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“Il Ragazzo della Luna”
fantasy scenario x fem reader {from: fantasy scenario x reader serie}
strangers to lovers
Era semplicemente una delle tante notti dove la ragazza non riusciva a prender sonno per l'ansia dell'indomani,non era molto lucida e in forma a quell'ora per fare qualcosa di concreto,ma di dormire non c'era verso quindi tanto valeva prendere una boccata d'aria fuori in balcone com'era solita fare. Alcune volte avrebbe voluto solo scomparire o risvegliarsi in un altro universo dove poteva vivere serenamente,aveva bisogno di rifugiarsi dove nessuno l'avrebbe trovata,dove nessuno potesse raggiungerla,staccarsi dalla propria realtà per riprendere fiato in un'altra. Spesso voleva cambiare identità e ricominciare da capo la sua vita in uno di quei posti che si trovano solo nei libri. In uno di quei posti incantati,dove nulla è impossibile. In uno di quei posti dove finalmente forse sarebbe stata felice. "Se solo un posto del genere esistesse..." Pensò ad alta voce con i gomiti poggiati alla gelida ringhiera bianca del balcone,mentre guardava intensamente la luna risplendere accompagnata dalle sue stelle in un cielo prettamente privo di nuvole. Iniziava a sentire quasi freddo e il suo pigiama non era abbastanza pensate ma voleva e poteva resistere ancora un po' pur di rimanere a guardare gli astri quella notte. Non voleva perdere un secondo di quella vista,come se avesse paura che la madre dei corpi celesti potesse abbandonarla non appena avesse voltato lo sguardo. Era rimasta stregata da quel bagliore lontano e biancastro come se qualcuno le avesse mandato un sortilegio,una maledizione,costringendola ad amare qualcosa che non avrebbe mai potuto avere. Che la bellezza divina e fatale rimanga tale proprio perché nessuno possa toccarla? Che il suo essere irraggiungibile partecipi al suo fascino fiabesco e misterioso?... chissà,tuttavia come ogni cosa inafferrabile e intoccabile sembrava meravigliosa. Certo anche i piccoli particolari quotidiani sanno essere belli,ma di una bellezza semplice e che scalda l'animo di chi l'osserva, non di certo di una bellezza che rapisce consumandoti il respiro come quella che aveva davanti.
"Perché la strada verso la libertà doveva essere così lunga e piena d'ostacoli?" Pensò di nuovo la ragazza sentendosi rinchiusa in quella vita che assumeva sempre più le sembianze d'una prigione,seguendo poi a fissare la luna come a recuperare ogni secondo in cui ella non poteva ammirare direttamente il sole di giorno,immersa ancora nei meandri dei suoi pensieri.
"Non è poi così brutta quella strada,devi solo saperne cogliere di ogni ostacolo la morale" Sentì prontamente una giovane voce maschile risponderle con fare positivo. Ella subito si guardò intorno spaventata,chi era? E come aveva fatto a entrare in casa? Ma soprattutto come poteva rispondere ad un suo pensiero? Era tutto nelle sua testa? O forse lui era entrato nella sua testa? Guardò alle sue spalle ma non vide nessuno,guardò a destra ma niente,neppure a sinistra vi era l'ombra di qualcuno,ma appena provò a far finta di niente tirando un sospiro di sollievo girandosi per tornare a contemplare il firmamento incrociò il volto dello sconosciuto, scontrando il suo naso con quello del ragazzo. Immediatamente la ragazza indietreggiò sobbalzando a quel contatto non voluto. Non se lo aspettava proprio e poi come poteva il misterioso sconosciuto essere in quella precisa direzione dall'altra parte del balcone e non cadere giù?
"C-chi sei?" Chiese lei con il cuore in gola e l'espressione sorpresa.
"Veramente non lo so,nessuno sa chi è davvero,la ricerca di sé stessi talvolta sembra infinita. Ma questo ora non ha importanza." Alcuni dei ciuffi [cc] del ragazzo risplendevano in controluce grazie alla luminosa luce lunare,la quale dalle spalle di quest'ultimo ne metteva in risalto la figura seduta sulla ringhiera in una di quelle pose stravaganti appartenenti pressoché solo a un qualche supereroe. Non sembrava più grande di lei ma ciò che diceva conservava un pensiero antico in sé. Egli la guardava con un sorriso quasi compassionevole e dall'aria poetica,mentre lei ricambiava quel suo fare solo con un espressione confusa. “Come non ha imp- chiamo la polizia." Disse lei tramutando in fretta la sua confusione in ansia dirigendosi subito in camera per prendere il telefono,nonostante i suoi movimenti frenetici e tremolanti non le fossero d'aiuto sembrava ancora abbastanza lucida da non perdere il controllo di fronte a quell'ipotetico pericolo. Non appena si voltò il ragazzò con gesto rapido le afferrò il polso,catturando subito la sua attenzione. Di scatto la giovane si voltò impaurita da quel movimento e dalle intenzioni del ragazzo,iniziando a sentire il suo battito più forte.
"Cosa vuoi fare?"Chiese lei pietrificata mentre cercava di studiare una via d'uscita,non riusciva nemmeno a guardarlo in volto,la paura stava prendendo il sopravvento.
"Questo." Disse lui,per poi far scivolare le sue dita dal polso della ragazza alla mano facendola volteggiare su sé stessa in una piroetta e d’improvviso entrambi non potevano più fermarsi,si trovarono bloccati a danzare insieme,e ben presto la ragazza si accorse tra una giravolta ed un'altra di non essere più nel balcone del suo appartamento ma in uno spazio bianco,totalmente vuoto,dove c'era solo lei,quel ragazzo senza nome e la musica da ballo.
Dov'era finito tutto il resto? Dove l'aveva portata? E come aveva fatto? Doveva proprio trattarsi di magia per farla ballare con qualcuno sapendo talmente bene le mosse da non pestargli un piede neanche una volta... come poteva sapere quella coreografia? Notò anche la sua scioltezza improvvisa,non era mai stata così tranquilla... sembrava che ogni tensione fosse andata perduta ad ogni suo passo. Era così ipnotizzata da quella danza,e sincronizzazione nei movimenti,che quasi la fatica di quelle mosse ripetute e non si sentiva nonostante lo scorrere del tempo.
Lei teneva una mano in quella del ragazzo e l'altra sulla sua spalla mentre lui ne aveva una poggiata sul fianco della ragazza. Stavano ballando un classico valzer ma in alcuni attimi spezzavano quella sequenza infinita con passi ben diversi e più moderni. Entrambi sembravano saper ballare da anni e lei continuava a guardarlo piena di interrogativi mentre si muovevano al ritmo d'una musica anch'essa enigmatica,uscita dal nulla,senza inizio e senza fine.
Poco dopo vide di non avere più indosso il suo comodo pigiama,bensì ora un leggero abito in seta [cv] lungo quasi fino ai piedi,scalzi, le metteva in risalto la silouette. Ma dove aveva preso quella veste? E quando si era cambiata?
Troppe domande e tra un movimento e un'altro era difficile ragionare,ma forse era proprio quello lo scopo di quella situazione,permettergli di smettere di pensare un volta per tutte e godersi quegli spartiti sui quali ballavano come fossero stati incisi sul pavimento.
Il ragazzo,che la guidava nei movimenti e la trascinava in quella danza pur consapevole della sua perplessità attuale,era tranquillissimo, mentre un sorriso non troppo evidente ma sicuro di sé adornava il suo volto. La maggior parte del tempo durante quella performance solitaria egli teneva gli occhi chiusi, forse per adeguarsi meglio al ritmo e al tempo,o forse anche lui aveva bisogno di dimenticare ogni preoccupazione, in entrambi i casi la delicatezza e naturalezza in ogni sua movenza faceva capire la sua bravura nel memorizzare ogni mossa a differenza della ragazza,la quale non capendone molto pensò infatti che potesse essere solo opera di stregoneria se ancora non si era fatto male nessuno a causa sua.
Non appena anche i suoi pensieri cessarono di occupare la mente,anch'ella decise come lui di chiudere gli occhi e farsi trasportare da quella piacevole melodia dalla parvenza infinita. Non voleva più andarsene da lì,tantomeno abbandonare le braccia di quello straniero. Attendeva quella pace da tanto,e ora che era lì sapeva che prima o poi sarebbe svanita.
Perché nulla poteva essere eterno? Perché i "per sempre" non potevano esistere? Per la prima volta desiderava che lo scadere del tempo non arrivasse mai. Alcune volte "per sempre" è solo un secondo, o poteva sembrare solo tale,ma come può allora essere l'eternità così breve?
E proprio quando non aveva nemmeno più idea di chi fosse e di che movimenti stesse compiendo,sotto l'incantesimo di quelle note,tutto svanì e subito si guardò intorno ansimando spaventata,ma sta volta impaurita che quella sensazione non sarebbe più tornata a fargli visita.
Si guardò intorno,era di nuovo in pigiama,sul suo balcone,con ancor più freddo di prima addosso e del ragazzo non c'era traccia se non l'alone di calore corporeo che aveva lasciato nel palmo della giovane che quasi immaginava di avere la sua mano ancora stretta fra le dita.
Si guardò i palmi,i vestiti,i capelli,ma di ciò ch'era successo le rimanevano solo dei preziosi ricordi.
Che fosse stato solo uno spirito passeggero?
Che fosse stata solo immaginazione?
Che stesse sognando tutt'ora?
Ormai anche quelle domande erano prive di senso,lui se n'era andato,e con lui anche la sua serenità che per qualche minuto aveva calmato i suoi pensieri,lasciando al suo posto solo incolmabile nostalgia.
Si promise di non dimenticarlo mai.
Per quanto la memoria nel tempo potesse offuscarne le immagini e le sensazioni,consumandosi come un vecchio rullino,promise a sé stessa che avrebbe dovuto custodirlo come in uno scrigno chiuso a chiave incastonato in fitti rovi malinconici,dove nessuno avrebbe potuto raggiungere quelle memorie.
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Zack Foster x Fem Reader
characters x reader (serie)
enemies to lovers
Ero sola,o almeno apparentemente lo ero.
Un brivido mi percosse la schiena,non vedevo ancora nessuno,ma avvertivo la sua presenza,c’era qualcuno. Capii immediatamente che era il momento di fuggire,non sapevo per quale motivo ero dentro una foresta e non sapevo nemmeno come ero arrivata lì ma non ero più sola come sembravo. "Dove si nasconde?" mi chiesi più volte tentando di scrutarlo nell'oscurità. Non che io fossi armata,o potessi batterlo,non sapevo nemmeno se era una persona o un animale ma so cavarmela da sola,non sono orfana da ieri,ormai so fin troppo bene come funziona questo mondo. "Perchè mi sta inseguendo?" continuavo a pormi quesiti mentre correvo,eppure non importava quanto corressi avevo la sensazione che fosse comunque sempre alle mie spalle,non lo avrei mai seminato, come se nonostante la mia corsa quasi disumana, avesse sempre il suo fiato sul mio collo. Com'era possibile? Stavo correndo da tanto,non ero ferma,tuttavia avevo la sensazione d’esser già caduta nella sua trappola. La stanchezza iniziava a farsi sentire,non potevo cedere dovevo continuare a correre,non doveva prendermi. La paura di chi fosse in realtà si insinuava in me e l'ansia mi stava togliendo quel poco fiato che mi rimaneva. “è vero quando dicono che molto spesso fa più paura quando non si vede ciò che ce ne incute.” Pensai attraversando quella situazione. D'un tratto l'ansia aumentò non riuscivo più a respirare,ero ferma,piegata in due in avanti,caduta sulle mie stesse ginocchia a terra. Stavo tentando di calmarmi quando la vista iniziò a oscurarsi,stavo per svenire. Che non mi abbia trovata?... non credo. Cosa sta aspettando ad attaccarmi? Il mio tempo è scaduto,perchè non mi uccide? Buio,persi i sensi.
Mi svegliai ansimante,mi guardai intorno,ero ancora nel letto, era stato solo un incubo. Mi alzai dirigendomi in cucina,intenzionata a bere dell’acqua. Non era casa mia,ma non avendo un posto dove stare ovunque andava bene,anche se come nel mio caso è una casetta di legno in mezzo ad un bosco. Si è chiaramente rischioso ma non ho tempo per pensare alle conseguenze o ai pericoli di vivere in un bosco tutta sola,non ho un soldo e devo mantenermi in qualche modo da quando sono scappata dall'orfanotrofio,anche se in effetti di motivi per vivere non ne ho,non capisco perchè continuare. In ogni caso,posai il bicchiere sul tavolo e mi sedetti sull'unica sedia di quella stanza,dopo poco mi soffermai sulla finestra,fuori c'era una leggera pioggia, “che quadro triste”Osservai istintivamente ma rimanendo comunque amante di quei paesaggi grigi presi una felpa e infilai le scarpe,non mi rimaneva che uscire e godermi quei piccoli attimi. L'umidità era quasi visibile ad occhio,e presto iniziai a sentire più freddo che mai,eppure stare sotto la pioggia mi rilassava,mi sentivo a casa. Non ne ho mai avuta una in verità, tuttavia quando la pioggia iniziava a toccare i vestiti e la superficie della mia pelle mi sentivo finalmente parte di qualcosa,mi sentivo accolta e benvenuta,una sensazione che non provavo da tanto. Una di quelle poche sensazioni che mi fanno spesso fantasticare su come sarebbe stata la mia vita se tutto fosse andato nel verso giusto, fin dal principio. “Chissà perchè il destino mi ha fatto questo? Chissà perchè le cose sono andate in questo modo? La felicità,alcune volte,è un privilegio di pochi.” Riflettei tra me e me. Passati un paio di minuti decisi di rientrare, non volevo ammalarmi non avendo poi le possibilità per delle cure. La felpa era quasi zuppa e le scarpe erano praticamente infangate,la pioggia era aumentata fino a fondersi con il terriccio del suolo ed io non me ne ero nemmeno accorta,ero persa nei miei pensieri. Una volta entrata posai tutto in un angolo,sorprendentemente ero ancora abbastanza asciutta,o almeno i miei capelli lo sembravano.
Dopo poco decisi di provare a riaddormentarmi,quel clima mi rendeva assonnata e sperando di non fare un altro incubo mi diressi verso la camera,aprii pian piano la porta la quale cigolò lievemente e varcai l’uscio. Ma non appena fui dentro,ciò,o meglio,chi vidi nella stanza mi paralizzo alla sola vista,ero convita di essere sola…. ma la figura scura d’un ragazzo ora mi osservava nella penombra della stanza. Riuscivo a scrutare la sua forma e i suoi lineamenti con difficoltà,stava iniziando a fare buio ed egli era posizionato in controluce.
"Sembri in ottima forma nonostante la tua corsa." Esordì con quelle parole alzando il suo sguardo verso di me,in quell’istante notai le sue numerose bende su tutto il corpo compreso il viso ma fermai ogni mia analisi sul suo aspetto a quella frase realizzando che non era stato solo un brutto sogno,era accaduto veramente,ed era lui che mi aveva inseguita per tutto quel tempo... allora perchè non mi aveva uccisa prima? E come sono tornata qui? Perché è qui adesso?
Ci furono attimi di silenzio,nonostante la distanza i nostri sguardi erano dritti negli occhi dell’altro,io tentavo di non cedere alla paura ma l’ansia mi stava dovorando. Lo vedevo avvicinarsi lentamente,ogni suo passo sembrava coordinato ai miei battiti,dovevo inventarmi qualcosa. Riuscivo a percepire il mio tempo scadere,come un ticchettio nella mia testa che segnava quanto mancasse alla mia fine finché non mi voltai con un movimento improvviso e corsi di nuovo in cucina. le mie gambe iniziavano a cedere,in una questione di attimi caddi a terra accanto a una sedia,tentai di rimettermi in piedi il più in fretta possibile provando a sollevarmi aggrappandomi alla sedia con le braccia,ma anche queste ultime erano frenetiche e non rispondevano a nessun comando. Sembrava un incubo,un attacco di panico,mi dimenavo ma ormai ero nella sua trappola e non c’era più via d’uscita. “Puoi nasconderti,ma non puoi fuggire." Lo sentii pronunciare quella frase ridacchiando. Al mio movimento imprevedibile non aveva iniziato a inseguirmi,aveva continuato a venirmi in contro molto lentamente,consapevole che non gli sarei sfuggita e ad ogni suo passo sempre più vicino credevo di star per svenire.
Ero ancora li per terra,con le braccia sulla sedia,provando a rialzarmi,ma l'ansia mi teneva prigioniera. Perchè a quel mio scappare imprevedibile non mi aveva rincorsa velocemente? Perché era sicuro che non avrei corso per kilometri fino a perdere le mie tracce? E soprattutto perché voleva uccidermi? Forse era solo fame di sangue ed in effetti una ragazza sola in un bosco era proprio la vittima perfetta eppure era come se avesse previsto ogni mia mossa,e sapesse ogni mio comportamento,come ad averli progettati lui stesso. Tutto questo era premeditato,non c'era altra spiegazione ed ero consapevole di non poter vincere. Aveva ragione non mentiva dicendomi che avrei potuto nascondermi ma non sarei mai potuta fuggire e sottrarmi a quella sorte.
"Perchè io?..." Quella fu l'ultima domanda che potei pormi prima di vederlo sbattere la porta della cucina sul muro,mentre io ero ancora sul pavimento,a qualche passo da lì ancorata alla sedia. Sapevo di riuscire a controllare a stento i movimenti quindi mi ero rassegnata nel compierli,accettando il mio destino.
In pochi istanti egli era in piedi di fronte a me,con uno scatto calciò violentemente la sedia a cui ero aggrappata scansandola definitivamente,indietreggiai come fosse un riflesso involontario,facendo strusciare i piedi per terra ed aiutandomi con le mani,finché come sospettavo sarei finita con le spalle al muro.
I miei movimenti erano ancora instabili,eppure lui era così sicuro di prendermi che avanzava con calma,i suoi passi mettevano più ansia della sua enorme falce mietitrice,e ad ogni minimo rumore sentivo di perdere un battito.
D’un tratto vidi le sue scarpe fermarsi,non avevo nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo e vedere in volto chi sarebbe stato il responsabile della mia morte,il mio assassino all’apparenza inviato dalla morte stessa a proseguire il suo lavoro in possesso della sua stessa arma. Chiusi gli occhi e abbassai il capo come quando i bambini spaventati si rifugiano sotto le coperte un pensiero infantile,ma conservavo in me la futile convinzione che sarebbe stato meno doloroso se non avessi visto nulla.
Tuttavia dopo pochi attimi di tensione mi resi conto di essere di nuovo nella stessa situazione di prima,se ormai mi ha preso perché non mi finisci? Perchè non si sbriga a porre fine a questo inferno? A quel punto,con tempismo quasi studiato,lo sentii muoversi verso di me ancora una volta,ma non avevo intenzione di guardare cosa stesse facendo nella paura di trovarmi faccia a faccia con la sua lama. Avevo ancora gli occhi chiusi aspettando il mio ultimo respiro,ma giurai di averlo sentito abbassarsi per raggiungere l'altezza del mio volto,ero confusa,che intenzioni aveva? D'un tratto divenne ancora più imprevedibile. Era così vicino che riuscivo a sentire il suo respiro quasi addosso. "Guardami" lo sentii dire con tono calmo e serio,mentre con due dita sotto il mio mento cercava di alzarmi lo sguardo contro voglia. Aprii gli occhi, non ero nella posizione di oppormi,avrei solo peggiorato le cose. Mi guardò per un istante,cercai di riprendere lucidità allora nonostante le sue iridi diverse,una marrone ed una gialla,mi avessero quasi completamente stregata. Avrei potuto guardarle per ore,ma con me avevo solo una manciata di attimi prima della fine o almeno così credevo, era diventato sempre più confusionario quello che doveva essere solo uno scenario d’omicidio...ed ora sembrava persino aver cambiato idea,possibile?
Riabbassai lo sguardo,non volevo notasse la mia debolezza alla vista dei suoi occhi,non volevo sembrare più vulnerabile di quello che già ero... e non appena volsi la testa verso il suolo,presa dallo sconforto,un forte calore mi pervase calmandomi al solo tocco. Le sue labbra erano sulle mie.
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Dazai Osamu x Mafia Fem Reader
the first meeting
characters x reader (serie)
enemies to lovers
Era una delle tante notti dove la giovane ragazza apprendista non aveva tempo per riposare doveva stare di guardia al capannone di legno nel bosco,il capo le aveva ordinato con i suoi soliti modi,ovvero quasi minacciandola,di mettersi sotto copertura e nascondersi al suo interno, per poi attaccare solo chi vi entrasse badando a non rompere nulla del laboratorio al piano superiore.
Le ore passavano tranquille e ormai il chiaro di luna dominava il paesaggio circostante. Y/n stava già presentando i primi sintomi del sonno ma se fosse successo qualcosa mentre dormiva probabilmente sarebbe morta in seguito perciò non ne valeva la pena distrarsi. Per evitare di diventare schiava del sonno e dei suoi sbadigli iniziò dei costanti giri di ronda nell’ombra. Saltava e si nascondeva da una parete all’altra finché con agilità non toccava il soffitto per poi ricominciare il giro dall’inizio. Si affaticava un po’ ma almeno rimaneva vigile. Andò avanti così per almeno una decina di volte quando d’un tratto si fermò, totalmente paralizzata da dei rumori in lontananza che le avevano fatto drizzare le orecchie e quasi inarcare la schiena come un gatto spaventato. Subito si nascose dietro delle casse di legno in un angolo remoto,preparando un assalto alle spalle di chiunque si stesse per introdurre nell’edificio. Purtroppo però il nemico si rivelò più in gamba,ed appena entrati distrussero proprio il suo nascondiglio con fare soddisfatto.
“Chuuya abbiamo compagnia”Disse rivolgendosi al ragazzo dai capelli rossi il compagno che l'aveva trovata. Non appena ella vide chi aveva di fronte capì che le probabilità di successo erano estremamente scarse. Il suo avversario era il solito ragazzo con le bende, lo aveva osservato varie volte in altri combattimenti, la sua abilità consisteva nell’ annullare le abilità altrui e come se non bastasse anche il suo compagno era forte per quanto aveva potuto constatare tempo fa. Scaricò loro un’ondata di vento con la sua abilità come diversivo e iniziò a saltare fra le pareti per non essere toccata dal giovane cosparso di bende,altrimenti sarebbe andato tutto in fumo,compresa la sua vita.
“Chuuya chiudi le entrate,ho capito che vuole fare,lei sa come agiamo.” Spiegò velocemente al ragazzo, che contrariato obbedì lo stesso agli ordini del compagno dai lunghi ciuffi bruni, dando così iniziò ad un infinito inseguimento,dove ella era sempre in qualche modo più veloce di loro due. Anni di allenamento e sopravvivenza nella mafia le avevano conferito una rapidità ed elasticità unica,qualsiasi cosa facessero era sempre un passo avanti,la sua mobilità fisica quasi superava la sua abilità nello sfruttare l’aria circostante. Eppure quella notte,come ormai da qualche mese,dipendeva tutto da lei,un passo falso e sarebbe stata la sua fine. La sua vita era costantemente appesa ad un filo da quando per continuare a vivere dovette unirsi all’organizzazione,ma la scelta era tra la mafia e la strada. Era certa che di lì a poco avrebbero smesso di inseguirla e a quel punto li avrebbe stesi con un’altra scarica di vento dandogli il colpo finale,invece durante la continua fuga dal ragazzo,il suo compagno preceduto da un enorme boato, in una mossa aveva distrutto tutto il laboratorio sotto i suoi occhi.
Di fronte a quei frammenti sentì una stretta allo stomaco e quasi non respirava più al pensiero delle conseguenze di questo su di lei,fermandosi spontaneamente per un istante ancora a mezz’aria incredula del gesto del ragazzo. Le sembrava non ci fossero più motivi per vivere ora, l’unica scelta che le apparve saggia per uscire da quella situazione era accettare la sua morte l’indomani e togliersi l'ingombro d'una vita simile. “Presa” Concluse così il combattimento il ragazzo,approfittando di quell’attimo di sconforto e distrazione per toccarle di sfuggita la fronte e annullare il suo potere,interrompendo la sua agonia. Con esso però erano terminate anche le energie della giovane che dopo aver corso,saltato ed essersi arrampicata ovunque per così tanto,era esausta e se fin ora aveva solo resistito a quella sensazione adesso a quel tocco fatale perse i sensi come finalmente ad aver trovato la pace eterna, svenendo tra le braccia bendate del ragazzo che la sorreggeva mentre la testa e gli arti le pendevano pesantemente lungo il corpo.
“Lasciala qui e andiamocene tanto non c’era nulla nel laboratorio di quello che cercavamo,è stato un buco nell’acqua.” Lo incitò Chuuya con fare stufo e privo d’empatia.
“No…diamole una chance avremo tempo dopo di farla fuori se necessario,ma potrebbe esserci utile..” Il ragazzo non rispose nemmeno alle sue parole e seguì il compagno verso l’ufficio dell’ agenzia. Arrivati lì silenziosamente poggiarono il suo corpo sul divano aspettando pazientemente il suo risveglio.
“Cos-?” Si svegliò con agitazione la ragazza dopo due ore dall’accaduto,scoprendo ai primi movimenti vari punti e lividi doloranti,ma si forzò a resistere,rimise indosso la fascia nera che le copriva il viso fino al naso per poi di soppiatto cercare di uscire di lì.
Non sapeva cosa fare,non sapeva dove fosse e che ore fossero,era smarrita e quasi nel panico,doveva uscire subito da quella situazione anche se una volta fuori non avrebbe comunque avuto un posto dove andare. “Sei sveglia.” Una voce familiare la colse di sorpresa alle sue spalle con fare pungente nel mezzo dei suoi ragionamenti, era ancora quel ragazzo con le bende. Ella si voltò istintivamente mettendosi sulla difensiva.
“Atsushi saluta la nuova arrivata.”Disse coinvolgendo il ragazzo di fianco a lui con i capelli bianchi a reagire, ma egli rimase stupito quanto lei guardandola,non capiva perché fosse lì e sinceramente non lo sapeva nemmeno lei,eppure il problema si risolse quando dopo qualche secondo li lasciò, sfuggendo anche lui alle grinfie del ragazzo.
Tuttavia senza perdere ulteriore tempo,in pochi attimi la giovane fuggitiva ritornò proprio alla sua fuga, voltandosi freneticamente per aprire la porta e scappare come progettato prima su due piedi, ma egli si appoggiò con la schiena sopra la superficie legnosa impedendogli l’uscita.
“Te ne vai di già?”le chiese prendendola chiaramente in giro. La ragazza si fermò e si limitò a lanciargli una delle sue solite occhiatacce,non voleva avere niente a che fare con lui.
“Sei ferita,per un po’ resterai con noi.” Le disse con fare disinvolto senza nemmeno guardarla. “Non se ne parla,fammi uscire.” Le rispose quasi ringhiando dai nervi.
“Non ho mai detto che avessi scelta.”Replicò ancora con serietà in volto e con un movimento improvviso la mise con le spalle alla porta bloccandole l’uscita con un braccio poggiato sempre su quest’ultima.
“Avrei potuto lasciarti lì a marcire finché non si fossero accorti del tuo fallimento per poi spararti perché presto saresti stata dichiarata inutile o di intralcio.” Le disse con sguardo tagliente senza mai distogliere la vista dai suoi occhi.
“Bene,avresti dovuto lasciarmi lì.” A quella risposta la squadrò un attimo senza riuscire a trattenere un sorriso. “La pensiamo allo stesso modo sulla morte,lo terrò a mente.” Replicò divertito.
“Che vuoi da me?”Domandò stufa di quella situazione. Il ragazzo iniziò con due dita a sfilarle lentamente la fascia che teneva sul volto. La ragazza sussultò a quel contatto improvviso, ora si sentiva troppo esposta,vulnerabile,non doveva abbassare la guardia.
“Devi unirti a noi. Non hai scelta lo sai che ora ti daranno la caccia per ucciderti…e tu ci fai comodo,sei veloce.” Le spiegò brevemente il giovane.
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Viktor (Arcane) x Fem Reader
characters x reader (serie)
the first meeting
strangers to more
Era una giornata come le altre al palazzo reale,la giovane bibliotecaria era di nuovo presa nel finire di leggere uno dei tanti libri sdraiata sulla sua scrivania,ormai sapeva meglio di chiunque altro che lì dentro non metteva e non avrebbe mai messo piede nessuno,inizialmente si chiedeva se per caso qualcuno avesse scritto sulla porta qualcosa come “guasto” o “riservato al personale” ma dopo svariati controlli constatò semplicemente che era rimasta solo lei a leggere ancora quelle antiche pagine ricche di morali e saggezza. Di fatto quel luogo dove passava le sue giornate era pian piano diventato il suo “enorme studio” trascorreva le ore a leggere nei punti più scomodi e improbabili o a disegnare e dipingere su fogli e tele sue che ormai custodiva lì da un po’. Spesso per via dei suoi mille progetti artistici diventava improvvisamente un luogo disordinato e confusionario,ma ella non perse mai nemmeno una matita,in quel caos simile ai suoi pensieri in realtà forse vi era persino un ordine ben preciso. Alla fine però, ordine o disordine sapeva ormai che comunque nessuno sarebbe venuto a controllare o fare reclami perciò la trattava proprio come se fosse camera sua. Talvolta si domandava ancora perché l’avessero assegnata in un posto del genere quando sanno che nessuno entra nemmeno per sbaglio o a chiedere informazioni. Non che nella sua vita in realtà qualcosa avesse mai avuto un senso logico,era nata in una famiglia di artigiani di un livello medio-basso benestante,e in realtà si stupiva persino di come non fosse nata nei vicoli dato che si salvavano dalla miseria veramente per poco e dopo aver portato a termine le scuole basilari per le conoscenze, i suoi genitori vedendo che leggeva tutto il giorno e vendeva le sue “opere” per strada a qualche metro dopo la loro bottega, decisero che per loro aveva “troppo tempo libero” e “se si vuole guadagnare veramente non va bene” anche se il guadagno era praticamente costante e generoso,ma non vollero sentire scuse,quindi cercandogli un lavoro,non ha capito precisamente come,è finita a fare la bibliotecaria,o meglio a rendere un’intera biblioteca nobiliare la sua stanza. Non che le dispiacesse, quante altre volte ti capiterà di lavorare a palazzo? (si spera mai se così sono tutti i giorni) però camera sua la trovava più accogliente,tutto qui. “E anche questo l’ho finito,se mi stanno sfidando a leggere tutti i libri di questa biblioteca temo che vincerò.” Parlò fra sé e sé la ragazza trasparendo una sensazione di arrendevolezza nelle sue parole, mentre metteva via l’ennesimo libro per poi recarsi a sceglierne subito un altro. La cosa che più la terrorizzava e tormentava psicologicamente in un quel posto era il tempo,sapeva bene ormai che più libri lèggeva lì dentro più il tempo avanzava e la sua vita perdeva di significato. Man mano quell’enorme ala assumeva sempre più le sembianze d’un incantevole prigione. Se avesse finito tutti i libri là dentro significava che aveva trascorso davvero tanto tempo lì,troppo tempo senza vivere la realtà ma vivendo solo nella fantasia di quella serie di parole che formavano un concetto,e di fatto era a conoscenza che ogni libro in più la allontanava solo dal presente ma la verità le faceva troppo male per non rifugiarsi in luoghi sicuri dove gli eventi erano già stati scritti. Ogni tanto si chiedeva quanto tempo fosse passato da quel giorno dove mise piede lì dentro e accettò questa realtà,e le capitava anche di chiedersi se stesse solo bruciando gli anni della sua vita in fantasie,ma di certo lì dentro nessuno di quei libri le avrebbe cominciato a parlare consigliandola.
“Astri e pianeti….sembra interessante” Lèsse il titolo come se stesse pensando ad alta voce mentre sfiorava la copertina con la curiosità ingenua d’un bambino,infine lasciò le scarpe accanto ad una sedia e si distese su uno dei tavoli tra le enormi librerie,iniziando a leggere davanti la luce di una delle maestose finestre che illuminava d’un lume tenue e gradevole la stanza tutti i dì. Spesso cambiava persino posizione proprio come se stesse distesa su un comodo letto, anche se di comodo forse c’erano solo i tappeti lì.
“la prossima volta mi porto qualche cuscino però”. Esordi con un tono di protesta mentre si sistemava. Parlava spesso da sola in realtà da sempre anche se per via delle sue condizioni ciò era chiaramente peggiorato, la verità è che infondo non le dispiaceva trascorrere la sua vita da eremita,amava quella solitudine ma si scontrava spesso con l’obbligo che aveva di stare sempre rinchiusa lì,almeno quando vendeva opere in strada era libera,non aveva nessun perimetro da rispettare o cose simili. Inoltre ella conosceva davvero poco la città e ora che era costantemente rinchiusa lì ne avrebbe saputo sempre meno. Fortunatamente per lei dove il corpo non può andare i libri fanno arrivare la mente e infatti passava le sue giornate a leggere non solo per distrarsi da quella noia e solitudine costante ma anche perché esso era il suo unico mezzo per viaggiare al di fuori di ogni confine reale o meno. Un giorno era ad indagare a omicidi e furti e il giorno dopo abitava in una reggia d’una famiglia reale dell’800,per poi solcare i sette mari alla ricerca d’una balena bianca e dove i libri descrivevano paesaggi e personaggi lei riportava pezzi d’una realtà lontana su tela. Spesse volte ispirata da quei luoghi che moriva dalla voglia di vedere anche se non reali, iniziava a disegnare senza fermarsi mai per ore. Le sue immagini la aiutavano a focalizzarsi in luoghi dove poteva essere felice poiché il suo presente non si poteva affatto definire tale. “Ma è incredibile,esiste davvero un pianeta completamente rosso e disabitato” Constatò con stupore approfondendo il capitolo su Marte, anche se c’era poco da sorprendersi di una cosa simile,eppure vi erano molte cose che non conosceva e che quei libri le avevano insegnato meglio di qualsiasi maestro. “Io ho sempre disegnato l’enorme mappa stellare senza conoscere nemmeno un astro di quei corpi celesti che ne fanno parte praticamente..” Rifletté riferendosi all’enorme e ingombrante disegno che teneva vicino la scrivania.
“Si può?” d’improvviso una voce maschile si fece spazio in quel silenzio frastornante. “Uh?” la ragazza si alzò di scatto quasi spaventata nel sentire dopo così tanti mesi che la sua voce non fosse l’unica ad echeggiare in quel luogo.
“Emh, sì certo” Rispose di fretta mettendosi gli occhiali,mentre due chiazze colorate che probabilmente corrispondevano ad un giovane ed un suo amico varcavano l’entrata. Era confusa,le ci volle un po’ per capire che non erano allucinazioni date dal fatto che passava troppo tempo da sola. Raccolse in modo sbrigativo i capelli con un mollettone tentando di infilare i mocassini che aveva lasciato vicino al tavolo ed infine si avvicinò ai due estranei. “Posso esservi d’aiuto?” Chiese tentando di sembrare cortese ma y/n non era mai stata adatta al pubblico,e forse è sempre stata fortunata a non averne mai avuto a che fare con quest’ultimo,spesso risultava solo impassibile più che gentile.
“Cercavamo dei testi antichi sulla magia,sull’arcane”. Rispose uno di loro due mentre entrambi erano già presi a cercare e scrutare una per una le varie copertine. Ora che li vedeva bene passò dei buoni secondi ad analizzarli,erano entrambi vestiti in modo elegante,ma uno aveva le vesti bianche e avorio dagli stivali alti scuri come se ricoprisse una carica importante,inoltre la sua postura era dritta,regale come il suo tono fermo e pacato d’altronde. Mentre l’altro aveva indosso delle vesti sui toni d’un marrone mediamente scuro e dal sottotono caldo in tinta con i capelli del medesimo colore,con solo la camicia bianca sotto il gillette che spezzava un po’ quell’abbinamento ma che nel complesso rendeva comunque il tutto armonioso,egli però sembrava più chiuso del suo compagno e dal portamento modesto e umile,infondo con la stampella che portava sempre con sé era anche difficile restare stabili e sembrare sicuri.
“Oh,io li ho letti tutti,molto interessanti seppur davvero complicati da comprendere,comunque sono lassù.” Gli disse indicandogli la libreria di fianco. Provò persino a sembrare simpatica o per lo meno interessata a ciò che cercavano,dato che le sue normali conversazioni era abituata ad iniziarle e finirle da sola,ma le sue emozioni non sembravano trasparire più di tanto e di fatto continuava ad apparire solo come la classica bibliotecaria introversa,monotona e silenziosa.
“Grazie” Rispose con semplicità il ragazzo dai modi eleganti.
“Ah ehm,Jayce in realtà penso che il libro più adatto ai vostri progetti sia quello lì” Continuò la conversazione indicandogli un volume ben preciso. Erano ormai vari mesi che non parlava mai così tanto o perlomeno con qualcuno di reale ed iniziava a sentire l’ansia scenderle nelle vene.
“Oh graz- aspetta tu come sai che sono Jayce? da quando siamo entrati ci hai visti solo di spalle.” Dubitò legittimamente il ragazzo.
“Beh dai tuoi abiti sembri un consigliere,e l’unico consigliere giovane che corrisponde alle tue caratteristiche fisiche sei tu,ma nonostante ciò inizialmente per non sbagliarmi ho preferito continuare a ragionarci ma non appena hai menzionato la magia non c’erano più dubbi sulla tua identità,sei l’uomo del progresso,e i tuoi manifesti sono arrivati persino in questo angolo sperduto del palazzo…e tu devi essere il suo socio,quello che è sotto inteso nei discorsi sul progresso dove parla al plurale suppongo.” Spiegò brevemente la giovane sfogliando qualche pagina di quel libro che aveva consigliato al ragazzo poco prima.
“Sì,lui è Viktor,il mio socio. Non ti abbiamo mai vista prima d’ora ma tu sembri conoscerci come se lavorassi con noi ai nostri progetti.” Replicò con tono diffidente e sorpreso il consigliere.
“Non posso uscire dalla biblioteca perché è stata affidata a me quindi non penso mi vedrete mai in giro per i corridoi e per il resto vi ho solo osservati.” Concluse per poi chiudere il libro che stava sfogliando. “Sì,questo può fare al caso vostro.” Disse porgendo il libro nelle mani del ragazzo.
“Cosa…cosa sono questi?” Chiese il socio con fare confuso e curioso riferendosi a tutti i fogli sparsi per i tavoli e le tele di fianco le librerie mentre camminava guardandosi intorno.
“Sono dei miei quadri e disegni,ci sono anche dei progetti di mezzo credo,scusate il disordine ma qui non viene mai nessuno tantomeno l’uomo del progresso e il suo socio quindi non aspettavo visite,non che ci sia bisogno prenotarsi o avvisare però ormai è da mesi che qui sono sola quindi..” Confessò rimettendosi alla scrivania. “Cioè non viene mai nessuno qui? e tu non esci mai di qui?”Chiese Viktor.
“Già,ma tutto quello che mi perdo fuori è scritto in queste pagine quindi impiego bene il mio tempo a leggere di continuo… Per il resto detesto stare in compagnia quindi qui è perfetto.” Rispose la ragazza riprendendo a leggere quel libro sui pianeti,ma di fatto le sembrava di starsi solo auto convincendo.
“E nessuno ti fa visita? nemmeno qualcuno che conosci?”Continuò il ragazzo. “No,e poi non conosco molta gente fuori di qui oltre i miei genitori.” Spiegò ancora la bibliotecaria. “Capisco..” Replicò egli immerso nella selezione dei libri.
“Anche se in verità oltre ad avere solo pochi ricordi d'infanzia della città non so nemmeno cosa c’è oltre la biblioteca qui dentro. Mi hanno parlato del consiglio ma non hanno lasciato alcuna didascalia descrittiva o immagine a riguardo e per il resto mi è stata data una stanza sempre qui dentro quindi..eccomi..”Spiegò la ragazza. “Mi..dispiace…” Non poté che confortarla il giovane.
“Nono tranquilli io ho girato il mondo pagina dopo pagina..” Concluse ella rifiutando quella compassione istintiva lasciando comunque un velo di tristezza nell’aria.
“Senti ci servono molti di questi testi ma sono sicuro che io e Viktor non riusciremo a prenderli tutti insieme,ti va di accompagnarci in laboratorio?”le propose Jayce.
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Tsukishima Kei x Fem Reader
characters x reader (serie)
enemies to lovers
Era la solita mattina primaverile al liceo Karasuno e come sempre la c/c era per le sue,completamente da un'altra parte,durante la lezioni.
All'apparenza poteva sembrare che stesse solo intensamente ammirando dalla finestra i fiori di ciliegio,di cui ormai la struttura scolastica era piena, ma non erano quei fiori a farle viaggiare la mente bensì ciò che le ricordavano.
Flashback
In un pomeriggio come tanti dopo le lezioni la malcapitata era stata delegata da sua madre ad uscire in città per portare a termine delle commissioni, quando qualcosa catturò la sua attenzione durante il tragitto e a quel punto le sembrò impossibile muoversi,era ipnotizzata da ciò che vi era difronte ai suoi occhi.
Un viale,senza un'anima viva,silenzioso,pieno di alberi di ciliegio rosei i quali avevano cosparso con i petali dei loro fiori panchine,marciapiedi e strada,contornando così un tramonto sereno che avanzava all'orizzonte. Ogni tanto solo un alito di vento passava indisturbato giocando fra le chiome dei ciliegi,i quali poi frusciavano in coro come le risate d'un solletico. Ella rimase qualche secondo ferma ad osservare quel luogo che in sé conservava qualcosa di fiabesco,osservandolo poi più attentamente ogni dettaglio,finché un ragazzo seduto in lontananza su una delle tante panchine spuntò di sfondo a quel quadro,era così tranquillo che si confondeva con il paesaggio ed era difficile notarlo subito nonostante fosse l'unico oltre a lei in quell'oasi di pace e nonostante sembrasse molto alto perfino da seduto. Ben presto capì che in quel paesaggio il dettaglio più bello era proprio lui,ma egli era uno di quei dettagli che vanno cercati attentamente,che nascondono la loro bellezza e rarità in mezzo a tanto barlume,uno di quei dettagli che colgono quei pochi che non osservano solo il centro dun'opera. Cercò di non far notare il suo esser rimasta incantata davanti al giovane sconosciuto,ma era impossibile non rimanere stupiti di come egli sembrasse parte di un dipinto d’impronta impressionista. Lui che per conto suo quel pomeriggio era su quella panchina lontana da tutto e tutti,con le cuffiette e un libro fra le dita,come se l'assordante silenzio di cui amava far parte non fosse abbastanza taciturno. Lui con la testa leggermente chinata verso le parole scritte su quella carta giallastra che quasi dava una sensazione di antichità,con gli occhiali che scivolavano lentamente sul naso senza che se ne potesse rendere conto,mentre le sue ciocche bionde si perdevano nel paesaggio dai toni caldi ma impallidivano la sua figura. Di fatto quel paesaggio non era abbastanza caldo poichè nonostante il cuore della ragazza fosse ormai come un caminetto quel ragazzo invece appariva freddo e gelido come neve appena caduta,che il suo animo non riuscisse a scaldarsi a causa di una ferita? Ch'egli non riuscisse nemmeno più a fidarsi del silenzio di cui si circondava? Qualcosa il lui rendeva riservata e distaccata un'atmosfera che dava tutt'altre sensazioni.
Come una goccia blu in una tela rossa egli portava con sé l'inverno in quel pomeriggio di primavera.
Perché mai cercare di scaldare un cuore incastonato in una lastra di ghiaccio con un paesaggio simile? Perché mettersi a leggere lì in quel momento se quelle sensazioni contrastavano a tal punto con la sua persona? Forse come tutti gli opposti che si attraggono,egli si sentiva attratto da quel luogo,il quale in un certo senso poteva essere l'unico a dargli la tranquillità di cui era visibilmente parte in quel momento. La ragazza avrebbe potuto ammirarlo per ore,ma prima o poi se ne sarebbe accorto,ed il tempo passava troppo velocemente per permetterle di restare lì e rimandare le sue commissioni.
Fine flashback
Da quel giorno anche se piena di impegni,anche se doveva studiare,anche se doveva concentrarsi e persino se doveva dormire la figura di quel ragazzo non smetteva di tormentarla, non usciva dalla sua testa. Rimase impressionata di come qualcuno fosse riuscito in un attimo a infilarsi nei meandri dei suoi impegnati pensieri senza neanche avergli mai parlato. Lei era riservata e stava sulle sue come lui e forse non avrebbe neanche mai avuto il coraggio di parlargli,neppure se gli si fosse palesato davanti d'improvviso e scontrandosi con esso si sarebbe almeno dovuta scusare,ma i suoi pensieri sembravano saper parlare più di lei quando si trattava dello sconosciuto.
La sua mente era costantemente distratta e tutto questo non le dava pace al punto da fargli venire il mal di testa,semplicemente non aveva senso,come poteva una persona vista per caso essergli rimasta in mente per così tanto tempo? Continuava a convincersi che non fosse lui ad esserle rimasto nei pensieri,era invece solo la suggestione di quel paesaggio dove lui era seduto,ma il dubbio persisteva e le stava corrodendo l'anima,voleva una risposta.
"Si può sapere a che pensi?" Esordì la compagna stufa di chiamare la ragazza ripetutamente senza essere degnata nemmeno di uno sguardo.
"Nulla...scusa,sono solo stanca."Rispose y/n con fare stordito risvegliandosi da quel labirinto di pensieri.
"In genere chi è stanco non si mette a fissare i ciliegi per così tanto temp- Ahhh non era questo quello che volevo dirti,all'uscita devo fermarmi a comprare del ramen per mia madre se vieni con me mangiamo anche della soba." Continuò il discorso la ragazza invitandola a pranzo.
"Va bene....però emh....scusa perché mi parli di questo ora? Che ore sono?" Chiese la giovane con fare perso dopo essere ritornata presente nella sua realtà.
"Tra mezz'ora finiscono le lezioni." Le rispose l’amica.
"Cosa?!" Replicò con stupore ella.
"Cerca di riposarti,mi preoccupi y/n." Concluse la vicina di banco per poi riprendere a seguire la lezione.
"Ma fino a tre secondi fa stavo solo guardando dei fiori di ciliegio...ma che mi prende.." Pensò tra sé e sé la ragazza incredula.
Driiiinn
"Bene,un'altra giornata scolastica è passata senza aver fatto nulla,non ci vorrà molto prima che io diventi il nulla come lei." Pensò drasticamente la studentessa,riferendosi alla sua media scolastica la quale seppur ottima di questo passo non avrebbe impiegato molto tempo a calare.
"Passiamo dall'uscita vicino la palestra,facciamo prima,lì non passa praticamente nessuno e poi il negozio sta su quella strada." Propose la compagna e la giovane semplicemente annuì seguendola verso l'esterno dell'edificio,tra un passo ed un altro prese il telefono fra le mani iniziando a rispondere a qualche messaggio mentre camminava,la sua vita iniziava ad assomigliare ad un continuo distrarsi ma infondo a quella realtà giornaliera c'era poco e niente che la legasse.
"Uugh Lee scusa-" Si scusò prontamente la ragazza credendo di essersi erroneamente scontrata sulla compagna tanto da esser caduta,ma le bastò alzare gli occhi da terra per notare che la persona di fronte a lei non era Lee e non era neppure caduta a differenza sua.
"Scusami,no-non volevo." Cercò di salvarsi da quella situazione scusandosi ancora dopo aver notato con stupore nascosto che la persona su cui era andata a sbattere era proprio il protagonista del suo ricordo, il quale accompagnato da un ragazzo dai capelli scuri e le lentiggini ora la scrutava con sguardo giudicante.
"È molto alto eppure continuo a non vederlo evidentemente" Si rimproverò lei mentalmente, mentre con finta disinvoltura provava a rialzarsi.
"Guarda dove vai." Rispose lui con fare distaccato.
"Perfetto ottima prima impressione y/n." Pensò sarcasticamente.
"No davvero scusa." Isistette,provando a convincerlo a cambiare il suo atteggiamento scontroso nei suoi confronti,non voleva essere odiata dall'unica persona che non sarebbe mai uscita dai suoi pensieri.
"Sì questo lo hai già detto. Riprenditi i tuoi libri piuttosto." Replicò subito il ragazzo con tono di sfida.
Si chinò per raccoglierli,effettivamente aveva lasciato dei quaderni a terra senza volerlo,tuttavia quel comportamento stava già mettendo a dura prova la sua pazienza,quel suo dare ordini e sentirsi superiore le faceva solo salire la rabbia.
"Ahah" Ridacchiò lui spostando in lontananza con il piede uno dei libri che giaceva sul suolo mentre ella cercava di afferarlo.
"Si può sapere che problemi hai?!" Si alzò da terra con scatto felino la ragazza con i nervi a fior di pelle, senza neanche badar più a quegli oggetti sparsi ancora sul pavimento.
"Io nessuno,tu?" Gli chiese con ironia pungente il ragazzo prendendosi gioco della giovane studentessa, guardandola dall'alto verso il basso, cercandosi la lite da chi sapeva avrebbe abboccato.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo,ma non appena y/n si rese conto di essere a pochi centimetri dal suo ormai rivale lo spinse via sbuffando,sorpresa e intimidita dalla sua vicinanza improvvisa,per poi chinarsi nuovamente con fare sbrigativo e prendere i quaderni rimasti sull'asfalto,sospirando nell'intento di mantenere la calma.
"Andiamo Tsukki" Lo sollecitò timidamente l'amico,almeno ora la ragazza sapeva in parte il nome di chi non sopportava.
I due si allontanarono e la sfortunata corse a cercare la sua amica che sembrava sparita in quei pochi minuti in cui rispondeva agli sms,provando a dimenticare l'accaduto,ma se prima la figura del giovane era bloccata nella sua testa per un puro sentimento inconscio ora sarebbe rimasto lì solo per il fastidio che egli gli procurava come un prurito.
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“The Birthday Party”
fantasy scenario x fem reader {from: fantasy scenario x reader serie}
friends to lovers
A Tim Burton’s type of adveture
Inspired by Lewis Carroll's work: “Alice's Adventures Under Ground”also known as: “Alice in Wonderland” and “Coraline and the Secret Door”
Anche quel pomeriggio d'autunno pioveva incessantemente e la casa della giovane era cosparsa d’un atmosfera grigia e buia come sempre durante quella tetra stagione. Il pranzo era appena terminato e tutti sembravano essere stati assopiti da un sonno fatale,mentre ella,l'unica ancora dagli occhi vigili,era immersa in una noiosa lettura scolastica sulla quale avrebbe dovuto in seguito svolgere degli esercizi. Ogni tanto le capitava di voltare lo sguardo verso angoli della stanza dove le cadeva l'occhio,come se la coda di quest'ultimo avesse visto di sfuggita qualcosa muoversi al di là di esso ma presto concluse che si stava solo illudendo accusandosi d’una mancanza d’attenzione,eppure in alcuni attimi le appariva persino di udire qualcuno che la chiamasse per nome,una voce flebile ma chiara,come a cercare la sua attenzione insistentemente. Tuttavia chiunque fosse doveva aspettare,la ragazza non si sarebbe mossa dalla scrivania fino alla fine del compito a lei assegnato, e di fatto per alcuni minuti riuscì nel suo intento, studiò senza alcun fastidio,i brutti scherzi della sua mente annoiata sembravano essersi dissolti,ma ora un rumore costante iniziava a farla uscire di senno. Un tintinnio metallico,simile al suono emesso da un triangolo d'orchestra,non smetteva di echeggiare da qualche parte fuori dalla sua stanza. "Che almeno segua lo spartito" Pensò istintivamente iniziando a perdere la pazienza con quel rumore che adesso pareva provenire più da un campanello rotto. "Insomma,un po' di impegno,ci saranno delle note da seguire per non farlo sembrare un disastro." Continuò a riflettere fra sé e sé per poi perdere del tutto la ragione e uscire dalla camera respirando profondamente. Iniziò a inseguire quel suono dal corridoio ma ad ogni suo passo sul lungo tappeto bordaux, in tinta con le pareti,esso sembrava allontanarsi. Che qualcuno si stesse facendo burla di lei? Ormai non sarebbe tornata più indietro,era una sfida,doveva catturare qualsiasi cosa producesse quel suono e sempre più determinata dopo qualche minuto di ricerca pensò di essere vicina alla sua vincita,il campanellino ora le era a un metro da lei,lo sentiva,tuttavia intorno ad ella non vi era nulla di chiaro che emettesse quel rumore. Si guardò intorno tentando di ragionare con quel sottofondo infernale,quando si accorse ch’egli proveniva da dietro la porta alla sua sinistra,la porta del ripostiglio. Appena capì che era al suo interno un brivido la pervase e un sussulto tramutò la sua espressione in timore. Il ripostiglio era sempre stato chiuso a chiave,e lei non era mai stata autorizzata ad entrare al suo interno,nemmeno per dare un occhiata,era pieno di cassette degli attrezzi e oggetti appuntiti perciò le era sempre stato vietato l'accesso e per logica se quello che vi era sempre stato all’interno per tutti quegli anni erano solo inutili arnesi le risultava impossibile che qualcosa potesse tintinnare da lì. Non avevano campanelli o strumenti musicali in casa,nemmeno giocattoli di alcun tipo, tanto meno difettosi da suonare da soli. Nel mentre il rumore continuava a frastornarle la mente,la quale offuscata da quei pensieri colmi d’ansia le palesava i possibili orrori che potevano celarsi oltre la soglia di quello stanzino. Finché non resistette più a quella tensione,perse il controllo e aprì la porta senza farsi più scrupoli,mandando in fumo ogni natura di ragionamento che stava architettando per risolvere quella situazione e difendersi da un eventuale pericolo.
Rimase subito colpita dal trovare la maniglia della stanza proibita aperta,e non appena distolse lo sguardo da quest'ultima sobbalzò alla vista d'un ragazzo fermo proprio davanti l'uscio, circondato solo dal buio di quell'angusto e polveroso luogo nascosto. Egli era immobile davanti a lei, tenendo con due lunghe dita a dir poco scheletriche,a mezz'aria una campanella,ora anch'essa ferma con lui. Era impossibile non notare com’egli fosse d'un pallore cadaverico,la pelle si ingrigiva nelle estremità e cavità del suo alto e longilineo corpo,e il suo viso scavato e dagli scuri occhi stanchi ora fissava in basso la giovane con un lieve sorriso privo d'alcuna emozione o sfumatura,mentre dei ciuffi corvini ricadevano sul suo volto. Non aveva mai visto quel ragazzo in tutta la sua vita,e le circostanze con cui lo aveva raggiunto le davano tutte le ragioni per diffidare e essere impaurita da quest'ultimo.
"Finalmente sei arrivata,era da molto che suonavo sai." Le disse abbassando il braccio e intascando la campanella nel suo completo formale ed elegante, sui toni del grigio scuro.
"Mi scusi tanto." Rispose spontaneamente la ragazza anche se ancora confusa su come egli fosse entrato in casa,da quanto abitasse lì con loro e perché si fosse rinchiuso nello stanzino per tutto quel tempo senza mai accendere la luce.
"Lei..chi è?" Chiese con sincera perplessità la giovane.
"Ma cosa dici cara? Non mi riconosci più?..." Rispose con un'altra domanda il ragazzo dall'aria sorpresa. Ella era stupita quanto lui,era certa fosse la prima volta che si incontrassero.
"Non ricordi quando giocavi con i miei capelli?" Le chiese sfiorando delicatamente le ciocche della ragazza,mentre invitandola a seguirlo iniziava a fargli strada nei meandri dello stanzino con solo il lume d'una candela in mano.
"Quando prendevamo il thé insieme a Teddy e la signorina Redwin? O quando mentre studiavi ti lasciavo scritti sui quaderni i miei messaggi e quando ti riempivo di bigliettini sopra ogni tuo giocattolo?" Si interruppe volgendole ancora uno sguardo speranzoso. “Non ricordi neanche ogni volta che giocavamo a nascondino e tu mi trovavi sempre? Nemmeno Pluto o Grimetta riuscivano a trovarmi ma a te non si poteva nascondere niente...eppure un giorno ti scordasti di venirmi a cercare,dimenticasti di venire a cercare tutti quanti in realtà... ed è da quel giorno che sono chiuso qui con gli altri. Se non ci avessi ritrovato non saremmo mai potuti uscire da questo ripostiglio o da qualsiasi altro luogo dove ci avevi lasciati nascondere." Le spiegò brevemente il giovane tentando di farle riaffiorare anche solo una memoria di quelle avventure.
"Io non avevo amici da bambina..." Replicò con amarezza la ragazza sempre più dubbiosa sull'identità e le intenzioni dello straniero. "Sei sicura?"Le chiese fermandosi per guardarla negli occhi sollevandole con un dito il mento per un istante.
"È quello che mi hanno raccontato i miei genitori..non ho molti ricordi della mia infanzia."Continuò a sostenere la sua tesi con esitazione la ragazza.
"Ma è logico,loro non potevano vederci,solo tu potevi,perché tu ci hai creati anche se ahimè poi sei cresciuta..." Spiegò lo sconosciuto senza perder fiducia nella ragazza.
Y/n sussultò nuovamente,a quel punto qualcosa parve tornargli alla mente.
"Tu sei Timothy?! Il mio amico immaginario delle elementari?!" Domandò incredula,ed in parte anche spaventata di come quell'entità ora avesse vita propria senza la sua immaginazione e fosse persino invecchiato con lei. "Indovinato." Rispose sorridente ancora una volta il ragazzo.
"Come potevo riconoscerti? Anche tu sei cambiato molto in questi anni..." Ammise la ragazza.
"Tu trovi? Eppure sono sempre lo stesso,nessuno qui ti ha mai dimenticata." Concluse il discorso per poi finalmente giungere davanti agli altri,infondo quello sperduto stanzino non era poi così piccolo come appariva.
Ella rimase qualche minuto stupita,non sapeva da dove iniziare alla vista di tutti i vecchi amici d’infanzia dentro quella stanza nascosta dalle pareti consumate e la pallida luce bianca. "Te li ricordi ancora i nomi vero?" Le sussurrò il ragazzo vedendola in difficoltà.
"Grimetta!" Esordì nel vedere il cambiamento della ragazza dalle orecchie a punta. “Y/n,gli elfi ancora ti fanno brutti scherzi?" Le chiese scherzosamente l’amica dal pollice verde.
"Pluto,ci sei anche tu!"Si voltò verso il vecchio capitano dei pirati. "Hey-la! Mozzo di mare! Saranno passati almeno 10 anni dall'ultimo arrembaggio."Rispose l'agile anziano,avvicinando le labbra al boccale di birra che teneva in mano e bevendo la bibita con voracità,sporcandosi di schiuma la lunga barba rossa. "Oh,perdonami capitano.." Cercò di scusarsi della lunga assenza,ma presto quelle scuse si rivelarono futili o accettate di fronte alla birra che già gli aveva fatto dimenticare qualsiasi cosa avesse detto.
"Teddy! Redwin! ci siete tutti!" Rivolse un ultimo saluto all'orso e la paperella gialla dal foulard rosso di seta. "Ben tornata!" Accolsero entrambi con vera nostalgia la vecchia compagna di giochi.
"Avanti! abbiamo preparato da mangiare!" Le sussurrò ancora una volta il giovane amico d’infanzia per poi farle strada verso la tavola imbandita di thé e biscotti glassati di tutti i tipi.
Non c'era angolo della lunga tovaglia bianca,dagli orli adornati d’una fantasia di fiori azzurri,che fosse vuoto. Ovunque vi erano dolcetti,cucchiaini d'argento e zollette di zucchero su piatti e tazzine di ceramica bianca dai bordi come spessi fili di spago d'oro e man mano ogni uno si accomodò,tenendo il capotavola solo per lei che alla destra aveva sempre Timothy a guidarla in ogni sua mossa.
"Al ritorno della giovane regina dei sette mari!"Incitò tutti a brindare il pirata, mentre afferrava l'ennesimo boccale scontrandolo con le varie tazzine da thé contenenti proprio quest'ultimo.
"Tranquilla a breve dopo tutta quella birra si addormenterà come suo solito." La rassicurò il ragazzo parlandole sempre in modo che solo lei potesse udirlo.
"Sei mancata molto a tutti e noi elfi abbiamo fatto questa proprio per il tuo ritorno." Le confessò la creatura dei boschi dall'aria energica poggiandole sul capo una coroncina di rose dai petali rosati. Infondo anche lei era rimasta sempre la stessa,i suoi modi allegri e la sua generosità continuavano a contraddistinguerla.
"Grazie...è veramente bell-" Non riuscì a complimentarsi per tempo con la fatina che quell'intreccio di gambi senza spine le cadde sul naso,era un po' larga effettivamente,ma la ragazza l'avrebbe indossata comunque. "A-ah sono un disastro scusami." Disse a Grimetta mentre con una mano si approcciava nell'aggiustarla ma Timothy la precedette senza darle tempo di sistemarsi da sola. "Oh,emh,grazie.." Ringraziò timidamente il ragazzo della sua premura iniziando a versarsi delle zollette di zucchero nella tazzina.
"È ora della torta amici miei!" Gridò Il capitano ormai ubriaco, sull'orlo del delirio.
"Oh!Sì! ci penso io!" E in uno sbatter d'alì l’esile fata portò a tavola una splendida torta bianca,cosparsa di panna e frutta decorata dalla scritta: "Auguri Y/n" "Voi...sapete del mio compleanno? Credevo questo fosse solo per il mio ritorno…" Chiese piacevolmente sorpresa la ragazza, capendo che loro erano gli unici in quel giorno ad essersene ricordati.
"Perché? Abbiamo sbagliato giorno?!"Domandò presa dal panico Grimetta. "Nono! è oggi! ma voi siete gli unici ad avermi fatto gli auguri,e nemmeno ero a conoscenza che voi sapeste del mio compleanno." Ammise con un filo di tristezza la giovane.
"Come potremmo dimenticarci di te?" Chiese Teddy con sincera perplessità. "Io crescendo ho dimenticato tutti voi...ho dimenticato di cercarvi e-"Rivelò i suoi sensi di colpa la festeggiata che quasi sentiva di non meritare quelle cortesi attenzioni. "E va bene così,ogni uno di noi è cresciuto e ogni uno di noi ha sbagliato proprio come te,non è ciò che ci rende umani per caso?" La interruppe Tim provando a mostrarle ciò che vedeva lui.
"Il Capitano dopo la tua assenza ha iniziato a bere,Teddy e Redwin hanno litigato per settimane intere e Grimetta ha disobbedito spesso alla sua famiglia nel giardino,ma fa parte dello scorrere del tempo Y/n."Ella lo guardò ancora abbattuta.
"E tu? Anche tu hai sbagliato? No,l'unica che ti ha fatto un torto sono stata io." Si rimproverò la ragazza alzandosi rapidamente e provando a ritornare nel corridoio,capendo che ormai era tempo d'andare. "Sì anch'io ho sbagliato a modo mio."Le disse fermandola per un polso. "Mi sono innamorato della persona sbagliata,l'unica che non potrò mai avere." Dichiarò con tristezza anche lui guardandola negli occhi un'ultima volta,finché la giovane non perse gradualmente i sensi risvegliandosi nuovamente nella sua cameretta.
"Che è successo?" Si domandò ancora stordita dal sonno.
"I compiti! Ma che ore sono?!" Si preoccupò recandosi immediatamente sulla scrivania più simile ad un’isola di libri e quaderni impilati,ma non appena sfogliò il libro di letteratura un post-it giallo dalla colla consumata cadde al centro delle varie carte sparse sulla superficie,dubbiosa su come esso fosse finito lì dentro non usando mai lei quell’attrezzatura da cartoleria,lesse ciò che vi era scritto:
"Buon Compleanno
-per sempre tuo,Tim."
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Royal Vampire x Fem Reader
fantasy scenario x reader (serie)
enemies to lovers
Era finalmente arrivato l’inverno,dai monti innevati e i ricordi d'infanzia delle fredde giornate trascorse a giocare con la neve,il periodo preferito della vampira figlia dei Veryliomov,la fanciulla più giovane della reggia e dalla bellezza più riservata e composta che si fosse mai vista. Mai creatura della notte dai lineamenti più particolari s’era incontrata aggirarsi nella antica villa della nobile famiglia. Eppure tanto era il suo fascino misterioso quanto il cattivo carattere di cui i familiari l’accusavano ogniqualvolta se ne presentasse l'occasione.
“Sii socievole” “Più sorridente mia cara” “Non si vedono abbastanza i tuoi canini,avanti” “Non puoi restare sempre in camera tua a leggere” La esortavano ad essere più conforme alla famiglia i suoi genitori,ormai quelle frasi le ripeteva spesso insieme a loro, accompagnate sempre da un suo tipico sguardo rivolto verso il cielo,le sapeva a memoria,semplicemente non voleva ascoltarli,non voleva essere come loro. Odiava quel mostrarsi perfetti davanti a tutti,perché nessuno di loro lo era. Osservava da anni i comportamenti della sua lunga stirpe,e non appena il loro falso ridere svaniva si palesavano sempre le persone più meschine con le quali ella avesse mai potuto offendere la sua vista. Avide,perfide,maligne e crudeli,così definiva le persone intorno a lei la giovane che poteva studiarne la vera natura d'ogniuno da vicino,ma solo le maschere che indossavano riuscivano a dar di loro i volti più splenditi nei dipinti di famiglia e nei frequenti balli. Lei non era come loro,e mai lo sarebbe stata,ma non sentirsi parte di ciò che inevitabilmente la circondava la rendeva anche sola,sola tra i parenti,sola nel reame,sempre sola in quella reggia e ancora sola in mezzo a tanta gente. Solo lei e le domestiche,entrate presto in buoni rapporti con la ragazza,sapevano quello che si nascondeva dietro a quelle finte cortesie pubbliche,ma nessuno aveva mai osato smascherare quel teatro d’attori nati da secoli prima la sua nascita.
“Medleys secondo te cosa c’è fuori i cancelli della nostra reggia?“ Chiese la giovane alla solita domestica, mentre pensierosa,seduta al centro del morbido letto a castello,guardava con occhi sognanti la finestra aperta.
“Mia cara,ahimè non posso esservi di alcun aiuto, dovrete farvi rivelare il segreto da vostro zio Ernald,è lui che è sempre in viaggio.” Rispose rammaricata la donna mentre spolverava qualche mensola della camera della ragazza.
“Oh no,io non voglio avere niente a che fare con quella gente…vorrà dire che continuerò a scoprire il mondo pagina dopo pagina se proprio devo.” Lo sguardo della ragazza si ricoprì in breve d'un velo di tristezza mentre seguiva il suo stesso consiglio afferrando uno dei suoi soliti libri,consapevole che se si fosse continuata a comportare così non l’avrebbero mai lasciata varcare i ferri degli slanciati cancelli della villa.
“Signorina seppur essa sia la sua famiglia non posso che concordare con lei,con tutto il rispetto.” Concluse quella breve conversazione la donna presa dalle pulizie.
"Ormai le loro maschere,i loro personaggi hanno talmente preso il sopravvento che in parte si sentono quello che fingono di essere perché hanno dimenticato il loro vero volto...come si riconoscono ancora allo specchio? Anzi come possono persino passare davanti uno specchio d'acqua senza restare terrificati?-" Pensò ad alta voce la ragazza interrompendosi subito all'udire di passi,ben noti a lei,che in lontananza avanzavano verso la sua stanza.
“Signorina,mi raccomando,devi essere in perfetta forma per il ballo in maschera di domani.” Esordì la padrona di casa irrompendo nella stanza della silenziosa dama,confermando a chi appartenessero i precedenti passi.
“Un altro ballo?”Domandò la figlia con aria esausta.
“Per i 3 secoli d’anniversario di me e tuo padre chiaramente.” Spiegò rapidamente la signora dai modi altezzosi.
“Ovviamente,come dimenticare un evento così importante,mi domando se ci sarà un ballo anche per il nostro nuovo gatto a questo punto...” Replicò con sarcasmo ella portandosi una mano alla fronte.
“Niente storie Y/n,lo sai.” Terminò bruscamente la discussione la donna sbattendo la porta alle sue spalle.
"Un ballo in maschera per gente che vive con la maschera sul viso,quale singolare ironia della sorte." Osservò la giovane tornata in compagnia solo della sua fedele domestica.
Eppure quel suo atteggiamento non poteva rallentare il divenire del tempo,e fu sera e fu mattina,e l'ora della celebrazione arrivò come un ospite in anticipo. Anche in quell'occasione non aveva intenzione,come era solita fare,di dare nell’occhio in alcun modo,nella speranza di restare in compagnia delle sue amate pagine e di fatto nel prepararsi aveva lasciato i capelli sciolti,tenuto i suoi gioielli giornalieri, indossato un vestito adeguato ma senza sfarzi,tulle o strati e delle comode scarpe che coperte dalla lunga veste nessuno avrebbe mai visto,soprattutto non essendo mai dell'umore per ballare. Uscì dalla sua camera serenamente sentendosi a suo agio in quelle semplici stoffe ma gli sguardi delle sue sorelle adornate di perle,dagli abiti pomposi e i guanti con orli in pizzo esprimevano un disappunto abituale per la giovane, come un’antica tradizione. Ricambiò quelle attenzioni non richieste non donando loro la soddisfazione nemmeno d'un suo sguardo, iniziando poi a scendere le scale che conducevano alla sala da ballo. Subito notò come le altre erano già in pista con i loro sorrisi più finti sul volto e le mani strette in quelle dei più nobiluomini della notte mascherati,mentre ella non appena ebbe adocchiato un tavolo in un angolino s’era confinata lì in cerca di pace eterna,preferiva morire che assistere ad un'altra serata simile,ma le danze erano cominciate e le regole erano chiare,doveva restare lì.
Aveva appena iniziato a sfogliare le prime pagine quando la coda dell'occhio della ragazza sembrava esser stata catturata da una presenza statica di fronte a lei,ignorò la figura sperando se ne andasse lasciandola indisturbata, ma di darle tregua quella sera non avevano proprio intenzione.
“Sono degno,forse,d’un ballo con voi?” La silouhette di quell'alta figura s'animò d'una persuasiva voce maschile facendole perdere il segno sulla carta e quasi spaventandola,in tutti i maestosi balli che erano stati organizzati lì nessuno le aveva mai chiesto di danzare con lei,non che le mportasse davvero ma non poté che sospettare di quell’invito improvviso. Sollevò lo sguardo dal libro,ancora aperto fra le mani,volgendolo verso lo sconosciuto,ma anche con la maschera era riuscita a riconoscere il vero volto del ragazzo che le porgeva la mano,non vi era inganno che riuscisse a soggiogarla,la giovane scopriva sempre chi vi era sotto la maschera. Allorché seppur forse un’impresa ardua,nei lineamenti nascosti dello straniero riconobbe presto Thomas Lyordiff,il primogenito dell’importante famiglia nobiliare e soprattutto il giovane vampiro più amato,cercato e corteggiato da tutte le dame,non di meno che una delle persone ch’ella meno sopportava alla vista.
Nonostante quell’incontro la rendesse incredula,ora,quel finto gentiluomo ricercato da tutte meno che da lei,dall'altezza notevole,la muscolatura slanciata,le ciocche corvine che incorniciavano le iridi rosse e la carnagiona pallida, era proprio lì,in attesa d'una sua risposta.
“No Thomas”Declinò il cortese invito con fare seccato la ragazza dalla scarsa pazienza.
“Con voi non vi è maschera che tenga,non è vero? Cosa mi ha tradito?… Voi già sapete chi sono eppure io non vi avevo mai notata prima d’ora…” Confessò il gentiluomo con ilarità d’animo,ma la giovane non prestò alcuna attenzione a quelle parole riponendo gli occhi sulle pagine,sperando nuovamente ch'egli semplicemente l'abbandonasse.
“Cosa leggete?” Chiese con curiosità invadente il ragazzo sedendo d’improvviso accanto ad ella che prontamente allontanò il libro dalle grinfie del vampiro, iniziando ad osservarlo con sempre più diffidenza,che intenzioni aveva? Tormentarla tutta la serata finché non le avesse concesso un ballo? Aveva decisamente sbagliato persona,chiunque la conoscesse sapeva che la sua fama da testarda la precedeva ad ogni suo passo.
“Nulla a cui voi possiate aspirare.” Rispose infastidita.
“Voi mi offendete,ho una gran cultura…”Replicò il giovane ottenendo dalla ragazza come risposta solo uno spostarsi da lì,con visibile esasperazione in volto,dirigendosi verso il giardino reale.
“Dove va così di fretta?”Le domandò seguendola,ma all'udire di quelle parole y/n affrettò solo il passo temendo potesse avvicinarsi.
“Come mai così diffidente?” Le chiese ancora palesandosi davanti,a pochi centimetri dal suo volto, bloccandole ogni via d'uscità in quel labirinto di siepi. Lo squadrò confusa di come quel trucco gli fosse riuscito e sempre meno fiduciosa si allontanò rapidamente dal suo corpo.
“Non sono abituata alla sincerità altrui." Rispose istivamente la ragazza, scrutandolo da lontano nell'oscurità del giardino dove ora erano soli.
"Per voi è necessaria una completa fiducia nel parter per accettare un ballo?" Le fece notare con sarcasmo il giovane che lentamente si riavvicinava a lei.
"No ma quando chi non sa accettare la mia risposta mi segue di notte nei giardini reali potrete concedermi dei dubbi sulle vostre intenzioni,non credete?" Ribatté sagacemente ella con aria quasi sfidante.
"Legge molto ma nessuno vi ha insegnato a non rispondere ad una domanda con un'altra domanda?" La incastrò il vampiro dall'espressione furba.
"Non ho più tempo da regalarle" Replicò dandogli poi le spalle in modo imprevedibile, sfuggendo dalla ragnatela ch'egli le stava tessendo intorno parola dopo parola.
"Mi permetta almeno di conoscere il volto della donna dall'animo più crudele ch'io abbia mai incontrato..." Insistette prendendosi gioco di lei,trattenendola per un polso.
La giovane si voltò con i nervi a fior di pelle.
"Alla gente piena di sé come voi basta il proprio di viso." Rispose contenendosi la ragazza,opponendo resistenza alla presa che il nobiluomo aveva ancora sul suo polso.
"Voi cederete. Cederete le vostre difese con me e cadrete nella mia ragnatela." Cercò di persuaderla e quasi costringerla Thomas,come a predirle un inevitabile profezia difronte alla quale avrebbe solo dovuto arrendersi e accettare il suo destino.
"Vi illudete,non sono una delle tante ragazze che vi divertite a rifiutare." Gli tenne testa la dama dall'intenso temperamento.
"Ma lo sarete." Concluse con quelle parole il discorso,lasciando la presa sulla ragazza che non perse occasione per scappare da quella pesante atmosfera.
L'indomani ancora travolta dall'accaduto non riusciva a lasciar andare la rabbia che aveva accumulato la sera precedente,ed era inutile leggere,dilettarsi con il piano o dedicarsi ad una qualsiasi arte,distrarsi non toglieva il ricordo dell'espressione di dominio del ragazzo dalla sua mente e facendo un profondo respiro si rassegnò,decidendosi poi a lasciare la camera ancora alla ricerca della pace che da ieri sperava d'ottenere.
"AAh"Gridò spontaneamente cadendo sulle scale,ma dove aveva la testa? doveva solo scendere i gradini,e come se la bottà non le avesse inflitto abbastanza dolore non appena si guardò intorno di fronte vi era proprio l'odiato protagonista dei suoi ricordi.
"Vi ho trovata finalmente." Esordì il giovane avendo riconosciuto alcuni tratti della ragazza.
"Voi." Replicò sul punto di perdere le staffe la vampira.
"I pensieri su di me vi tormentano al punto da non notare gli scalini forse?" Ricambiò quel brusco saluto infierendo.
"No ma ammetto che la voglia di praticarle della pura violenza fisica potrebbe essermi saltata in mente un paio di volte." Continuò il discorso la giovane afferando la mano ch'egli le porgeva per rialzarsi.
"Quindi confessate d'avervi tormentato l'animo?"Insistette con prontezza l'avversario.
"Vi prego. Risparmiatemi queste mere conversazioni." Replicò ella dall'aria disgustata una volta dopo esser tornata in piedi.
"Dovreste supplicarmi più spesso sà?"Controbattè ostinato ad una sua vincita il ragazzo.
"Si può sapere per quale motivo vi aggirate per casa mia questa mattina?" Domandò la dama con sincera perplessità in volto.
"Non mi ascoltate forse? Vi ho insegnato ieri a non rispondere mai ad una domanda con un'altra domanda." Le rinfacciò egli acquisendo punti in quel duello verbale.
"Rispondete."Ordinò la ragazza con estrema serietà.
"Se proprio mi pregate,volentieri. Vedete ieri avete perso un fermaglio per capelli e si da il caso che un ragazzo molto perspicace come me,avendolo precedentemente visto indosso ad una delle vostre sorelle,abbia riconosciuto che potesse appartenere solo alla vostra famiglia,così son venuto presto a cercare la legittima proprietaria per restituire l'oggetto e scoprire il volto di chi ha osato tenermi testa la scorsa notte." Espresse le sue volontà il Lyordiff fiero delle sue indagini.
"Oh ma per favore. Di quale perspicacia vi vantate? Sul fermaglio vi è letteralmente il nostro stemma,a chi altro poteva appartenere?" Lo smascherò nuovamente con sempre meno pazienza y/n.
"Quante altre volte dovrete smascherarmi ancora prima di concedervi a me?" La sfidò di nuovo il giovane.
"Vi smaschererò fin quando vi saranno inganni. In ogni caso,con permesso,la ringrazio di avermi riportato il fermaglio di famiglia e ora mi congedo." Lo salutò con freddezza la ragazza,continuando a scendere le scale.
"Il vostro volto non basta,rivelatemi il vostro nome." Tentò egli di fermarla per un polso come quella notte.
Ella si voltò ancora una volta,ma prima che potesse replicare la lontana voce della madre la fermò da qualsiasi parola stesse per emettere.
"Y/n! Hai sistemato quelle carte sul tavolo?!" La chiamò la donna iraconda.
"Arrivo!" Rispose lei sospirando.
"Quindi questo è il vostro nome...ma voi non sembrate una domestica,con tutto il rispetto." Confessò il ragazzo perplesso.
"Perché non lo sono,ci sono molte cose che non sapete di me." Lo abbandonò con queste ultime parole proseguendo verso la sua tutrice.
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Ghost x Fem Reader
fantasy scenarios x reader (serie)
friends to lovers
Era un tardo pomeriggio come tanti per la ragazza,stava seduta su una sedia della cucina mentre fissava fuori il paesaggio dal tempo che presagiva un temporale. Fin da piccola lei e i suoi genitori vivevano in una casetta su due piani isolata in mezzo ad una folta e sconfinata prateria,erano spensierati ma ogni giorno che avanzava lei provava una profonda solitudine a vivere lì. Tutti i dì erano sempre uguali,doveva fare le faccende di casa e scendere giù in paese a vendere i prodotti che coltivavano,più ci pensava più stava male. Infondo voleva solo tornare bambina, tornare a giocare in mezzo ai prati e fare lunghe passeggiate con Leodor,l’unico amico che aveva sin da quando era nata. Un bambino dalla chioma biancastra,chiara come la sua pelle e dal viso costellato da due iridi verdi bosco. Al sol pensiero dell’amico le tornò in mente di quando dopo un pomeriggio insieme,immersi nel verde,le regalò una coroncina di fiori fatta a mano da lei stessa, ma proprio quando la ragazza gliela posò in capo egli la tolse per metterla in testa a lei,motivandosi complimentando la sua carnagione,dicendole che con il suo colorito le fonava di più. Trascorse con lui tutta la sua infanzia e crebbero insieme molto uniti, eppure con il fiorir degli anni lei cresceva mentre il giovane si fece vivo sempre meno,di conseguenza la poverina pensò spesso che si fosse trasferito ma non ebbe mai voluto rammaricarla con la spiacevole notizia,tuttavia ella non seppe più niente di lui e quella rimase perennemente un ipotesi.
“dicevi che avremmo giocato sempre insieme…”Disse fra sé e sé la ragazza lanciando un amaro e triste sguardo alla cucina,come a ritornare al presente da quelle felici memorie,tanto era sola al piano terra e nel buio di quella giornata nessuno l’avrebbe notata parlar per conto suo. Dopo poco si alzò raggiungendo il salone nella speranza di scacciare i pensieri negativi,anche se sembrava un’impresa impossibile quel pomeriggio,ed iniziò a cercare tra i libri della libreria accanto al divano qualcosa da leggere per distrarsi. Era presa nella ricerca di qualcosa che non aveva mai letto e dal titolo interessante ma nulla sembrava colgliere la sua attenzione,e proprio quando stava per arrendersi davanti alla solita libreria di legno scuro che quotidianamente scrutava,un rumore improvviso la fece sobbalzare.
Un libro non molto distante dal ripiano che stava osservando era caduto. Non appena si chinò a raccogliere l’oggetto la sua espressione perplessa tramutò in pura malinconia e decise di sedersi lì a terra con esso.
Era il libro di favole che amava leggere con Leodor. Sfogliò le pagine pian piano tentando di non dare troppa libertà a quella tristezza celata nelle memorie,
“Excalibur era la sua preferita” pensò ad alta voce ancora una volta,sorridendo ai ricordi contenuti in quel testo,ma a interrompere quella quiete ora dolorosa un rumore insistente stava pian piano tormentando la ragazza. Di colpo iniziò a guardarsi intorno cercando di capire quel bussare sul vetro da dove venisse ma nessuna finestra ne era la causa,si alzò girando freneticamente alla ricerca della provenienza di quel suono,quando nello specchio sul muro delle scale un riflesso sbiadito le fermò il respiro dallo spavento. Qualcosa,o meglio qualcuno vi era riflesso sullo specchio,ma non era la sua immagine,vi era qualcun altro che disperato bussava sulla superficie dell’oggetto. Con cautela si avvicinò tremante verso questo,ma non appena fu vicina un espressione sorpresa la pervase,era contenta ma con inquietudine profonda,all’interno dello specchio vi era racchiusa la figura di Leodor,più bianco e livido che mai e cresciuto, sembrava ora avessero entrambi la stessa età,”ma come era finito lì dentro?” si domandò la ragazza.
“Leodor…”Pronunciò il suo nome ancora sconvolta lei.
“Y/n,sono venuto qui un ultima volta solo per rivederti..”Disse il giovane come se davanti alla figura matura della ragazza gli mancasse il fiato.
“Perché s-sei lì? Tu-? Come-?”Chiese lei piena di interrogativi.
“Y/n,io sono… sono morto nell’anno in cui sei nata…tu hai sempre giocato con un morto,non ricordi come tutti credevano che tu avessi un amico immaginario ma in realtà ero io?”Le spiegò il ragazzo fantasma con fare diretto.
“No,non è possibile-“Si interruppe lei iniziando a realizzare tutto pian piano,mentre dei flashback le attraversavano la mente con violenza tale da quasi stordirla.
“Allora perché sei sparito? E perché sei cresciuto come me?”Domandò la giovane sempre più scossa dalla situazione.
“Sparii perché ormai stavi crescendo e non me la sentivo di tenerti in un’ amicizia che potevamo vedere solo noi due per sempre,me ne andai facendo un patto nell’aldilà per poter crescere con te ma le regole erano che non ti avrei vista mai più..infatti ho poco tempo,non sanno che sono qui.” Continuò a spiegargli lo spirito con visibile fretta.
“Io non ci sono stato per te,lo so,ho sbagliato per non tenerti in qualcosa di fittizio anche se avevi solo me,ma sappi che ho vegliato su di te notte e giorno nonostante la distanza.”Terminò la frase enunciando quelle ultime parole con un velo di tristezza.
“Allora perché sei qui ora?Così ti scopriranno.” Lo esortò la ragazza ad andarsene per il bene dell’amico. Ahimè era uno dei suoi brutti vizi metterlo sempre come priorità e non pensare mai a sé,ma infondo,dietro quelle parole,voleva solo restare con lui per l’eternità.
“Tu non capisci- solo dopo oggi potrò andarmene in pace! Solo dopo averti rivisto un’ultima volta!” Si agitò lo spettro del ragazzo sapendo che il suo tempo stava per scadere.
“Bene,ma ora vai!”Lo invitò nuovamente ad abbandonarla la ragazza.
“No! Io-“Insistette il ragazzo per poi avvicinarsi sempre di più a lei uscendo con il busto dallo specchio,e con una mano sul bordo dell’oggetto e l’altra poggiata sulla guancia della giovane decise di darle un bacio d’addio per poi svanire definitivamente. A quel gelido e delicato contatto,come un carezza fredda,la giovane rabbrividì ma in un attimo cedette avvertendo paradossalmente che l’amore d’un morto le stesse scaldando l’animo.
Tuttavia non appena vide di nuovo sé stessa nello specchio una profonda nostalgia l’avvolse,lasciandola cadere sulle ginocchia e accasciarsi poi sulle travi di legno del pavimento,nonostante le lunghe vesti che portava il gelo l’avviluppava e si faceva strada in lei in tutti gli spifferi dei panneggi del tessuto,ma non un aria fredda come quando ella era in compagnia del suo innamorato dell’oltretomba,un freddo di pura solitudine ora la circondava,un freddo così forte da rendere al tatto quelle lacrime sul suo volto come frammenti di ghiaccio che le rigavano le guance.
Nel mentre che quel turbine di emozioni si prendeva gioco di lei come il destino stesso per primo aveva fatto,il suo sguardo si posò un passo avanti a lei,esattamente per terra sotto lo specchio,non lo aveva notato prima,ma proprio lì dopo il loro ultimo addio uno di quei fiori che comunemente trovava sempre fuori ora era poggiato sul pavimento.
Uno di quei fiori fragili e piccoli che non raggiungono nemmeno le dimensioni di un soffione,un “non ti scordar di me” giaceva lì con il suo cuore affranto.
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