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#Luigi Squarzina
bagnabraghe · 7 months
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Il 23 maggio 1958 fecero piuttosto scalpore alcuni incidenti che videro i missini opporsi ad alcuni ebrei a via del Portico d'Ottavia
Nonostante la crescente internità dei missini nelle istituzioni e la sostanziale lontananza dalla politica attiva di Ordine nuovo, sul finire del decennio le tensioni tra neofascisti e comunisti, spesso scatenate da futili motivi, non scomparvero.Il 5 febbraio 1958, dopo un’ora dalla fine di un comizio di Franz Turchi e Giorgio Almirante nella sezione missina di piazza Tuscolo [n.d.r.: a Roma], a…
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collasgarba · 7 months
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Il 23 maggio 1958 fecero piuttosto scalpore alcuni incidenti che videro i missini opporsi ad alcuni ebrei a via del Portico d'Ottavia
Nonostante la crescente internità dei missini nelle istituzioni e la sostanziale lontananza dalla politica attiva di Ordine nuovo, sul finire del decennio le tensioni tra neofascisti e comunisti, spesso scatenate da futili motivi, non scomparvero.Il 5 febbraio 1958, dopo un’ora dalla fine di un comizio di Franz Turchi e Giorgio Almirante nella sezione missina di piazza Tuscolo [n.d.r.: a Roma], a…
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sanzameta · 5 months
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Uscire dal Fango,Tra Noir e Psicologia
Sergio Scozzillo ha iniziato essenzialmente come attore (anche se scriveva i pezzi della sua compagnia di cabaret i Lunatici) dai sedici anni partecipato anche a stages con Luciano Beltrami, Claudio Orlandini, Enrico d’Alessandro, Mamadou Dioume, Eugenio Barba, Luigi Squarzina, Gabriele Vacis e Laura Pasetti. Quattro anni con “Attori Associati” di Udine e con il “Teatro Gerolamo” di Milano. Nel…
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reginadeinisseni · 8 months
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youtube
Il Caso Mattei - L'Intervista
TONINO GUERRA
Il caso Mattei è un film del 1972, diretto da Francesco Rosi e dedicato alla figura di Enrico Mattei, presidente dell'ENI, morto in un incidente aereo il 27 ottobre 1962.
Ha vinto il Grand Prix per il miglior film al 25º Festival di Cannes ex aequo con La classe operaia va in paradiso di Elio Petri.[1] Nello stesso festival Gian Maria Volonté, protagonista di entrambi i film, ebbe una menzione speciale.
Francesco Rosi
Soggetto
Tonino Guerra
, dal libro
L'assassinio di Enrico Mattei
di
Fulvio Bellini
e
Alessandro Previdi
Sceneggiatura
Tito Di Stefano
,
Tonino Guerra
,
Nerio Minuzzo
,
Francesco Rosi
,
Fulvio Bellini
(non accreditato),
Alessandro Previdi
(non accreditato)
Produttore
Franco Cristaldi
Fernando Ghia
Casa di produzione
Vides
Distribuzione
in italiano
CIC
Fotografia
Pasqualino De Santis
Montaggio
Ruggero Mastroianni
Musiche
Piero Piccioni
Scenografia
Andrea Crisanti
Interpreti
e
personaggi
Gian Maria Volonté: Enrico Mattei
Luigi Squarzina: il giornalista liberale
Gianfranco Ombuen: ingegner Ferrari
Edda Ferronao: signora Mattei
Accursio Di Leo: personalità siciliana
Furio Colombo: assistente di Mattei
Peter Baldwin: Mc Hale
Aldo Barberito: Mauro De Mauro
Alessio Baume: giornalista del "Time"
Arrigo Benedetti: sé stesso
Sennuccio Benelli: giornalista
Luciano Colitti: Irnerio Bertuzzi
Terenzio Cordova: funzionario di polizia
Umberto D'Arrò: giornalista
Thyraud De Vosjoli: sé stesso
Vittorio Fanfoni: giornalista
Gianni Farneti: giornalista
Felice Fulchignoni: personalità siciliana
Franco Graziosi: Ministro delle partecipazioni statali
Elio Jotta: gen. commissione d'inchiesta
Salvo Licata: giornalista
Giuseppe Lo Presti: personalità siciliana
Andrea Artoni: controllore di volo (sé stesso)
Dario Michaelis: ufficiale dei carabinieri
Camillo Milli: giornalista in televisione
Blaise Morrissey: petroliere americano
Michele Pantaleone: sé stesso
Ferruccio Parri: sé stesso (immagini di repertorio)
Renato Romano: giornalista
Francesco Rosi: sé stesso
Giuseppe Rosselli: giornalista
Jean Rougeul: funzionario americano
Ugo Zatterin: sé stesso
Edy Biagetti: guardia del corpo di Mattei
Doppiatori originali
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Addio all'attrice Marzia Ubaldi: ha recitato in "I Cesaroni" e "Elisa di Rivombrosa"
    Nata a Milano il 2 ottobre 1938, Ubaldi aveva iniziato la sua carriera negli anni ’60 al Piccolo con Luigi Squarzina, nella Congiura, recitando poi in tante opere teatrali come Il Gabbiano, Le Tre Sorelle, La Donna Serpente.   Nel 1966 fu la prima a incidere La ballata dell’amore cieco di Fabrizio De Andrè. Tra i suoi ruoli al cinema Il medico delle donne (1962), e Controsesso (1964) di Marco…
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lamilanomagazine · 1 year
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Milano: Stefano Orlandi all'Osoppo Theatre per celebrare Enzo Jannacci
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Milano: Stefano Orlandi all'Osoppo Theatre per celebrare Enzo Jannacci. Prossima data all’Osoppo Theatre con l’attore e cantante Stefano Orlandi, in uno spettacolo-concerto prodotto da A.T.I.R. Teatro Ringhiera sulla figura del cantautore milanese Enzo Jannacci. Per il finale di stagione un nuovo appuntamento della rassegna “Theatron” in collaborazione con Kerkís-Teatro antico in scena e con Università Cattolica di Milano. Giunge al termine la prima stagione di spettacoli realizzata dall’Osoppo Theatre Valentina Cortese, una nuova e coraggiosa realtà culturale sorta in questi mesi nel contesto teatrale milanese, con il patrocinio del Comune di Milano. “Il mio compito vuole essere semplice e onesto” spiega il Direttore Artistico, Antonio Zanoletti - attore e regista di consolidata carriera, maturata negli anni insieme a maestri del calibro di Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Luigi Squarzina -“ed è quello di recuperare la bellezza di uno spazio teatrale, come questo di via Osoppo, credendo ancora a un Teatro che sia parola pensata e restituita a uno spettatore innamorato delle regole dell’arte scenica. Il teatro, oggi più che mai, ha bisogno di umiltà e di amore. Anche la scelta di dedicare questo luogo a un’attrice straordinaria come Valentina Cortese, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita, è un gesto d’amore per il teatro e per chi ha saputo incarnare con grazia e dedizione l’estro recitativo”. Il programma di quest’anno, realizzato grazie all’attenta organizzazione della Piccola Compagnia dell’Osoppo, guidata dall’attrice Gabriella Carrozza, si chiuderà a maggio con due appuntamenti imperdibili. Domenica 7, alle ore 16.30, verrà presentata una produzione di A.T.I.R. Teatro Ringhiera, dal titolo “Roba minima s’intend!”, di e con Stefano Orlandi: un “concerto malincoMico”, come ama definirlo il suo autore, tra musica, parole, contaminazioni letterarie e immagini dedicate al grandissimo cantautore Enzo Jannacci. Ne emergerà un affresco di personaggi stravaganti, di quartieri milanesi, di sogni e miserie che, con ironia e leggerezza, verranno evocati, perché come diceva Jannacci “sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, al ricco e al cardinale”. L’accompagnamento musicale sarà affidato a Massimo Betti (chitarra), Stefano Fascioli (contrabbasso), Giulia Bertasi (fisarmonica), musicisti milanesi con diverse esperienze sia nel campo del jazz che della musica per il teatro. L’omaggio al teatro classico, con la terza proposta della rassegna “Theatron”, realizzata in collaborazione con l’associazione Kerkís-Teatro antico in scena e con l’Università Cattolica di Milano, chiuderà poi la stagione 2022_23. Sul palco dell’Osoppo giovedì 11 maggio, in doppia replica (alle 11.30, previa prenotazione obbligatoria, e poi alle 20.30), verrà rappresentata “Elena”, il dramma di Euripide che racconta una versione alternativa del mito di Elena e della guerra di Troia. A dirigere un affiatato gruppo di attrici e attori under 30, il regista Christian Poggioni che qui metterà in luce l’insolita ed evanescente figura di Elena narrata nell’opera euripidea, dando luogo a una comicissima serie di equivoci.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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il caso mattei (1972)
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persinsala · 5 years
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Un nemico del popolo
Un nemico del popolo
Formidabile, cinico, dirompente. La piècescritta da Ibsen nel 1882, in scena in questi giorni al Teatro Argentina, mantiene intatta la sua verve critica e ironica nei confronti del potere, portando alla ribalta temi e problemi di scottante attualità: dall’emergenza ambientale alle distorsioni della democrazia, dalla manipolazione dell’informazione alle perverse dinamiche del consenso popolare,…
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badgaymovies · 7 years
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The Driver's Seat (Identikit)
The Driver’s Seat (Identikit)
BB (out of 5) Elizabeth Taylor appears in one of her strangest films as a woman wandering Italy in search of something bad.  Picking up an assortment of random strangers as companions or random flings, she appears to be emotionally disturbed and out for trouble, the plot jumping around as we see police investigate the messes she leaves behind before getting to the point that we discover what…
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spazioliberoblog · 2 years
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IL TEATRO TRA VERITÀ E DENUNCIA: MARIO TRICAMO – 3. Il periodo professionista, l’incontro con Luigi Squarzina 
di GIULIA MASSARELLI ♦ Una spinta decisiva nella carriera di Mario Tricamo fu l’incontro duraturo con Luigi Squarzina (18 febbraio 1922, Livorno – 8 ottobre 2010, Roma) all’età di trent’anni. L’intento del lavoro teatrale di Squarzina, con Adolfo Celi e Luciano Salce, era quello di offrire integralmente testi fondamentali della drammaturgia e seguire con cura ogni fase della messinscena. Dal…
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giancarlonicoli · 3 years
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6 mar 2021 17:05 “PER LO SKETCH SU KHOMEINI FUMMO RIMPROVERATI DA PRODI”. ECCO COSA CI DISSE – TULLIO SOLENGHI MEMORIES: "LA MIA IMITAZIONE DI SAN REMO SCATENÒ UN PUTIFERIO TRA IL PUBBLICO DEI CATTOLICI – GLI ELOGI DI LAURENCE OLIVIER (“ERA UNA SCENA MUTA”), GLI ESORDI CON GRILLO, L'INCONTRO IN HOTEL CON BAUDO CHE APRÌ LA PORTA IN MUTANDE (“UNA VISIONE TRAUMATICA”), L’ULTIMO RICORDO DI ANNA MARCHESINI E LA BATTUTA DEL NIPOTE DI 3 ANNI: "NONNO, I PICCOLI LE CHIAMANO PUZZETTE, NOI GRANDI LE CHIAMIAMO SCORREGGE” - VIDEO
Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”
«Venni notato da Laurence Olivier», esordisce con una punta di orgoglio Tullio Solenghi. «Avevo 21 anni, era il mio esordio nei "Due gemelli veneziani" con Alberto Lionello protagonista. andiamo in tournée a Londra e salgo per la prima volta su un aereo.
Quella sera all'Old Vic c'era lui in platea: noi tutti elettrizzati dalla sua presenza. A fine spettacolo torniamo nei camerini e vedo Olivier che va diretto a complimentarsi con Lionello il quale, poco dopo, mi chiama. Io tremo, perché quando lui ti chiamava, era per redarguirti, per qualcosa che era andata storta e invece... mi dice che il grande attore aveva elogiato la mia interpretazione».
In quale ruolo? «Non certo da protagonista... era una scena muta, completamente mimica. Portavo delle valige in scena: erano una decina e, facendo finta di inciampare, cadere, rialzarmi, partivano le risate del pubblico... Posso fregiarmi di aver ricevuto un elogio dal mitico Oliver per una scena senza parole: le parole sono venute in seguito, quest' anno sono 50 anni esatti da quando ho iniziato nel 1971».
Da dove ha iniziato?
«Non avevo precedenti artistici in famiglia, tranne mio padre che faceva il pittore. I miei primi successi li ho avuti tra i compagni di scuola, li facevo divertire con le mie battute, le imitazioni... e proprio uno di loro mi suggerisce di iscrivermi al bando per entrare nella scuola del Teatro di Genova. Io ero incredulo e, digiuno di teatro, mi presentai recitando "A Silvia" di Leopardi con tutti gli accenti dei dialetti italiani. L'allora direttore Luigi Squarzina si sbellicava dalle risate, ma io non capivo se rideva di me o per me... Venni ammesso».
Papà e mamma contenti?
«Abbastanza tranquilli, ma il primissimo mio spettacolo che vennero a vedere, dovetti spiegargli il mio ruolo...».
Perché?
«Ero in "Madre courage" di Brecht, protagonista Lina Volonghi. Per farmi riconoscere dai miei, detti indicazioni a mia madre: quando entrano due soldati a spostare il cannone in scena, quello dietro sono io. Però mamma fu gentile e mi disse: si vede che hai della stoffa... Certo che ce l'avevo, dato che in scena indossavo una palandrana che mi arrivava fino ai piedi, di stoffa ce n'era molta».
Poi, però, ha virato sul cabaret, dividendosi il palcoscenico con Beppe Grillo...
«Sì, dopo essermi procurato un'orchite da classici, non ne potevo più... non cavavo un ragno dal buco, decisi di tentare la strada del cabaret e a quel tempo la mecca di questo genere era Milano, dove venni scritturato in un locale che si chiamava "Il refettorio" e dove si esibiva anche Beppe... abbiamo la stessa età. Io aprivo il primo tempo, lui arrivava nel secondo, ci siamo conosciuti così. Ma tutti e due eravamo sconosciuti e in sala il pubblico era scarso. Una sera c'erano solo 3 persone e Beppe fu lapidario: "Stasera abbiamo fatto ridere il 70% degli spettatori, 2 su 3"».
In gergo teatrale si dice: fare il forno, giusto?
«Sì, ma poi fu Pippo Baudo, che aveva sentito parlare di noi, a volerci scritturare per una prima trasmissione da fare insieme. La cosa divertente è che ci accolse in una camera d'hotel a Milano: bussiamo alla porta e lui era in mutande... una visione traumatica...».
Avrebbe mai immaginato che il suo compagno di scena fondasse il Movimento 5 stelle? «No, mi ha sorpreso, ma fino a un certo punto perché Beppe, sin dai suoi esordi, nei monologhi andava spesso sulla politica, non diceva parole a vanvera, era preparato e molto motivato. I suoi non erano spettacoli comici, ma invettive paradossali su fatti veri... Il suo movimento nasce come anti-politica».
Il Trio, Lopez-Marchesini-Solenghi, invece nasce nel 1982 per divertire.
«Quando cominciavamo a collezionare i nostri primi successi, fummo chiamati dall'allora direttore di Rai 1 Emmanuele Milano, perché aveva dei progetti per noi. Eravamo felicissimi, ma siccome spesso accade che le belle promesse dei dirigenti non vengono mantenute, decidemmo di portarci appresso un piccolo walkman, nascondendolo nella borsa di Anna: volevamo registrare e, semmai, aver poi la possibilità di fargli risentire le sue parole, per costringerlo a rispettare gli accordi.
Ci organizzammo facendo le prove a casa: Massimo imitava la voce del direttore, Anna e io rispondevamo alle sue proposte, e così via... tanto per vedere che effetto faceva. Eravamo d'accordo che, al segnale convenuto, Anna avrebbe infilato la mano in borsa per accendere il registratore. Purtroppo, nel momento clou, Anna infila la mano, ma sbaglia tasto: schiaccia il play e si sente la voce di Lopez che imitava Milano».
E cosa accadde?
«Il direttore resta sconcertato, non capiva cosa stesse succedendo, noi fummo abili nel confondere le acque e le promesse vennero mantenute: nacquero i "Promessi sposi"».
E nacquero poi tanti altri successi nei grandi show: da «Fantastico» a «Domenica in» al Festival di Sanremo...
«La mia imitazione di San Remo, però, scatenò un putiferio tra il pubblico dei cattolici». Perché? «Riferendomi al cantante Christian, esordivo nella scenetta con la mia predica, dicendo: per Christian, con Christian, in Christian...».
Un altro putiferio lo ha scatenato con l'imitazione di Khomeini, con relative minacce da un gruppo di integralisti islamici...
«Era il periodo della diatriba tra l'America di Reagan e l'Iran: si affrontavano a muso duro, ma pare che gli americani vendessero sottobanco le armi agli iraniani. Io mi immagino un Khomeini nato a Barberino del Mugello che, confrontandosi con la moglie, sora Komeynes interpretata da Anna, si lamentava del fatto che Reagan gli aveva mandato i missili con le istruzioni in giapponese, in cinese... e non ci capiva niente! La cosa finisce su tg e giornali di tutto il mondo e siccome, a causa nostra, l'Imam si era molto arrabbiato per la presa in giro, i nostri diplomatici a Teheran furono rispediti in Italia. Loro, ignari, quando seppero che la causa era il nostro scherzo, non ci volevano credere!».
Avete avuto paura di ripercussioni?
«Qualche anno dopo, durante una serata in cui ritiravo un premio, fui avvicinato da Prodi che mi disse con parole dolci ma severe: voi avete scritto lo sketch più costoso della tv...».
Perché?
«L'Italia faceva opere pubbliche importanti in Iran, ma i pagamenti arrivavano sempre molto dilazionati. Dopo l'incidente diplomatico, per l'offesa subita dall'Imam a causa nostra, si bloccarono per un bel po' di tempo».
Perché nel 1994 il glorioso Trio si è sciolto?
«Il primo a mordere il freno, a sentire il bisogno di seguire un proprio percorso, fu Massimo. Anna e io abbiamo continuato a lavorare insieme e abbiamo persino scritto un film: "La cicogna strabica", che però non è stato mai accettato da un produttore, vabbè... capita. Poi abbiamo fatto cose diverse separatamente, ma le impronte dei nostri sederi sul divano a casa di Massimo, dove ci sedevamo tutti e tre a pensare e a scrivere i nostri testi, sono rimasti indelebili: i cuscini erano a forma di glutei».
Tra voi non avete mai litigato?
«Battibecchi tanti, vere e proprie liti mai. Non riuscivamo proprio, perché alla fine ci veniva da ridere. Come quella volta che ero a Milano con Anna: la città era coperta di neve e io l'aspettavo infreddolito in macchina sotto l'albergo per andare in teatro assieme. Lei ritarda a scendere, mi stavo congelando e, quando finalmente appare, comincio a urlare, urla anche lei... poi parto con l'auto ma, a causa della neve che aveva creato una serie di dossi, ci sembrava di stare sulle montagne russe... e la litigata è finita in un trionfo di risate».
Il suo ultimo ricordo di Anna, scomparsa nel 2016?
«Andai a casa sua, stava male, ed era allettata. Mi raccontò la trama del libro che stava scrivendo, intitolato: "È arrivato l'arrotino". Le chiesi il perché di questo titolo strano e lei mi risponde che, ormai sempre chiusa in casa, sentiva dalla finestra aperta solo il rumore del traffico cittadino, però ogni tanto emergeva, dalla grigia colonna sonora, la voce dell'arrotino, che rompeva la monotonia... Nonostante la malattia, il suo grande talento era intatto».
Una carriera di mezzo secolo che condivide anche con una moglie, sposata quasi mezzo secolo fa, per l'esattezza 47 anni fa, due figlie: un uomo e tre donne... Difficile?
«Il mio lavoro ti porta lontano e può provocare delle distrazioni, io ho sempre considerato la famiglia prima di tutto, irrinunciabile. Inoltre il mio è un mestiere che dà privilegi, ma non ne ho mai abusato. Non ho ville a Ibiza, ma un buen ritiro sul lago di Trevignano... ho sempre tenuto un profilo basso».
E per fortuna ha due nipotini maschi.
«Eccome no? Quello di 5 anni, Samuele, l'ho candidato al Nobel».
Perché?
«Un giorno era al mare con la mamma, mia figlia Alice la quale, mentre fa il bagno, sente un pizzicore sulla gamba e intravede nell'acqua un affarino piccolo, che definisce forse un lombrico. E il figlioletto, 5 anni, dice: no mamma, quello è un isopode di mare... lo aveva letto su un libro illustrato sugli animali. Poi c'è Filippo, 3 anni, secondo figlio di Alice: mentre giocavamo un giorno in casa, io avverto un inconfondibile olezzo nella stanza e gli dico: tesoro, hai fatto una puzzetta? E lui risponde: Nonno i piccoli le chiamano puzzette, noi grandi le chiamiamo scorregge».
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cinemamoremio · 7 years
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4 dicembre - Ordine del giorno. "Agli allievi Adolfo Celi, Nino Dal Fabbro, Vittorio Gassman, Mario Landi, Carlo Mazzarella , Luciano Salce, Luigi Squarzina, viene inflitta la multa di L. 60 ciascuno, per assenza ingiustificata di 3 giorni a tutte le lezioni". E' la prima grossa multa degli annali, una clamorosa eccezione che desta scalpore. I compagni chiedono informazioni ai multati, ma non riescono a sapere niente. Un'aria di mistero, poi presto la facile dimenticanza degli ignari, lascia vergine e assoluta quella collettiva assenza di tre giorni. Solo in noi essa resta, impresa massima del Gruppo, punto di riferimento di tante e mai troppe cose, fonte del coraggio che ci sosterrà in molte battaglie future; un capitolo veramente nostro, quasi un magico racconto che qui finalmente affidiamo, non già alla comprensione altrui, ma alla nostra più gelosa memoria, al nostro più profondo giuramento. Lo stendemmo reverentemente in terza persona. Orgogliosamente lo intitoliamo... Anzio, epopea. I sette ragazzi sgattaiolarono attraverso il cancello nel buio della sera. "Stiamo fuori" disse Mario, "non pare vero". Salirono al volo sul tranvai, un po' impacciati dalle vesti che avevano indosso: stranamente accozzate, come per uno scopo di mezzo tra l'escursione e la mascherata. Giacche a vento, calzoni da sci, stivaloni, maglioni e tute pesanti, giubbe di feltro marrone. Furono contenti di scendere e avviarsi alla ferrovia, il terreno sembrava loro bruciare sotto i piedi. Sotto l'orologio grande i due "esterni" li aspettavano e li accolsero con espansività: Emilio e Neri. "Via, ragazzi, che siamo in ritardo". E ancora una corsa, ultima tappa per la distanza e la sicurezza assoluta, verso l'affollato trenino di Anzio. "Si sta in piedi, gente", si rassegnò Luigi. E tutti decisero che era molto meglio così: doveva essere meglio, tutto meglio il contenuto di quei - quanti, ragazzi!- tre o quattro giorni di riscatto e di vacanza. Quando il treno si mosse, sorse in molti di noi un'illogica malinconia; poi, accelerata dal moto, l'elettricità esplose. Si pensò con voluttà alla scuola disertata, con estasi all'imminente avventura. E per tutti il nome di Nelio, di questo strano e generoso amico che prestava serenamente la sua casa di Anzio, fu sinonimo di liberalità senza pari. "Viva Nelio", urlarono dal finestrino. [...] Den, den, den, spinta dai calci e dalle risate, la macchina volò rapida nella notte e si fermò docilmente ad Anzio. "Compunzione, ora", propose Luciano. "Sentiamoci molto professionali". E tali infatti svettarono d'una in altra strada della cittadina, finché, dietro cortesi e molteplici indicazioni, giunsero all'indirizzo che Vittorio serrava in pugno. Salirono trepidanti. Poi, nessuno primo e nessuno ultimo, avviluppata congerie, entrarono a impossessarsi dell'appartamento. Quel che dopo successe si confonde con una cortina tenue, impalpabile di mistero. Il vino (ciascuno di essi aveva con sé congrue provviste di alcool e di cibo) cominciò a scorrere generoso, e gli uomini si sparsero nei meandri della casa. Si divisero i letti, quattro in una camera e cinque in un'altra. [...] "Giochiamo a cuscinate!", [...], tuona, se Dio vuole, il taciturno Nino [...] e tutti porco cavolo si armano di cuscini. Den, den, un'idea diabolica. Spegniamo la luce. Tutti contro tutti. Torniamo al terrore delle caverne, alla lotta per l'esistenza. Nella casa di Nelio vagolano nove cuscini in cui palpita una misteriosa paura degna di Poe. Den den, botte da orbi; si è scatenato il ritmo di ognuno, e il sangue d'ognuno, e il gusto della violenza, e l'urlo, la cacofonia d'ognuno... [...] Den, è l'orologio stavolta. Come, rimasto sano? Attorno è -era- una rovina indicibile. Ci fu allora chi propose - Luigi e Luciano- di rimediare ai danni più appariscenti: "In nome di Nelio, ragazzi, in nome di quel sant'uomo". Sulla corda del sentimento tutti si rassegnarono. La ricostruzione non fu facile; avevamo sventrato dei mobili, che rimettemmo a posto con un'arbitraria fusione dei pezzi rinvenuti; dopo mezz'ora di sforzi, Adolfo ci mostrò trionfante una specie di cassetta con due larghe braccia ricurve: "Ecco qui, la consolle è a posto". Mentre Vittorio e Nino si accanivano a rialzare una tendina strappata, si udì Luciano muggire dalla stanza attigua. "Che c'è, Luciano?" "Cavolo, no, ragazzi!... tutti i vetri nel letto!..." Con precisione debilitante, Emilio spiegò che doveva trattarsi della lampadina centrale: un moncone infatti pendeva dal soffitto nel centro della stanza. Peggio stava il letto di Luigi, in cui una cuscinata aveva scaraventato, aperta, una boccetta d'inchiostro. Si spazzò alla meglio il piancito, dove formicolavano ancora pezzi di pane, ossi di pollo e fichi secchi. Nelio perdonaci, una viscida patina d'unto e porcellana si stratificava sull'onesto pavimento di mattoni. Carlo guardò l'orologio: "Cribbio, le sei, si dorme, oh!...". E si dormì. Avvolti in coperte e cenci, e tremando tuttavia dal freddo, stanchi d'aver troppo riso e combattuto. Volevamo stabilire un turno di sentinella, ma la pigrizia l'ebbe vinta. "Eppure - era Mario che insisteva- abbiamo bisogno di un Nemico". Vittorio balzò in piedi: "Sante parole! Un Nemico, un Satana. >Bisogna difendere il Gruppo, l'Avventura, la privacy collettiva...". Che altro facemmo, Dio Signore, ad Anzio? Tre giorni e tre notti vi passammo, con brevi intervalli di sonno, con brevissime pause di lucidità, i giochi si accavallarono ai giochi; rompemmo tutte le mattonelle del terrazzino, parlammo e parlammo fino a non sapere più di che parlare, e davvero biascicare "tttt" con spasmodica significazione. La casa fu distrutta ancora due volte e due volte riedificata: il sadismo vandalico ci aveva presi alla strozza! Ecco accanto all'armadio Adolfo - inarcato nello sforzo di scardinare un braccio elettrico dal muro. E con voce angosciosa: "Siamo fregati. Si è otturato il cesso!". (Era Emilio, il nostro amico, il mondano.) "Si è otturato il cesso?", urlò Mario con voce stridula; e tutti ci accalcammo nel bagno. Emilio replicò: "Si è otturato il cesso". Risate, trenodia, blasfema; si è otturato il cesso. La parola rimbalzata d'una in altra bocca, perde il significato naturale... "Si è ott... Oh, oh... Si è otturato il cesso..." "Il cessoooooooooooh..." Ora cantano Adolfo e Luciano al suon della chitarra... "Il cesso otturato si è... Otturato il cesso sì il...", sminuzza Luigi alla ricerca del simbolo semantico e Nino l'aiuta: "Otturato... mettiamo 'otturato' in primo piano con un occhio di bue centrato sopra... Otturato... sì, otturato è il fatto nuovo e dinamico, la rivelazione sta bene in apertura... Poi le particelle: sì è il... Benissimo, tre atti d'attesa, meglio quindi raggrupparli in quadri". "Sì è il Cesso", prorompe nello stesso istante l'ultimo acuto di Adolfo. Refrain antico, prisco substrato umano, ora otturato ma sempre... "Cessoooooooooh". Tutti all'unisono; e accordo finale con la chitarra.
{da "L'educazione teatrale" - Vittorio Gassman e Luciano Salce}
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maddalenafragnito · 3 years
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Master Studi e Politiche di Genere 2021 /  Modulo Arti
Modulo Arti feat. biofiction–––– laboratorio per per sirene streghe e uova** in collaborazione con BUFFALO II edizione | festival a cura di Michele Di Stefano. L’ibrido del corpo en plein air come prima informazione per l’invenzione di ogni luogo. Teatro India & Palazzo delle Esposizioni
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Come i corpi sono politici oggi? Quali corpi occupano la scena [politica e artistica]? Quali relazioni tra pratiche artistiche, teoria e attivismo politico? Come le arti mettono al mondo nuove corporeità? Come indagare il processo di creazione nella sua materialità, decostruendo il mito (sempre maschile) del genio-creatore?
L’obiettivo del Modulo è fornire una strumentazione teorica per leggere estetiche e linguaggi contemporanei del corpo, delle live arts, della performance attraverso l’assunzione femminista di un pensiero delle pratiche; un glossario del presente per costruire nuove grammatiche del sensibile ed esercizi di immaginazione politica. Seguendo Karen Barad, la performatività è una potente teoria della contro-rappresentazione: performatività della materia e dei corpi umani e non-umani, che rompe con la tradizione mimetica, con il predominio del visivo, con la gerarchia soggetto/oggetto. Performativo diviene dunque un concetto-laboratorio dentro cui è possibile fare molte cose, e stringere in maniera generativa la relazione tra estetico e politico.
Sempre più le arti performative agiscono come una forma di pensiero critico: l’incrocio tra arte e attivismo crea nuovi interstizi ed è continuamente da rivedere e rileggere. Riscrivere criticamente la storia e le teorie delle arti in prospettiva femminista-queer non significa emendare o correggere la storia dell’arte esistente, né “occuparsi” della produzione artistica delle donne in chiave essenzialista, ma metterne in discussione i fondamenti epistemologici e i canoni disciplinari introdotti da una concezione universalistica della cultura. De-neutralizzare, de-universalizzare, de-colonizzare: lo sguardo, le rappresentazioni, le narrazioni. Una prospettiva di studio sulle sperimentazioni artistiche all’incrocio con la politica transfemminista consente di acquisire nuove metodologie per la ricerca teorica e di cartografare gli immaginari – anche radicali – che nascono intorno alle pratiche artistiche.
Il Modulo è un percorso attraverso i saperi, i processi creativi, le poetiche e le differenti posture transdisciplinari: dalla sperimentazione alla pluralità dei linguaggi; dall’assemblaggio all’installazione alla performance; dalla cultura mainstream e alle culture minori e subalterne, le culture queer. La mappatura degli incontri è costruita per nodi tematici che sono questioni aperte sul presente e sulla produzione del contemporaneo. Il percorso di studio si snoda in complicità con il Festival Buffalo / Teatro India, che indaga i percorsi artistici più sperimentali provenienti dalla scena nazionale e internazionale: tra incontri teorici e performance live si apre a uno spazio di immaginazione politica, pratiche artistiche e prospettive transcorporee.
Il Modulo Arti si svolgerà dal 9 al 13 giugno in forma di residenza artistica: 5 giorni di incontri, conversazioni e flusso performativo in cui si alternano lezioni frontali a momenti seminariali e laboratori pratici, per favorire e intensificare lo scambio tra frequentanti e studiose^.
Parole-chiave / glossario di immaginazione politica: corporeità | performativo | biofiction | immaginazione | materie vibranti | archivi del corpo | movimento | orientamenti | assemblaggio | decolonizzare | posthuman | teoria degli affetti | produzione/riproduzione | non umano | biohacking | artificialità | istituire altrimenti | neomaterialismo
Docenti: Cristina Kristal Rizzo | Annalisa Sacchi |  Anna Antonia Ferrante | Maddalena Fragnito | Michele Di Stefano
PROGRAMMA LEZIONI
*mercoledì 9 giugno ore 13:30 / 16:30 | Sala Oceano, Teatro India Cristina Kristal Rizzo – coreografa e dancemaker | una pratica corporea e una conversazione
*giovedì 10 giugno ore 14:00 / 17:00 | Sala Squarzina, Teatro Argentina Anna Antonia Ferrante – ricercatrice e attivista transfemminista queer desiderare / ammucchiare / osservare / inventare / trasformare _______ore 18:00 / 21:00 BUFFALO | Istituto Svizzero
*venerdì 11 giugno ore 14:00 / 17:00 | Sala Squarzina, Teatro Argentina Maddalena Fragnito – artista, ricercatrice e attivista cura / attivismo / conflictual care / istituire altrimenti / corpi e tecnologie _______ore 18:00 / 21:00 BUFFALO | MACRO
*sabato 12 giugno ore 10:30 / 13:30 | Sala Squarzina, Teatro Argentina Annalisa Sacchi  – studiosa di estetica e performance archivi affettivi | memoria del corpo | repertori | performance | affetti ______ore 17:00 / 21:00 BUFFALO | MACRO
*domenica 13 giugno ore 11:00 / 13:00 | (luogo da confermare) Michele Di Stefano, artista e coreografo, parla con amore di Trisha Brown // di seguito: visione filmiche dei lavori di T.B. ______ore 17:00 / 21:00 BUFFALO | MACRO
SPAZI: Teatro India | Lungotevere Vittorio Gassman, 1, 00146 Roma RM  > °map Entrata > ingresso di servizio: via Luigi Pierantoni, 6 Per arrivare: fermata Piramide Metro B – Stazione Ostiense (20 min. a piedi) / Stazione Trastevere (10 min. a piedi)
Teatro Argentina | Largo di Torre Argentina, 52, 00186 Roma RM > °map
MACRO | Via Nizza, 138, 00198 Roma RM    > °map Bus: 38 fermata Nizza /Regina Margherita – 80 fermata stop Dalmazia – 60 – 62 – 82 – 89 – 90 fermata Nomentana / Regina Margherita // Tram: 19 / 2 / 3 //Metro B: Policlinico
Istituto Svizzero | Via Ludovisi, 48, 00187 Roma RM   > °map Per arrivare: metro A fermata Barberini
**biofiction–––– laboratorio per sirene streghe e uova*   a cura di Ilenia Caleo + Anna Antonia Ferrante | Università IUAV di Venezia, Teatro e Arti Performative un seminario aperto su naturacultura ° bio-hacking ° co-design della cura ° protocolli ° saperi del corpo ° fiction + biologie ° tecnologie antispeciste ° DIY/DIT ° biosociale ° genealogie dei generi ° cyberstreghe&bio-witches
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retegenova · 4 years
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“Cinque giorni al porto” di Vico Faggi e Luigi Squarzina al Teatro Stabile di Genova (1969)
“Cinque giorni al porto” di Vico Faggi e Luigi Squarzina al Teatro Stabile di Genova (1969)
Teatro Stabile Genova: “Cinque giorni al porto” di Vico Faggi e Luigi Squarzina al Teatro Stabile di Genova (1969)
A cinquant’anni dalla sua prima rappresentazione il Teatro Nazionale di Genova, in collaborazione con Fondazione Casa America e Comune di Genova, ospita una mostra fotografica e organizza una tavola rotonda per riflettere sul valore e sull’eredità lasciata da Cinque giorni al porto d…
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untitled42566 · 5 years
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Al Cinema Gabbiano la proiezione del film “Solo no” con protagonista l’attrice senigalliese Anna Teresa Rossini
SENIGALLIA – Sarà una vera e propria serata evento quella che si terrà lunedì 14 ottobre, alle ore 21,15, al Cinema Gabbiano di Senigallia. In tale occasione, infatti, verrà proiettato il film indipendente “Solo no”, della regista Lucilla Mininno, che vede protagonista l’attrice senigalliese Anna Teresa Rossini. Nel cast, che sarà presente durante la kermesse, figurano anche Mariano Rigillo, Francesco Zecca e Giovanni Boncoddo.
Attrice teatrale e cinematografica attiva anche in televisione, la Rossini ha lavorato nella sua carriera con registi del calibro di Massimo Troisi, Giancarlo Cobelli, Ginacarlo Sbragia, Luigi Squarzina, Mario Missiroli, Antonio Calenda e Aldo Trionfo.
L’opera, già presenta di recente al cinema Barberini di Roma, narra la storia di Cecilia, un’attrice che da dieci anni vive barricata nel suo teatro per impedirne la distruzione fisica e morale e non uscirà  finché non riuscirà  a portare in scena la sua Madama Butterfly. Ma il suo ultimo sostenitore, quell’attore più giovane che da anni crede nel suo progetto e rappresenta l’unico legame con il mondo e la vita, non è più lo stesso. Il suo sguardo si fa ambiguo e il passato torna a bussare alla porta.
“È un’iniziativa molto importante e speciale – spiega il consigliere delegato Mauro Pierfederici – perché attraverso l’opera indipendente di una giovane regista come  Lucilla Mininno, che vede nel ruolo di protagonista la nostra concittadina Anna Teresa Rossini, si tiene viva la fiammella del teatro, e ciò è fondamentale sia per chi in teatro ci lavora, sia per chi lo frequenta, sia per la comunità che lo ospita fisicamente”. “E’ una storia di ostinazione e coraggio – conferma Lucia Mininno – che crede nella universale necessità dell’arte. Perché è l’arte che racconta chi siamo, la nostra storia. Senza l’arte saremmo nulla”.
“Per me – dice Anna Teresa Rossini – è sempre una gioia tornare nella mia città, e lo è ancora di più farlo con una nuova opera. Abbiamo lavorato sodo, in tempi strettissimi e con pochi mezzi, ma sempre in grande armonia. E alla fine mi sono veramente innamorata di questo film”.
“Anzitutto – afferma il sindaco Maurizio Mangialardi – un grande ringraziamento va a Anna Teresa Rossini per aver voluto portare a Senigallia questa nuova produzione. Credo sia molto importante riflettere, come fa questo film, sulla necessità di tutelare l’arte e, nello specifico, una grande tradizione nazionale come quella del teatro. Lo è sopratutto in questo momento di profonda crisi culturale”.
“Una serata evento imperdibile – conlude l’assessore alla Cultura Simonetta Bucari – dove grazie a questa opera andremo a celebrare la cultura che eleva l’essere umano”.
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Ovationen für Riccardo Muti 2018
Riccardo Muti (* 28. Juli 1941 in Neapel) ist ein italienischer Dirigent. Muti lebt in Ravenna und leitet dort die Italian Opera Academy – Riccardo Muti, eine „Akademie für junge Dirigenten, Sänger und Korrepetitoren“.
Muti dirigierte und dirigiert eine Vielzahl renommierter Orchester bei Opern- und Konzertaufführungen sowie anlässlich von Schallplattenaufnahmen. Werke Luigi Cherubinis und Wolfgang Amadeus Mozarts gehören dabei ebenso zu seinem Repertoire wie Kompositionen der italienischen Romantiker, Opern Richard Wagners und Stücke des 20. Jahrhunderts.
Nach dem Tod von Otto Klemperer im Jahr 1973 wurde Muti dessen Nachfolger beim New Philharmonia Orchestra London. Als Nachfolger von Eugene Ormandy wirkte er von 1980 bis 1992 als Chefdirigent des Philadelphia Orchestra. Seit 2010 hat Muti diesen Posten beim Chicago Symphony Orchestra als Nachfolger von Bernard Haitink inne.
Mit den Wiener Philharmonikern verbindet Muti seit Jahrzehnten eine enge Zusammenarbeit. Er leitet sie in Abonnementskonzerten und auf Tourneen. 1993 dirigierte Muti das erste Mal das Neujahrskonzert (in Nachfolge von Kleiber), auch in den Jahren 1997, 2000, 2004 und 2018 übernahm er hier das Dirigat.
Von 1971 an dirigierte Muti alljährlich bei den Salzburger Festspielen. Seither leitete er dort zahlreiche Opern- und Konzertaufführungen. 1983 dirigierte er eine mit Beifall aufgenommene Neuinszenierung von Wolfgang Amadeus Mozarts Così fan tutte (Regie: Michael Hampe) sowie 2005 Die Zauberflöte (Regie: Graham Vick). 2006 betreute er eine Neuproduktion der Zauberflöte in der Regie von Pierre Audi mit einem Bühnenbild von Karel Appel. Im Großen Festspielhaus brachte er mit den Wiener Philharmonikern die Komposition Giusta Armonia von Fabio Vacchi zur Uraufführung. 2017 dirigierte er bei den Festspielen die Aida.
Seit 1973 tritt Muti regelmäßig an der Wiener Staatsoper auf: Seinem Debüt mit Giuseppe Verdis Aida (1973, Regie: Nathaniel Merrill, Bühnenbild: Günther Schneider-Siemssen, Kostüme: Leo Bei) folgten u. a. Verdis La forza del destino (1974, Regie: Luigi Squarzina, Bühne und Kostüme: Pier Luigi Pizzi), Vincenzo Bellinis Norma(1977, Regie: Piero Faggioni, Bühne: Ezio Frigerio, Kostüme: Franca Squarciapino), Verdis Rigoletto (1983, Regie: Sandro Sequi, Bühnenbild: Pantelis Dessyllas, Kostüme: Giuseppe Crisolini-Malatesta) und – im Theater an der Wien – Wolfgang Amadeus Mozarts Le nozze di Figaro (2001, Regie: Michael Heltau nach Giorgio Strehler, Bühne: Ezio Frigerio, Kostüme: Franca Squarciapino).
Im Dezember 2005 sowie im April 2006 dirigierte Muti an der Staatsoper insgesamt acht Vorstellungen von Le nozze di Figaro (Regie und Ausstattung: Jean-Pierre Ponnelle).
Im Februar 2008 dirigierte er an der Staatsoper vier vom Publikum gefeierte Vorstellungen von Così fan tutte mit Barbara Frittoli (Fiordiligi), Angelika Kirchschlager(Dorabella), Ildebrando D’Arcangelo (Guglielmo), Francesco Meli (Ferrando), Laura Tătulescu (Despina) und Natale De Carolis (Don Alfonso). Die Inszenierung von Roberto de Simone (Bühnenbild: Mauro Carosi, Kostüme: Odette Nicoletti) hatte Muti bereits einige Jahre zuvor im Theater an der Wien bei einer Gemeinschaftsproduktion der Wiener Festwochen und der Staatsoper geleitet.
1980 debütierte Muti an der Mailänder Scala bei einer Neuinszenierung von Wolfgang Amadeus Mozarts Le nozze di Figaro (Regie: Giorgio Strehler). 1986 folgte er Claudio Abbado als Musikdirektor dieses Opernhauses nach und leitete zahlreiche Neuproduktionen – vor allem von Werken Wolfgang Amadeus Mozarts, Giuseppe Verdis und Richard Wagners.
Muti dirigierte am 7. Dezember 2004 anlässlich der Wiedereröffnung der Mailänder Scala die Oper L’Europa riconosciuta von Antonio Salieri (Regie: Luca Ronconi, Ausstattung: Pizzi), nachdem das Theater wegen Renovierungsarbeiten zuvor für mehrere Jahre geschlossen gewesen war.
Zum Chefdirigenten des Philharmonischen Orchesters der Mailänder Scala wurde Riccardo Muti 1987 berufen und bestritt mit diesem im darauffolgenden Jahr eine Tournee durch Japan, Deutschland und Frankreich, der sich im Jahr 1989 eine Gastspielreise durch die damalige UdSSR anschloss.
Im April 2005 beendete Muti seine Tätigkeit als Musikdirektor der Mailänder Scala, nachdem der von ihm favorisierte Kandidat für die Intendanz Maurizio Meli nicht die erhoffte Zustimmung der Belegschaft gefunden hatte. Das musikalische Personal sprach sich mit 700 zu 5 Stimmen gegen Muti aus.[3] Meli wurde stattdessen Intendant des Teatro Regio di Parma.
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