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#Cesare Lievi
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Tu sei per me una creatura triste, un fiore labile di poesia, che, nell’istante stesso che lo godo e tento inebriarmene, sento fuggire lontano tanto lontano, per la miseria dell’anima mia, la mia miseria triste. Quando ti stringo pazzamente al cuore e ti suggo la bocca, a lungo, senza posa, sono triste, bambina, perché sento il mio cuore tanto stanco di amarti così male. Tu mi dài la tua bocca e insieme ci sforziamo di godere il nostro amore che sarà mai lieto perché l’anima in noi è troppo stanca dei sogni già sognati. Ma sono io sono io il vile, e tu sei tanto in alto che, quando penso a te, non mi resta che struggermi d’amore per quel poco di gioia che mi dài, non so se per capriccio o per pietà. La tua bellezza è una bellezza triste quale avrei mai osato di sognare, ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno. Quando ti parlo le cose più dolci e ti stringo al mio cuore e tu non pensi a me, hai ragione, bambina: io sono triste triste e tanto vile. Ecco, tu sei per me null’altro che una fragile illusione dai grandi occhi di sogno, che per un’ora mi si stringe al cuore e mi ricolma tutto di cose dolci, piene di rimpianto. Così mi accade quando stancamente mi struggo a infondere nei versi lievi un mio spasimo triste. Un fiore labile di poesia, nulla di più, mio amore. Ma tu non sai, bambina, e mai saprai ciò che mi fa soffrire. Continuerò, piccolo fiore biondo, che hai già tanto sofferto nella vita, a contemplarti il viso che ti piange anche quando sorride – oh la dolcezza triste del tuo viso! non saprai mai, bambina – continuerò a adorare accanto a te le tue piccole membra melodiose che han la dolcezza della primavera e son tanto struggenti e profumate che io quasi impazzisco al pensiero che un altro le amerà stringendole al suo corpo. Continuerò a adorarti, e a baciarti e a soffrire, finché tu un giorno mi dirai che tutto dovrà essere finito. E allora tu non sarai più lontana e non mi sentirò più stanco il cuore, ma urlerò dal dolore e ribacerò in sogno e mi stringerò al petto l’illusione svanita. E scriverò per te, per il tuo ricordo straziante pochi versi dolenti che tu non leggerai più. Ma a me staranno atroci inchiodati nel cuore per sempre.
Cesare Pavese
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mancino · 2 years
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Tu sei per me una creatura triste,
un fiore labile di poesia,
che, nell’istante stesso che lo godo
e tento inebriarmene,
sento fuggire lontano
tanto lontano,
per la miseria dell’anima mia,
la mia miseria triste.
Quando ti stringo pazzamente al cuore
e ti suggo la bocca,
a lungo, senza posa,
sono triste, bambina,
perché sento il mio cuore tanto stanco
di amarti cosí male.
Tu mi dài la tua bocca
e insieme ci sforziamo di godere
il nostro amore che sarà mai lieto
perché l’anima in noi è troppo stanca
dei sogni già sognati.
Ma sono io sono io il vile,
e tu sei tanto in alto
che, quando penso a te,
non mi resta che struggermi d’amore
per quel poco di gioia che mi dài,
non so se per capriccio o per pietà.
La tua bellezza è una bellezza triste
quale avrei mai osato di sognare,
ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno.
Quando ti parlo le cose piú dolci
e ti stringo al mio cuore
e tu non pensi a me,
hai ragione, bambina:
io sono triste triste e tanto vile.
Ecco, tu sei per me
null’altro che una fragile illusione
dai grandi occhi di sogno,
che per un’ora mi si stringe al cuore
e mi ricolma tutto
di cose dolci, piene di rimpianto.
Cosí mi accade quando stancamente
mi struggo a infondere nei versi lievi
un mio spasimo triste.
Un fiore labile di poesia,
nulla di piú, mio amore.
Ma tu non sai, bambina,
e mai saprai ciò che mi fa soffrire.
Continuerò, piccolo fiore biondo,
che hai già tanto sofferto nella vita,
a contemplarti il viso che ti piange
anche quando sorride
– oh la dolcezza triste del tuo viso!
non saprai mai, bambina –
continuerò a adorare accanto a te
le tue piccole membra melodiose
che han la dolcezza della primavera
e son tanto struggenti e profumate
che io quasi impazzisco
al pensiero che un altro le amerà
stringendole al suo corpo.
Continuerò a adorarti,
e a baciarti e a soffrire,
finché tu un giorno mi dirai che tutto
dovrà essere finito.
E allora tu non sarai piú lontana
e non mi sentirò piú stanco il cuore,
ma urlerò dal dolore
e ribacerò in sogno
e mi stringerò al petto
l’illusione svanita.
E scriverò per te,
per il tuo ricordo straziante
pochi versi dolenti
che tu non leggerai piú.
Ma a me staranno atroci
inchiodati nel cuore
per sempre.
(Cesare Pavese)
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alessandro55 · 3 days
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Pizzigoni
testo Franco Purini e Marco Vallora
Arti Grafiche Fiorini, Milano 1990, 100 pagine, 56 ill., 24x30cm
euro 20,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Acropolis Arte Borgogna, Milano 1990
Nasce a Milano e si laurea in Architettura a Roma nel 1984. Nel 1986 é la sua prima personale di pittura (presentazione di Alessandro Mendini). Nel 1987 inizia la sua collaborazione con Olivetti che culminerà nel 1990 con la pubblicazione di un libro di disegni sulle città delle “Mille e una notte”. Nel 1994 crea le scene e i costumi per “Die Frau Ohne Schatten” di Richard Strauss al Teatro dell’Opera di Zurigo (regia Cesare Lievi). Nel 1995 crea le scene e i costumi per “Gesualdo” di Alfred Schnittke allo Staatsoper di Vienna con la direzione musicale di Mstislav Rostropovic. Per il New National Theatre of Tokyo ha disegnato le scene ed i costumi per numerose opere liriche e balletti. L’esperienza del teatro lo spinge, a partire dal 1995, a iniziare una ricerca sullo spazio che si verrà delineando sempre più come una vera e propria indagine su “La Forma del Vuoto”. Questa ricerca prosegue tuttora con la realizzazione di progetti in cui parti mobili sono in grado di modificare a vista lo spazio, mettendone così in evidenza le potenzialità plastiche oltre che dinamiche. Davide Pizzigoni ha tenuto mostre personali a Milano, Roma, New York, Tokyo e Osaka. La prima monografia sui suoi lavori è stata pubblicata nel 1990 con scritti di Franco Purini e Marco Vallora
15/06/24
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mc-edizioni · 4 years
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Bianca Garavelli, su “Avvenire” di oggi presenta la collana di poesia di MC Edizioni. A Cesenatico, lunedì alle 21, all’Arena Cappuccini presso la Casa Moretti, dedicata allo scrittore Marino Moretti (Casa museo “Marino Moretti”) Giancarlo Sissa presenterà il suo Archivio del Padre.
La collana:
Andrea Longega, A dìr el véro.
Marco Molinari, Come per una stagione breve.
Cesare Lievi, Al ritmo dell’assenza. Poesie 2011-2015.
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perpassareiltempo · 3 years
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Tu sei per me una creatura triste, un fiore labile di poesia, che, nell'istante stesso che lo godo e tento inebriarmene, sento fuggire lontano tanto lontano, per la miseria dell'anima mia, la mia miseria triste. Quando ti stringo pazzamente al cuore e ti suggo la bocca, a lungo, senza posa, sono triste, bambina, perché sento il mio cuore tanto stanco di amarti così male. Tu mi dai la tua bocca e insieme ci sforziamo di godere il nostro amore che sarà mai lieto perché l'anima in noi è troppo stanca dei sogni già sognati. Ma sono io sono io il vile, e tu sei tanto in alto che, quando penso a te, non mi resta che struggermi d'amore per quel poco di gioia che mi dai, non so se per capriccio o per pietà. La tua bellezza è una bellezza triste quale avrei mai osato di sognare, ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno. Quando ti parlo le cose più dolci e ti stringo al mio cuore e tu non pensi a me, hai ragione, bambina: io sono triste triste e tanto vile. Ecco, tu sei per me null'altro che una fragile illusione dai grandi occhi di sogno, che per un'ora mi si stringe al cuore e mi ricolma tutto di cose dolci, piene di rimpianto. Così mi accade quando stancamente mi struggo a infondere nei versi lievi un mio spasimo triste. Un fiore labile di poesia, nulla di più, mio amore. Ma tu non sai, bambina, e mai saprai ciò che mi fa soffrire. Continuerò, piccolo fiore biondo, che hai già tanto sofferto nella vita, a contemplarti il viso che ti piange anche quando sorride – oh la dolcezza triste del tuo viso! non saprai mai, bambina – continuerò a adorare accanto a te le tue piccole membra melodiose che han la dolcezza della primavera e son tanto struggenti e profumate che io quasi impazzisco al pensiero che un altro le amerà stringendole al suo corpo. Continuerò a adorarti, e a baciarti e a soffrire, finché tu un giorno mi dirai che tutto dovrà essere finito. E allora tu non sarai più lontana e non mi sentirò più stanco il cuore, ma urlerò dal dolore e ribacerò in sogno e mi stringerò al petto l'illusione svanita. E scriverò per te, per il tuo ricordo straziante pochi versi dolenti che tu non leggerai più. Ma a me staranno atroci inchiodati nel cuore per sempre.
Cesare Pavese
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somehow---here · 3 years
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E tu mi hai rivelato a me stesso, mi hai colmato di musiche e di profumi. Le mie corde, mute, o, peggio che mute, stridenti solo più dal dolore, han tornato a vibrare per te e mi hanno inebriato con te della tua persona bella e dei tuoi capelli lievi. Tutta tutta la mia musica è nei tuoi occhi che mi riflettono ora tanto dolci.
Cesare Pavese, Brividi bui di sogno (testi giovanili)
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donaruz · 3 years
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Quest’è il giorno che salgono le nebbie dal fiume
nella bella città, in mezzo a prati e colline,
e la sfumano come un ricordo. I vapori confondono
ogni verde, ma ancora le donne dai vivi colori
vi camminano. Vanno nella bianca penombra
sorridenti: per strada può accadere ogni cosa.
Può accadere che l’aria ubriachi.
Il mattino si sarà spalancato in un largo silenzio
attutendo ogni voce.
Persino il pezzente, che non ha una città né una casa, l’avrà respirato, come aspira il bicchiere di grappa a digiuno.
Val la pena aver fame o esser stato tradito dalla bocca piú dolce, pur di uscire a quel cielo
ritrovando al respiro i ricordi piú lievi.
Ogni via, ogni spigolo schietto di casa
nella nebbia, conserva un antico tremore:
chi lo sente non può abbandonarsi.
Non può abbandonare
la sua ebrezza tranquilla, composta di cose
dalla vita pregnante, scoperte a riscontro
d’una casa o d’un albero, d’un pensiero improvviso.
Anche i grossi cavalli, che saranno passati
tra la nebbia nell’alba, parleranno d’allora.
O magari un ragazzo scappato di casa
torna proprio quest’oggi, che sale la nebbia
sopra il fiume, e dimentica tutta la vita,
le miserie, la fame e le fedi tradite,
per fermarsi su un angolo, bevendo il mattino.
Val la pena tornare, magari diverso.
Cesare Pavese
[1935]
da “Lavorare stanca”, (1936 – 1943), in “Cesare Pavese, Le poesie”, Einaudi, Torino, 1998
Stazione di Sannazzaro De' Burgundi (Pv)
#donaphoto 📸
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llavitachevolevo · 4 years
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Tu sei per me una creatura triste,
un fiore labile di poesia,
che, nell’istante stesso che lo godo
e tento inebriarmene,
sento fuggire lontano
tanto lontano,
per la miseria dell’anima mia,
la mia miseria triste.
Quando ti stringo pazzamente al cuore
e ti suggo la bocca,
a lungo, senza posa,
sono triste, bambina,
perché sento il mio cuore tanto stanco
di amarti cosí male.
Tu mi dài la tua bocca
e insieme ci sforziamo di godere
il nostro amore che sarà mai lieto
perché l’anima in noi è troppo stanca
dei sogni già sognati.
Ma sono io sono io il vile,
e tu sei tanto in alto
che, quando penso a te,
non mi resta che struggermi d’amore
per quel poco di gioia che mi dài,
non so se per capriccio o per pietà.
La tua bellezza è una bellezza triste
quale avrei mai osato di sognare,
ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno.
Quando ti parlo le cose piú dolci
e ti stringo al mio cuore
e tu non pensi a me,
hai ragione, bambina:
io sono triste triste e tanto vile.
Ecco, tu sei per me
null’altro che una fragile illusione
dai grandi occhi di sogno,
che per un’ora mi si stringe al cuore
e mi ricolma tutto
di cose dolci, piene di rimpianto.
Cosí mi accade quando stancamente
mi struggo a infondere nei versi lievi
un mio spasimo triste.
Un fiore labile di poesia,
nulla di piú, mio amore.
Ma tu non sai, bambina,
e mai saprai ciò che mi fa soffrire.
Continuerò, piccolo fiore biondo,
che hai già tanto sofferto nella vita,
a contemplarti il viso che ti piange
anche quando sorride
– oh la dolcezza triste del tuo viso!
non saprai mai, bambina –
continuerò a adorare accanto a te
le tue piccole membra melodiose
che han la dolcezza della primavera
e son tanto struggenti e profumate
che io quasi impazzisco
al pensiero che un altro le amerà
stringendole al suo corpo.
Continuerò a adorarti,
e a baciarti e a soffrire,
finché tu un giorno mi dirai che tutto
dovrà essere finito.
E allora tu non sarai piú lontana
e non mi sentirò piú stanco il cuore,
ma urlerò dal dolore
e ribacerò in sogno
e mi stringerò al petto
l’illusione svanita.
E scriverò per te,
per il tuo ricordo straziante
pochi versi dolenti
che tu non leggerai piú.
Ma a me staranno atroci
inchiodati nel cuore
per sempre.
(Cesare Pavese)
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ma-pi-ma · 5 years
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Ti amo bambina, di una febbre sensuale che mi rugge nel sangue quando dal primo bacio, carezzevole sulla guancia fresca, ti passo sulle labbra, le serro nelle mie e ti lambisco la lingua umida di amore, libidinosamente, e scontro i denti forti nitidi nei miei denti, e tutti e due mordiamo, suggiamo senza posa e una mia mano timida dalla tua gola fresca ti scivola sul petto e si contragge e stringe sopra un seno, piccolo, cedevole, molle di amore come la tua bocca è bagnata. O quando lontano da te dinanzi al tuo ritratto mi struggo a contemplare dove di tra lo scialle il tuo corpo è nascosto, ma s'indovina nitido e in basso tra le frange, appaiono accavallate le belle gambe nervose, ma molli come i seni, e le lunghe fila nere s'indugiano in perfide ambagi sulle ginocchia sulle cosce strette... in questa sera trepidante di speranza - che si perdeva in sogno a contemplare i tuoi capelli lievi, il tuo viso distrutto dal segreto soffrire, i tuoi grandi occhi spalancati vigili sul dolore - ma come tutto questo è stanco e pallido! - Mi tenta questa sera una gioia più forte, una speranza più ardente, che mi freme nel cuore al pensiero sensuale di te. Eppure tu eri bella in quel sogno lontano, in quell'ardore triste, e ancora mi riafferri, tentatrice, così. Oh potere divino di confondere in te le due gioie diverse e lambirti d'amore in un'oscurità piena di luce, che mi lasci negli occhi il tuo sogno e il tuo pianto, ma mi bruci e mi scuoti le membra sussultanti, strette contro le tue membra frementi, in un delirio d'anima e di sangue. Questo, bambina, Non ti fa paura?
Cesare Pavese, Ti amo bambina
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persinsala · 6 years
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Il giorno di un Dio
Il giorno di un Dio
Il giorno di Dio: uno spettacolo per descrivere l’eredità del luteranesimo e riflettere su grandi temi esistenziali, in scena all’Arena del Sole di Bologna. (more…)
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freedomtripitaly · 5 years
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Le frasi sui viaggi sono diventate oggigiorno particolarmente popolari, grazie alla diffusione dei social e di internet che valorizzano questa forma d’espressione breve, diretta e incisiva. Resi celebri dai grandi personaggi della letteratura e della storia, gli aforismi sul viaggio sono emozioni senza tempo, citazioni famose e meno note che esprimono una verità in poche parole, lasciando spazio all’immaginazione e all’interpretazione personale. Ecco una raccolta delle 50 frasi sul viaggiare più belle di sempre. Che cos’è un aforisma di viaggio L’aforisma, una parola che deriva dal termine greco aforismo, è una frase particolarmente corta, un insieme di poche parole che riescono a esprimere un concetto profondo, che fa riflettere chi legge. In particolare gli aforismi di viaggio sono delle frasi brevi di grande effetto, delle citazioni che catturano un momento del viaggio, un’esperienza o un sentimento, fissandolo per sempre nel ricordo e condividendolo con le altre persone. Ed è proprio la condivisione che rende gli aforismi sui viaggi così unici e speciali, in grado spesso di suscitare le stesse sensazioni provate dalla persona che ha scritto quella frase. Le citazioni sul viaggiare create da personaggi famosi e storici sono molte, alcune delle quali sono il frutto della sensibilità artistica di poeti, romanzieri e letterati, i quali durante le loro avventure sono riusciti a immortalare per sempre le proprie emozioni. Con un aforisma è possibile racchiudere in poche parole il senso stesso del viaggio, del confronto con persone e culture differenti dalla nostra, motivando anche gli altri a intraprendere un percorso di scoperta del mondo. Oggi viaggiare è ormai alla portata di tutti e piuttosto comodo, ma alcuni aforismi sul viaggio come metafora della vita sono ancora validi, motivandoci ad andare avanti, a vedere ciò che c’è di nuovo al di fuori della nostra realtà, aprendo la mente per vivere appieno l’esperienza unica della scoperta di ciò che non conosciamo. Citazioni famose sui viaggi “Accade durante i viaggi: un solo mese sembra più lungo di quattro mesi trascorsi a casa” Arthur Schopenhauer “Il viaggio non è mai una questione di soldi, ma di coraggio” Paolo Coelho “Non andare mai in vacanza con qualcuno che non ami” Ernest Hemingway “Le città sono sempre state come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore. A seconda della città o del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco, o un’antipatia, un’amicizia o inimicizia. Solo attraverso i viaggi possiamo sapere dove c’è qualcosa che ci appartiene oppure no, dove siamo amati e dove siamo rifiutati” Roman Payne “Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. I realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. È il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile” Ryszard Kapuscinski “La propri destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose” Henry Miller “Di una città non apprezzi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda” Italo Calvino “Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno” Guy de Maupassant “In viaggio la cosa migliore è perdersi. Quando ci si smarrisce, i progetti lasciano il posto alle sorprese, ed è allora, ma solamente allora, che il viaggio comincia” Nicolas Bouvier “Non c’è uomo più completo di colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita” Alphonse de Lamartine “I viaggiatori sono quelli che lasciano le loro convinzioni a casa, i turisti no” Pico Iyer “Nel viaggio c’è un certo sapore di libertà, di semplicità… un certo fascino dell’orizzonte senza limiti, del percorso senza ritorno, della notte senza tetto, della vita senza superfluo” Théodore Monod “La felicità è un percorso, non una destinazione” Madre Teresa di Calcutta Aforismi e frasi sul viaggio della vita “Sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo” Socrate “La meta è partire” Giuseppe Ungaretti “Un buon viaggiatore non ha piani precisi, il suo scopo non è arrivare” Lao Tzu “Non c’importa tanto di non arrivare da nessuna parte, quanto di non avere compagnia durante il tragitto” Anna Frank “Non c’è uomo più completo di colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita” Alphonse de Lamartine “Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene” Rosa Luxemburg “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone” John Steinbeck “I veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole” Charles Baudelaire “È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria” Voltaire “Ovunque tu vada, vacci con tutto il tuo cuore” Confucio “Solo chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare” Thomas Stearns Eliot “Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria delle meta da cui è tornato” Edgar Allan Poe Frasi sul viaggio “Viaggiare rende modesti. Ci mostra quanto è piccolo il posto che occupiamo nel mondo” Gustave Flaubert “Viaggiare significa scoprire che tutti hanno torto riguardo gli altri paesi” Aldous Huxley “Tra vent’anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna” Mark Twain “In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo deve poter viaggiare” Andrej Tarkowsky “Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati” Gore Vidal “Sono innamorato di città che non ho mai visitato e di persone che non ho mai incontrato” John Green “Quando si è in viaggio, ricordate che un paese straniero non è progettato per farvi stare comodi. È stato progettato per rendere comodo il proprio popolo” Clifton Fadiman “Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo” Robert Louis Stevenson “Vi fu sempre nel mondo assai più di quanto gli uomini potessero vedere quando andavano lenti, figuriamoci se lo potranno vedere andando veloci” John Ruskin “Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove” Marguerite Yourcenar “Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere una ristrutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni” Hermann Hesse “Una volta l’anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima” Dalai Lama “Come sempre suole accadere in un lungo viaggio, alle prime due o tre stazioni l’immaginazione resta ferma nel luogo di dove sei partito, e poi d’un tratto, col primo mattino incontrato per via, si volge verso la meta del viaggio e ormai costruisce là i castelli dell’avvenire” Lev Tolstoj Citazioni di viaggi “Desidero partire: non verso le Indie possibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo. Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni” Fernando Pessoa “Ah! Il viaggio è un bagno di umiltà: ti rendi conto di quanto è piccolo il luogo che occupi nel mondo” Gustave Flaubert “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” Marcel Proust “A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quello che cerco” Michel de Montaigne “Chi viaggi senza incontrare l’altro non viaggia, si sposta” Alexandra David-Néel “Un uomo percorre il mondo intero in cerca di ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo” George Moore “E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse” Milan Kundera “Una volta che hai viaggiato, il viaggio non finisce mai, ma si ripete infinite volte negli angoli più silenziosi della mente. La mente non sa separarsi dal viaggio” Pat Conroy “Nono smetteremo mai di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta” S. Eliot “Viaggiare è una brutalità. Obbliga ad avere fiducia negli stranieri e a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Ci si sente costantemente fuori equilibrio. Nulla è vostro, tranne le cose essenziali” Cesare Pavese “Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo” Lao Tzu “Viaggiare è come tenere i rubinetti aperti e vedere il tempo che va via, sprecato, liquido, intrattenibile” Ennio Flaiano Come scrivere un aforisma di viaggio? Queste frasi celebri sui viaggi hanno sicuramente un grande effetto su chiunque, grazie anche allo spessore intellettuale e alle capacità di scrittura di tali personaggi. Tuttavia ognuno può trasformare il viaggiare in un aforisma, seguendo alcuni semplici consigli. Per farlo è importante essere coincisi, cercando di esprimere il concetto in una forma piuttosto breve e asciutta, senza utilizzare aggettivi, avverbi e altre parole superflue. Il messaggio deve arrivare in maniera diretta, immediata, perciò è fondamentale scegliere ogni parola con cura, selezionando quelle che possono aiutare a raggiungere lo scopo. Per scrivere un aforisma di viaggio non bisogna pensare alla descrizione, ma alle emozioni, tentando di creare una frase sul viaggiare che sia corta e d’effetto. Deve trasmettere le emozioni provate il quel momento, oppure far riflettere su un aspetto comune ad altri viaggiatori. Ciò significa che un aforisma deve essere ricco testualmente, ma allo stesso tempo asciutto, prendendo come lunghezza anche due o tre righe, purché ogni parola sia assolutamente indispensabile. Inoltre è necessario che la frase possa essere isolata dal suo contesto, resa totalmente indipendente, offrendo se possibile anche un effetto sorpresa, sempre gradito per aumentare l’atmosfera unica che soltanto i grandi aforismi sui viaggi sanno regalare. https://ift.tt/2P1J66L Le 50 frasi più belle per chi ama viaggiare Le frasi sui viaggi sono diventate oggigiorno particolarmente popolari, grazie alla diffusione dei social e di internet che valorizzano questa forma d’espressione breve, diretta e incisiva. Resi celebri dai grandi personaggi della letteratura e della storia, gli aforismi sul viaggio sono emozioni senza tempo, citazioni famose e meno note che esprimono una verità in poche parole, lasciando spazio all’immaginazione e all’interpretazione personale. Ecco una raccolta delle 50 frasi sul viaggiare più belle di sempre. Che cos’è un aforisma di viaggio L’aforisma, una parola che deriva dal termine greco aforismo, è una frase particolarmente corta, un insieme di poche parole che riescono a esprimere un concetto profondo, che fa riflettere chi legge. In particolare gli aforismi di viaggio sono delle frasi brevi di grande effetto, delle citazioni che catturano un momento del viaggio, un’esperienza o un sentimento, fissandolo per sempre nel ricordo e condividendolo con le altre persone. Ed è proprio la condivisione che rende gli aforismi sui viaggi così unici e speciali, in grado spesso di suscitare le stesse sensazioni provate dalla persona che ha scritto quella frase. Le citazioni sul viaggiare create da personaggi famosi e storici sono molte, alcune delle quali sono il frutto della sensibilità artistica di poeti, romanzieri e letterati, i quali durante le loro avventure sono riusciti a immortalare per sempre le proprie emozioni. Con un aforisma è possibile racchiudere in poche parole il senso stesso del viaggio, del confronto con persone e culture differenti dalla nostra, motivando anche gli altri a intraprendere un percorso di scoperta del mondo. Oggi viaggiare è ormai alla portata di tutti e piuttosto comodo, ma alcuni aforismi sul viaggio come metafora della vita sono ancora validi, motivandoci ad andare avanti, a vedere ciò che c’è di nuovo al di fuori della nostra realtà, aprendo la mente per vivere appieno l’esperienza unica della scoperta di ciò che non conosciamo. Citazioni famose sui viaggi “Accade durante i viaggi: un solo mese sembra più lungo di quattro mesi trascorsi a casa” Arthur Schopenhauer “Il viaggio non è mai una questione di soldi, ma di coraggio” Paolo Coelho “Non andare mai in vacanza con qualcuno che non ami” Ernest Hemingway “Le città sono sempre state come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore. A seconda della città o del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco, o un’antipatia, un’amicizia o inimicizia. Solo attraverso i viaggi possiamo sapere dove c’è qualcosa che ci appartiene oppure no, dove siamo amati e dove siamo rifiutati” Roman Payne “Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. I realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. È il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile” Ryszard Kapuscinski “La propri destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose” Henry Miller “Di una città non apprezzi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda” Italo Calvino “Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno” Guy de Maupassant “In viaggio la cosa migliore è perdersi. Quando ci si smarrisce, i progetti lasciano il posto alle sorprese, ed è allora, ma solamente allora, che il viaggio comincia” Nicolas Bouvier “Non c’è uomo più completo di colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita” Alphonse de Lamartine “I viaggiatori sono quelli che lasciano le loro convinzioni a casa, i turisti no” Pico Iyer “Nel viaggio c’è un certo sapore di libertà, di semplicità… un certo fascino dell’orizzonte senza limiti, del percorso senza ritorno, della notte senza tetto, della vita senza superfluo” Théodore Monod “La felicità è un percorso, non una destinazione” Madre Teresa di Calcutta Aforismi e frasi sul viaggio della vita “Sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo” Socrate “La meta è partire” Giuseppe Ungaretti “Un buon viaggiatore non ha piani precisi, il suo scopo non è arrivare” Lao Tzu “Non c’importa tanto di non arrivare da nessuna parte, quanto di non avere compagnia durante il tragitto” Anna Frank “Non c’è uomo più completo di colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita” Alphonse de Lamartine “Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene” Rosa Luxemburg “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone” John Steinbeck “I veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole” Charles Baudelaire “È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria” Voltaire “Ovunque tu vada, vacci con tutto il tuo cuore” Confucio “Solo chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare” Thomas Stearns Eliot “Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria delle meta da cui è tornato” Edgar Allan Poe Frasi sul viaggio “Viaggiare rende modesti. Ci mostra quanto è piccolo il posto che occupiamo nel mondo” Gustave Flaubert “Viaggiare significa scoprire che tutti hanno torto riguardo gli altri paesi” Aldous Huxley “Tra vent’anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna” Mark Twain “In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo deve poter viaggiare” Andrej Tarkowsky “Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati” Gore Vidal “Sono innamorato di città che non ho mai visitato e di persone che non ho mai incontrato” John Green “Quando si è in viaggio, ricordate che un paese straniero non è progettato per farvi stare comodi. È stato progettato per rendere comodo il proprio popolo” Clifton Fadiman “Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo” Robert Louis Stevenson “Vi fu sempre nel mondo assai più di quanto gli uomini potessero vedere quando andavano lenti, figuriamoci se lo potranno vedere andando veloci” John Ruskin “Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove” Marguerite Yourcenar “Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere una ristrutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni” Hermann Hesse “Una volta l’anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima” Dalai Lama “Come sempre suole accadere in un lungo viaggio, alle prime due o tre stazioni l’immaginazione resta ferma nel luogo di dove sei partito, e poi d’un tratto, col primo mattino incontrato per via, si volge verso la meta del viaggio e ormai costruisce là i castelli dell’avvenire” Lev Tolstoj Citazioni di viaggi “Desidero partire: non verso le Indie possibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo. Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni” Fernando Pessoa “Ah! Il viaggio è un bagno di umiltà: ti rendi conto di quanto è piccolo il luogo che occupi nel mondo” Gustave Flaubert “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” Marcel Proust “A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quello che cerco” Michel de Montaigne “Chi viaggi senza incontrare l’altro non viaggia, si sposta” Alexandra David-Néel “Un uomo percorre il mondo intero in cerca di ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo” George Moore “E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse” Milan Kundera “Una volta che hai viaggiato, il viaggio non finisce mai, ma si ripete infinite volte negli angoli più silenziosi della mente. La mente non sa separarsi dal viaggio” Pat Conroy “Nono smetteremo mai di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta” S. Eliot “Viaggiare è una brutalità. Obbliga ad avere fiducia negli stranieri e a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Ci si sente costantemente fuori equilibrio. Nulla è vostro, tranne le cose essenziali” Cesare Pavese “Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo” Lao Tzu “Viaggiare è come tenere i rubinetti aperti e vedere il tempo che va via, sprecato, liquido, intrattenibile” Ennio Flaiano Come scrivere un aforisma di viaggio? Queste frasi celebri sui viaggi hanno sicuramente un grande effetto su chiunque, grazie anche allo spessore intellettuale e alle capacità di scrittura di tali personaggi. Tuttavia ognuno può trasformare il viaggiare in un aforisma, seguendo alcuni semplici consigli. Per farlo è importante essere coincisi, cercando di esprimere il concetto in una forma piuttosto breve e asciutta, senza utilizzare aggettivi, avverbi e altre parole superflue. Il messaggio deve arrivare in maniera diretta, immediata, perciò è fondamentale scegliere ogni parola con cura, selezionando quelle che possono aiutare a raggiungere lo scopo. Per scrivere un aforisma di viaggio non bisogna pensare alla descrizione, ma alle emozioni, tentando di creare una frase sul viaggiare che sia corta e d’effetto. Deve trasmettere le emozioni provate il quel momento, oppure far riflettere su un aspetto comune ad altri viaggiatori. Ciò significa che un aforisma deve essere ricco testualmente, ma allo stesso tempo asciutto, prendendo come lunghezza anche due o tre righe, purché ogni parola sia assolutamente indispensabile. Inoltre è necessario che la frase possa essere isolata dal suo contesto, resa totalmente indipendente, offrendo se possibile anche un effetto sorpresa, sempre gradito per aumentare l’atmosfera unica che soltanto i grandi aforismi sui viaggi sanno regalare. Dagli autori di romanzi a personaggi dell’antichità: in molti hanno scritto bellissime frasi sul viaggio e sull’avventura, aforismi perfetti per chi ama viaggiare.
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Tu sei per me una creatura triste, un fiore labile di poesia, che, nell’istante stesso che lo godo e tento inebriarmene, sento fuggire lontano tanto lontano, per la miseria dell’anima mia, la mia miseria triste. Quando ti stringo pazzamente al cuore e ti suggo la bocca, a lungo, senza posa, sono triste, bambina, perché sento il mio cuore tanto stanco di amarti così male. Tu mi dài la tua bocca e insieme ci sforziamo di godere il nostro amore che sarà mai lieto perché l’anima in noi è troppo stanca dei sogni già sognati. Ma sono io sono io il vile, e tu sei tanto in alto che, quando penso a te, non mi resta che struggermi d’amore per quel poco di gioia che mi dài, non so se per capriccio o per pietà. La tua bellezza è una bellezza triste quale avrei mai osato di sognare, ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno. Quando ti parlo le cose più dolci e ti stringo al mio cuore e tu non pensi a me, hai ragione, bambina: io sono triste triste e tanto vile. Ecco, tu sei per me null’altro che una fragile illusione dai grandi occhi di sogno, che per un’ora mi si stringe al cuore e mi ricolma tutto di cose dolci, piene di rimpianto. Così mi accade quando stancamente mi struggo a infondere nei versi lievi un mio spasimo triste. Un fiore labile di poesia, nulla di più, mio amore. Ma tu non sai, bambina, e mai saprai ciò che mi fa soffrire. Continuerò, piccolo fiore biondo, che hai già tanto sofferto nella vita, a contemplarti il viso che ti piange anche quando sorride – oh la dolcezza triste del tuo viso! non saprai mai, bambina – continuerò a adorare accanto a te le tue piccole membra melodiose che han la dolcezza della primavera e son tanto struggenti e profumate che io quasi impazzisco al pensiero che un altro le amerà stringendole al suo corpo. Continuerò a adorarti, e a baciarti e a soffrire, finché tu un giorno mi dirai che tutto dovrà essere finito. E allora tu non sarai più lontana e non mi sentirò più stanco il cuore, ma urlerò dal dolore e ribacerò in sogno e mi stringerò al petto l’illusione svanita. E scriverò per te, per il tuo ricordo straziante pochi versi dolenti che tu non leggerai più. Ma a me staranno atroci inchiodati nel cuore per sempre.
Cesare Pavese, 4 settembre 1927
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Michael Heltau in Es ist immer jetzt (2012)
Michael Heltau (* 5. Juli 1933 in Ingolstadt) ist ein deutscher bzw. österreichischer Schauspieler und Chansonnier. 1968 wurde ihm die österreichische Staatsbürgerschaft verliehen. Er lebt in Österreich.
Heltau spielte nahezu alle Rollen seines jeweiligen Faches. Er war Orlando in Shakespeares Wie es euch gefällt, verkörperte die Hauptrolle in Friedrich SchillersDon Karlos und den Tellheim in Minna von Barnhelm im Theater in der Josefstadt, den Hamlet und Romeo am Wiener Volkstheater (Regie: Gustav Manker). Dort bekam er den Karl-Skraup-Preis für die Darstellung des Dr. Jura in Hermann Bahrs Das Konzert.
Am Burgtheater der 1970er und 1980er Jahre war Heltau einer der prägendsten Protagonisten, spielte Arthur Schnitzlers Anatol, Theodor in Liebelei, Sala in Der einsame Weg, Kari Bühl in Hofmannsthals Der Schwierige, Harold Pinters Lenny in Heimkehr und den Tristan Tzara in Tom Stoppards Travesties. Schillers Wallenstein gab er unter der Regie von Manfred Wekwerth. In Richard II. von Shakespeare spielte Heltau unter der Regie des damaligen Burg-Direktors Gerhard Klingenberg. In der Inszenierung von Peter Wood war Heltau 1981 der Mozart in Peter Shaffers Amadeus, 1988 bis 1999 sah man ihn in Maxim Gorkis Kinder der Sonne unter der Regie des scheidenden Burg-Direktors Achim Benning, in Cesare Lievis Inszenierung von Pirandellos Heinrich IV. spielte er die Titelrolle. Seine letzte Rolle am Burgtheater (Akademietheater) war der Mann in Edward Albees Spiel ums Baby, 1999.
Am Theater an der Wien war Heltau der Bluntschli in dem Udo-Jürgens-Musical Helden, Helden (nach George Bernard Shaw). Dafür bekam er 1972 die Kainz-Medaille der Stadt Wien. Außerdem profilierte er sich damals auf Schallplatten und in eigenen Showabenden als deutschsprachiger Interpret der Lieder und Chansons von Jacques Brel (in der Übertragung von Werner Schneyder und Loek Huisman), der Heltau noch persönlich beauftragt hatte, seine Arbeiten im deutschen Sprachraum zu präsentieren. Außerdem war Heltau in zahlreichen TV-Shows zu sehen, zumal als Moderator im Liedercircus für das ZDF. Weitere musikalische Bühnenprogramme waren Auf d’Nacht, Herr Direktor, Aber jetzt, Herr Direktor, Meine Leute, Classical, Meine Zeit, Statt zu spielen, Noch einmal, Herr Direktor und Einen blauen Ballon möcht' ich haben!
Im Jahr 1964 entstand die erste von Heltaus vielen Schallplatten-Aufnahmen: Goethes Die Leiden des jungen Werthers. Beim Kulturfest Weimar war er erstmals 1990 mit seinem Goethe-Programm im Goethe-Theater Bad Lauchstädt und im Goethe-Haus am Frauenplan zu Gast. In der Folge wurde er Mitglied des Kuratoriums dieser Festspiele.
Im Jahr 1993 konnte Michael Heltau einen großen Erfolg bei Publikum und Presse als Professor Higgins in Frederick Loewes My Fair Lady an der Wiener Volksoperverbuchen und gastierte in dieser Rolle auch im Berliner Metropoltheater. Ebenfalls an der Volksoper war er der Honoré Lachailles in Loewes Gigi.
Am Theater an der Wien studierte Heltau auf Wunsch von Riccardo Muti die Strehler-Inszenierung von Mozarts Le nozze di Figaro neu ein, die später auch beim Festival in Ravenna zu sehen war.
Heltau ist auch als Filmschauspieler tätig, so hatte er 1954 eine Nebenrolle im Film Schloß Hubertus nach einem Roman von Ludwig Ganghofer inne, spielte 1955 mit Hans Albers und Romy Schneider in Der letzte Mann sowie unter der Regie von Otto Schenk mit Maria Schneider in Reigen, 1973. Daneben hat er verschiedene Hörbücher eingelesen, unter anderem Werke von Joseph Roth.
Im Frühjahr 2018 erklärte Heltau seinen endgültigen Abschied von der Bühne und bekräftigte diesen Entschluss bei der Präsentation der CD und DVD seines letzten Soloprogramms am Burgtheater Einen blauen Ballon möcht' ich haben!
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Gulasch Suppe
Comfort food invernale d’eccellenza. Calma, non è il gulasch, è la zuppa. 
Ricordo a Vienna, quel freddissimo febbraio, quando per fumare le mani diventavano blu, tutti hanno scelto cibo di merda a pranzo, ma appena l’ho vista l’ho scelta, e così ha fatto pure il mio prof di lettere. Unica volta in cui la cultura romana antica e i tedeschi sono andati d’accordo, sempre stato grande rispetto per i Germani nei diari di Cesare, ma finiva lì. Ed ecco la mimesi per sopravvivenza, grande freddo nordico, il prof si fa insegnare dallo studente.
O le mille volte che in Austria in quell’osteria senza tempo (il tempo ci sarebbe, è stata costruita nel 1300 e il menù cita tutti i proprietari dalla costruzione ad oggi) prima di assaporare la fantastica Wienerschnitzle regina indiscussa del piatto di carne e verdure tipico della casa, eccola là, in una ciotola di ceramica dove entra a fatica il grande cucchiaio di fattura tedesca e precisa, la mitica Gulasch Suppe, calda, confortante. 
Manzo, ugual peso di patate, cumino, indispensabile, brodo di manzo, sia mai che sia di verdure, paprika dolce e maggiorana, e poi le versioni variano a seconda del coraggio di chi cucina, ma poco è certo, le spezie lasciano spazio a errori più o meno amatoriali. 
Per qualche cucchiaiata, ti senti in paradiso e tutti i problemi si fanno piume che scivolano lievi giù dalle spalle. 
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mc-edizioni · 4 years
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Ieri sul “Giornale di Brescia” Franca Grisoni ci parla dell’ultima raccolta di versi, la prima per la collana di poesie di MC, di Cesare Lievi: Al ritmo dell’assenza. Artista eclettico. Cesare Lievi è regista teatrale di fama internazionale, drammaturgo, traduttore e poeta. Nel 2009 ha vinto il Premio Ubu - miglior testo drammaturgico con La badante. Ha pubblicato in Italia e all’estero numerosi testi teatrali e il romanzo La sua mente è un labirinto (Marsilio, 2015).
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retrouvaille-v · 3 years
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Tu sei per me una creatura triste,
un fiore labile di poesia,
che, nell'istante stesso che lo godo
e tento inebriarmene,
sento fuggire lontano
tanto lontano,
per la miseria dell'anima mia,
la mia miseria triste.
Quando ti stringo pazzamente al cuore
e ti suggo la bocca,
a lungo, senza posa,
sono triste, bambina,
perché sento il mio cuore tanto stanco
di amarti cosí male.
Tu mi dai la tua bocca
e insieme ci sforziamo di godere
il nostro amore che sarà mai lieto
perché l'anima in noi è troppo stanca
dei sogni già sognati.
Ma sono io sono io il vile,
e tu sei tanto in alto
che, quando penso a te,
non mi resta che struggermi d'amore
per quel poco di gioia che mi dài,
non so se per capriccio o per pietà.
La tua bellezza è una bellezza triste
quale avrei mai osato di sognare,
ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno.
Quando ti parlo le cose più dolci
e ti stringo al mio cuore
e tu non pensi a me,
hai ragione, bambina:
io sono triste triste e tanto vile.
Ecco, tu sei per me
null'altro che una fragile illusione
dai grandi occhi di sogno,
che per un'ora mi si stringe al cuore
e mi ricolma tutto
di cose dolci, piene di rimpianto.
Cosí mi accade quando stancamente
mi struggo a infondere nei versi lievi
un mio spasimo triste.
Un fiore labile di poesia,
nulla di piú, mio amore.
Ma tu non sai, bambina,
e mai saprai ciò che mi fa soffrire.
Continuerò, piccolo fiore biondo,
che hai già tanto sofferto nella vita,
a contemplarti il viso che ti piange
anche quando sorride
- oh la dolcezza triste del tuo viso!
non saprai mai, bambina
continuerò a adorare accanto a te
le tue piccole membra melodiose
che han la dolcezza della primavera
e son tanto struggenti e profumate
che io quasi impazzisco
al pensiero che un altro le amerà
stringendole al suo corpo.
Continuerò a adorarti,
e a baciarti e a soffrire,
finché tu un giorno mi dirai che tutto
dovrà essere finito.
E allora tu non sarai più lontana
e non mi sentirò più stanco il cuore,
ma urlerò dal dolore
e ribacerò in sogno
e mi stringerò al petto
l'illusione svanita.
E scriverò per te,
per il tuo ricordo straziante
pochi versi dolenti
che tu non leggerai piú.
Ma a me staranno atroci
inchiodati nel cuore
per sempre.
-Cesare Pavese
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