Tumgik
#Nicoletta Dosio
conte-olaf · 1 year
Text
Nel bene e nel male, ciò che siamo stat_, ciò che proveremo ad essere
Due giorni, 8 e 9 luglio, che hanno provato a riflettere ciò che siamo stati, ciò che proveremo ad essere. Sapevamo che dovevamo resistere diversi giorni in quella fabbrica. Non sono stati solo diversi giorni, 730 per l'esattezza, ma sono stati anche giorni diversi. E noi oggi siamo diversi e sempre troppo uguali. Abbastanza forti per non perdere, ancora troppo poco per vincere. La nostra dimensione è grande e microscopica allo stesso tempo, epica e meschina nello stesso attimo.
Siamo una comunità bombardata, da mail di licenziamento, mancanze di stipendi, immobilismo, ignavia, ipocrisia, traumi, fatica, stanchezza. Esattamente come in una città che ha subito un assedio, ci muoviamo un po' stralunati tra la nostalgia di una vecchia vita che non tornerà più e la forza della nuova che proviamo a costruire. Abbiamo subito il lutto di tanti, troppi colleghi che hanno dovuto mollare. E al contempo c'è la gioia di forze sempre nuove che si uniscono in questa lotta. Abbiamo visto che questa talpa continua a scavare e può far crollare fortezze.
E' in fondo pura condizione umana. E solo se restiamo umani, riusciremo.
L'8 e 9 luglio viene rappresentato da Militanza Grafica, come un abbraccio. E questo è stato:
a) 500 partecipanti registrati solo al form online. 95 volontari registrati solo al form online. I conti sulle presenze effettive li stiamo ancora facendo. 600 persone a pranzo tra sabato e domenica. Una delegazione di 60 ospiti internazionali solo da Svizzera e Germania.
b) sabato mattina, assemblea su giustizia climatica e sociale, con Fff, Exploit, Ecologia Politica ecc., oltre 150 partecipanti, 25 realtà organizzate provenienti dall'estero
c) sabato alle 15, supporto all'azione di protesta al punto commerciale di MondoConvenienza
d) alle 18, al Pride
e) dalle 21 talk con Antonella Bundu, Francesca Coin, Nicoletta Dosio, Alberto Prunetti. Reading operaio
f) migliaia di persone al concerto con Assalti Frontali, Punkreas, Willie Peyote, Mauras, Romanticismo Periferico
g) un corteo notturno improvvisato che da Gkn raggiunge i cancelli di Mondo Convenienza
h) domenica mattina, la seconda tappa della Carovana del mutualismo, oltre 100 partecipanti, decine di realtà mutualistiche da tutta Italia
i) presentato il secondo e terzo prototipo di Cargo Bike, con inizio di un sondaggio di gradimento e acquisto
l) la sera di domenica in delegazione alla festa provinciale dell'Arci...
Abbiamo straripato convergenza, per provare a continuare a insorgere. Nei prossimi giorni i dettagli, le foto, i video. #insorgiamo
1 note · View note
garadinervi · 2 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
Nicoletta Dosio, Fogli dal carcere. Il diario della prigionia di una militante No Tav, with texts by Haidi Gaggio Giuliani, Daniela Bezzi, Valentina Colletta, Emanuele D’Amico, and Italo Di Sabato, Red Star Press, Roma, 2022 [NO TAV]
7 notes · View notes
ideeperscrittori · 5 years
Photo
Tumblr media
NICOLETTA DOSIO Io sono contro la TAV. Ma il mio essere contro è facile. Non vivo da quelle parti. Scrivo di essere contro e finisce lì. Gli effetti di questa mia presa di posizione cominciano e finiscono all'interno di un social network. L'algoritmo di Zuckerberg registrerà diligentemente questa mia manifestazione di pensiero, correrà ai ripari e calibrerà i miei parametri virtuali. L'algoritmo penserà che in fin dei conti le pubblicità di post intitolati "Diventa anche tu un devastatore di territori in dieci semplici passaggi" non vanno bene per me, mi appiccicherà un'etichetta addosso, mi classificherà in qualche modo, mi inserirà in un target e forse sulla mia timeline ci saranno spot di cucina macrobiotica e locali di musica indie al posto dei messaggi promozionali sulle startup di Marco Montemagno. In realtà l'algoritmo di Facebook prende spesso cantonate colossali e Marco Montemagno, o qualche sua imitazione che vuole diventare il nuovo guru del marketing, continuerà a materializzarsi nel flusso di contenuti che ogni giorno scorre davanti ai miei occhi, ne sono sicuro. Tra l'altro con il mio NO alla TAV vergato su Facebook rischio anche di essere bersagliato dalle pubblicità di agiografie di Gianroberto Casaleggio (per oppormi a questa fastidiosa eventualità voglio proclamare chiaro e tondo che il pianeta Terra, secondo il mio modesto parere, è tutt'altro che piatto). Bene. Mi sono schierato su un social network. Ora Zuckerberg ha un dato in più su di me. Tutto qui. Anche Nicoletta Dosio è contro la TAV. Solo che Nicoletta Dosio andrà in carcere. Ecco allora che io scrivo ancora una volta su Facebook, per dire che la carcerazione di Nicoletta Dosio è una vergogna. E lo penso realmente. Penso che sia uno schifo. Ecco un altro dato per te, Zuckerberg. Ma forse il mio scopo non è solo fornire dati a Facebook, anche se la possibilità di evitare le agiografie di Gianroberto Casaleggio non mi è del tutto indifferente. Perché si manifesta il pensiero col corpo. Le strade sono percorse dai corpi. I segni della vita sono sui corpi. I corpi sono testimonianze. Nicoletta Dosio ha fatto una dichiarazione che va dritta al punto: "Andrò in carcere perché di TAV non si parla più. Lo si considera un capitolo chiuso e quindi con il mio corpo dietro le sbarre voglio riaprire questa storia indecente". Nicoletta Dosio andrà in carcere e ci resterà per mesi. E mentre nella mia mente risuona la parola "carcere", con tutta la sua potenza, con la sua capacità di evocare il terrore, so che sicuramente continuerò a galleggiare in questo etere in cui tutti i giorni la gente si schiera, perché ogni tanto sento il bisogno di sfogarmi, o di mettere le cose in burla, col corpo al riparo, nella mia bolla, nella mia quiete silenziosa, a chilometri di distanza da qualsiasi dispiegamento di forze dell'ordine, per dare una concatenazione logica al mio flusso di coscienza, per raccogliere le reazioni di una platea. Il massimo rischio che corro è un post di Barbara D'Urso sulla mia timeline (e già questo è sufficiente a gettarmi nello sconforto). E so che il peso della mia piccola testimonianza da queste parti è come quello di una particella subatomica. Forse è per questo che ogni tanto vinco la mia propensione all'asocialità, indosso le scarpe e vado a manifestare in piazza.
L’Ideota
12 notes · View notes
soldan56 · 5 years
Link
L’abbiamo vista quando è tornata, in camera. Piantonata. C’erano tre operatori della penitenziaria, e poi si sono presentati sei militari. Successivamente è arrivata la Digos: dieci e forse più persone per controllare Nicoletta, in corsia. Cosa pensavano che accadesse? Che qualcuno assaltasse una sala operatoria? La costruzione mediatica che criminalizza i No Tav fa leva su queste inutili scene.
5 notes · View notes
point-of-break · 5 years
Link
Arrestiamo una persona di 73 anni che non ha fatto altro che manifestare pacificamente, con tutta la gente che c’è in giro, spiace dirlo, ma è uno stato criminale
1 note · View note
giuseppearagno · 3 years
Text
Ai popoli che "libereremo"
Ai popoli che “libereremo”
Quando avremo esportato a cannonate la nostra grande democrazia, anche voi voterete Pasquale ma sarete governati da Nicola. Anche voi in maggioranza schiacciante sarete contro la guerra e il rifornimento di armi a Paesi in guerra, ma avrete un Governo che rappresenta se stesso e non solo manderà le armi – diventando così di fatto cobelligerante – ma farà pagare tutto a voi, aumentando la vostra…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
ohpen · 4 years
Photo
Tumblr media
Lettera Lettera indirizzata a Nicoletta Dosio, insegnante di Latino e Greco, in pensione, condannata a un anno di prigione per la lotta contro il tunnel della Val di Susa, da tre mesi reclusa a Torino.
0 notes
giuliocavalli · 5 years
Photo
Tumblr media
Le quattro ossa di Nicoletta Dosio, in prima linea contro la Tav Comunque la si pensi su TAV Nicoletta Dosio, che a 73 anni rinuncia alle pene alternative e decide di affrontare il carcere per una condanna di un anno, è l'esempio raro di una persona che sconta le proprie idee senza fuggire dalle proprie responsabilità, consapevole che "resistere" significa anche accettare i costi delle proprie azioni. Continua a leggere
2 notes · View notes
superfuji · 3 years
Quote
Dal 17 marzo 2020 Marcucci non può uscire di casa prima delle 7, avvicinarsi a qualsiasi locale pubblico dopo le 18 o rincasare oltre le 21. Non dispone di patente né di passaporto, non può uscire autonomamente dal Comune di Torino e porta sempre con sé un libretto rosso, dove la polizia tiene nota dei suoi movimenti. Non può inoltre partecipare a pubbliche riunioni né entrare in contatto con persone che hanno processi in corso – provvedimento particolarmente limitante per chi ha convissuto per anni con gli attivisti della Val di Susa. Negli ultimi mesi ad alcune di queste restrizioni l’attivista ha disobbedito, prendendo parte, per esempio, a una manifestazione pacifica contro i femminicidi o, pochi giorni fa, alla presentazione del libro Kobane Calling del fumettista Zerocalcare – scelta che le è poi costata una denuncia della Digos. La sorveglianza speciale di Marcucci – confermata, il 23 settembre, anche dalla Corte di Cassazione – scadrà a marzo 2022. La sua vicenda ricorda per molti aspetti quelle di Dana Lauriola e Nicoletta Dosio, entrambe attiviste NoTav punite con il carcere per aver partecipato ad alcune manifestazioni di protesta, armate esclusivamente di un megafono. Non ultimo: Lauriola, Dosio e Marcucci sono tutte donne, elemento rispetto al quale la Procura sembra nutrire più di un pregiudizio. Fra gli indizi di pericolosità sociale di Marcucci rientrano, a questo proposito, la sua personalità “instabile” e la sua camminata decisa, che la Procura paragona a un “passo marziale”; né lo stato mentale dei restanti componenti del gruppo, né il loro modo di muovere il proprio corpo sono però mai stati menzionati. Nicoletta Dosio La difficoltà manifestata dell’istituzione giudiziaria nel riconoscere la differenza fra chi utilizza le armi per danneggiare la società e chi per combattere un’organizzazione terroristica è preoccupante. La vicenda evidenzia, però, anche la contraddittorietà di un sistema per cui la militanza attiva, l’espressione del dissenso e la rivendicazione dei propri diritti sono comportamenti accettabili se intrapresi nell’ambito della lotta al fondamentalismo, ma non entro i confini della propria nazione, dove il mantenimento dello status quo passa anche per la repressione di chi “ha fatto della lotta al capitalismo la propria ragione di vita”. Opporsi alle decisioni del Governo senza usare la violenza non può essere considerata una prova di pericolosità. Imporre a Marcucci la sorveglianza speciale a causa del suo attivismo politico è in netta contraddizione con i princìpi fondanti dello Stato di diritto che, almeno sulla carta, l’Italia dice di essere.
Maria Edgarda Marcucci ha combattuto l’Isis ma per lo Stato italiano resta “socialmente pericolosa”
15 notes · View notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media
No Tav, ancora una condanna per Nicoletta Dosio: un anno e un mese di carcere La 75enne No Tav Nicoletta Dosio condannata. I fatti contestati risalgono al 2016 quando l’ex insegnante non rispettò una misura cautelare degli arresti domiciliari nella sua abitazione di Bussoleno. Il tribunale di Torino l’ha condannata ad un anno ed un mese di carcere per ripetute evasioni. Sì, Nicoletta è considerata un’evasa perché si è allontanata, sempre seguita e controllata dalla polizia in ogni suo movimento, da quegli arresti domiciliari a cui è stata sottoposta per altre scandalose condanne. Questo per partecipare ad iniziative di solidarietà. Il sistema giudiziario torinese ha ancora colpito il movimento NoTAV, contro il quale da anni ha instaurato un sistema di persecuzione unico, che ha già sollevato le proteste di tutte le vere organizzazioni per i diritti umani. Sono stati distribuiti a centinaia di persone anni e anni di carcere, assieme a tutte le misure repressive possibili con il ripristino del codice fascista Rocco e con l’applicazione delle norme delle leggi Minniti e Salvini, prima ancora che esse fossero varate. La Valle Susa – per realizzare la Grande Opera inutile, mangiasoldi, devastante del TAV con lavori che dureranno ancora decenni – è stata occupata militarmente e sottoposta ad un regime capillare di polizia. Così la valle è diventata una provincia della Turchia di Erdogan. Tra le centinaia e centinaia di militanti NOTAV perseguitati, tra i prigionieri politici, un particolare accanimento colpisce da tempo Nicoletta. Contro di lei, persona meravigliosa che ispira solo democrazia solidarietà civiltà giustizia, si sono usate tutte le forme più odiose della legge. La persecuzione di Nicoletta è la vergogna di un regime ipocrita, che sanziona sui diritti umani i paesi avversari della NATO, mentre dovrebbe sanzionare sé stesso. Di un regime che ha fatto dei due pesi e delle due misure il pilone fondante della sua bilancia della giustizia. Basta guardare all’impunità che godono i responsabili della strage sul lavoro. Io sono fiero di essere amico di Nicoletta, di essere NOTAV, di stare dalla parte giusta di cui rivendico e faccio miei tutti gli atti. Tutti noi vogliamo e dobbiamo essere evasi daq sistema schifoso. Forza cara Nicoletta, siamo con te. Giorgio Cremaschi
4 notes · View notes
goodbearblind · 3 years
Photo
Tumblr media
#repost @notav.info Di Nicoletta Dosio “Accuse di terrorismo. Proiettili di gomma contro le lotte NO TAV. Questo il programma che, tramite i mass media, il regime minaccia a chi resiste. Anziani. Un gruppetto, nella piazza di Giaglione, ad aspettare la marcia NO TAV per compiere insieme l'ultimo tratto. Ragazze e ragazzi. Tanti. Un furgoncino con gli altoparlanti ad aprire il lunghissimo corteo. Un rumorio che arriva a onde, di lontano e che, a poco a poco si fa musica, canzoni, voci a migliaia. E poi volti, sguardi, sorrisi. […] Una lunga fila si inoltra sul sentiero delle Gallie. Rabbia e amore. Allegria e malinconia. Un fiume di passi che portano là, tra i boschi, dove, nonostante la devastazione, pulsa indomita l'anima verde di un futuro che il sistema vorrebbe cancellare. Il percorso verso la Clarea è interrotto da un muro di cancelli e filo spinato: il fortino del TAV alza le sue fortificazioni molto prima del cantiere. Oltre i cancelli, dietro le anse del terreno, ci sono certamente truppe armate, munizioni di lacrimogeni, mentre, da subito, davanti a noi, scattano gli obiettivi della Digos: foto da esibire in tribunale, a prova di una presenza del resto amata e rivendicata. Più in alto, acquattati in trincee, si scorgono i cecchini in divisa pronti a sparare lacrimogeni, ma anche pietre (non da oggi si camuffano scippando a chi resiste la pratica dell'intifada). Ma il bosco è nostro e ci offre i suoi passaggi segreti, le tracce impercettibili degli animali. I grandi alberi sembrano piegarsi a proteggere il faticoso cammino di una generazione minacciata di estinzione, proprio come queste foreste e gli animali che le vivono. Ben presto la valletta si riempie dell'acre fumo da lacrimogeni. Ma dal cielo piovono cascate di stelle multicolori e le montagne rimandano l'eco festoso dei fuochi d'artificio. A sera rientriamo: nessuno è rimasto indietro, perché come sempre, si parte e si torna insieme. I giornali del mattino riportano l'ira del partito trasversale degli affari per le reti tagliate, per il lince proveniente da altri teatri di guerra e andato a fuoco: gioisce il mio vecchio cuore antimilitarista.” #notav #nicolettadosio #festivalaltafelicità (presso Val di Susa) https://www.instagram.com/p/CSFHOqNDxXM/?utm_medium=tumblr
9 notes · View notes
curiositasmundi · 3 years
Link
Le case di San Didero invase dal fumo dei lacrimogeni, i corpi inzuppati a suon di idranti, i presidianti resistenti sul tetto del presidio, il popolo NO TAV che fa da barricata contro l’avanzare delle truppe di occupazione. [...]
7 notes · View notes
paoloxl · 4 years
Text
8 dicembre 2005: Venaus è libera!
Tutti sono convinti della manifestazione, tutti sanno che il movimento ancora una volta ci può riuscire. E’ chiaro quello che si andrà a fare, con l’astuzia, la determinazione che contraddistingue ormai il movimento bisogna provarci. Il giorno prima i preparativi sono stati frenetici, un commerciante di Rivoli che affitta e ripara generatori di corrente è un no tav convinto, e siccome siamo spesso da lui si dice disposto a donare per la causa un container per rifare il presidio, la nostra base di partenza per ri-insediarci a Venaus. Lo andiamo a prendere il giorno prima, facciamo il giro dei blocchi in statale dove passa è salutato da un’ovazione.
E’ il comune di Bussoleno a mettere a disposizione il furgone che lo deve caricare e che vogliamo portare a Venaus, l’area individuata è quella del prato davanti all’ingresso del cantiere.
La manifestazione è convocata per la mattina alle 10.30 piazza della stazione di Susa, è la manifestazione del riscatto, chi c’è e siamo almeno 10.000, sa cosa fare, sa che questo è il corteo della svolta, oggi ce la riprendiamo!
Venaus è presidiata dalle forze dell’ordine in maniera massiccia, il bivio dei passeggeri è chiuso da uomini e mezzi, uguale Mompantero, Giaglione è libera. Il percorso della manifestazione è semplice e il movimento lo conosce già, l’ultima volta il 4 giugno, lo abbiamo fatto in 30.000, la partenza uguale, quella piazza l’abbiamo riempita di 50.000 no tav allo sciopero generale della valle. E’ questo il passaporto della manifestazione, è tutto questo più le botte prese nella notte di Venaus, e l’occupazione dell’ autostrada, è questo che si legge sui volti votati alla riscossa. Alcuni compagni sono giunti da fuori per partecipare a quella che sarà la Manifestazione per eccellenza.
Aprono i sindaci, davanti a loro una schiera di giornalisti e cameraman, anche loro hanno capito che oggi il movimento farà notizia, a seguire il container addobbato con il nonno combattivo della bandiera disegnato su una tavola di legno enorme, dietro ancora si apre il corteo con una talpa in gommapiuma che simboleggia gli scavi sospirati di VENAUS,  il furgone dell’amplificazione dei comitati, il camper no tav e dietro migliaia di persone con le bandiere, i cartelli autoprodotti, e tanto coraggio.
La manifestazione si snoda in salita, alla prima curva verso Venaus ci si prepara, dietro al container i compagni si schierano: 7 scudi di plexigass, uno per ogni lettera vergata in rosso a  comporre il più dei combattivi NO TAV e ai lati 2 scudi con sopra i manifesti che chiamavano a raccolta il 4 giugno con il cartelli stradale di Venaus, elmetti da cantiere in testa e il pensiero rivolto al bivio dei passeggeri, passaggio simbolico verso il cantiere, è il primo posto che ci hanno chiuso del resto.
Dal furgone si spiegano una volta in più le ragioni del corteo, si salutano le realtà venute da fuori, e si dichiarano le intenzioni di scendere a Venaus; quando la testa giunge ai passeggeri i sindaci contrattano il passaggio del container e di una delegazione, intorno si crea una folla incredibile che si posiziona man mano dietro agli scudi formando un’onda d’urto e tutt’intorno sulle collinette antistanti a formare quasi una curva di tifosi per la partita che da lì a poco si giocherà.
Dal furgone si continua a spiegare la situazione, “oggi siamo noi a provare a passare i blocchi, abbiamo anche noi gli scudi, spingeremo verso Venaus!”, l’intervento è accolto da applausi e grida d’incitamento, inizia la contesa, passa il container e la polizia si schiera compatta a chiudere il varco, le arieti no tav ci provano si parte a spingere, il contatto è determinato, la polizia carica ma non riesce ad andare oltre a pochi centimetro dalla propria postazione, calci e manganelli colpiscono gli scudi e chi ne rimane fuori, Nicoletta Dosio è colpita in pieno volto da una manganellata che gli rompe il naso, la professoressa sanguina vistosamente, il corteo spinge e risponde alle cariche, volano oggetti ed è naturale che sia così. I compagni della fila di scudi sono circondati da gente che non si tira indietro, molti sono di Venaus, tutti sono lì per provarci. Non si indietreggia , la massa spinge e la colluttazione dura diversi minuti. Dalle curve sopra le collinette si scattano foro e riprese e soprattutto si incita a non mollare l’azione, dalla casa accanto al blocco vola qualche vaso di terracotta all’indirizzo della polizia, un anziano no tav colpisce un poliziotto con l’ombrello. E’ il momento, il corteo si divide, una parte prosegue in su verso Guaglione e si riversa giù dalla montagna per i sentieri. Tutti i punti sono buoni, inizia a nevicare quasi a rendere la coreografia della giornata di resistenza alpina perfetta, ai passeggeri continua il fronteggiamento ma inizia a filtrare gente dai lati delle forze dell’ordine che ormai allo sbaraglio si aprono sconfitte. Sono migliaia i no tav che sono già al cantiere, l’area è recintata a fero di cavallo, il prato su cui si sono costruiti i giorni meravigliosi di resistenza sono circondati da quella rete rossa che vilmente i tecnici di CMC, passamontagna calato sul volto, protetti dalla polizia la notte del blitz hanno piantato nel terreno. I manifestanti si dispongono tutt’intorno alla rete, si aspetta il via, sembra così a guardare bene. La discesa sotto gli osceni piloni dell’autostrada, già vergati a vernice con due scritte no tav enormi, sono una cascata colorata di no tav, da Giaglione scendono i furgoni e il resto della manifestazione che passando dalla chiesa di Venaus che ancora una volta batte i rintocchi della lotta.
Il via arriva, la rete cade sotto i piedi di chi si va a riprendere la propria terra, capeggiati da una bandiera issata i no tav si dirigono al cantiere con la polizia che indietreggia chiudendosi a testuggine. Le reti sono divelte, prese a calci persino dai bambini, la rete arancione è sequestrata e servirà poi a comporre scritte no tav sui prati antistanti. E’ una massa enorme quella che invade il prato, l’avanguardia della manifestazione intima alle forze dell’ordine la fuga, è ancora una volta la balera a separare no tav e agenti, poco tempo è c’è ancora il disperato tentativo da parte di una squadra di carabinieri di disperdere la folla. Due lacrimogeni lanciati non fanno di certo oggi desistere nessuno! “Via!” è il segnale e si entra nel cantiere, lì i mezzi di CMC e LTF vengono lasciati incustoditi e vengono giustamente danneggiati, camper, gru e macchinari saranno inutilizzabili, i wc chimici formano una barricata verso la via interna dove gli agenti si sono ritirati, non vengono neanche più presi in considerazione.
Nel tragitto verso l’interno del cantiere vengono individuate le provviste delle forze dell’ordine che vengono requisite e distribuite tra i manifestanti. L’altra parte del prato è satura di manifestanti, il prato del cantiere è completamente invaso, la forza pubblica è schiacciata nell’unico rifugio lasciatogli. Si schierano a difesa dell’ingresso principale, sono ridicoli, gli viene costruita una barricata in faccia laddove sorgeva il vecchio presidio, non sanno cosa fare, sono immobili e palesemente preoccupati.
Si è ovunque, è di nuovo tutto del movimento, la gente è euforica. Nel prato si da vita ad un comizio dove tutti acclamano la liberazione di Venaus, c’è chi la chiama la battaglia di VenausGrado in ricordo di Stalingrado, e anche la neve ci si mette ad aiutare i paragoni. Persino gli amministratori sono euforici, “ci siamo ripresi la dignità riprendendoci il cantiere” dice il sindaco di Venaus, “in montagna abbiamo sempre vinto” afferma il sindaco di Susa”, A sarà Dura risponde la gente, il comizio è di tutti, la virttoria è collettiva.
Ignare le forze dell’ordine annunciano il prossimo ritiro che on avverrà, ma rimarranno mogie e schierate all’interno di quella piccola area rimastagli.
La giornata si completa calando sul prato il container, dando vita al nuovo presidio, bandiera no tav e albero di natale in cima, inaugurazione del sindaco e del più assiduo presidiante, Biagio fuochista di Venaus.
E’ sancito, Venaus è libera.
Per gli elicotteri di polizia e carabinieri rimane un’enorme scritta NO TAV fatta con la rete che hanno messo con i manganelli la notte del 5.
La gente di Venaus rimane sul posto, quando cala il buio in corteo si torna a Susa, la vittoria è schiacciante, il corteo è festoso e cantando Bella Ciao torna alla piazza da dove è partito, dove c’è una piccola distribuzione di viveri e bevande calde.
Nella serata una fiaccolata porterà alcune centinaia di abitanti della Val di Susa a sfilare festeggiando la vittoria tra Venaus e Novalesa.
La prima pagina dei quotidiani, la prima notizia dei tg ed ogni discussione è aperta dalla notizia, La Valle di Susa si è ripresa Venaus, questa è il dato di fatto di quell’8 dicembre, nel nome della dignità di un popolo che diventa comunità in lotta, che sa diventare movimento, che se serve sa come e quando combattere.
7 notes · View notes
ideeperscrittori · 5 years
Text
A PROPOSITO DI CARCERE.
Sono un anarchico comunalista e la gente come me sul carcere ha idee che fanno a pugni con lo spirito del tempo. So di essere impopolare quando parlo di carcerati. So di vivere in un paese di buttachiavisti. Ma dopo l'ennesimo commento di quelli che "in carcere sono più protetti dal coronavirus perché si trovano in isolamento forzato" rischio di esplodere. Ovviamente sono gli stessi che "in carcere stanno meglio di noi perché mangiano, bevono e non fanno nulla". Certo, dev'essere bellissimo essere segregati all'interno di una piccola cella con altri per anni. Il carcere è un luogo sovraffollato in cui sono entrate e uscite tante persone nel periodo del contagio: i detenuti, il personale, i visitatori. In carcere pensi di non poter sfuggire alle aggressioni del mondo esterno. Hai la sensazione di essere un bersaglio per il contagio. E sei in condizioni sanitarie miserevoli, nell'indifferenza di tutti. Non puoi metterti al riparo. Per questo tra i carcerati si è diffuso il panico. I carcerati stanno vivendo giorni di terrore puro. Ed è una cosa comprensibilissima. Ovviamente tanti umanissimi italiani oggi invocano il lanciafiammme contro la protesta dei detenuti. Aggiungo che il carcere è pieno di poveri cristi, di indigenti, di persone in attesa di giudizio, di innocenti. Il carcere è pieno di gente come Stefano Cucchi. Il carcere è pieno di gente come Nicoletta Dosio. Quindi non mi importa di essere contro lo spirito del tempo e anzi lo prenderei a calci.
— L’Ideota
185 notes · View notes
soldan56 · 5 years
Link
CC Le Vallette, 16/01/2020 Cara Dana, scrivo a te , ma sono certa che trasmetterai a tutte le compagne e i compagni, anzi, a tutte le donne e gli uomini del movimento no Tav le mie notizie e il mio affetto. Sono rinchiusa qui dentro oramai da venti giorni (ancora alla nuove giunte), ma il tempo scorre veloce, soprattutto grazie all’affetto che respiro dai vostri messaggi: mi giungono a centinaia da ogni parte del paese e anche dal resto del mondo; volti e nomi che magari non incontravo da tempo, ma che ora sono qui, bussano alle porte d’acciaio di questa prigione e si affacciano alle sbarre della mia detenzione per dirmi che il mondo delle lotte, fuori, esiste e prende forza anche da questo mio piccolo sacrificio. In questo momento sono sola in cella; la mia compagna è andata al corso di cucito (qui c’è un lungo elenco di aspiranti, perché frequentare questi corsi permette di percepire un piccolo sussidio, pochi euri che fanno comodo a chi non ha aiuti esterni…e molte qui sono proprio senza “rete”). Un’ altra giornata se ne sta andando con un sole del tramonto che inonda le finestre delle sezioni maschili e sembra togliere opacità al verde polveroso dei pochi alberi lungo i muri. Il mio pensiero va alla nostra Valle, alle montagne sopra casa mia (Ermelinda, ci sono già le primule alla Meisonetta?)….e mi ritrovo sul sentiero verso la Clarea….le frazioni…la radura…il sentiero che porta in alto, oltre i cancelli in cui tante volte hanno cercato di fermare le nostre camminate resistenti e poi l’autostrada ed il tumore di quel cantiere, quella malattia che dobbiamo fermare…. Ma l’acqua della Clarea canta ancora…i dolci animali del bosco vegliano sulla terra che, precocemente, si sta risvegliando dai freddi dell’inverno…. Ricordo e provo la dolcezza di un amore che cresce ogni giorno e che nessuna durezza di un carcere può togliermi. Perciò me ne sto qui serena, perché so che voi, fuori, continuate il cammino ed aumentano enormemente i compagni di lotta. Con le mie attuali compagne di penami trovo bene, sapeste quante storie, quante ingiustizie subite in silenzio! Qui la violenza sulle donne, le umiliazioni, la mancanza di casa e di cibo sono un concentrato di esperienze da ogni parte del mondo. E la solidarietà semplice, senza fronzoli, spesso “petrosa”, diventa un bisogno concreto per la sopravvivenza. Il carcere è fatto per dividere (sapeste quanto può dividere e suscitare “guerra tra poveri” la convivenza forzata….), ma anche per questo qui diventa più naturale “sentire sulle proprie guance lo schiaffo dato a chiunque, da qualunque parte del mondo”. Care compagne e compagni, datemi notizie sulle vostre vicende giudiziarie. Un abbraccio particolare alle mie coetanee e ai miei coetanei “over” e ai più piccoli No Tav, che mi stanno mandando tanti bei disegni e pensieri. Alle sorelle No Tav l’abbraccio più affettuoso. Avanti No Tav!!! Nicoletta Ps: non mi spedite più francobolli: me li sequestrano. Poco per volta, risponderò a tutti. Grazie ancora per i tanti messaggi.
2 notes · View notes
le-dernier-soupir · 4 years
Quote
Capitalism is part of our inability to live in communion with nature. Mankind has lost its sense of limit and has made a tool of devastation out of its cult of reason. Progress has been a mistake, and the Left has embraced it. There now is talk of unhappy degrowth, but it is only unhappy insofar growth itself was sorrowful. That is because we have been indoctrinated with induced needs.
Nicoletta Dosio
25 notes · View notes