#Junio Valerio Borghese
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magauda · 2 months ago
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Il compito del Gran Maestro è estremamente delicato
Ruolo degli UsaUn ruolo chiave di collegamento e di organizzazione del progetto [il golpe Borghese], oltre all’ambasciatore Graham Martin, al referente in Italia della Cia Hugh Fendwich, al “numero due” del Fronte Nazionale Remo Orlandini e al ministro degli Esteri in pectore Adriano Monti, lo ebbe un personaggio noto nella storia del nostro paese: il liberatore di Mussolini, Otto Skorzeny <48,…
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condamina · 2 months ago
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Il compito del Gran Maestro è estremamente delicato
Ruolo degli UsaUn ruolo chiave di collegamento e di organizzazione del progetto [il golpe Borghese], oltre all’ambasciatore Graham Martin, al referente in Italia della Cia Hugh Fendwich, al “numero due” del Fronte Nazionale Remo Orlandini e al ministro degli Esteri in pectore Adriano Monti, lo ebbe un personaggio noto nella storia del nostro paese: il liberatore di Mussolini, Otto Skorzeny <48,…
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collasgarba · 2 months ago
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Il compito del Gran Maestro è estremamente delicato
Ruolo degli UsaUn ruolo chiave di collegamento e di organizzazione del progetto [il golpe Borghese], oltre all’ambasciatore Graham Martin, al referente in Italia della Cia Hugh Fendwich, al “numero due” del Fronte Nazionale Remo Orlandini e al ministro degli Esteri in pectore Adriano Monti, lo ebbe un personaggio noto nella storia del nostro paese: il liberatore di Mussolini, Otto Skorzeny <48,…
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adrianomaini · 2 months ago
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Il compito del Gran Maestro è estremamente delicato
Ruolo degli UsaUn ruolo chiave di collegamento e di organizzazione del progetto [il golpe Borghese], oltre all’ambasciatore Graham Martin, al referente in Italia della Cia Hugh Fendwich, al “numero due” del Fronte Nazionale Remo Orlandini e al ministro degli Esteri in pectore Adriano Monti, lo ebbe un personaggio noto nella storia del nostro paese: il liberatore di Mussolini, Otto Skorzeny <48,…
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bagnabraghe · 2 months ago
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Il compito del Gran Maestro è estremamente delicato
Ruolo degli UsaUn ruolo chiave di collegamento e di organizzazione del progetto [il golpe Borghese], oltre all’ambasciatore Graham Martin, al referente in Italia della Cia Hugh Fendwich, al “numero due” del Fronte Nazionale Remo Orlandini e al ministro degli Esteri in pectore Adriano Monti, lo ebbe un personaggio noto nella storia del nostro paese: il liberatore di Mussolini, Otto Skorzeny <48,…
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italianiinguerra · 6 months ago
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Breve storia del Battaglione Fulmine
“scatto, travolgo e vinco” Questo era il motto del battaglione bersaglieri “Fulmine” della Decima Flottiglia MAS, costituito principalmente da giovani e spesso giovanissimi volontari oltre naturalmente a reduci delle disciolte Forze Armate in seguito ai drammatici fatti seguiti alla resa incondizionata del Regno d’Italia dell’8 settembre 1943. La sua storia è brevissima di fatto un anno ma…
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botallo · 2 months ago
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Stefano Delle Chiaie fu uno dei primi rappresentanti dell’eversione nera a rifugiarsi a Madrid
L’avventura madrilena rappresenta l’ultima fase di attività oggi conosciuta dell’Aginter Presse in relazione ai suoi rapporti con la destra eversiva italiana. In particolare, nella capitale spagnola, si rifugiarono numerosi militanti della penisola sui quali pendevano procedimenti giudiziari di diverso tipo, più o meno gravi.La Spagna, dunque, nel 1974 era ancora sotto il regime di Francisco…
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sapergo · 2 months ago
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Stefano Delle Chiaie fu uno dei primi rappresentanti dell’eversione nera a rifugiarsi a Madrid
L’avventura madrilena rappresenta l’ultima fase di attività oggi conosciuta dell’Aginter Presse in relazione ai suoi rapporti con la destra eversiva italiana. In particolare, nella capitale spagnola, si rifugiarono numerosi militanti della penisola sui quali pendevano procedimenti giudiziari di diverso tipo, più o meno gravi.La Spagna, dunque, nel 1974 era ancora sotto il regime di Francisco…
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bigarella · 2 months ago
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Stefano Delle Chiaie fu uno dei primi rappresentanti dell’eversione nera a rifugiarsi a Madrid
L’avventura madrilena rappresenta l’ultima fase di attività oggi conosciuta dell’Aginter Presse in relazione ai suoi rapporti con la destra eversiva italiana. In particolare, nella capitale spagnola, si rifugiarono numerosi militanti della penisola sui quali pendevano procedimenti giudiziari di diverso tipo, più o meno gravi.La Spagna, dunque, nel 1974 era ancora sotto il regime di Francisco…
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colonna-durruti · 11 months ago
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ASCANIO CELESTINI
FASCISTI contro ITALIANI
Bologna 2 agosto 1980
Il nuovo fascismo è il risultato di una sconfitta.
Ha le radici nel 25 luglio del ’43 con l’arresto di Mussolini e la fine del fascismo di governo col suo mito dell’impero. Il nuovo fascismo comincia a ristrutturarsi attorno al sentimento di vendetta e rivalsa dopo l’8 settembre aggrappandosi in maniera ancor più solida al nazismo tedesco e combatte per due anni una guerra contro l’Italia e gli italiani. Lo spiega Junio Valerio Borghese in una famosa intervista: «Combattere contro gli italiani non mi ha imbarazzato affatto». Siamo nel 1975 quando è già scappato all’estero dopo aver tentato il colpo di Stato dell’8 dicembre 1970. Per lui e per i suoi sodali della Decima Mas… quella che piace al “camerata” Vannacci, insomma…Per quei fascisti «Non era una guerra territoriale, era una guerra ideologica». In nome di quelle che definisce civiltà occidentale e mondo orientale, ribadisce che ancora «oggi combatto contro gli italiani» perché tra gli italiani ci sono i comunisti «che sono nemici e che se potessimo sterminarli io sarei molto contento».
Il fascismo di Salò è soprattutto questo: vendetta, rivalsa e anticomunismo. Un’ideologia che non solo ce li presenta orgogliosi dei crimini che hanno commesso, ma li vede anche pronti a commetterli di nuovo. A combattere con orgoglio “contro gli italiani”.
Giorgio Almirante lo dice chiaramente: «Sono stato fascista insieme con molti italiani fino alla fine con Mussolini e se le stesse circostanze potessero riprodursi io farei certamente le stesse cose».
Nel congresso del ’56 il fascista repubblichino fondatore del MSI conia una definizione chiara per i nuovi camerati della Repubblica quando parla di una strana contraddizione, ovvero: «L’equivoco, cari camerati, è uno e si chiama essere fascisti in democrazia».
Sempre Almirante, emblema del fascismo che è pronto a togliersi giacca e cravatta per tornare a indossare la camicia nera, si dichiara rispetto alla dittatura dei colonnelli in Grecia.
Per lui i «veri patrioti greci» sono i fascisti. E dichiara: «Noi siamo virilmente pronti alla realtà, senza ipocrisie. Qualora soluzioni anche di forza ci salvassero dal comunismo… ben vengano le soluzioni di forza».
Nel frattempo sono cominciate le stragi. Il fascismo ha una presenza ben articolata nel panorama della politica italiana: il partito dei fascisti in democrazia ha un piede nei governi (comuni, provincie, regioni oltre che in Parlamento); l’eversione di destra passa in scioltezza dallo spontaneismo di Mambro, Fioravanti e Ciavardini all’organizzazione di golpe e di stragi; cresce l’alleanza con la delinquenza di basso livello e con la criminalità che gestisce i grandi traffici e si relaziona col potere; si prepara alla colonizzazione dei mezzi di informazione e dei partiti politici per coinvolgere una classe dirigente presentabile e che non sia sfacciatamente amante dell’olio di ricino. E con questo ultimo passaggio siamo arrivati a quel magnifico documento trovato nel 1981 che descrive la strategia della loggia massonica P2. Ovvero il manifesto per una trasformazione democratica del paese dove «L’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema».
Se non teniamo conto di questa storia
non capiamo le motivazioni del neofascismo.
L’ideologia nefasta che accompagna la storia dell’Europa.
Che non si presenta sempre a petto nudo in mezzo al grano coi baffetti e il saluto col braccetto dritto, ma anche in giacca e cravatta, in tailleur e tacchi alti.
L’ideologia che colpisce i diritti in Parlamento, ma non disdegna l’uso della violenza esplicita, la strategia della tensione e del terrore come il 2 agosto del 1980 a Bologna.
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aaquilas-blog · 3 months ago
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Radici oscure: Come l’epurazione incompleta del fascismo ha plasmato l’Italia di oggi
Ringrazio Mauro Galizia, per aver colto il vulnus per cui oggi siamo arrivati ad avere i nostalgici del ventennio, richiamandomi alla memoria anche il famoso Golpe Borghese (Junio Valerio Borghese, militare, politico e nobile italiano, membro della principesca famiglia Borghese) e il suo fallito tentativo di riportare la dittatura fascista in Italia nel 1970. Molti hanno dimenticato quel periodo…
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magauda · 2 months ago
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Stefano Delle Chiaie fu uno dei primi rappresentanti dell’eversione nera a rifugiarsi a Madrid
L’avventura madrilena rappresenta l’ultima fase di attività oggi conosciuta dell’Aginter Presse in relazione ai suoi rapporti con la destra eversiva italiana. In particolare, nella capitale spagnola, si rifugiarono numerosi militanti della penisola sui quali pendevano procedimenti giudiziari di diverso tipo, più o meno gravi.La Spagna, dunque, nel 1974 era ancora sotto il regime di Francisco…
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vintagebiker43 · 2 years ago
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La dedica di una via di Grosseto a Giorgio #Almirante autorizzata dalla Prefetta di Grosseto (che è anche la moglie del ministro Piantedosi) celebra un signore definito da Giorgia Meloni: «Politico e patriota d’altri tempi, stimato da amici e avversari. Amore per l’Italia onestà, coerenza e coraggio sono valori che ha trasmesso alla Destra italiana e che portiamo avanti ogni giorno. Un grande uomo che non dimenticheremo mai» . Come è ben noto, Almirante prima di essere a lungo segretario del Movimento Sociale Italiano (la cui fiamma mussoliniana arde ancora nello stemma di Fratelli d'Italia, e che ebbe come presidenti criminali di guerra come Junio Valerio Borghese e Rodolfo Graziani), era stato segretario di redazione della fascistissima «Difesa della razza» (sulla quale scrisse, tra l’altro, «che in fatto di razzismo e di antigiudaismo gli italiani non hanno avuto né avranno bisogno di andare a scuola da chicchessia» , rivendicando un ben triste primato), oltre che, da gerarca della Repubblica Sociale, «servo dei nazisti» e «fucilatore di partigiani»: ‘titoli’ la cui legittimità fu sancita da una sentenza passata in giudicato in un processo per diffamazione incautamente innescato da una querela dello stesso Almirante. E bisognerà ricordare che il pubblico ministero che per primo chiese il proscioglimento dei due giornalisti (Carlo Ricchini e Luciana Castellina) era Vittorio Occorsio, poi ucciso dai terroristi neofascisti di Ordine Nuovo .
Tomaso Montanari
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curiositasmundi · 21 days ago
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Così nasce l’intreccio tra mafie e destra
I delitti eccellenti di mafia, così come le stragi compiute fuori dalla Sicilia, presentano una singolarità tutta da decifrare. Innanzitutto, vengono commessi solo a partire dal 1971, con l’uccisione del magistrato Pietro Scaglione, a quasi 80 anni di distanza dall’ultimo delitto eccellente nell’isola, quello di Emanuele Notarbartolo nel 1893, ex sindaco di Palermo e direttore del Banco di Sicilia, su mandato del parlamentare Raffaele Palizzolo.
Certo, c’erano già stati numerosi delitti di sindaci, sindacalisti, commercianti, professionisti, ma dal 1971 in poi si scatenerà una vera e propria “guerra” ai rappresentanti delle istituzioni. Per quasi 80 anni neanche un delitto eccellente, e poi in un ventennio (1971-1992) avviene il più massiccio assalto ai rappresentanti delle istituzioni mai verificatosi in Europa, se non sotto il nazismo. È del tutto razionale pensare che si siano inseriti elementi esterni in questo cambiamento di percorso.
Nello stesso periodo cominciano i delitti di magistrati da parte dei terroristi rossi e neri. Tra il 1971 e il 1992 vengono ammazzati dalle mafie 14 magistrati, mentre ne vengono uccisi 12 dai terroristi di estrema sinistra e di estrema destra. Contemporaneamente vengono ammazzati anche diversi rappresentanti delle forze dell’ordine, a seguito di scontri armati o in agguati individuali. Comuni sono i bersagli, le modalità, il periodo storico.
Tuttavia, mentre i magistrati e gli appartenenti alle forze di sicurezza rappresentano bersagli tradizionali dei terroristi in ogni parte del mondo, in Sicilia esisteva un patto esplicito per garantire l’impunità ai mafiosi: giudici, poliziotti e carabinieri non dovevano essere toccati.
Anche l’uso di esplosivi e non solo di armi tradizionali lascia intravedere comuni rifornimenti. Ed è difficile immaginare che lo spostamento di tale materiale passi inosservato agli apparati di sicurezza. In ogni caso, l’impiego di bombe è una modalità d’azione che le mafie copiano dai neofascisti. Come mai si verifica questo cambio radicale di strategia? Lo stragismo è una modalità d’azione in netta controtendenza con tutta la storia della mafia. Il fatto che improvvisamente si scelga di commettere degli attentati non contro singoli nemici ma contro dei luoghi simbolo (chiese, musei, questure) e per giunta fuori dalla Sicilia, è qualcosa che lascia legittimi dubbi sull’esclusività della mafia siciliana nell’escogitare tale strategia. Così come lascia tanti interrogativi il depistaggio clamoroso dopo l’assassinio di Paolo Borsellino e della sua scorta, con l’invenzione di sana pianta di una pista investigativa con il supporto di un falso pentito, depistaggio guidato dal questore di Palermo, Arnaldo La Barbera, collaboratore dei servizi segreti.
Non avendo una tradizione stragista alle spalle, quando la mafia decide di avviare un’azione di destabilizzazione per favorire un accordo con la nuova classe dirigente, stabilisce contatti anche con coloro che erano i massimi esperti di questa strategia, i servizi segreti deviati, e con i principali esecutori, i neofascisti.
L’intreccio tra mafia ed eversione di destra ha avuto ampi riscontri anche in Calabria. Il 22 luglio 1970, la Freccia del Sud, il direttissimo Palermo-Torino, deragliò a poche centinaia di metri dalla stazione di Gioia Tauro. Persero la vita sei persone. Solo otto giorni prima era iniziata la rivolta di Reggio Calabria, a seguito della mancata assegnazione alla città del ruolo di capoluogo di regione. Il movimento eversivo “Boia chi molla” aveva stipulato un accordo con la famiglia ’ndranghetista dei De Stefano. Nel 1993, nell’ambito del processo “Olimpia 1”, il pentito Giacomo Lauro dichiarò che era stato il neofascista Vito Silverini a posizionare la bomba che provocò il deragliamento del treno, come atto preparatorio di un piano golpista di Junio Valerio Borghese assieme ai neofascisti di Avanguardia nazionale. Il golpe era stato programmato per l’8 dicembre 1970 e Borghese, già comandante della X Mas e poi dal 1951 al 1953 presidente del Msi, chiese l’aiuto anche della mafia siciliana. Il boss Luciano Liggio si vantò di aver rifiutato di parteciparvi.
Giovanni Falcone riteneva che uno dei killer di Piersanti Mattarella fosse il neofascista Giusva Fioravanti, riconosciuto sulle foto segnaletiche dalla moglie del presidente, assieme a Gilberto Cavallini. Successivamente l’ipotesi investigativa fu scartata.
Ma proprio in quel periodo diversi esponenti del terrorismo nero erano presenti in Sicilia. Sicuramente lo era Fioravanti secondo la testimonianza del fratello Cristiano. E sta di fatto che Paolo Bellini, condannato all’ergastolo per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, aveva suggerito al boss Antonino Gioè di mirare con le stragi al patrimonio artistico italiano. Le bombe, infatti, furono messe davanti ad alcune delle più belle chiese della Capitale e a pochi metri dalla Galleria degli Uffizi di Firenze.
La moglie di Bellini ha dichiarato che il marito si trovava a Palermo nei giorni dell’attentato a Falcone. Così come era in Sicilia il terrorista nero Stefano Delle Chiaie tra il 1991 e il 1992. Come mai tanti leader dell’eversione neofascista, autori di stragi che hanno contrassegnato la storia d’Italia del secondo dopoguerra, sono presenti contemporaneamente sui luoghi di assassinii “eccellenti”?
Appena sei mesi dopo l’uccisione di Mattarella ci fu l’attentato alla stazione di Bologna (85 morti) con il coinvolgimento degli stessi terroristi neri accusati da Falcone di essere i killer del presidente della Sicilia. La sentenza della Corte d’assise di Bologna ribadisce che a ideare la strategia della tensione sono stati apparati deviati dello Stato italiano (Federico Umberto D’Amato, responsabile di un ufficio del ministero degli Interni) assieme al capo della loggia P2 (Licio Gelli) e a realizzarla terroristi neofascisti. Un altro esponente dei vertici dei servizi segreti, il generale Maletti, è stato condannato a 15 anni come corresponsabile della strage di Piazza Fontana di Milano del dicembre 1969. Per l’attentato ai Georgofili di Firenze a maggio 1993 una relazione della Commissione antimafia afferma che oltre ai mafiosi furono coinvolti altri soggetti che potenziarono il tritolo per rendere l’esplosione più devastante.
La vicinanza ideologica tra le mafie e il terrorismo di destra è del tutto evidente nell’esaltazione della violenza come regolatrice delle relazioni umane e politiche e come levatrice della storia. Ma il legame più forte è la comune avversione al comunismo. La mafia legava il suo anticomunismo agli interessi della Dc; gli eversori neofascisti, invece, a quelli dei servizi segreti che avevano ideato la strategia della tensione per impedire al Partito comunista italiano di accedere al governo. Apparati dei servizi segreti erano impegnati a fare attentati, o a depistarli, piuttosto che a sventarli. Lungo questa linea, nel sentirsi coinvolto in una guerra contro l’ordine costituito e contro i nemici rossi dell’Occidente, il terrorismo nero è stato contaminato da ogni forma di potere occulto che si muovesse nella stessa direzione: massoneria di Licio Gelli, strutture armate della guerra fredda (Gladio), servizi segreti italiani e stranieri. Tra i paladini armati contro il pericolo comunista, anche la mafia è stata coinvolta. Difficile smentire questo dato della nostra storia.
di Isaia Sales – ilfattoquotidiano.it
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adrianomaini · 2 years ago
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Furono reclutati dai servizi americani alcuni ex-ufficiali della Decima Mas
Da poche settimane alla guida della sezione di controspionaggio a Roma, alla fine di dicembre del ‘44 il giovane Angleton aveva cominciato ad occuparsi delle trattative con il comandante della Decima Mas. Il principe Junio Valerio Borghese, che al comando del suo corpo d’assalto della Marina dopo l’8 settembre aveva aderito alla Rsi <330, si stava organizzando per sopravvivere dopo la sconfitta…
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bagnabraghe · 2 years ago
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Furono reclutati dai servizi americani alcuni ex-ufficiali della Decima Mas
Da poche settimane alla guida della sezione di controspionaggio a Roma, alla fine di dicembre del ‘44 il giovane Angleton aveva cominciato ad occuparsi delle trattative con il comandante della Decima Mas. Il principe Junio Valerio Borghese, che al comando del suo corpo d’assalto della Marina dopo l’8 settembre aveva aderito alla Rsi <330, si stava organizzando per sopravvivere dopo la sconfitta…
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