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#Filippo La Porta
marcogiovenale · 2 years
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esce (e si presenta a roma presto) "l'universo è una leggenda", di carlo bordini e massimo barone
esce (e si presenta a roma presto) “l’universo è una leggenda”, di carlo bordini e massimo barone
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ladyinrosso · 2 years
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Se avessi 1 euro per ogni volta che l’interesse amoroso del personaggio di Valentina Romani è un ragazzo alto e ricciolino che si chiama Filip/po avrei 2 euro. Che non è molto ma è strano che sia successo due volte
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anchesetuttinoino · 2 months
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Caro Feltri, inorridisco davanti alle parole del padre di Filippo Turetta, assassino di Giulia Cecchettin, pronunciate in carcere, durante una visita al ragazzo. L'uomo pare giustificare il gesto del figlio, lo consola, gli dice che non è l'unico ad avere commesso un femminicidio, che ce ne sono stati altri e che, in fondo, non poteva controllarsi. È uno scherzo o cosa? Che razza di padre è questo qui? Marco Vizzari
Caro Marco, forse non gradirai il contenuto della mia epistola ma non posso fare a meno di esprimere il mio pensiero in maniera onesta, senza farmi trascinare da un moto di indignazione collettiva che sta investendo in queste ore un poveraccio che non ha commesso alcun delitto, ove conveniamo che avere un figlio che si macchia di omicidio non è un reato bensì una tragedia. Bene. Ti ritieni inorridito, come tanti, quasi tutti, la collettività intera, per le affermazioni del babbo di Turetta durante quella che è stata - e questo è bene puntualizzarlo - la prima visita al figlio in carcere, ossia il primo incontro tra il ragazzo e i genitori una volta che il primo è stato arrestato in Germania e tradotto in Italia. Era il dicembre del 2023 e queste intercettazioni, che riguardano un momento di dolore, intimo e privato, vengono divulgate adesso dalla procura e finiscono sui giornali. Il contenuto di questo colloquio, corredato di immagini fotografiche, non è uscito da solo, aprendo la porta, dai palazzi della giustizia. Qualcuno lo ha ceduto a qualche giornalista, senza curarsi delle conseguenze, le quali pure potrebbero essere gravi per questi genitori, in particolare il padre, Nicola Turetta, che saranno fatti bersaglio di odio, odio che può facilmente volgere in violenza. Il materiale in questione, peraltro, non ha alcun valore investigativo e alcuna rilevanza processuale, non costituisce una prova in relazione alle accuse di cui deve rispondere il ragazzo, che ha confessato il crimine e ha rinunciato all'udienza preliminare per entrare subito nel vivo del rito. Quindi dobbiamo chiederci per quale motivo questa intercettazione sia stata pubblicata. La risposta è evidente: perché l'opinione pubblica si indignasse e questo padre venisse dato in pasto alla massa famelica. I giornalisti talvolta assecondano i peggiori appetiti del popolo. E lo fanno in maniera spregiudicata, calpestando ogni valore e qualsiasi principio etico.
Ma io non mi indigno. Non mi indigno per un padre traumatizzato, piegato dal dolore, che, dopo avere ottenuto consigli dagli psicologi su come rapportarsi al figlio, incontra quest'ultimo in galera, dopo avere temuto che si fosse suicidato, un padre che ha difficoltà ad accettare e metabolizzare che colui che ha messo al mondo, che ha visto bambino, possa avere compiuto un delitto tanto orribile, che possa avere avuto la freddezza di accoltellare un essere vivente, un essere umano, una ragazza, la sua ex ragazza, Giulia. Il signor Turetta non ha assolutamente giustificato la condotta del figlio. Egli dice: «Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, non sei un terrorista, hai avuto un momento di debolezza. Devi farti forza». Nicola Turetta quasi cerca di persuadere se stesso, di rassicurare se stesso, non soltanto il figlio: no, non sei un assassino, non è possibile che tu lo sia. Inoltre, da buon padre ha tentato di consolare Filippo e di fargli capire che non lo abbandona. Cosa avrebbe mai dovuto dirgli per risultarvi simpatico: «Ammazzati, non ci vedrai mai più, ti odiamo, da oggi non sei più nostro figlio»? Parlate tutti di valori cristiani, vi sconvolgete davanti agli insulti alla fede cristiana, eppure quando qualcuno applica la parola del Signore, quando un padre non rinnega il figlio che ha sbagliato atrocemente, ecco che vi scandalizzate.
Vedo in tutto questo contraddizione e ipocrisia.
Io mi indigno semmai per l'immoralità di chi ha diffuso e pubblicato queste intercettazioni, che fanno parte di un colloquio assolutamente privato e intimo e che privato e intimo avrebbe dovuto restare.
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ragazzoarcano · 2 years
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- Serve Telepatia...
sai cosa vuol dire Telepatia?
- Sì, mi avevano spiegato che telepatia vuol dire che quando io non busso, tu mi apri la porta.
— Eduardo De Filippo
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anaromantico · 5 months
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"Sir, la vedo bloccato"
"È che ho paura di fare un passo falso"
"Se mi permette, l'unico passo falso è quello che non porta da nessuna parte, sir"
"E quelli che fanno inciampare?"
"Possono essere i più veri tra tutti i passi, sir"
"Però c'è il rischio di farsi male, Lloyd"
"O forse c'è la possibilità di trovare un nuovo equilibrio, sir"
[Di Lloyd, di sir e di equlibrismi di colore di Filippo Spinelli - Phil]
🦖
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aminuscolo · 10 months
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Specchi infranti
Ho scritto un pezzo per doppiozero ma ha suscitato contestazioni dunque lo posto qui.
Ho sentito spesso dire alle donne che sono a pezzi. Le ho viste in pezzi. E ho, davanti agli occhi, donne in pezzi al lavoro, donne in pezzi a correre. Donne in pezzi al ristorante, e donne in pezzi sul divano. Donne in pezzi truccate.
Raramente ho sentito questa espressione in bocca a un uomo. Può un uomo andare in pezzi?
Centocinque donne uccise per mano d’uomo dall’inizio del 2023. Centocinque. Centocinque donne fatte a pezzi. Può un uomo andare in pezzi?
Giulia Cecchettin, Filippo Turetta. Una nuova storia, altri nomi, un dibattito pubblico che si infiamma, molto rumore destinato a durare qualche settimana. Meccanismi di risposta primitivi: difesa del proprio pensiero già pensato; ricerca di un colpevole; denigrazione dell’avversario; rivendicazione di innocenza. C’è chi vuole accusare le donne e c’è chi pensa di evirare gli uomini; c’è chi risolve tutto con la teoria del mostro e chi impiccherebbe i genitori del mostro. C’è chi dice “a me mai”, “ma io no”, “non in mio nome”, “se l’è cercata”, “è la famiglia”, “è il patriarcato”, “è la libertà delle donne”, “siete tutte puttane”.
E soluzioni improvvisate: si tratta di fare educazione sessuale (sic); chiamare psicologi e influencer a intervenire nelle scuole è il gesto di cui abbiamo bisogno (sic); insegnare alle donne a non accettare l’ultimo appuntamento (sic); redigere un opuscoletto che aiuti noi donne a intercettare i segnali e proteggerci (sic). Perché di questo si tratta, sempre: non provocare, non esagerare, non bere, non accettare l’ultimo appuntamento, non laurearci, non alzare la voce, non truccarci se stiamo soffrendo. Ah, però si tratta pure di non sparire, altrimenti è ghosting: come potete essere così insensibili?
Elena Cecchettin prende parola, elabora il proprio lutto provando a dare un senso alla tragedia che si trova a dover attraversare: parla come sorella, come donna, come cittadina. Porta il proprio corpo, la propria voce, e quel corpo e quella voce diventano bersaglio. Violenza su violenza e ancora ci sorprendiamo. Eppure Elena Cecchettin prova a non scegliere l’odio, la via più semplice. Hannah Arendt scriveva che ognuno di noi ha il compito, a partire dalla nascita, di portare nel mondo la propria differenza assoluta, provare a pensare quel che non è già stato pensato. Assumersi la responsabilità del proprio dire, portarlo, con il corpo, in uno spazio condiviso, dove possa essere occasione di confronto. Altre singolarità, altri corpi. La politica come spazio sorgivo, esito della costruzione di questo “tra”, avendo cura del corpo dell’altro davanti a noi, della sua alterità radicale. Arendt invitava a coltivare con cura la possibilità di pensare insieme. Arendt, soprattutto, ci ha insegnato che pensare al mostro è facile, umano, ma non ci aiuta a comprendere e a ricordarci che dietro il singolare c’è il sociale. Elena Cecchettin vuole comprendere e comprendere non è perdonare, è provare a stare in una complessità e a implicarsi in questa complessità. Voler comprendere è politica.
Vorrei che si provasse ad abitare tale complessità.
Vorrei che ogni uomo fosse più capace di assumersi la responsabilità di vincere la vergogna che prova ogni volta che si trovi, in una birra con amici, a interrompere la goliardia, mostrando agli interlocutori come parlano e da dove parlano. Vorrei che ogni uomo interrogasse il maschilista che ha in sé. Vorrei che lo vedesse. Vorrei che interrogasse il da dove spiega. Vorrei che si accorgesse quanto spiega. Vorrei che si accorgesse della postura che ha quando entra in una stanza, vorrei che si interrogasse su cosa è per lui la macchina, o il lavoro. Vorrei che si domandasse che cosa ama in chi ama, vorrei che guardasse dalla finestra della propria casa la gestione domestica. Vorrei che potesse fare i conti con la vergogna, metterla in parola, vorrei che potesse sentire di non dover essere potente. Vorrei che ogni uomo non fosse tutto di un pezzo. Vorrei che sapesse (e potesse) andare in pezzi. Può un uomo andare in pezzi?
Vorrei che le donne si accorgessero di quanto maschilismo introiettato, di quanto potere agito, di quanta competizione, quanto odio, quanta logica patriarcale assorbita. Quanto perdersi in una gara a diventare, loro, tutte di un pezzo, invece che danzare, insieme, cucendo i pezzi staccati ogni volta con un’invenzione nuova.
È complicato, per gli uomini, fare i conti con un femminile che si emancipa. La crisi – e per fortuna – di un modello violento e verticale, quello patriarcale, ha determinato una necessità di ripensarsi che non è stata presa in carico da nessuna agenzia sociale. La cultura continua a proporre modelli di vincenti, di eccezione, di genialità, di prestazione. Tutto è competizione e il mondo è diviso in chi ce la fa e chi soccombe. Farcela a fare che cosa? È la felicità in campo?
In questo tempo di transizione, in cui il patriarcato domina ancora, ma messo in questione, il maschile non sa interrogarsi su una nuova posizione possibile, non avendo mai abitato altro che la posizione dominante.
La crisi del legame sociale è pervasiva: vivere con gli altri comporta una rinuncia, la rinuncia ad avere tutto, quale è la contropartita? Quale è il valore aggiunto che mi viene dall’altro se l’altro è un rivale e mai un’occasione? Se a scuola i genitori si preoccupano che le differenze degli altri rallentino la formazione e se contano i risultati più che la relazione? Nella crisi del legame sociale, che ha investito le famiglie, i figli sono troppo spesso il completamento narcisistico, il senso che resta quando tutto vacilla. Proteggerli dalla frustrazione, dai no, dagli inciampi: essere lo specchio che li conferma perché siano lo specchio che ci conferma. Assicurarsi il loro “funzionare” – il loro rispondere a un modello di rendimento e di successo – più che la loro capacità di “amare” – costruire legami, sopportare le differenze, smarcarsi da modelli simbiotici in cui nulla resta dell’alterità e delle differenze. Nessun spazio per fare i conti, i conti davvero, con delusione, invidia, frustrazione, aggressività, rabbia, nessuno spazio per poterle dire. Nessuno spazio per imparare ad andare in pezzi, per imparare la perdita. La psicoanalisi ci insegna come l’aggressività sia figlia della seduzione speculare: se lo sguardo dell’altro è stato lo specchio buono che ci ha rimandato una immagine amabile di noi, la sottrazione di quello sguardo porta con sé il crollo di quell’immagine. L’altro speculare è l’altro che ha nelle mani il potere di farci sentire dio o merda. Non c’è amore per l’altro nello specchio perché non c’è alterità: è la nostra immagine, in gioco. Amo te ma perché ne va di me: la tua presenza conferisce alla mia vita un senso altrimenti assente. Ecco perché non si può lasciarlo andare, ecco perché si teme il suo distacco, la sua indipendenza, la sua libertà. Ecco perché da idealizzazione a odio; da cura a rabbia cieca; da ragione di vita a persecutore cui dare la morte.
Come costruire relazioni non immaginarie? Relazioni in cui il legame si prenda carico dell’assoluta alterità dell’altro? Relazioni in cui l’altro possa andare e tornare, essere interlocutore, amante, differenza, libertà? Relazioni in cui non ne va di me, della mia individualità, ma di un tu e di un io? Come promuovere un discorso sociale in cui lo spazio sia uno spazio “tra” tutto da costruire, fatto di corpi che devono coesistere, intrecciarsi, dialogare, costruire, a partire da ineliminabili differenze?
Fare a pezzi gli specchi è compito di ognuno di noi. Fare a pezzi gli specchi per poter andare in pezzi. E ripartire dalla vergogna, dalla fatica, dalla mancanza.
E dalla piena coscienza che siamo animali sociali: non ci si salva da soli.
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aki1975 · 26 days
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Cagliari - Duomo - XIII sec. e Pisa - Duomo - 1118
I possedimenti sardi della Repubblica marinara di Pisa spiegano le affinità fra le due cattedrali: allo stesso modo l’arte europea risente della radice latina della sua storia.
La storia della letteratura romana è costituita da due fili: la rivisitazione della cultura greca e la narrazione della storia della repubblica e dell’impero.
Di seguito le tappe più importanti:
a. C.
754 - 504 Re di Roma. Numa Pompilio fonda il Pontifex Maximus. Sotto il regno di Tullio Ostilio gli Orazi sconfiggono i Curiazi, campioni di Alba Longa. Anco Marzio estende il territorio e costruisce il Ponte Sublicio per unire gli insediamenti urbani con il Palatino. Tarquinio Prisco, primo re etrusco, ne introduce la cultura (anche i goliardici fescennini) e realizza la Cloaca Massima, Servio Tullio riorganizza l’esercito e la società in centurie determinate dalla ricchezza. Fine della monarchia con Tarquinio il Superbo cacciato anche grazie al coraggio di Muzio Scevola. Primi consoli Bruto e Collatino.
496 - Vittoria sui Latini e su Tarquinio il Superbo al Lago Regillo
494 - La plebe sull’Aventino. Discorso di Menenio Agrippa
493 - Foedus Cassianum con i Latini: coinvolgere le elitè dei popoli sconfitti è sempre stata la strategia romana.
477 - La gens Fabia sconfitta sul fiume Cremera dai Veienti
449 - XII Tabulae
445 - la Lex Canuleia consente il matrimonio fra patrizi e plebei
431 - Cincinnato dittatore sconfigge Volsci ed Equi
396 - Furio Camillo conquista Veio
390 - i Galli Senoni di Brenno (“Vae victis”) saccheggiano Roma, ma Furio Camillo li sconfigge.
366 - Leggi Liciniae - Sextiae: primo console plebeo. Per l’espansione della repubblica era necessario che Roma superasse l’impostazione di società fondata sulle gentes.
321 - i Romani sono sconfitti dai Sanniti e sottoposti alle Forche Caudine. I Romani introducono nel proprio armamento il giavellotto: ogni sconfitta li porta a migliorare la tattica militare che in questo caso si traduce nella vittoria sui Sanniti nel 290.
295 - i Romani sconfiggono Galli, Sanniti ed altre popolazioni dell’Italia centrale nella battaglia del Sentino.
272 - A Benevento i Romani sconfiggono Pirro e dominano la Magna Grecia benché la cultura greca, attraverso il Circolo scipionico, penetra a Roma nonostante l’avversione dei difensori del mos maiorum.
241 - Dopo la battaglia delle Egadi, alla fine della prima guerra punica, i Romani conquistano la Sicilia.
240 - Livio Andronico rappresenta il primo dramma in latino e traduce Iliade ed Odissea.
219 - 202 - Bellum Poenicum (Nevio)
219 - Annibale espugna Sagunto e provoca i Romani alla Seconda guerra punica.
216 - Annibale, varcate le Alpi, sconfigge i Romani a Canne, ma viene logorato da Quinto Fabio Massimo.
202 - Scipione l’Africano vince Annibale a Zama e pone termine alla seconda guerra punica.
III - II sec. - Aulularia, Miles Gloriosus ed altre opere tipiche della “commedia dell’arte” latina di Plauto che creano maschere, personaggi tipici come il servus currens.
II sec. - Annales (Ennio) dalle origini al 171 a. C.
197 - Filippo V di Macedonia viene sconfitto. La cultura greca entra a Roma.
163 - Il punitore di se stesso (Terenzio), improntato alla commedia ellenistica di Menandro
160 - De agri cultura (Catone)
146 - Scipione l’Emiliano distrugge Cartagine al termine della terza guerra punica
133 - Assassinio di Tiberio Gracco
121 - Morte di Tiberio Gracco. La proletarizzazione della plebe secoli è causata dall’incapacità di realizzare riforme agrarie efficaci e dalla conseguenza creazione di latifondi in mano a patrizi e cavalieri. Questo crea un esercito di professionisti costituti da masse di cittadini dipendenti dai donativi dei generali e crea quindi le basi per l’ascesa di figure come Mario, Pompeo ed Antonio (populares) in diretta concorrenza con la classe senatoria rappresentata da Silla, Cicerone, Bruto e Ottaviano (optimates).
105 - Mario sconfigge Giugurta
101 - Mario sconfigge i Cimbri ai Campi Raudii
86 - 79 Dopo la guerra civile fra gli Optimates di Silla e Pompeo e i Populares di Mario, dittatura di Silla
I sec.
De rerum natura (Lucrezio)
È dolce, mentre nel grande mare i venti sconvolgono le acque, guardare dalla terra la grande fatica di un altro; non perché il tormento di qualcuno sia un giocondo piacere, ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia immune. Dolce è anche contemplare grandi contese di guerra apprestate nei campi senza che tu partecipi al pericolo. Ma nulla è più piacevole che star saldo sulle serene regioni elevate, ben fortificate dalla dottrina dei sapienti, donde tu possa volgere lo sguardo laggiù, verso gli altri, e vederli errare qua e là e cercare, andando alla ventura, la via della vita, gareggiare d'ingegno, rivaleggiare di nobiltà, adoprarsi notte e giorno con soverchiante fatica per assurgere a somma ricchezza e impadronirsi del potere.
73 - Ribellione di Spartaco a Capua
70 - Verrine (Cicerone)
62 - Pro Archia (Cicerone)
Haec studia adulescentiam agunt, senectutem oblectant, secundas res ornant, adversis rebus perfugium ac solacium praebent
60 - Primo triumvirato. Catilinarie (Cicerone)
Quousque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?
Carmi (Catullo). Catullo è un esponente dei poeti neoterici, avversi all'epica e attenti ai brevi componimenti ellenistici che si concentrano sui dettagli (es. il passero di Lesbia).
Sulla tomba del fratello
Di gente in gente, di mare in mare ho viaggiato, / o fratello, e giungo a questa cerimonia funeraria / per consegnarti il dono supremo di morte / e per parlare invano con le tue ceneri mute, / poiché la sorte mi ha rapito te, proprio te, / o infelice fratello precocemente strappato al mio affetto. / E ora queste offerte, che io porgo, come comanda l’antico / rito degli avi, dono dolente per la cerimonia, gradisci; sono madide di molto pianto fraterno; / e ti saluto per sempre, o fratello, addio.
Multas per gentes et multa per aequora vectus, / advenio has miseras, frater, ad inferias, / ut te postremo donarem munere mortis et mutam nequiquam adloquęrer cinęrem.
“Non ho per niente voglia di piacerti, o Cesare, né m'importa di saperti bianco o nero”
"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris? Nescio, sed fieri sentio et excrucior"
52 - Pro Milone (Cicerone)
51 - De re publica (Cicerone) che include il Somnium Scipionis
50 - De bello gallico (Cesare)
48 - Battaglia di Farsalo. De bello civili (Cesare)
44 - Idi di marzo
[Secondo la pronuncia del latino restitutuum, “Ave Caesar” era “Aue Kàesar”]
43 - Secondo triumvirato. La congiura di Catilina (Sallustio). Filippiche di Cicerone contro Antonio i cui sicari, proprio quell’anno, lo assassinano.
42 - Bucoliche (Virgilio), raccolta di canti di tipo ellenistico (Callimaco, Teocrito), improntati allo spirito agreste dell'ideologia augustea, ma anche attenti a raccontare il dolore delle espropriazioni successive alle guerre civili.
Titiro, tu che riposi sotto l’ombra di un alto faggio, intoni sull'esile flauto una melodia silvestre: noi lasciamo i territori della patria e i dolci campi, noi abbandoniamo la patria; tu o Titiro, rilassato all’ombra insegni alle selve a risuonare il nome della bella Amarillide.
Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui musam meditaris avena; nos patriae finis et dulcia linquimus arva; nos patriam fugimus; tu, Tityre, lentus in umbra, formosam resonare doces Amaryllida silvas.
Oh Muse sicule, alziamo un poco il tono del canto: non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici; se cantiamo le selve, le selve siano degne di un console.
Sicelides Musae, paulo maiora canamus; non omnis arbusta iuvant humilesque myricae: si canimus silvas, silve sint consule dignae.
Omnia vincit Amor: et nos cedamus Amori
40 - La guerra di Giugurta (Sallustio)
31 - Ottaviano e Agrippa sconfiggono Antonio e Cleopatra ad Azio
27 - a. C. - 68 d. C. Dinastia Giulio - Claudia (Augusto, Tiberio, Claudio, Nerone)
Eneide (Virgilio), unione fra la componente iliadica ("arma") e quella odisseica ("la pietas di Enea"), poema lasciato incompiuto da Virgilio, ma pubblicato per volere di Augusto. Crea un legame fra la storia di Troia, la maledizione della cartaginese Didone, l'approdo sulle coste italiche.
Narro delle imprese di guerra, del primo troiano che arrivò in Italia sulle coste di Lavinio per volontà del destino. Sballottato per molto tempo sia per mare sia sulla terraferma per voler degli dei; per colpa di Giunone soffrì tanto anche durante le battaglie. Finché fondò una città che diede casa ai Penati origini dei troiani e dei romani.
Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris Italiam fato profugus Laviniaque venit litora, multum ille et terris iactatus et alto vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram, multa quoque et bello passus, dum conderet urbem inferretque deos Latio; genus unde Latinum Albanique patres atque altae moenia Romae.
Rari nantes in gurgitte vasto
Timeo Danaos et dona ferentes
Agnosco veteris vestigia flammae
Auri sacra fames
Una salus victis, nullam sperare salutem
Tu regere imperio populos, Romane, memento (hae tibi erunt artes), pacique imponere morem, parcere subiectis et debellare superbos
[Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope: cecini pascua, rura, duces]
27 - 14 d. C. Ad urbe condita (Livio)
23 - 13 - Odi (Orazio)
Vedi come si innalza bianco di neve il Soratte, e gli alberi sofferenti non reggono più il peso e si rapprendono i fiumi per il gelo acuto. Dissolvi il freddo, mettendo legna sul fuoco con larghezza, e versa generosamente vino di quattro anni dall’anfora sabina, Taliarco. Il resto lascialo agli dei che, appena placano i venti in lotta sul mare in burrasca, ecco che non si muovono più i cipressi e i vecchi ontani. Non chiederti cosa sarà domani, e tutti i giorni che la sorte ti darà segnali tra gli utili, e non disprezzare, ragazzo, i dolci amori e le danze, finché ti è ancora lontana la vecchiaia fastidiosa. Adesso frequenta il Campo Marzio, le piazze e i lievi sussurri la sera all’appuntamento, e il riso agognato della tua ragazza che viene dall’angolo più segreto a tradirla, e il pegno strappato al braccio e al dito che appena resiste.
Vides ut alta stet niue candidum Soracte nec iam sustineant onus silvae laborantes geluque flumina constiterint acuto?
Odi profanum vulgus, et arceo
Ho innalzato un monumento più duraturo del bronzo e più elevato della mole regale delle piramidi, che non la pioggia corrosiva, non l'Aquilone impetuoso potrebbe distruggere o l'innumerevole serie degli anni e la fuga dei tempi.
Non tutto morirò e molta parte di me eviterà Libitina: continuamente io crescerò mantenuto in vita dalla lode dei posteri, finché il Pontefice salirà il Campidoglio con la vergine silenziosa.
Exegi aere perennium
Non omnis moriar
Ut pictura poesis
[esistono poesie che come i quadri sono belle viste da lontano e altre da vicino]
Graecia capta ferum victorem cepit
Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus [in occasione della morte di Cleopatra]
Dulce et decorum est pro patria mori
Carpe diem, quam minimum credula postero
d. C.
I sec.
Favole (Fedro)
Epigrammi (Marziale)
8 - Metamorfosi (Ovidio)
9 - Publio Quintilio Varo sconfitto a Teutoburgo
60 - Satyricon (Petronio)
61 - 65 - Pharsalia (Lucano)
64 - Dialoghi (Seneca)
Ars longa, vita brevis
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare
È l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi
68 - 96 Anno dei quattro imperatori. Dinastia Flavia
79 - Eruzione di Pompei
93 - Silvae (Stazio)
II sec. - Metamorfosi (Apuleio)
Satire (Giovenale)
96 - Nerva imperatore
97 - 110 Epistolario (Plinio il Giovane)
98 - Traiano imperatore
105 - Historiae (Tacito)
117 - 192 Dinastia Antonina (Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero, Commodo)
193 - Pertinace, poi Settimo Severo imperatore
119 - 122 Le vite dei Cesari (Svetonio)
212 - Geta, poi Caracalla imperatore. Caracalla concede la cittadinanza a tutto l’Impero.
270 - nella crisi del terzo secolo, si distinguono le vittorie militari di Aureliano che costruisce le mura omonime in città: il fatto che non ve ne fossero dà l’idea di un impero in declino.
293 - Diocleziano introduce la Tetrarchia
312 - Costantino sconfigge Massenzio al ponte Milvio
313 - Editto di Milano
378 - Valente sconfitto ad Adrianopoli dai Goti
387 - Exameron (Ambrogio)
380 - 392 - Storie (Ammiano Marcellino)
396 - Teodosio divide l’Impero
398 - Confessioni (Agostino)
Vulgata (Girolamo)
V sec. - De bello gothico (Claudiano)
476 - Deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre
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scorcidipoesia · 4 months
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"Sai che significa telepatia? Quando io NON busso e tu apri la porta."
Eduardo De Filippo
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omarfor-orchestra · 8 months
Note
ho letto le sinossi e sinceramente ho delle cose da dire:
Cosa ne pensi dei nuovi arrivati?
Palese Consuelo la violentano, sennò mi chiedo cos'altro possa "andare storto"
Sofia sinceramente non mi convince, mi sembra un rip-off di Paola della prima stagione
Ho paura per la romance tra Lino e Silvia, sarà una trashata assurda
Secondo te chi è che muore/se ne va?
Metto sotto un readmore aspè
Allora premetto che non ho seguito le riprese né nulla quindi faccio considerazioni a caldo e non studiate
Secondo me Alina ci darà delle gioie e potrebbe anche essere una piacevole pausa dagli intrecci dei clan etcetc. Avrà uno sviluppo lineare, anche circoscritto, non mi interesserebbe nemmeno troppo dei suoi rapporti con il resto. Mi piace l'idea di dare un'amica a Cardio che sostituisca un po' Filippo, adorerei se non sostituisse anche Gemma ma non sono così fiduciosa. Angelo boh sembra il vero sostituto di Filippo (viene da una famiglia benestante e si trova in carcere? Sul serio?) e questa roba dei segreti in cui c'entra sempre Silvia ma che è ma perché lasciatela stare. Comunque non riesco bene a inquadrarlo perché comunque lo devo ancora incontrare, però non mi convince molto, sembra un copia e incolla un po' a casaccio. A sto punto tenevi Sasà.
Consuelo pensavo la ammazzassero tutto considerato. Poi invece a quanto pare vive ma o la violentano o tipo le tagliano una mano una cosa del genere per avere un trauma che porta a così tante conseguenze. Non mi convince la violenza sessuale per quel "qualcosa va storto", uno stupro non può accedere per sbaglio, ma magari ci leggo troppo io.
Sofia mi auguro solo non abbia una storia con Massimo perché sennò veramente che bassezza
Lino e Silvia il mio incubo peggiore non so veramente come possa essere venuto in mente agli sceneggiatori ma Antonio non si è licenziato appena letto un accenno nei copioni io non capisco
Secondo me se ne vanno quelli vecchi, Cardio e Pino quasi sicuro, mi auguro Silvia e Kubra. Non so dire se morti, probabilmente no perché morendo ormai potrebbero andarsene solo quelli più coinvolti nelle dinamiche, quindi Edoardo Carmine Rosa e Mimmo. Però far morire Mimmo sarebbe troppo simile a Pirucchio, Edo ormai direi che se non è schiattato fino a mò seppellirà tutti gli altri, Rosa sarebbe riprendere la trope di Nina. Carmine è ormai l'unico protagonista, ammazzi pure lui? Nonsense.
L'unico che avrei visto morto suicida come possibile fine in character era Cardio, ma a questo punto non ne sono così convinta. Almeno leggendo i primi 6 episodi
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micro961 · 6 months
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Dj Faxbeat “Secondo me”
Un testo riflessivo sorretto da ritmi incalzanti e melodie ipnotiche per il nuovo singolo del cantautore di Asti
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«Abbiamo tutti una nostra personale idea sulle cose ma spesso non focalizziamo le energie su noi stessi, tendendo a pensare con la testa altrui. Ho voluto fermare il momento in cui usiamo le parole “secondo me” su poche frasi e verità che abbiamo dentro di noi e probabilmente non ascoltiamo per paura di metterci in discussione.» Dj Faxbeat
“Secondo me” è il singolo d’esordio di Dj Faxbeat, al secolo Fabrizio Russo. Una linea vocale ipnotica, a metà strada tra il rap e il cantato tradizionale, che si sviluppa su una base musicale ricca di ritmi incalzanti. Il cantautore e producer di Asti porta avanti il suo percorso artistico decennale confezionando un brano orecchiabile con un testo mai banale.
Fabrizio Russo, nome d’arte Dj Faxbeat, è un produttore musicale, rapper e cantautore di Asti. Il suo suono è molto distintivo ed immediatamente riconoscibile ed incorpora elementi di musica elettronica, R&B, Funk, Afro.
Nel 2001 fa da dj in alcune date degli allora DDP (oggi produttori del rapper Emis Killa) e produce assieme al gruppo il primo singolo, "Selvaggi" uscito per l'etichetta Blocco Recordz, che vede l'allora poco conosciuto Ale Cattelan in una parte del video.
Nel 2005 crea la One Night “The Flow! Hip-Hop r’n’b night” ed anima le serate dei club della sua città suonando insieme anche ad ospiti come BigFish, Esa e molti altri.
Nel 2009 incide "Origine di Futuro”, un album di 17 brani che vede la partecipazione di alcuni artisti emergenti della sua città natale.
Nel 2012 incide il singolo "Per Ora" con Tormento.
Nel 2013 apre i live dei Club Dogo, J-Ax e General Levy.
Dal 2014 ad oggi inventa un nuovo genere musicale, l'E.S.M, acronimo di Electronic Scratch Music, genere in cui suona il giradischi come strumento musicale.
Nel 2015 vince l'award come Best DJ 2015 dalla WSSA.
Forma assieme a Davide Calabrese e Beppe Di Filippo il gruppo UNTZ di cui ne è tuttora dj e scratcher performer.
Nel 2016 esce “Body”, l'album sperimentale di scratch e strumentali totalmente prodotto e suonato da Dj Faxbeat (con alcune collaborazioni) in cui utilizza il giradischi come voce sui beat.
Suona nei club fino al 2019 quando si ferma in studio per una personale ricerca musicale fino al 2024. L’8 marzo 2024 decide quindi di uscire con il suo singolo “Secondo Me”, sotto il nome di Dj Faxbeat.
Radio date: 8 marzo 2024
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sciatu · 1 year
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Madam Effie e la formula della felicità - Prima Parte
A VOLTE L’IMPOSSIBILE  DIVENTA PROBABILE L’uomo con il soprabito grigio guardò l’orologio. Si stava facendo tardi. Doveva decidersi. Via Palermo si stava risvegliando dopo il picco di caldo del pomeriggio. I vecchi stavano concentrandosi sotto gli alberi all’inizio della via per iniziare le loro interminabili partite a carte, le massaie incominciavano ad affollare i marciapiedi salutandosi e discutendo tra loro a voce alta con il loro siciliano stretto e sguaiato. Le macchine incominciarono a riempire il viale procedendo con lentezza e vociando tra loro a colpi di clacson. Un ragazzo si avvicinò al portone del palazzo che l’uomo osservava da più di un ora e guardò i citofoni “cinquantadue” Pensò l’uomo con il soprabito grigio. Il ragazzo schiacciò un bottone e qualcuno gli aprì facendolo entrare. Il ragazzo entrò e si diresse verso sinistra. L’uomo sorrise. Decise che a quel punto doveva andare e velocemente si avvicinò al portone cercando al citofono il nome di Madam Effie, ma il portone si apri da solo. “Cinquantatre” si disse soddisfatto ed entrando andò dalla parte opposta dove si era diretto il ragazzo, verso una porta senza nome. Stava cercando un campanello quando la porta si aprì e si trovò di fronte una donna minuta dai capelli bianchissimi e la pelle rugosa. La donna lo guardò attentamente, poi il suo volto si rilassò in un grande sorriso “Professore Gugliotta – esclamò sorridente – che bello rivederla” L’uomo strinse gli occhi dietro gli occhiali, concentrandosi su quel volto ed infine esclamò “Signora Strano, che sorpresa, non pensavo …” “Venga, venga, sono tanto felice di rivederla: lei era il professore che mio figlio apprezzava di più” “Si Filippo era uno dei pochi in quella classe a seguire con costanza ed interesse” “Lui lo diceva sempre che lei insegnava qualcosa che nessun altro conosceva: la logica ed il ragionamento” “Filippo era una persona speciale; mi dispiace per quello che è successo. Erano altri tempi. Al giorno d’oggi molte cose si accettano normalmente all’epoca erano uno scandalo. Quei suoi compagni che lo hanno bullizzato e spinto a quel gestro estremo   per la sessualità che aveva scelto, erano il frutto di un modo di pensare distorto. Illogico.” “Non importa, ormai non importa. Grazie però di essere venuto al funerale, lei è stato uno dei pochi, se non l’unico dei suoi professori.” “Ho sempre creduto nella ragione e nel libero pensiero: era un mio dovere” La vecchia sorrise nuovamente “Vada, Madam l’aspetta” E gli indicò il corridoio alle sue spalle. Mentre camminava nel corridoio, il professor Gugliotta si disse che era un controsenso per un uomo dedito alla logica e al ragionamento come aveva appena affermato, chiedere consiglio ad una cartomante, ma si rispose dicendosi che Madam Effie forse leggeva le carte, ma sicuramente non era una semplice cartomante. Prima di entrare prese il telefonino, guardò l’ora e poi lo mise su registrazione per registrare di nascosto tutto quello che si sarebbero detti. Voleva ragionare a mente fredda su come Madame avrebbe risposto alle sue domane. Mise in tasca il telefono ed entrò “Buonasera Madam – disse la faccia più cordiale che poteva fare – posso entrare?” E guardò davanti a se vedendo solo del buio “Prego, si accomodi” fece una voce profonda alla sua sinistra. Guardò in quella direzione vedendo una grande scrivania dietro cui vi era una figura avvolta in un saio di seta viola di cui si vedeva appena il volto scarsamente illuminato da dei lumini disposti a caso intorno a lei. Il volto aveva dei tratti classici, da statua greca, le sopracciglia grandi e marcate come ali di gabbiano davano a quel volto un’aria demoniaca sottolineata da due grandi occhi a mandorla, tanto scuri da non riflettere alcuna luce. Il tutto aveva un senso di spettrale reso ancor più angoscioso da pigre volute di incenso che si liberavano alle sue spalle. L’uomo aveva come la sensazione di sognare perché, come nei sogni, intuiva solo quello che lo circondava e focalizzava solo dei particolari che gli restavano nella memoria suscitandogli ora paura, ora curiosità “Venga, si sieda di fronte a me, c’è una poltroncina” “Tutto esattamente come da copione degli orrori” Pensò critico il professore ma obbedì alle indicazioni di Madam “Alla sua sinistra c’è un tavolino con dei mazzi di tarocchi, ne scelga uno, lo mischi e me lo dia” Ancora una volta l’uomo ubbidì. Da un tavolino d’ebano nero scelse un mazzo dal dorso verde su cui era disegnato con un tratto in oro un drago vichingo e lo mischiò. Dal largo vestito apparse una mano dalle lunghe dita e dalla pelle bianchissima che prese dalle mani dell’uomo i tarocchi. L’uomo notò che le dita finivano con unghie lunghe su cui erano scritti in caratteri piccolissimi quelli che gli sembravano dei mantra tibetani, ogni unghia era colorata con i colori degli elementi costituenti il mondo, terra, fuoco, aria, acqua e la luce. La donna prese le carte ed incominciò a disporle formando con le prime una croce e disponendo le altre intorno ad esse. Le osservò attentamente e alla fine chiese “Ha delle carte interessanti. Mi parli di lei” L’uomo, per nulla impressionato incominciò a parlare in modo spedito, come se da tempo si fosse preparato il discorso “Mi chiamo Ferdinando Gugliotta, sono un professore di matematica in un liceo qui vicino. Sono sempre stato un fautore della logica e del libero arbitrio, sono ateo e ho militato fin da giovane e con convinzione, in un partito popolare e democratico; ora disgustato, dal corso che la politica ha preso, mi sono distaccato dai compagni e dalle loro idee.” Si fermo per vedere l’effetto che le sue parole avevano sulla donna, ma questa lo ascoltava tenendo gli occhi chiusi “Sono sposato ma non ho figli. Ultimamente, con mia moglie, c’è come un distacco, non dovuto a lei, ma ad entrambi. Ognuno di noi due, è come se si stesse allontanando, non dall’altro, … ma da tutto. Non siamo più giovani, abbiamo i primi acciacchi, amici e conoscenti che se ne vanno presi da malattie o consunti dall’età. È come se una cappa grigia ci coprisse lentamente svuotando di senso ogni cosa che facciamo e facendoci sentire lontani, l’uno dall’altra, come se fossimo sconosciuti o peggio,  indifferenti agli anni vissuti insieme. È come se la vita fosse solo una sequenza di gesti automatici in cui non crediamo più e da cui non sappiamo trovare un motivo per vivere. Qualche mese fa, ho notato che in salotto le bottiglie di liquore che conserviamo per gli ospiti, erano quasi vuote. Da allora sono stato più attento e ho visto che il loro livello scendeva rapidamente per poi tornare a quello iniziale e ho capito che di nascosto mia moglie beve molto, quasi per stordirsi. Ho provato a parlarle, ma lei non si vuole aprire, non vuole mostrare cosa la spaventa o la induce a fuggire la realtà. Nello stesso tempo anch’io sentivo che avrei fatto la stessa cosa, che avrei voluto stordirmi e dimenticare le mie giornate grigie, routinarie e banali. – si fermò a guardare davanti a se un punto lontano – dimenticare che la mia vita è stata un opportunità che non ho mai colto” Per qualche secondo il professore perse la sua aria indifferente e nervosamente si levò gli occhiali e li pulì con un fazzolettino di carta “Mi sono reso conto che c’era qualcosa che non andava e ho cercato di parlare con qualcuno dei problemi che avevamo. Mi sono rivolto a mia cugina che è dottore e lei mi ha suggerito di venire da lei. Sul momento l’ho presa per pazza, ma lei ha insistito dicendo che una sua paziente aveva qualcosa di simile che le medicine non riuscivano a curare e che venendo da lei è rinata. Alla fine mi sono deciso ed eccomi qua.” Si rimise gli occhiali riacquistando la sua aria cinica e indifferente. Gli occhi magnetici di Madam si aprirono lentamente e lo osservarono per quasi mezzo minuto. Prese una delle prime carte che aveva posto sulla sua scrivania e gli mostrò il dorso con il drago dorato. “Lei ha scelto il mazzo di Tarocchi di Stella Goldschlag, una ebrea tedesca che durante la seconda guerra mondiale ha tradito migliaia di altri ebrei condannandoli a morire nei campi di sterminio. Il mazzo attira le persone ambigue e capaci di tradire” Girò la carta “È il sette di spade, che vuol dire tradimento, mentre il Matto – Madam prese la seconda carta scoperchiata dal mazzo del professore – vuol dire che lei non è sincero. Lei professore non mi stà dicendo la verità, nasconde più di una cosa che non vuol dire e che sta tramando. Se lei non è disposto a dire la verità io non posso aiutarla e questo incontrò deve finire qui.” Lui la guardò stupito. Madam aveva capito tutto e se era così non doveva andarsene “Ecco io ….” “La verità! - gli intimò Madam. - Un uomo senz’anima quale è lei, uno che non crede a nulla di quanto esiste nel Midgard non viene da una strega bianca chiedendo un miracolo.” Ora capiva, per il professore ora tutto era chiaro. Era una strega, di quelle vere, di quelle a cui lui non aveva mai creduto “Ecco, le chiedo scusa. Non ho detto tutto.” Prese il fazzoletto con cui aveva pulito gli occhiali e si asciugò la fronte. “Quando mia cugina mi ha parlato di lei, mi sono messo a ridere perché, come dice lei, non credo a nulla che non possa essere provato. Verificato scientificamente! Così, più per prendere in giro mia cugina che per vero interesse, ho fatto ricerche su di lei. Sono andato all’anagrafe, al casello giudiziario, cercando tramite amici, ex compagni di partito informazioni. Lei però non risulta all’anagrafe, non appare in nessun atto di nascita, o richiesta di residenza, da oggi fino al terremoto di Messina, quello del 1908 in nessuno ufficio municipale o al catasto o alle poste non c’è traccia di lei! Non esiste. Questo appartamento è di proprietà della signora Strano, che ho scoperto essere la madre di un mio alunno. Anzi, tutto questo palazzo le appartiene, ma gli inquilini che vi sono, sono tutti strani. Nessuno di loro paga un affitto, nessuno li ha mai visti, la spazzatura che viene raccolta è minima, il postino non consegna nessuna lettera, i contatori indicano consumi inesistenti. Non tutte le finestre sono illuminate di notte anche se gli appartamenti sono tutti abitati o sembrano tali. Ho contato cinquantatré persone, me compreso, che si sono avvicinate al portone. Venti hanno citofonato e sono entrate andando verso la sinistra del portone dove vi sono le scale e l’ascensore. Per trentatré persone una volta avvicinatesi al portone, questi si è aperto da solo e tutte e trentatré siamo venuti da lei: è come se il portone sapesse chi deve andare a destra e chi a sinistra. Per questo sono venuto. Forse per curiosità, forse perché lei non è di questo mondo e può davvero risolvere i miei problemi.” Madam lo guardò attentamente. “Tu hai bisogno di credere.” Si appoggiò contro lo schienale della sua poltrona e sorridendo chiese “Che ora è?” Il professore inconsciamente alzò il braccio con l’orologio e lo guardò. Fece una faccia stupita e portò l’orologio all’orecchio per sentire se funzionasse. “Strano, sembra fermo” Madam sorrise Il Professore fu preso da un pensiero improvviso, mise la mano nel soprabito, prese il telefonino e lo guardò: il contasecondi del registratore che aveva attivato pochi secondi prima di entrare da Madam, era fermo: segnava solo i secondi che gli erano serviti a varcare la porta. Non funziona neanche l’orologio del telefonino. Madam sorrise nuovamente e chiese “vedi orologi in questa stanza?” “No, neanche uno” Rispose l’uomo dopo essersi guardato intorno “Infatti, sarebbero inutili, perché qui il tempo scorre in modo impercettibile, quasi non esiste: siamo  come dentro un fermo immagine.” “Ma non è possibile, non è scientificamente possibile. “ “Vi sono energie che la scienza ancora non può spiegare, ma che esistono. Il tempo in questa stanza scorre ancora ma in modo tanto lento che gli strumenti non riescono ad indicarne il movimento. Per questo palazzo hai ragione: ìl palazzo è vivo e sa chi è mio ospite e chi invece è una sua parte.  È pronto a combattere chiunque venga in nome del male. Sotto di me, diversi metri sotto le macerie del terremoto del 1908, c’è una chiesa Templare che i cavalieri chiamavano “Il Vertice”. La chiesa era infatti posta sulla punta di un triangolo i cui lati partono da Torino, arrivano a Praga e quindi fino qui a Messina e tornano a Torino. Tutte queste tre città hanno un passato di stregoneria e magia. Formano un triangolo al cui centro c’è Roma. Lungo i lati del triangolo scorrono energie positive che lottano contro quelle negative. Io sono come la guardiana di questo vertice e il palazzo mi protegge. Gli abitanti di questo palazzo sono ospitati solo temporaneamente perché sono tutti in viaggio. La maggior parte sono viaggiatori o esuli di luoghi e tempi lontani. La Casa li accetta perché li considera pellegrini così come i castelli dei templari ospitavano i viaggiatori diretti in Terrasanta.” Allungò la mano e prese un'altra carta da quelle messe a croce sulla scrivania “Questa è la donna di spade indica un tradimento con un’altra donna. Per andare avanti, le ripeto,  mi devi dire la verità.” Il Professore impallidì “Ecco, si. È successo tempo fa. Mia moglie, aveva avuto una brutta conclusione della sua gravidanza. Aveva abortito al settimo mese la bambina che aspettava ed era disperata. L’atmosfera a casa era terribile. Lei aveva rinunciato a un trasferimento in una città del nord. Anch’io, che avevo un posto di lavoro nella città dove lei doveva andare, rinunciai per starle accanto. Avevamo rinunciato ad una vita più ricca e più importante per permetterle di portare a conclusione la gravidanza che fin dall’inizio si era presentata come difficile e che alla fine si era trasformata in una tragedia. – il Professore si fermò guardando di fronte a se il dolore che aveva vissuto - Io ero contento che lei si fosse salvata ma mi dispiaceva moltissimo per la bambina. Noi volevamo tantissimo un figlio e per mesi avevamo fatto progetti su progetti per lei e con lei.” Avevamo deciso di chiamarla Beatrice perché ci avrebbe portato nel nostro paradiso. Restò qualche secondo in silenzio ed aggiunse con amarezza. “Invece morì.” Si fermò ancora schiacciato dal ricordo, poi riprese velocemente “ Mia suocera era venuta a stare con noi perché mia moglie era troppo debole. Io non andavo d’accordo con lei perché era una bigotta, vedeva la morte di Beatrice come una punizione di Dio perché non andavamo mai a messa. Incominciai a passare più tempo nella sezione del partito e a frequentare una compagna forse per la solitudine in cui ero. Anche lei stava passando un momento difficile e voleva che stessi il più a lungo possibile con lei. Una sera stavamo parlando della nostra situazione per strada vicino casa sua quando mi ha chiamato al cellulare mia suocera dicendo che mia moglie aveva provato a suicidarsi. Corsi da lei in ospedale preso dai sensi di colpa perché pensavo che lei avesse saputo del tradimento ma non ho mai avuto la certezza che lei sapesse. Non incontrai più la compagna di partito. Da allora, lentamente, sia io che mia moglie, ci siamo chiusi in noi stessi e passiamo giornate intere senza parlarci, fino a che, come dicevo prima, non ho incominciato a sentirmi morire, a sentirmi come chiuso dentro una bara che piano piano si stringe fino a farmi soffocare. Si, mi perdo nelle mie elucubrazioni, mi nascondo dietro il ragionamento, semplifico il tutto negando l’esistenza di un Dio, ma la verità è che sto lentamente affondando nel nulla pensando di aver sprecato la mia vita, come forse pensa mia moglie.” Il Professore si asciugò nuovamente la bocca “Lo so che sono stati d’animo risibili, che la vita è materia e i pensieri sono solo fantasmi, ma questi pensieri mi stanno uccidendo più di quanto potrebbe fare la materia stessa.” Madam lo osservò in silenzio Allungò la mano e prese la terza carta della croce mostrandogli il tarocco della morte. Il professore sobbalzo sulla sedia “Non è una carta negativa. Mavet vuol dire che ci sarà un cambiamento, una purificazione, ma come dice il bagatto che è l’ultima carta della croce iniziale, sarà il frutto di un cammino non semplice.” Madam continuò a scoprire le carte girandole una ad una e spesso fermandosi ad osservarne attentamente qualcuna. Mise dell’incenso particolare in uno dei lumini e un’intensa nube azzurra si sprigionò scomparendo subito nel buio. La stanza si riempì di un intenso profumo che penetrava nella testa e per qualche secondo fece venire le vertigini al professore. Dopo forse un minuto Madam riaprì gli occhi e sorrise “Devi fare un lungo percorso, ma hai bisogno di una guida. Alla tua destra c’è una cassettiera, vai li per favore. “ Il professore si alzò e obbedì a Madam.   “Conta dalla tua sinistra tre cassetti verso destra e quindi cinque verso il basso ed apri il cassetto – Il Professore obbedì ancora una volta – c’è una scatola nera, aprila e prendi la boccettina che contiene con la mano sinistra. Stringila forte nel pugno lasciando fuori di esso il tappo e torna da me” Madam aveva rimosso tutte le carte dalla scrivania e posto nel suo centro un piatto che sembrava d’oro su cui era incisa una spirale di parole in ebraico che dal bordo esterno convergevano verso il centro. Da un sacchettino raccolse delle erbe mettendole nel centro del piatto. “Ora dobbiamo fare un esperimento chimico – disse sorridendo Madam  - che qualcuno potrebbe chiamare magia. Mi devi dare i tuoi occhiali e quando te lo dico devi versare il contenuto della boccettina su queste erbe e fare un passo indietro” Il Professore ubbidì sentendosi un po’ scettico e molto curioso. Madam disse una parola in una lingua che lui non conosceva. Dalle erbe si innalzarono delle volute di fumo e quindi una fiamma pallida e tenue. Madam impose le mani sulla fiamma e recitò qualcosa in una lingua ancora più strana. Sotto le sue mani si formò una nube biancastra, densa e quasi immateriale. “Versa il liquido presto” Gli disse Madam e come gli aveva detto lui velocemente aprì la boccettina e verso un liquido etereo, con una fosforescenza azzurrognola che si sedimentò sulla nube facendola illuminare di un azzurro elettrico. Madame prese i suoi occhiali e appoggiò delicatamente i vetri sulla nube. Gli occhiali ondeggiarono come a cercare un equilibrio e quindi si fermarono a mezz’aria.  I vetri diventarono di un bianco abbagliante e la montatura da marrone incominciò come a bruciare diventando di un nero cupo. Per quasi un minuto gli occhiali galleggiarono a mezzaria mentre la nube perdeva lentamente intensità diventando poco a poco una lenta spirale di fumo che prestò svanì nell’aria mentre gli occhiali scesero dentro il piatto d’oro tra la cenere lasciata dalle erbe bruciate. Madam li prese e li pulì con un panno nero passandoli quindi al Professore. “Ora li puoi mettere. Con essi vedrai tutto quello che esiste nell’ Akasha e quindi quello che è stato o che poteva essere” Lui la guardò confuso “Mi scusi Madam, ma cos’è l’Akasha.” “Per i popoli dell’India è l’etere, L’essenza di ogni cosa, il quinto elemento, quello dove l’universo esiste nella sua interezza partendo dalla sua più piccola parte. Per l’esoterismo occidentale è la memoria dell’universo, quella dove tutto esiste, anche quanto non è accaduto. I tuoi occhiali sono ora una porta tra il mondo che conosci e quello che esiste al di la del tempo e della materia. Vedrai quindi l’improbabile, e troverai un maestro che ti guiderà alla pace” “Un maestro? chi sarà questo maestro Madam? Lo conosco?” “In teoria no, non in questo universo, nella tua dimensione. Ma lei ti conosce bene” “Lei?” “Si lei, …  Beatrice, … tua figlia.” “Ma ….” “Non chiedere cose che non potrai capire o che i limiti della tua mente non ti faranno accettarle. Ora tra di noi c’è un legame e a causa di questo sottile filo che unisce chi cerca aiuto e chi aiuta, devi avere fiducia in me. Per i primi tempi quello che vedrai ti stupirà, ma non spaventarti: era già così prima che i tuoi occhiali diventassero una porta sull’esistere. Il nostro incontro deve finire. Devi andare, chi resta troppo in questa stanza viene inghiottito nel gorgo del tempo e perde il contatto con la realtà. “ Il Professore si alzò lentamente inforcando gli occhiali. “Madam, una domanda, l’ultima, perché mi ha detto tutte queste cose? Perché mi ha fatto notare che il tempo in questa stanza è immobile?” “Sei abituato a credere a quello che vedi fuori di te e che i numeri possono spiegarti. Un albero più un albero sono due alberi, non il respiro della terra; una rondine fa una gaussiana o un iperbole volando nel cielo, ma non ne senti la gioia o ne comprendi il senso di libertà. La nostra vita però, incomincia con quello che abbiamo dentro di noi e per capire quanto vedi devi capire chi dentro di te sta osservando. Per questo ti ho provato che esiste qualcosa in più di quello che i tuoi occhi osservano, di quanto la tua esperienza conosce, di quanto i numeri descrivono. Ed ora tocca a te: l’uomo deve sempre scegliere tra il bene e il male, questo lo distingue dagli animali, ti ho dato un potere, se lo usi male ti ucciderà, se lo usi bene, ti salverà. Tutto dipenderà da te, non da quello che ho fatto per te. Ogni maestro apre una porta ma solo il discepolo decide se attraversarla.” Il Professore lentamente si voltò ed osservò la porta e le pareti per capire se con gli occhiali vedesse in modo diverso, ma non notò nulla di particolare. Uscì nel corridoio e prese in mano il telefonino: il contasecondi riprese a muoversi regolarmente. Guardò le pareti ma queste non c’erano. Intorno vedeva solo stelle e stelle perdersi all’infinito. Arrivò alla porta della sala disorientato e  barcollando. Tornando nella sala d’attesa vide la signora Strano, ma non come l’aveva vista al suo arrivo, consumata dal tempo e dal dolore, ma ringiovanita, serena ed elegante. “È andato tutto bene Professore?” Gli chiese preoccupata “Si, … si tutto bene. Devo pagare a lei?” La signora sorrise. “No non deve. Se Madam l’ha aiutata vuol dire che sa che lei sarà utile a molti e che la ripagherà così.” Fece un sorriso per ringraziarla e lei tornò a sedersi sulla sua sedia accanto la porta. Fu allora che lo vide. Era un uomo molto giovane, con una bellezza femminile. Quando la signora si sedette, lui allungò il braccio e lo appoggiò alla spalliera della sedia quasi ad abbracciare la donna. L’uomo lo guardò e sorrise come se lo avesse riconosciuto quasi fosse un vecchio amico o un parente. Per quanto si dicesse che era impossibile, aveva la certezza che quell’uomo fosse Filippo, il figlio della signora morto tempo addietro. Lo guardò meglio. La sua figura era strana. Alle sue spalle non vi era l’ombra che il corpo della signora proiettava sulla parete. Capi che quel corpo non era della vecchia realtà a cui era abituato. Uscì, ma prima di chiudere la porta osservò ancora i due. Fu allora che notò che la mano di lui era in quella della madre. I due si vedevano, si toccavano erano coscienti l’uno dell’altra. Capì che il legame che legava la signora Strano a Madam doveva essere fortissimo: le aveva ridato suo figlio. Chiuse la porta e si diresse verso il portone. Guardò le pareti del corridoio e vide per tutta la loro grandezza un volto di donna sorridente che lo seguiva mentre arrivava al portone. Stava per tirare la grande vetrata verso di se, ma questa si aprì da sola. Uscì dicendo grazie e il volto del corridoio apparve riflesso sul vetro del portone e, nuovamente, gli sorrise
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morelin · 1 year
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Alcamo
Prima della partenza, un’ultima sosta per vedere il centro storico di Alcamo (Trapani). La visita inizia da Piazza Castello dove è situato il Castello dei Conti di Modica per addentrarci poi nella via principale attraverso Porta Palermo dove è possibile vedere lo stemma cittadino, un’aquila nera coronata volante con tre monti al di sotto e due querce d’oro ai lati. Piazza Ciullo è invece la piazza principale su cui si affacciano due esemplari edifici dell’arte barocca, il Collegio dei Gesuiti e la Chiesa di Sant’Oliva.
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A pochi passi dalla piazza si trova la Basilica di Santa Maria Assunta o Chiesa Madre, affrescata da Borremans. 
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In alcune cappelle è possibile ammirare opere del Gagini come il trittico della “Madonna tra i Santi Filippo e Giacomo e la Dormitio Virginis in predella”, la “Dormizione della Vergine”. 
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Particolarissima l’architettura moderna della cappella Don Rizzo.
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Un esempio del più bel barocco siciliano è la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano attigua al monastero di Santa Chiara. Qui si possono ammirare le tele del fiammingo Borremans e statue di Giacomo Serpotta. Non trovate meravigliosa questa rappresentazione della “Carità”?
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jacopocioni · 8 months
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Le cipolle del Caparra.
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Prima della costruzione di Palazzo Strozzi la piazza antistante era comunemente chiamata “Piazza delle Cipolle” perché vi si svolgeva il mercato ortofrutticolo e quindi si vendevano cipolle, cocomeri, poponi, ortaggi, verdure e frutta di stagione. Messer Filippo Strozzi fece costruire il suo splendido palazzo quattrocentesco da Benedetto da Maiano e Giuliano da Sangallo ed anche durante i lavori nella piazza si continuava a vendere cipolle. Un giorno, con sua grande sorpresa, messer Filippo notò tra i venditori di verdure anche Niccolò Grosso, famoso fonditore e battitore di ferro, detto “Il Caparra” perché aveva l’abitudine di non iniziare mai un lavoro senza aver ricevuto prima un congruo anticipo. Se un famoso artista era costretto per vivere a vendere cipolle in piazza, voleva dire che non doveva viaggiare in buone acque, pensò messer Strozzi e si impietosì. Non si è ma saputo se quello stato di bisogno del Caparra fosse reale o se fosse piuttosto un’abile finzione, dato che il palazzo era stato quasi completamente costruito e mancavano soltanto le rifiniture … in ferro! Filippo Strozzi commissionò a Niccolò Grosso tutti i lavori in ferro battuto, tra cui battenti, porta fiaccole, porta bandiere e quattro grandi lanterne da collocare agli angoli del palazzo … ovviamente anticipando all’artista un acconto sul pagamento finale! Tuttavia il Caparra non sembrò restare insensibile a quell’episodio, al punto che, nel forgiare le quattro lanterne, si ispirò a quella piazza tanto da fondere delle lunghe “reste” che ricordavano proprio gli steli delle cipolle. Le quattro lanterne oggi visibili sono soltanto delle copie, mentre una parte dell’originale ancora esistente è stata collocata, dopo molti restauri, all’angolo tra Via Strozzi e Via de’ Pescioni, proprio di fronte all’antica Piazza delle Cipolle. (da "IL CANTO DEI BISCHERI" di Franco Ciarleglio, Sarnus Editore)
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Franco Ciarleglio Read the full article
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diari0deglierrori · 1 year
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Tagged by @omarfor-orchestra, @technicallycleverdetective aaand @gaysessuale quite some time ago, but I’m bored rn and have a lot of things to do so I’m doing this instead ❤️ since this took me a while to write some things are no longer d’actualité but I’m just crossing them instead of deleting just because, and also because three people tagged me so each will get one 🫶🏼 (in most categories, in others I can’t think of anything more)
3 ships:
Nicotino Skam It
Naditza/Filippo MF
I can’t think of a third one, I’ve been searching my head for over 10 minutes and nothing comes up?? Simuel UP, perhaps?
First ever ship:
Frankly I have no idea, depends when we start counting. Maybe Katniss/Peeta from the Hunger Games ?
Last song:
Comme Tu Dis - Pomme
Siamo A Metà - Leo Gassmann
Boys Don’t Cry - Mikolas Josef
Last movie:
Il Bagno Turco (1997)
Come Des Frères (2012)
Les Petits Mouchoirs (2010)
Not to spoil but like all of them made me cry
Currently reading:
Le Otto Montagne - Paolo Cognetti and Can You Keep a Secret - Sophie Kinsella (aka the only book in english I could find here, I wanted to read a bit in english too) this hasn’t changed at all because I don’t think I even opened them again after I first wrote this whoops
Currently watching:
oh boy, so many things I think, sometimes I start shows and then forget about them for a while. La Porta Rossa, Les Combattantes, Succession, New Girl, WWDITS, Fleabag, Tutto Chiede Salvezza, You, From Scratch, Je Te Promets, La Faute à Rousseau aaand I just remembered I never watched the last episode of Generazione 56k 🫣 And other things I’m probably forgetting. And of course Mare Fuori!! I finished it since then :( ahh and I still need to watch the second season of Young Royals so you could count that already
Currently consuming:
my patience cereals
Craving:
a little bit of courage to do the things I want to do. Or like, pizza too, I haven’t had that in a while. And a spritz.
Some of you may have already done it by now but I’m tagging: @suicide-inthe-trenches , @breaddo , @sassy-sara , @evadingreallife , @abissalemp3 , @fcblues , @violeblanche , @sophiamcdougall , @pezzo-di-paradiso
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chez-mimich · 2 years
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IL CROGIUOLO
“Il crogiuolo” di Arthur Miller è una possente pièce teatrale fatta di parole, spesso di parole urlate, ma pur sempre di parole. Un po’ come tutto il teatro di Arthur Miller. Costruire o, come in questo caso, ri-costruire vicende con la sola forza delle parole e con un ricorso minimo alle azioni sceniche, è molto difficile e difficile anche per un regista che vede i suoi spazi di manovra ridotti al minimo. Prova brillantemente superata per lo Stabile di Torino e per il regista, Filippo Dini che hanno debuttato a Milano, qualche sera fa, al Teatro Strehler con il cupo dramma di Miller. Sulla scena si racconta una vicenda della caccia alle streghe, forse la più nota, quella che si svolse nel 1692 a Salem (Massachusetts), piccola comunità urbana, dove un gruppo di donne viene accusato di stregoneria a causa di comportamenti anticonformisti e stravaganti. Dramma scritto da Miller in pieno maccartismo e che porta quindi con sé una doppia cifra di lettura, quella degli accadimenti della fine del XVII secolo e quella della nuova “caccia alle streghe” (comuniste), dell’America degli anni Cinquanta, cifra di lettura che, volendo, diventa utilizzabile per tutte le persecuzioni passate, presenti e future, che si tratti di dissidenti politici o di rave party… Gli abitanti della piccola città di Salem si ingarbugliano in una inestricabile spirale fatta di sospetti, accuse e testimonianze false, dove tutti divengono accusati e accusatori, in preda ad una paradossale psicosi collettiva di odio ed isteria. Il regista Filippo Dini, che veste anche i panni di Proctor, uno dei protagonisti della vicenda,( ossia colui che decide di rompere la catena psicotica di accusa-confessione), sceglie un allestimento scarno ed essenziale per lasciare parlare il testo (nella storica traduzione italiana di Masolino D’Amico), affidando ad una chitarra elettrica vagamente country-blues, un rarefatto, ma azzeccato commento sonoro, su una scena di perenne desolazione urbana ed umana Lo spettacolo si replica fino al 10 novembre allo Strehler.
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"Telepatia" deriva dal greco τηλε, tèle (lontano) e πάθεια, pàtheia (sentimento).
Avviene quando due persone si legano nel profondo, le anime entrano in connessione tra loro. È un legame potente che si crea forse solo una volta nella vita.
Una connessione unica, o come direbbe Edoardo De Filippo: "Telepatia è quando io non busso, e tu apri la porta".
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