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#versione ragioniere
sayitaliano · 4 years
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24- Vocab list: careers | 1MonthOfLangs
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la professione, la carriera - the career fare carriera - to climb the corporate ladder la carriera scolastica - the academic programme l’insegnante - the teacher  il professore (la professoressa) - the professor  l’assistente - the assistant l’artista - the artist il mago (la maga), l’illusionista - magician, illusionist il pittore (la pittrice) - the painter il poeta (la poetessa) - the poet lo scrittore (la scrittrice) - the writer il giornalista (la giornalista) - reporter il fumettista (la fumettista) - cartoonist il grafico (la grafica*) - graphic designer il fotografo (la fotografa) - the photographer il videomaker (la videomaker) - videomaker il modello (la modella) - model l’attore (l’attrice) - the actor il regista (la regista) - the director lo scenografo (la scenografa) - set designer il costumista (la costumista) - costumer il parrucchiere (la parrucchiera) - hairdresser il truccatore (la truccatrice) - make up artist lo stilista (la stilista) - stylist il segretario (la segretaria) - secretary il direttore (la direttrice) - senior manager l’agente di commercio - sales agent il venditore (la venditrice) - seller il centralinista (la centralinista) - telephone operator il dipendente (la dipendente), l’impiegato (l’impiegata) - employee l’architetto (l’architetta) - architect il geometra (la geometra) - surveyor l’ingegnere (l’ingegnera) - engineer l’idraulico (l’idraulica*) - plumber l’elettricista - electrician il medico (il dottore / la dottoressa) - doctor il dentista (la dentista) - dentist il fisioterapista (la fisioterapista) - physiotherapist il massaggiatore (la massaggiatrice) - masseur l’estetista - beautician il veterinario (la veterinaria) - vet l’allevatore (l’allevatrice) - breeder il domatore (la domatrice) - tamer il circense (la circense) - circus performer l’agricoltore (l’agricoltrice) - farmer il giardiniere (la giardiniera*) - gardener l’artigiano (l’artigiana) - artisan il restauratore (la restauratrice) - restorer il fruttivendolo (la fruttivendola) - fruitseller il panettiere (la panettiera) - baker il macellaio (la macellaia) - butcher l’orefice, il gioielliere (la gioielliera) - jeweller, jewellery maker l’ottico (l’ottica*) - optician il tappezziere (la tappezziera) - upholsterer il metalmeccanico (la metalmeccanica) - steelworker lo scienziato (la scienziata) - scientist il matematico (la matematica*) - mathematician il fisico (la fisica*) - physician il ricercatore (la ricercatrice) - researcher il viticoltore (la viticoltrice) - winemaker il cuoco (la cuoca) - cook il cameriere (la cameriera) - waiter, waitress il barista (la barista) - barman, barmaid lo scalatore (la scalatrice) - climber la guida alpina - mountain guide la guida turistica - tour guide l’infermiere (l’infermiera) - nurse l’interprete, il traduttore (la traduttrice) - interpreter il vigile urbano (la vigilessa) - traffic policeman, policewoman il vigile del fuoco (la vigilessa) - firefighter il poliziotto (la poliziotta) - policeman, policewoman il soldato (la soldatessa) - soldier il bancario (la bancaria) - banker lo sportivo professionista (la sportiva) - sportsman, sportswoman l’atleta, il ginnasta (la ginnasta) - athlete, gymnast il calciatore (la calciatrice) - soccer player il tennista (la tennista) - tennis player il cantante (la cantante) - the singer il ballerino (la ballerina) - the dancer il politico (la politica) - politician il ministro (la ministra) - minister il sindaco (la sindaca) - mayor l’assessore (l’assessora) - assessor il commercialista (la commercialista), il ragioniere (la ragioniera) - accountant il meccanico (la meccanica*) - mechanic il pilota (la pilota) - pilot l’autista - driver il web designer (la web designer) - web designer il creatore (la creatrice) di contenuti - the content creator il giocatore (la giocatrice, gamer) - the gamer l’addetto alle pulizie (l’addetta alle pulizie, la donna delle pulizie, la colf) - cleaning person/lady
-> Careers are mostly known at the masculine, especially when we talk about the profession itself on a general level (therefore I put the masculine first and the feminine between parenthesis). E.g. Luisa è stata eletta sindaco della sua città (Luisa has been elected AS mayor of her city) => the masculine is used as we’re talking about the kind of job she’s going to do. But in the recent years, we’ve been changing our vocabulary (for as weird as some careers may sound to someone’s ears - also because at the feminine, some jobs also have a different acception, see below*) and inserting feminine versions of professions once done mostly by men (and therefore known only at the masculine even for women. In the past we occasionally added a specification like “sindaco donna” or, more commonly, the name of the person, so you would know their gender - anyway, I know this is not inclusive at all and I’m sorry). Now, instead of “il sindaco Luisa”, we can say: la sindaca Luisa = mayor Luisa. Some jobs’ names are fixed, so you don’t have to worry about them.
* Some jobs at the feminine, in different context, may mean: l’idraulica = hydraulics la meccanica = mechanics; machine design l’ottica = optics; perspective (un’ottica diversa =a different viewpoint) la matematica = mathematics; math la fisica = physics la grafica =graphic design, artwork, look la giardiniera = mixed pickled vegetables; jardinière; charabanc
Bonus vocabularies: at the office| talking about careers
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diceriadelluntore · 5 years
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Storia di Musica #97 - Rino Gaetano, Mio Fratello È Figlio Unico, 1976
Una delle personalità più originali, estrose e beffarde della musica italiana ha avuto il successo che meritava solo dopo molti anni la sua tragica scomparsa (in un tragico incidente stradale, nel 1981). Crotonese, ma cresciuto a Roma, Rino Gaetano è stato uno degli artisti cardine nel cambiare registri e idee alla canzone italiana degli anni ‘70. Dopo aver abbandonato il posto sicuro in banca, attenuto con il diploma da ragioniere, si avvicina alla musica frequentando il mitico Folkstudio di Roma, verso la fine degli anni’60. Pur essendo timidissimo, si esprimeva già con il segno del suo stile irriverente e scanzonato, che va detto era ben distante dalla seriosità dei cantautori del periodo. Cimentandosi anche in teatro, nel 1972 pubblica in primo singolo, con lo pseudonimo di Kammurabi’s (dal nome di uno dei protagonista dei libri di Salgari), I Love You Marianna, 45 giri che passa inosservato. Viene però notato dal fondatore dell’etichetta It, Vincenzo Micocci, che nel 1974, dopo che Gaetano si è cimentato come autore ma aveva ancora molti dubbi di cantare egli stesso le sue canzoni, pubblica Ingresso Libero. L’album parte in sordina, ma il secondo singolo Tu, forse non essenzialmente tu/I tuoi occhi sono pieni di sale ebbe la fortuna di essere tra i preferiti della coppia Arbore\Boncompagni, che la passarono ripetutamente ad Alto Gradimento. Scrisse nello stesso anno tre canzoni per Nicola di Bari, e una versione in spagnolo, Por Ejemplo, diviene disco d’oro in Spagna. Nel 1975 il primo, grande successo: Ma Il Cielo È Sempre Più Blu è un brano ottimista, schietto e allegro che domina le classifiche di quell’anno, e c’è grande attesa per il secondo disco di Rino. Che però con una scelta forte e precisa, abbandona i soli toni scanzonati e regala un disco che, a distanza di decenni, è ancora attualissimo, e fotogra bene la realtà di quegli anni. Mio Fratello È Figlio Unico esce nel 1976 ed è un disco intimista, anche forte in certi passaggi e che regala una dimensione diversa al cantautore crotonese. La title track è, e non temo smentite, una delle più belle canzoni non solo del suo repertorio, ma della canzone italiana degli anni ‘70: un brano sull'alienazione, sul perbenismo, sui costumi ipocriti (tematiche che si ripeteranno in tutto il suo catalogo) per farci pensare che tutti abbiamo un fratello figlio unico, e che sfidò addirittura la censura in quel clamoroso “e ti amo,Mario”. Sfiorivano Le Viole, anche lei conosciutissima, è invece una ballata romantica molto delicata a ritmo di samba. L’idea di inserire personaggi storici praticamente a caso (il Marchese LaFayette, Bismarck e altri) dà l’originalità al pezzo. Glu Glu è un brano delicatissimo su un suicidio, anche questo raccontato nell’indefferenza delle persone: mascherato dall’allegria della musica, dalla ripetizione dell’onomatopea e della rima con igloo, che rende il tutto grottesco, buffo, si ricordano le stragi sui treni (”non ho più preso il treno da quattro anni almeno”), e la presa del potere dei colonnelli in Grecia e sul ruolo ingerente della Gran Bretagna (”Un marinaio del Pireo sulla faccia aveva un neo\La moglie inglese Mary gli schiacciava i punti neri”). L’atmosfera si rilassa con Berta Filava, che è sì allegra e spensierata, ma nasconde una storia niente male: Berta ha un figlio, ma non so da chi (se Mario o Gino, come dice il testo) e la liberazione sessuale femminile appare finta e conclusa se Berta e filava la lana\Filava l'amianto\Del vestito del santo\Che andava sul rogo\E mentre bruciava\Urlava e piangeva\E la gente diceva anvedi che santo\Vestito d'amianto. Poi le ultime tre canzoni, centrali nei loro significati: Rosita, enigmatica figura di donna (fidanzata? amante? allegorica) che parla di alienazioni, paure, solitudine e scelte difficili;  Al compleanno Della Zia Rosina è ambientata in una piccola stazione di un qualche paesino sul mare, nel sud. La vita che passa davanti a ogni nuovo treno che si ferma, mentre c’è che si aspetta l’occasione disilluso e impaurito, bevendo, perchè questo treno, metafora dell’occasione di riscatto e di fortuna, non arriva, e c’è tutto il tempo di immaginare con ironia il proprio funerale. Il disco finisce con la filastrocca, che sa di feste e di campagne, di La zappa, il tridente, il rastrello…, che a fine brano ripropone in stile tarantella il ritornello di Rosita, per un caloroso e sincero richiamo alla purezza e alla sincerità della vita contadina. Il disco è il trampolino di lancio per un artista che nei pochi anni a seguire pubblicherà dischi bellissimi come Aida, con l’omonima canzone famosissima,  Nuntereggae più, divenuta iconica e la partecipazione, dissacrante manco il caso di ricordarlo, al Festival di Sanremo con Gianna (siamo nel 1978, e si presenta sul palco in frac e cilindro sgangherati). La riscoperta, avvenuta dalla fine degli anni’90, ha riportato ad un uso quasi proverbiale delle sue canzoni, spesso usate anche per fini che non so quanto gli sarebbero piaciuti (pubblicità, campagne elettorali, film). Rimane un artista dal talento grandissimo, che in molti punti ha anticipato temi e visioni, e che se ne è andato troppo presto.
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allmadamevrath-blog · 6 years
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Sette sataniche. Satanismo e culti religiosi. Casistica internazionale: uccidere "in nome del diavolo". Selezione di casi avvenuti in Italia. Un caso di satanismo "acido": le Bestie di Satana
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Sette sataniche
Satanismo e culti religiosi
Casistica internazionale: uccidere "in nome del diavolo"
Selezione di casi avvenuti in Italia
Un caso di satanismo "acido": le Bestie di Satana
L'identificazione del gruppo Bestie di Satana è avvenuta, a seguito di due tragici fatti: l'omicidio di Mariangela Pezzotta, 27 anni, di Somma Lombardo, uccise nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 2004 a Golasecca, nel Varesotto, dal suo ex fidanzato Andrea Volpe con la complicità di Elisabetta Ballarin, e il disseppellimento, in un bosco tra Somma Lombardo e l'aeroporto di Malpensa, di due cadaveri: i corpi di due giovani fidanzati misteriosamente scomparsi la notte del 17 gennaio 1998: Fabio Tollis, 16 anni, originario di Cologno Monzese, e Chiara Marino, 19 anni, di Corsico, entrambi amici del sunnominato Andrea Volpe. La notizia del ritrovamento dei due cadaveri apparve sui giornali il 5 giugno 2004. Il giorno seguente, 6 giugno 2004, le cronache riferivano che i due corpi ritrovati erano quelli di Fabio Tollis e Chiara Marino: l'idenntificazione dei resti dei due giovani, ormai ridotti a scheletri, fu possibile grazie ai documenti e ai vestiti che le vittime indossavano quando, la notte del 17 gennaio, uscirono dal pub milanese Midnight con un gruppo di amici. Le cronache parlano di sacrifici umani perpetrati dalle Bestie di Satana, anche se, le dinamiche omicidiarie poste in essere dagli assassini farebbero pensare ad altre motivazioni. Il 6 giugno 2004 viene reso noto l'arresto, per i suddetti delitti, di Andrea Volpe, Nicola Sapone, Pietro Guerrieri e Mario Maccione, quest'ultimo minorenne all'epoca dei fatti. Il 28 luglio 2004, a seguito di approfondite indagini e la collaborazione di due "pentiti", Andrea Volpe e il minorenne Massimino M, vengono arrestati Eros Monterosso, 27 anni, di Sesto S. Giovanni, Marco Zampollo, 26 anni di Brugherio, Paolo Leoni, di Corsico, soprannominato "Ozzy".   Il gruppo Bestie di Satana aveva il suo epicentro a Varese ed era composto da tre livelli concentrici: 1) il nucleo, il livello centrale composto da una dozzina di soggetti, principalmente ragazzi di provincia con pochi soldi in tasca, ma disposti a uccidere senza farsi tanti problemi; 2) la protezione, il livello intermedio formato da 6-7 persone che proteggevano il nucleo ed erano a conoscenza delle attività criminali praticate nei boschi di Somma Lombardo; 3) i fiancheggiatori, il livello più esterno costituito da una cerchia di persone che entravano occasionalmente in contatto con il gruppo criminale, rimanendo, all'oscuro delle azioni connesse ai sacrifici umani. L'ispiratore del gruppo sarebbe una persona adulta che vive a Torino. Senza il ritrovamento dei cadaveri nel Varesotto, probabilmente il nome e l'attività della setta sarebbe rimasta sempre nascosta; <<chi sbaglia, paga con la propria vita>> e <<chi entra nel gruppo può uscirne solo con i piedi di fuori, orizzontale>> erano i fondamentali princìpi regolatori dei rapporti all'interno del gruppo. Il terreno di caccia prediletto nel quale muoversi per cercare di reclutare nuovi membri era abbastanza variegato e partiva dalla zona di corso Sempione a Milano per estendersi attraverso l'hinterland del capoluogo e altre parti della Lombardia. La prima fase del reclutamento veniva chiamato "setaccio" o "cribbio" perché doveva "trattenere" i potenziali seguaci che, erano individuati nei locali in cui si svolgevano i concerti rock tenuti da una piccola band e dove, si faceva largo uso di bevande alcoliche e droghe. I reclutatori, a volte il capo stesso del gruppo, si aggiravano nel locale, e, osservavano attentamente il pubblico per cercare di individuare le persone più adatte. A questa prima fase ne seguiva sempre una seconda, il "secondo setaccio" venivano contattati i soggetti preselezionati e invitati ad alcuni incontri in cui erano loro offerti degli stupefacenti. Se i movimenti dei soggetti venivano ritenuti soddisfacenti e non destavano sospetti, si entrava nella terza fase, "l'ingresso", incentrata sull'ammissione effettiva nel gruppo che comportava l'attribuzione di un nuovo "nome satanico" e un rituale di iniziazione che comprendeva l'usanza di bere il sangue degli altri membri. Il gruppo Bestie di Satana, avrebbe avuto una struttura regionale, ma, dalle prime investigazioni, emergerebbe la possibilità che il gruppo fosse collegato con altri gruppi nazionali attraverso la figura degli "ispettori", dei personaggi aventi il compito di mantenere i contatti con le altre sette. Quella di Milano e del suo hinterland potrebbe essere solo una cellula di un'organizzazione diffusa a livello nazionale, con un capo adulto in ogni regione che controlla psicologicamente un gruppo di adolescenti utilizzando droghe, alcool e psicofarmaci. Il capo "l'Anticristo", ha ilncoompito di indicare modalità e luoghi del sacrificio o della messa nera, durante il quale vengono sempre consumati dei rapporti sessuali con una ragazza che funge da "schiava sessuale", sia essa più o meno consenziente. Per i finanziamenti, i gruppo lombardo non sembra che abbia mai potuto godere di particolari entrate economiche, tutti i riti venivano celebrati nei boschi in maniera abbastanza semplice. Il gruppo Bestie di Saatana amava il rock satanico, le droghe e i rituali esoterici e i membri si ispiravano alla musica heavy metal, a testi mistici trovati su Internet e gli scritti horror composti da H.P. Lovecraft. Il gruppo metal-rock preferito dagli appartenenti alle Bestie di Satana era quello degli Slayer, il CD più ascoltato era Hell awaits uscito sul mercato nel 1985. In quell'anno, l'album, realizzato dalla casa discografica americana Teschio Insanguinato, ha venduto 100.000 copie e i testi delle canzoni sembrano prefigurare gli scenari degli omicidi compiuti dalle Bestie di Satana: <<Suicidio obbligatorio>>, <<Richard si impicca>>, <<Uccidi ancora>>. Diversi testimoni hanno raccontato che Volpe, Sapone e altri membri della setta andavano in giro in macchina ascoltando a tutto volume le canzoni degli Slayer e addirittura alcuni di essi si erano fatti tatuare sulla schiena l'immagine della copertina del disco, insieme a figure di diavoli e pentacoli. Andrea Volpe sarebbe stato il primo a parlare e a raccontare le attività del gruppo. Secondo la vua versione, Chiara Marino è stata uccisa <<perché somigliava troppo alla Madonna>> e quindi fu scelta come <<vittima sacrificale>> da offrire alla Bestia durante un rito satanico il 17 gennaio 1998, notte di luna piena, da compiere nei boschi di Somma Lombardo. Volpe suona la chitarra, è un eroinomane, ma è anche una figura carismatica molto abile nelle procedure di reclutamento di adolescenti. Andava in giro sempre vestito di nero e portava i capelli lunghi, cercando di assomigliare il più possibile a uno dei suoi idoli, Marilyn Manson, e aveva riempito la sua macchina di adesivi e scritte che inneggiavano al satanismo: la polizia ha trovato appiccicati sui vetri della sua vettura degli adesivi con il 666, il numero satanico per eccellenza, e altri con la faccia del diavolo sopra. Racconta che il novilunio, o il plenilunio, insieme alla posizione  di altri pianeti e stelle, risentivano una speciale importanza per la celebrazione di messe nere e dei "sacrifici", così come la scelta dei luoghi veniva fatta seguendo le indicazioni di libri e tradizioni occultiste di varie epoche a cui il gruppo faceva riferimento. Gli omicidi "sacrificali" sarebbero stati commissionati da un livello più alto e più segreto dell'organizzazione che agirebbe da Torino e da altre località piemontesi. Questo potente gruppo torinese si chiamarebbe Setta degli X, esisterebbe da molti anni e non sarebbe mai stata oggetto di indagine perché i suoi capi sarebbero persone influenti e di buona posizione economica e sociale. Nicola Sapone sarebbe il leaser formale della setta, idraulico di Busto Arsizio che, suona la chitarra ed è appassionato di musica heavy metal e viene considerato dagli investigatori l'elemento di contatto con un presunto gruppo superiore di adulti istruttori. Pietro Guerrieri, ragioniere ha problemi psichici ed è un consumatore abituale di cocaina. Nel 1999 finisce all'ospedale San Gerardo, e gli viene fatta una diagnosi di <<psicosi acuta esogena e disturbo della personalità>>. In quell'anno, Guerrieri scrive anche una specie di lettera-testamento indirzzata al padre: <<Io sono un tossico e un pezzo di merdaper molta gente a Brugherio. Ma ho paaura. I satanici e i mafiosi mi uccideranno. Il mio desiderio più folle era essere tatuato sulla schiena, le braccia e la faccia ma la mia famiglia non vuole e per questa mia mania hanno avuto inizio tutti i miei guai>>. Mario Maccione all'epoca del duplice delitto del 1998, era minorenne ed è l soggetto più influenzabile del gruppo.
Io ero un pò il medium del nostro gruppo. Non mi interessava tanto il satanismo, però. Invece mi piacevano molto quella musica, l'hard metal e lo spiritismo. E durante i riti andavo in trance. Mi entrava dentro lo spirito di uno scrittore francese; uno spiritista, che poi ci diceva cosa fare.
Maccione racconta anche la dinamica del duplice omicidio del 1998 di Fabio Tollis e Chiara Marino. Nel bosco:
e lì vidi la fossa, già pronta. Non ne sapevo nulla. Volpe e Chiara avevano due pile, le agitarono radicalmente mostrandomi le pareti e il fondo. Chiara mi accoltellò al polso, la spinsi. Volpe aaveva preso Fabio da dietro, gli aveva passato il braccio intorno al collo, e con l'altra mano lo pugnalava al petto. Mi gridò: <<Prendi il martello, prendi il martello!>> Corsi alla macchina, c'erano tanti sassi per strada. Presi il mazzuolo e colpii Fabio due volte: una alla fronte, e una alla nuca. Poi riempimmo la fossa. Raccogliemmo tutte le foglie insanguinate che c'erano intorno, e le bruciammo insieme con i guanti di lattice.
Paolo Leoni, "Ozzy", dal nome del cantante metal Ozzy Osbourne, frequentava gli stessi locali che erano punto di ritrovo per i membri della setta. Leoni ammette di conoscere Nicola Sapone, negando però decisamente di acvere mai avuto a che fre con la setta lombarda e, in particolare, con le loro attività criminali. Un filone delle investigazioni ha ipotizzato che le attività criminose delle Bestie di Satana siano iniziate con un omicidio commesso dal padre di Paolo Leoni nel 1985. L'ipotesi è che Corrado Maria Leoni abbia fatto parte di una setta attiva a Milano tra gli anni '80 e '90 dal xx secolo, della quale il gruppo delle Bestie di Satana sarebbe una diretta emanazione. L'organizzazione si è sciolta nel 1993, ma alcuni suoi adepti potrebbero aver "allevato" delle nuove reclute. Sia Paolo Leoni che la madre negano qualsiasi coinvolgimento in storie di satanismo. Al gruppo Bestie di Satana sono stati ascritti, in via più o meno ipotetica, altri delitti. Nel 1998, Stefano Longone, amico di Andrea Volpe, muore in uno strano incidente: mentre sta facendo una passeggiata mattutina, pedalandi sulla sua bicicletta, viene travolto da un TIR. Alla luce della scoperta dell'esistenza delle Bestie di Satana, si ipotizza la possibilità che Longone fosse stato ipnotizzato dai membri della setta. Nel 1999, tra i boschi situati fra Somma Lombardo e Malpensa, viene trovato impiccato a un traliccio dell'ENEL un ragazzo di 23 anni che si chiamava Andrea Ballarin. Secondo l'ipotesi avanzata dagli investigatori, Ballarin sarebbe stato "suicidato" perché sapeva troppo e poteva denunciare il gruppo; Volpe e Sapone lo avrebbero riempito di psicofarmaci e droghe e, quando la vittima ha perso i sensi, lo avrebbero impiccato. Nello stesso anno, un altro ragazzo, Andrea Bontade, muore in uno strano incidente stradale avvvenuto fra Somma Lombardo e Gallarate. Il ragazzo era agitato e preoccupato, conosceva Andrea Volpe ed è probabile che i membri della setta fossero convinti che anche lui, come Ballarin, volesse denunciarli. Bontade, fu sottoposto a forti pressioni psicologiche e, sotto l'effetto di LSD e altri allucinogeni, indotto "praticamente" a suicidarsi in quanto traditore del gruppo; Bontade, infatti, insieme a Nicola Sapone e Pietro Guerrieri, aveva scvato la fossa destinata ad accogliere i cadaveri di Fabio Tollis e Chiara Marino e doveva trovarsi sul luogo dell'esecuzione, cosa che invece non accadde. Tra la fine del 2003 e maggio 2004, a Legnano, almeno tre ragazzi sono morti in circostanze sospette: Luca Colombo, 21 anni, è stato trovato impiccato; il corpo di Antonio Lombardo, 28 anni, amico di Luca, è stato rinvenuto bruciato nel cimitero legnanese; stessa sorte è capitata ad Alberto S., originario di Dairago, vicino Legnano, il cui cadavere bruciato è stato ritrovato dentro la sua automobile. Gli investigatori, non escludono la possibilità di allargare il campo delle indagini e di raccogliere informazioni su persone scomparse nel nulla negli ultimi dieci anni nella zona tra Milno e il Varesotto, per verificare se conoscessero Volpe o gli altri indagati oppure se fossero entrati in contatto con il mondo dell'occultismo e delle sette sataniche. Il delitti ascritti al gruppo Bestie di Satana, non rientrano nella tipologia caratteristica degli omicidi commessi a scopo rituale e/o sacrificale: la Pezzotta fu uccisa a colpi di pistola e badilate; Fabio Tollis e Chiara Marino sono stati uccisi a coltellate e colpi di mazza; Ballarin è stato impiccato nell'intento di simulare un suicidio; Bontade, sottoposto a intensi stress facenti leva sui sensi di colpa e dietro somministrazione di sostanze allucinogene, è stato indotto al suicidio. Gli assassini, hanno ucciso - indotto al suicidio come forma di ricatto e/o di punizione allo scopo ddi ridurre all'asservimento i componenti del gruppo. I vari rituali a base di cocaina, LSD, incisioni sulle braccia e assunzioni di piccole quantità di sangue, celebrati in diverse occasioni dai membri del gruppo, sembrano aver avuto, assai verosimilmente, la funzione predominante di accrescere la coesione del gruppo e la sua chiusura verso il mondo esterno. L'inchiesta, si chiude con dieci richieste di rinvio a giudizio. L'udienza preliminare si è tenuta a Busto Arsizio il 13 gennaio 2005. Il giudice per le udienze preliminari (GUP) Maria Greca Zancu ha disposto che il prcesso alle Bestie di Satana in Corte d'Assise venisse aperto il 21 giugno 2005; il 21 febbraio, invece, si sono celebrati i riti abbreviati per i tre imputati che, in modo più o meno integrale, hanno confessato; Andrea Volpe, Pietro Guerrieri e Mario Maccione, che all'epoca dei fatti era minorenne. Guglielmo Gullotta, avvocato difensore di Eros Monterosso, aveva anche chiesto l'intervento di un esorcista del Servizio pastorale di esorcismo con sede presso il Vicariato di Roma in piazza San Giovanni in Laterano. L'avvocato Gullotta, aveva sostenuto la tesi dell'incapacità o semicapacità mentale del suo assistito a causa dei presunti effetti operati sulla mente dall'evocazione del diavolo nei riti satanici, dalla musica heavy-metal, dalla stessa atmosfera che avvolgeva interamente la setta. Tale richista, è stata da quest'ultimo respinta in quanto <<la possessione demoniaca, a tutto voler concedere in relazione all'azione del demonio, non ha diritto di cittadinanza nel nostro ordinamento processualpenalistico>>; inoltre, prosegue il magistrato, non è possibile neanche sostenere che <<gli appartenenti alla setta fossero "agiti" dal Maligno che proprio loro stessi invocavanom pertanto anche un'eventuale manifestazione positiva del Male non potrebbe escludere la capacità di chi volontariamente lo invocava e ne invocava l'ispirazione>>. La singolare richiesta del legale di Eros Monterosso ricorda un caso di omicidio avvenuto nel 1979 a Brookfield nel Connecticut (USA): Alan Bono, fu ucciso a coltellate, all'interno della sua casa, dal suo amico diciannovenne Arnie C. Johnoson. Il movente dell'omicidio sarebbe stato la gelosia, ma il Johnson ha motivato il suo tragico gesto con una versione assai inusuale: <<Da tempo ero diventato amico di un ragazzino dodicenne di Danbury, che mostrava tutti i sintomi della possessione diabolica. Il ragazzo, si contorceva e parlava lingue sconosciute, soffriva molto. Un giorno ho invocato il demonio: "Lascia stare questo baambino", gli ho detto "Entra in me se vuoi": Da quel momento non sono stato più padrone della mia volontà>>. Il Johnosn, non attribuiva la responsabilità del delitto a se stesso bensì a Satana, dal quale egli si sentiva posseduto. L'avvocato difensore del giovane omicida Martin Mennella, decise di sostenere ad oltranza l'incredibile tesi dell'imputato con l'interrogare uno per uno i giurati, per sondare le loro credenze religiose, e di ricusare tutti quelli che avessero sostenuto di non credere al demonio. L'esorcista Ed Warren e la moglie Lorraine, famosa veggente, furono interpellati dalla difesa come consulenti in questo singolare caso giudiziario che si risolse con la condanna dell'imputato per omicidio preterintenzionale. Il 22 febbraio 2005, il GIP di Busto Arsizio condanna Andrea Volpe a 30 anni di carcere e Pietro Guerrieri a 16 anni e 6 mesi. L'11 aprile 2005, il GUP del Tribunale per i minorenni di Milano ha condannato Mario Maccione a 19 anni di carcere e assolto per insufficienza di prove Massimiliano Magni. Il 23 febbraio 2006, la Corte d'Appello sezione Minori di Milano ha diminuito a 16 anni la condanna per Maccione e ha condannato a 9 Magni, che era stato assolto in primo grado: i giudici hanno accolto le richieste dell'accusa, che ha descritto Maccione e Magni come pienamente complici del gruppo delle Bestie. Utilizando la recente legge Pecorella approvata dal governo Berlusconi, Massimiliano Magni ha la possibiilità di presentare un ricorso per ottenere l'annullamento della sentenza di condanna dell'appello. Il 21 giugno 2005, a Busto Arsizio, è partito il processo a cinque membri della setta, gli ultimi delle Bestie di Satana, e il 31 gennaio 2006 i giudici hanno emesso la senteza dopo otto ore di camera di consiglio condannando tutti e cinque gli imputati. Nicola Sapone, considerato il leader della setta, è stato condannato all'ergastolo, con isolamento diurno per tre anni; Paolo Leoni "Ozzy" ritenuto la vera mente del gruppo, ha ricevuto 26 anni e la stessa condanna è stata inflitta a Marco Zampollo, considerato uno degli organizzatori dei delitti; Elisabetta Ballarin è stata condannata a 24 anni e 3 mesi per la partecipazione all'omicidio di Mariangela Pezzotta ed Eros Monterosso è stato condannato a 24 anni. L'accusa aveva chesto 26 anni per la ragazza e l'ergastolo per gli altri quattro. I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno ridotto di dieci anni la pena per Andrea Volpe, il giovane accusato di tre omicidi maturati nell'ambito delle cosiddette Bestie di Satana.
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L'italiano in un minuto - Riusciranno i nostri eroi...
Il fantastico Alberto Sordi è Fausto Di Salvio, un ricco editore stanco della sua vita borghese, che parte per l'Angola alla ricerca del cognato Oreste Sabatini (Manfredi), detto "Titino", di cui da più di tre anni non si hanno notizie e che non ha mai veramente sopportato. Di Salvio porta con sé il ragioniere marchigiano Ubaldo Palmarini (Blier), suo dipendente. Seguendo le tracce del cognato i due incontrano vari personaggi eccentrici, fino a raggiungere la tribù dove Titino è diventato lo stregone del villaggio. Inizia così la difficile impresa di convincerlo a rientrare in patria. https://youtu.be/T2citdmrm0w
Nella sequenza che esaminiamo l'editore Fausto Di Salvio (Sordi), prima di addormentarsi, recita una "personalissima" versione della Poesia "O falce di luna calante" (D'Annunzio).
✅  FILATO: se detto di un ragionamento significa logico e ordinato. Usato anche per descrivere un accadimento che non ha avuto intoppi o interruzioni. Ha fatto un sonno filato da sera a mattino.
✅  UN QUARTO MARINO = turno di guardia di quattro ore a bordo delle navi. Da non confondere con il "quarto d'ora" che equivale a quindici minuti.
✅ RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI... nel linguaggio colloquiale e in tono scherzoso è un'espressione che esprime l'insicurezza per un'impresa che appare di difficile realizzazione.
Riusciranno i nostri eroi a tornare a casa? (Detto in coda al ritorno dalle vacanze). Riuscirà il nostro eroe a non farsi bocciare in matematica? (Detto a uno che in matematica non va bene).
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petello993 · 7 years
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Sanita' e burocrazia
Vi racconto una storia: Parte 1 - C'e' una persona malata, medici e infermieri la aiutano in ospedale, dopo le prime cure torna a casa e i farmacisti gli procurano i medicinali per proseguire la terapia. Come abbiamo visto, chi ha studiato per curare le persone sta facendo perfettamente il suo lavoro. Parte 2 - per poter usufruire delle cure il malato riceve via e_mail dall'ospedale (medici n.d.r.) le ricette per ritirare in farmacia (medico n.d.r.) i farmaci necessari per sopravvivere. Ora, il farmacista, porta le ricette mediche all'asl (burocrate,ragioniere ecc.ecc.) la ricetta per poter recuperare i soldi. L'asl, ( burocrazia, NON medici n.d.r) non accettano le ricette perche non sono in versione "originale" !!!!!! Parte 3 - Il malato e' solo e anche se avesse qualcuno e obbligato ad andare in ospedale ogni volta che le ricette sono scadute per farsi rilasciare la versione originale per poter avere i medicinali. Conclusione: Perche' tutti (medici, infermieri e farmacisti ) si impegnano per la sopravvivenza di una persona mentre la burocrazia fa di tutto per impedirlo ?
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pangeanews · 4 years
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“L’ordine di fucilare Mussolini e i suoi ministri non esisteva”. Chi ha ucciso davvero il Duce? Dialogo con Luciano Garibaldi
28 aprile 1945, Giulino di Mezzegra, frazione di Tremezzina, Como. In un luogo marginale fino all’invisibile muore, condannato senza processo, catturato mentre è in fuga, Benito Mussolini. Con lui, Claretta Petacci. Di quel giorno, che paradosso, l’unica cosa certa è che non è certo ciò che certamente trovate sui libri di Storia. Che a uccidere, cioè, sia stato il “Colonnello Valerio”, riconducibile al partigiano Walter Audisio, ragioniere di Alessandria, in seguito deputato e Senatore della Repubblica con giacca comunista. Si dirà che ciò che conta non sono i fatti, ma gli esiti. Non è proprio così: sul corpo di un capo si costruisce una leggenda; sul cadavere di un dittatore si sancisce l’identità di una nazione. E, a volte, è meglio non sottilizzare sui mandanti, non perdersi in sottigliezze, per dare al mito – che per esistere ha bisogno di un morto: meglio se analizzato, a testa sotto, in tutti i suoi particolari anatomici, meglio ancora se sfigurato – una dimensione statuaria, limpida, ‘pulita’ (resa ‘pop’, ad esempio, dal film di Carlo Lizzani, Mussolini ultimo atto, con Rod Steiger/Mussolini e Franco Nero/Valerio). Dal 1994, attraverso una serie di servizi su La Notte, Luciano Garibaldi, giornalista che ha il pregio della schiettezza (e che non si finge storico), comincia a mettere in chiaro le incongruenze sulla morte di Mussolini e a comporre un libro, La pista inglese (prima edizione Ares, 2002), che ipotizza l’azione dei servizi britannici nell’omicidio del Duce. Sarebbe stato Churchill a voler eliminare l’antico collaboratore Mussolini, quindi a istigare la strategia dei partigiani. Usiamo il condizionale – il fatidico ‘carteggio Churchill-Mussolini’ è l’Atlantide di ogni contemporaneista – ma lo studio di Garibaldi possiede: dono della sintesi, dote di fonti, vis polemica. Tra i libri di Garibaldi, tra l’altro, ricordiamo Mussolini e il professore. Vita e diari di Carlo Alberto Biggini (Mursia, 1983), Vita col Duce. L’attendente di Mussolini, Pietro Carradori, racconta (Effedieffe, 2001), Operazione Walkiria. Hitler deve morire (Ares, 2008).
Partiamo dal “Colonnello Valerio”, ossia Walter Audisio: quale fu il suo ruolo effettivo nell’operazione che portò alla morte di Mussolini e di Claretta Petacci?
Il “colonnello Valerio” – che secondo i testi di storia era il ragioniere Walter Audisio, secondo “Bill” (Urbano Lazzaro, il comandante partigiano che catturò il Duce del fascismo) era Luigi Longo, numero due del PCI, ma che ancora oggi nessuno sa chi davvero fosse – giunto a Dongo nel primo pomeriggio di sabato 28 aprile 1945, annunciò sulla pubblica piazza che aveva ricevuto l’ordine dal Clnai (Comitato di liberazione nazionale Alta Italia) di giustiziare sul posto “Mussolini e i ministri di Salò”, catturati dai partigiani mentre cercavano di fuggire. Non ubbidì alla lettera. Di Mussolini, avendolo trovato già morto, “fucilò” il cadavere, e quanto agli altri, non si limitò ai “ministri di Salò”, ma per far numero (e perfino il quindici gli restò stretto), fece sparare su un capitano dell’Aeronautica, un impiegato del ministero dell’Interno, un giornalista, un vecchio ex comunista e così via.
Chi ordinò l’esecuzione capitale di Mussolini?
L’ordine di fucilare Mussolini e i suoi ministri non esisteva. Il Clnai, rappresentante legittimo del Governo Bonomi nell’Italia del Nord, non aveva emesso alcuna condanna a morte, che peraltro non era di sua competenza, né tantomeno alcun ordine di esecuzione. Sandro Pertini, rappresentante del Partito Socialista all’interno del Clnai, nel discorso pronunciato alla radio alle ore 20 del 27 aprile (quindi parecchie ore dopo la notizia che Mussolini era stato catturato) e ritrasmesso alle ore 13 del giorno seguente (Mussolini era già morto), disse: «Egli dovrà essere consegnato a un Tribunale del popolo perché lo giudichi per direttissima. Egli dovrà essere e sarà giustiziato. Questo noi vogliamo, nonostante che pensiamo che per quest’uomo il plotone d’esecuzione sia troppo onore: egli meriterebbe di essere ucciso come un cane tignoso». Senza il “cane tignoso” ma con analogo riferimento alla necessità di un “tribunale” furono le dichiarazioni dei rappresentanti del Partito d’Azione Leo Valiani, della Democrazia Cristiana Achille Marazza e del Partito Liberale Giustino Arpesani. E sulla stessa lunghezza d’onda quelle di Ferruccio Parri, ancora nascosto in Svizzera, che aggiungerà: «Quanto ai fucilati sulla piazza di Dongo che “Valerio” scelse secondo criteri che ignoro, mi pare che vari di essi non meritassero, in assoluto, quella fine». In effetti, il Clnai era tenuto a osservare il Dll (Decreto legislativo luogotenenziale) n. 142 del 22 aprile 1945, che riguardava “i delitti commessi da Mussolini e dai ministri fascisti” e istituiva, per giudicarli, le CAS (Corti d’assise straordinarie). Perché il Clnai avrebbe dovuto agire illegalmente? Per ribellione al Governo del Luogotenente? Non esisteva la benché minima ragione per farlo. È che, di fronte al fatto compiuto, cioè all’avvenuta uccisione di Mussolini e di Claretta Petacci a opera dei servizi britannici, previ frenetici e convulsi accordi con Roma, il Clnai fu costretto a farfugliare la ridicola rivendicazione postuma, concepita, sottoscritta e diramata alla stampa il 29 aprile. La seguente: «Il Clnai dichiara che la fucilazione di Mussolini e complici, da esso ordinata, è la conclusione necessaria di una fase storica che lascia il nostro Paese ancora coperto di macerie materiali e morali», eccetera, eccetera.
Corriere della Sera, 9 febbraio 1994: si rendono note le scoperte di Luciano Garibaldi in merito alla morte di Mussolini
Torniamo al “colonnello Valerio”: quali sono i particolari che rendono la sua figura piuttosto ombrosa dal punto di vista storico?
Per descrivere nel dettaglio le contraddizioni in cui inciampò, nei 23 anni che gli rimasero da vivere dopo quell’aprile 1945, il ragionier Walter Audisio (presentato dal PCI come il “colonnello Valerio”), non basterebbe un libro. Ma restiamo alle più eclatanti. Nel memoriale dettato a l’Unità e pubblicato dal quotidiano tra il 18 novembre e il 17 dicembre 1945, indugiava con grande enfasi sul botta e risposta avuto con Claretta, quando le negò il permesso di infilarsi le mutandine. Un episodio che fu contraddetto all’epoca da Lia De Maria, in casa della quale erano stati condotti prigionieri il Duce e la Petacci, e che rivelò come Claretta dovesse per forza già indossare quel capo intimo essendo nei giorni delle mestruazioni. Orbene, nel libro di Audisio In nome del popolo italiano, uscito postumo nel 1975 (Teti Editore), l’episodio scompare. Fanno invece capolino altre assurdità: come quella che Walter-Valerio si sarebbe rivolto insistentemente col “tu” a Mussolini, pur avendogli dato a bere di essere un fascista venuto a liberarlo. Infine, il libro si diffonde nel descrivere la viltà tremebonda di Mussolini di fronte al suo “giustiziere”, particolare smentito dagli stessi partigiani comunisti, come Michele Moretti “Pietro”, e Aldo Lampredi “Guido”. Il 23 gennaio 1996 l’Unità pubblica la relazione sui fatti scritta da Aldo Lampredi, “Guido”, funzionario del PCI, e da lui consegnata nel 1975 all’onorevole Armando Cossutta. Dalla relazione si evince che Mussolini, al momento di morire, non sbavò (versione Audisio), né tuonò “Viva l’Italia!” (versione Moretti), ma gridò: “Mirate al petto!”. Inspiegabile e senza ragione questo postumo riconoscimento dell’organo ufficiale comunista reso a un uomo (Mussolini) demonizzato per oltre mezzo secolo, da parte di una persona (Lampredi), che tutto fino a quel momento lasciava intendere non fosse stata neppure presente alla morte del Duce. Sta di fatto che tale significativa dichiarazione fu estratta da un cassetto dopo ventuno anni, nel bel mezzo dell’infuriare delle polemiche sulla “pista inglese” avanzata dal sottoscritto (e avvalorata dalle dichiarazioni del professor Renzo De Felice) e sulle incongruenze della “vulgata” comunista. Il verbale dell’autopsia del Duce redatto dal professor Caio Mario Cattabeni rileva che nello stomaco di Mussolini non v’era alcuna presenza di cibo. Al contrario di quanto affermato sia da Walter Audisio, sia dalla Lia De Maria, secondo cui il prigioniero avrebbe mangiato, a mezzogiorno del 28 aprile, latte, polenta, pane, salame e frutta. Questo particolare avvalora l’ipotesi che Mussolini non poté consumare quel pranzo, perché a quell’ora era già morto.
Quali prove esistono per avvalorare la tesi della fucilazione di Mussolini e Claretta avvenuta nella mattinata del 28 aprile, e non nel pomeriggio?
Esiste un lungo studio (una copia del quale, ben trecento pagine, da decenni in mio possesso) redatto dal compianto professor Aldo Alessiani, per 40 anni consulente medico legale del Tribunale di Roma, da cui – in base a osservazioni sulla traiettoria dei proiettili e sulla rigidità cadaverica al momento dell’autopsia – si evince che la morte di Mussolini non può che risalire al mattino del 28 aprile e i colpi non possono essere stati sparati che dall’alto verso il basso e non dal basso verso l’alto, come invece sarebbe accaduto qualora la fucilazione fosse avvenuta dinanzi al cancello di Villa Belmonte. Peraltro vi sono due domande alle quali la “vulgata” (definizione di Renzo De Felice) non ha mai saputo rispondere: Perché l’esecuzione dei “quindici” a Dongo fu consumata coram populo, mentre quella di Mussolini e della Petacci avvenne segretamente? E perché, nel secondo caso, tutti gli abitanti della zona furono mandati via e nessuno poté assistervi? Il PCI e il CVL non lo hanno mai spiegato.
Che credito ha la sua ipotesi? Non tutti la pensano come lei…
Mi limito a ricordare i più importanti scritti che confutano la “vulgata” tuttora – a 75 anni dai fatti – insegnata ai ragazzi delle nostre scuole. In primo luogo collocherei un autorevolissimo esponente della Resistenza, Urbano Lazzaro “Bill”, vicecomandante della 52.a Brigata Garibaldi, nonché l’uomo che catturò Mussolini, il quale, nel suo libro «Dongo, mezzo secolo di menzogne» (Mondadori, 1993) ricostruisce minuziosamente la morte di Mussolini, collocandola al mattino del 28 aprile dinanzi a casa De Maria e attribuendola non già a Walter Audisio, ma appunto al numero due del PCI, Luigi Longo, comandante in capo delle Divisioni “Garibaldi”. Nel testo ormai “classico” di Franco Bandini Vita e morte segreta di Mussolini (Mondadori, 1978) per la prima volta la morte di Mussolini e della Petacci viene collocata nella mattina del 28 aprile dinanzi a casa De Maria, mentre alle 16,30, davanti al cancello di Villa Belmonte, furono “rifucilati” i due cadaveri, per accreditare la versione ufficiale nel frattempo decisa nel corso delle frenetiche telefonate tra “Valerio” e i vertici del PCI e del CVL (Comando volontari della libertà). Già nel 1950, il grande giornalista Paolo Monelli, nella sua opera storica Mussolini piccolo borghese (di cui possiedo copia regalatami da Monelli con dedica personale), sottolineava le contraddizioni che rendevano inverosimile la ricostruzione “ufficiale” della morte di Mussolini. Lo storico mantovano Alessandro Zanella, prematuramente scomparso, nel libro «L’ora di Dongo» (Rusconi, 1993), ricostruisce la fucilazione di Mussolini e della Petacci come avvenuta la mattina del 28 aprile davanti a casa De Maria, a opera del “capitano Neri” (Luigi Canali), della partigiana “Gianna” (Giuseppina Tuissi) e dei loro compagni, basando tale sua ricostruzione su un documento giudiziario coevo da lui ritrovato, in cui il fratello della partigiana “Gianna” attribuisce alla sorella e a “Neri” il merito (o la responsabilità) dell’evento. Il che può ben valere anche nel caso che i mandanti o gli esecutori materiali siano stati agenti agli ordini dei servizi britannici, come apertamente affermato da Bruno Giovanni Lonati, che dopo 50 anni di silenzio, rivela, nel suo libro «Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità» (Mursia, 1994), di essere stato lui, agli ordini dei servizi segreti britannici, ad uccidere il Duce, mentre l’inglese “capitano John” sparava a Claretta. Ma non è tutto. Anche secondo la testimonianza di Dorina Mazzola, raccolta da Giorgio Pisanò e pubblicata nel libro «Gli ultimi 95 secondi di Mussolini» (Il Saggiatore, 1996), Mussolini e la Petacci furono uccisi la mattina del 28 aprile sotto casa dei De Maria a Bonzanigo.
Luciano Garibaldi ha pubblicato “La pista inglese” con le Edizioni Ares nel 2002; il libro è costantemente in ristampa
Perché Churchill avrebbe tramato per togliere di mezzo il Duce?
Numerosi documenti pubblicati nel fondamentale libro di Ricciotti Lazzero «Il sacco d’Italia» (Mondadori, ’94) offrono ben di più di una semplice traccia sull’effettività dei contatti segreti tra Mussolini e Churchill negli anni 1944-45, dando anche un’indicazione attendibile sulla natura degli stessi. Da alcune registrazioni di telefonate e da varie lettere tra il Duce e la Petacci (lettere tutte fotografate, prima di venire consegnate ai due destinatari, dai tedeschi di guardia a Mussolini), materiale “venduto” a Lazzero dal generale Karl Wolff, comandante delle Waffen SS in Italia (che non rilasciava mai interviste senza farsi lautamente pagare), si evince come Churchill nel ’44 avesse già individuato in Stalin il pericolo più grande per l’Occidente, e premesse su Mussolini per un maggior coinvolgimento di Hitler sul fronte sovietico. Con la caduta del Reich e del fascismo, sullo sfondo degli accordi di Yalta tra Washington, Londra e Mosca, i servizi segreti britannici avrebbero avuto comprensibili motivi perché su quei contatti tra Churchill e Mussolini calasse il sipario. Questa è la sostanza del cosiddetto “carteggio Mussolini-Churchill”. Personalmente ne ebbi una definitiva conferma dall’attendente del Duce, Pietro Carradori, che mi rivelò i numerosi incontri riservati tra Mussolini e gli agenti britannici inviati dal premier di Londra. Lo scopo finale era persuadere e convincere Hitler a cessare la resistenza in Occidente per rivolgere tutte le sue forze contro l’avanzata dell’Armata Rossa verso l’Europa. Tutto raccontato nel mio libro «Vita col Duce» (Effedieffe editore, 1999). La mia ricostruzione avrà poi una clamorosa conferma nel libro di Peter Tompkins «Dalle carte segrete del Duce» (Marco Tropea editore, 2001), che sposerà senza riserve la “pista inglese”. Non dimentichiamo che Tompkins era stato, negli anni 1944-45, agente della CIA americana in Italia.
Si continua a parlare di un misterioso “carteggio Mussolini-Churchill”, che sarebbe stato sottratto al Duce al momento della sua cattura nel camion tedesco sulla strada occidentale del lago di Como, poco prima di Dongo. Carteggio requisito dai partigiani della 52.ma Brigata “Garibaldi” e da essi consegnato agli agenti di Churchill.
L’ipotesi è sicuramente verosimile e attendibile. Ma c’è di più. E si tratta della storia, tutta da ricostruire, della copia di quel carteggio, che Mussolini avrebbe consegnato all’uomo di cui si fidava al cento per cento: il suo ministro dell’Educazione Nazionale Carlo Alberto Biggini. Me ne sono occupato a lungo nel mio libro «Mussolini e il Professore. Vita e diari di Carlo Alberto Biggini» (Mursia, 1989). La morte di Biggini, amico personale di Mussolini e depositario delle sue più riservate confidenze, resta avvolta nel mistero. Fu ricoverato in clinica a Milano, appena 43enne, all’indomani della Liberazione, per una grave forma di tumore fulminante. Ma ci sono autorevoli dichiarazioni, come quella di padre Agostino Gemelli, che smontano una tale diagnosi. Quel che è certo è che Biggini morì lontano dai congiunti e chi lo assistette negli ultimi istanti negò in seguito ogni contiguità con lui. Certamente la sua scomparsa ebbe come principale conseguenza il più totale silenzio sui documenti che il Duce gli aveva consegnato in copia poco prima della fine. Quei documenti, nelle speranze del capo del fascismo, avrebbero dovuto salvargli la vita e rendere ragione della politica italiana sul finire della guerra. Quei documenti scomparvero e non furono d’aiuto né a Mussolini né tantomeno al suo fedele ministro. Le tracce che danno per certa l’esistenza di un carteggio segreto Mussolini-Churchill, posteriore al 1940, e che passano perfino attraverso la bocca cucita dell’allora ambasciatore giapponese a Roma Shinrokuro Hidaka, conducono a quella borsa ricevuta in consegna da Biggini. E scomparsa per sempre.
*In copertina: Rod Steiger come Mussolini e Oliver Reed come Rodolfo Graziani in “Il leone del deserto” (1981)
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m-comparini · 5 years
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Mirco Comparini è il “Responsabile Operativo” della Rete Revilaw
“Revilaw – Rete di Revisori Legali” nomina Mirco Comparini nel ruolo di “Responsabile Operativo della Rete”
Dott.Rag.Mirco Comparini [Ragioniere Commercialista-Revisore Legale-Consulente al Franchising-Giornalista Pubblicista]
Con la costante crescita di aderenti alla rete e i piani di crescita e sviluppo in corso di attuazione, la Società di Revisione “Revilaw srl” ha scelto il suo Responsabile Operativo nominando Mirco Comparini, professionista di lunga esperienza nella consulenza e nell’assistenza alla costruzione e alla gestione di reti commerciali, con specializzazione in reti di franchising. Già chiamato dalla società per costruire tutta la struttura contrattuale per le adesioni dei professionisti (esclusivamente iscritti all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e iscritti al Registro dei Revisori Legali) e per impostare i primi fondamentali elementi strutturali della rete, adesso la società consolida la sua presenza che si concretizzerà in un costante affiancamento all’Amministratore Unico, Pier Luigi Sterzi.
“La velocità con la quale la rete è cresciuta e sta ancora crescendo con una continua richiesta di adesioni – conferma l’Amministratore Unico, Pier Luigi Sterzi – ha reso da subito evidente la necessità di una assistenza e di una consulenza altamente specialistica in forma combinata, cioè, in termini di preparazione e di esperienza sotto il profilo tecnico-giuridico, per una impostazione contrattuale specifica e del tutto particolare, e anche sotto il profilo operativo, per una impostazione coerente tra regole contrattuali, operatività e svolgimento dell’attività oggetto di core business della nostra Società, la revisione legale. Mirco Comparini è uno dei professionisti più esperti del settore “reti commerciali”, in particolare quelle di franchising, ed ha immediatamente compreso le necessità della rete ponendola immediatamente nelle condizioni di svilupparsi e formalizzare le adesioni di Colleghi che hanno essi stessi apprezzato il lavoro svolto in tale inziale fase. Adesso passiamo ad una seconda fase nel corso della quale opereremo ancor più in sinergia e dove Mirco Comparini assume l’importante funzione di coordinamento e ottimizzazione dei processi della rete, delle attività operative e di quelle progettuali così da predisporre un workflow aziendale efficace e strutturato coordinando anche i vari settori (comunicazione, formazione, ecc.)“.
“Ritengo già da adesso una grande esperienza quella avviata con la Società di Revisione Revilaw srl – afferma il Responsabile Operativo, Mirco Comparini – che già nella sua iniziale impostazione ha espresso ed esprime positive e peculiari caratteristiche e grandi potenzialità non facilmente individuabili sul mercato di riferimento. La collaborazione con l’Amministratore Unico è praticamente in totale sintonia e lo è stata da subito. La visione e gli obiettivi sono pienamente coincidenti rispetto ai progetti aziendali e questo è uno dei fattori più importanti per coordinare quelle professionalità, quelle qualità e quelle serietà che già caratterizzano tutti i professionisti aderenti alla rete i quali, non solo hanno e avranno la responsabilità della loro prestazione professionale, ma sono e saranno la concreta rappresentazione della Revilaw sul territorio: sarà un onore farlo. Adesso inizia una fase complessa e articolata da attuare su tutto il territorio nazionale in un momento anche particolarmente delicato e difficile dato dall’emergenza sanitaria in corso ponendo così tutti quanti innanzi a difficoltà non indifferenti, ma circa 100 professionisti sono una grande forza, costituiscono un forte nucleo a disposizione delle aziende ed esprimono un elevatissimo grado di affidabilità e professionalità che potranno essere erogate alle imprese anche in tanti altri ambiti e settori della professione“.
CHI E’ MIRCO COMPARINI Classe 1963. Laurea in Scienze Economiche con Tesi di Laurea in materia di franchising dal titolo “Franchising: un importante e delicato “strumento” per la nascita, lo sviluppo e la crescita delle imprese”. Iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (ODCEC) di Livorno esercita la professione di Ragioniere Commercialista e Revisore Legale dal 1988. Professionista Associato Fondatore dello “Studio Comparini & Russo” (1990), Socio/Amministratore della Professional Group SRL (1998), per la quale cura la Divisione “Franchising Analysis”, e della Società Comparini & Russo SRL (2004). . Già iscritto all’Albo dei Mediatori Creditizi, all’Elenco Arbitri e Conciliatori c/o la CCIAA di Livorno, all’elenco dei Periti e Consulenti Tecnici del Tribunale di Livorno e già Mediatore presso l’Organismo di Mediazione dei DCEC di Livorno. Giornalista Pubblicista iscritto all’Ordine Giornalisti della Toscana dal 2012, è autore di articoli specialistici in materia di franchising e reti commerciali e, oltre a curare direttamente un blog specializzato sul tema, attualmente collabora stabilmente per le testate “AZ Franchising” (dal 2008), “Ratio” (dal 2019) e “Fiscal Focus” (dal 2020) . Tra il 1991 ed il 2004, ho assunto numerosi ruoli ed incarichi, anche di rappresentanza legale, all’interno degli organismi istituzionali della Categoria professionale a livello locale, regionale e nazionale. Da oltre 25 anni la consulenza e l’assistenza al franchising e ad altre forme di reti commerciali costituisce specializzazione professionale con attività svolte per la progettazione, la predisposizione e l’avvio di nuove reti, per l’analisi di nuove affiliazioni a noti marchi nazionali ed internazionali, per interventi contrattuali, gestionali ed operativi e per la gestione di specifiche problematiche derivanti dai tipici rapporti affiliati/affilianti, incluse attività di ADR. Docente e relatore in corsi di formazione, master, convegni e seminari in materia di franchising e anche in altre materie tecniche attinenti alla professione, è stato anche autore di numerosi interventi editoriali e dispense di aggiornamento professionale. Promotore e Fondatore di IREF Italia, associazione di operatori in ambito franchising e reti commerciali, ne è stato Presidente Nazionale da aprile 2012 a luglio 2018. Auditor presso Bureau Veritas per la certificazione delle reti commerciali “IREF Italia/Bureau Veritas” ha curato la predisposizione della versione italiana del disciplinare applicabile alle reti nazionali. Insignito nel 2013 con “Diploma d’Onore” a firma del Ministero del Commercio Estero francese, dal Presidente delle Camere di Commercio di Francia e dal Presidente e dal V.Presidente di Federation IREF e successivamente assegnatario di altri Riconoscimenti Speciali, sempre in Francia a cura di Federation IREF. Primo ideatore e primo redattore del testo base della proposta di riforma del settore del franchising e delle reti commerciali seguita dalla elaborazione e dalla promozione congiunta di IREF Italia, AZ Franchising e ANCommercialisti. Da settembre 2014 a ottobre 2015 (dimesso) è stato Amministratore Unico della società Farma.Li. srlu, società di proprietà pubblica che gestisce la rete delle Farmacie Comunali della Città di Livorno. Appassionato di temi psicologici e di interpretazione della comunicazione scritta, verbale, non verbale e visiva.
(dal sito www.revilaw.it)
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m-comparini · 6 years
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I 30 anni di professione del Dott.Rag.Mirco Comparini. Felicitazioni !
01.07.1988 – 01.07.2018. Il Dott.Rag. Mirco Comparini festegggia il trentennale della propria carriera professionale
Dott.Rag.Mirco Comparini
Sono trascorsi ben 30 anni dalla data di ufficiale iscrizione all’Albo dei Commercialisti ed Esperti Contabili del Dott.Rag.Mirco Comparini. Infatti, è il primo luglio 1988 la data che certifica il “debutto” nell’Albo dei Ragionieri Commercialisti di Livorno, diventato successivamente Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Livorno. Aggiungendo il periodo di “pratica professionale” (tirocinio) da seguire per ottenere i requisiti necessari al sostenimento dell’esame di abilitazione, iniziata a fine 1984, il percorso professionale del Dott.Rag.M.Comparini passa a oltre 33 anni di operatività nel settore e di conseguente acquisizione di esperienza concretizzata e consolidata anche con le numerose attività e ruoli svolti. Nel formulare le più sentite felicitazioni e nell’esprimere i più sinceri auguri per una proficua prosecuzione della carriera professionale in corso integrandola con ulteriori successi, riportiamo una sintesi del curriculum professionale.
Classe 1963. Sposato e padre di due figli. Diploma di Ragionere e Perito Commerciale. Laurea in Scienze Economiche presso Università degli Studi G.Marconi di Roma con Tesi di Laurea in materia di franchising dal titolo “Franchising: un importante e delicato “strumento” per la nascita, lo sviluppo e la crescita delle imprese”.
Iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (ODCEC) di Livorno, esercita la professione di Ragioniere Commercialista e Revisore Legale dal 1988. Sin dagli inzi della carriera svolge la propria professione in collaborazione e poi in associazione professionale con il coniuge Rag.M.Rosaria Russo (Consulente del Lavoro dal 1989) con la quale condivide anche il ruolo di Professionista Associato Fondatore dello Studio Comparini & Russo (1990).
Perito e Consulente Tecnico del Tribunale di Livorno. Già Mediatore presso l’Organismo di Mediazione dei DCEC di Livorno fino al 2016 e già iscritto all’Albo dei Mediatori Creditizi, all’Elenco Arbitri e Conciliatori c/o la CCIAA di Livorno e presso la Consob.
Giornalista Pubblicista iscritto all’Ordine Giornalisti della Toscana dal 2012 e, oltre a diverse collaborazioni editoriali attuate sin dall’anno 2000, dal 2008 collabora stabilmente con la rivista mensile specializzata AZ Franchising per la quale ha firmato decine e decine di articoli. In tale veste cura anche un blog specializzato sul tema franchising e reti commerciali e un altro come “opinionista” su vari temi di attualità locale e nazionale. Molto attivo sui social, tali blog sono collegati ai vari profili con i quali riesce a divulgare capillarmente i contenuti di tali blog.
Tra il 1991 ed il 2004, ha assunto numerosi ruoli ed incarichi, inclusi quelli di rappresentanza legale con ruolo di Presidente, all’interno degli organismi istituzionali e associativi della propria Categoria professionale, sia a livello locale, che regionale e nazionale producendo numerosi documenti di valore per la propria Categoria. Preme citare:
Componente Commissione Studi del Collegio dei Ragionieri Commercialisti ed Economisti d’Impresa di Livorno nel 1990 e nel 1991.
Docente incaricato alla formazione dei praticanti del Collegio dei Ragionieri Commercialisti ed Economisti d’Impresa di Livorno nel 1990 e nel 1991.
Consigliere del Sindacato Ragionieri Commercialisti ed Economisti d’Impresa di Livorno per il triennio 1993-1996.
Promotore e fondatore, nel 1992, della squadra di calcio della categoria.
Componente della Commissione Relazioni Politiche del Consiglio Nazionale Ragionieri Commercialisti ed Economisti d’Impresa per il triennio 1994-1997.
Presidente del Sindacato Provinciale Ragionieri Commercialisti ed Economisti d’Impresa di Livorno per il triennio 1996-1999, con mandato rimesso nel settembre 1998.
Presidente della Federazione Toscana dei Sindacati Ragionieri Commercialisti ed Economisti d’Impresa per il biennio 2002-2004.
Presidente della Commissione Rapporti tra Centro Assistenza Fiscale Cgn e Sindacato Nazionale Ragionieri Commercialisti ed Economisti d’Impresa dal 2004 al 2006.
A seguito degli incarichi svolti, ha svolto ruoli di autore e/o relatore per la predisposizione/presentazione dei seguenti elaborati:
“Analisi del fenomeno “abusivismo” nelle attività economico-contabili-fiscali” (1996), su incarico del Sindacato Provinciale Ragionieri Commercialisti di Livorno.
“Ipotesi di riforma per una regolamentazione delle attività e delle professioni economiche e contabili” (1998) , su incarico del Sindacato Provinciale Ragionieri Commercialisti di Livorno.
“Ipotesi di riforma dei visti di conformità” (1998), su incarico del Sindacato Provinciale Ragionieri Commercialisti di Livorno.
“Analisi delle competenze della professione economico-contabile in Europa” (1998-1999), su incarico del Sindacato Provinciale Ragionieri Commercialisti di Livorno.
“Analisi dell’accesso alla professione economico-contabile in Francia” (1999), su incarico del Sindacato Provinciale Ragionieri Commercialisti di Livorno.
“Il Codice Etico dei Ragionieri Commercialisti” (2007), su incarico del Sindacato Provinciale Ragionieri Commercialisti di Livorno.
Attualmente è Componente del Comitato Scientifico dell’Associazione Nazionale Commercialisti
Numerosi gli incarichi professionali per società e enti terzi tra i quali spicca il ruolo di Presidente del Collegio dei Revisori Contabili del Consorzio di Bonifica delle Colline Livornesi dal 2002 al 2014.
In contemporanea allo svolgimento delle tradizionali attività professionali tipicamenti attinenti la professione di Commercialista, da 25 anni la consulenza e l’assistenza al franchising costituiscono proprie specializzazioni professionali con attività svolte per la progettazione, la predisposizione e l’avvio di nuove reti, per l’analisi di nuove affiliazioni svolte anche per noti marchi nazionali ed internazionali, per interventi contrattuali, gestionali ed operativi e per la gestione di specifiche problematiche derivanti dai tipici rapporti affiliati/affilianti. Tale specializzazione lo ha posizionato tra i più noti e apprezzati professionisti della materia in Italia, apprezzamento derivante dall’aver applicato metodologie altamente professionali ad integrazione di quelle ordinariamente attuate in progetti aziendali per tale settore.
Molto numerosi anche gli incarichi come docente e relatore in corsi di formazione, master, convegni e seminari, sia in materia di franchising, che per altre materie tecniche attinenti alla professione.
Oltre ad essere autore di numerosi interventi editoriali, ha redatto e prodotto numerose dispense di aggiornamento professionale e dispense e testi ufficiali per corsi specialistici e ha moderato numerose tavole rotonde in occasioni di eventi di aggiornamento professionale.
Con il coniuge, già professionista associato in Studio Comparini & Russo, è anche Socio Fondatore e Amministratore della Professional Group SRL (1998), per la quale cura direttamente la Divisione “Franchising Analysis”, e della Società Comparini & Russo SRL (2004).
Promotore e Fondatore di IREF Italia (2012), ha assunto il ruolo di Presidente Nazionale da marzo 2012, anno di costituzione, a luglio 2018.
Auditor presso Bureau Veritas per la certificazione delle reti commerciali “IREF Italia/Bureau Veritas”, ha curato in esclusiva la predispozione e l’adattamento della versione italiana (dalla francese) del relativo disciplinare/protocollo.
Insignito nel 2013 con “Diploma d’Onore” a firma del Ministero del Commercio Estero francese, dal Presidente delle Camere di Commercio di Francia e dal Presidente e dal V.Presidente di Federation IREF e successivamente assegnatario di altri Riconoscimenti Speciali, sempre in Francia a cura di Federation IREF.
Primo ideatore e primo redattore del testo base della proposta di riforma di legge per il settore del franchising e delle reti commerciali seguita dalla elaborazione e dalla promozione congiunta di IREF Italia, AZ Franchising e ANCommercialisti, presentata nel 2014.
Dal 2014 al 2015 (dimesso) è stato Amministratore Unico della società Farma.Li. srlu, società di proprietà pubblica che gestisce la rete delle Farmacie Comunali della Città di Livorno.
Sotto il profilo personale, è appassionato di psicologia sin dal 1982 (19 anni), da quando partecipò ad un corso di “psicologia di vendita”, assolutamente avveneristico per quel periodo. Questa passione, nel frattempo integrata da altre conoscenze, lo accompagna ancora oggi e risulta essere uno strumento di utilità generale nei rapporti interpersonali ed risulta utile anche in ambito professionale, soprattutto in ambito di trattative e mediazioni.
Dal 1992 ha maturato anche la passione per la politica seguendo le vicende che si sono intercorse da tale importante anno e operando attivamente in specifici contesti.
Appassionato di musica, dal 2016 ha fondato il duo di chitarre acustico, strumento che ha iniziato a suonare all’età di circa 10 anni.
AUGURI MIRCO COMPARINI !!!
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