Tumgik
#vita onirica
kon-igi · 8 months
Text
IL PONTE SUL PASSO DEL TEMPO
Questa mattina mi sono riempito per sbaglio lo zoccolo sanitario di un flacone intero di lattulosio, che - per chi non lo sapesse - è una roba sciropposissima e appiccicosissima che si usa per contrastare l'encefalopatia epatica ma spiegarvene bene i meccanismi risulterebbe noioso e non pertinente a quanto sto per raccontare.
Il fatto è che nell'attimo in cui il mio piede ha sciaguattato fastidiosamente nello zoccolo ho avuto una reminescenza di un qualcosa che probabilmente da lì a qualche anno sarebbe stato spazzato via nella perdita continua delle cellule cerebrali che avviene quotidianamente e invece sono rimasto lì, quasi fulminato, a fare ciccheciac col piede come un bambino in stivali e impermeabile in una pozzanghera dopo il primo acquazzone autunnale.
Il fatto è che mi sono sentito come un emerito professore di storia di una prestigiosissima univesità che scopre in modo inconfutabile che lo stesso identico oggetto - non simile... proprio lo stesso - è stato tenuto in mano da un uomo di Cromagnon, da un faraone e da un cavaliere del basso medioevo.
L'oggetto era un paio di banalissime birkenstock.
Solo che quelle birkenstock erano un qualcosa fuori dal tempo perché collegavano tre mondi, anzi, tre ere geologiche lunghe millenni.
Nel primo flash ho 18 anni e sto lavando la macchina di mio padre nel polveroso cortile del condominio dove sono nato e da dove, l'anno dopo, saremmo andati via per traslocare in un appartamento finalmente di proprietà.
La canna dell'acqua mi sfugge di mano e mi si incastra tra il piede e la suola della birkenstock destra, allagandola completamente e inscurendo il cuoio.
Fine di un'era che chiameremo onirica.
Nella nuova casa, quella dove i miei genitori abitano ancora, sto realmente per poco tempo a causa di università e militare, ma nella mia memoria emotiva il tempo si dilata in decenni, perché stringo indissolubili e potenti legami con gli amici che mi resistono ancora accanto.
Sono a malapena cinque anni, finché non decido di raggiungere la ragazza che ancora adesso mi resiste accanto (nessuno dei due sapeva che aveva una bambina nella pancia ma vabbe'... così nessuno ha potuto dire che si era trattato di un trasferimento coatto riparatore).
Mio padre mi regala la sua macchina, per il viaggio e per cominciare la mia nuova vita, così decido di lavarla per arrivare in gran stile.
La canna dell'acqua mi sfugge di mano e mi si incastra tra il piede e la suola della birkenstock sinistra, allagandola completamente e inscurendo il cuoio.
Fine di un'era che chiameremo frenetica.
In un altro luogo, lontano mille anni luce nello spazio e nel tempo, una bambina piccola coi capelli rossi dice 'Papà... laviamo la macchina che è sporca!' e quindi usciamo insieme nel cortile illuminato da un sole primaverile. Insaponiamo la macchina e, ridendo, la sciacquiamo schizzandoci con la canna dell'acqua.
A un certo punto lei guarda le ciabatte che porto ai piedi, vecchie e annerite, che oramai uso solo per curare il giardino... e me le bagna col getto della canna dell'acqua urlando 'Sono brutte! Buttale!'
E io, a distanza di 27 anni, ricordo ancora il sacco nero della spazzatura, appeso alla ringhiera della scala, e le birkenstock che hanno viaggiato attraverso le ere di tre vite intere scomparirci dentro.
Allora non avevo capito ma nel momento in cui è entrata l'infermiera con sguardo interrogativo, fissando la pozza di lattulosio a terra, mi sono reso conto che continuavo a non capire.
Ma che alla fine andava bene così.
27 notes · View notes
arreton · 2 months
Text
In questi giorni penso sempre più spesso che sia la scelta giusta quella di tornare a casa per tutta una serie di motivi che non è necessario elencare. Credo che sia una convinzione profonda dato che oggi ho sognato un banchetto in mio onore, per il mio ritorno a casa: stavamo cenando tutti insieme e avevano organizzato un'altra cena dove avrebbero portato del cibo che mi piace ed io chiedevo esplicitamente la ricotta fresca perché non la mangiavo da tempo. Ci sarebbero tanti altri dettagli in questo sogno da attenzionare: prima di diventare una cena in mio onore era una normale cena in famiglia con mia nonna che era ancora viva, io ero stranamente accudente nei suoi confronti, ad un certo punto scivola e con mia madre ci apprestiamo a rimetterla in piedi ed è semplicissimo perché lei è leggerissima. La cosa mi sorprende nel sogno stesso: non era un peso morto da sollevare col rischio di farti male, ma era come se mia nonna avesse contribuito a rialzarsi, lì nel sogno stesso ho pensato "mia nonna si è fatta salvare". E non solo: credo anche sia un modo per fare pace con lei dato che la guardavo con gli occhi impietositi ma senza giudizio di chi guarda una persona malata. Forse insomma, adesso, a distanza di anni ho fatto pace con lei, ho accettato e riconosciuto la sua malattia e tramite l'atto di sollevarla mi piace pensare che sia un modo per stabilire una sorta di contatto con lei, forse anche il desiderio che avevo al tempo di aiutarla se fossi stata capace di non farmi accecare dal dolore che lei mi provocava; averla sentita complice e collaborativa, nel sogno, mi aveva fatta sorridere, finalmente era nostra amica e non una nemica. Altri elementi degni di attenzione era un quadro digitale con un mio ritratto in tre pose differenti tra le quali vi era anche un nudo; io ero contenta di quel quadro, pensavo che le foto fossero venute bene e che io fossi venuta bene nonostante il fisico. Nel sogno ricevevo dei giudizi negativi, io al solito mio mi limitavo ad ascoltare per poi dire in tono stizzito ma non eccessivamente sentito che loro pensavano che dovevo fare questo o quello per stare meglio ma non avevano presente niente di me. Un ragazzino, che non ho idea di chi fosse, nel sogno era il figlio della vicina, mi disse che studiava al classico indirizzo di filosofia (che non so cosa voglia dire se non che studiava al classico e anche filosofia) e allora io mi mostrai molto entusiasta dicendo che trovavo la filosofia molto interessante. Ci sono stati elementi disturbanti, anche, quali uno scorpione che chiaramente aveva puntato me, mi seguiva in maniera aggressiva lanciando il veleno dalla coda; o l'aver "beccato" nel sogno un uomo – e non una persona qualunque, ma un uomo in particolare che non mi piace immaginare in quel modo – toccarsi e masturbarsi di fronte ad un porno.
Insomma, tutto questo per dire che anche se è dura ammetterlo sono felice di ritornare a casa in Sicilia e che lo sono in maniera profonda tanto da coinvolgere anche l'inconscio e la vita onirica, che forse sto iniziando a fare pace con tanti elementi passati della mia vita che ho messo da parte in maniera rabbiosa, schifata e disgustata e profondamente arrabbiata. E che ultimamente sto facendo sogni interessanti, che mi colpiscono e di fatti qualche giorno fa ho iniziato a leggere un libro su Jung perché voglio iniziare a leggere Jung.
13 notes · View notes
mercantedispezie · 1 year
Photo
Tumblr media
Sabato scorso sono andato al cinema a vedere finalmente “Beau ha paura”. Alla fine dei titoli di coda, stavo ancora seduto alla poltrona sconvolto, atterrito, stordito. Sedotto.  Questo film è meraviglioso.  Ari Aster si conferma uno dei migliori registi odierni. La trama è semplice: Beau e un uomo che vive da solo, seguito da uno psicologo, e che un giorno deve andare a trovare sua madre che vive lontano da lui. Tutto qui.  Un film che parla di ansie. Di relazioni malate coi propri genitori. Di paura di vivere, di scegliere, di ignavia, di incapacità di prendere decisioni. Del dover sempre cercare la guida ed il consiglio degli altri. Di società, di cattiveria, di ignoranza. Di sessualità, della paura di questa. Di sogni, di desideri, di futuri alternativi. Di tutto questo e di molto ancora...e Aster scegliere il genere perfetto per girare un tale calderone di emozioni. Ho letto in giro recensioni che classificano questo film come “commedia”, altri come “horro”: no. No, sbagliano... è sia questo, sia ben altro. Il genere corretto è “Grottesco”. 
Beau ha paura sono tre ore di film di genere Grottesco, dove la tua mente viene messa ora a dura prova, ora viene sedotta. Con questo film io ho riso un sacco, mi sono commosso, sono rimasto sconvolto, mi ha disgustato, ho sofferto, ho sorriso, e tutte queste emozioni sono state perennemente amalgamate con la costante confusione e infinita voglia di scoprire, di capire! Perché Beau ha paura non è un film per niente lineare, e nemmeno chiaro. Né vuole esserlo! Non aspettatevi di vedere qualcosa di comprensibile, dovete guardarlo col cuore, non solo con la mente. Siamo davanti agli orologi molli di Dalì, non aspettatevi forme realistiche! Questo film non lo controlli, non puoi prevedere cosa avverrà dopo. Ti schiaccia contro la sedia, ti domina, ti butta davanti agli occhi un susseguirsi di situazioni assurde, pazze, paradossali, a volte persino oniriche, e tu non puoi fare nulla se non subirlo. Perchè l’arte non la controlli, non ti aspetti di capirla: l’arte la subisci!  Esattamente come questo film. Un’odissea di tre ore che una volta finita io ne avrei guardate altre dieci! Fotografia pazzesca, una musica ottima e sempre sul pezzo, un montaggio maniacale, e come muove la telecamera Aster la muovono davvero in pochi. Una meraviglia per gli occhi, che alla fine ti lascia più confuso di prima, con mille interrogativi e altrettante risposte. Ci sarà almeno un singolo momento nel quale ti immedesimerai -o quantomeno comprenderai- Beau. Un Joaquin Phoenix STUPENDO, forse nel suo ruolo della vita, chissà.  Io non lo so se questo film diventerà un capolavoro o meno, ma ci siamo vicini..l’aria è quella (e se persino Scorsese se ne é accorto, mi sa che non si parla di pizza e fichi). Fatevi un favore, andate al cinema, correte a vederlo! Se volete vivere una vera e propria ESPERIENZA, andate! Perché di film del genere se ne vedono sempre meno, e sempre meno registi hanno il coraggio di andare contro alle leggi commerciali, così come sempre meno produttori hanno voglia di investire in tali progetti (un enorme grazie alla A24 che ha dato fiducia a questo regista!). Non abbiate paura di non capirci niente, non abbiate paura di sentirvi spaesati, il film VUOLE fare questo! Viaggiate con Beau in questa odissea psicologica e onirica, fatta di ansie e paure, le stesse che abbiamo tutti noi! Questo film non vuole piacervi. Anzi spesso vuole spingervi via. E’ un film divisivo ed è del tutto giusto non apprezzarlo.   Ma rimane una esperienza che, secondo me, va vissuta.  Questo, per me, è il grande Cinema. Fatto di emozioni. Signore e signori, Ari Aster. “Beau ha paura” (2023).
8 notes · View notes
lunamagicablu · 2 years
Photo
Tumblr media
Il compito degli starseed  è tra i più difficili da svolgere in una dimensione densa come la nostra, i figli delle stelle sono stati selezionati dalla nostra galassia e oltre. Pochi esseri si presterebbero volontari per compiere un lavoro simile, col rischio di dimenticare chi sono e di perdere la loro connessione con i loro Sè Superiori.Anche se i figli delle stelle costituiscono una percentuale molto piccola della popolazione della Terra, la loro missione è importante e molto varia. Prima di tutto, devono attraversare questa vita fisica e riuscire a ricordarsi chi sono.Quando questa connessione viene fatta, vengono attratti a intraprendere un processo di trasformazione che li porta a divenire interi, centrati, e connessi con il loro Sè Superiore. Una volta che i figli delle stelle realizzano chi sono, possono iniziare a aiutare le anime Terrestri illuminate a ancorare la luce alla Madre Terra. I Figli delle stelle vengono risvegliati e sono pronti per ancorare la luce al pianeta, eseguire rituali, meditare e focalizzare le proprie energie sulle situazioni che richiedono di essere cambiate per il bene di tutti.
Gli Starseed ad un certo punto della loro vita, in concomitanza con il risveglio, non solo incontrano altri loro simili già risvegliati che li aiutano nel loro cammino con cui fanno un tratto del cammino ma hanno contatti con gli esseri extraterrestri e spesso il ricordo di venire presi a bordo di un loro mezzo – che altri non sono la loro famiglia originaria – e questo accade normalmente di notte nella fase onirica, in astrale, o comunque su un piano dimensionale superiore del tutto differente dal normale ‘sogno’, questo lo Starseed lo sa molto bene. Alcuni Starseed possono pure avere contatti fisici con i visitatori delle stelle nella nostra realtà dimensionale.Ma può anche capitare che di alcuni incontri non se ne conserva il pieno ricordo cosciente e possono venire rammentati spontaneamente e parzialmente successivamente nel tempo, come fosse un flash, una reminiscenza di cui non abbiamo memoria cronologica. Inoltre, altro fattore molto comune tra gli Starseed è che possono assistere ad avvistamenti di UFO e strane luci nel cielo.
PAOLO SERRA
**************************
The task of the starseed is among the most difficult to perform in a dimension as dense as ours, the children of the stars have been selected from our galaxy and beyond. Few beings would volunteer to do such work, at the risk of forgetting who they are and losing their connection to their Higher Selves.While star children make up a very small percentage of Earth's population, their mission is important and very diverse. First of all, they have to go through this physical life and be able to remember who they are.When this connection is made, they are drawn into a transformational process that leads them to become whole, centered, and connected with their Higher Self. Once star children realize who they are, they can begin to help enlightened Earth souls anchor the light in Mother Earth. Starseeds are awakened and are ready to anchor the light to the planet, perform rituals, meditate, and focus their energies on situations that need to be changed for the good of all.The Starseed at a certain point of their life, coinciding with the awakening, not only meet other similar ones already awakened who help them in their journey with which they make a part of the journey but they have contacts with extraterrestrial beings and often the memory of coming taken aboard one of their vehicles - which others are not their original family - and this normally happens at night in the dream phase, in the astral, or in any case on a higher dimensional plane completely different from the normal 'dream', this the Starseed he knows very well. Some Starseeds may even have physical contact with visitors to the stars in our dimensional reality.But it can also happen that the full conscious memory of some encounters is not preserved and they can be recalled spontaneously and partially later in time, as if it were a flash, a reminiscence of which we have no chronological memory. Also, another very common factor among the Starseed is that they can witness sightings of UFOs and strange lights in the sky.
PAOLO SERRA
18 notes · View notes
sirkaj · 9 months
Text
Dialogare, senza mai offendere, è un principio da cui non derogo.
Non ho persone che conosco nella vita reale che scrivono sui blog di Tumblr. E non le voglio conoscere.
Tumblr e ' per me un non luogo, dove estraniarmi guardando una realtà spesso onirica.
Di persone aggressive ne ho già abbastanza intorno ogni giorno. Di persone con cui ragionare non ne ho più. Persone che non si fermino alla superficie del problema, a ciò che appare. E di errori ne ho fatti talmente tanti che ora, qualcuno, so evitarlo. Ma non tutti.
3 notes · View notes
pataguja61 · 2 years
Text
Al risveglio il sogno è riaffiorato a fatica
ricordo che conoscevo una persona, diversamente da come è avvenuto in realtà.
C' era tanta gente e l' ambiente aveva un aspetto innaturale, la persona era molto timida e cercava il modo per parlarmi. Tuttavia non riusciva e io percepivo il suo interesse che restava sterile e senza conseguenze. Nel sogno era un estraneo, al risveglio invece ho avuto la certezza che fosse lui. Il tutto è stato caratterizzato da assenza di emozioni, come se il sogno scorresse su binari predestinati e mi avvertisse che il vero sogno è la realtà vissuta mentre la vita onirica rivela ciò che accade veramente.
17 notes · View notes
alemicheli76 · 3 days
Text
"Poesogni" di Tommaso Tommasi. A cura didi Enzo Concardi
L’argomento dei sogni, della vita onirica, è l’esclusività di questa pubblicazione dello scrittore marchigiano, vivente nella bergamasca, Tommaso Tommasi. Il libro è stato edito nel luglio 2024 a Milano dalla Casa Editrice Guido Miano, nella collana di testi letterari “Alcyone 2000”. Reca come sottotitolo “Poesie e sogni”: si tratta infatti di un’opera costituita dall’alternanza di prosa e…
0 notes
spaziodisplay · 7 days
Text
Tumblr media
Rike Droescher
Luci D. Dreams of Flying
(a cura di Ilaria Monti)
21.09.2024 - 10.11.2024
Con Luci D. Dreams of Flying, tra ali di farfalla e uccelli estinti, tra miti e storie del passato, Rike Droescher reinventa e racconta con la scultura una favola antica quanto il mondo, quella dell’uomo e del suo desiderio di volare. L’artista sbircia tra le fratture e le crepe di un mondo antropocentrico, con una serie di opere che formano una costellazione di immagini di mondi che sconfinano l’uno nell’altro, forme di un’antropologia fantastica.
La mostra è concepita come una serie di sequenze del sogno di Luci D., un personaggio fittizio il cui nome crea, nella lingua inglese, un gioco di parole con lucid dream, sogno lucido. Dando forma alle visioni di Luci D., l’artista esplora diversi aspetti dell’archetipo del volo e degli uccelli, e intreccia una storia fatta di desideri, utopie e fantasie che si scontrano infine con il fallimento, la caduta, la perdita. Ciascuna opera agisce come un iper-testo poetico, al cui interno l’artista cela riferimenti o indizi per seguire Luci D. nel suo sogno, adottando il suo sguardo come nella soggettiva di un film. I titoli delle opere a loro volta orientano e scandiscono le ambientazioni del sogno, simili ad atti di una pièce teatrale. 
L’opera Luci D. Dreams of Flying apre il racconto con dei calzari bizzarri, scarpe con un tacco a forma di zampa d’uccello. L’artista introduce così la fantasia zoomorfica e le ibridazioni fantastiche tra uomini e uccelli, reinterpretando una serie di immagini letterarie. 
Scene from above: A cloud, a cuckoo, land porta Luci D. a Nubicuculia, città delle nuvole e dei cuculi dalla commedia greca di Aristofane, regno utopico nato da un accordo tra uomini e uccelli in cerca di una vita migliore tra il cielo e la terra. L’opera è come un letto di nuvole, su cui sono appoggiate riproduzioni in ceramica di pagine di giornale, smaltati e dipinti dall’artista, che riportano i suoni onomatopeici con cui i birdwatcher memorizzano e riconoscono il canto degli uccelli. 
In Zenith: way over my head. How on earth could I fall? Luci D. incontra Icaro, o meglio quel che ne resta dopo la sua caduta: piume a terra e ali spezzate sono l’ultima traccia del folle tentativo di raggiungere il sole. In un lampo, lo scenario fantastico e la felice utopia di Nubicuculia si frantuma per ripiombare Luci D. sulla terra. Il sole più vicino è in realtà un lampione sulla strada. Qui, confuse e illuse, farfalle e falene muoiono. Droescher interrompe così il capitolo più immaginifico e visionario della storia creando una frizione tra la dimensione onirica e reale, tra illusione e disillusione. Look What I Have Done, Look What I Can Do (Recreation of Martha) segna un brusco ritorno alla realtà. La scultura è realizzata come un teatro delle ombre, con due mani a formare il profilo di un uccello. Attraverso l’espediente dell’ombra cinese, l’artista ironicamente veste i panni di un demiurgo: utilizzando gusci d’uovo polverizzati e una fonte luminosa, Droescher riesuma e riproduce artificialmente Martha, l’ultimo esemplare di Ectopistes migratorius (piccione migratore) morto nel 1914 presso lo zoo di Cincinnati. 
Si dice che nel sogno lucido il sognatore sia consapevole del sogno, che tutto sia più vivido, che leggi della gravità vengano infrante: trasformarsi, scomparire, volare, il tutto-possibile nello spazio tra il sonno e la veglia. Rike Droescher esplora la libertà di questo spazio manipolando forme e materiali della natura, concependo ogni opera come una poesia o un racconto dal finale aperto. 
BIO
Rike Droescher (1990) vive e lavora a Düsseldorf, dove nel 2020 si laurea presso la Kunstakademie. Tra le mostre personali e bipersonali: 2023, The Serpent’s Tail, con Zoe Koke, Alice Amati, Londra; Since The First Branch In The Hand, Atelier am Eck, Düsseldorf; 2022, If You Call Me I Won’t Be Home, Palatului Mogosoaia, Bucharest, The Big Murmur, Moltkerei Werkstatt, Cologne; 2021, Participation Trophy - Mur Brut, Kunsthalle Dusseldorf, Dusseldorf . Ha esposto in mostre collettive presso: Kunsthaus Essen, Essen (2023); Muzeul National al Hartilor si Cartii Vechi, Bucharest (2022); Fuhrwerkswaage, Cologne (2022); K21 Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Dusseldorf (2021); Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck (2021) and Goethe-Institut de Paris, Paris (2017). Nel 2022 ha ricevuto l’ Art Award for Sculpture Diaconia Michaelshoven a Colonia; nel 2023 partecipa alla Bronner Residency a Tel Aviv.
https://rikedroescher.com
Con il supporto di Alice Amati, Londra
__________
ENGLISH
(curated by Ilaria Monti)
In Luci D. Dreams of Flying, amidst butterfly wings and extinct birds, myths and stories from the past, Rike Droescher reinvents and narrates a tale as ancient as the world: the human desire to fly. She delves into the fissures and cracks of an anthropocentric world, with her works emerging as a constellation of images intruding into one another, as remnants of a fantastical anthropology.
The exhibition unfolds as a sequence of Luci D.'s dream. By shaping into tangible form the visions of this fictional character, the artist explores the multifaceted bird-flight archetype and weaves a narrative of desires, utopias, and fantasies ultimately colliding with failure, fall, and loss. Each work acts as a poetic hyper-text, where the artist hides references or clues to follow Luci D. through her dream, adopting her perspective akin to a movie’s point-of-view shot. The titles of the works themselves serve as guide for the multiple scenarios of Luci’s dream, as if marking the acts of a theatre performance. 
The work Luci D. Dreams of Flying opens the story with bizarre footwear — shoes with heels shaped like bird claws. Through this, the artist engages with a zoomorphic fantasy and imaginary hybridizations between humans and birds, reinterpreting a series of literary references. 
Scene from Above: A Cloud, a Cuckoo, Land transports Luci D. to Cloud-cuckoo-land, the city of clouds and birds from Aristophanes' Greek comedy, founded on an agreement between humans and birds seeking a better life between sky and earth. The work resembles a bed of clouds, upon which are placed ceramic reproductions of newspaper pages glazed and printed by the artist with transcription of the sounds used by birdwatchers to memorize and recognize bird songs.
In Zenith: Way Over My Head. How on Earth Could I Fall?, Luci D. meets Icarus, or rather what remains of him after his fall: feathers on the ground and broken wings are the last traces of the reckless attempt to reach the sun. In a flash, the fantastical scenario and the peaceful utopia of Cloud-cuckoo-land shatter, bringing Luci D. back to earth. Here, streetlamps are the sun. Here, butterflies and moths perish, confused and deceived. Droescher interrupts the more imaginative chapter of the story, creating a friction between the dream and reality, illusion and disillusionment. Look What I Have Done, Look What I Can Do (Recreation of Martha) marks a harsh return to reality. The sculpture functions as a shadow theater, with two hands forming the profile of a bird. Through the art of shadow play, the artist ironically assumes the role of a demiurge: employing eggshell powder and light, she evokes and artificially reproduces Martha, the last known passenger pigeon of its species, which died in 1914 at the Cincinnati Zoo.
It is said that in a lucid dream, the dreamers are aware that they’re dreaming, that everything is more vivid and the laws of gravity are defied: transformation and metamorphosis, disappearance and flight, everything is possible within the space between sleep and wakefulness. Rike Droescher explores the freedom of this space by manipulating forms and materials from nature, and conceiving each sculpture as a poem or a story with an open ending. 
BIO
Rike Droescher (b.1990) lives and works in Dusseldorf (DE). She graduated in 2020 from the Kunstakademie Düsseldorf, Solo and duo exhibitions include: 2023, The Serpent’s Tail, with Zoe Koke, Alice Amati, London; Since The First Branch In The Hand, Atelier am Eck, Düsseldorf; 2022, If You Call Me I Won’t Be Home, Palatului Mogosoaia, Bucharest, The Big Murmur, Moltkerei Werkstatt, Cologne; 2021, Participation Trophy - Mur Brut, Kunsthalle Dusseldorf, Dusseldorf. Her work featured in group exhibitions at Kunsthaus Essen, Essen (2023); Muzeul National al Hartilor si Cartii Vechi, Bucharest (2022); Fuhrwerkswaage, Cologne (2022); K21 Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Dusseldorf (2021); Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck (2021) and Goethe-Institut de Paris, Paris (2017), amongst others. She is the recipient of the Art Award for Sculpture of Diaconia Michaelshoven Cologne (2022) and was awarded the Bronner Residency in Tel Aviv (2023).
https://rikedroescher.com
Supported by Alice Amati, London
PRESS KIT
0 notes
lecodellariviera · 14 days
Text
Dentro il mondo di “Mal di tempo”, intervista a Valeria Urbani
servizio di Francesco Basso
Tumblr media
La giovane e talentuosa Valeria Urbani è una scrittrice che da tempo impazza sul web grazie alla sua arte e sensibilità. Il suo profilo instagram è @vugscrittrice e la sua missione è diffondere il suo mondo, un mondo possiamo dire fatto d'amore a tinte meravigliosamente dark e non solo. Sì perché Valentina consiglia libri, film, gruppi musicali, che la appassionano, che la colpiscono ma il suo canale non è soltanto un canale che mostra il suo mondo ma possiamo dire che sia anche un canale per certi versi, a parer mio,  educativo. Educativo sì perché oggi come oggi è sempre difficile parlare di cultura e quando si scoprono libri che magari non si conoscevano, gruppi, particolari, film che ti cambiano la vita, beh, allora non si può non parlare di cultura.
Valentina, passiamo alla prima domanda, come ti è nata l'idea di scrivere il tuo libro "Mal di Tempo" e  possiamo dire che il protagonista Alexis Huxley ti somiglia molto? Il concetto Tempo che ruolo ha nel libro e come si snoda la trama (senza spoiler, mi raccomando)
Ho avuto l’idea per il mio primo romanzo al liceo, nel 2015, guardando una ragazza con dei lunghi capelli dorati e un medaglione. È subito nato in me il desiderio di scrivere di Alexis e di un amore al di là del tempo. Non a caso uno dei temi che ho trattato è proprio quello di viaggi e di linee temporali, che fanno da sfondo a una vicenda onirica e introspettiva: Alexis non ricorda nulla e deve recuperare i suoi ricordi perduti legati alla sua amicizia con Onyria e al suo percorso di maturazione.
Ascolti musica quando scrivi? Se potresti parlarci del tuo processo creativo...
Non ho una routine di scrittura che seguo rigidamente, mi piace fare ciò che mi sta bene in quel momento. A volte preferisco il silenzio, altre mi piace ascoltare musica che si adatti bene a ciò che sto scrivendo. Per “Mal di tempo” ho ascoltato principalmente metal e rock, in particolare ballad progressive. Molta della musica che mi ha accompagnata nella scrittura fa parte del viaggio della protagonista e quindi della colonna sonora del romanzo, che ho raccolto in una playlist Spotify e YouTube.
Ci sono tantissimi tuoi fan che hanno apprezzato il libro e nuovi fan in arrivo. Questo è veramente motivo d'orgoglio. Purtroppo ci sono anche gli Haters che però vediamo. in modo intelligente, che gli dai spazio pubblicando anche i loro commenti. Quanto è difficile non essere come loro, nel senso rispondergli male, e quanto è difficile non sentirsi feriti.
Mi ritengo una persona sensibile e ne vado molto fiera. Non penso che la sensibilità sia un difetto da correggere, piuttosto sono le persone insensibili a doversi sensibilizzare. Rendere le persone più buone, gentili e attente alla salute mentale altrui è la mia piccola missione. È proprio per questo motivo che spesso rispondo agli haters sfruttando i loro commenti per fare informazione sul bullismo, sulla manipolazione e sulle discriminazioni. Non nego che mi faccia stare male, ma avere la possibilità di condividere questo mio dolore lo rende più accettabile.
Noi ti seguiamo e possiamo dire che si vede una forte passione da parte tua per l'arte e una grande determinazione. Sognavi di scrivere un libro e alla fine ce l'hai fatta, sognavi di pubblicarlo e alla fine ce l'hai fatta. Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere la tua strada ma che magari talvolta si abbatte.
Non sono ancora nella posizione giusta per dare consigli, ma credo che imparare a usare i social come si deve sia molto importante. Sono un’opportunità, forse la più efficace che abbiamo in questo periodo storico. Ci permettono di farci conoscere, ma anche di imparare tantissimo dalle altre persone. Come funziona il mondo dell’editoria, come si stanno affermando altri autori, com’è il nostro pubblico ideale, che cosa gli piace davvero e quali sono i suoi pain points sono tutte cose che si capiscono bene solo quando si inizia davvero a mettersi in gioco e a confrontarsi con il BookTok, il Bookstagram e altri booksocial.
C'é un libro in particolare e una canzone, film, che ti hanno segnata e che in un certo qual modo ti hanno coinvolto nello scrivere il tuo romanzo. (Huxley, il cognome del personaggio, credo sia un tributo al mitico Aldous?
Il mio romanzo è pieno di questi riferimenti. Ho amato “Il mondo nuovo” di Huxley, “1984” di Orwell e tanti altri libri distopici, di fantascienza e fantasy. Mi hanno influenzata molto anche “Il ritratto di Dorian Grey”, i racconti di Poe e la letteratura greca e latina in generale.
Alcuni film che ho citato nel romanzo sono “Donnie Darko”, “Memento”, “Vanilla Sky”, “Eternal Sunshine of The Spotless Mind” e “Mulholland Drive”, tutti tra i miei film preferiti.
Per quanto riguarda la musica, non ho potuto non inserire all’interno del romanzo una scena che si svolge a un concerto dei Riverside, uno dei miei gruppi preferiti. Non esisterebbe “Mal di tempo” senza di loro.
Noi ti ringraziamo tanto e, come ultimissima domanda, progetti futuri? Nuovo libro... oppure...
Per il momento ho in programma di finire di scrivere un romanzo di formazione new adult con tinte oniriche, gotiche e weird che parla di diversità, di desiderio di libertà e di sogni infranti. Spero di poter rivelare di più in futuro, ma per il momento sono tenuta alla segretezza.
0 notes
nosferatummarzia-v · 2 months
Text
Trama
modifica
Laura, una ricca fanciulla di origini inglesi, vive col padre in un isolato castello della Stiria austriaca. Da molto tempo aspetta l'estate che dovrebbe trascorrere con la nipote del generale Spielsdorf, ma la giovane, sua coetanea, muore misteriosamente.
In una notte di luna piena, mentre Laura è in giardino con le governanti e il padre, una carrozza esce di strada proprio davanti al suo castello. Le viandanti sono un'elegante signora e sua figlia che per il colpo è svenuta. Dopo i primi soccorsi la signora racconta di avere delle faccende urgenti da sbrigare, così il padre di Laura si offre di ospitarne la figlia sino a quando non tornerà. La signora accetta la cortesia e confida al gentile signore che sua figlia è cagionevole di salute e soggetta a crisi di nervi. Così la misteriosa donna riparte in tutta furia, lasciando lì la giovane. La fanciulla in questione, di nome Carmilla, dall'incarnato splendente e con lunghissimi capelli scuri dai riflessi dorati, è molto bella e ha più o meno l'età di Laura, che rimane estasiata dalla visita, vista la prematura morte della cara nipote del generale. Carmilla e Laura stringono subito un forte legame; Laura adora la nuova compagna che le dimostra molto affetto e tenerezze forse inusitate, ma nonostante ciò non può non notare alcune strane abitudini dell'amica: si desta molto tardi, odia i canti religiosi e assomiglia in modo incredibile ad un dipinto di Mircalla, contessa di Karnstein, che duecento anni prima fu la signora di quella terra.
Nel frattempo si avvicendano vari eventi strani: la morte di numerose fanciulle nel villaggio, una terribile visione onirica che provoca a Laura una strana malattia, le scomparse notturne di Carmilla e infine l'arrivo del generale Spielsdorf. Per sbrigare una questione urgente, Laura, suo padre e il generale si recano alle rovine di Karnstein e durante il viaggio il generale racconta gli eventi concernenti la morte della nipote: durante un ballo lui e la nipotina conobbero una bella dama e sua figlia Millarca che fu ospite a casa loro, ma dopo poco tempo la fanciulla si rivelò un vampiro mentre sua nipote cominciò ad avere strani sogni, si ammalò e morì. Nel frattempo arrivano a Karnstein, dove la bellissima residenza cade in pezzi; il generale allora comincia a narrare la storia di quel luogo e dei suoi signori, i Karnstein, che furono creature spietate e sanguinarie. Mentre Spielsdorf narra questi eventi giunge la giovane Carmilla e riconoscendo in lei la terribile Millarca subito cerca di colpirla, ma Carmilla lo blocca senza sforzo con la sua delicata mano e poi svanisce. Il generale non ha più dubbi e in attesa di una certa persona va al castello con Laura e suo padre.
Arriva dunque un esperto di vampiri, il barone Vordenburg, e insieme alla compagnia - tranne Laura - torna alle rovine di Karnstein dove tra i rovi viene ritrovata la tomba della contessa Mircalla. Quando viene aperta, al suo interno non vi si trova uno scheletro, bensì la bellissima Carmilla integra nella sua immortale bellezza intinta nel sangue. Così la creatura viene giustiziata, le si conficca un paletto nel cuore, viene decapitata e le sue spoglie sono bruciate. Laura non assiste alla fine atroce dell'amata amica, ma conosce i raccapriccianti particolari grazie al resoconto della Commissione Imperiale.
Il barone Vordenburg infine svela gli arcani di questo caso a partire dal nome della vampira: Carmilla e Millarca sono semplicemente anagrammi del nome della contessa Mircalla. Duecento anni prima un suo antenato della Moravia arrivò in quella zona della Stiria dove conobbe e s'innamorò della giovane Contessa Mircalla, ma la cagionevole fanciulla morì presto. Il barone aggiunge anche che i vampiri originali prendono vita quando giovani persone muoiono in situazioni drammatiche attaccandosi al mondo terreno e questo temeva fosse il caso di Mircalla. Il suo antenato conosceva bene come venivano uccisi i vampiri e per evitare che la sua amata subisse lo stesso trattamento ne nascose la tomba. Soltanto nella vecchiaia ripensò a ciò che aveva fatto e così scrisse un resoconto sul caso di Mircalla e su come ritrovare la sua tomba. Così dopo duecento anni, in cui Mircalla, Millarca o Carmilla aveva seminato morte per restare eternamente giovane, il demonio viene ucciso. Laura, tuttavia, non riuscirà mai a dimenticare l'amata amica.
Tumblr media
0 notes
fumandovetro · 2 months
Text
Vorrei comprare un senso e donartelo
Quantomeno una boccia di vetro più grossa.
Metterci un castellino di pietra. Regalarti qualcosa di bello, anche se io non ho la forza di trovarlo per me.
Ma forse perché i regali, anche se non perfetti, vengono valutati in quanto regali non dovuti.
Per me non sono capace di trovare.
Mi chiedo, mi piace, perché questo filo rosso d'empatia non si sia mai rotto in tutti questi anni.
Ma probabilmente è una domanda sciocca, perché non c'è perché quando vuoi davvero bene a qualcuno. Il suo sentire ti colpirà sempre e ti renderà sempre impotente.
Per non poter gioire con, per non poter risolvere.
Dieci giorni fa ho riletto tutte le lettere che non ti ho mai spedito. Alcune belle, altre brutte.
Contestualmente ho rivisto il video del compleanno della mia nonna che avevamo fatto a McDonald.
Io ero magra, felice. Ero innamorata.
Avevo già preso i biglietti a/r per Helsinki per il ponte maggio/giugno. Ho visto le movenze della mia nonna, morta un mese fa, sono scoppiata a piangere.
Ho provato tanta nostalgia di quel momento.
Una sera indimenticabile con i miei cugini a festeggiare la persona che ci ha cresciuto.
Un periodo indimenticabile della mia vita.
Non un periodo indimenticabile perché ero innamorata, o meglio sì. Ma no.
Lo era perché ero innamorata di te.
Era la prima volta che mi innamoravo davvero, nonostante avessi avuto altre storie serie, era la prima volta che mi innamoravo come una persona adulta. E non ti ho mai ringraziato per questo.
A volte penso che, in modo strano e incomprensibile, con i nostri limiti, litigi, noncuranze, movimenti goffi. Con l'odio che ho provato, con tutti i sogni che ho fatto con te dentro. Con il tuo navigare nella mia dimensione onirica e inconscia. Con la tua inconsapevole capacità di regalarmi le stelle, ma anche di devastarmi dal dolore per anni. Ecco a volte penso che rimani una delle storie più importanti della mia vita.
1 note · View note
carmenvicinanza · 4 months
Text
Enya
Tumblr media
Enya è la cantante irlandese che ha riscosso più successo nel mondo, nonostante abbia vissuto una vita lontana dai riflettori e non abbia mai fatto un tour.
Ha inciso otto album in studio e due raccolte, l’ultimo disco è Dark Sky Island, risalente al 2015.
Ottanta milioni di copie vendute e numerosi i riconoscimenti e i premi  ricevuti, tra cui quattro Grammy Awards, sette World Music Awards, due Japanese Gran Prix Awards, due IRMA Awards, un premio Echo, due lauree honoris causa e una nomination al Premio Oscar e al Golden Globe.
Enya è una approssimazione fonetica derivata dalla pronuncia in lingua gaelica del vero nome di Eithne Pádraigín Ní Bhraonáin, che corrisponde all’inglese Enya Patricia O’ Brennan.
Il gaelico è la prima lingua di questa formidabile compositrice, nata a Gweedore, nella regione del Donegal, nel Nord Ovest dell’Irlanda, il 17 maggio 1961, in una famiglia di musicisti.
Con la sua musica, sospesa tra mitologia celtica e New Age, dalla sonorità eterea, a tratti onirica, scelta come accompagnamento musicale a numerosi film di successo è riuscita a esportare nel mondo la cultura, i misteri, la magia della tradizione popolare fatta di miti arcaici e sacralità.
Ha iniziato a cantare insieme ai tre fratelli nella band di famiglia, i Clannad, una delle istituzioni del folk irlandese, nel 1982 ha lasciato il gruppo e iniziato la sua carriera insieme al produttore e manager Nicky Ryan e a sua moglie Roma Ryan, scrittrice e paroliera, che le scrive i testi in diverse lingue.
I suoi primi lavori sono state le musiche per il film The frog prince e la colonna sonora di The Celts documentario della BBC.
A partire da Watermark del 1988, hit internazionale che ha venduto dieci milioni di copie, diventando un classico della musica contemporanea, si è evidenziato il suo stile costituito da numerose sperimentazioni sulla voce. 
La fama internazionale è arrivata anche grazie al suo stile così diverso e innovativo da portare una ventata New Age a tutta l’industria musicale. Le sonorità tipiche della sua terra le hanno aperto la strada verso un successo senza precedenti rendendola una delle donne più ricche nel mondo della musica.
Molte sue canzoni sono state utilizzate per film e pubblicità d’ogni sorta.
Nonostante avesse rifiutato di comporre la colonna sonora del colossal Titanic le musiche somigliano talmente a quelle che produce lei che, spesso, le sono state attribuite.
La canzone Only Time, contenuta nell’album A Day Without Rain, dopo l’11 settembre 2001, è stata utilizzata come sottofondo in molti servizi radio e televisivi diventando la colonna sonora dei tristi giorni dell’attentato. Anche se all’inizio ne era contrariata, Enya ne ha poi pubblicata una versione speciale per raccogliere fondi per le famiglie delle vittime che ha riscosso un tale successo da farla entrare per la prima nella Top 10 della Billboard Hot 100 e ottenere l’importante premio Echo.
Nello stesso anno è uscito anche May It Be per la colonna sonora del primo film della saga Il Signore degli Anelli, che le ha portato una nomination all’Oscar.
Alla fine del 2009 la cantante è stata nominata Artista New Age del decennio dalla Billboard.
Nel 2015 è uscito il suo ultimo album Dark Sky Island, che contiene, come di consueto, brani in diverse lingue, tra cui l’inglese, il latino e il loxian, linguaggio fittizio creato da Roma Ryan nel 2005, ispirato dai linguaggi tolkeniani usati da Enya nei brani contenuti nella colonna sonora del film La Compagnia dell’Anello, e utilizzata per la prima volta in due brani del suo album Amarantine.
Enya è un approccio alla musica, alla vocalità, alle tecniche di registrazione. Un’esperienza sensoriale e al contempo “astratta”, che pare scaturire da una dimensione insondabile, fuori dal tempo, dove il fascino ancestrale del folk celtico e la solennità della musica sacra si sposano a un sound elettronico moderno. È un genere musicale a sé, una di quelle geniali invenzioni destinate a rimanere un unicum. Arcana incantatrice, ha impersonato un viaggio onirico e celestiale, eppure sensuale come un rito primitivo, racchiuso in una scintillante scorza hi-tech. Le sue partiture combinano l’austerità della musica classica con il melodismo immediato del pop, le suggestioni della musica sacra e medievale con stratificazioni sonore degne degli inizi dell’elettronica. Il suo contralto angelico, sapientemente corroborato in studio grazie alla tecnica di multivocals, per una sola canzone registra e sovrappone fino a cento voci, raggiungendo il risultato di un coro polifonico degno dei più solenni canti gregoriani.
Schiva e molto riservata, vive arroccata nel suo castello, un vero castello, evitando il contatto con i media e nascondendo la sua privacy.
Enya è una protagonista unica e inconfondibile della musica contemporanea.
0 notes
arreton · 1 month
Text
Ammetto che questa mattina, in camicia oversize nera e pantalone altrettanto largo, capello corto e fucsia, un po' crespo ed un po' sporco coperto dal berretto da baseball mi sentivo abbastanza personaggio. E la cosa era divertente. Sentivo la diversità addosso e la portavo con stile, tant'è che il negozio è risultato essere troppo chic per i miei gusti ed ero disgustata da quanto siano così uguali in quello che comprano ste capre. Tanta roba di finto lusso per questi finti signori!
Dato che da un po' si sono assopiti sentimenti di rabbia e di (scatto) nervoso – almeno nella vita vigile, perché in quella onirica invece i sogni sono così nervosi e pesanti che mi sveglio implorando pietà al mio cervello di risparmiarmi tutta questa fatica – non mi sento di dire che odio questo paese. Pure se vedo le sue contraddizioni, le sue ipocrisie, l'ignoranza di chi lo abita, non me ne frega poi chissà quanto. Loro sono così, io no ok, si sta alla larga entrambi e sinceramente avrei anche abbastanza schifo ad averci a che fare. Capisco che questo paese è letteralmente un punto morto, che le persone che lo abitano sono dei morti che camminano a livello cerebrale. Di suo non ti permette nulla questo paese: non esiste la cultura dato che l'unica edicola che faceva anche da libreria ha chiuso i battenti ed in generale non organizzano nulla, nulla che abbia una parvenza di cultura, di arte; non ti offre lavoro, lasciamo perdere gli stipendi per quelli che ci sono, ma non c'è nemmeno lavoro, il viale principale si è svuotato di negozi e bar, non c'è quasi più nulla di fatti è un viale tristissimo senza nemmeno un albero in un paese dove si arriva anche ai 42 gradi; non ci sono spazi verdi, non ci sono proprio spazi se non degli spiazi tristi di cemento lì dove lo hanno buttato, altrimenti qualche zona con accanto erbacce secche e immondizia; è oltremodo scomodo poiché dispersivo quindi se non hai un mezzo di trasporto tuo (motorino o auto) molte commissioni non puoi farle o farle è molto scomodo; autobus urbani ce ne sono due ad orari limitati come l'amministrazione di questo comune; gli autobus extraurbani hanno prezzi allucinanti e orari assurdi, la stazione dei treni non ho ancora capito a che cosa serve. È, dunque, un punto morto. Se vieni qua vuoi solo morire o sprofondare nell'apatia più assoluta, se sei un minimo diversa da queste bestie malate. Se sei come loro sei un povero pezzente nel senso più letterale e oltremodo chiuso. Tutto questo ormai non mi fa più nemmeno rabbia. La verità è che in generale non ho nemmeno più tanta voglia di arrabbiarmi. Io volevo anche dargli una possibilità a questo paese, ma come fai a dare una possibilità a tutto ciò? Da dove inizi? Qua si è arrivati alla fine.
9 notes · View notes
enkeynetwork · 5 months
Link
0 notes
unragazzomorto · 5 months
Text
Be young,be free
E' lunedì mattina e la sveglia suona all'impazzata. La spengo con un flebile colpo di mano. Tanto ho messo lo snooze e tra 5 minuti,dico 5,ricomincerà il tutto. Ho la testa pesante. Ieri ho esagerato,forse.
L'ultimo bicchiere di Jack mi deve aver fatto male. Questi pensieri semicoscienti,chissà perchè,si mescolano con il sogno che ho interrotto. Appena richiudo gli occhi,mi ritrovo seminudo su uno yacth con un robusto bicchiere di Jack Daniels in una mano,e una sigaro cubano nell'altra,steso al sole di qualche isola delle Antille,mentre ho accanto la professoressa di Matematica che tenta vanamente di spiegarmi il concetto che sta alla base dei differenziali e l'utilità nella vita di tutti giorni degli Integrali. Intanto dietro di noi,un dj fuori di testa mixa un pezzo dei Chemical Brothers con un liscio di Casadei. AHHHHHHHHHH! Il ripetitivo suono della sveglia mi salva dall'incoscia visione infernale. Dio salvi le sveglie con lo snooze! Mi alzo di scatto,mi metto la maglietta degli Strokes e mi fiondo letteralmente in bagno,dove una rivista tipo "Focus" m'attende per la "defecatio seduta" mattutina. Non sapete quante stronzate si appendono in quei 10 minuti di totale intimità. Ma in mente ho solo le briciole della distorta visione onirica di prima. Ho i brividi. E ci credo bene,dato che stanotte mi sono infilato in mutande a letto. Ero troppo sfatto e stanco per avere vane possibilità di trovare i pantaloni del pigiama. Non che adesso sia messo meglio. Ho una bruttissima cera. Le occhiaie nero pece mi ricordano della nottata appena trascorsa.
Ho la bocca amara,secca e impastata. Come un automa mi sciacquo la faccia e mi lavo i denti. Dovrei pettinare i capelli,ma l'idea non m'alletta. Tanto lo sanno tutti che il lunedì sfottermi è come sparare sulla croce rossa. Troppo in down per tentare una reazione. Quindi tolto il bello dello sfottò,esso cessa di esistere. Decade,ancor prima d'esser partorito da qualche simpaticone di mia conoscenza. Esco dal bagno e vado in camera a vestirmi. Apro l'armadio e le ante mi ricordano quanto sia fuori di testa. Sabato prima di uscire,le ho rivestite internamente con una miriade di post-it zeppi di consigli,scritti a caratteri cubitali utili per questo momento. Ne leggo un paio velocemente tra i più appariscenti: "Evita pantaloni a zampa,tanto oggi stai da schifo","Meglio la felpa verde col cappuccio",e i miei preferiti:"Non dimenticarti la testa" e "Oggi evita di pensare". Come da consiglio,m'infilo la salophette,la felpa verde e un paio di scarpe da skater;prendo la borsa a tracolla semivuota e scendo in cucina,dove quella santa donna di mia madre ha preparato la colazione. Ho tempo a sufficienza per consumarla in tranquillità,fumarmi una sigaretta e andare a prendere nella mia stanza la bustina d'erba dimenticata nei jeans di ieri. Oltre all'erba,ritrovo nelle tasche un paio di banconote di cui io non ricordo la provenienza e una seconda bustina con mezzo trip e due pasticche. Impreco contro la mia stupidità,visto che c'è mancato poco che mi sgamassero. Già mi vedo la faccia di mia madre che mentre piega i pantaloni si ritrova il tutto per terra e nel mentre che lo raccoglie scrive col mio sangue la mia pena. Ma per fortuna questo non succede. Ho giusto il tempo per imboscare tutto dentro la tasca interna di un giubbotto che non metto da un bel po',e sono già fuori casa. Cerco nelle tasche della salophette quel che rimane del pacchetto di sigarette,ormai sventrato, causa mancanza di carta per filtri;ne estraggo una e me la fumo a forza di avidi tiri.
La stazione è vicina,solo 5 minuti a piedi a passo medio che potrei percorrere ad occhi chiusi. A quest'ora,l'ora in cui il paese lentamente si sveglia,camminare per strada è bellissimo. Si è accompagnati solo dal cinguettio degli uccelli e da qualche rumore lontano di automobile che si mette in moto. Certo fa un po' fresco,ma è solo umidità. Nella stazione non vi è ancora anima viva,tranne me. Mi dirigo a piè veloce verso la nostra panchina,dove ogni mattina il primo che arriva rolla la prima canna della giornata. E sì,da noi si usa così. Come sempre,a questa ora la stazione è vuota. Il primo treno utile è quello che dovrò prendere,quello verso la città a nord. Quello che scende verso la città a Sud passa dieci minuti dopo. Ho giusto il tempo di finire e d'accenderla,che alla spicciolata arrivano anche gli altri. Il Fuso entra in stazione dall'entrata secondaria,con sul viso ancora con la forma del cuscino,anche perché accompagnato in auto dalla madre;mentre Paolo e Gigi escono dal bar della stazione,dopo la colazione quotidiana a base di “cornetto&cappuccino”. I primi saluti vengono sostituiti dal passaggio del “testimone fumante”. Quando si dice:”Il buongiorno si vede dal mattino….”. Ah,sante parole. Il treno,stranamente puntuale,apre le porte ed il filtrino,ultimo residuo della canna mattutina,fa un volo della madonna,sfiorando la gamba del controllore,sceso per indicare la ripartenza al macchinista,per poi finire sulle rotaie sottostanti. Ogni gesto è una continua sfida al mondo,ogni gesto è colmo d'irriverenza e strafottenza. Diligentemente poi,quasi in fila saliamo sull'ultima carrozza,la nostra zona. Appena usciti dalla stazione,puntuale – lui sì – si avvicina il controllore per il controllo biglietti. Ci conosce ormai,ma ligio al suo dovere,ci continua a chiederci il biglietto. “Siamo studenti pendolari,abbiamo l'abbonamento” gli disse una volta Paolo supportato dai nostri sorrisi da 32 denti ciascuno,e il controllore candidamente ci rispose:”Ragazzi,con quello che vi fumate ogni giorno,prima o poi ve lo dovrete pur dimenticare…e io sarò lì ad aspettarvi.”
0 notes
salva7orearato · 7 months
Text
Tumblr media
Tanta poesia nel film di Alice Rohrwacher. Arthur l'inglese, il tombarolo, è in intimo contatto con il mondo dei morti: la solitudine ed il silenzio pare l'abbiano corteggiato a lungo.
La cosa più bella nel lavoro della Rohrwacher a parer mio, è aver dato spazio alla dimensione onirica ed avercela mostrata come parte integrante della nostra vita, della nostra persona. Un luogo di simboli in cui le tenebre tentano di comunicare con la luce.
Nei sogni di Arthur la sua fidanzata morta è sempre lì con Lui - con i suoi sguardi silenziosi, il suo incedere lento tra i fiori e una sorta di saggezza mitica sul volto. Il loro legame è un sottile e fragile filo rosso di lana: è Lei che teme di perdersi lungo il sentiero che unisce i due mondi (quello dei vivi e quello dei morti) oppure è Lui che, con cieca ostinazione, non vuole lasciarla andar via? Ma il sogno è il sognatore e allora, come uscire dalle tenebre della solitudine? Come colmare le distanze? Come soffiare sul fuoco affinché bruci in eterno?
È lì che vado per colmare il mio vuoto, per dilatare le mie notti, e riempirle sempre più di sogni. E per un attimo, giusto un attimo, qui e ora il mio scopo è raggiunto e mi dico: < Smetti di vagare. Non c'è altro che sofferenza, illusione. Questa la meta >.
Virginia Woolf / Le onde
Nel finale, quel filo si spezzerá ed i due si ritroveranno, di nuovo, ancora ma, questa volta, dall'altra parte dello specchio.
Tumblr media
1 note · View note