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#Jacopo Pellegrini
queerographies · 5 months
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[Arbasino A-Z][Andrea Cortellessa]
Clicca qui per acquistare il libro Titolo: Arbasino A-ZA cura di: Andrea CortellessaEdito da: ElectaAnno: 2023Pagine: 328ISBN: 9788892824195 Alberto Arbasino è l’ottavo protagonista della collana “Enciclopedie” di Electa dopo Savinio, Rodari, Steinberg, Woolf, Cocteau, Scialoja e Calvino. Nella sua opera, quantitativamente sterminata, Arbasino si è posto il compito ciclopico di archiviare la…
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hades-bat · 9 months
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Them.
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by:
1) Jacopo Amigoni
2) Antonio Verrio
3) Giovanni Antonio Pellegrini
4, 5) Sebastiano Ricci
6) Eugène Delacroix
7) Ignaz Stern
8) Gérard de Lairesse
9) Luca Giordano
10) Giacomo del Pò
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jacopocioni · 1 month
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Lo Struscio Fiorentino Domenica 12 maggio 2024: Struscio a Siena
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Foto di Daniela de Francesco La terza passeggiata dello Struscio Fiorentino del 2024 si è svolta presso Siena, quindi in trasferta. A questo LINK si può trovare tutto il programma 2024. Il gruppo dello struscio si è riunito presso piazza Gramsci a Siena alle 10.30 di Domenica, ed espletate le formalità di tesseramento e distribuzione auricolari ad opera dell’Alfiere Maggiore Umberto Panti e del Gabelliere Alfonso Fornabaio, si è introdotto nel cuore di Siena.
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Foto di Daniela de Francesco Al gruppo si è aggregato il senese Gianluca Bargagli che in collaborazione con il Priore e Narratore Cortese Franco Ciarleglio ci hanno illustrato alcune chicche sulle contrade e il palio. La giornata è stata splendida, calda e soleggiata, e ci ha permesso di lambire più contrade incrociando più volte il corteo dell'Oca che armato di bandiere e tamburi rendeva omaggio alle altre contrade. La lupa senese, palazzo Tolomei, piazza del Campo, la Torre del Mangia, la curva di San Martino, la curva del Casato, la Mossa, la via dei Pellegrini, sono solo alcune delle mete raggiunte.
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Foto di Gianni Degl’Innocenti Balsicci Alle 13.00 il riposo unito alla libagione presso il ristorante Pier Pettinaio ci ha permesso di rinnovare le energie. All'uscita del ristorante ci aspettava, con pazienza e una sempre presente sigaretta, Odoardo "Dodi" Piscini della Nobile Contrada dell'Aquila. Il "Dodi" ci ha accompagnato sino alla sede della contrada iniziando a spiegare, lungo la strada, lo spirito che anima il palio, ciò che c'è dietro e che va altre il puro atto formale della corsa. Attraverso aneddoti e un linguaggio forbito ha fatto percepire le ragioni di un'appartenenza e il mutuo soccorso dietro questa appartenenza. Nella sede della contrada dell'Aquila il "Dodi" ci ha fatto vedere il museo e la chiesa, ha illustrato i pali vinti e ci ha introdotto al linguaggio della contrada. Un piacere ascoltarlo, un uomo appassionato e competente. Due fuoriprogramma sono stati divertenti, il primo in cui l'Alfiere Maggiore Umberto Panti ci ha mostrato la persiana più piccola del mondo e l'altro una coppia di francesi che si sono aggregati agli strusciaioli acquistando anche uno dei nostri fazzoletti.
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Foto di Sopida Cioni
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Foto di Jacopo Cioni   Queste alcune fotografie del Mastro Iconografo Gianni Degl’Innocenti Balsicci:
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lucfierens · 4 months
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GALLERIA ARTE SU CARTE
SABATO 2 MARZO ORE 18
LE OPERE DI “PER UN CAPRICCIO 3”
PRESENTAZIONE DI SARA FONTANA
LA MOSTRA DELLE OPERE SARA’ VISITABILE DAL 2 AL 23 MARZO 2024
E siamo ad oggi, due anni dopo è il tempo della terza edizione. A questa nuova edizione denominata “Per un Capriccio 3” sono stati invitati: Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Louisa Babari, Paola Di Bello, Fernanda Fedi, Lucia Pescador, Nicoletta Moncalieri, Giovanni Ferrario, Jacopo Mazzonelli, Elia Ulian e Luc Fierens.
Roberto Gatti
GALLERIA ARTE SU CARTE
VIA FRATELLI ROSSELLI 21/23/25 – 41125 MODENA – TEL. 059390353
ORARI: 10/12 – 16/19 DOMENICA CHIUSO
www.laboratoriodartegraficadimodena.it
Grazie per la bella serata di ieri a Modena, trascorsa in compagnia del grande stampatore Roberto Gatti, del pittore Matteo Maria Filippo Martini, del collezionista Paolo Della Grazia e del poeta visivo Elena Marini.
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lamilanomagazine · 5 months
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Pistoia, la posa in centro delle prime due conchiglie in bronzo, simbolo del Cammino di San Jacopo
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Pistoia, la posa in centro delle prime due conchiglie in bronzo, simbolo del Cammino di San Jacopo Venerdì 2 febbraio intorno alle 19.30 in via Roma, nelle immediate vicinanze di piazza del Duomo, davanti all’Antico Palazzo dei Vescovi, e in via della Torre, si terrà la posa delle prime due conchiglie in bronzo, simbolo del Cammino di San Jacopo. All’iniziativa sarà presente l’assessore alle tradizioni e turismo Alessandro Sabella. «Si tratta del posizionamento delle prime due conchiglie – ha spiegato l’assessore Sabella – importanti per riconoscere i cammini di pellegrinaggio e promuovere la vocazione della città ad affermarsi come “Pistoia – Santiago d’Italia”. L’iniziativa segna anche un ulteriore passo in avanti, considerato il legame che il Comune di Pistoia ha attivato da anni con la città di Santiago di Compostela, per arrivare a definire il gemellaggio tra le due città, in virtù della comune venerazione delle reliquie dell'apostolo Giacomo il maggiore». Le ulteriori 60 conchiglie, attraverso un bando di affidamento, saranno successivamente posizionate in altre vie per segnalare i 5 cammini che passano attraverso il territorio comunale pistoiese: San Jacopo, San Bartolomeo, via Francesca della Sambuca, via Romea Imperiale e via Romea Strata. L’iniziativa di venerdì 2 febbraio sarà preceduta alle 18 dalla celebrazione della Santa Messa nella Cattedrale di San Zeno da parte del vescovo Fausto Tardelli, cui seguirà, alle 19.15, il rito di consegna delle credenziali ai pellegrini presenti all’iniziativa che provengono da varie città d’Italia. «La posa delle prime due conchiglie in bronzo di San Jacopo avverrà proprio nel giorno della Candelora – sottolinea l’assessore alle tradizioni e turismo Alessandro Sabella – una significativa ricorrenza liturgica, che abbiamo scelto per il forte valore simbolico che affonda le radici nel nostro passato. I pellegrini, infatti, che compivano i primi passi del loro cammino verso Santiago venivano salutati dalla comunità e dalla chiesa pistoiese con una tradizionale benedizione del loro bordone (il bastone del pellegrino) e questi si preparavano così ad affrontare il cammino più percorso del mondo».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 9 months
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Palazzo Madama ospita “In Cammino”
Visite fino al 10 ottobre 2023 Palazzo Madama ospita “In Cammino” La porta di Torino: itinerari sindonici sulla Via Francigena”, un’esposizione che ripercorre attraverso 4 sezioni artistiche e culturali la suggestione del cammino lungo la via Francigena  battuta dai pellegrini che da sempre attraversano il territorio piemontese.  La via Francigena è un antico cammino di pellegrinaggio che collega Canterbury a Gerusalemme passando per Roma. Poiché il percorso incrocia numerose città storiche, oggi la strada è diventata un popolare itinerario anche per i turisti che apprezzano storia e cultura dei luoghi attraversati.  Ricco di spiritualità, natura e storia, il Piemonte accoglie colui che ha scelto di intraprendere un cammino di fede o di ricerca personale. In un ambiente in cui la natura infonde un grande senso di comunione e armonia con tutto il Creato, il viandante guarda con speranza i maestosi monti del Piemonte che aprono il percorso italiano della via Francigena. La mostra è stata realizzata dalla Regione Piemonte e dalla Fondazione Carlo Acutis con l’obiettivo di stimolare una profonda riflessione sulla Sacra Sindone e sulle Vie Francigene. Palazzo Madama ospita “In Cammino” Torino, casa della Sacra Sindone, ospita questa bellissima mostra che si articola in quattro sezioni, ognuna caratterizzata da un tema specifico. La prima sezione raccoglie 16 illustrazioni di artisti affermati che raccontano, con l’originalità del proprio linguaggio estetico, il cammino lungo la via Francigena che attraversa il Piemonte. Il visitatore si aggira tra numerosi disegni che rappresentano con grande creatività e autentica emozione la via del cammino dei pellegrini, l’atmosfera, le suggestioni e la natura che ha ispirato i singoli artisti.  Iliaria Urbinati,Il Piemonte della via Francigena Davide Bettiol, ad esempio, nella strada del pellegrino ha rappresentato la strada del viandante tra le montagne piemontesicome un filo di un gomitolo che il viaggiatore porta con sé dietro le spalle come fosse uno zaino. Nel disegno di Iliaria Urbinati, invece, (Il Piemonte della via Francigena) una bimba e una donna adulta contemplano il Lago Viverone, sormontato da una nuvola a forma di Piemonte nella pace della natura che offre il paesaggio circostante. Elisa Seitzinger con il suo Piemonte della Via Michelita realizzato in tre colori (rosso nero e bianco) rappresenta San Michele Arcangelo che spinge Lucifero con la spada nelle viscere della terra e mette in evidenza i sette santuari simbolo per la cristianità che si trovano in parte in Europa e in parte in Italia. Jacopo Rosati, invece, si concentra sulle città del Piemonte attraversate dal percorso della via Francigena. L’artista ha concepito il suo Piemonte del Welfare sociale come una sorta di gioco dell’oca al quale tutti possono partecipare aggirandosi tra le chiese e i monumenti simbolo delle città-tappe.  Questi sono solo alcuni degli esempi delle sedici illustrazioni esposte dalle quali il visitatore può lasciarci ispirare ed emozionare grazie anche alla suggestiva location che le accoglie. Le altre sezioni della Mostra  La seconda sezione dell’esposizione a Palazzo Madama “In Cammino”, mostra ai visitatori, attraverso diversi materiali video, la via Francigena e gli itinerari sindonici. Pannelli interattivi si soffermano sul significato della Sindone, sui diversi spostamenti a cui è andata soggetta nel tempo e sugli antichi percorsi dei pellegrini nel Medioevo verso la Terra Santa. Jacopo Rosati, Piemonte del Welfare sociale Nella terza sezione, una grande mappa interattiva evidenzia gli itinerari di "Via Francigena for all" e i cammini sindonici, un progetto che ha ottenuto 1,6 milioni di euro di fondi statali per rinnovare numerose strutture e percorsi della millenaria porta d’ingresso dei pellegrini verso la Pianura Padana. Nella quarta sezione, infine, è esposta un’installazione dell'artista torinese Carlo Gloria dal titolo “Vado e Vengo”.  L’opera è stata realizzata in ferro taglio laser verniciato e si concentra sul tema del cammino con sagome umane in marcia. Attraverso un gioco di luci e proiezioni, il visitatore ha la percezione di persone in movimento che ci richiamano alla mente il cammino, un atto e un concetto che può essere tanto personale quanto collettivo, tanto spirituale quanto concreto ed esplorativo. Ancora una volta Palazzo Madama con la mostra  “In Cammino” si fa promotore di cultura e bellezza, mettendo a disposizione della collettività il proprio patrimonio di duemila anni di storia in perfetta armonia con esperienze culturali moderne e contemporanee. Read the full article
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emilianobertelli · 9 months
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fashionbooksmilano · 5 years
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L’altrove tra noi
da un’idea di Piero Tosi
Fiorenzo Niccoli
Con scritti di Giorgio Amitrano, Quirino Conti, Caterina d’Amico, Giosetta Fioroni, Susanna Guida, Jacopo Pellegrini e Franca Valeri. 
Quodlibet, Macerata 2018, 226 pagine,  illustrazioni a colori e bn,                 ISBN 9788822902948   Testi in italiano e inglese
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
Un pretesto. Questo è stato per Fiorenzo Niccoli e per Piero Tosi, con la collaborazione inconsapevole di Danilo Donati – fotografo il primo, costumisti supremi, da Oscar, gli altri due –, il presepe commissionato nel 2016 da Quirino Conti a nome della Fondazione Carla Fendi, e allestito presso la Chiesa degli artisti, in Roma. Il Natale come esca felicissima della fantasia, dell’estro, della più scatenata voluttà creativa. Rovistando negli armadi di due insigni sartorie teatrali romane, Farani e Il Costume, grazie a una squadra formata da artisti navigati e allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia, la ferula implacabile di Niccoli e Tosi, amici e complici di vecchia data, ha dato vita, una vita raggelata quanto si vuole, eppure sempre lì lì per sciogliersi e animarsi in uno spettacolo teatrale, a un lampo, a un sogno, a un giuoco lungo centottanta immagini, disseminate di figure e figurine provenienti da un altrove e piovute chissà come qui tra noi. Una sacra rappresentazione che è al tempo stesso un frammento di circo o un brandello di rivista; un omaggio consapevole, affettuoso e pungente al tempo stesso, ai pagliacci, a Wanda Osiris, a Federico Fellini, alla fotografia come arte.
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nowinsicily · 7 years
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Mille euna #Callas:al #TeatroBellini il #successo il #mistero nella #vita del celebre #soprano Mille e una Callas. Voci e studi è il libro a cura di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini, edito quest'anno per i tipi di Quodlibet, è un contributo inedito che mira a fare nuova luce su colei che rappresenta, tout court, una delle maggiori figure del Novecento.
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gobelluno · 2 years
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Emergenza guerra in Ucraina: «Pronti all'accoglienza all'ex Caserma dei Vigili del Fuoco»
Emergenza guerra in Ucraina: «Pronti all’accoglienza all’ex Caserma dei Vigili del Fuoco»
BELLUNO – Riunione sulle ricadute locali della guerra in Ucraina e sulle possibili soluzioni di accoglienza questa mattina tra il Sindaco di Belluno Jacopo Massaro, i membri di giunta maggiormente coinvolti (la vicesindaco Lucia Olivotto e gli assessori Francesca De Biasi, Lucia Pellegrini e Biagio Giannone) e gli uffici della Protezione Civile, dei Servizi Sociali, delle Politiche Educative, del…
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asrom72a · 3 years
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‏‎‏جاكوبو اليبراندي على تويتر: ′′ بيليجريني مستدعى الى مباراة فينيسيا -روما خارج التشكيلة داربو وكذلك كالافيوري بسبب الاصابة اليسار سيلعب ايبانيز مرة اخرى." ‎Jacopo Aliprandi su Twitter: "Pellegrini stringe i denti: convocato per Venezia-Roma. Out Darboe e anche Calafiori per infortunio. A sinistra giocherà di nuovo Ibanez." ‏#FORZA_ROMA 🐺 #روما #كالتشيو‎ #ASROMA  ‎#SerieA #Mourinho ‎@OfficialASRoma #فورزا_روما #Calcio ‎#buonaserata 🐺 #ASRoma #Rome #forzaroma #روما #Mourinho ‎@OfficialASRoma #Calciomercato #Italy #romanista ‎‏ https://www.instagram.com/p/CV8BOUoj2kR/?utm_medium=tumblr
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jacopocioni · 2 years
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Chiesa di San Remigio
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San Remigio esterno Nella sede attuale della Chiesa di San Remigio vi era un edificio sempre chiamato San Remigio che fino al 1040 era un ospizio per i pellegrini francesi in viaggio verso Roma. La chiesa è stata edificata al posto dell’ospizio dal 1040 al 1100 e poi ricostruita in stile gotico più o meno nel 1350. Le famiglie che più di altre finanziarono la ricostruzione sono gli Alberti, i Pepi, i Bagnesi e anche gli Alighieri, infatti gli stemmi di queste famiglie capeggiano incisi sui pilastri ottagonali e sulle pareti. Il primo priore della chiesa fu Gherardello da Firenze un grande musicista e compositore dell’Ars Nova italiana. La facciata esterna è a forma di capanna in stile romanico, la porta è sormontata da una lunetta ad arco sesto acuto, sopra ancora una monofora. Il tetto spiovente si caratterizza da archetti che si continuano sul fianco sinistro. Alla destra della porta principale un'altra piccola porta anch'essa sormontata da una lunetta.
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San Remigio interno All'interno la chiesa appare a tre navate la centrale più ampia e alta e le due laterali più esili e leggermente più basse separate da pilastri ottagonali con capitelli scolpiti. Nella navata di sinistra si ritrovano affreschi raffiguranti San Cristoforo mentre nella navata di destra sono presenti due cappelle con altari, nel primo si ritrova San Remigio che battezza Re Clodoveo e nel secondo i resti di un affresco di San Sigismondo. Nelle cappelle terminali entrambe quadrangolari si trovano l'Immacolata Concezione di Jacopo Chimenti e nell'altra un dipinto della Madonna con Bambino di incerta attribuzione, forse di Gaddo Gaddi. Il presbiterio centrale si innalza su alcuni gradini. Sopra l'ingresso della sagrestia nella navata di destra si ritrova l'organo a canne, uno strumento del 1584 successivamente modificato e migliorato ed infine restaurato nel 2001. Nel chiostro annesso alla chiesa, si trova una statua in bronzo raffigurante San Pio da Pietrelcina apposta nel 1998.
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beppebort · 4 years
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Sant' Ignazio di Loyola Sacerdote
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31 luglio
l primo scritto che racconta la vita, la vocazione e la missione di s. Ignazio, è stato redatto proprio da lui, in Italia è conosciuto come “Autobiografia”, ed egli racconta la sua chiamata e la sua missione, presentandosi in terza persona, per lo più designato con il nome di “pellegrino”; apparentemente è la descrizione di lunghi viaggi o di esperienze curiose e aneddotiche, ma in realtà è la descrizione di un pellegrinaggio spirituale ed interiore.
Il grande protagonista della Riforma cattolica nel XVI secolo, nacque ad Azpeitia un paese basco, nell’estate del 1491, il suo nome era Iñigo Lopez de Loyola, settimo ed ultimo figlio maschio di Beltran Ibañez de Oñaz e di Marina Sanchez de Licona, genitori appartenenti al casato dei Loyola, uno dei più potenti della provincia di Guipúzcoa, che possedevano una fortezza padronale con vasti campi, prati e ferriere.
Iñigo perse la madre subito dopo la nascita, ed era destinato alla carriera sacerdotale secondo il modo di pensare dell’epoca, nell’infanzia ricevé per questo anche la tonsura.
Ma egli ben presto dimostrò di preferire la vita del cavaliere come già per due suoi fratelli; il padre prima di morire, nel 1506 lo mandò ad Arévalo in Castiglia, da don Juan Velázquez de Cuellar, ministro dei Beni del re Ferdinando il Cattolico, affinché ricevesse un’educazione adeguata; accompagnò don Juan come paggio, nelle cittadine dove si trasferiva la corte allora itinerante, acquisendo buone maniere che tanto influiranno sulla sua futura opera.
Nel 1515 Iñigo venne accusato di eccessi d’esuberanza e di misfatti accaduti durante il carnevale ad Azpeitia e insieme al fratello don Piero, subì un processo che non sfociò in sentenza, forse per l’intervento di alti personaggi; questo per comprendere che era di temperamento focoso, corteggiava le dame, si divertiva come i cavalieri dell’epoca.
Morto nel 1517 don Velázquez, il giovane Iñigo si trasferì presso don Antonio Manrique, duca di Najera e viceré di Navarra, al cui servizio si trovò a combattere varie volte, fra cui nell’assedio del castello di Pamplona ad opera dei francesi; era il 20 maggio 1521, quando una palla di cannone degli assedianti lo ferì ad una gamba.
Trasportato nella sua casa di Loyola, subì due dolorose operazioni alla gamba, che comunque rimase più corta dell’altra, costringendolo a zoppicare per tutta la vita.
Ma il Signore stava operando nel plasmare l’anima di quell’irrequieto giovane; durante la lunga convalescenza, non trovando in casa libri cavallereschi e poemi a lui graditi, prese a leggere, prima svogliatamente e poi con attenzione, due libri ingialliti fornitagli dalla cognata.
Si trattava della “Vita di Cristo” di Lodolfo Cartusiano e la “Leggenda Aurea” (vita di santi) di Jacopo da Varagine (1230-1298), dalla meditazione di queste letture, si convinse che l’unico vero Signore al quale si poteva dedicare la fedeltà di cavaliere era Gesù stesso.
Per iniziare questa sua conversione di vita, decise appena ristabilito, di andare pellegrino a Gerusalemme dove era certo, sarebbe stato illuminato sul suo futuro; partì nel febbraio 1522 da Loyola diretto a Barcellona, fermandosi all’abbazia benedettina di Monserrat dove fece una confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi vestendo quelli di un povero e fece il primo passo verso una vita religiosa con il voto di castità perpetua.
Un’epidemia di peste, cosa ricorrente in quei tempi, gl’impedì di raggiungere Barcellona che ne era colpita, per cui si fermò nella cittadina di Manresa e per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che vivendo poveramente presso il fiume Cardoner “ricevé una grande illuminazione”, sulla possibilità di fondare una Compagnia di consacrati e che lo trasformò completamente.
In una grotta dei dintorni, in piena solitudine prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che successivamente rielaborate formarono i celebri “Esercizi Spirituali”, i quali costituiscono ancora oggi, la vera fonte di energia dei Gesuiti e dei loro allievi.
Arrivato nel 1523 a Barcellona, Iñigo di Loyola, invece di imbarcarsi per Gerusalemme s’imbarcò per Gaeta e da qui arrivò a Roma la Domenica delle Palme, fu ricevuto e benedetto dall’olandese Adriano VI, ultimo papa non italiano fino a Giovanni Paolo II.
Imbarcatosi a Venezia arrivò in Terrasanta visitando tutti i luoghi santificati dalla presenza di Gesù; avrebbe voluto rimanere lì ma il Superiore dei Francescani, responsabile apostolico dei Luoghi Santi, glielo proibì e quindi ritornò nel 1524 in Spagna.
Intuì che per svolgere adeguatamente l’apostolato, occorreva approfondire le sue scarse conoscenze teologiche, cominciando dalla base e a 33 anni prese a studiare grammatica latina a Barcellona e poi gli studi universitari ad Alcalà e a Salamanca.
Per delle incomprensioni ed equivoci, non poté completare gli studi in Spagna, per cui nel 1528 si trasferì a Parigi rimanendovi fino al 1535, ottenendo il dottorato in filosofia.
Ma già nel 1534 con i primi compagni, i giovani maestri Pietro Favre, Francesco Xavier, Lainez, Salmerón, Rodrigues, Bobadilla, fecero voto nella Cappella di Montmartre di vivere in povertà e castità, era il 15 agosto, inoltre promisero di recarsi a Gerusalemme e se ciò non fosse stato possibile, si sarebbero messi a disposizione del papa, che avrebbe deciso il loro genere di vita apostolica e il luogo dove esercitarla; nel contempo Iñigo latinizzò il suo nome in Ignazio, ricordando il santo vescovo martire s. Ignazio d’Antiochia.
A causa della guerra fra Venezia e i Turchi, il viaggio in Terrasanta sfumò, per cui si presentarono dal papa Paolo III (1534-1549), il quale disse: “Perché desiderate tanto andare a Gerusalemme? Per portare frutto nella Chiesa di Dio l’Italia è una buona Gerusalemme”; e tre anni dopo si cominciò ad inviare in tutta Europa e poi in Asia e altri Continenti, quelli che inizialmente furono chiamati “Preti Pellegrini” o “Preti Riformati” in seguito chiamati Gesuiti.
Ignazio di Loyola nel 1537 si trasferì in Italia prima a Bologna e poi a Venezia, dove fu ordinato sacerdote; insieme a due compagni si avvicinò a Roma e a 14 km a nord della città, in località ‘La Storta’ ebbe una visione che lo confermò nell’idea di fondare una “Compagnia” che portasse il nome di Gesù.
Il 27 settembre 1540 papa Polo III approvò la Compagnia di Gesù con la bolla “Regimini militantis Ecclesiae”.
L’8 aprile 1541 Ignazio fu eletto all’unanimità Preposito Generale e il 22 aprile fece con i suoi sei compagni, la professione nella Basilica di S. Paolo; nel 1544 padre Ignazio, divenuto l’apostolo di Roma, prese a redigere le “Costituzioni” del suo Ordine, completate nel 1550, mentre i suoi figli si sparpagliavano per il mondo.
Rimasto a Roma per volere del papa, coordinava l’attività dell’Ordine, nonostante soffrisse dolori lancinanti allo stomaco, dovuti ad una calcolosi biliare e a una cirrosi epatica mal curate, limitava a quattro ore il sonno per adempiere a tutti i suoi impegni e per dedicarsi alla preghiera e alla celebrazione della Messa.
Il male fu progressivo limitandolo man mano nelle attività, finché il 31 luglio 1556, il soldato di Cristo, morì in una modestissima camera della Casa situata vicina alla Cappella di Santa Maria della Strada a Roma.
Fu proclamato beato il 27 luglio 1609 da papa Paolo V e proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.
Si completa la scheda sul Santo Fondatore, colonna della Chiesa e iniziatore di quella riforma coronata dal Concilio di Trento, con una panoramica di notizie sul suo Ordine, la “Compagnia di Gesù”.
Le “Costituzioni” redatte da s. Ignazio fissano lo spirito della Compagnia, essa è un Ordine di “chierici regolari” analogo a quelli sorti nello stesso periodo, ma accentuante anche nella denominazione scelta dal suo Fondatore, l’aspetto dell’azione militante al servizio della Chiesa.
La Compagnia adattò lo spirito del monachesimo, al necessario dinamismo di un apostolato da svolgersi in un mondo in rapida trasformazione spirituale e sociale, com’era quello del XVI secolo; alla stabilità della vita monastica sostituì una grande mobilità dei suoi membri, legati però a particolari obblighi di obbedienza ai superiori e al papa; alle preghiere del coro sostituì l’orazione mentale.
Considerò inoltre essenziale la preparazione e l’aggiornamento culturale dei suoi membri. È governata da un “Preposito generale”.
I gradi della formazione dei sacerdoti gesuiti, comprendono due anni di noviziato, gli aspiranti sono detti ‘scolastici’, gli studi approfonditi sono inframezzati dall’ordinazione sacerdotale (solitamente dopo il terzo anno di filosofia), il giovane gesuita verso i 30 anni diventa professo ed emette i tre voti solenni di povertà, castità e obbedienza, più in quarto voto di obbedienza speciale al papa; accanto ai ‘professi’ vi sono i “coadiutori spirituali” che emettono soltanto i tre voti semplici.
Non c’è un ramo femminile né un Terz’Ordine. La spiritualità della Compagnia si basa sugli ‘Esercizi Spirituali’ di s. Ignazio e si contraddistingue per l’abbandono alla volontà di Dio espresso nell’assoluta obbedienza ai superiori; in una profonda vita interiore alimentata da costanti pratiche spirituali, nella mortificazione dell’egoismo e dell’orgoglio; nello zelo apostolico; nella totale fedeltà alla Santa Sede.
I Gesuiti non possono possedere personalmente rendite fisse, consentite solo ai Collegi e alle Case di formazione; i professi fanno anche il voto speciale di non aspirare a cariche e dignità ecclesiastiche.
Come attività, in origine la Compagnia si presentava come un gruppo missionario a disposizione del pontefice e pronto a svolgere qualsiasi compito questi volesse affidargli per la “maggior gloria di Dio”.
Quindi svolsero attività prevalentemente itinerante, facendo fronte alle più urgenti necessità di predicazione, di catechesi, di cura di anime, di missioni speciali, di riforma del clero, operante nella Controriforma e nell’evangelizzazione dei nuovi Paesi (Oriente, Africa, America).
Nel 1547, s. Ignazio affidò alla sua Compagnia, un ministero inizialmente non previsto, quello dell’insegnamento, che diventò una delle attività principali dell’Ordine e uno dei principali strumenti della sua diffusione e della sua forza, lo testimoniano i prestigiosi Collegi sparsi per il mondo.
Alla morte di s. Ignazio, avvenuta come già detto nel 1556, la Compagnia contava già mille membri e nel 1615, con la guida dei vari Generali succedutisi era a 13.000 membri, diffondendosi in tutta Europa, subendo anche i primi martiri (Campion, Ogilvie, in Inghilterra).
Ma soprattutto ebbe un’attività missionaria di rilievo iniziata nel 1541 con s. Francesco Xavier, inviato in India e nel Giappone, dove i successivi gesuiti subirono come gli altri missionari, sanguinose persecuzioni.
Più duratura fu la loro opera in Cina con padre Matteo Ricci (1552-1610) e in America Meridionale, specie in Brasile, con le famose ‘riduzioni’. Più sfortunata fu l’opera dei Gesuiti in America Settentrionale, in cui furono martiri i santi Giovanni de Brebeuf, Isacco Jogues, Carlo Garnier e altri cinque missionari.
Col passare del tempo, nei secoli XVII e XVIII i Gesuiti con la loro accresciuta potenza furono al centro di dispute dottrinarie e di violenti conflitti politico-ecclesiatici, troppo lunghi e numerosi da descrivere in questa sede; che alimentarono l’odio di tanti movimenti antireligiosi e l’astio dei Domenicani, dei sovrani dell’epoca e dei parlamentari e governi di vari Stati.
Si arrivò così allo scioglimento prima negli Stati di Portogallo, Spagna, Napoli, Parma e Piacenza e infine sotto la pressione dei sovrani europei, anche allo scioglimento totale della Compagnia di Gesù nel 1773, da parte di papa Clemente XIV.
I Gesuiti però sopravvissero in Russia sotto la protezione dell’imperatrice Caterina II; nel 1814 papa Pio VII diede il via alla restaurazione della Compagnia.
Da allora i suoi membri sono stati sempre presenti nelle dispute morali, dottrinarie, filosofiche, teologiche e ideologiche, che hanno interessato la vita morale e istituzionale della società non solo cattolica.
Nel 1850 sorse la prestigiosa e diffusa rivista “La Civiltà Cattolica”, voce autorevole del pensiero della Compagnia; altre espulsioni si ebbero nel 1880 e 1901 interessanti molti Stati europei e sud americani.
Nell’annuario del 1966 i Gesuiti erano 36.000, divisi in 79 province nel mondo e 77 territori di missione. In una statistica aggiornata al 2002, la Compagnia di Gesù annovera tra i suoi figli 49 Santi di cui 34 martiri e 147 Beati di cui 139 martiri; a loro si aggiungono centinaia di Servi di Dio e Venerabili, avviati sulla strada di un riconoscimento ufficiale della loro santità o del loro martirio.
L’alto numero di martiri, testimonia la vocazione missionaria dei Gesuiti, votati all’affermazione della ‘maggior gloria di Dio’, nonostante i pericoli e le persecuzioni a cui sono andati incontro, sin dalla loro fondazione.
Autore: Antonio Borrelli
http://www.santiebeati.it/dettaglio/23800
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lamilanomagazine · 1 year
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Pistoia, numerose iscrizioni per l’iniziativa “Pistoia – Santiago d’Italia, racconti e storie dei pellegrini”
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Pistoia, numerose iscrizioni per l’iniziativa “Pistoia – Santiago d’Italia, racconti e storie dei pellegrini”.   Sono molte le iscrizioni arrivate al Comune di Pistoia per prendere parte a “Pistoia – Santiago d’Italia. Racconti e storie di pellegrini”, l’iniziativa organizzata per sabato 4 febbraio dall’Amministrazione, in collaborazione con la Confraternita San Jacopo di Compostela. Dalle 15, in sala Maggiore saranno presenti, dunque, quasi un centinaio di pistoiesi che in questi anni hanno completato cammini, o parte di essi, per oltre 100 km e, nei giorni scorsi, ne hanno inviato una traccia al Comune. Qualcuno è partito in solitaria, altri in gruppo, chi a piedi, chi anche in mountain bike oppure a cavallo, chi ha accompagnato l’amica in sedia a rotelle, ma tutti accomunati dalla stessa passione per il turismo lento. A loro andrà un attestato di riconoscimento, a testimonianza di un legame secolare tra Pistoia e i cammini internazionali. Una grande risposta, dunque, quella arrivata dalla città ma anche dai comuni limitrofi (sono state accolte richieste pervenute da Firenze, Agliana, Montale, Montemurlo, Serravalle e comuni montani), con l’adesione di pellegrini che hanno percorso perlopiù il Cammino di Santiago, qualcuno anche 60 volte. E c’è chi è partito a piedi proprio da Pistoia, camminando per circa 2500 km, fino ad arrivare a Santiago, mentre altri hanno proseguito fino a Finisterre, ultimo lembo di terra prima dell’Oceano Atlantico. Altre vie di peregrinazione frequentate sono state la Via Francigena, la Via Francesca della Sambuca, il Cammino di San Bartolomeo, la Romea Strata. Un pomeriggio, quindi, quello di sabato 4 febbraio, che darà modo di ascoltare le esperienze e le testimonianze di chi ha deciso di contrassegnare la propria vita con la dimensione del camminare e continua a percorrere e scoprire nuovi sentieri. “Il grande interesse che abbiamo riscontrato per questa iniziativa – sottolinea Alessandro Sabella, assessore al turismo e alle tradizioni e manifestazioni Jacopee – è la conferma di come, nel tempo, la passione e l’attrattiva per i pellegrinaggi sia cresciuta. In tutto questo, il legame con Santiago de Compostela ci restituisce ancora di più la consapevolezza del ruolo da protagonista che Pistoia ricopre in questa rete di cammini, che ci rende attrattivi e che per noi è materia di sviluppo e crescita”. Il programma. Dopo la registrazione dei partecipanti, alle 15 l’evento si aprirà con i saluti del sindaco Alessandro Tomasi, del vescovo di Pistoia Mons. Fausto Tardelli, di Jacopo Caucci von Saucken, membro del Comitato internazionale degli esperti del Cammino di Santiago, di don Luca Carlesi, arciprete della Cattedrale di Pistoia, e dell’assessore al turismo e alle tradizioni e manifestazioni Jacopee Alessandro Sabella. Alle 15.30 sarà possibile ascoltare le testimonianze dei pellegrini, che saranno seguite, alle 16.15, dalla consegna degli attestati dei riconoscimento. Alle 17.30 è in programma la visita all’altare argenteo di San Jacopo nella Cattedrale di San Zeno; alle 17.45, la benedizione dei pellegrini e alle 18 la Santa Messa nella Cattedrale di San Zeno.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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freedomtripitaly · 4 years
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Tutte le strade portano a Pistoia. Specie gli antichi cammini storico-religiosi che oggi si possono percorrere per stare all’aria aperta e fare un po’ di movimento, ma che un tempo erano percorsi fondamentali per spostarsi da Nord a Sud e da Est a Ovest dell’Italia. A metà del XII secolo, Pistoia costituì, per una serie di fortunate circostanze, l’unico centro di culto jacopeo riconosciuto in Italia e fu pertanto meta incessante di un notevole flusso di pellegrini che, attraverso la Via Francigena, percorrevano l’itinerario verso Roma, ma anche quella verso Santiago di Compostela, in Spagna. Proprio in quegli anni due pistoiesi vennero mandati in pellegrinaggio in direzione di Compostela. Tornarono con un frammento della scatola cranica di San – oggi conservato nella Cattedrale di San Zeno – il quale fu subito nominato santo patrono della città rappresentando così un potente mezzo di richiamo per i pellegrini. Da Pistoia passano ben cinque importantissimi cammini che consentono ai moderni pellegrini di andare alla scoperta di un bellissimo territorio. La Via Francesca (o Francigena) della Sambuca Si cammina lungo antichi sentieri per 176 chilometri che collegano Nonantola, in provincia di Modena, a Fucecchio, Firenze. La Via Francesca della Sambuca, che collegava Pistoia a Bologna, costituiva una variante della Via Francigena, una sorta di scorciatoia, e collegava i principali centri della cristianità. Ripercorrere oggi questo antico cammino significa andare alla scoperta di luoghi di grande rilevanza storica e paesaggistica. L’itinerario consente di fare una piacevole passeggiata tra i boschi dove la natura regna sovrana. Il Cammino di San Bartolomeo Questo itinerario lungo oltre cento chilometri parte da Fiumalba, in provincia di Modena, e termina a Pistoia. Ripercorre le orme di San Bartolomeo unendo i luoghi dedicati al culto del Santo attraverso l’Appennino modenese, lucchese e pistoiese. Lungo il percorso si possono ammirare le bellezze naturalistiche ma anche i luoghi storici delle valli del Reno e dell’Ombrone attraverso i Comuni di Pavullo, Fiumalbo, Abetone Cutigliano, San Marcello Piteglio, Bagni di Lucca e Pistoia. Per citarne qualcuno ricordiamo a Fiumalbo la Chiesa di San Bartolomeo, a Cutigliano la Chiesa di San Bartolomeo e il bellissimo Palazzo Pretorio, a Spedaletto. Il percorso può essere diviso in tappe. Lungo la strada si incontrano alloggi e punti di ristoro. La Via Romea Germanica Imperiale È uno dei cammini più lunghi, che parte da Trento per concludersi ad Arezzo. Ben 600 km di percorso che fa parte del sistema delle Vie Romee Germaniche che attraversano diversi Paesi per raggiungere Roma con collegamenti alle vie verso Santiago e Gerusalemme. La Via Romea Germanica Imperiale, una volta giunti ad Arezzo, prosegue fino a Roma e cambia nome diventando Via Romea Germanica di Stade. Veniva usata da Celti ed Etruschi per raggiungere la Pianura Padana. Nel Medioevo era una delle strade più trafficate per scambi commerciali ma anche per scopi militari. È una strada famosa, percorsa anche da artisti, poeti e intellettuali durante gli anni del Gran Tour d’Europa. La Romea Strata Nonantolana Longobarda È l’itinerario più lungo, ben 797 km dal Passo del Tarvisio a Fucecchio San Minato e poi giù fino a Roma (“Romea Strata“, strada per Roma). Unisce luoghi di cultura e religiosi e rappresenta un collegamento anche con le altre grandi vie di pellegrinaggio europee, come la Via dell’ambra dal Mar Baltico, il Cammino di San Giacomo in Slovenia, il Cammino di San Martino in Ungheria e altre ancora. Il tratto toscano della Romea Strata è di origine longobarda e fu tracciato nell’VIII secolo per collegare l’abbazia di Nonantola, che nel Medioevo era considerata al pari della cattedrale di Canterbury, con Pistoia. Tocca luoghi molto suggestivi come il Passo della Croce Arcana, il Passo della Castellina, il bellissimo borgo medievale di Cutigliano e l’antichissima Pieve di Saturnana. Questa strada è candidata a entrare nella lista “Route culturale europea” a cui appartengo anche il Cammino di Santiago di Compostela e la Via Francigena. Il Cammino di San Jacopo È l’inizio di una cammino italiano che collega la “piccola Santiago” (Pistoia) alla vera Santiago di Compostela. Questo “piccolo Cammino di Santiago”, lungo poco più di cento chilometri, percorre un tratto della Via Francigena, della Via della Costa in Italia, della Via Tolosana in Francia e del Cammino di Santiago in Spagna. Racchiude un eccezionale concentrato di arte, storia e natura, da conquistare a piedi e riscopre, oltre a valorizzare, una direttrice viaria antica più di duemila anni, la Via Cassia – Clodia. In Italia collega alcuni dei luoghi più rappresentativi della religiosità ovvero le cattedrali di Firenze, Prato, Pistoia, Pescia e Lucca, nelle quali sono custodite importanti reliquie venerate nei secoli, e diversi luoghi di grande valore artistico disseminati sulle colline toscane. @123rf https://ift.tt/2wtPQS0 Cinque meravigliosi cammini che passano per Pistoia Tutte le strade portano a Pistoia. Specie gli antichi cammini storico-religiosi che oggi si possono percorrere per stare all’aria aperta e fare un po’ di movimento, ma che un tempo erano percorsi fondamentali per spostarsi da Nord a Sud e da Est a Ovest dell’Italia. A metà del XII secolo, Pistoia costituì, per una serie di fortunate circostanze, l’unico centro di culto jacopeo riconosciuto in Italia e fu pertanto meta incessante di un notevole flusso di pellegrini che, attraverso la Via Francigena, percorrevano l’itinerario verso Roma, ma anche quella verso Santiago di Compostela, in Spagna. Proprio in quegli anni due pistoiesi vennero mandati in pellegrinaggio in direzione di Compostela. Tornarono con un frammento della scatola cranica di San – oggi conservato nella Cattedrale di San Zeno – il quale fu subito nominato santo patrono della città rappresentando così un potente mezzo di richiamo per i pellegrini. Da Pistoia passano ben cinque importantissimi cammini che consentono ai moderni pellegrini di andare alla scoperta di un bellissimo territorio. La Via Francesca (o Francigena) della Sambuca Si cammina lungo antichi sentieri per 176 chilometri che collegano Nonantola, in provincia di Modena, a Fucecchio, Firenze. La Via Francesca della Sambuca, che collegava Pistoia a Bologna, costituiva una variante della Via Francigena, una sorta di scorciatoia, e collegava i principali centri della cristianità. Ripercorrere oggi questo antico cammino significa andare alla scoperta di luoghi di grande rilevanza storica e paesaggistica. L’itinerario consente di fare una piacevole passeggiata tra i boschi dove la natura regna sovrana. Il Cammino di San Bartolomeo Questo itinerario lungo oltre cento chilometri parte da Fiumalba, in provincia di Modena, e termina a Pistoia. Ripercorre le orme di San Bartolomeo unendo i luoghi dedicati al culto del Santo attraverso l’Appennino modenese, lucchese e pistoiese. Lungo il percorso si possono ammirare le bellezze naturalistiche ma anche i luoghi storici delle valli del Reno e dell’Ombrone attraverso i Comuni di Pavullo, Fiumalbo, Abetone Cutigliano, San Marcello Piteglio, Bagni di Lucca e Pistoia. Per citarne qualcuno ricordiamo a Fiumalbo la Chiesa di San Bartolomeo, a Cutigliano la Chiesa di San Bartolomeo e il bellissimo Palazzo Pretorio, a Spedaletto. Il percorso può essere diviso in tappe. Lungo la strada si incontrano alloggi e punti di ristoro. La Via Romea Germanica Imperiale È uno dei cammini più lunghi, che parte da Trento per concludersi ad Arezzo. Ben 600 km di percorso che fa parte del sistema delle Vie Romee Germaniche che attraversano diversi Paesi per raggiungere Roma con collegamenti alle vie verso Santiago e Gerusalemme. La Via Romea Germanica Imperiale, una volta giunti ad Arezzo, prosegue fino a Roma e cambia nome diventando Via Romea Germanica di Stade. Veniva usata da Celti ed Etruschi per raggiungere la Pianura Padana. Nel Medioevo era una delle strade più trafficate per scambi commerciali ma anche per scopi militari. È una strada famosa, percorsa anche da artisti, poeti e intellettuali durante gli anni del Gran Tour d’Europa. La Romea Strata Nonantolana Longobarda È l’itinerario più lungo, ben 797 km dal Passo del Tarvisio a Fucecchio San Minato e poi giù fino a Roma (“Romea Strata“, strada per Roma). Unisce luoghi di cultura e religiosi e rappresenta un collegamento anche con le altre grandi vie di pellegrinaggio europee, come la Via dell’ambra dal Mar Baltico, il Cammino di San Giacomo in Slovenia, il Cammino di San Martino in Ungheria e altre ancora. Il tratto toscano della Romea Strata è di origine longobarda e fu tracciato nell’VIII secolo per collegare l’abbazia di Nonantola, che nel Medioevo era considerata al pari della cattedrale di Canterbury, con Pistoia. Tocca luoghi molto suggestivi come il Passo della Croce Arcana, il Passo della Castellina, il bellissimo borgo medievale di Cutigliano e l’antichissima Pieve di Saturnana. Questa strada è candidata a entrare nella lista “Route culturale europea” a cui appartengo anche il Cammino di Santiago di Compostela e la Via Francigena. Il Cammino di San Jacopo È l’inizio di una cammino italiano che collega la “piccola Santiago” (Pistoia) alla vera Santiago di Compostela. Questo “piccolo Cammino di Santiago”, lungo poco più di cento chilometri, percorre un tratto della Via Francigena, della Via della Costa in Italia, della Via Tolosana in Francia e del Cammino di Santiago in Spagna. Racchiude un eccezionale concentrato di arte, storia e natura, da conquistare a piedi e riscopre, oltre a valorizzare, una direttrice viaria antica più di duemila anni, la Via Cassia – Clodia. In Italia collega alcuni dei luoghi più rappresentativi della religiosità ovvero le cattedrali di Firenze, Prato, Pistoia, Pescia e Lucca, nelle quali sono custodite importanti reliquie venerate nei secoli, e diversi luoghi di grande valore artistico disseminati sulle colline toscane. @123rf Da Pistoia passano ben cinque importantissimi cammini che consentono ai moderni pellegrini di andare alla scoperta di un bellissimo territorio.
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soccernetghana · 4 years
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Brain Oddei’s assists inspires Sassuolo to thrilling win against Genoa
17-year old Ghanaian Wizkid, Brain Oddei, last Sunday registered his eighth and ninth assist of the season for Sassuolo when they hosted Genoa at home. In an intense, pulsating game at the Mapei grounds, Genoa took the lead in the 24th minute through forward Flavio Bianchi, only for Sassuolo to draw level after Brain assisted Federico Artioli six minutes later. Brian was also involved in the third goal for the Neroverdi as his pass into Genoa’s half resulted in a penalty kick after his teammate Jacopo Pellegrini fouled in the 18 yard box. The attacking midfielder has now been involved in 12goals in 17 games for Sassuolo. Nine assists, three goals. source: https://ghanasoccernet.com/
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