Tumgik
#tres bellissime
deathshallbenomore · 2 years
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io: ✨dai✨ se le scale non mi fanno paura faccio un salto anche in cima alla torre degli asinelli
le scale, che invece mi fanno molta paura perché soffro sia di vertigini che di claustrofobia:
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francesco-nigri · 4 months
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Maturo amarti
Maturo amarti .. Francesco Nigri e la poetessa Hebe Munoz ©️2024 I tuoi seni sono più saggi .. hanno imparato il sorriso degli sguardi e ne sono sempre l’alba .. quella che gode dei risvegli di buon’ora e sa traversarne i chiaroscuri per la festa d’un raggio di luce che basta alla persiana  .. Quant’è lattea la saliva a questi baci ruvidi di carnoso alle tue labbra e freschi di più…
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abr · 3 months
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Un economista sveglio, rara avis, ha sintetizzato: regole stringenti su tutto (financo ai tappi), confini e commerci aperti, crescita: ci si può permettere solo due di queste alla volta, non tutte e tre.
E' il conundrum che affligge la EU da decenni. Le regole possono essere tutte bellissime giustissime, a credere in un mondo di masse di Consumatori o meglio di Consumabili includendovi anche i Migranti, teleguidate coi mantra religiosi Benecomunisti.
Peccato che il rispetto delle regole abbia un costo e a confini aperti esponga al DUMPING di chi le regole non le ha. Producendo IMPOVERIMENTO E DEGRADO.
Il che fa crollare il castello di carte; il benecomunista che a smetter di far regole non riesce (è contro il suo karma) e ad alzar muri ai confini non può (se no i suoi sponsor cino finanziari s'incazzano), è costretto a convivere con il degrado inventando scuse eco energetico decresciste e lamentando: perché non mi votate più, masse di ignoranti di merda?
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sciatu · 1 year
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TAORMINA - PASSEGGIANDO
Nessun poeta può scrivere una poesia su Taormina perché Taormina è già poesia nel suo essere cielo e mare nella luce che la veste nella sua infinita primavera nei mille colori che l’accendono nel suo solare abbraccio perché qui nessun cuore può essere straniero o triste o vestirsi di malinconia o non credere nei sogni mentre parla con il mare dai suoi balconi fioriti da quel gradino del paradiso che è la sua piazza luminosa. Nessuno a Taormina può negare la bellezza o ignorare la felicità o non amare la vita. Perché Taormina è la luce del giorno è i versi di una tragedia nel teatro sospeso sul mare è il fascino dei palazzi medievali arrossati dal sole al tramonto Taormina è il sorriso delle sue bellissime donne è le lingue del mondo che qui trovano casa. Taormina è i suoi vicoli il verde ed i fiori che la vestono è il profumo dei suoi ristoranti l’ironia, la gioia delle scalinate il suo essere nobile e casta sensuale e provocante, sorella e amante ricca e generosa silenzio e musica. Taormina è abbracciare il nord è il lungo sereno viale che vive da levante a ponente è il suo volto rivolto a sud è il centro di tre mari lo specchio di sette cieli il tempo che si ferma la vita che scivola felice su i suoi antichi palazzi. Taormina è il crocevia di ogni poesia d’amore è le stelle d’agosto con cui le sue luci si confondono felici è il sospiro di amanti e poeti è la luna che la veste d’argento le nubi che la sfiorano la serenità che la culla il vento che l’accarezza. Taormina è il bello racchiuso nella sua profumata, antica multicolore, immensa, elegante anima mediterranea
TAORMINA - WALKING: No poet can write a poem about Taormina, because Taormina is already poetry, in its being sky and sea, in the light that dresses it, in its infinite spring, in the thousand colors that light it up in its sunny embrace because here no heart can be foreign or sad, or dress in melancholy, or not believe in dreams, while it speaks with the sea, from its flowered balconies, from that step of paradise, which is its luminous square. No one in Taormina can deny beauty, or ignore happiness, or not love life. Because Taormina is the light of day, it is the verses of a tragedy, in the theater suspended over the sea, it is the charm of the medieval buildings, reddened by the setting sun, Taormina is the smile of its beautiful women it is the languages of the world, which find a home here. Taormina is its alleys, the greenery and flowers that dress it, it is the scent of its restaurants, the irony, the joy of the stairways, its being noble and chaste, sensual and provocative, sister and lover, rich and generous silence and music. Taormina is embracing the north, it is the long serene avenue, which runs from east to west, it is its face facing south, it is the center of three seas the mirror of seven heavens, time that stops, life that slides happily, on its ancient buildings. Taormina is the crossroads of every love poem and the stars of August with which its lights happily merge is the sigh of lovers and poets it is the moon that dresses her in silver, the clouds that touch her, the serenity that cradles her, the wind that caresses her. Taormina is the beauty contained in its fragrant, ancient, multicoloured, immense, elegant Mediterranean soul
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mucillo · 8 months
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Brace - C.S.I.
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Chi è Ginevra di Marco
Ginevra Di Marco: «Abbiamo bisogno di donne guerriere che dicono no al dominio maschile»
Gli esordi con i CSI, la storica band di Giovanni Lindo Ferretti. Le collaborazioni e gli incontri con musicisti, con scienziate come Margherita Hack, scrittori come Luis Sepúlveda e poeti come Franco Arminio. La vocalist porta in tournée tre spettacoli, tra suoni e parole
Ginevra Di Marco, lo spettacolo “Donne guerriere” rende omaggio a due donne del passato, Caterina Bueno e Rosa Balistreri, esponenti fondamentali della cultura popolare italiana. Cosa l’ha colpita della loro storia?
«È uno spettacolo che nasce da un'idea di Francesco Magnelli, che condivido sul palco con lui, con Andrea Salvadori e l’attrice Gaia Nanni. Raccontiamo la storia di Rosa Balistreri e Caterina Bueno, due figure fondamentali della scena folk italiana degli anni Sessanta, che in qualche modo hanno cambiato il loro destino».
Perché erano due donne guerriere?
«Hanno ribaltato un destino prefissato da altri, si sono imposte in una cultura assolutamente dominata dagli uomini, sono un bell’esempio da studiare. Hanno fatto della loro arte un grande atto politico, perché la politica si fa con le scelte più che con le parole. Erano due persone che venivano da due realtà completamente diverse: Caterina altolocata, figlia di artisti stranieri, trapiantata in Toscana, a un certo punto ha sentito stretto quel mondo così ben strutturato e ha voluto mescolarsi con i contadini e gli operai, è andata nelle campagne toscane a conoscere i canti che senza il suo apporto sarebbero stati dimenticati. Invece Rosa veniva dalla Sicilia più nera, più povera, più disastrata. Ha avuto una vita piena di dolori indicibili, di grandissime sofferenze. E invece è riuscita a emergere, a farsi rispettare da tutta l'intellighenzia culturale dell'epoca. Due bellissime figure insomma, che raccontiamo con grande passione».
Oggi c’è ancora bisogno di donne guerriere?
«Le donne guerriere sono tutte coloro che senza distinzione di ceto età cultura si oppongono a un destino prefissato da altri, che credono nel proprio sogno e lottano per realizzarlo. Tutte coloro che riescono a dire no al dominio maschile, nel nostro tempo ancora molto forte».
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raffaeleitlodeo · 10 months
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OPPURE, SE SEI UN BAMBINO...
Non voglio assolvere chi non ha avuto una educazione affettiva corretta perché ci sono anche ragazzi che in famiglie disfunzionali sono cresciuti in modo sano, magari grazie alla scuola.
Voglio solo evidenziare come sia necessario contrastare l’educazione stereotipata e come sia necessario l’intervento delle agenzie educative diverse dalla famiglia, la scuola soprattutto. Ma anche i media naturalmente hanno un peso enorme: tv, film, canzoni, pubblicità, social media.
Abbiamo assolutamente bisogno dell’educazione affettiva, dell’educazione al rispetto, del contrasto agli stereotipi. Ho fatto alcuni esempi, in questo ipotetico percorso di crescita, giusto per rendere più realistico questo bisogno.
Ecco cosa può succedere quando nasce un bambino, maschio.
Appena nato sei festeggiato perché sei maschio oppure, ti hanno festeggiato perché sei sano e bello.
Dopo un giorno sei registrato all’anagrafe con il cognome di tuo padre oppure potrebbero averti dato il doppio cognome.
Dopo tre giorni torni a casa con le tutine di supereroe oppure indossi delle bellissime tutine di tanti colori.
A un anno hai paura a dormire da solo ma ti dicono che sei un maschio e devi essere coraggioso oppure ti spiegano che mamma e papà sono nella camera affianco se hai paura.
A due anni hai già piena la cameretta di un certo tipo di giocattoli, da maschio oppure hai tanti giochi diversi incluse le pentoline per cucinare come papà e mamma.
A tre anni, poiché fai i capricci per mangiare, ti dicono che se mangi diventi forte come papà oppure ti dicono che mangiare è importante per diventare grande, in salute.
A quattro anni vai alla scuola dell’infanzia e ti dicono che puoi dare il bacetto a quella bimba che ti piace, anche se lei non vuole oppure ti spiegano che non si dà un bacetto a chi non lo vuole.
A cinque anni impari che puoi difenderti dal compagno prepotente restituendogli lo schiaffo oppure ti spiegano che se subisci prepotenze a scuola puoi chiedere aiuto ai genitori o all’insegnante.
A sei anni ti regalano libri solo con protagonisti maschi, perché sei un maschio oppure ti regalano tanti libri diversi perché non esistono libri per maschi o libri per femmine.
A sette anni ti sei fatto male e vorresti piangere ma ti dicono di fare l’uomo, piangere è da femminucce oppure ti medicano, ti lasciano piangere (perché le lacrime escono) e ti consolano con delle coccole.
A otto anni pensi che, se non puoi piangere, puoi dare un calcio alla sedia se sei arrabbiato oppure ti spiegano che puoi elaborare la rabbia parlandone.
A nove anni ti fanno capire che sei grande per avere le coccole oppure mamma e papà continuano a farti le coccole, finché le desderi.
A dieci anni tuo padre ti fa notare come sono belle le tette della ragazza dell’ombrellone affianco oppure tuo padre continua ad insegnarti il rispetto verso le donne.
A undici anni ti dicono che è sciocco che un maschio scriva e legga poesie, oppure ti dicono che scrivere poesie è un bellissimo modo per narrare ed elaborare le emozioni.
A dodici anni sei il più bravo in italiano ma ti dicono che poiché sei maschio dovresti essere il più bravo in matematica oppure ti spiegano che non esistono materie maschili o femminili in cui essere più bravi.
A tredici anni vorresti praticare danza ma non te lo permettono, perché sei un maschio oppure non ti costringono a fare calcio e sono felici che tu voglia fare danza.
A quattordici anni i tuoi compagni prendono in giro un compagno perché è gay e devi farlo anche tu per essere parte del gruppo oppure comprendi che puoi non seguire il branco e puoi ragionare con la tua testa.
A quindici anni hai la tua prima ragazza ma lei ti lascia e per la rabbia dici in giro che è una ragazza facile oppure ti confidi con un amico per sfogarti e pensi che ti innamorerai presto di un’altra ragazza.
A sedici anni hai un’altra ragazza ma sei geloso e le controlli il telefonino oppure sai che non il controllo non è sano in una relazione sana.
A diciassette anni insisti con la tua ragazza per avere rapporti sessuali oppure aspetti che anche lei sia pronta per fare l’amore.
A diciotto anni sui social ridi delle battute sessiste dei tuoi amici oppure, da adulto quale sei diventato, li inviti ad evitarle.
Potrei continuare, fare tanti altri esempi per l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta. Basta fare un giro attento soprattutto su Instagram per leggere in questi giorni, ma non solo, commenti rivoltanti sul consenso, sulla libertà delle donne, sulla negazione stessa della violenza.
Abbiamo bisogno di uomini che prendano tutti i giorni le distanze da tutto ciò e non solo quando succede qualcosa che provoca dolore. Facile addolorarsi per Giulia, più difficile non ridere della battuta sessista sull’aspetto di una donna o chiedere di evitarla. E potrei fare mille esempi del sessismo maschile diffuso, quotidiano, becero che alimenta la cultura della violenza e dello stupro.
Noi donne continueremo a fare quello che già facciamo ma sarà abbastanza inutile finché davvero non si daranno da fare gli uomini, in modo deciso, forte, autorevole. Abbiamo bisogno che gli uomini facciano oggi quello che le donne hanno fatto negli anni Settanta del secolo scorso, una vera rivoluzione. Non sarà un percorso breve, ci vorranno anni anche perché in questo spaventoso backlash culturale che stiamo vivendo sul piano politico e sociale bisognerà andare molto controcorrente, ma è il momento di cominciare.
Mentre finisco di scrivere questo testo sul mio cellulare arriva la notifica dell’arresto di Turetta. Ogni volta che scriverete un commento duro su di lui ricordate di non ricominciare poi domani a praticare quel sessismo, anche benevolo che è pure peggio, chi ci porta a dover vivere queste tragedie.
Donatella Caione su: https://lapizzicallante.blog/2023/11/19/oppure-se-sei-un-bambino/#
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garadinervi · 9 months
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Sakine Cansız (Sara), Fidan Doğan (Rojbîn), Leyla Şaylemez (Ronahî), Paris, January 9, 2013
Sara, Rojbîn, Ronahî – Jin Jiyan Azadî
«Il 9 gennaio 2013 Sakine Cansiz, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez, tre compagne del movimento di liberazione curdo, sono state uccise da un agente dei servizi segreti turchi (MIT) a Parigi, nel cuore della grande Europa "democratica". Nonostante siano chiari i motivi che hanno portato a questo assassinio, non ci sono ancora verità e giustizia per le nostre compagne. Queste tre donne, che gli stati occidentali hanno chiamato "terroriste", avevano deciso di dedicare la loro vita alla lotta per la libertà. Erano bellissime, belle perché libere, belle perché amavano i popoli e le persone, belle perché credevano nella rivoluzione.» – Rete Jin
(image: Leyla, Sakine, Rojbîn... militantes kurdes assassinées à Paris, le 9 janvier 2013. Un crime toujours impuni!, Drawing by Zehra Doğan (Kurdistan, December 2020), Graphic Design by Naz Oke)
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diceriadelluntore · 8 months
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Storia Di Musica #312 - The xx, The xx, 2009
Il mese dei dischi dallo stesso titolo dei propri autori si chiude con una scelta più recente, e spero creativa. La musica degli ultimi anni ha bisogno di sedimentarsi, per tutta una serie di ragioni (il modo in cui se ne fruisce, lo scenario generale in cui nasce, lo stesso ruolo della musica che è cambiato in pochi anni) al netto della qualità che rappresenta: sebbene la patente di “classico” nella musica si dà con una certa facilità e spesso anche secondi criteri più discutibili del solito, ci sono stati artisti negli ultimi anni che hanno dato contribuito eccellenti alla storia della musica popolare occidentale (che è quella che maggiormente rappresento qua, solo per questo l’ho specificato). E la sensazione a volte che non si era sbagliato la si ha dopo un po’ di tempo, nemmeno poi tanto, basta un riascolto dopo pochi anni per arricchire le sensazioni che si provavano al primo ascolto a caldo (o per cambiarle in maniera diametralmente negativa, può benissimo succedere così). Il disco di oggi ci porta a Londra nella prima metà degli anni 2000, ad un gruppo di ragazzi che frequenta la Elliot School di Putney: questa è una cosiddetta sixth form college, una scuola di potenziamento pre-universitario dove i ragazzi dai 16 ai 19 anni studiano a livello più avanzato alcune discipline. Qui si incontrano 4 studenti: Romy Madley Croft, cantante e chitarrista, Oliver Sim, bassista e cantante, Jamie Smith, tastiere e ritmica elettronica e la tastierista Baria Qureshi. Tutto inizia su Myspace, leggendario social network fondato nel 2003 da Tom Anderson, dove la musica dei quattro con i testi di Crof e Sim è condivisa con dei primi demo, embrioni delle canzoni che arriveranno di lì a poco. Scelgono un nome interessante (siamo nel 2005): The xx, perché avevano tutti appena compiuto venti anni (e XX è venti in numeri romani), perché in inglese si pronuncia come “excess” e poi perché le due “x” richiamano alla mente le tre che caratterizzano i prodotti pornografici. Nel giro di qualche anno, si fanno un nome nei piccoli club per la loro musica intrigante, un mix elegante e misterioso di elettronica, con guizzi romantici e di atmosfera, dovuti alle due bellissime voci di Croft e Sim, che si completano a meraviglia; nel frattempo Jamie Smith sceglie il nome d’arte di Jamie xx. Alcuni loro demo arrivano ad una piccola etichetta indipendente, la Young Turks Record, che li affida alle cure di un giovane produttore scozzese, Rodaidh McDonald, che proprio con gli XX inizierà una proficua carriera come produttore di musica di qualità.
Le registrazioni furono effettuate in un piccolo garage adibito a studio nella zona di Ladbroke Grove, a Londra, nel 2008, quasi sempre di sera e di notte, anche con idee un po’ strane: le linee di basso di Sim furono registrate dal bassista nel corridoio adiacente, per avere un suono più ovattato, e la caratteristica di musica “notturna” pervade tutto il disco. The xx esce a maggio del 2009 ed è un disco d’esordio che non passa inosservato. In piena “mania” di definizioni musicali, il loro è un album che ha molteplici influenze (tracce di post-punk, dream pop, dubstep, indie pop e R&B compaiono a impulsi qua e là) ma si concentrano in canzoni tanto semplici quanto uniche e misteriose, eleganti, ma che vibrano di emozioni e hanno degli arrangiamenti che spiazzano per la loro impeccabile luminosità. I battiti pulsano anziché schiantarsi; le chitarre sono pizzicate e pizzicate ad arte; e la voce raramente supera un sospiro malinconico, considerazione che quasi stride non solo con la musica che all’epoca li circondava (il nu metal, il nuovo r&b, il primo grande dilagare del rap) ma con la stessa irruenza che solitamente le giovani band propongono nei primi lavori. Anche i titoli delle loro canzoni sono il mix perfetto di conciso ed evocativo. Tra le gemme la strumentale Intro, che verrà saccheggiata in decine di programmi tv, serie, pubblicità, ma ha la sua consacrazione durante le Olimpiadi Invernali di Vancouver nel 2010 dove veniva usata come colonna sonora dei momenti precedenti le premiazioni degli atleti. Le chitarre innocenti di VCR suggeriscono la passione della band per l'indie pop radicalmente semplice degli Young Marble Giants; Crystalised, magnifica, è uno dei meravigliosi duetti tra Croft e Sim, che qui sono capaci di portare l’impressione che sia una conversazione tra innamorati, riaffermando cosa significa veramente "cuore a cuore". Il lato più sensuale dello stesso concetto c’è invece nella ritmica Islands (Underneath and unexplored\Islands and cities I have looked\Here I saw\Something I couldn't over look\I am yours now\So now I don't ever have to leave\I've been found out\So now I'll never explore). C’è Infinity che si appoggia più sulle radici post-punk (ed è stupenda, anche nell’interpretazione di Croft), e Heart Skips A Beat ha una ritmica intrigante e complessa. Croft e Sim cantano anche da soli bene nei loro turni solisti (Sim brilla in particolare nella spaziosa Fantasy), ma insieme sono davvero ispirati: Basic Space ne è la prova che c’è chimica tra Croft e Sim, in un brano che sa di anni passati e di meraviglie pop, ma che è comunque ricca di dettagli sottilmente affascinanti (il drum beat e la chitarra un po’ sudamericana).
Tutte le riviste del settore ne sono stregati: il New Musical Express lo inserisce subito nella lista dei 500 dischi migliori di tutti i tempi, Rolling Stone nei 100 migliori album di debutto di sempre, il disco otterrà numerose certificazioni di vendite e proietta i quattro nei festival più famosi del mondo, spesso in apertura a grandi artisti (tra le loro performance più belle, quelle in apertura ai concerti di Florence + The Machine). Ma non tutto va bene: Baria Qureshi, in contrasto con gli altri tre, abbandona il gruppo. Ma la magia non si interrompe: Coexist del 2012 riprende da dove The xx finisce, stavolta in un trio che continuerà ad ammaliare sussurrando le proprie canzoni, come se fosse proibito alzare la voce.
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ragazza-nuvola · 10 hours
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Hai lasciato un cuoricino sotto il mio post così ora ti faccio qualche domanda:
C'è una costellazione che ti piace particolarmente?
Secondo te l'universo è affascinante? Se sì, perché?
Se avessi la possibilità di scoprire tre nuove stelle e avessi il compito di dare un nome ad ognuna di loro, come le chiameresti?
Grazie per il tuo tempo ✨
Heyy, che belle domande, anche molto "complesse" sotto certi aspetti.
1. Allora la mia costellazione preferita è la costellazione del cigno però adoro anche quella dello scorpione e dell'orsa minore.
2. Sì, l'universo per me non solo è affascinante ma è pura magia, un posto sicuro dove rifugiarmi quando sto male emotivamente, forse perché pur essendo così oscuro, ha sempre dei punti di luce all'interno, quelle piccole stelle che non ti fanno sentire solo, ma allo stesso tempo non invadono la tua riservatezza, stanno lì a farti luce ma non ti danno mai fastidio, puoi volarci in mezzo e non avere la costante paura di sentirti osservato e giudicato, cosa che invece accade sulla Terra. L'Universo è l'emblema della libertà e della serenità.
3. Questa è difficile. Una sicuramente la chiamerei "Costellazione di Pegaso/Unicorno" perché adoro questi animali "mitologici", un'altra la chiamerei "Costellazione di Sol" in onore della musica che è parte fondamentale della mia vita e una terza la chiamerei "Costellazione del mare" dedicata alle anime pure e tormentate, agli ultimi, ai poeti e ai sognatori.
Tu invece cosa risponderesti a queste domande? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi anche tu.
Grazie mille delle bellissime domande. L'universo e il cosmo è un tema che mi sta particolarmente a cuore💜🌌
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canterai · 9 months
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In questi giorni sono sopraffatta da tante cose, ma sono anche piena di pensieri che definirei di "healing". Ad esempio, questa settimana andrò a tre compleanni di personcine bellissime, e sono giorni che penso a quanto quest'ultimo anno io mi sia ridata vita e dignità di vivere, quanto, esponendomi al mondo nella mia parte più vera, io abbia incontrato persone una più bella dell'altra e che adesso costellano la mia vita di luce. Inoltre, a tutti questi compleanni mangerò la pizza, mentre fino a qualche mese fa erano anni che non riuscivo a mangiare una. E per finire, lunedì abbiamo fatto un concerto, e mamma stamattina mi ha detto che le si era sciolto il cuore, perché nonno adorava i concerti di capodanno con i valzer di Strauss e gli sarebbe piaciuto tantisismo. Il mio cuore mi abbraccia fortissimo, me e tutta la bellezza che mi si è creata intorno. Sono felice.
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Questa è la prima pietra del Ponte sullo Stretto. Non sono sicuro che sia l’originale, perché ne esistono a decine, di tutte le epoche. E comunque, non ne esiste una sola che sia quella autentica.
Non esiste una vera prima pietra del Ponte sullo Stretto. Tutte valgono quanto questa: sono solo una promessa, una fantasia, una millanteria politica. Perché non è mai stata posata una seconda pietra. Di prime pietre, invece, si è ormai perso il conto.
La prima promessa di costruire il Ponte sullo Stretto risale agli anni Settanta. Che cosa avete capito: gli anni Settanta dell’Ottocento, un secolo e mezzo fa. Il governo Zanardelli promise di unire Sicilia e Calabria, sopra o sotto il mare, ovvero con un ponte o con un tunnel. Erano gli anni della rivoluzione industriale, c’era una fede illimitata nel progresso. Tutto pareva possibile, anche l’impossibile.
Vent’anni dopo il terremoto e maremoto di Messina, ottantamila morti, sconsigliò di costruire ponti da quelle parti.
Anche il cavalier Benito Mussolini disse che il Ponte si sarebbe fatto, per maggior gloria della nazione. Ma la cosa non ebbe seguito, nell’agenda politica del fascismo c’erano altre priorità, invadere l’Albania, spezzare le reni alla Grecia, si sa che la guerra è un’opera pubblica molto costosa.
Passano gli anni, i bimbi crescono, le mamme imbiancano, e nel 1981 il governo Forlani istituisce la società Stretto di Messina spa con il compito di realizzare l’opera. Per vent’anni la società è in essere e lavora al progetto, ma non ne rimane traccia percepibile.
Bettino Craxi nel 1988 annuncia che il Ponte sarà realizzato entro il 1998, ma anche lì, dopo un po’ non se ne sa più niente. Nessuna traccia del Ponte, a meno che il modellino che Berlusconi portò nel 2004 a Porta a Porta fosse il frutto paziente del lavoro ventennale della Società Stretto di Messina. Sapete, come quelli che costruiscono i modellini delle navi con i fiammiferi. Ci vogliono tempo e pazienza.
Nel 2008 il governo Prodi blocca il progetto, perché non ci sono soldi. Due anni dopo Berlusconi torna al governo e annuncia che il Ponte sarà fatto, anzi rifatto perché lo aveva già fatto, direi personalmente, a Porta a Porta sei anni prima.
Nel 2012 il governo Monti dice di nuovo che non ci sono i soldi e mette in liquidazione la nuova società che Berlusconi aveva nel frattempo istituito, che si chiamava Eurolink.
Nei giorni scorsi il governo in carica ha rilanciato l’idea. Anzi, ha proprio detto: il Ponte si farà. C’è dunque una nuova prima pietra, identica a questa, già pronta a Roma e in partenza per Villa San Giovanni. Il costo stimato (di tutto il Ponte, eh, non della prima pietra) è intorno ai 4 miliardi di euro, secondo calcoli meno ottimisti potrebbe raddoppiare, si sa come funzionano in Italia i preventivi, per ristrutturarti un bagno ti dicono dieci e tu già sai che saranno venti.
In attesa degli eventi, le vere notizie sono due:a prima è che gli unici a costruire effettivamente un ponte sullo Stretto furono i romani durante le guerre puniche. Secondo Plinio il Vecchio i romani costruirono un ponte di barche per far passare gli elefanti sequestrati ai cartaginesi. Per fortuna Berlusconi non ha letto Plinio il Vecchio, altrimenti avrebbe portato a Porta a Porta un elefante. La seconda notizia è che per andare da Palermo a Ragusa con i mezzi pubblici ci vogliono 12 ore. Esattamente come il tempo dei cartaginesi.
Concludendo. I ponti sono opere meravigliose. Spesso molto belle anche da vedere, comunque bellissime per la loro funzione, che è unire, avvicinare. Ma l’esatto contrario dei ponti sono le promesse a vuoto. Le promesse a vuoto rappresentano, appunto, il vuoto: allargano la distanza tra le due rive, la riva delle parole e la riva della realtà. Il famoso “Tra dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Mi piacerebbe essere il primo che passa lo stretto in tre minuti, percorrendo il nuovo ponte e dedicando il trionfo della tecnologia agli elefanti di Annibale. Ma prima di mettermi in coda voglio aspettare almeno la seconda pietra. Non per sfiducia. Per esperienza.
Michele Serra
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francesco-nigri · 1 year
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Quella stella che brilla per me
Quella stella che brilla per me Dedicata a mia moglie Hebe Munoz .. Il Malecón de  Puerto Cabello (1) accolse tutte  le stelle quella notte  e aprì le labbra intime della tua Terra alla stella cadente più bella di San Lorenzo al Castillo San Felipe (2) .. Nacque il poi .. senza che si sapesse e prim’ancora dell’ora .. quel che oltre ogni immaginabile splendore fu il parto…
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filorunsultra · 6 months
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Syrah quel che Syrah
Cortona è nota per un codice musicale del Duecento conosciuto come Laudario di Cortona Ms. 91 e conservato all'Accademia Etrusca. È un laudario, cioè un libro che contiene delle laude, canzoni a tema sacro con testo in volgare e di uso non liturgico. Il repertorio laudistico del Duecento ci è arrivato principalmente grazie a due codici: il Magliabechiano Banco Rari 18 di Firenze, che ha delle bellissime miniature ma è pieno di errori di notazione, e il Laudario di Cortona. Mi trovo con Raffaele in un'auto a noleggio sulla Modena-Brennero quando chiamo la bibliotecaria dell'Accademia Etrusca per vedere il codice: mi dice che non è visionabile, cioè, non oggi, forse se arrivassimo prima dell'una, d'altronde ogni giorno qualcuno chiede di vederlo, poi c'è il figlio da prendere a scuola, magari scrivendo per e-mail, o presentandoci come piccolo gruppo... comunque sarebbe meglio rimandare. Dopo quindici minuti di conversazione circolare riaggancio il telefono. Stiamo andando in Toscana per un convegno sul Syrah coordinato da Raffaele, a cui mi ha chiesto di accompagnarlo non so bene perché. La scusa del Laudario era stata buona fino all'uscita dell’autostrada di Affi, poi anche quella era crollata e di lì in poi mi sarebbero aspettati soltanto tre giorni di chilometri di corsa, vino biodinamico e cene a base di chianina (oltre a essere vegetariano, Chiani è il cognome di mia mamma e solo l'idea di mangiare una così bella mucca, che per di più porta il nome di mia madre, mi provoca orribili dolori enterici).
Cortona si trova su una collina affacciata sulla Val di Chiana, più o meno ad equa distanza tra Siena, Arezzo e Perugia. È un classico borgo medievale da "Borgo più bello d'Italia" (ogni borgo italiano è "il più bello d'Italia"). Una rocca sulla cima, qualche chiesa, dei cipressi, un grazioso cimitero e tutte quelle cose inequivocabilmente italiane: l'alimentari, l'enoteca, il bar (da leggersi i' barre, con raddoppiamento sintattico). Turismo, a marzo, poco, e comunque tutto anglofono e interessato solo a due cose: Cortona DOP (principalmente Syrah e Merlot, e in minor parte Sangiovese) e tagliata di chianina. La campagna sotto alla città e la strada regionale che porta in Umbria sono misurate dalle insegne delle centinaia di cantine e dai cartelli con gli orari delle degustazioni. Da Trento a Cortona si impiegano circa quattro ore e così, svincolati anche da quell'unica incombenza presso la Biblioteca Etrusca, a circa metà strada usciamo a Castiglione dei Pepoli, sull'Appennino Bolognese, in cerca di un piatto di fettuccine.
Il lago Brasimone è un bacino artificiale costruito nel 1911. Dal lago attinge acqua una delle uniche due centrali nucleari attive in Italia. Leggendo dal sito ufficiale dell'ENEA: "Il Centro del Brasimone è uno dei maggiori centri di ricerca a livello nazionale e internazionale dedicato allo studio e allo sviluppo delle tecnologie nei settori della fissione di quarta generazione e fusione nucleare a confinamento magnetico. Rilevanti sono le competenze disponibili sulla tecnologia dei metalli liquidi, sui materiali innovativi per applicazioni in ambienti severi, sulla prototipazione di sistemi e componenti per applicazioni ai sistemi energetici anche nucleari." Attraversando in auto la diga, verso la trattoria, Raffaele mi racconta che il referendum sul nucleare del 1987 bloccò la produzione di energia nucleare ma non la ricerca. La centrale nucleare del Brasimone (anche se non è una vera centrale) ricorda vagamente Chernobyl: il camino bianco e rosso, la cupola di cemento del reattore e i boschi tutto attorno, non ci sono invece i classici camini di raffreddamento, dandole un'aria più domestica. Accanto al lago c'è una trattoria sgarrupata per gli operai della centrale. Come in tutte le bettole per operai e camionisti, si mangia divinamente ma non leggero, segno premonitore dell'imminente cena.
L'albergo a Cortona è un quattro stelle e per aperitivo ci offrono cantucci e Vin Santo. Le quattro sciure che ci lavorano sono fin troppo disponibili e ci ammorbano parlandoci dei biscotti. Una volta arrivati in albergo io e il Raffa facciamo una corsa di acclimatamento attorno al paese che mi apre una voragine in pancia, rendendomi sempre più insofferente per quella cena. Restiamo per un po' nella hall dell'albergo ad aspettare Giorgia, una delle relatrici del convegno. Ho l'impressione di essere lì da delle mezzore quando finalmente Giorgia scende dalla camera.
La cena è alla Marelli, una cascina in mattoni rossi di proprietà della famiglia Marelli della famosa Magneti Marelli, e per metà affidata a Stefano Amerighi Vignaiolo in Cortona (da leggersi tutto insieme, di fila, senza virgola), amico e cliente di Raffaele e organizzatore del convegno. Mi aspetto una cena formale in cui mantenere un contegno istituzionale ma si tratta di tutt'altro. La tavola non è apparecchiata e anzi la stanza è alta e semivuota. Ci sono un grande caminetto al centro, un divano, due poltrone, una grande credenza piena di bottiglie vuote di Syrah francese e nient'altro. Siamo in dodici a cena ma arriviamo presto e ci sono ancora solo tre vignaioli francesi già piuttosto avanti col vino e coi trigliceridi, un broker di borsa collezionista di bottiglie d'annata e Francesco, un dipendente di Stefano. Come me, neanche Giorgia conosce nessuno e mi sento meno solo, inoltre lei è un'ingegnere: di vino ne sa più di me ma è comunque fuori contesto. Così ci mettiamo in fondo alla tavola, separati dagli altri commensali da Raffaele, che emana sapienza anche per noi. Il broker stappa una magnum di Champagne e così inizia una serata destinata a durare ore e inframmezzata da un'innumerabile sequela di portate e bottiglie di vino (in realtà, per scopi puramente antropologici, le ho contate: undici, di cui una magnum). L’ospite arriva solo al terzo bicchiere di Champagne: Stefano è sulla cinquantina, capelli e barba brizzolati e occhiali da vista Celine con montatura nera. Neri anche il maglione, i pantaloni e le scarpe. Sulla credenza ci sono dischi di Paolo Conte e qualche cd generico di musica classica, di quelli che si trovavano una volta in edicola e che contenevano qualche grande classico come Tchaikovsky e Beethoven, più qualche russo un po' più ricercato ma meno sofisticato, che ne so, Mussorgsky. Stefano è un melomane, ha scoperto l’opera da adolescente col Così Fan Tutte e poi da Mozart è arrivato a Verdi. Da giovane frequentava il Regio di Parma, che dice fosse il suo teatro preferito (mah), apprezzava anche l’orchestra del Maggio mentre non trovava nulla di eccezionale nella Scala (ancora: mah). Era talmente appassionato d’opera che chiese a sua moglie di sposarlo durante una Boheme, che però raccontandolo attribuisce erroneamente a Verdi. Io mi irrigidisco ma evito di farlo notare, i lapsus capitano a tutti e io non voglio fare quello che alza il ditino per correggere il padrone di casa, così annuisco e continuo ad ascoltarlo. Insieme a lui arrivano anche altri tre vignaioli biodinamici siciliani. Il più anziano, un distinto signore sulla settantina (che avrei scoperto essere l'unico altro vegetariano nella stanza) e i suoi due collaboratori, non molto raffinati in realtà. Alla terza bottiglia di bianco sono iniziati i rossi e, insieme ad essi, un simpatico giochetto in cui gli ospiti dovevano indovinare il vino. Raffale sembrava particolarmente bravo a questo gioco e per un po' ho avuto l'impressione che i due siciliani non facessero che ripetere quello che diceva lui. Anche il broker sapeva il fatto suo e la cosa aveva iniziato a prendere una piega deliziosa. In queste cene, mi ha spiegato Raffaele, ognuno porta qualche bottiglia e il cibo diventa più che altro un modo per continuare a bere. Dividendo una bottiglia in tanti, nessuno riesce a bere più di un paio di dita di ogni bottiglia, per cui il tasso alcolemico, una volta raggiunta una certa soglia, non si alza ulteriormente ma resta più che altro stazionario per tutta la durata della cena, facendo più che altro i suoi peggiori effetti il giorno dopo.
Quando chiedo a Raffaele se in quell'ambiente ci siano problemi di alcolismo, lui mi risponde che "da un punto di vista patologico, probabilmente no, o almeno non diffusamente, ma in una forma latente sì. Tra cene, presentazioni e fiere, i vignaioli bevono tutti i giorni. Inoltre, durante le cene come questa, si è diffusa sempre di più l'abitudine di aprire la bottiglia tanto per aprirla, spesso finendola in fretta per passare a quella dopo, o buttandone via metà, nella sputacchiera, passata di mano in mano con la scusa di gettare i fondi, e per far spazio alla bottiglia appena aperta. Così non ci si prende il tempo per lasciar evolvere il vino e per vedere come cambia nel corso della sera. È un atteggiamento bulimico e anche poco rispettoso nei confronti di una bottiglia che un povero vignaiolo ha impiegato un anno per produrre. Ogni volta che qualcuno prova a parlare di alcolismo in questo ambiente il gelo tronca ogni possibile discorso, e d'altronde nessuno è interessato a farlo, perché vorrebbe dire mettere in discussione l'intera economia del settore: quando dieci anni fa crollò definitivamente l'idea del vino come alimento centrale per la dieta mediterranea e si capì finalmente che berlo fa male, la comunicazione dell'industria vitivinicola si spostò sul suo valore culturale. Cosa di per sé anche vera, se non che la cultura del vino non sta nella bottiglia ma nel territorio; mentre l'esperienza enologica si ferma sempre alla degustazione e non si spinge mai alla vera scoperta del territorio e della sua storia, soprattutto in Italia." Insomma, quello che dovrebbe essere il pretesto diventa lo scopo.
Durante la cena apriamo una bottiglia di Cornas del 2006, l'ultima annata del vignaiolo che l’ha prodotta, un tale Robert Michel, prima che andasse in pensione. Raffaele mostrandomi la bottiglia mi fa notare che la parola più grande sull'etichetta non è il nome del vignaiolo, che invece è scritto piccolo in un angolo, né dell'uva, Syrah, anche questa scritta in piccolo, ma il nome del vitigno, cioè il posto in cui è stato fatto. Ed è scritto al centro, a caratteri cubitali: Cornas. In Francia il brand non è il nome di fantasia dato al vino dal vignaiolo, ma il nome del posto. Questo fa sì che le denominazioni siano molto più piccole e controllate che in Italia, e che attorno a queste denominazioni si costruisca un'identità più profonda. Lungo il Rodano francese, ad esempio, si trova questo paese, Cornas, dove si coltiva solo Syrah. Il cliente finale sa in partenza che non sta comprando tanto una cantina, ma un territorio, e una storia. Dopo il Cornas, aprono una bottiglia di Pinot Nero del 1959 (puoi avere il palato di una pecora come il sottoscritto, ma l'idea di bere un intruglio fermo in una cantina da 65 anni esalterebbe chiunque). Beviamo qualche altra bottiglia di Syrah di Stefano e in fine un Marsala perpetuo prodotto secondo il metodo tradizionale di produzione del Marsala, prima che gli inglesi lo trasformassero in una specie di liquore aggiungendoci alcol e zucchero per farlo arrivare sano in patria, e che viene prodotto con un sistema che ricorda quello del lievito madre.
Sopravvissuti alla cena, verso le 2 rientriamo in albergo per cercare di dormire prima del giorno successivo. Come accade le rare volte che bevo, il sabato mi alzo prima della sveglia. Devo rendermi presentabile per il convegno, a cui Raffaele mi ha incaricato di registrare gli accrediti per giustificare la mia presenza in albergo. Il convegno si tiene in una bella sala del Museo Etrusco di Cortona in cui sono conservate cose random: sarcofagi egizi, spade rinascimentali, accrocchi di porcellana settecenteschi di rara inutilità, collezioni numismatiche, mappamondi e altre cose. Una volta assolto il mio unico dovere, ritorno in albergo e mi cambio, metto le scarpe da corsa e imbocco la provinciale che porta al Lago Trasimeno.
Micky mi ha programmato un weekend di carico con un lungo lento il sabato e una gara la domenica (vero motivo della trasferta) che farò con Raffaele a Reggio Emilia. Si chiama Mimosa Cross ma non si tratta di un vero cross, è più che altro una 10 chilometri su asfalto, seguita da una salita sterrata sui colli di 500 metri di dislivello e da un'ultima discesa in picchiata stile Passatore. 23 chilometri scarsi e 500 metri di dislivello. Tornando da Cortona, il pomeriggio del sabato, passiamo per Firenze ad accompagnare un’oratrice del convegno, e per uno sperduto paesino sui colli bolognesi per accompagnare Giorgia, che sospettiamo ancora in hangover dalla sera prima. Infine: Reggio nell'Emilia. A cena io e Raffaele riusciamo comunque a bere una birra.
La mattina dopo diluvia, a Reggio fa freddo e tira vento. Albinea, da cui parte la gara, è invasa di persone e dimostra l'indomito podismo di queste lande. Dopo aver tergiversato per qualche quarto d'ora in macchina, per cercare di digerire una brioches troppo dolce, decidiamo finalmente di scaldarci. Poi partiamo: primo chilometro 3'41'', secondo chilometro 3'40''. Passo al quinto chilometro 40 secondi più lento del mio personale sulla distanza, ma non sto malaccio. Poi la strada gira e inizia a salire. La pendenza è impercettibile alla vista ma il passo crolla di 30'' al chilometro. Sono isolato e quelli davanti a me prendono qualche metro, sono attorno alla quindicesima posizione. Inizio a cercare scuse: sono alla fine di una settimana di carico, ho il lungo del giorno prima sulle gambe e il Cornas del 2006 sullo stomaco, poi inizia la salita. Quando inizia lo sterrato cambio gesto e inizio a rosicchiare metri a quelli davanti: via uno, via un altro, come saltano gli altarini, bastardi. In salita un tale dietro di me inizia a urlare grida di dolore, la prima volta fa ridere ma poi inizia a diventare fastidioso, così lo stacco per non sentirlo più. Il maledetto in discesa mi riprende e rinizio a raccontarmi scuse. Valuto seriamente di fermarmi al ristoro per aspettare Raffaele e penso ad altre cose ridicole a cui generalmente mi aggrappo quando mi trovo in una zona di effort in cui non sono abituato a stare. Ragiono sul fatto che è la prima volta che faccio una gara sull'ora e mezza: le campestri sono simili come tipo di sforzo ma sono molto più corte. Nel frattempo i chilometri passano e finalmente inizio a vedere il paese. Sull'ultimo strappo riprendo un tipo e lo stacco sul rettilineo finale. Traguardo, fine, casa.
Quando racconto al Micky che un paio di persone mi hanno superato in discesa mi dice che dobbiamo diminuire il volume e aumentare la forza: mi dimostro poco interessato alla cosa. Cerco di spiegargli che la priorità non sempre è migliorare e che non a tutti i problemi bisogna cercare delle soluzioni, e che preferisco divertirmi e godermi il processo senza chiedere di più alla corsa. Roby allora mi ha chiesto a cosa serva un allenatore: a migliorare, certo, ma non significa che questa sia la priorità. Non sono disposto a togliere tempo alla cosa che mi piace fare di più, e cioè correre, per fare degli esercizi orribili solo per non farmi superare da due stronzi in discesa o per correre in un'ora in meno la 100 miglia "X". Cerco di fare del mio meglio ma senza bruciare il percorso. Ho sentito spesso amici fare frasi del tipo "quest'anno voglio dare tutto quello che riesco a dare". No, non me ne potrebbe fregare di meno; preferisco arrivare tra 20 anni ancora con la voglia di correre e con qualcosa da scoprire. Non vincerò mai una 100 miglia e non sarò mai un campione, e questo è uno dei più grandi regali che il destino potesse farmi. Non devo impegnarmi a vincere niente perché semplicemente non posso farlo, così posso godermi il processo senza riempirmi la testa di aspettative e di puttanate, senza fare un wannabe e senza dover attendere le aspettative di nessuno. Posso semplicemente dare quello che ho voglia di dare nel momento in cui voglio darlo. Al 13 marzo 2024, nel TRC, sono quello che ha corso più chilometri di tutti, e forse sono l'unico che non ha ancora deciso che gara fare quest'anno. Perché non ha importanza, l'unica cosa che conta è uscire a correre, per il resto, Syrah quel che Syrah.
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joekirby · 4 months
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Ho capito che vi piacciono le belle ragazze succinte, dopo la bella Miss Doronjo.
Perciò vo lascio qui tre ragazze bellissime, tre sorelle furbissime. Son tre ladre abilissime, molto sveglie abilissime....
Il trio di occhi di gatto
Hitomy (Sheila)
Rui (Kelly)
Ai (Taty)
Belle son belle eh....
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der-papero · 2 years
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E' ARRIVATO BABBO NATALEEEEE 😍😍😍😍
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Oddio, me lo ricordavo vagamente diverso, ma non importa ...
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E' un regalo nientepopodimenoche da parte di @vesna-vulovic!!!! MARIIIII MA COSA HAI FATTO, IO MO' VOLO A TRE METRI DA TERRA PER I PROSSIMIIIII NON LO SO, e in fatto di volare so che sai di cosa si parla!
Uagliù, vi giuro, questi sono i momenti dove, boh, io non so più cosa scrivere, sto dando fiato ai neuroni, perché sono troppo emozionato e felice, vabbè, penso che Maria ha capito tutto, voi immaginatevi il resto della felicità, perché non ve la so descrivere.
Sì, ok, ho capito, volete vedere di che si tratta, E 'NU MUMENT!
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Ok, non credo sia un paio di calzature che i tedeschi sono soliti indossare ai ricevimenti di gala, ovvero
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bensiiiiiiii .... 😯😯😯
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UNA SCIARPA FATTA A MANO! 😍😍😍
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Non so davvero cosa dire, io ti seguo dai tempi di lalumacavevatrecorna, e non lo so, per me è come quando Katy Perry vinse il primo MTV Music Award e urlò "io fino ad un anno fa passavo le giornate sdraiata sul divano a mangiare schifezze e a vedere tutti questi miei idoli in TV, e adesso sono qua a stringere loro la mano!", e boh, non so se si è capito, ma insomma, quello che voglio dire è che io questa sciarpa NON ME LA TOLGO PIÙ, MANCO CON 30 GRADI, no, oddio, e se poi si rovina, no, no, ok, la indosso con estrema cura, NOOOO, MA LA DEVONO VEDERE TUTTI, E CHE FACCIAMO, ok, ma poi vogliono sapere, chiedono, dico, E IO METTO I MANIFESTI, CI MANCHEREBBE PURE, ok, respiro, lo giuro.
Mi hai scritto parole bellissime, io non so se merito tutto questo ... PERO' ORMAI E' TUTTO MIO 😍😍😍😍😍😍 quindi è andata 😌
Questo post potrebbe diventare di 6 km, ma credo che le uniche parole che veramente contano siano queste
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Ah, dimenticavo ... UN GRAZIE DI CUORE A TUTTA LA SQUADRA!
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veronica-nardi · 9 months
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DRAMA QUIZ 2023
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Ed eccoci qui, un altro anno è passato e non mi vergogno ad ammettere di non aver visto tanti drama, che non ci sono proprio stata attenta, e che mi ero completamente dimenticata del quiz. La vita reale è piena di impegni vari, e ho passato questo passatempo in secondo piano, ma devo anche constatare che mi piace sempre fermarmi un attimo e fare il punto della situazione, e rispondere a questo quiz. Alla fine mi diverto.
Il problema è che mi sono subito resa conto che quest'anno è andato davvero malino, ma per fortuna ci sono alcuni titoli (soprattutto uno) che mi hanno salvato la giornata.
Ringrazio di cuore @dilebe06 per questo appuntamento fisso annuale e... cominciamo!
Prima di tutto i drama visti quest'anno:
Cinesi: City of streamer, My Deepest Dream, Goodbye my princess, Gank your heart, Three body
Coreani: The Glory, D.P., How to buy a friend, Taxi Driver, Gaus Electronics, W, Missing
Tailandesi: The Gifted, Midnight Museum, The Stranded, I'm Tee Me Too
Taiwanesi: Nowhere Man, Danger Zone
Giapponesi: Alice in borderland 2, Danger-less detectives, Bokura No Yuuki, Don't call it mistery, One Piece, High and Low Worst Episode
Drama droppati: Fight for my way. Rip.
E ora via con le domande.
1) Il drama più bello che hai visto: One Piece
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Questo è più un investimento, non una vera e propria incoronazione. Mi sono trovata in difficoltà, perché non ho nessun drama di cui mi sia davvero innamorata quest'anno, quindi ho deciso di "investire" su One Piece.
Perché in fondo penso che sia davvero la serie che mi sia piaciuta di più quest'anno. @dilebe06 dimmi che ti sto rendendo felice XD
Io non parlo da fan. Non ho mai letto il manga e non ho mai visto l'anime. Non avevo idea di che cosa parlasse questa storia. Non posso fare paragoni, non posso dire "il live action è fatto bene/male rispetto a..."
Posso solo dire che questa serie mi è piaciuta per quella che è.
Ho respirato l'avventura, l'amicizia e il mistero. Ho sognato con la caccia al tesoro. Mi sono goduta i combattimenti. Ho riso, mi sono emozionata, ho riflettuto, mi sono arrabbiata.
Queste sono tutte le cose che ho vissuto durante la visione di One Piece il live action, e sicuramente ce ne sono molte altre, ma penso che già soltanto queste siano bellissime.
Faccio vincere One Piece perché ho voglia di tuffarmi di nuovo all'avventura nella seconda stagione. E magari anche nella terza, nella quarta, nella quinta... E spero che continui così, anzi no, che vada sempre meglio XD
2) La storia d'amore che ti ha conquistato di più: My Deepest Dream
E no, non sto parlando della storia d'amore principale, ma di quella tra il poliziotto e l'amica della lead.
Mi è piaciuto molto come hanno impostato e costruito la storia: il fatto che questi due tornavano a incontrarsi e scontrarsi in ogni linea temporale, era come se fossero destinati sempre, non importa cosa accadesse.
È romanticismo allo stato puro.
3) Il drama che ti è piaciuto di meno: Gank your heart
È stato più che altro noioso. Un drama sulla stessa riga di Falling into your smile (i videogiochi vissuti come professione e stile di vita), ma non c'è neanche gara. Falling into your smile non era un capolavoro ma era fatto bene, la questione degli e-sports era centrale e gestita bene, mentre in Gank your heart (che razza di titolo) il tema è preso in considerazione in modo minimo e alla fine della fiera non risulta nemmeno un elemento cardine: se al posto degli e-sports ci sarebbe stata qualsiasi altra cosa la storia l'avrebbero potuta fare ugualmente.
E poi non ricordo che la storia d'amore mi abbia presa in qualche modo, i personaggi erano spiccioli, e proprio l'attore e l'attrice principali non mi hanno convinta proprio per niente. Wang Yibo sa fare molto meglio di così dai, che delusione.
4) Una serie che meriterebbe un sequel
Io metto già le mani avanti e lo dico subito: questa è la prima di tre domande a cui non sono riuscita a trovare una risposta. Denunciatemi.
Rispondendo a questa domanda, il problema è che tutte le serie di cui vorrei un sequel o ce l'hanno già o è comunque in programma, e delle rimanenti serie non ho interesse a vedere una continuazione o non avrebbe senso farla.
5) Il personaggio preferito: City of streamer
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Io amo quest'uomo. La sua grazia, il suo fascino, la sua psico-sociopatia (matto come un cavallo), ma anche la sua intelligenza, la sua pazienza, il suo essere manipolatore e subdolo, la sua voglia di vendetta, la sua scaltrezza, la sua freddezza.
E no, non ha dei difetti. Sa essere pure simpatico (vedi gif).
6) Il personaggio più odiato: My Deepest Dream
Ricordo quanto volessi prendere a schiaffi la second lead di questa serie tutte le volte che era presente in scena.
Non posso dire che proprio la odiassi come si intende l'odio per un personaggio cattivo ma, voglio dire.. Fastidiosa, infantile, arrogante, spocchiosa, antipatica, viziata, capricciosa, irritante, importuna. Potrei andare avanti, ma penso sia abbastanza per farle vincere questa domanda, no?
7) L'ambientazione più brutta: High and Low Worst Episode
Il Liceo Oya di questo drama è in assoluto la prima risposta che mi è saltata in mente nel momento in cui ho letto questa domanda.
Quello non è un liceo, è innanzitutto un porcile dove non fanno le pulizie da circa un quarto di secolo. E poi è un luogo dove menarsi come se non ci fosse un domani, un posto in cui gli studenti quarantenni cazzeggiano bellamente, una "scuola" in cui i professori non sono pervenuti. E che dire del tetto? Quale liceo non ha un tetto in cui gli studenti passano il tempo a dormire e a scambiarsi quattro chiacchiere?
È tutto stupendo XD
8) Il finale più bello: Three Body
Mi è piaciuta l'idea di un finale che dice, ipotizza, fa immaginare, ma non mostra. A me i finali così piacciono un sacco. E poi la grinta del poliziotto mi ha gasata un sacco.
9) Un attore e un'attrice che ti sono piaciuti tantissimo: One Piece
Non ce ne sono solo due. Io voto tutto il cast di One Piece, perché si tratta di interpreti giovani, con poca esperienza e semi sconosciuti. E sono stati bravissimi.
Quanto mi piace premiare la gioventù volenterosa.
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10) La morte di un personaggio che ancora non hai superato
Quest'anno o non è morto nessuno o nessuno per cui mi sia dispiaciuto più di tanto.
Secca e onesta.
11) La OST che ti è piaciuta di più: City of streamer
Le ost di questo drama mi sono piaciute un sacco. Romantiche, emozionanti, intense. E credo anche che questo sia l'unico drama di cui mi siano piaciute le ost, visto che sono le uniche che ho scaricato sulla mia playlist. (e sì, la mia playlist è piena di ost dei drama asiatici invece delle canzoni di Taylor Swift o Lady Gaga).
12) L'attore e l'attrice peggiori: W e Gank your heart
Mi dispiace ma Lee Jong Suk in W non mi è piaciuto. Lui ha il viso ha cucciolo, è un tenerone, quando sorride si sciolgono i ghiacciai, ed è perfetto se deve interpretare il protagonista di una commedia romantica alla Romance is a bonus book. Anche in W c'era la storia romantica (fatta malissimo), ma era anche una storia di mistero, di investigazione, era un thriller. E in questo secondo me Lee Jong Suk non ha saputo reggere nella recitazione. A questo punto non lo so se sarebbe in grado di fare un villain o un personaggio cattivo, non ce lo vedo proprio.
E invece voto Wang Zi Xuan, protagonista femminile di Gank your heart, perché la sua faccia è la prima che mi è venuta in mente quando ho letto questa domanda. Non è che fosse pessima, ne ho viste di peggiori, ma si vedeva che stava recitando, e questa cosa davvero non mi piace.
13) Una serie che merita più conoscenza: Danger Zone
Voto questa serie taiwanese non perché sia stata un capolavoro, ma perché è stata carina e piacevole da guardare (si tratta di un poliziesco), e perché ho dato il cuore al "bel tenebroso", il protagonista dai capelli neri che per tutto il tempo se ne sta in prigione e addirittura in cella di isolamento, e riesce comunque ad essere un passa avanti alla polizia. Assurdamente overpower, lo riconosco, ma a me i fighi tenebrosi conquistano troppo XD.
14) Il momento che ti ha fatto saltare sulla sedia: One Piece
Non so bene come interpretare questa domanda, perché solitamente con saltare sulla sedia si intende una scena spaventosa di un film horror, almeno è quello che ho pensato io. Ma non avrei avuto niente da rispondere se l'avessi intesa così, visto che non guardo drama horror (@dilebe06), allora ho pensato a un salto sulla sedia inteso come sorpresa.
Mi è venuta in mente una scena di One Piece che, non posso dire mi abbia proprio fatta saltare sulla sedia, ma mi ha sicuramente sorpresa.
SPOILER: ecco, io penso che nessuno si immaginasse che quel vecchio tsundere di Zeff di tagliasse e mangiasse la propria stessa gamba dopo aver lasciato tutto il cibo disponibile rimasto a Sanji. Proprio non me l'aspettavo. Ci hanno spiegato il loro rapporto, ed è stata la nascita di una bella bromance.
15) Il protagonista maschile preferito: One Piece
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Premio Monkey D. Luffy perché è stato una ventata di aria fresca. È esattamente la sensazione che mi viene in mente quando penso a questo personaggio, a questo simpatico, bravo cazzone un po' pazzoide. Oltre a essere uno che tiene tantissimo agli amici e che va matto per l'avventura. Gli voglio proprio bene XD
La cosa che mi è piaciuta di più è il suo modo di concepire il concetto di pirata. Di solito quando penso a un pirata penso a un certo tipo di persona, con un certo aspetto, che se ne va per mare e fa cose non proprio carine. Luffy stravolge l'idea del pirata: con quell'aspetto mingherlino e l'aria da bravo ragazzo un po' scemo, è l'ultima persona al mondo che penseresti come pirata, e lui non solo vuole diventarne uno, ma è determinato a diventare il Re dei pirati!
Luffy mi ha ricordato che un pirata non deve per forza essere duro e cattivo, che chiunque può esserlo, perché chiunque può essere ciò che più desidera.
16) La storia d'amore che non ti è piaciuta: Goodbye my princess
Esattamente la mia reazione davanti a questa storia d'amore:
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È una storia d'amore scritta obiettivamente da cani, dai. Anzi, credo che due cani l'avrebbero scritta meglio.
Anche guardare la versione estesa del drama non ha aiutato.
In pratica questi due si innamorano a cazzum, si vedono un paio di volte poi una sera vedono insieme le lucciole e tac, primo bacio e innamorati per la vita.
Ma questo è il meno. Il problema peggiore è che si trattava di una storia d'amore tossica e con grossi problemi di comunicazione. Tutte le volte che parlavano si mettevano a litigare, alzare la voce e insultarsi. Senza contare tutte le cose non dette, perché sia mai crescere insieme e creare fiducia, meglio avere segreti e fare le cose di nascosto, per poi arrabbiarsi perché l'altra persona non capisce. Tutto molto sensato.
SPOILER: la ciliegina sulla torta è stato il lead che si aspettava che la lead lo amasse dopo che lui le ha ucciso il nonno, distrutto la famiglia e rovinato la vita. Però lui l'amava eh. Che carino.
17) Miglior bacio
Non importa quanto ci pensi, io qui non ho niente da premiare. Se penso a scene di baci, ho davanti a me il nulla cosmico. Non perché non ne abbia visti, ma perché assolutamente nessuno mi è rimasto impresso o mi ha colpito in qualche modo. Mi dispiace ma è la prima volta in cinque anni che su questa domanda devo fare scena muta. Delusione su tutta la linea.
18) Il drama che hai fatto fatica a finire: Gank Your Heart
Mi sono più che altro annoiata. Non mi ha coinvolta, non mi ha conquistata. Un dramuccio da quattro soldi che ho visto soltanto per Yibo, e lui non mi è neanche piaciuto. Che tristezza.
19) Scena d'azione migliore: One Piece e City of streamer
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Io qui ho due risposte che voglio mettere a pari merito.
Una è la sequenza della distruzione di Arlong Park in One Piece, davvero figa e piacevole da guardare, nel senso che mi ha ben intrattenuta e visivamente parlando è stata una figata.
L'altra riguarda City of streamer, la puntata dell'asta. Dio solo sa cosa sia successo a quell'asta: di tutto e di più. Non scendo nei dettagli ma il mio personaggio preferito ha messo su un bordello che ha scatenato una serie di eventi non indifferente: a livello di mente fredda e calcolatrice quest'uomo rientra nella cerchia di personaggi come Meng Yao di The Untamed o Petyr Baelish di Game of thrones. Non posso fare a meno di adorarlo.
20) Miglior Villain: One Piece
Buggy il Clown è un cattivo fantastico ed esilarante. Completamente fuori di testa, bizzarro, sopra le righe, minaccioso e allo stesso tempo patetico, con una personalità tutta sua.
I suoi poteri rispecchiano perfettamente il suo modo di essere, ed è davvero interessante, perché non ho potuto fare a meno di chiedermi come cavolo fai a sconfiggere uno che è in grado di staccarsi le parti le corpo e scagliartele addosso.
21) Il finale peggiore: W
Io in generale non ho amato molto questo drama. L'ho trovato gestito male e sprecato, e davvero mi ha fatto non poco cagare la storia d'amore: io la trovo assurda e cringe a prescindere, perché stiamo parlando dell'innamoramento tra una persona reale e il personaggio di un fumetto. Mi dispiace ma non ce la posso fare.
SPOILER: e ovviamente, come avevo già ampiamente immaginato nel corso della visione, hanno messo su un clichettosissimo happy ending che purtroppo non riesco a digerire, uno per la natura della relazione, e due perché sa proprio da favola.
22) La protagonista femminile preferita: City of streamer
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Ora, io ho amato tanto questa protagonista. È stata fantastica. Intelligente, astuta, forte, matura, sensibile, coraggiosa, determinata, con una gran grazia ed eleganza. Una vera Queen.
Io ero pronta a nominarla personaggio preferito dell'anno, ma mi è scaduta nella seconda parte della serie. Hanno dato troppa importanza alla storia d'amore, lei si è un po' rammollita e ha messo su gli occhi a cuoricino. Avrei voluto vederla non dico per forza cattiva, ma un po' più stronza.
SPOILER: delusione su tutta la linea quando, dopo non aver minimamente cagato il lead inizialmente, ci fa invece sapere che a lei è sempre piaciuto. FALSAAAAAAAA.
Io non dimentico certe cose.
23) La scena o frase che ti è rimasta impressa: The Glory
SPOILER: Mi è sempre piaciuta molto la scena in cui Moon Dong Eun mostra a Joo Yeo Jung le cicatrici che porta sulle braccia, e lui stupendamente le dice: "Chi devo uccidere per questo?", o qualcosa del genere. Nessuna domanda, nessuna richiesta di spiegazioni, nessun moralismo o allusione al perdono. Dimmi solo il nome della persona che ti ha fatto questo e ci penso io. Adoro.
24) Il Villain peggiore: Bokura No Yuuki
Questo drama giapponese è stato carino dai, io l'ho visto volentieri. Il problema è stato il cattivo della storia, ovvero il governo, che con la scusa di un terremoto e di un virus dilagante rinchiude ragazzi e ragazze, e anche bambini e bambine, dentro quello che si può definire senza problemi un campo di concentramento.
Questi poveri disgraziati, e lo ribadisco, tutti molto giovani, vengono isolati e abbandonati a se stessi. Se c'è un virus e devono rimanere isolati lo capisco, ma il governo manda loro scorte di cibo ridotte che non bastano per tutti, non fornisce assistenza medica, la supervisione di adulti non esiste, l'educazione scolastica scompare.
In pratica vedi questi giovani personaggi che si arrangiano come meglio possono, che sopravvivono alla giornata, che cercano insomma di non morire e di uscire vivi da lì. Assurdo.
Tra l'altro io non ho mai capito come abbia fatto il governo a far passare la storia del terremoto che poi si è scoperto non essere mai avvenuto.
25) Una bromance spettacolare: One Piece
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In One Piece ce ne sono di bromance a due a due, come quella di Sanji e Zeff, oppure di Luffy e Zoro. Ma io premio la bromance di gruppo, e credo sia la prima volta che premio una bromance di questo tipo.
La "Ciurma di Cappello di Paglia" mi ha conquistato e scaldato il cuore. C'è dello tsunderismo tra di loro, c'è crescita, c'è lealtà, ci sono ostacoli, c'è voglia di avventura per motivi diversi.
Fanno ridere e fanno emozionare. Mi sono ritrovata a ridere delle loro battute sceme, a tifare per loro nei momenti difficili, a continuare a guardarli con curiosità chiedendomi come sarebbero usciti da quella situazione e che cosa sarebbe venuto in seguito.
Questa davvero la posso definire una bromance spettacolare.
DOMANDA BONUS
Allora, ho superato con successo la sfida dello scorso anno che richiedeva di vedere:
Un drama storico/wuxia: Goodbye my princess
Un drama tratto da un libro/novel/manga/web webcomic: One Piece
Un drama che ha vinto almeno un premio: D.P.
Immaginavo che sarebbe stato piuttosto facile, infatti ho completato la challenge senza volerlo, senza nemmeno pensarci.
Credo che quella dell'anno prossimo sarà un po' più impegnativa... ottimo!
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Comunque @dilebe06 ti ripeto anche qui che è un vero peccato non avere quest'anno la domanda sull'abilità o potere che si vorrebbe avere, perché tra The Gifted, Missing e One Piece avremmo faticato a scegliere!! Te se ama comunque XD
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