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#Arti Pittoriche
marcogiovenale · 5 months
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22 aprile, accademia di brera: primo incontro di francesca marica sulla pratica di scrittura poetica
Inventario Privato, Accademia di Brera, aula 8.Ospite del Prof. Pasquale Polidori e del suo corso di Arti Pittoriche, domani mattina Francesca Marica terrà un primo incontro sulla pratica di scrittura poetica analizzata lungo tre direttive variabili e scalari: soggettività/ linguaggio ed elemento spaziale.Lo spazio è uno degli argomenti centrali del corso di studi di questo anno e sul concetto di…
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
LE RADICI DELLA CRISI
Quando si pensa al "Rinascimento" in Italia, le espressioni si fanno idillio.
Ovviamente, è un errore.
Velato dalla bellezza delle arti plastiche e pittoriche in anni di densa produzione e di "maestri" inarrivabili, paradigmi della successiva "maniera".
Ma nell'Europa del Nord, la crisi spirituale e con essa il rivolgimento delle società e degli individui, la cui collocazione al centro della vita è già indice della modernità, si afferma senza infingimenti.
Nessuna illusione, neanche qui: si tratta di un'altra forma di retorica, severa, austera, grigia.
No, ancora di più: tormentata, angosciata, ossessionata.
L'intero vecchio continente ne verrà stravolto: l'età protestante, la riforma, la reazione delle gerarchie romane, le lotte di potere, il fanatismo religioso, la guerra, fino al "Sacco di Roma", avvenimento spartiacque che segna la fine della centralità della Chiesa cattolica e, paradossalmente, anche la fine dell'Impero incarnato da Carlo V.
Entrambe le istituzioni protagoniste della storia stanno per subire l'avvento delle Nazioni.
Lunga fu la scia, si estenderà per tutto il XVI secolo fino alla Guerra dei Trent'anni tra il 1618 e il 1648 e alla pace di Vestfalia che darà un nuovo assetto all'Europa.
La Germania rimarrà frammentata in Stati che potranno trovare unità solo oltre due secoli dopo.
È il riflesso del passaggio dall'unità religiosa alla fede vissuta come traccia individuale.
Ma non regge al fanatismo della verità: questi, non conosce la tolleranza.
E incombe, dai nuovi pulpiti.
Come il cavaliere attraversa saldo nella sua armatura di fede il dramma della morte e l'incombere del male, così l'uomo che l'arte del Nord immagina, è figura della solitudine e del sacrificio, eroe della lotta: l'unico affidavit è riposto in se stesso.
Dürer intuisce, come ogni vero artista, l'avvento di un modello diverso di umanità: più libera, cosciente.
Ma sa anche che questo modello richiede la ricostruzione di principi guida, di un'identità che dall'individuo passi alla dimensione collettiva: ecco la crisi.
La città, sul picco della montagna, è un enigma lontano, silenzioso.
Il cavaliere, meditabondo nella sua dignità di spada e di obblighi, segue il cammino e i suoi pericoli.
Li attraversa, non li teme.
Perché ne riconosce l'essenza: è identica alla sua.
Uno stanco mendicare che ha solo l'apparente baldanza muscolare di un cavallo al trotto e l'incosciente vitalità di un cane.
L'esteso simbolismo dell'immagine è anch'esso un barlume che non riesce a mascherare il senso di rassegnazione delle tre figure: fiacche comparse in un circo abbandonato al "memento mori".
Come radici senza più terra, abbarbicate sulla roccia.
Dura.
Pesante.
Scenario estremo che nulla potrà accogliere.
- Albrecht Dürer (1471 - 1528): "Il cavaliere, la morte e il diavolo", 1513, Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe (Germany)
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gabrielesalvaterra · 4 months
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Alberto Fiorin / Mirijam Heiler GEOMETRIE SENSIBILI curated by Santina Ricupero texts and introduction by Gabriele Salvaterra Spinea (VE), Oratorio di Santa Mari Assunta April 12th - May 5th 2024
La doppia esposizione Geometrie sensibili pone a confronto il lavoro di Alberto Fiorin, veneziano di nascita, con la ricerca dell’artista altoatesina Mirijam Heiler. Alberto Fiorin, scultore, insegna Tecniche del Marmo e delle Pietre Dure presso L’Accademia di Belle Arti di Venezia ed è specialista del restauro di opere in marmo, con commissioni da parte di prestigiosi musei. L'autore espone in Santa Maria Assunta, Opus Sectile, una scultura a terra che riprende le armoniose organizzazioni pavimentali di chiese e palazzi antichi, il cui gioco prospettico distorto mette in discussione le nostre regole di visione acquisite. Tale scultura è posta in relazione con un massiccio blocco grezzo di marmo di Carrara retto alla base da quattro solidi, sculture in marmo di diversi colori, scolpite con eleganza e raffinatezza ma che, fungendo da basi per il grosso blocco, sono celati al nostro sguardo. Come simbolici pilastri di senso dell’esistenza, l’essenziale, invisibile alla nostra vista, va cercato col cuore e le risonanze interiori. Alle pareti due pannelli con disegni mostrano il percorso mentale di sviluppo del progetto e degli accorgimenti tecnici per la sua realizzazione. Nell’oratorio di Villa Simion Mirijam Heiler espone una serie di delicate opere pittoriche definite “Opere d’astrazione geometrica che parlano di paesaggi commoventi, esperimenti di poesia visiva che danno parola alla voce silenziosa degli alberi, direttrici e linearità provenienti dagli oggetti più comuni che consentono l’emersione sul supporto di liriche vibrazioni. Composizioni che si muovono con adattabilità tra l’astrazione geometrica, la poesia visiva, l’universo segnico e il disegno lirico minimale (Licini, Melotti o Matisse). Una geometria che sa anche essere sensuale quindi, ribaltando i presupposti di freddezza da cui sembrava nascere; una geometria che si dimostra capace di emozioni e gentilezza".
with exhibition catalogue
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enkeynetwork · 12 days
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lamilanomagazine · 7 months
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Verona, nuova esposizione nella Casa di Giulietta: ritrovato e acquistato il dipinto Romeo e Giulietta di Cosroe Dusi
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Verona, nuova esposizione nella Casa di Giulietta: ritrovato e acquistato il dipinto Romeo e Giulietta di Cosroe Dusi.  Da Mercoledì 6 Marzo, nella Casa di Giulietta, è visibile al pubblico il dipinto di grandi dimensioni del pittore veneziano Cosroe Dusi, Romeo e Giulietta del 1838, in cui viene raffigurato l'incontro notturno dei due amanti nella dimora della giovane Capuleti. A lungo ritenuto disperso e solo recentemente rintracciato, il dipinto è stato acquistato da Musei Civici di Verona nell'ambito di un progetto di riallestimento della Casa di Giulietta, dove sarà esposto in via permanente - dopo quasi due secoli dall'unica apparizione pubblica -, andando ad arricchire il percorso di visita del complesso museale. Il progetto è a cura della direttrice dei Musei Civici Francesca Rossi e della curatrice della Casa di Giulietta Fausta Piccoli. "Si tratta di un'importante acquisizione, con cui i Musei Civici vanno a consolidare un potente fattore di attrattiva della città di Verona, il mito di Giulietta e Romeo reso immortale da Shakespeare. Il dipinto ottocentesco di Dusi si inserisce coerentemente e dialoga con l'allestimento "in stile" della Casa di Giulietta, curato da Antonio Avena tra il 1938 e il 1940 – spiega l'assessora alla Cultura Marta Ugolini –. Nell'intento di arricchire l'esperienza di visita, si è studiata una collocazione dell'opera nel salone più ampio della Casa, salone dove le rilevanti dimensioni della tela possono risultare pienamente apprezzabili anche per una visione a distanza, con uno stile che richiama le messe in scena teatrali. Ricordiamo che le opere d'arte originali e richiamanti la vicenda dei due giovani e sfortunati amanti esposte nella Casa di Giulietta non sono ad oggi particolarmente numerose. L'esposizione permanente del dipinto di Dusi, in dialogo con un'altra opera ottocentesca, Giulietta di Pietro Roi del 1882, rappresenta il primo passo di un percorso che introdurrà miglioramenti significativi alla Casa di Giulietta. Un vero e proprio luogo iconico di Verona, che come Amministrazione vogliamo rendere di nuovo all'altezza della sua notorietà e del 'pellegrinaggio laico' che ogni anno si reca ai luoghi shakespeariani, dal cortile con il celebre balcone, alla Casa di Giulietta, alla sua tomba". "Il grande dipinto a olio su tela di Dusi si presenta ottimamente conservato all'interno di una pregiata cornice dorata originale di manifattura milanese - continua la direttrice Francesca Rossi –L'opera fu realizzata per l'Esposizione di Belle Arti di Venezia del 1838. L'eleganza della pittura proviene da una sapiente combinazione di artifici compositivi e tecnici che dimostrano un'interpretazione melodrammatica molto personale del magistero di Francesco Hayez in voga all'epoca. L'articolazione scenografica dello spazio architettonico, lo sfoggio dei colori, gli effetti luministici e degli abiti che indossano i due personaggi, l'espressione intensa del loro saluto amoroso struggente, la finezza del disegno, sono tutti elementi che esaltano il fascino e la qualità stilistica del dipinto. Il soggetto riflette anche il preciso momento in cui la vicenda dei due giovani innamorati vide la sua prima, grande fioritura e alimentò in tutta Europa la conoscenza e la fama dei luoghi veronesi di Romeo e Giulietta, a partire dalla Tomba e dalla Casa di Giulietta. A date così precoci, sono davvero molto rare le opere pittoriche dedicate al soggetto. Questa acquisizione aggiunge quindi un tassello cruciale per la conoscenza della prima stagione della diffusione nell'arte figurativa del tema shakespeariano. Per questo siamo particolarmente orgogliosi che sia entrata nel percorso di visita della Casa-Museo. In Italia si avrà poi un picco di interesse tra gli artisti del secondo Ottocento e primo Novecento, in parallelo alla fortuna all'estero, in particolare nella pittura inglese e tedesca. L'opera viene ora esposta nella cosiddetta "Sala da Ballo" in dialogo con i costumi di scena di Danilo Donati per il celebre film di Zeffirelli del 1968 e con l'opera a pastelli colorati di Pietro Roi, Giulietta, donata ai Musei Civici dal generoso gesto di Giuseppe Manni, animato dal desiderio di vedere nella Casa-Museo dei capisaldi rappresentativi del mito dei due amanti nell'arte".   GIULIETTA E ROMEO DI COSROE DUSI Il dipinto, di grandi dimensioni – olio su tela, cm 218 x 164 – e in perfetto stato conservativo, raffigura Romeo che abbraccia Giulietta rivolgendole un tenero sguardo nello spazio intimo di un balcone o di un loggiato. Spiccano l'espressività dolente dei due innamorati e la preziosità del loro abbigliamento, che passa dal rosso acceso per la veste di Romeo al bianco per quello di Giulietta, simbolicamente polarizzati tra purezza e passione. L'opera ben si colloca nella maturità artistica di Cosroe Dusi, che proprio in quegli anni andava allargando i suoi orizzonti artistici alla pittura di storia di stampo romantico, aggiornando il suo stile in direzione dell'esperienza di Francesco Hayez. Dopo un soggiorno a Monaco, dove aveva ottenuto un certo successo come autore di ritratti, Dusi tornò in patria dove, nel 1838, si tenne una mostra presso le sale dell'Accademia di Venezia per celebrare la visita dell'imperatore d'Austria Ferdinando I. Qui Dusi espose ben sette opere, tra cui Romeo e Giulietta, che aveva eseguito su commissione del conte Francesco Gualdo di Vicenza, come confermano i documenti, conservati alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza, che attestano il pagamento dell'opera e la provenienza da Milano della splendida cornice in foglia d'oro che ancora impreziosisce il dipinto. Non sono al momento note le sorti successive della tela, probabilmente entrata a far parte della collezione del conte vicentino, esponente di una delle più nobili famiglie della città, e quindi passato con ogni probabilità sul mercato antiquario, in seguito alla vendita della collezione dopo la metà dell'Ottocento. La storia di Giulietta e Romeo nasce dalla penna di Luigi da Porto, nobiluomo vicentino, e viene pubblicata come novella nel 1531. L'ambientazione veronese si ispira probabilmente alla Divina Commedia di Dante dove i Montecchi e i Cappelletti, famiglie medievali, erano in lotta tra loro. I Montecchi furono davvero un'antica e nobile famiglia veronese coinvolta nelle lotte di fazione del Duecento, mentre i Cappelletti erano una famiglia guelfa di Cremona, creduta veronese all'epoca di da Porto.La storia di Romeo e Giulietta inizia subito a circolare a Verona e qualche anno dopo sarà apprezzata anche in Francia, per giungere poi in Inghilterra dove, nel 1596, viene messa in scena da William Shakespeare con il titolo di The most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet. Ai versi immortali di William Shakespeare si deve la fama universale di quest'opera, però fu il celebre dipinto di FrancescoHayez con l'Ultimo bacio di Romeo e Giulietta, a inaugurare, nel 1823, la fortuna popolare del soggetto restando, insieme alla tela di Dusi, la più importante testimonianza figurativa di grande formato dei due amanti nella pittura italiana di quest'epoca. L'opera di Dusi conobbe subito una straordinaria fortuna iconografica. Già nel 1841, infatti, comparve in un'incisione tratta da un perduto disegno di Lilburne Hicks, illustratore inglese che forse vide il dipinto di Dusi a Venezia. L'incisione fu in seguito utilizzata sia a corredo di libri e riviste –, sia in fogli sciolti, per poi circolare in forma di cartolina all'inizio del Novecento. Il quadro, riscoperto dal professor Sergio Marinelli e studiato anche da Elena Lissoni e Fernando Mazzocca, rientra oggi a Verona dopo il prestito per la mostra, tenutasi all'Accademia Carrara di Bergamo tra le iniziative della città Capitale della Cultura 2023, Tutta in voi la luce mia. Pittura di storia e melodramma a cura di Fernando Mazzocca e Mariacristina Rodeschini.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 8 months
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Sabato 13 gennaio alle ore 12.00 sarà inaugurata a Roma, nella sala polifunzionale del Museo di Arte Contemporanea Crocetti, in Via Cassia 492, dedicato alle opere dello scultore italiano Venanzo Crocetti, famoso anche per la realizzazione della Porta dei Sacramenti nella Basilica di San Pietro, l’esposizione di alcune opere pittoriche su carta e tela, ispirate al mondo della moda e al costume, realizzate dagli artisti Emanuela Di Filippo e Irakli Mekvabishvili diplomati presso l’Accademia di Belle Arti di Roma da oltre tre lustri, raccolte sotto il titolo “Moda & Costume nelle Arti Visive”. L’esposizione è stata idealmente programmata per essere allestita all’interno di un “Fashion pop up store”, per raccontare il rapporto e l’unione tra il mondo dell’arte e quella del fashion. che, come documenta la storia della Moda, si sviluppa già durante il Modernismo dall’Art Nouveau, nelle Avanguardie agli anni Quaranta, Cinquanta fino a raggiungere la massima espansione negli anni Sessanta in poi.. Emanuela Di Filippo espone una selezione delle sue opere (oltre 200 illustrazioni) eseguite tra il 2014 e il 2023 durante la sua residenza tra Londra, Bristol e Roma: disegni di figure acefale dagli esili tratti e colli slanciati, ispirate alla storia della moda a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta ed in particolare per l’iconico Brand Britannico Biba. Le opere, di varie dimensioni, sono realizzate su carta e tela, in tecnica mista, con campiture vivaci dai colori caldi e freddi, con il fondo rappresentato da una superficie colorata. Attualmente la sua indagine continua a guardare la storia della moda in relazione all'arte, interpretando e schizzando su carta abiti, accessori di Brand Italiani e internazionali inseriti nella piramide della moda. La mostra sarà anche occasione per una breve presentazione di una vasta gamma di corsi di “Fashion Culture”, di “The language of Fashion” e di “The language of Italian Art” che Emanuela offre individualmente durante tutto l'anno. L’artista Georgiano, Irakli Mekvabishvili, in arte Mekira, si ispira ad immagini scenografiche senza tempo, poetiche, classiche e vernacolari, elementi, questi, visivamente incapsulati nella sua serie di lavori nati dieci anni fa che si evolvono fino ad oggi. Un termine appropriato per queste opere sarebbe “Collage Paintings” poiché il collage è una parte importante nel processo della creazione dell’artista. Il progetto nasce dall'idea di ricreare ambienti, scene e personaggi immaginari, enigmatici e surreali. Queste opere attestano la continua ispirazione dell'artista dai testi, il fascino per il teatro, il cinema, la fotografia e Moda. La mostra, patrocinata dall'Ambasciata di Georgia presso la Santa Sede, resta aperta fino al 18 gennaio negli orari di apertura del Museo: dal lunedì al venerdì dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 e il sabato dalle 11.00 alle 19.00.
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chiara-morini · 9 months
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Aspettando il presepe vivente di Fermo. Una mostra sulla Natività a cura degli studenti dell'artistico
FERMO In attesa del Presepe Vivente alle Cisterne Romane, è stata allestita una mostra sulla Natività composta da otto opere pittoriche olio su tela realizzate dagli studenti dell’indirizzo “Arti figurative” del Liceo Artistico Preziotti – Licini di Fermo. La mostra comprende otto quadri realizzati con antiche tecniche pittoriche e doratura. Il lavoro degli alunni è stato coordinato dalle…
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silviascorcella · 10 months
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Antonio Marras a/i 2017: elogio dell’ornamento che narra l’identità oltre il tempo
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Un flâneur singolare, squisitamente unico nel suo genere, viaggiatore che vaga irrequieto e insaziabile in mondi sospesi sulla realtà, affollati di storie che attendono solo di essere narrate. Storie racchiuse in oggetti riemersi e ritrovati dal tempo che fu, in ricordi antichi ed ancora limpidi tramandati giù per lo scorrere delle generazioni, in racconti che appartengono alla terra propria, quella dell’isola sarda, e a quelle lontane ma mai estranee: storie accovacciate in punta di una penna mai stanca di tradurre sul foglio le immagini plasmate dalla fantasia; in punta di mani sapienti, sempre immerse nell’opera sartoriale di dar loro concretezza tattile nella stoffa viva e nei decori accumulati, perciò inconfondibili.
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Antonio Marras, rigattiere istintivo e sofisticato della materia e della memoria, che mescola al richiamo forte dell’arte come via prediletta d’espressione, ed impasta assieme alla moda come linguaggio fondamentale di bellezza: non appartiene ad un’unica categoria, bensì al fascino irresistibile ed intenso dello sconfinamento tra le arti e alla profondità della passione a plasmarne le contaminazioni in creazioni di stile da indossare. E tale alchimia accade nuovamente e felicemente con la collezione a/i 2017-2018!
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Ogni collezione da sempre racconta una storia diversa: come fosse un gioco di specchi e riflessi da caleidoscopio, quella dedicata al prossimo inverno, come suggerisce il titolo “Haunted”,si compone di varie presenze, ovvero narrazioni che han preso vita in tableaux-vivants in bilico perfetto tra performance teatrale, installazione d’arte e, per l’appunto, presentazione di moda. Scene interpretate da modelli e attori che hanno abitato le ampie stanze della Triennale di Milano. Proprio quelle che, fino allo scorso 21 gennaio, hanno ospitato la mostra antologica dedicata allo stesso Marras: “ Nulla dies sine linea. Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto”.
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Sullo sfondo, un fil-rouge che dalla vita artistica dello stesso Antonio Marras, già in mostra, si apre in un abbraccio alla vita creativa del regista ed artista armeno Sergej Iosifovic Paradžanov, anche lui custode dell’arte di mescere le discipline per sublimarne le realizzazioni in opere che agganciano lo sguardo con la forza pittorica mentre rapiscono il pensiero con la potenza evocativa.
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L’ispirazione parte da qui: da una mostra parigina dedicata al regista che Antonio Marras visitò dieci anni fa, e la cui folgorazione s’innesta nell’immaginario visionario fino a declinarsi, generosa, in un carosello di creazioni maschili e femminili che sintetizzano nella bellezza il penchant di entrambi per quell’approccio da cantastorie di realtà, fatta di oggetti della quotidianità passata, di suggestioni pittoriche, di memorie intime eppur collettive che sfumano nella fiaba sognante, ma con le radici ben aggrappate alla terra madre.
Ed ora, prendiamo l’ensemble appena illustrato e decliniamolo nel linguaggio di poesia stilistica che di Marras è tratto d’identità inconfondibile: ed in un’atmosfera sospesa tra allure retrò e contemporaneità d’intenti si riconoscono le sovrapposizioni di tessuti opulenti e le incrostazioni di decori preziosi, i brandelli di materiali recuperati che prendono una vita nuova, le applicazioni e i ricami che si posano frementi ovunque, dai cappelli alle décolleté, sui colli ampi dei cappotti da uomo e i bomber, sui giubbotti di pelle e sui pizzi sensuali dei vestiti di lei.
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Ed ancora, gli accostamenti inusuali che diventano affinità elettive: i completi maschili da uniforme di soldati e gendarmi d’antan e la fluidità lasciva degli abiti femminili, il rigore delle camicie e le trasparenze suggerite, le fantasie floreali che dalla delicatezza man mano esplodono in collage eclettici, gli ori metallici e e i jacquard solenni, i kilt scozzesi e lo chiffon cosparso di ornamenti, le ruches, le balze, i fiocchi. L’ornamento che è segno d’identità, di dichiarazione salvifica d’eccentricità!
Silvia Scorcella
{ Pubblicato su Webelieveinstyle }
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pietroalviti · 1 year
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Ceccano, i suoi artisti in giro per il mondo, personale di Delia Pizzuti a Roma, vernissage alle 18 del 14 luglio
Kaleidoscopic way è un progetto espositivo che raccoglie alcune opere pittoriche di Delia Pizzuti, ceccanese, diplomata al Liceo Artistico A. G. Bragaglia, laureata in Geografia umana e organizzazione del territorio all’Università degli Studi di Firenze e diplomata in Arti visive – pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La mostra, che verrà inaugurata oggi 14 luglio, alle ore 18, presso…
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It's time for a Bio
It.
Allegra, scenografa professionista specializzata in opera lirica e teatro, lavora con grandi registi italiani.
Fiorentina, classe 1983, si è laureta cum laude all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, all'interno del quale ambiente entra in contatto con gli artisti dell'arte contemporanea italiana lasciandosi contaminare sia dalle correnti concettuali che più accademiche.
Il suo lavoro riguarda la memoria con l'intenzionale volontà di tornare alla pittura classica, la scelta dei colori e delle tecniche pittoriche ricordano la pittura italiana dei primi del '900.
Le "Nuotatrici Tristi" nascono nel 2014, Lei le chiama affettuosamente: "le mie ragazze".
En.
Allegra, professional set designer specialized in opera and theatre, works with great Italian directors. Florentine, born in 1983, she graduated cum laude at Brera's Academy of Fine Arts in Milan, within that environment she gets in contact with contemporary Italian Art artists, allowing herself to be contaminated by both conceptual and more academic currents. Her work concerns memory with the intentional desire to return to classical painting, the choice of colors and painting techniques reminiscent of Italian painting from the early 1900s. The "Sad Swimmers" were born in 2014, she affectionately calls them: "my girls".
#allegrabbart #allegrabernacchioni #allegra #pitturaacrilica #pittriceitaliana #arteitaliana #vintageart #commissionedart #artistbiography #artistbio #sadswimmers #sadswimmer #myart #acrylicpaintingartist #artisthunters #capetownart #italianartist
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fashionluxuryinfo · 2 years
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Opere Delta N.A. esposte su Big Screen Plaza, New York Big Screen Plaza è un punto nodale per l’intrattenimento artistico e l’innovazione culturale a New York. Durante tutto l’anno, l’organizzazione espone una selezione di mostre digitali, in collaborazione con le istituzioni artistiche e culturali della città. Le immagini di opere pittoriche, fotografiche e di altre arti visive, vengono proiettate a ciclo continuo su di uno schermo digitale lungo circa 10 metri che si affaccia su di una piazza nel centro di New York. https://www.fashionluxury.info/it/
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martinaditrapani · 2 years
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Martina Di Trapani, pittrice e artista | INTERVISTA
By Andrea Giostra
Ciao Martina, benvenuta e grazie per avere accettato il nostro invito. Ai nostri lettori che volessero conoscerti quale artista delle arti visive, cosa racconteresti di te?
Per me la pittura è un dono, il mio linguaggio pittorico si fa racconto che scaturisce sempre da un’intima ispirazione. Racconti di quotidianità, ricordi e desideri, di affetti e sentimenti come pagine di un diario o di un album familiare che li accoglie e li raccoglie. Racconto la mia storia, e in qualche modo quella di ognuno di noi.
… chi è invece Martina Donna della quotidianità? Cosa ci racconti di te della tua vita al di là dell’arte e del lavoro?
La mia quotidianità è incentrata sull’arte ed il lavoro. Da parecchi anni mi occupo anche di laboratori artistici e creativi per bambini, un progetto di accoglienza e socializzazione che favorisce le attività educative e dona ai più piccoli il valore della creatività affinchè si possano sviluppare le proprie abilità artistiche, la capacità di osservazione, conoscendo gli strumenti, i colori, le tecniche pittoriche come nuovo linguaggio.
Come è nata la tua passione per l’arte e per le arti visive in particolare? Qual'è il tuo percorso professionale, esperienziale, accademico e artistico che hai seguito?
Fin da piccola avevo le idee molto chiare sul fatto che nella vita avrei disegnato. Passavo interi pomeriggi cercando di sperimentare e creare nuovi mondi, sono sempre stata una sognatrice. Il disegno come gesto d’istinto e anche come momento di analisi e di approfondimento. Mi ha aiutato l’aver studiato Pittura e gli anni Accademici senz'altro mi hanno permesso di acquisire una maggiore consapevolezza del mio lavoro. Uno studio che necessita ricerca, dal disegno quale territorio intimo ad uno più grande come la Pittura.
Come nasce invece il tuo lavoro di disegnatrice di copertine di riviste molto importanti o per libri illustrati?
Il disegno e l’illustrazione sono alla base del mio lavoro. Ogni illustratore, ogni artista ha le proprie caratteristiche, punti di forza e stili inconfondibili. La curiosità e il legame alla scrittura mi ha permesso di intraprendere questa ulteriore posizione, creando degli alias e delle rubriche illustrate che mi hanno dato modo di essere conosciuta anche come Martina Love o Amos Klein. Ho creato diverse rubriche su tematiche quali amore, cinema e arte e illustrato il tutto secondo un vero e proprio storyboard.
Come definiresti il tuo linguaggio artistico e il tuo stile? C’è qualche artista al quale ti ispiri?
Arte come terapia dell’anima. Versatilità e passione come tratti distintivi di un’arte in continua sperimentazione. L’arte è ricerca, un potente strumento di rielaborazione di noi stessi e di ciò che ci circonda. Il mio lavoro ha un filo conduttore con le cariche emotive, gli impulsi, i desideri.In ogni dipinto sembra celarsi una filosofia di vita. Tutto parla attraverso il lavoro dei pittori, è un mondo talmente ampio da ispirarci a vicenda. “Il potere dei ricordi”; guardi tutta la pittura e impari da tutto. Come per me con altri mezzi come la fotografia ed il cinema.
Il colore ha un ruolo chiave all’interno della mia produzione artistica. Sia forma che dettaglio.
Tu hai partecipato a molte mostre, sia personali che collettive. Ci racconti di questi successi, quali quelli più importanti, sia quelli recenti che quelli passati? Insomma, raccontaci qualcosa della tua carriera artistica e professionale.
Sono tutte importanti per me, seguono il loro tempo in cui le ho realizzate. Ho sempre avuto un legame tra pittura e cinema, o pittura e scrittura, quindi le mie esposizioni personali sono legate da questo filo conduttore. Ricordo “Ai confini della realtà” come “My Dreams” su base fantascientifica, con proiezioni da Rod Serling a David Lynch, mentre “Rescue Remedy” spiega l’immenso lavoro svolto per anni come editorialista sulle tematiche dei sentimenti tra la pittura e l’amore come cura. Progetto molto ampio, fatto di tanta ricerca che si completa successivamente con una residenza a Palermo e la pubblicazione di un libro illustrato.
Cosa vuol dire per una Donna artista lavorare in Sicilia? Cosa vuol dire aver fatto una scelta di vivere del tuo lavoro di artista in questa isola bellissima ma che non sempre riesce a riconoscere i pregi dei suoi talenti e dei suoi artisti?
Palermo ha un cielo che non trovi da nessun'altra parte. Lavorare con ciò che ti fa stare bene, la luce, le persone, il clima per cui fa sviluppare meglio il proprio lavoro. Ogni luogo ha una sua vibrazione. La Sicilia è un'isola presente nella mia pittura, ma geograficamente scomposta visto che vivo da molti anni in un’altra città. Una città che ho reso più colorata come con il mio lavoro.
«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te? E cosa è la bellezza nelle arti visive?
Dare una risposta non è facile, come testimoniano generazioni di filosofi. Mi viene in mente quello che ha fatto l’uomo artista nel corso dei millenni, partendo dalla rappresentazione della natura, dei suoi simili e di se stesso. L’artista ha fatto proprie le “regole” di bellezza e abbiamo cosi visto che il senso di bellezza non è mai lo stesso. Ha assunto funzioni, significati diversi nel corso dei secoli e delle varie culture.
Anche l’orrore, il caos, il dramma possono diventare motivo di rappresentazione artistica quindi oggetto di bellezza. Ognuno si può riconoscere o meno in uno stile, o in un tipo di bellezza, trovando delle affinità e compatibilità con il proprio mondo.
«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua arte e nelle tue opere?
Un mare delle menzogne, un diario quello di Anaïs Nin come esplorazione di sentimenti e sessualità. L��amore e i sentimenti sono in ogni mio lavoro, a volte malinconici, a volte ironici e senza dubbio pieni di gioia e di quello che il sentimento dell’amore può trasmettere.
Ci parli dei tuoi imminenti impegni professionali, dei tuoi lavori e delle tue opere in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata?
Da poco si è conclusa una mia esposizione a Torino, durante la settimana dell’arte contemporanea, e la presentazione di un nuovo ciclo di lavori. Attualmente sto preparando la presentazione per una nuova mostra personale e collaboro con un’Agenzia francese per un progetto di arti visive e moda. Lavoro tra Torino e la Francia e continuo oltre la mia ricerca artistica il mio lavoro di Docente.
Presto tornerò in Sicilia e in Campania per nuovi progetti.
Martina Di Trapani
http://martinaditrapani.tumblr.com/
http://Instagram.com/martina_ditrapani
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti 
LE RADICI DELLA CRISI
Quando si pensa al "Rinascimento" in Italia, le espressioni si fanno idillio. Ovviamente, è un errore. Velato dalla bellezza delle arti plastiche e pittoriche in anni di densa produzione e di "maestri" inarrivabili, paradigmi della successiva "maniera". Ma nell'Europa del Nord, la crisi spirituale e con essa il rivolgimento delle società e degli individui, la cui collocazione al centro della vita è già indice della modernità, si afferma senza infingimenti. Nessuna illusione, neanche qui: si tratta di un'altra forma di retorica, severa, austera, grigia. No, ancora di più: tormentata, angosciata, ossessionata. L'intero vecchio continente ne verrà stravolto: l'età protestante, la riforma, la reazione delle gerarchie romane, le lotte di potere, il fanatismo religioso, la guerra, fino al "Sacco di Roma", avvenimento spartiacque che segna la fine della centralità della Chiesa cattolica e, paradossalmente, anche la fine dell'Impero incarnato da Carlo V. Entrambe le istituzioni protagoniste della storia stanno per subire l'avvento delle Nazioni. Lunga fu la scia, si estenderà per tutto il XVI secolo fino alla Guerra dei Trent'anni tra il 1618 e il 1648 e alla pace di Vestfalia che darà un nuovo assetto all'Europa. La Germania rimarrà frammentata in Stati che potranno trovare unità solo oltre due secoli dopo. È il riflesso del passaggio dall'unità religiosa alla fede vissuta come traccia individuale. Ma non regge al fanatismo della verità: questi, non conosce la tolleranza. E incombe, dai nuovi pulpiti. Come il cavaliere attraversa saldo nella sua armatura di fede il dramma della morte e l'incombere del male, così l'uomo che l'arte del Nord immagina, è figura della solitudine e del sacrificio, eroe della lotta: l'unico affidavit è riposto in se stesso. Dürer intuisce, come ogni vero artista, l'avvento di un modello diverso di umanità: più libera, cosciente. Ma sa anche che questo modello richiede la ricostruzione di principi guida, di un'identità che dall'individuo passi alla dimensione collettiva: ecco la crisi. La città, sul picco della montagna, è un enigma lontano, silenzioso. Il cavaliere, meditabondo nella sua dignità di spada e di obblighi, segue il cammino e i suoi pericoli. Li attraversa, non li teme. Perché ne riconosce l'essenza: è identica alla sua. Uno stanco mendicare che ha solo l'apparente baldanza muscolare di un cavallo al trotto e l'incosciente vitalità di un cane. L'esteso simbolismo dell'immagine è anch'esso un barlume che non riesce a mascherare il senso di rassegnazione delle tre figure: fiacche comparse in un circo abbandonato al "memento mori". Come radici senza più terra, abbarbicate sulla roccia. Dura.  Pesante. Scenario estremo che nulla potrà accogliere.
- Albrecht Dürer (1471 - 1528): "Il cavaliere, la morte e il diavolo", 1513, Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe (Germany)
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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bongianimuseum · 3 years
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Biografia di Paolo Scirpa
http://www.paoloscirpa.it/index.php?disp=home
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Paolo Scirpa nasce a Siracusa nel l934; dopo gli studi artistici in Sicilia, frequenta l’Accademia di belle arti di Salzburg, animata culturalmente da Oscar Kokoschka e lo studio di J. Friedlaender a Parigi. Nel 1965 e, successivamente, nel 2000 partecipa alle edizioni IX e XIII (Proiezioni 2000) della Quadriennale Nazionale di Roma. Nel 1968 si trasferisce a Milano, dove collaborerà con Luciano Fabro all’Accademia di Belle Arti di Brera e dove sarà, più tardi, titolare di una Cattedra di Pittura; nel 1969 tiene la sua prima personale alla galleria L’Agrifoglio, presentato da Vittorio Fagone; nel 1972 espone, alla Galleria S. Fedele, Megalopoli consumistica, un’opera di denuncia sociale. Negli anni ’70 avvia la realizzazione di opere che vengono definite Ludoscopi: attraverso un sistema di specchi e tubi fluorescenti e il gioco combinatorio di elementi minimali, essi propongono la percezione di profondità infinite, in cui “si pratica l’abolizione del limite tra il reale e l’illusorio” (Maltese, 1976). In alcuni ludoscopi egli realizza raccordi illusori che creano uno spazio plastico curvo; in altri il raccordo seminterrato è praticabile; altri ancora sono di struttura cubica. Scirpa trae spunto anche dal Manifesto tecnico della Scultura Futurista di Boccioni, che aveva teorizzato la possibilità di impiego della luce elettrica nell’opera d’arte e si proietta a sperimentazioni in cui il colore non è più dipinto, i volumi non sono più scolpiti e la luce diventa opera essa stessa.  Conosce esponenti del MAC, tra cui Bruno Munari ed entra in contatto con i gruppi dell’Arte  cinetica, come il GRAV a Parigi o il Gruppo T a Milano. Sollecita l’attenzione anche di studiosi come il cibernetico Silvio Ceccato. Dal 1977 opere di Scirpa sono presenti annualmente fino al  1991 nella sezione cinetica del Salon “Grands et Jeunes d’aujourd’hui” al Grand Palais des Champs-Elysées di Parigi. Negli anni ’80 sviluppa i suoi primi interventi progettuali sul territorio che saranno presentati nel 2004 alla mostra Utopie della città presso la biblioteca dell’Accademia di Brera. Nel 1982 il Symposium de Sculture di Caen (Francia) sceglie il progetto di un suo ludoscopio per la Bibliothèque Municipale. Tiene diverse mostre personali, tra le quali, alle gallerie Arte Struktura, Vismara Arte di Milano, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Gallarate ed allo Studio d’Arte Valmore di Vicenza. Nel 1985 è presente a Roma alla mostra di Palazzo Venezia  Artisti oggi tra scienza e tecnologia e ad altre manifestazioni sullo stesso tema in Italia ed all’estero, tra le quali, nel 1990, al Politecnico di Milano, nel 1995 al Futur Show di Bologna, nel 1996 all’Accademia di Brera a Milano Convegno Arte, Scienza e Tecnologia; inoltre partecipa a rassegne sulla Patafisica, alla Triennale di Pittura di Osaka e nel 2003 al Museo Bargellini a Pieve di Cento (Bo) Luce vero sole dell’arte, nel 2006 alla galleria del Credito Siciliano di Acireale Sicilia!, nel 2008 allo ZKM di Karlsruhe (Germania) You ser: Das Jahrhundert des Kosumenten ed al Landesmuseum Joanneum di Graz (Austria) Viaggio in Italia, nel 2009 a Berlino presso la Rappresentanza del Baden-Württemberg alla mostra del Museum Ritter ed a Cordoba (Argentina) presso il Museo Jenero Perez alla mostra Echi futuristi ed allo ZKM di Karlsruhe, mostra  Collectors’ Choice II. Nel 2012 è presente alla mostra Arte programmata e cinetica presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma dove è installata in permanenza una sua opera luminosa. Dal 2013 sue opere pittoriche fanno parte della Collezione Farnesina, raccolta d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri. (Roma). Nello stesso anno partecipa alla mostra Percezione e illusione presso il MACBA di Buenos Aires. Nel 2014 completa due nuove opere La porta stretta, la cui prima versione risale al 1999, l’una con fondo oro, l’altra su un tabellone consumistico, ambedue con l’inserzione di una struttura di luce triangolare a profondità ascensionale. Nel 2015 partecipa alla mostra Moderna Magna Graecia a cura di Francesco Tedeschi e Giorgio Bonomi presso FerrarinArte di Legnago. L’INDA Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa gli affida la realizzazione del nuovo manifesto degli spettacoli classici del 2015. È presente a Missoni - L’Arte - Il Colore al MAGA di Gallarate.Nel 2016 partecipa alla mostra itinerante The moving eye presso il Muo Musej di Zagabria, e Centri e Istituti Culturali di San Paolo, Brasilia e Panama. In occasione del 25° Festival della Musica di Milano, dedicato a Gérad Grisey Intonare la luce, immagini di sue opere luminose vengono utilizzate per illustrare il libro di sala e per lo spot pubblicitario su SKY classica. Il Museo del Novecento espone un Ludoscopio – Pozzo, 1979 facente parte della sua collezione. Partecipa alla mostra itinerante The moving eye presso il Muo Musej di Zagabria, e Centri e Istituti Culturali di San Paolo, Brasilia e Panama . E’ presente alla mostra Interrogare lo spazio a cura di Luigi Meneghelli presso Ferrarin Arte a Legnago (Vr). Tiene mostre personali allo Studio Arena di Verona La luce nel pozzo, a cura di Marco Meneguzzo per cui, nel pozzo che noi vediamo creato dagli specchi e dai neon, Scirpa “…mette in scena la finzione nello stato più puro” ; a Rosso Vermiglio di Padova, Labirinti di luce a cura di Vittoria Coen che vede nel Ludoscopio “…un invito alla riflessione, … un lasciarsi andare per pensare, …”, ed a ArteAGallery di Milano, L’infinito possibile a cura di Francesco Tedeschi che afferma: “…Gli elementi portanti della sua opera, nelle diverse forme che essa assume, sono la luce e lo spazio,.. la luce come strumento di colore e di forma è ad essi essenziale: una luce che concretizza le geometrie, genera figure formali in grado di attrarci e condurci in una profondità,…in uno spazio senza dimensioni..” Nel 2017 RossoVermiglioArte di Padova presenta una sua personale alla ArteFiera di Bologna.  Alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento si inaugura una sua personale “La forma della luce–La luce della forma” a cura di Marco Meneguzzo che sottolinea come “la forma della luce…trascende questa fisicità e diventa sostanza immateriale, diventa la luce della forma….,”  Successivamente al MACA di Acri partecipa alla mostra “Arte interattiva” a cura di Monica Bonollo e nel 2018 a Torino, Museo Ettore Fico, “100% ITALIA”, Cent’Anni di Capolavori. Nel 2019 realizza una mostra personale a Milano, Gaggenau hub,  “Sconfinamento” a cura di Sabino M. Frassà che sottolinea come “l’artista ha indagato, sperimentato e simulato l'assenza di limiti, lo “sconfinamento” appunto”. Partecipa a Senigallia alla mostra “Materie Prime – Dalla terra alla luce”, a Waldenbuch, Museum Ritter “1919-2019” e a Pontedera “Arcadia e Apocalisse”. Nel 2020 è presente alla Biennale Light di Mantova, Elogio della luce. Negli ultimi anni Scirpa realizza, con rigore geometrico e spirito innovativo, due opere scultoree in marmo bianco di Carrara ed in legno laccato bianco che evocano il Teatro greco di Siracusa: in esse le gradinate della cavea si raddoppiano, diventando circolari e sono rivolte anche all’esterno. Recentemente ha realizzato una struttura al neon che ricorda il Teatro greco, il cui progetto risale all’anno 2000. In un momento storico come il nostro in cui si manifesta la convivenza di vari linguaggi e l’artista può rivisitare esperienze passate, egli recupera il suo linguaggio delle prime denunce consumistische o quello sperimentale del mezzo elettronico e, nel proporre i suoi percorsi prospettici di spazi-luce, offre oggi nuove possibilità espressive su cui riflettere.
Sue opere sono in collezioni e musei tra i quali MAGA (Gallarate), Museo del Novecento (Milano),  Civiche Raccolte Bertarelli - Castello Sforzesco (Milano), Biblioteca di Brera (Milano), MACTE Museo d’Arte Contemporanea (Termoli), MART- VAF-Stiftung  (Trento e Rovereto), Museo MAGI ‘900 (Pieve di Cento), MAPP Museo d’Arte Paolo Pini (Milano), Musée des Beaux-Arts (Caen), Museum Ritter (Waldenbuch), Museo Civico d'Arte Contemporanea (Gibellina), Museum (Bagheria), Fabbriche Chiaramontane (Agrigento), Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), Gallerie d’Italia (Milano).
Ha realizzato opere per spazi pubblici e chiese: nel 1965, un grande mosaico al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Roma) e uno all’Auditorium del Centro Internazionale di Loppiano (Fi) e dei dipinti nella Chiesa del D. P. a Cernusco sul Naviglio (Milano) dove sono stati installati anche suoi Ludoscopi sopra l’altare e il Battistero.
Al suo lavoro hanno dedicato saggi ed annotazioni critiche:
Riccardo Barletta, Pietro Baj, Carlo Belloli, Luigi Bianco Guglielmo Boselli, Giorgio Bonomi, Rossana Bossaglia, Ginevra Bria, Domenico Cara, Luciano Caramel, Silvio Ceccato, Jacqueline Ceresoli, Claudio Cerritelli, Cesare Chirici, Vittoria Coen, Andrea Del Guercio, Mario De Micheli, Marina De Stasio, Giorgio Di Genova, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Ornella Fazzina, Pedro Fiori, Carlo Franza, Sabino Frassà, Carmelo Genovese, Flaminio Gualdoni, Sara Liuzzi, Annette Malochet, Corrado Maltese, Gabriel Mandel, Giorgio Mascherpa, Luigi Meneghelli, Marco Meneguzzo, Marta Michelacci, Bruno Munari, Carlo Munari, Antonio Musiari, Daniela Palazzoli, Demetrio Paparoni, Francesco Poli, Pierre Restany, Roberto Sanesi, Giorgio Segato, Carmelo Strano, Luigi Tallarico, Francesco Tedeschi, Carlo Terrosi, Maria Torrente, Antonino Uccello, Miklos N. Varga, Alberto Veca, Francesco Vincitorio, Maurizio Vitta, Emanuele Zucchini.  
É stato docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Vive ed opera a Milano.
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lamilanomagazine · 1 year
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Siracusa presenta la terza edizione di Cine Oktober Fest , dal 6 al 31 ottobre all'Urban Center e al Biblios Cafè.
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Siracusa presenta la terza edizione di Cine Oktober Fest , dal 6 al 31 ottobre all'Urban Center e al Biblios Cafè. È stato presentato ieri alla Stampa Cine Oktober Fest, edizione 2023. La manifestazione – giunta alla sua terza edizione, ed unica nel suo genere – si svolgerà a Siracusa dal 6 al 31 ottobre all’Urban Center, in via Nino Bixio 1 e al Biblios Cafè, in via del Consiglio Reginale 11. Alla presentazione ha partecipato l’assessore alla Cultura Fabio Granata. “Così come nella migliore tradizione del ‘900, i fermenti culturali nascono dai caffè letterari – ha dichiarato Granata - Mi sembra questa la cifra più significativa del Cine Oktober Fest, che è un evento colto rivolto agli amanti del cinema ma anche costruito in maniera aggregativa per l’intera comunità non soltanto giovanile della città. L’Urban Center, che l'amministrazione comunale mette a disposizione, è lo spazio perfetto per garantire il connubio tra una manifestazione che nasce in un locale privato di intrattenimento ma che di proietta come evento pubblico. Quindi, complimenti agli autori di questa sapiente miscela che vede il cinema protagonista ma attorno a esso mette assieme anche altre linguaggi artistici come la letteratura, la recitazione e la grafica.” L’evento cinematografico siracusano, ideato e diretto da Giuseppe Briffa – presidente Post Cinema APS ( Associazione promozione sociale) e da Ludovico Leone – vice presidente e project manager generale – è patrocinato dal Comune di Siracusa in partnership con Siracusa Città Educativa, Urban Center Siracusa e Biblios Cafè Ortigia. L’evento - lo sottolinea il presidente Post-Cinema, Giuseppe Briffa - “ è orgogliosamente un unicum senza precedenti a Siracusa, volto a creare una rinascita nel panorama socio-culturale e artistico, oltre a diventare elemento propulsivo per la creazione di nuove modalità espressive e fare dialogare tra loro le varie realtà culturali siracusane nell’attesa della quarta stagione. In cantiere, infatti – ha annunciato Briffa – mostre d’arte cine-pittoriche, video-filmiche ed esposizioni vintage”. “L’associazione Post-Cinema – ha dichiarato Ludovico Leone - nasce nel luglio 2023, ma esisteva già come movimento culturale dal 2021. L’obiettivo primario è diffondere la cultura cinematografica e le arti a essa connesse a 360°, proponendo un nuovo modello di fruizione che fondi conferenza, proiezione, musicazione dal vivo e teatro con una facile replicabilità a tutte le fasce d’età in ogni luogo e contesto con l’ausilio di pochi mezzi, attraverso la collaborazione con sempre nuovi enti e associazioni.” L’edizione 2023 del festival si articola lungo quattro linee direttrici: Scandinavian, Anniversary, Silent ImAge e Post Horror Wave. Nel dettaglio: Scandinavian, dedicata a opere cinematografiche scandinave inedite, dimenticate o da riscoprire, uscite nell’ultimo decennio. Anniversary è la sezione dedicata alla proiezione di grandi classici della storia del cinema che nel 2023 compiono l’anniversario di uscita; dall’animazione all’autorato scandinavo, fino al cyberpunk e al body horror degli anni ottanta. Silent ImAge, per celebrare i grandi capolavori del cinema muto di matrice espressionista, con cine-concerti creati su misura. Fra gli altri, il Faust di Murnau del 1926. La sezione dedicata alla Post-Horror Wave parlerà di film indipendenti premiati in tutto il mondo negli ultimi vent’anni, di stampo autoriale e dalle venature orrorifiche, destinati a un pubblico adulto e dalla indiscussa valenza estetica. Nel corso della manifestazione verranno proposte conferenze introduttive alle proiezioni, letture teatrali di brani dei romanzi da cui sono stati tratti alcuni dei film in programma, con musicazione dal vivo a cura di Ludovico Leone. Il direttivo è composto dal presidente Giuseppe Briffa, dal vicepresidente Ludovico Leone e dal segretario Valerio Zanghi. Al direttivo si affiancano i soci collaboratori Claudio Pavia (grafico), Gianandrea Cama (fundraiser) e Davide Carnemolla (recensore). G. Briffa, esperto in filmologia, videoeditor, videomaker, art-director per associazioni culturali siciliane, curatore di rassegne cinematografiche fra cui “In the mood for Biblios”, per il Biblios Cafè di Siracusa. È stato direttore artistico del Nuovo Museo del Cinema di Siracusa “Remo Romeo”. L. Leone, vicepresidente, responsabile del progetto grafico e musicista, si occupa degli inserti musicali dal vivo nel corso degli eventi. Graphic designer e regista indipendente, ha al suo attivo quattro cortometraggi, diverse opere letterarie, poetiche e saggistiche; è inoltre curatore della rassegna “Post-Cinema: Imagination, Exploration, Experimentation”. V. Zanghi, segretario, ingegnere elettronico specializzato in ecologia, è coordinatore di eventi a tematiche ambientali legate alla transizione ecologica. Collabora al progetto con Post Cinema e partecipa alla manifestazione anche l’associazione V.A.N. (Verso Altre Narrazioni), per promuovere la divulgazione teatrale mediante gli strumenti cinematografici, creando un’ingegnosa collaborazione tra cinema e teatro. Il CineOktoberFest 2023 si terrà in due sedi, il Biblios Cafè in Ortigia, Via del Consiglio Reginale 11 e presso l’Urban Center in Via Nino Bixio 1. Programma Sezioni dei contenuti: Intro Cartoons • Betty Boop Dark Show • Disney Horror Silly Symphonies • Looney Tunes USA War Propaganda • Felix The Black Cat Prima Serata (Urban Center) Anniversary Scandinavian Silent ImAGE Special Prima Serata (Biblios Cafè) / Seconda Serata (Urban Center) Post-Horror Wave URBAN CENTER SIRACUSA 6 Ottobre: Disney Horror Silly Simphonies BABES IN THE WOODS by Burt Gillet (1932) Betty Boop Dark Show SNOW-WHITE by Dave Fleischer (1933) Anniversary (85 anni) BIANCANEVE by David Hand (1938) Post-Horror Wave GRETEL E HANSEL by Oz Perkins (2020) 7 Ottobre: Betty Boop Dark Show THE MAN AND THE OLD MOUNTAIN by Dave Fleischer (1933) Scandinavian IL SOSPETTO by Thomas Vinterberg (2012) Post-Horror Wave IT FOLLOWS by David Robert Mitchell (2014) 8 Ottobre: • Disney Horror and Silly Simphonies DER FUEHRER'S FACE by Jack Kinney (1943) Silent I• mAGE FAUST by W. F. Murnau (1929) • Post-Horror wave BABADOOK by Jennifer Kent (2014) 20 Ottobre: • Disney Horror and Silly Simphonies HELL'S BELLS by Ub Iwerks(1929) • Anniversary (50 anni) THE EXORCIST by William Friedkin (1973) • Post-Horror wave A GHOST STORY by David Lowery (2017) 21 Ottobre: • Betty Boop Dark Show MINNIE THE MOOCHER by Dave Fleischer (1932) film – Anniversary (40 anni) VIDEODROME by David Cronemberg (1983) • Post-Horror wave COME TRUE by Anthony Scott Burns (2021) 22 Ottobre: • Felix The Black Cat SWITCHES WITCHES by Otto Messmer (1927) • Silent ImAGE HÀXAN by Benjamin Christensen (1922) • Post-Horror wave THE WITCH by Robert Eggers (2014) • Selezione ragionata di letture tratte da Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe) trattato pubblicato nel 1487 dai frati Heinrich Kramer e Jacob Sprenger a cura di V.A.N. Verso Altre Narrazioni 27 Ottobre: • Betty Boop Dark Show POOR CINDERELLA by Dave Fleischer (1934) • Scandinavian UN PICCIONE SEDUTO SU UN RAMO RIFLETTE SULL'ESISTENZA by Roy Anderson (2015) • Post-Horror wave THELMA by Joachim Trier (2017) 28 Ottobre: Disney Horror and Silly Simphonies THE SKELETON DANCE by Walt Disney (1929) Anniversary (55 anni) L' ORA DEL LUPO by Ingmar Bergman (1968) • Selezione ragionata di letture tratte da La Lanterna Magica di Ingmar Bergman a cura di V.A.N. Verso Altre Direzioni 29 Ottobre: • Betty Boop Dark Show HA HA HA ! by Dave Fleischer (1934) • Silent ImAGE LA PASSIONE DI GIOVANNA D'ARCO by Carl Theodor Dreyer(1922) • Post-Horror wave MIDSOMMAR by Ari Aster (2019) 31 Ottobre • SPECIAL THE CINEMA OF JOHN CARPENTER Un excursus video-musicale in occasione dell'anniversario (45 anni dall'uscita statunitense ) del film di culto, celebrato in tutto il mondo, Halloween - La notte delle streghe (1978). Il programma prevede nell'ordine: una digressione ragionata dell'intera filmografia di Carpenter, con contributi videografici realizzati ad hoc per l'occasione con accompagnamento musicale dal vivo (synth, basso, chitarra) delle colonne sonore che hanno caratterizzato le opere dell'autore in questione, poiché egli stesso è stato ed è compositore. In seconda serata la proiezione del film • Anniversary (45 anni) HALLOWEEN by John Carpenter (1978) BIBLIOS CAFÉ ORTIGIA ciclo conferenze CineOktoberFest POST-HORROR WAVE "L'ultima avanguardia della storia del cinema" 10 Ottobre SWALLOW by Carlo Mirabella-Davis (2020) 11 Ottobre THE NEON DEMON by Nicholas Refn (2017) 12 Ottobre HEREDITARY by Ari Aster (2015) 13 Ottobre A GIRLS WALKS HOME ALONE AT NIGHT by Ana Lily Amipour (2014) 14 Ottobre MOTHER! by Darren Aronofsky (2017) 17 Ottobre A CLASSIC HORROR STORY by Roberto De Feo, Paolo Strippoli (2021) 18 Ottobre FAVOLACCE by Fratelli D'Innocenzo (2020) 19 Ottobre SICILIAN GHOST STORY by Fabio Grassadonia, Antonio Piazza (2017) Nelle giornate del 17, 18 e 19 ottobre avremo l'onore di ospitare Carmelo Maiorca per un breve excursus storico sulla criminalità organizzata ('ndragheta calabrese, criminalità romana suburbana, mafia siciliana). 24 Ottobre THE LIGHTHOUSE by Robert Eggers (2019) 25 Ottobre IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO by Yorgos Lanthimos (2017) 26 Ottobre UNDER THE SKIN by Jonathan Glazer (2013)... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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elaiceps-totalblog · 3 years
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Lady Hamilton (moglie dell'ambasciatore di Gran Bretagna a Napoli, Lord William Hamilton ).
Ritratto del 1791 di
Elisabeth Vigée Le Brun (1755-1842), la pittrice diffamata per sesso, politica e arte
Che Elisabeth Vigée Le Brun (1755-1842) sia stata una delle donne più affascinanti e talentuose del suo tempo, nonché una delle principali interpreti di un’epoca tanto contraddittoria quanto turbolenta, è cosa nota. Ma per riuscire a capire al meglio chi fosse questa pittrice francese è senz’altro indispensabile immergersi nella lettura di “Viaggio in Italia di una donna artista. I ‘Souvenirs’ di Elisabeth Vigée Le Brun 1789-1792”, edito da Electa a cura di Fernando Mazzocca. Questi “Souvenirs” sono il memoriale che l’artista puntualmente pubblicò in diversi volumi, su sollecitazione degli amici fidati e dei parenti, i quali promossero la pubblicazione, basandosi su appunti, diari e lettere della pittrice stessa.
Uno degli indubbi obiettivi di queste memorie era quello di arrestare una volta per tutte le numerosissime calunnie che da tempo ormai, ancora prima della Rivoluzione francese, circolavano sul conto della donna, troppo bella, libera, ambiziosa, testarda, sicura di sé e soprattutto abile nell’arte della pittura per non animare cattive lingue. Oltre ad attribuirle numerosi amanti, in molti la accusarono di non saper creare opere pittoriche e, per questa ragione, di far dipingere un uomo, per la precisione Ménageot, al suo posto. Per l’occasione, anche il marito prese le sue difese pubblicamente con queste parole: “Ma è un’ingiustizia comune agli uomini e alle donne far finta di credere che una donna sia incapace di occuparsi d’altro che di cose frivole, e non perdonarle di voler penetrare nel sacro tempio delle arti e delle scienze”. Per quanto riguarda la sua unione con uno dei maggiori mercanti d’arte del tempo, Jean Baptiste Pierre Le Brun, la pittrice stessa sottolineò che fu un matrimonio senza amore, tormentato, che terminò con il divorzio solamente nel 1794, benché di fatto la coppia fosse separata già dal 1789.La sua sfrenata passione per le donne di dubbi costumi, unita a quella del gioco, causò la rovina delle sue sostanze e delle mie”: queste le parole di Elisabeth Vigée Le Brun, confermate dal fatto che la donna non solo giunse in Italia senza denari, ma si vide costretta, cosa ben anomala al tempo, ad inviare in più occasioni al marito ciò che riusciva a guadagnare grazie ai suoi ritratti. Se dunque si può parlare di amore, è certamente quello per la pittura che risulta oggetto delle sue passioni, inclinazione in lei innata, in parte trasmessale dal padre, Louis Vigée mediocre ritrattista del tempo; in breve, grazie a un precoce talento e a una genialità che seppero dar vita ad un intenso stile personale, frutto di una sintesi personalissima della tradizione pittorica italiana e di quella fiamminga, la pittrice fu oggetto dell’attenzione delle classi dominanti. Fu così che divenne una delle ritrattiste più ricercate del suo tempo, anche al di fuori dei confini francesi: alla sua morte lasciò ben seicento ritratti e duecento paesaggi.
Forte fu il legame della giovane pittrice con la corte di Versailles: nel 1777 incontrò per la prima volta la regina Maria Antonietta e ne diventò immediatamente amica, confidente e pittrice prediletta, tanto che nel decennio dal 1778 al 1788 realizzò una trentina di ritratti della sovrana. Questo rapporto con la corte le permise di avere accesso alle regge di tutta Europa nonché di ricevere grandi riconoscimenti, tra i quali quello, inusuale per una donna del tempo, di essere membro dell’Académie Royale de Peinture et de Sculpture. Ma molti furono anche i problemi derivanti dall’amicizia con la regina: il 6 ottobre 1789 (ovvero il giorno dopo che Luigi XVI e Maria Antonietta vennero condotti da Versailles a Parigi) Elisabeth, per sfuggire alla Rivoluzione, scappò precipitosamente dalla Francia alla volta dell’Italia con la figlia Julie e la badante. In cuor suo la donna sperava di poter far ritorno presto in patria, ma così non fu.
Dodici furono gli anni di esilio, in Italia, a Vienna e in Russia. Rientrò in Francia solo nel 1802, ormai incapace di ritrovarsi in una società profondamente mutata, nella quale non le rimaneva che rimpiangere l’ormai scomparso Ancien Régime. E questo le provocò diversi problemi.. Proprio per sfuggire a queste ire, Elisabeth riparò in Italia. Il suo esilio rivive puntualmente (anche se a dire il vero non sempre le date coincidono con la realtà dei fatti) nelle pagine dei suoi “Souvenirs”: da Torino, a Parma, Modena, Bologna, Firenze, fino a giungere Roma negli ultimi giorni del novembre 1789.
Da qui, successivamente, si recò più volte a Napoli. Ma fu la città eterna ad incantare la pittrice ed in particolar modo i resti di epoca romana, nonché le numerosissime creazioni artistiche che ebbe modo di conoscere. Primo fra tutti, l’artista provava un’ammirazione incondizionata nei confronti di Raffaello, le cui opere poté ammirare non solo a Roma ma anche in altre città italiane ed europee da lei visitate. E così accanto all’influenza dei grandi maestri del nord, quali Vermeer, Van Dyck, Rubens e Rembrandt, diventò sempre più forte l’influsso dei pittori italiani: oltre all’urbinate, incisero sulla sua pittura i dipinti della scuola veneziana e quelli di Leonardo e di Giulio Romano, solo per citare alcuni esempi.
I tre anni trascorsi in Italia si rivelarono per l’artista molto fruttuosi, non solo per gli splendidi paesaggi e scenari che la donna ebbe modo di conoscere – e che vennero con passione ricordati nelle pagine dei “Souvenirs” – ma anche per le numerosissime commissioni che ricevette dalle più importanti personalità dell’epoca e che fecero di Elisabeth la ritrattista più richiesta e pagata del tempo. In questo modo riuscì quindi, da un lato a ricostruire il patrimonio che il marito aveva dilapidato e dall’altro ad avere la meglio sull’altra nota pittrice, sua antagonista da sempre: Adélaïde Labille-Guiard. Tra i dipinti di maggiore importanza realizzati durante il soggiorno italiano va senz’altro ricordato l’“Autoritratto” realizzato nel 1789 e donato agli Uffizi: opera emblematica perché non solo perché riprende un tema caro e particolarmente sentito dall’artista, lo scandaglio dell’anima, ma per il confronto produttivo, in questa particolare versione, con l’opera che Elisabeth sta creando, ovvero il ritratto della tanto amata Maria Antonietta.
Una pagina del diario – “Solo quattro opere delle tante che ho dipinto mi danno soddisfazione”
Salutai lo splendido mare napoletano, l’incantevole collina di Posillipo, il terribile Vesuvio, e partii per Roma: avrei rivisto per la terza volta la mia cara città, avrei ammirato ancora una volta Raffaello in tutta la sua gloria. Come giunsi a Roma, mi misi nuovamente all’opera con i miei ritratti, a dire il vero senza troppa soddisfazione. Durante i miei soggiorni napoletani, e ancor più durante quelli romani, rimpiangevo molto di non potere impiegare il mio tempo in qualche quadro il cui soggetto m’ispirasse. Ero stata nominata membro di tutte le accademie italiane, e questo fatto mi spingeva a cercare di essere sempre più all’altezza di onorificenze così lusinghiere; viceversa non avrei lasciato nulla in quel bel paese che potesse accrescere di molto la mia reputazione. Idee simili mi ronzavano spesso per la testa; ho più di uno schizzo nel mio portafoglio, che potrebbe fornirne la prova; ma, sia la necessità di guadagnare del denaro – giacché non mi rimaneva più un soldo di tutto quello che avevo guadagnato in Francia -, sia la mia debolezza di carattere, facevano sì che assumessi continui impegni, con la conseguenza che mi inaridivo limitandomi alla ritrattistica.
E con il risultato che dopo aver dedicato la mia giovinezza al lavoro, con una costanza, un’assiduità piuttosto rare in una donna, amando io la mia arte quanto la mia stessa vita, oggi posso contare su non più di quattro opere (ivi compresi i ritratti) di cui sia realmente contenta. Ciononostante, non pochi dei ritratti che feci durante il mio ultimo soggiorno romano mi procurarono qualche soddisfazione: tra le altre quella di rivedere Mesdames de France, le zie di Luigi XVI, che appena giunte in quella città, mi fecero chiamare e mi pregarono di ritrarle. Non ignoravo che un’artista donna, che si era sempre dimostrata mia nemica [Adélaïde Labille-Guiard, ndr], non so per quale motivo, aveva tentato, con ogni mezzo immaginabile, di oscurarmi nella considerazione di queste principesse; ma l’estrema bontà con la quale mi trattarono, mi fece presto capire il poco effetto che avevano prodotto queste vili calunnie. Cominciai a fare il ritratto di Madame Adélaïde; feci in seguito quello di Madame Victoire."
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