 agosto quando te ne vai da lì, sudaticcio e con la pressione sotto le scarpe, la pesantezza della ricorrenza lascia un po' di spazio a qualcosa che ti solleva che vedi anche nelle facce sudaticce e con la pressione sotto le scarpe degli altri partecipanti, in cui incroci sempre un po' di gente che ti aspetti e qualcuno che non ti aspetti.
Questa sensazione ha subito un piccolo tracollo quando l'amico Fabri mi scrive che a leggere la risposta della Meloni gli è venuta l'orticaria. Io ero perso nei cazzi miei, la presidente del consiglio ha risposto a Bolognesi? Purtroppo sì: https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/08/02/bologna-meloni-risponde-ai-familiari-delle-vittime-radici-della-strage-nel-mio-governo-attacchi-ingiustificati-la-replica-prende-in-giro-i-morti/7645678/ Prima di alimentare il circo delle polemiche (circo che ha piantato il tendone su un terreno particolarmente inappropriato) consiglierei (anche quest'anno) di leggersi l'intervento integrale di Bolognesi: https://stragi.it/vittime/discorso-2024
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Negli ultimi due giorni l'atmosfera di Torino ha subito un ulteriore tracollo.
Uscire di casa e andare per strada in qualsiasi modo sta cominciando a diventare un rischio per la propria vita.
Gli automobilisti vanno tutti veloci, tagliano la strada, non guardano dove vanno (o guardano solo dove vanno e non il resto della strada) e/o usano il telefono mentre guidano, perché usare il vivavoce con il telefono su un porta telefono, si sa, è per perdenti.
I pedoni si lanciano per strada, bloccano accessi, ti passano sopra per salire sui bus mentre stai scendendo.
Monopattini e rider sono fuori controllo. I rider, in particolare, usano la strada come se non ci fossero regole. Dove vivo non vedo moltissimi ciclisti ma non credo siano separati dal resto della massa come atteggiamento.
Per ben due volte in due giorni mi sono trovata ad attraversare la strada e rallentare di colpo, per permettere ad anziani di cominciare a camminare sulle strisce, perché la gente va tra i 60 e i 70 anche se in fondo c'è un semaforo rosso.
Sorella, che è ciclista, ora ha bisogno di otto occhi per uscire di casa e muoversi.
Le strisce pedonali non sono sicure. Le piste ciclabili non sono sicure. I semafori a favore non sono sicuri.
Tutte le persone che conosco mi dicono la stessa cosa: le strade di Torino sono una dannata giungla (quella di Jumanji).
La cosa sta chiaramente avendo un effetto anche su di me visto che, ieri mattina, sotto i portici di Via Sacchi,ho visto due ragazzi (tranquillissimi) approcciare una madre con bimba. Non ho sentito cosa le chiedevano ma ho continuato a girarmi per vedere se era tutto a posto finché non si sono separati.
Non so cosa lo stia causando, ma le vittime ci sono già.
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Contrordine compagni.
Guardate cosa hanno scritto nel loro comunicato i sindacati, pronti a scioperare contro la crisi dell’automotive. Testuale: “Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi”. Come, scusa? Finalmente la Cgil e i sindacati hanno capito che dalla Germania al Belgio, passando per Stellantis, complice anche l’auto elettrica, la crisi delle immatricolazioni rischia di bruciare milioni di posti di lavoro. Meglio tardi che mai, certo. Ma se oggi puntano il dito contro il costo dell’energia e contro una transizione portata avanti “contro il lavoro”, beh: allora l’ipocrisia regna sovrana. Era il maggio del 2022, governo Draghi, quando la Cgil e Maurizio Landini si riunirono con Paolo Gentiloni (commissario del governo Ue ideatore del green deal) e con l’allora ministro delle mobilità sostenibili per “allearsi con gli ecologisti di fronte alla sfida dell’auto elettrica”. Diceva Giorgio Airaudo, leader della Cgil piemontese: “A noi non convince la storia per cui elettrico significhi esuberi. Un recente studio tedesco ipotizza nell’automotive un saldo a somma zero tra posti di lavoro persi e posti di lavoro creati con le nuove tecnologie delle vetture a batteria e a guida autonoma: pensiamo solo alle reti di ricarica”. S’è vista come è andata. Volksvagen potrebbe arrivare a tagliare 15mila posti di lavoro. Bmw e Mercedes lanciano allarmi. Il fornitore di batterie, la svedese Northvolt, ha annunciato licenziamenti per 1.600 lavoratori e sospenderà gli investimenti per i nuovi stabilimenti. E Acea, l’associazione che riunisce i costruttori europei, ha denunciato la “riduzione della quota di mercato delle auto elettriche”. Se l’Ue non rivedrà le regole sulle emissioni, con l’addio al motore endotermico entro il 2035, il rischio - scrive Acea - è che altre famiglie restino senza la pagnotta da portare a casa. Domanda: ma era coì difficile capirlo? Domanda per Landini: quando nel 2022 preferiva le manifestazioni di Fridays for future a quelle degli operai, non poteva immaginare che l’addio al motore endotermico in così poco tempo avrebbe avvantaggiato Cina e Usa (tecnologicamente più avanti), portando al tracollo della maggiore industria del vecchio continente? Forse, quando sosteneva che le priorità della Cgil erano “la lotta al cambiamento climatico, una giusta transizione ecologica e sostenibile e il superamento dell’uso delle fonti fossili”, non aveva compreso fino in fondo quali sarebbero state le conseguenze. Ora la sveglia è suonata, e speriamo non sia troppo tardi. E pensare che Giancarlo Giorgetti lo andava spiegando dal lontano 2021: “Vogliamo scegliere la strada della transizione ecologica? - aveva detto in tempi non sospetti - Tutto questo avrà un prezzo sociale ed economico enorme in termini di disoccupazione. Chi lavora oggi in una fabbrica di motori diesel sa perfettamente” che è condannata a morte. Landini avrebbe fatto meglio ad ascoltare il ministro, invece di Greta Thunberg.
L'ipocrisia verde di Landini, la preghiera anti-partite iva e Putin: quindi, oggi... (msn.com)
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Domenico Cuomo, io ti adoro. Questa tua espressione prima del tracollo della situazione è la cosa che più mi è rimasta impressa delle puntate di ieri.
Davvero, non ci sono parole nella lingua italiana a descrivere ciò. Top momenti della seconda stagione, questo, punto ahahaha
#un professore#domenico cuomo#questa scena e quella della “geruselata liberemme”#queste due mi stanno sostenendo emotivamente
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Quando rivedo persone molto più grandi di me che frequentavo venti anni fa, penso:
Che merda la vecchiaia, imbruttisce e annienta, la vecchiaia è la fine… l’inesorabile e inevitabile FINE
Allora mi chiedo non sarebbe meglio andarsene con stile senza quel brutto decadimento, senza quel tracollo assurdo
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