Tumgik
#Maria Carta
sardies · 3 months
Text
Un 8 marzo milanese per la Fondazione Maria Carta
Venerdì scorso 8 marzo, nella Giornata internazionale della donna, al Teatro Dal Verme di Milano è ritornato dopo una lunga sospensione (dal 2008) il Premio internazionale di poesia in lingua sarda, promosso dal locale Centro Sociale Culturale Sardo, con il sostegno della FASI (Federazione Associazioni Sarde in Italia) e con il patrocinio del Municipio Uno e del Comune di Milano. Una…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
carmenvicinanza · 2 years
Text
Maria Carta. La voce della Sardegna
https://www.unadonnalgiorno.it/maria-carta-la-voce-della-sardegna/
Tumblr media
Da noi da sempre la gente vive di poco, quasi di niente. La nostra povertà è indicibile. Io da bambina andavo a piedi nudi in campagna a lavorare; canto perché mia nonna cantava, e sulle tanche l’uomo cantava contro la solitudine. Mio padre è morto di povertà e io sono salita sul palco in piazza a cantare, mi davano cento lire, cantavo davanti a folle di pastori, sul palco di cento paesi.
Maria Carta, cantautrice, attrice e politica è stata la voce della Sardegna.
Una voce grande e scura è stata l’ambasciatrice della canzone, della storia e del dolore dell’isola.
Durante la sua carriera ha ripercorso i molteplici aspetti della musica sarda, dal repertorio popolare ai canti gregoriani.
Ha fuso sapientemente la tradizione con arrangiamenti moderni e personali.
Nacque col nome di Maria Giovanna Agostina a Siligo, un piccolo paese della provincia di Sassari, il 24 giugno 1934. Aveva otto anni quando perse il padre, cosa che la costrinse a un’infanzia di stenti e fatiche, invece di studiare, era costretta a lavorare, in casa e nei campi.
Ancora bambina aveva iniziato a cantare in chiesa, suo nonno la accompagnava a esibirsi nei paesi durante le feste popolari, dove le piazze diventano teatri per le improvvisazioni poetiche.
Nel 1957 era una giovane molto bella e con tanta voglia di riscossa, vinse il concorso Miss Sardegna, partecipò a Miss Italia e recitò nel fotoromanzo Questo sangue sardo.
Ai suoi esordi, si è scontrata con la difficoltà di essere accettata come donna sul palcoscenico in Sardegna, perché, raccontava, allora il canto sardo era appannaggio esclusivo degli uomini. Anche dopo, quando ha portato la cultura sarda nel mondo, polemizzeranno contro di lei accusandola di aver “culturizzato” il canto sardo per renderlo più commerciale, e che quel suo modo di cantare non aveva nulla di genuino, perché in Sardegna le donne non cantavano. Non capivano che lei stava nobilitando quel canto, elevandolo a patrimonio nazionale. ma non si è mai arresa e ha continuato ad affermare la validità del suo lavoro.
In un periodo in cui le donne non potevano neppure uscire di casa da sole, prese la patente di guida e alla fine degli anni cinquanta si trasferì a Roma, dove fece ogni tipo di lavoro finché non conobbe lo sceneggiatore Salvatore Laurani, che poi sposò. Fu lui  a spingerla verso la carriera musicale.
Ha frequentato il centro studi di musica popolare dell’Accademia di Santa Cecilia e da lì ha iniziato a esplorare la sua terra per ricercare e registrare antichi canti salvandoli dall’oblio e dando loro la sua voce avvalendosi, col tempo, di importanti  collaborazioni e produzioni.
Nel 1971, dopo aver incontrato Ennio Morricone che la propose alla famosa casa discografica RCA, ha pubblicato ben due album: Sardegna canta e Paradiso in re. Nello stesso anno venne trasmesso dalla Rai il documentario Incontro con Maria Carta, nel quale cantava e recitava con Riccardo Cucciolla. Poco dopo venne registrato un altro documentario dal titolo Maria Carta. Sardegna, una voce.
Nel 1972 ha recitato nella Medea di Franco Enriquez al Teatro Argentina e ebbe l’occasione di fare un fortunato incontro con la più grande interprete di fado portoghese, Amália Rodrigues, con cui tenne un concerto al Teatro Sistina e una  tournée in Sardegna.
Nel 1974 ha partecipato a Canzonissima interpretando Deus ti salvet Maria classificandosi seconda in finale nel girone della musica folk con il brano Amore disisperadu.
Nel 1975 ha scritto un libro di poesie, intitolato Canto rituale che affida alla poesia la denuncia sociale. Racconta la sua infanzia di povertà e i miracoli quotidiani di quel mondo incantato immerso nella natura selvaggia. È una specie di Spoon River sarda, in cui si celebrano i rituali contadini, le festività, la memoria del territorio attraverso le storie di morti, uomini e donne che in questo luogo montuoso e scabro non vogliono che il loro ricordo resti sepolto.
In quel periodo si è esibita al Teatro Bol’šoj  di Mosca e dal 1976 al 1981 è stata nel consiglio comunale di Roma eletta per il Partito Comunista Italiano.
Anni dopo, nel 1988, in un concerto in occasione del IX centenario dell’Università di Bologna, presso la quale era stata nominata docente a contratto in antropologia culturale, dirà: «Io purtroppo non ho avuto la possibilità di trascorrere la mia giovinezza china sui libri, ma affaticando la schiena sul lavoro, essere qui oggi è molto importante per me, perché mi rendo conto che nella vita ciò che conta non è la fortuna che si ha in gioventù, ma quanto si riesce a costruire da soli».
Come attrice, è stata la protagonista di importanti film, ha interpretato il ruolo della madre di Vito Corleone ne Il padrino – Parte II di Francis Ford Coppola nel 1974 e di Marta nello sceneggiato Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli, nel 1977.
Ha partecipato al Festival d’Avignone, è stata ospite in numerose trasmissioni televisive e si è esibita in prestigiosi spazi oltreoceano. Nel 1992 ha realizzato il musical teatrale A piedi verso Dio con brani composti da Franco Simone.
Il suo ultimo concerto è stato a Tolosa, in Francia, il 30 giugno 1993.
Ha lasciato la terra il 22 settembre 1994, nella sua casa di Roma, a causa di un tumore che la affliggeva da tempo, aveva 60 anni.
Maria Carta con la sua immagine ieratica è stata una sacerdotessa dalla voce miracolosa che commuove. Cantante, studiosa, ricercatrice di canti tradizionali che ha raccolto e studiato preservandoli dalla sparizione.
È riuscita a riscattare attraverso la cultura, un’infanzia di stenti vissuta tra la fatica del lavoro nei campi e la solitudine di un territorio selvaggio e isolato, che per molto tempo non ha avuto nulla da darle.
Dopo la sua morte, nel 1994 è stata istituita la Fondazione Maria Carta, per promuovere la cultura e la musica della Sardegna che, dal  2003  attribuisce ogni anno il Premio Maria Carta a chi contribuisce a promuovere l’immagine della cultura sarda in Italia e nel mondo.
0 notes
depoesiaypoetas · 6 months
Text
A ver si piensas en mí,
que te cuido y te quiero tanto,
cuando todos estén alegres,
y yo no esté donde tú estás,
-cuando está el cielo tranquilo,
y muy lleno de estrellas.
José Martí
241 notes · View notes
leiturasqueer · 2 months
Text
Maria Velho da Costa (1938-2020)
Tumblr media
REVOLUÇÃO E MULHERES
Elas fizeram greves de braços caídos. Elas brigaram em casa para ir ao sindicato e à junta. Elas gritaram à vizinha que era fascista. Elas souberam dizer salário igual e creches e cantinas. Elas vieram para a rua de encamado. Elas foram pedir para ali uma estrada de alcatrão e canos de água. Elas gritaram muito. Elas encheram as ruas de cravos. Elas disseram à mãe e à sogra que isso era dantes. Elas trouxeram alento e sopa aos quartéis e à rua. Elas foram para as portas de armas com os filhos ao colo. Elas ouviram falar de uma grande mudança que ia entrar pelas casas. Elas choraram no cais agarradas aos filhos que vinham da guerra. Elas choraram de verem o pai a guerrear com o filho. Elas tiveram medo e foram e não foram. Elas aprenderam a mexer nos livros de contas e nas alfaias das herdades abandonadas. Elas dobraram em quatro um papel que levava dentro urna cruzinha laboriosa. Elas sentaram-se a falar à roda de uma mesa a ver como podia ser sem os patrões. Elas levantaram o braço nas grandes assembleias. Elas costuraram bandeiras e bordaram a fio amarelo pequenas foices e martelos. Elas disseram à mãe, segure-me aqui os cachopos, senhora, que a gente vai de camioneta a Lisboa dizer-lhes como é. Elas vieram dos arrebaldes com o fogão à cabeça ocupar uma parte de casa fechada. Elas estenderam roupa a cantar, com as armas que temos na mão. Elas diziam tu às pessoas com estudos e aos outros homens. Elas iam e não sabiam para aonde, mas que iam. Elas acendem o lume. Elas cortam o pão e aquecem o café esfriado. São elas que acordam pela manhã as bestas, os homens e as crianças adormecidas.
in Cravo (1976)
Considerada uma das grandes vozes renovadoras da literatura portuguesa desde a década de 1960, Maria Velho da Costa foi autora de contos e de teatro, destacando-se sobretudo no romance. Escreve "Novas Cartas Portuguesas" com Maria Isabel Barreno e Maria Teresa Horta - tratado sobre os direitos das mulheres em Portugal - e que lhes valeria um processo judicial, suspenso depois da revolução de 25 de Abril de 1974.
9 notes · View notes
aschenblumen · 1 year
Photo
Tumblr media
Rainer Maria Rilke, carta a Benvenuta (Magda von Hattingberg) fechada el 13 de febrero de 1914, compilada en Cartas a Benvenuta. Traducción de Leonor Calvera.
18 notes · View notes
mallouca · 7 months
Text
Me receba no seu coração, longe de todo ruído, me abrigue mais um pouco e depois comecemos a viver esse amor que não pode se cansar. Você inteira, sem uma reserva, é disso que estou ávido – com todo o meu ser.
7 notes · View notes
essetaldehigor · 2 months
Text
Tumblr media
Depois de ter você Poetas para quê? Os deuses, as dúvidas Pra que amendoeiras pelas ruas? Pra que servem as ruas? Depois de ter você…
4 notes · View notes
enveredei · 10 months
Text
"Você gosta de rosas? Parece-me: como se todas as rosas do mundo desabrochassem para ti e por meio de ti, — e que só por um acto de condescendência real manténs a pretensão de que não são realmente tuas e permites que a primavera os mantenha".
- Rainer Maria Rilke, em uma carta para Lou Andreas-Salomé, 3 June 1897.
7 notes · View notes
smokydoll · 2 years
Text
Te amo irremediablemente, como se ama el mar.
María Casares a Albert Camus
20 notes · View notes
desertoparticular · 10 months
Text
Tumblr media
'Não mexe comigo
Que eu não ando só
Eu não ando só
Que eu não ando só
Não mexe não
Não mexe comigo
Que eu não ando só
Eu não ando só
Que eu não ando só
Eu tenho Zumbi, Besouro
O chefe dos tupis, sou tupinambá
Tenho os erês, caboclo boiadeiro, mãos de cura
Morubichabas, cocares, arco-íris
Zarabatanas, curares, flechas e altares
A velocidade da luz, o escuro da mata escura
O breu, o silêncio, a espera
Eu tenho Jesus, Maria e José
Todos os pajés em minha companhia
O menino Deus brinca e dorme nos meus sonhos
O poeta me contou..."
Trecho: Carta de amor - Compositores: Maria Bethania Vianna Telles eloso / Paulo Cesar Francisco Pinheiro
5 notes · View notes
fashionbooksmilano · 1 year
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Merletti di carta
di Hauswirth e Saugy
introduzione di Charles Apothéloz
Franco Maria Ricci, Fontanellato (PR) 1978, 120 pagine, 23x25 cm, Volume con copertina rigida in seta contenuto in un cofanetto, Esemplare n.E 072
euro 90,00
email if you want to buy :[email protected]
Raccolta dei mirabili lavori di Johann-Jakob Hauswirth, che fece dono al Pays-d’Enhaut di un’arte popolare, la quale deve all’applicazione e alla perizia di Louis-David Saugy, l’essere diventata la tradizione che ha dato celebrità alla vallata.
Fra le nevi e i dirupi del Pays-d’Enhaut, nel cuore della svizzera Romanda, il piccolo museo di Chateau-d’Oex esibisce insospettati tesori di un’arte perduta: immagini dai colori vivacissimi, ingenue scenette pastorali, fiori, animali, piccole cose della vita di una valle alpina ritagliate nella carta e trasfigurate dalla fantasia di Johann-Jakob Hauswirth e Louis-David Saugy il quale, già quando si spense, nel 1953, era già stato consacrato come uno dei più grandi ritagliatori di merletti di carta.
Tumblr media
15/01/23
orders to:     [email protected]
ordini a:        [email protected]
twitter:         @fashionbooksmi
instagram:   fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr:          fashionbooksmilano, designbooksmilano
6 notes · View notes
sardies · 5 months
Text
La Fondazione Maria Carta nel 2024 riparte da Freemmos
Maria Carta (archivio) Si è riunito nei giorni scorsi a Siligo il consiglio direttivo della Fondazione Maria Carta. All’ordine del giorno un’analisi dell’attività realizzata lo scorso anno e la conferma delle linee di azione per quello appena iniziato. Nel 2023 la Fondazione ha promosso e organizzato una serie di eventi che hanno avuto un ottimo riscontro di pubblico e sui media. Innanzitutto, il…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
luisasequeira · 1 year
Text
O cinema celebra o poder das palavras
Excerto do texto do João Lopes no Diário de Notícias sobre, O Que Podem as Palavras, “Luísa Sequeira e Luísa Marinho, elaboram todo o filme a partir de um exercício de memória, que é também um método de investigação,em que o fator primordial acaba por ser, justamente, o conhecimento do contexto histórico em que tudo aconteceu. Nesta perspetiva, O Que Podem as Palavras pode ser
uma contribuição importante para superar uma visão maniqueísta das vivências do pré-25 de abril, visão não poucas vezes favorecida por alguns discursos de esquerda e de direita, em que o nosso passado surge automaticamente descrito como um buraco negro em que, no limite, nem sequer existiram pessoas, apenas noções abstratas de "repressão" e"resistência". João Lopes /DN
Tumblr media
2 notes · View notes
miedkha · 2 years
Text
Tumblr media
Tenha paciência em relação a tudo que não está resolvido em seu coração e ame as próprias perguntas, como quartos fechados e como livros escritos em uma língua estrangeira. Não investigue agora as respostas que não lhe podem ser dadas, porque não poderia vivê-las. E é disto que se trata, de viver tudo. Viva agora as perguntas. Talvez passe, gradativamente, em um belo dia, sem perceber, a viver dentro das respostas.
Rilke, Cartas a um Jovem Poeta
5 notes · View notes
leiturasqueer · 3 months
Text
As Três Marias: Maria Teresa Horta (1937), Maria Isabel Barreno (1939-2016) e Maria Velho da Costa (1938-2020)
Tumblr media
Maria Teresa Horta, Maria Isabel Barreno e Maria Velho da Costa  (1972)
“Minhas irmãs: Mas o que pode a literatura? Ou antes: o que podem as palavras? (…) Que tempo? O nosso tempo. E que arma, que arma utilizamos ou desprezamos nós? Em que refúgio nos abrigamos ou que luta é a nossa enquanto apenas no domínio das palavras?"
Maria Isabel Barreno, Maria Teresa Horta, Maria Velho da Costa (Novas Cartas Portuguesas, 1980)
No Dia Internacional da Mulher, no ano das comemorações dos 50 anos do 25 de Abril de 1974, evocamos Novas Cartas Portuguesas, obra que celebra cinquenta e dois anos e que demonstra o poder e ousadia das palavras na luta feminista e antifascista no país.
Um livro escrito por três mulheres que, por ousarem denunciar o silêncio, a exploração e violência que a identidade feminina era sujeita neste país, foram alvo de perseguição e censura política. Maria Isabel Barreno, Maria Teresa Horta e Maria Velho da Costa mostravam ser rostos da clandestinidade e emancipação feminina na época. Hoje, cinco décadas após a queda de um regime fascista com quase a mesma duração, celebramos a ousadia destas mulheres sem esquecer todas aquelas que permanecem emersas numa clandestinidade e precariedade que a norma obriga.
Resgatamos o poder da palavra como palco do empoderamento e alteridade feminina. São oito livros que escolhemos para assinalar este dia mas, também, este mês que é destinado a assinalar a história das Mulheres.
Jornalista Fialho Gouveia entrevista as escritoras Maria Teresa Horta, Maria Isabel Barreno e Maria Velho da Costa sobre o caso "Três Marias", centrado no julgamento de que foram alvo após a publicação do seu livro "Novas Cartas Portuguesas" em 1972.
4 notes · View notes
blossomingbooks · 25 days
Text
Tumblr media
"(...) nosso intercâmbio - e toda a amizade de mulheres - tem um tom de uterino, de troca lenta, sanguinária e carente, de situação de princípio retomada."
Novas Cartas Portuguesas é um projeto a três, assinado por Maria Isabel Barreno, Maria Velho da Costa e Maria Teresa Horta. Publicado em 1972, foi proibido pela censura, pela sua linguagem e temas eróticos, feministas e anticoloniais, tendo sido aberto um processo contra as autoras.
Definir esta obra é uma tarefa quase a bordar o impossível, tendo em conta a pluralidade de vozes e formas e a intercalação contínua entre ficção e realidade. Projetada enquanto diálogo com As Cartas Portuguesas — romance epistolar do século XVII que reúne 5 cartas de amor de uma freira portuguesa, Sóror Mariana Alcoforado, dirigidas a um oficial francês —, a obra vai muito além desta intertextualidade. As "Três Marias" usam Mariana como pretexto para desenhar toda uma linhagem abstrata de mulheres (Marianas, Anas, Marias, Mónicas) que lhes permite explorar a condição feminina em várias épocas e contextos diferentes. Desde a condição emocional e romântica da mulher, ao seu papel na sociedade, passando pela forma como estes aspectos estão interligados, NCP serve como um manifesto feminista escrito num momento de repressão ditatorial. Sobre este tema, destaco e sugiro a leitura da "Terceira Carta IV" (na qual se reflete sobre a relação entre homem e mulher como espelho da relação entre burguesia e proletariado), dos "Extractos do diário de Ana Maria, descendente directa da sobrinha de D. Maria Ana, e nascida em 1940" e da "Segunda Carta VIII".
"De Mariana tiramos o mote, de nós mesmas o motivo, o mosto, a métrica dos dias. Assim inventamos já de Mariana o gesto, a carta, o aborto; a mãe que as três tivemos ou nunca e lha damos."
Apesar de dividido por "cartas", a obra não pode propriamente ser considerada epistolar, tendo em conta a sua faceta anacrónica e polifónica. Cada "carta" é completamente imprevisível e independente da prévia ou da seguinte, podendo consistir tanto em prosa quanto em poema, seja num tom narrativo ou ensaístico. A linguagem utilizada é sempre complexa e muitas vezes quase experimental. Várias cartas utilizam um tom metalinguístico, nas quais as autoras conversam entre si e refletem sobre a própria obra.
Novas Cartas Portuguesas parece-me um texto único dentro do panorama literário português que, apesar de ser de difícil absorção enquanto obra integral, é na sua essência tão fragmentado que pode ser lido de forma aleatória e espontânea — e, diga-se de passagem, muito beneficiaria o povo português em ver algumas das suas passagens inseridas no sistema educativo.
0 notes