Tumgik
#uso del corpo
lady--vixen · 2 months
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Al confine coi miei pensieri Scivolo sull'erba dei campi Onde su onde i desideri E sogno di averti al mio fianco
in piscina. da sola è passata una nuvola, sono usciti tutti. io resto dentro con la tavola ad allenare le gambe. è quasi orario di chiusura. il bagnino non dice niente. credo si sia accorto delle mie tette discordi e abbia capito. macino vasche. gambe come un motorino a due tempi oppure a sirena. immagino di avere la coda. l'acqua increspata solo dal mio corpo. mi giro. guardo il cielo. una sola nuvola dai confini frastagliati e rondini. non è la prima volta che penso che la morte sia un po' così: un cielo con uccelli che volano via
Son tonnellate le cose non dette fra noi E le carezze ai cuscini M'abbandono ai desideri E scivola la mano sui fianchi Cerco amore coi soli pensieri E cado nei tuoi occhi salati
non dovevo essere qui oggi, ma eccomi a cercare di resistere al sole per avere un pallido segno del costume da mostrare. quando? eppure mi abbronzavo anche all'ombra, prima
Mi chiedi perché io gioco con le parole Sai come va difendo la mia zona
perché "sei mia" ha lo stesso effetto di un ti amo sussurrato alla fica? arraperà allo stesso modo anche chi lo dice?
Resto solo coi miei pensieri Nuoto nell'erba E passa il silenzio il mezzo a noi Son l'animale che parla da solo col vento
sapessi come fanno a pugni la ribellione e la voglia di cadere in ginocchio. fai della mia bocca quello che vuoi mentre mi ricordi di chi sono. mi giro. continuo a nuotare
Segno il mio confine Questo è il mio limite di animale di zona
e oggi vado all'estero per lavoro. che detto così pare chissà cosa. eppure è tecnicamente vero. lavoro. posso definirlo così ora? stazione deserta. a pranzo oggi? scusate, non posso, sono all'estero per lavoro. e mi viene da ridere, ma anche no. mi aspetta un viaggio di tre ore in totale tra andata e ritorno. porto il computer, gli appunti, la nostalgia del tuo corpo
Io uso parole come coriandoli di spine
uso parole come coriandoli di spine, cerco dove mi/ti fa male e spingo più forte
Questo è il mio confine Un autolimite di animale di zona
stazione deserta, caldo, fantasie, voglie
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 9 months
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Guardare un corpo nudo può essere eccitante, toccarlo può essere inebriante, ma guardare una mente nuda e senza difese può esserti fatale. Sono Virginia e voglio condurti con me nel mio intricato mondo, dove il dolore e il piacere si fondono in un unico sospiro.
Un viaggio all’interno delle mie innumerevoli emozioni e dei miei mille dubbi, attraverso il mio universo di contradizioni che mi rendono in costante lotta con me stessa.
In questi racconti, pensieri e poesie uso come metafora il bdsm per raccontare del dolore che spesso attanaglia la mia anima, rendendola incapace di trovare pace.
Questo libro è un viaggio all’interno delle mie insicurezze e alle mie paure, un viaggio che affronto da sola alla ricerca di quella sensazione di pienezza che posso ottenere solo imparando ad amare me stessa, con tutte le mie sfumature e i miei difetti.
È un doloroso viaggio introspettivo che affronto con sofferenza ma anche con molta tenacia per arrivare al mio bene superiore: Amarmi.
Sono pronta a portarti con me e partire, quindi scegli bene la tua safeword e che il viaggio abbia inizio!
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ninoelesirene · 1 year
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Molti anni fa una persona che amo molto mi disse: “Ti manca l’aria? Esci e vai a prenderla.”
Le emozioni non si vivono che attraverso il corpo e il cervello, che le traduce per noi in metafore, è un organo, esattamente come tutti gli altri.
Abbiamo spesso bisogno di perimetrare ciò che sentiamo nei contorni di un’immagine, che ci consenta di focalizzarlo e, più o meno efficacemente e rapidamente, di metabolizzarlo.
Quello che a volte dimentichiamo, però, è che l’immagine che il nostro cervello produce per descrivere la nostra condizione emotiva non è mai casuale, non è mai soltanto una metafora: è, al contrario, un’indicazione precisa, che arriva dalle esigenze reali del corpo, inteso come sistema integrato, di cui il cervello si fa messaggero.
Vedi tutto nero? Fai una passeggiata all’alba.
Ti prude la lingua? Mettila in uso e parla.
Senti sfuggire la terra sotto ai piedi? Appoggiali bene al suolo, bilànciati sul tuo baricentro.
Ti manca l’aria? Esci e vai a prenderla.
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abr · 8 months
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Nel Padovano gli autovelox abbattuti sono ormai 13 (15 se si contano anche i due distrutti con spari ed esplosivi), e 5 sono stati i "colpi" solo nell'ultima settimana. E i Comuni cominciano a cedere. Sarah Gaiani, sindaco di Villanova e presidente della Federazione dei Comuni del Camposampierese, ha infatti spiegato al Corriere del Veneto che l'ultimo autovelox abbattuto non sarà reinstallato: "(...) Se c’è chi arriva a tanto non possiamo ignorarlo". (...) Lo stesso vale per il sindaco di Cadoneghe, Marco Schiesaro, che al quotidiano veneto chiarisce di aver alzato bandiera bianca: «Già non ero molto convinto prima, ora con quello che è successo, le indagini e tutto il resto, ho deciso di non reinstallare nulla». (...) Sta riflettendo anche Massimo Cavazzana, primo cittadino di Tribano, il cui autovelox è stato messo fuori uso il 3 ottobre (...).
"E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna" (Matteo 5, 27-32).
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angelap3 · 6 months
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“Nonna, come si affronta il dolore?”
“Con le mani, tesoro. Se lo fai con la mente il dolore invece di ammorbidirsi, s’indurisce ancora di più.”
“Con le mani nonna?”
“Si. Le nostre mani sono le antenne della nostra anima.
Se le fai muovere cucendo, cucinando, dipingendo, suonando o sprofondandole nella terra invii segnali di cura alla parte più profonda di te. E la tua anima si rasserena perché le stai dando attenzione.
Così non ha più bisogno di inviarti dolore per farsi notare.”
“Davvero le mani sono così importanti?”
“Si, bambina mia. Pensa ai neonati: loro iniziano a conoscere il mondo grazie al tocco delle loro manine.
Se guardi le mani dei vecchi ti parlano della loro vita più di qualsiasi altra parte del corpo.
Tutto ciò che è fatto a mano si dice che è fatto con il cuore. Perché è davvero così: mani e cuore sono connessi.
I massaggiatori lo sanno bene: quando toccano il corpo di un’altra persona con le loro mani creano una connessione profonda. E’ proprio da questa connessione che arriva la guarigione. Pensa agli innamorati: quando le loro mani si sfiorano fanno l’amore nel modo più sublime.”
“Le mie mani nonna… da quanto tempo non le uso così!”
“Muovile tesoro mio, inizia a creare con loro e tutto dentro di te si muoverà. Il dolore non passerà. Ma si trasformerà nel più bel capolavoro. E non farà più male. Perché sarai riuscita a ricamarne l’essenza.”
- Elena Bernabè
Le citazioni di www.ilboscofemmina.com
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diceriadelluntore · 1 year
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Toccata e Fuga
La “repentinità dell’azione, senza alcuna insistenza nel toccamento”, da considerarsi “quasi uno sfioramento” non consente di “configurare l’intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale”. Con il solito bolso uso aulico della lingua (che è per il potere il rifugio alla propria stupidità) un bidello è stato assolto dalla quinta sezione penale del Tribunale di Roma, secondo cui il palpeggiamento compiuto da quest'ultimo ad una studentessa nell’aprile del 2022 “non costituisce reato” dato che, per il tribunale, il palpeggiamento, è durato “tra i 5 e i 10 secondi”. Mi ha molto colpito questa sentenza, perchè quantifica la quantità necessaria di un’azione per essere considerata una molestia: come per esempio una suite d’albergo deve avere almeno due stanze altrimenti non può definirsi tale, qui la durata in secondi del gesto non può chiamarsi molestia. 
L’altro giorno un post di @oceanblueeurope (che taggo con il suo permesso) si lamentava del come la libertà personale di mostrarsi su Tumblr, soprattutto rispetto al proprio corpo, sia vista spesso come un esplicito invito a chiunque per soddisfare una sua concupiscenza, per dirla come gli esimi giudici. La totalità di questi chiunque sono maschi, di età variabile. Non è la sola che come post fissato in alto sulla bacheca ha questa sorta di avvertimento: non scambiate quello che mi piace fare per il fatto che mi piaccia farlo con uno qualsiasi di voi.
Sembra un concetto limpidissimo e facilissimo da capire. Ma noto che è prontamente disatteso. Tra l’altro, se una delle ragazze se ne lamenta, con tutti i buoni possibili motivi del caso, passa per stronza, nel migliore dei casi.
C’è una sostanziale differenza tra il criticare un’idea e la persona che la trasmette. In un posto come Tumblr, il non accettare una azione che non si condivide è semplicissimo, basta non seguire più il blog da cui questa idea scaturisce. D’altronde, @oceanblueeurope non chiede a nessun altro né di emularla né di fare il contrario, ha tutta la possibilità, nel limite che lei o le regole di questo posto impongono, di poterlo fare. La sua libertà di fatto non va a collidere con nessuna delle libertà altrui. 
Una delle subdole convergenze che il Web ha portato nei nostri tempi è una malcelata sessuofobia di genere: pure qui abbiamo tutti molto discusso del fatto che un capezzolo nudo, femminile ovviamente, sia censurato, un’argomentazione farabutta, storicamente errata e infamante di altri no, per il principio della libertà di espressione. Che, per un’idea totalmente anglosassone (e francamente stupidissima), può passare per parole dette o scritte ma non per rappresentazioni visive. Per cui, un paio di tette è molto più “pericoloso” che una citazione del Mein Kampf. Questo non fa altro che fissare la visione della nudità come univoca della sessualità, legata cioè alla condivisione del proprio piacere, e non come qualsiasi altro motivo (liberazione da vincoli, piena espressione di sé, momento di auto considerazione, perfino vanità, non è questo in discussione in questo mio post), che se ci pensiamo bene, è la stessa idea insita nella pornografia industriale, dove basta un sorriso per finire nudi in qualsiasi momento. 
Ogni volta che succede un femminicidio, che ricordo è un omicidio perpetrato ad una donna in quanto donna (per cui un delitto tra mafiose ha valore in quanto delitto di mafia e non di genere) si dice che è una questione di educazione. In questi giorni dove un abuso sessuale è al centro della cronaca, nel caso specifico comprendente anche altre questioni niente male (il potere politico, la delazione di genere, il passaggio tra il caso specifico e abitudini di chi, presumibilmente, ha subito un’aggressione) si parla spesso di educare i figli maschi al rispetto delle femmine. È del tutto comprensibile e necessario. Ma prima di questo, sarebbe necessario imparare ad ascoltare, o leggere nel caso che ho citato, e capire cosa chiede un’altra persona, e avere la dignità di perdere un secondo per chiedersi se è meglio essere sinceri, essere limitati e non esagerare, essere pertinenti e chiari. 
In sintesi, impariamo a rispettare gli altri, a non sentirci chiamati da spirito divino a commentare cosa fanno e come e a non pensare di vivere in un film porno.
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Mi piacciono le donne che fanno uso di stupefacenti emotivi senza mai aver assunto sostanze tossiche. Quelle che ti scippano il tempo senza che te ne accorgi Quelle che hanno gli occhi come un caleidoscopio e in tutta quella confusione riesci a guardarci dentro. Quelle che ti sfiniscono perchè gli piace fare l'amore e senti che il momento del loro orgasmo mentale è quando vieni tu e poi ti chiedono di restare E ti fanno sentire come un animale libero tu e la tua liquida indecenza sul loro corpo, rinato dalle tue spasmodiche emozioni.
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questouomono · 6 months
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Questo uomo no, #137 - Quello che parla dei libri che non ha letto per dimostrare di non sapere le cose di cui parla
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Mi scuso in anticipo per la parentesi molto personale, ma certe cose fanno davvero troppo ridere e credo sia giusto farne esempio utile a più persone possibile.
Di per sé il tipo di maschilista di cui parlo non sarebbe un soggetto nuovo, rappresenta l'ennesima versione di ignorante che merita un posto nella Armata delle Tenebre. Però in questo caso mi ha molto colpito che l'ignoranza venisse proprio da una categoria alla quale appartengo: quella di chi lavora in filosofia. In più (ignoranza al quadrato?) parlando di un libro che affronta argomenti di filosofia: il mio ultimo.
Il soggetto in questione - non importa il nome come non importa il titolo del mio libro, tanto è una scenetta che puntualmente si ripete a ogni libro che tratti di problemi di genere commentato da chi lavora con la filosofia - si produce su un social in un primo commento che già da solo, secondo la nota "Lewis' Law", giustifica l'esistenza del libro stesso:
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Ovviamente non mi sento colpevole affatto, visto che descrivo semplicemente chi sono secondo concetti assolutamente non colpevolizzanti - se li si conosce e li si sa usare. Non vorrei citarmi addosso di nuovo, ma qui si legge evidentemente una coda di paglia enorme, resa rogo fiammeggiante dalla maschia immagine di un Platone intento a prendermi a pugni. Almeno forse mi riterrebbe degno dei suoi colpi; uno che scrive usando i concetti in questo modo probabilmente a Platone farebbe tanto schifo da non volerlo toccare manco per menarlo.
Ma il meglio deve ancora venire: sollecitato da un suo "amico" sui social, il nostro lascia la prova che il libro di cui parla non l'ha letto, o se l'ha letto ha capito cose che non erano nel libro ma già nella sua testa:
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Basta anche solo leggere la quarta di copertina o le bandelle del mio libro per rendersi conto che lamento proprio (tra le altre cose) il fatto che i filosofi hanno sempre messo molto poco, nel loro lavoro, del loro corpo sessuato. In più, Butler praticamente non la cito manco per sbaglio; essendo una post-strutturalista, forse "costruttivista" come viene detto ma certo non fenomenologa come lo sono io, non "uso" in nessun modo il suo pensiero.
Poi vabbè, tutta la pomposa storiella su ideologia e religione rientra nella solita retorica ignorante "antigender" che come vedete è stata ben assimilata senza un briciolo di ricerca o di critica anche da chi ha una cattedra universitaria in filosofia (sì, il soggetto autore delle parole sopra riportate rientra in questa nobile categoria).
Ah, per chi se lo chiedesse: sì, il commento in cui si invoca la pistola (di altro "amico" suo di social) sarebbe da querela, ma già non ho tempo da perdere con gli ignoranti, figuriamoci con i loro amici.
Il problema non è essere d'accordo o no con quello che scrivo eh, figuriamoci. Intravedo un problema più grande nell'essere un cattedratico di filosofia e professare maschilismo ignorante senza neanche rendersene conto. Che è esattamente uno degli argomenti del mio ultimo libro.
Non posso che ringraziare pubblicamente l'autore di questa involontaria ma utile dimostrazione di quanto sostengo. Aggiungo che no, questo uomo no.
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libero-de-mente · 28 days
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In quest'epoca di falsi profeti e verità alternative, in cui tutto viene messo in discussione dal Santo Diritto d'Opinione (che è molto simile alla Santa Inquisizione medievale), il quale tra poco metterà in dubbio anche la rotazione terrestre attorno al Sole, persone come Alberto Angela diventano per me fari nella nebbia.
Prendiamo per esempio proprio Alberto Angela, come lo fu suo padre Piero, la sua razionalità diventa come un balsamo lenitivo, che mi avvolge in un'aura di calma. Quando il cielo si tinge di rosso non penso che: "rosso di sera bel tempo si spera". Ma, come lui, consulto le previsioni meteo, scacciando superstizioni millenarie. Meglio Giuliacci di un proverbio.
Quando mi trovo di fronte a un bivio, non mi affido all'istinto, ma studio attentamente le mappe, proprio come farebbe un archeologo alle prese con un sito da scavare e da riportare alla luce. In realtà uso un navigatore, molto meglio, perché credetemi riesco a perdere la Stella Polare anche con una bussola in mano.
E quando mi trovo a combattere con l'erba infestante del mio giardino, non la vedo più come un nemico, ma come un organismo vivente, degno di studio e rispetto. L'erba, non quella del vicino sempre verde e neanche quella di Bob Marley, mi riporta alla mia gioventù. Mi manca l'odore dell'erba appena tagliata, le partite a pallone, le ginocchia sbucciate, le corse sotto il sole, il cielo stellato, la gnagna.
Se fossi Alberto Angela avrei scritto, alla fine della frase precedente, "un sito archeologico" e non "la gnagna". Ma io non sono lui, disdetta.
Ieri, ho deciso di sfidare la mia pigrizia e ho indossato le scarpe da running. Dopo appena un chilometro, ero già stremato. Il fiato mi mancava, le gambe tremavano e mi sentivo come un gladiatore morente nel Colosseo. In quel momento di sconforto, ho avuto una visione: Alberto Angela, in tutta la sua pacatezza, mi puntava il dito e, con un sorriso comprensivo, mi diceva: "Il tuo corpo è come le rovine che risalgono all'epoca di un velleitario tentativo di attività fisica. Ricorda, caro amico, che anche i più grandi imperatori avevano i loro limiti". Non c'ho capito nulla, tranne che era meglio rientrare a casa e buttarmi sul divano.
Un'altra volta, mentre stavo per inviare un'email di lavoro particolarmente importante, il mio computer si è bloccato. La rabbia mi ha assalito per un attimo, ma poi ho respirato profondamente e ho cercato di mantenere la calma. Ho riavviato il sistema e ho ricominciato da capo, con la stessa pazienza di un archeologo che ricostruisce un vaso frantumato. In quel caso ho ricostruito, riattaccando tutti i cocci, i miei testicolo frantumati. Alla fine mi è apparso l'ologramma di Alberto Angela che mi faceva l'occhiolino e mi sussurrava "acido desossiribonucleico".
In un mondo sempre più frenetico e caotico, avere un punto di riferimento come Alberto Angela è un vero e proprio privilegio. La sua capacità di spiegare anche i concetti più complessi in modo semplice e chiaro mi ha insegnato a guardare il mondo con occhi nuovi, a porre domande e a cercare sempre delle risposte razionali. E anche se a volte mi sento sopraffatto dagli eventi, so che posso contare su i suoi programmi per ritrovare la serenità e la curiosità che mi contraddistinguono.
In alternativa gli psicofarmaci, o l'alcol, fanno lo stesso effetto.
p.s. nell'immagine l'espressione di Alberto Angela dopo aver letto questo mio post
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charlievigorous · 5 months
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“...Vede, sto bene con me stesso.
Vivo in questo posto meraviglioso sulle pendici del Mongibello.
Dalla veranda del mio giardino osservo il cielo, il mare, i fumi dell’Etna, le nuvole, gli uccelli, le rose, i gelsomini, due grandi palme, un pozzo antico.
Un’oasi.
Poi purtroppo rientro nello studio e accendo la tv per il telegiornale:
ogni volta è un trauma.
Ho un chip elettronico interiore che va in tilt per le ingiustizie e le menzogne.
Alla vista di certi personaggi, mi vien voglia di impugnare la croce e l’aglio per esorcizzarli.
C’è un mutamento antropologico, sembrano uomini, ma non appartengono al genere umano, almeno come lo intendiamo noi: corpo, ragione e anima.
Quando li osservo muoversi circondati da guardie del corpo, li trovo ripugnanti e mi vien voglia di cambiare razza, di abdicare dal genere umano.
C’è una gran quantità di personaggi che sento estranei a me ed è mio diritto di cittadino dirlo: non li stimo, non li rispetto per quel che dicono e sono.
Non appartengono all’umanità a cui appartengo io.
E, siccome faccio il cantante, ogni tanto uso il mio strumento per dire ciò che sento”.
by Franco Battiato
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clo-rofilla · 1 year
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io per tutto l'anno: vado in palestra, sollevo pesi e bilanceri, uso cavi e bande elastiche, faccio cardio, faccio cose -> tutto benissimo
io 10 gg in ferie: mi rilasso -> mi incricco ogni parte del corpo e torno a casa con una lombalgia acuta e il collo bloccato
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klimt7 · 8 months
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Scrivere a mano comporta una maggiore connettività cerebrale rispetto a digitare i tasti su una tastiera, evidenziando la necessità di esporre gli studenti a un maggior numero di attività che prevedano la scrittura a mano. A rivelarlo uno studio dell'Università norvegese di Scienza e Tecnologia, pubblicato su Frontiers in Psychology.
Scrivere a mano a scuola è sempre più raro
Poichè i dispositivi digitali stanno sostituendo progressivamente carta e penna, prendere appunti a mano sta diventando sempre più raro nelle scuole e nelle università. L'uso della tastiera è consigliato perchè spesso è più veloce della scrittura a mano. Tuttavia, è stato riscontrato che quest'ultima migliora l'accuratezza dell'ortografia e il richiamo della memoria.
Sempre meno bambini usano il corsivo. Ma la scrittura è un'arte che si impara. La scrittura a mano stimola la connettività cerebrale.
Per scoprire se il processo di formazione delle lettere a mano comporta una maggiore connettività cerebrale, i ricercatori norvegesi hanno studiato le reti neurali sottostanti coinvolte in entrambe le modalità di scrittura. "Abbiamo dimostrato che quando si scrive a mano, i modelli di connettività cerebrale sono molto più elaborati rispetto a quando si scrive a macchina su una tastiera", ha dichiarato Audrey van der Meer, ricercatrice sul cervello presso l'Università norvegese di Scienza e Tecnologia e coautrice dello studio.
L'esperimento
"Questa connettività cerebrale diffusa è nota per essere cruciale per la formazione della memoria e per la codifica di nuove informazioni e, quindi, è benefica per l'apprendimento", ha continuato van der Meer. I ricercatori hanno raccolto i dati EEG di 36 studenti universitari ai quali è stato chiesto ripetutamente di scrivere o digitare una parola apparsa su uno schermo. Quando scrivevano, usavano una penna digitale per scrivere in corsivo direttamente su un touchscreen.
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Logopedia, i nativi digitali apprendono come i dislessici
Nel premere i tasti hanno usato un solo dito. Gli EEG ad alta densità, che misurano l'attività elettrica del cervello utilizzando 256 piccoli sensori cuciti in una rete e posizionati sulla testa, sono stati registrati per cinque secondi per ogni richiesta. La connettività di diverse regioni cerebrali è aumentata quando i partecipanti scrivevano a mano, ma non quando battevano a macchina.
"I nostri risultati suggeriscono che le informazioni visive e di movimento, ottenute attraverso movimenti della mano controllati con precisione nell'usare una penna, contribuiscono ampiamente ai modelli di connettività cerebrale che promuovono l'apprendimento", ha sottolineato van der Meer.
Il segreto? L 'attenzione nella formazione delle lettere.
Sebbene i partecipanti abbiano usato penne digitali per scrivere a mano, secondo i ricercatori, i risultati dovrebbero essere gli stessi quando si usa una vera penna su carta. "Abbiamo dimostrato che le differenze nell'attività cerebrale sono legate all'attenta formazione delle lettere quando si scrive a mano, facendo un uso maggiore dei sensi", ha spiegato van der Meer. Poichè è il movimento delle dita durante la formazione delle lettere a promuovere la connettività cerebrale, si prevede che la scrittura a mano abbia benefici simili a quelli della scrittura corsiva sull'apprendimento. Al contrario, il semplice movimento di premere ripetutamente un tasto con lo stesso dito è meno stimolante per il cervello."
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"Questo spiega anche perchè i bambini che hanno imparato a scrivere e leggere su una tavoletta possono avere varie difficoltà a distinguere tra lettere che sono immagini speculari l'una dell'altra, come la 'b' e la 'd': non hanno letteralmente provato con il loro corpo cosa si prova a produrre quelle lettere", ha spiegato van der Meer.
"I risultati - hanno dichiarato gli autori - dimostrano la necessità di dare agli studenti l'opportunità di usare le penne, piuttosto che farli scrivere a macchina durante le lezioni".
Le linee guida per garantire che gli studenti ricevano almeno un minimo di istruzione sulla scrittura a mano potrebbero essere un passo adeguato.
Per esempio, in molte aree degli Stati Uniti è stata reintrodotta l'educazione alla scrittura corsiva all'inizio dell'anno. Allo stesso tempo, è importante tenersi al passo con i progressi tecnologici in continuo sviluppo. Ciò include la consapevolezza di quale modo di scrivere offra maggiori vantaggi in quali circostanze.
"È dimostrato che gli studenti imparano di più e ricordano meglio quando prendono appunti scritti a mano, mentre l'uso di un computer con tastiera può essere più pratico quando si scrive un testo o un saggio lungo", ha concluso van der Meer.
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luluemarlene · 8 months
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Ma non le uso per segarmi le tue foto, anche se la circostanza ci starebbe tutta 😳, probabilmente lo farei se avessi toccato il tuo corpo, se lo avessi posseduto, se il mio cazzo avesse allargato e penetrato la tua fica o il tuo culo, se le tue labbra lo avessero avvolto e ben custodito fino alle palle rienpendone la gola del suo turgore , se la mia lingua fosse affondata nella tua fica bagnata gustando tutti i suoi succhi che profusi mi inondano il viso, Il ricordo di tali piaceri sarebbe un irrefrenabile stimolo a toccarmi guardando le tue foto, al momento è più fine il coinvolgimento che esse scuotono, più mentale, ovviamente il turbamento passa anche per il corpo, ma le immagini scuotono l’immaginazione ed una possibile realtà, profumi, essenze, liquidi, turgori …
Io spero sempre di toccarvi prima i neuroni e con qualcuno accade (tipo te, anonimo) con altri sono solo carne da macello su cui segarsi
Ma mi scivola addosso perché sono qui perché ho perso la mia identità e lascio ad ognuno di voi la volontà di colloocarmi dove meglio crede.
A volte attraverso ciò che vi arriva e che decidete di condividere con me, io ritrovo un pezzetto e lo riunisco agli altri.
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curiositasmundi · 13 days
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Mi chiamo Maysoon Majidi
Lettera dal carcere di Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana accusata di essere una scafista racconta il suo viaggio verso l’Italia: dalle persecuzioni del regime all’arresto
Mi chiamo Maysoon Majidi, sono nata il 29 luglio del 1996. Questa è la mia voce! Sono laureata in teatro e ho un diploma magistrale, sono attivista politica e membra dell’organizzazione dei diritti umani «Hana», partecipo al coordinamento dei Curdi in diaspora, sono attivista dei diritti delle donne e delle nazioni sottomesse. Quanto ai diritti dei rifugiati, ho sempre partecipato alle varie attività come organizzare le manifestazioni dell’Onu in Erbil (Iraq) dopo la morte di Behzad Mahmoudi, rifugiato politico. Ho svolto tante altre attività. Ho partecipato alle lotte del popolo curdo per sette anni.
NEL 2019 sono dovuta scappare dell’Iran con mio fratello e in Kurdistan irakeno ho lavorato in televisione. Negli ultimi due anni ho lavorato come reporter e giornalista indipendente. Nel corso della rivoluzione per «Jina-Mahsa Amini» ho organizzato la prima performance davanti alla sede delle Nazioni unite in Erbil e ho costruito il canale «Ack news» per pubblicare notizie in tempo reale. Sia io che mio fratello abbiamo ricevuto messaggi di minacce da parte del regime iraniano, così abbiamo dovuto lasciare l’Iraq, perché l’Onu ha evitato ogni appoggio, aiuto, protezione. Nell’agosto 2023, insieme ad altri attivisti, abbiamo pagato cinquemila euro per entrare in Turchia come rifugiati. Abbiamo dovuto camminare in mezzo alle montagne. In Turchia siamo rimasti a casa di una signora anziana per due giorni, poi siamo andati a Van e dopo cinque giorni abbiamo ricevuto i passaporti falsi. Da lì siamo andati a Istanbul con vari mezzi e macchine (essendo trascorso un anno, non ricordo tutti i dettagli). A Istanbul eravamo in 15 e siamo stati truffati (…). Ci hanno derubato dei soldi che avevamo pagato per venire in Italia, ci minacciavano, ci facevano violenze e dispetti continuamente.
SIAMO STATI abbandonati in Turchia per cinque mesi (da agosto a dicembre). In questo periodo chiedevamo l’aiuto economico dalla famiglia e dai parenti (…). Io e mio fratello abbiamo dovuto aspettare fino a dicembre per avere i soldi per venire in Italia (quasi 50mila euro). La mia famiglia ha dovuto vendere la macchina e la casa per recuperare questi soldi. Il 25 dicembre siamo andati all’hotel Aksara di Istanbul per partire verso l’Italia il giorno successivo. C’erano tanti altri passeggeri. (…) Finalmente il 26 dicembre, alle 18, insieme ad altre 30 o 40 persone, siamo stati trasferiti al porto di Izmir. Il 27 dicembre, insieme ai passeggeri di un altro camion, siamo arrivati in spiaggia, camminando in mezzo alle montagne per ore. Alle 12, dopo essere stati controllati e aver lasciato a loro i nostri cellulari, portando con noi uno zaino solo, divisi in piccoli gruppi, siamo stati trasferiti su una barca con i vaporetti. Ognuno di noi aveva solo uno zaino nero con le cose strettamente necessarie. La barca aveva tre camere piccole e un salone. Le donne e i bambini erano in una stanza e una cabina era per la famiglia (…). Gli uomini, la maggior parte dei quali erano afgani, stavano nel salone. C’erano tre bagni, uno per noi che si è rotto il primo giorno ed era fuori uso; (…) Nell’urgenza di andare in bagno dovevamo usare i sacchetti di plastica e poi buttarli fuori. A causa della situazione terribile, si vomitava spesso. Il motore della barca si rompeva continuamente (…). Si è rotta anche la pompa e l’acqua entrava in barca; i ragazzi dovevano svuotarla con i cestini che scaricavano fuori.
IL MIO CORPO diventava sempre più debole per ilo mal di mare. Mi girava la testa. Mi sono accorta che mi sono venute le mestruazioni. Sono andata in bagno per controllare. Era vero, ma non riuscivo a trovare lo zaino per prendere l’assorbente. Sono tornata su per cercarlo e ho visto che si era seduto un uomo al posto mio. Ho provato di tutto e persino litigato, ma non si è spostato. Avevo la nausea e non riuscivo a respirare. Una donna, che è stata sopra tutto il tempo, maltrattava tutti, ha cominciato a sgridarmi. Io ho reagito a parole. Piano piano tutti hanno cominciato a urlare. Un uomo ha cercato di calmarmi e mi ha chiesto di sedermi su un pezzo di legno in fondo alla barca e ha detto che anche gli altri passeggeri potevano salire al piano superiore per respirare. (…) Il 30 dicembre sono rimasta nell’ultima stanza vicino alle donne e ai bambini. L’odore del bagno era così forte che si sentiva dal piano di sopra. Il 31 dicembre ci hanno detto che eravamo nel mare libero e non c’era più il rischio di essere visti dai poliziotti, quindi si poteva andare su senza problemi. (…)
TUTTI SI LASCIAVANO il vero nome e i contatti di Instagram. Era finito il viaggio e si vedeva la costa italiana. Nella mattinata nebbiosa di dicembre hanno calato la barchetta gonfiabile in acqua. Tutti felici hanno cominciato a filmare e mandare i messaggi per far sapere che erano in salvo. Pure io, seduta sul legno, ho mandato un messaggio e i selfie con mio fratello alla famiglia. A causa del freddo, la lingua tremava e ho dovuto ripetere il mio messaggio vocale più volte. (…) Cinque minuti dopo aver mandato il video, hanno detto che cinque persone dovevano scendere come siamo saliti all’inizio! Siamo stati nominati io e mio fratello (…).
PENSAVO CHE tutto fosse andato bene, ho cominciato a fare le foto ai funghi cresciuti per terra, agli alberi, alla natura e poi ci siamo fatti alcuni selfie. A causa del mio sanguinamento da mestruazione, un uomo curdo mi portava lo zaino. Non c’eravamo ancora allontanati, quando ho sentito un rumore da dietro! Ho visto un’ombra dietro agli alberi! Appena ho chiamato gli altri, sono usciti i poliziotti, mi sono spaventata vedendoli, perché pensavo che ci picchiassero (come i poliziotti bulgari) e per quello ho subito detto che eravamo rifugiati: «Aiutateci!» Sono diventati tanti. Prima ci hanno chiesto di mostrare cosa portassimo nei nostri zaini e poi ci hanno perquisito. Uno di loro mi ha aperto l’hotspot dal suo cellulare per accedere a internet e così sono riuscita a cercare il mio nome online e fargli vedere alcune foto delle mie attività. Poi sono riuscita a comunicare con loro tramite traduttore digitale. Ho spiegato che siamo attivisti politici, e che la persina con me è mio fratello: «Siamo iraniani e non vorremmo restare in Italia. Siamo diretti in Germania». Lui mi ha scritto col traduttore digitale che dovevo stare calma. E che loro ci avrebbero trasferito in un campo solo per farci riposare e aiutarci. Poi ci avrebbero lasciati liberi di andar via. Li ho ringraziati.
Dopo ci hanno trasferiti in un parcheggio scoperto. Ci siamo aggregati agli altri passeggeri che erano arrivati prima di noi. Abbiamo fatto la coda per farci fotografare e per la registrazione dei nostri dati sensibili. Hanno distribuito acqua e biscotti. Mi sono seduta in un angolo con mio fratello. Il poliziotto e il mediatore mi hanno chiesto chi guidasse la barca. Ho risposto: «Non lo so». (…) Il mediatore ha ripetuto la domanda: «Chi comandava sulla barca?» (…) Ho risposto: «Non so». Sono andati via. Poco dopo, ci hanno chiesto di salire su un bus bianco. (…) Avevo i piedi gonfi e le scarpe sporche e bagnate. Le ho tolte e lavate. Poi sono andata fuori a sedermi. (…) A quel punto sono venuti ad arrestarmi. Non riesco ancora a capire il perché.
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t-annhauser · 1 year
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Cimabue
L'ha detto il Vasari, che oltre a pittore fu anche uomo rinascimentale dai molti ingegni e primo storico della pittura "moderna" con Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, che tutto inizia con Cimabue, maestro di Giotto. Siamo nella seconda metà del ducento quando a Firenze tale Cenni di Pepo, questo il suo vero nome, inizia a innovare l'arte bizantina cercando di sfuggirne l'usuale fissità.
In particolare sui crocifissi, dicono, Cimabue diede saggio del suo nuovo stile: inarcò ancora di più la curva del corpo, definì meglio i muscoli attraverso un uso più sapiente della sfumatura, iniziò a far risaltare ancor di più i tratti drammatici del volto. Ecco un raffronto fra lo stile di Giunta Pisano (a sinistra) e quello di Cimabue (a destra).
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Lentamente la pittura si stava spostando verso un maggiore realismo della figura contro il simbolismo dell'arte bizantina classica, un realismo di cui fu riconosciuto come primo maestro Giotto (e Cimabue come suo precursore).
[nota: che la pittura andasse verso un maggiore realismo non significava che fosse conseguentemente migliore di quella precedente, come se il valore di un pittore si misurasse dall'abilità di copiare meglio la realtà. Si tratta semplicemente di un concetto nuovo che si svilupperà via via fino ai giorni nostri, almeno fino alla nuova rivoluzione dell'arte astratta]
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blackrosesnymph · 9 months
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Comunque per me è aberrante che alcuni credano che nel dire pubblicamente una cosa una persona non possa che cercare attenzioni che poi per coerenza deve accettare/subire. Le persone sono complesse, sono esseri umani a tutto tondo, con una vita e un passato. Io vengo da una famiglia dove la masturbazione, benché non venga assolutamente vista di cattivo occhio o condannata, non è nemmeno spronata; il tutto è stato rinforzato, senza che i miei genitori lo volessero, da una cultura cattolica arrivata dall'esterno che mi ha influenzata e fatto pressione psicologica associando la masturbazione al peccato, ovvero alla possibilità di una eventuale futura condanna o futuro danno. Ciò mi ha portata per anni a limitare la mia espressione in quel campo, facendo il minimo e pentendomene amaramente. Ciò ha avuto come conseguenza non voluta per un certo periodo il categorizzare tutte le persone che si prendevano maggiori libertà nella masturbazione se non come problematiche, perlomeno come persone che non potevo capire. Comprare un dildo e celebrare la cosa su tumblr, esattamente dove altre persone hanno un rapporto più libero con la loro masturbazione, per me è un modo per riappacificarmi con un mondo che ha più gioie da dare (se vissuto consapevolmente) che danni da arrecare, è un modo per prendere posizione verso me stessa e mie antiche convinzioni, è un simbolo di liberazione. Ma ok, va bene, l'ho detto perché in fondo non vedo l'ora che tutti gli anonimi che hanno letto quel post mi scopino e tutto questo discorso in fondo è solo una copertura, perché ho bisogno di farmi il lavaggio del cervello perché in fondo non so accettare che siccome sono nata donna alla fine sempre e solo puttana rimango, ad uso e consumo di chiunque si senta provocato dalla vista del mio corpo o da qualunque mio atteggiamento.
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