#Occidente e Oriente
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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“Pellegrini verso le antiche terre di Maria De Zio”. Un avvincente romanzo ricco di avventure e sentimenti
Si arricchisce di un nuovo romanzo storico la collana “Gli Emersi – Narrativa” dell’Aletti editore, con l’opera “Pellegrini verso le antiche terre”, scritta da Maria De Zio. E’ la storia del viaggio di alcuni pellegrini, fra cui dei ragazzi, che percorrono la Francia e l’Italia, partendo dalla zona di Reims fino alla Puglia. Le vicende personali dei protagonisti si intersecano con eventi storici…
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dominousworld · 9 months ago
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UNA REALE PROSSIMITA' TRA ORIENTE E OCCIDENTE
UNA REALE PROSSIMITA' TRA ORIENTE E OCCIDENTE
a cura di Maristella Tonello “Troppo spesso si discorre di un’essenziale incomunicabilità dell’Oriente e dell’Occidente, di irreparabili divergenze e contrasti; ma chi esamini a fondo la cultura asiatica, a parte le naturali differenze e varietà e diverso modo di considerare l’uomo e la vita è di esprimere nell’arte o nel pensiero le proprie ansie ed aspettazioni, o nella filosofia e nelle…
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falcemartello · 5 months ago
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CECILIA SALA: IL VOLTO DELLA PROPAGANDA AL SERVIZIO DEGLI USA.
DETENUTA IN IRAN CHE RISPONDE ALLE PROVOCAZIONI DELL’IMPERIALISMO OCCIDENTALI.
Ancora una volta, i media occidentali dimostrano la loro doppia morale e l’asservimento alla propaganda imperialista.
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L'arresto in Iran della “giornalista” Cecilia Sala,nota per la sua opera propagandistica contro la Russia, la Cina, la Palestina e l’Iran,viene dipinto come un atto arbitrario e repressivo.Eppure, nessuno parla dell’arresto ben più grave e ingiustificato dell’imprenditore iraniano Mohammad Abedini Najafabadi all’aeroporto di Malpensa, avvenuto non per ordine della giustizia italiana, ma su pressione dei servizi segreti statunitensi.
Mentre l’Italia si presta a eseguire gli ordini degli USA, violando la sovranità e il diritto internazionale, Teheran rispetta le proprie leggi, che ci piaccia o no, non è l' occidente a dettate legge a casa di Paesi indipendenti. La Sala ha rapporti diretti con settori dell’opposizione antiraniana responsabili di attentati terroristici, il governo iraniano si è limitato a procedere a un fermo legittimo, basato sulle proprie leggi.
Ricordiamo che mentre i media occidentali accusano l’Iran di “arbitrarietà”, proprio Teheran e i suoi alleati sono stati i principali protagonisti della sconfitta dell’ISIS e di altre organizzazioni terroristiche che hanno devastato il Medio Oriente. È ipocrisia pura che la stessa stampa che oggi si straccia le vesti per la Sala ignori il ruolo dell’Iran nella lotta al terrorismo, mentre glorifica le politiche aggressive di Stati Uniti e Israele.L’arresto di Abedini accusato dagli Usa di presunti reati legati al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, e quello di un altro cittadino iraniano-statunitense, Mahdi Mohammad Sadeghi, mostrano chiaramente il vero volto dell’imperialismo: un sistema che non esita a violare le leggi internazionali per difendere i propri interessi.
Cecilia Sala, con la sua retorica russofoba, filosionista e islamofoba, non è una vittima, ma un ingranaggio ben oliato della macchina propagandistica imperialista. La sua detenzione in Iran non è che la conseguenza delle sue stesse azioni, mentre l’Italia dimostra, ancora una volta, la sua subordinazione ai diktat statunitensi. La nostra solidarietà va ai popoli che resistono all’imperialismo, ai lavoratori che subiscono ogni giorno le conseguenze di queste politiche e a chi lotta per un mondo libero dall’oppressione e dallo sfruttamento, non a chi ai piega ai voleri dell' oppressore come la "giornalista" in questione.
-Fabio Massarenti
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raffaeleitlodeo · 3 months ago
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C'è uno spettro che si aggira per l’Europa: è l’Europa stessa, con il suo terrore dell’irrilevanza.
Si agita nell'inconscio collettivo europeo una nostalgia malcelata per quella che Jünger chiamava esperienza estatica del conflitto, per la guerra come esperienza trasformativa che, sola, innalza l'individuo al di sopra della sterile quotidianità borghese e lo pone al cospetto delle questioni fondamentali dell'esistenza.
Quando gli Scurati lamentano "la mancanza di guerrieri" e invocano "lo spirito combattivo", raccontano una cultura che ha una paura radicale della propria insignificanza. Quando i Galimberti affermano che "la pace intorpidisce" mentre "la deterrenza" ci salverà, stanno dando voce a un'inquietudine profonda: quella di una civiltà che è terrorizzata all’idea di aver perso la propria passione. Questi e altri intellettuali non stanno semplicemente facendo analisi politiche; stanno rivelando una ferita narcisistica collettiva, che si incarna con maggior facilità in uomini di mezza età dal passato più o meno glorioso e dal futuro senz’altro ridotto.
L'Europa, che si sentì centro del mondo per secoli, oggi non è più l'epicentro della produzione economica mondiale, non è più l'avanguardia tecnologica, non è più l'autoritratto dell'umanità. Non è mai stata fino in fondo nulla di tutto questo, intendiamoci, ma aveva quantomeno delle buoni ragioni per raccontarsi delle storie. Oggi l’Europa guarda a quel che chiama Oriente e vede il futuro che si costruisce senza chiedere permesso. Guarda al mitico Occidente e scopre di non farne più parte, con gli USA che si chiudono in sogni (o incubi, a seconda dei punti di vista) isolazionisti. E così come un vecchio imperatore che sente sfuggire il potere assieme alla lucidità, si aggrappa all'ultimo gesto rimasto: la forza.
Questa è la verità occulta che spinge intellettuali di valore a pronunciare parole che dovrebbero far rabbrividire. Non è la ragione a guidare queste dichiarazioni, ma una passione segreta per l’estrazione dell’ultima goccia di significato dal conflitto, un bisogno di senso che si nutre della contrapposizione con l'altro - bisogno che, pur elaborato culturalmente, affonda le radici nelle strutture fondamentali dell'esperienza umana, nel modo stesso in cui l'identità si costituisce attraverso la differenza. E oggi la guerra promette di strappare la civiltà europea dalla sua condizione di torpore, e di restituirle quel che più le manca: un protagonismo storico, una missione, un'identità. A partire da un nemico comune che, dopo aver fatto l’Europa, faccia finalmente gli Europei.
La paura che agita il nostro inconscio collettivo è l’essere usciti dalla storia, condannati a un eterno presente senza sfide, senza antagonismi e quindi senza grandezza. La guerra è l'ultimo rifugio contro l'insignificanza, quella “festa negativa” che per Caillois sospende le regole ordinarie della civiltà e libera le energie represse. In un'Europa annoiata da se stessa, dove ogni giorno è la replica più stanca del precedente, la seduzione del conflitto sta nella promessa di un'interruzione della fine, o quantomeno di una sua posticipazione.
Ma la sfida per il pensiero europeo non è rianimare fantasmi guerrieri per compensare l'ansia della propria irrilevanza. È, piuttosto, reinventare forme di intensità esistenziale che non passino attraverso la distruzione, che riconoscano le ragioni del terribile amore per la guerra cantato da Hillman e sappiano quindi elaborare un modello di convivenza globale che non necessiti di una minaccia per generare significato. È costruire un'identità fondata sulla creazione anziché sulla paura, e sull’abitare serenamente il margine anziché ansiosamente il centro. È convivere serenamente con la vecchiaia e con la morte. È superare la tentazione di trascinare tutto e tutti nel proprio declino. Se l'Europa non riuscirà in questa impresa di immaginazione politica, resterà prigioniera della nostalgia. Questa via non porterà affatto alla grandezza sognata, ma solo a una nuova, devastante messa in scena di quell'antica violenza fondatrice che è il mito stesso di Europa, stavolta sotto forma di farsa.
Andrea Colamedici, Facebook
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scialpi · 3 months ago
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Auguro a tutti, ad oriente e ad occidente, buon appetito... 🍜​🍝​🍽️​
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rideretremando · 3 months ago
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"Dicono: difendiamo i valori dell’Europa e tutti ad applaudire. Ma quali? Silenzio. Questo appello generico mette in evidenza nient’altro che un mai sopito eurocentrismo, un malcelato senso di superiorità spesso sbandierato, senza dubbio alcuno, da quei giornalisti televisivi glamour, che iniziano un articolo, dicendoci che mentre accompagnavano il cane a Central Park…
Sacrosanto difendere dei valori, ma prima di scendere in piazza, decidiamo per quali di essi vale la pena per lottare e per quali, forse, dovremmo addirittura chiedere scusa. «Non è stato l’Occidente a essere colpito dal Mondo – ha scritto il grande storico inglese Arnold Toynbee - è il mondo che è stato colpito – e duramente colpito – dall’Occidente».
La tratta degli schiavi fu condivisa da molti Paesi europei, così come il colonialismo e le violenze a esso connesse. Il razzismo istituzionalizzato e non fa anche parte della nostra storia, come i gulag sovietici, come il massacro di Srebreniça, il terrorismo basco, irlandese, italiano. In uno struggente passaggio de Gli aquiloni, Romain Gary scrive: «Si dice che la cosa più tremenda del nazismo sia il suo lato disumano. Sì. Ma ci si deve arrendere all’evidenza: questo lato disumano fa parte dell’umano. Fintantoché non si riconoscerà che la disumanità è cosa umana, si resterà in una pietosa bugia». Non solo il nazismo è stato disumano, è stato anche un valore espresso dall’Europa, come il fascismo.
Che dire poi di un’Europa come quella attuale, che studia ed elabora sempre nuovi metodi per respingere persone che sfuggono a vite dolorose e spezzate, spesso anche a causa dello sfruttamento di imprese europee, dimenticandosi il valore della solidarietà umana? Questo sì un valore che si dovrebbe difendere. E che dire di un’Europa rimasta assolutamente indifferente di fronte al massacro di Gaza?
La democrazia, certo, è un valore da difendere, ma attenzione, perché considerarlo solo ed esclusivamente una nostra creazione? Ne La democrazia degli altri il premio Nobel Amartya Sen ci spiega come presso altre culture, esistevano ed esistono forme di gestione, basate su principi diversi da quello elettivo, che possono però essere definite a tutti gli effetti “democratiche”, se non si riduce il concetto di democrazia alla semplice pratica del voto. Sen riporta esempi riguardanti l’India del III secolo a.C., sotto l’imperatore Ashoka, il Giappone del VII secolo e la Cina antica, dove la discussione pubblica era frequente e la partecipazione aperta a tutti i cittadini. La democrazia, secondo Sen, è innanzitutto discussione pubblica. In molti villaggi africani, le assemblee collettive vedono la partecipazione di tutti gli uomini e anche nelle situazioni più moderne, in cui le comunità si trovano a votare i loro rappresentanti in parlamento, spesso le decisioni vengono prese in modo collettivo, a dispetto della segretezza del voto, importata dal modello occidentale.
«La storia del mondo va da Oriente a Occidente», ha scritto Hegel, «l'Europa è assolutamente la fine della storia del mondo, così come l'Asia ne è il principio». Ogni angolo di mondo, in realtà, ha espresso valori condivisibili da tutti e altri che trovano un senso solo nella dimensione culturale che li esprime. «Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo» ha detto Nelson Mandela, uno che ha saputo superare i ristretti confini del nazionalismo, dell’etnicità, dell’identitarismo."
Marco Aime
Scendiamo in piazza per difendere i valori di un’umanità condivisa, anche dell’Europa, ma non solo dell’Europa.
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ainaranidoro · 1 month ago
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Il velo dipinto è un romanzo di William Somerset Maugham, pubblicato per la prima volta nel 1925: è un romanzo che, partendo da una vicenda di adulterio, si sviluppa in una riflessione profonda sulla vita, l’amore e la trasformazione interiore in un contesto esotico e drammatico.
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La storia si svolge nella colonia inglese di Hong Kong negli anni Venti e ruota attorno a Kitty Garstin, una giovane donna della buona società inglese, e suo marito Walter Fane, un batteriologo al servizio del governo britannico.
Trama principale
Kitty, spinta dalla madre a sposarsi con un buon partito, accetta di sposare Walter nonostante non provi alcun sentimento per lui
Durante la luna di miele a Hong Kong, Kitty inizia una relazione con Charles Townsend, un affascinante vice console sposato
Walter scopre il tradimento ma non reagisce immediatamente; successivamente pone Kitty davanti a un ultimatum: seguirlo in un villaggio remoto colpito da un’epidemia di colera o affrontare il divorzio con accusa di adulterio
Charles rifiuta di lasciare la moglie per sposare Kitty, lasciandola delusa e costretta a partire con Walter per Mei-Tan-Fu, dove Kitty affronta una profonda trasformazione personale
Walter, inizialmente freddo e distaccato, si rivela innamorato e desideroso di una seconda possibilità, ma muore di colera; Kitty lo assiste negli ultimi momenti chiedendogli perdono
Temi e stile
Il romanzo esplora temi come il tradimento, la redenzione e la complessità dei sentimenti umani. Maugham, influenzato dall’episodio dantesco di Pia de’ Tolomei, aggiunge una profondità che va oltre il semplice racconto mondano e caustico.
La cultura e il contesto di Hong Kong influenzano profondamente la trama de "Il velo dipinto" di Somerset Maugham, poiché la città rappresenta un crocevia tra Oriente e Occidente, con un forte impatto coloniale britannico e una radicata tradizione cinese. Questo ambiente crea un contrasto culturale che riflette le tensioni e i conflitti interiori dei personaggi.
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Hong Kong, nel periodo in cui è ambientato il romanzo (anni Venti), è una colonia britannica con una società fortemente divisa tra la comunità coloniale occidentale e la popolazione cinese locale, che mantiene usanze e credenze tradizionali molto radicate. Questo dualismo culturale si riflette nella narrazione, dove i personaggi occidentali si confrontano con un mondo esotico e spesso incomprensibile, che mette alla prova le loro convinzioni e i loro valori.
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La presenza di pratiche culturali cinesi, come il rispetto per il feng shui, le credenze sugli spiriti e le superstizioni, contribuisce a creare un’atmosfera di mistero e alterità che permea il romanzo, accentuando il senso di estraneità e isolamento che Kitty prova nel suo percorso di crescita personale.
Il contesto coloniale e la segregazione sociale tra coloni e popolazione locale evidenziano anche le dinamiche di potere, controllo e alienazione, tematiche che si intrecciano con la vicenda personale dei protagonisti, soprattutto nel momento in cui Walter Fane si trasferisce in un villaggio remoto per combattere l’epidemia di colera, simbolo della lotta tra modernità occidentale e tradizione orientale.
Hong Kong come porto di rifugio e centro di scambi culturali e politici, con la sua storia di tensioni tra influenze britanniche e cinesi, sottolinea il tema della trasformazione e del cambiamento, parallelo al viaggio interiore di Kitty, che attraversa una profonda evoluzione mentale nel contesto esotico e difficile della colonia.
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abr · 1 year ago
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Salto nel 2025
Trump ha vinto.
La lavanderia ucraina viene dissolta dall'interno per evaporazione dei fondi e sparizione dei mandanti. La pace con la Russia si firma in una settimana, sulla base dello status quo territoriale. Nel tempo i rapporti economici tra Russia e Occidente (Uk escluso) si rasserenano.
Prima condizione posta alla Russia per la pace, isolare l'Iran. Strozzato, questo cessa di supportare hamas e hezbollah: Gaza e il Sud Libano vengono bonificati, con grande gaudio silente tra gli arabi locali e limitrofi per il costoso lavoro sporco compiuto dagli israeliani.
SI INTENSIFICA LA CONFRONTATION CON LA CINA, che cerca sponde (non in Asia dove sanno bene che merda sia, ma) in Africa, Sudamerica e riprende a cercarle in Europa.
Essendo Confrontation non ancora militare, la scelta tra Oriente cinese e Occidente si attua sulla base delle scelte relative alla TRANSIZIONE ENERGETICA: chi non (la) salta un cinese è, è.
Non sarà mai un mondo ideale, solo un po' più chiaro.
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pettirosso1959 · 9 months ago
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C'ERA UNA VOLTA LA GERMANIA, UNA POTENZA ECONOMICA, INDUSTRIALE E DI INNOVAZIONE SOCIALE. UNA VOLTA, PERO', PERCHE' I VERDI E LE SINISTRE DEMOCRATICO-PROGRESSISTE AL POTERE HANNO DISTRUTTO IL SOGNO DI MILIONI DI GIOVANI, CHE OGGI SI RIBELLANO, ANCHE A GRETA...
La popolarità dei Verdi e dei Socialisti tedeschi è al collasso, così come le infrastrutture della Germania.
Una parte di un importante nella città sassone di Dresda, un ponte, è misteriosamente crollato. L'incidente evidenzia la negligenza della Germania nei confronti delle proprie infrastrutture, mentre incanala decine di miliardi di euro in progetti verdi dubbi in patria e all'estero. Il crollo del ponte di Dresda è una metafora dell'attuale situazione della Germania.
"Parte del successo di AfD può essere attribuito alla sua politica economica. I tedeschi chiedono la fine dei sussidi governativi che distorcono il mercato dell'energia elettrica e rendono costosa l'energia, quindi la fine della costosa transizione energetica verde del paese e, soprattutto, un'inversione dell'attuale deindustrializzazione. Se questa politica economica moderata viene abbandonata dai centristi al potere, allora gli elettori guarderanno altrove".
Una volta votati i Verdi, i giovani sotto i 18 anni si sono spostati in massa a destra. Lo scorso mese di agosto, in Turingia, in un sondaggio è stato chiesto a 9000 giovani di età inferiore ai 18 anni per chi avrebbero votato. Il vincitore con un ampio margine è stato il partito di destra AfD, che ha ottenuto il 37,4% dei voti, più del doppio rispetto al 16,5% ottenuto nel 2019. I Verdi, d'altra parte, hanno perso un'enorme quota, circa l'83% dei loro sostenitori.
I giorni di Fridays for Future, guidati da Greta Thunberg, sono scomparsi più velocemente di una palla di neve in una calda giornata estiva. In effetti, i giovani hanno mantenuto la loro promessa "vi terremo d'occhio" e, ironicamente, odiano ciò che stanno vedendo ora: uno sgretolamento del loro paese e del loro futuro.
Ora stanno guidando una ribellione silenziosa ma potente. Le bugie sul Covid e sui vaccini, le bugie sulla guerra contro la Russia e il sabotaggio palese del gasdotto North Stream 2 che ha reso l'energia elettrica ed il gas in Germania costosissimi, ma i giovani si stanno rendendo conto di come l'Occidente sia tutto tranne che libero e democratico.
I dissidenti sono stati messi a tacere mentre la censura si diffondeva sulle principali piattaforme di social media. In Germania, e altrove in Europa, le persone che esprimevano opinioni diverse si sono trovate calunniate e criminalizzate. I leader dissidenti sono stati persino arrestati e imprigionati. Migliaia di account di social media sono stati sospesi.
Nel luglio 2024, la rivista tedesca di "estrema destra" Compact è stata perquisita dalle forze speciali tedesche e chiusa dall'eccessivamente zelante ministro dell'Interno socialista, Nancy Faeser.
Il fondatore del servizio di messaggistica istantanea Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato dalle autorità francesi. Il suo crimine: fornire libertà di parola. I giovani ora si rendono conto di come la "libertà di parola" in Occidente sia solo uno scherzo.
L'uccisione di tre persone (e molte altre ferite) da parte di un rifugiato siriano durante un festival ha evidenziato una lunga serie di crescenti violenze da parte degli immigranti. L'opinione pubblica ha reagito mettendo in discussione a gran voce le politiche europee sulle frontiere. Nonostante una serie di grandi promesse, i politici non hanno intrapreso alcuna azione concreta per arginare l'ondata di migranti dal Medio Oriente e dall'Africa, provocando l'indignazione di tutti, soprattutto proprio dei giovani.
Il crimine e la violenza hanno reso insicure molte parti della Germania, e i giovani si stanno rendendo conto che il loro paese sta potenzialmente andando all'inferno; in nome dell'accoglienza, in nome della guerra, in nome dell'energia verde e di false promesse, ormai palesemente bugie di Stato.
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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“Pellegrini verso le antiche terre”. Un avvincente romanzo ricco di avventure e sentimenti
Si arricchisce di un nuovo romanzo storico la collana “Gli Emersi – Narrativa” dell’Aletti editore, con l’opera “Pellegrini verso le antiche terre”, scritta da Maria De Zio. E’ la storia del viaggio di alcuni pellegrini, fra cui dei ragazzi, che percorrono la Francia e l’Italia, partendo dalla zona di Reims fino alla Puglia. Le vicende personali dei protagonisti si intersecano con eventi storici…
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eliamariaabadizquierdo1 · 9 months ago
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Su vida en la arquitectura.
Su madre le metió en una escuela de artes y oficios en su pueblo. El director era Charles L'Eplattenier, un personaje muy influido por Owen Jones trata de geometrizar la naturaleza y así construir un gran catalogo donde aparecían las múltiples formas de ornamentación. Empezando a trabajar con este hombre Le Corbusier empieza a hacer unos dibujos en donde se ve que Le Corbusier empieza a desarrollar su abstracción. En 1905 diseñó su primer edificio, la Villa Fallet, una casa unifamiliar para un miembro de la Escuela de Arte.
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En los siguientes diez años hizo numerosos edificios, que todavía no llevaban su sello característico posterior, y que él mismo no incluyó en su Obra Completa. L'Eplattenier, que confiaba mucho en el talento de Le Corbusier consigue convencer a uno de sus profesores para que le encargue su primera obra. La Villa Fallet, que estuvo ayudado por René Chapallaz. En esta obra lo que vemos es a un Le Corbusier muy influido por una arquitectura muy rural, casi vernácula. Entonces decide realizar su primer viaje a Italia con Penin. En este viaje desarrolla unos dibujos donde aparece un interés por la representación de las superficies, es decir, por esas artes aplicadas del arts and crafts, no se preocupa del espacio sino de las superficies. En el viaje a Italia, después, pasa por Viena y allí descubre todo lo que estaba pasando en Viena y entonces intenta acercarse a Wagner y a Olbrich e intenta trabajar con Josef Hoffman, al principio le rechazan y después le ofrece un trabajo. Se trasladó a París en 1908 para ponerse a las órdenes de un pionero de la nueva arquitectura francesa, Augusto Perret, donde adoptó el seudónimo Le Corbusier, variación humorística del apellido de su abuelo materno: Lecorbesier. Ya en París, trabajó durante quince meses en el estudio de Auguste Perret, arquitecto pionero en la técnica de construcción en hormigón armado. En París conoce a un viejo Eiffel y a otro personaje, Garnier, que le influyo en sus planteamientos urbanos y en su concepción social de la ciudad (Una Ciudad Industrial). Trabaja, en Berlín durante una temporada con otro de los grandes arquitectos, con Behrens. En este instante, en el estudio de Behrens acaba de terminar su obra maestra (fabrica ABG) y en este instante estaban trabajando Mies Van der Rohe y Walter Gropius, quien después iniciaría la Bauhaus y Mies la cerraría. Después de acumular esta experiencia, dibuja su primer proyecto, un tanto utópico, para unos talleres de arte. Esto lo hace en Chaux de Fonds para L’Eplattenier. Aparece un alto componente social, con planta cuadrada, donde en el centro se reúne el maestro, mientras que los trabajadores están en los cubículos, los cuales pueden disfrutar del aire libre. Aquí empiezan ya los proyectos rigurosos geométricamente y de formas simples.
Aquí comienza un viaje, más importante que el anterior, un viaje a oriente aprovechando que un amigo suyo tenía que hacer una tesis doctoral del greco. Sus dibujos en este viaje son totalmente distintos. Ya no aparece la obsesión por representar la superficie, sino que ya aparece la perspectiva, la relación exterior-interior, dibujos mucho más sueltos donde lo que importa es la luz. Estamos empezando a entender el embrión de la promenade arquitectura de Le Corbusier. También aparece una relación con la planta y de cómo se produce todo esto en las dos dimensiones. Regresa a su pueblo natal. Consigue convencer a sus padres para que le encarguen un proyecto, la Casa Familiar en Chaux de Fonds. Sus padres acaban arruinados, pero se ve el interés de trasladar a un pueblo alpino la cultura occidental. En este momento F L Wright se encontraba en Berlín, donde publica su portfolio, lo que influye en Le Corbusier. En este proyecto aún tiene el pudor de desprenderse del clasicismo totalmente. A continuación, se trasladó a Alemania para estudiar las tendencias arquitectónicas de ese país. Allí trabajó en la oficina de Peter Behrens, donde coincidió con Ludwig Mies van der Rohe y Walter Gropius, quienes también trabajaban ahí en esa época, aunque probablemente no a la vez. El año 1911 lo dedicó por completo a viajar. Desde Viena fue a Rumanía, Turquía, Grecia e Italia, y a su regreso fue profesor durante dos años en el departamento de arquitectura y decoración de la Escuela de Arte de París. El 27 de agosto de 1965, desobedeciendo las indicaciones de su médico, Le Corbusier fue a nadar mientras pasaba sus vacaciones en su cabaña en Roquebrune-Cap-Martin, en el Mediterráneo francés. Fue encontrado muerto por unos pescadores, presumiblemente de un ataque al corazón.
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dominousworld · 1 year ago
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IL NUMERO OTTO NEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO: UN INCONTRO SPECIALE TRA ORIENTE E OCCIDENTE
IL NUMERO OTTO NEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO: UN INCONTRO SPECIALE TRA ORIENTE E OCCIDENTE
a cura di Vincenzo Di Maio Otto è il numero naturale dopo il 7 e prima del 9, esso è fra i simboli più antichi: questo è il numero della rosa dei venti, ma anche della Torre dei Venti ateniese e, ancora, dei petali del loto e perciò, nella terminologia buddista, dei sentieri della Via. L’otto è universalmente considerato il numero dell’equilibrio cosmico: la forma ottagonale è quella di templi…
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falcemartello · 1 year ago
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•••
Per più di cento anni, dal 286 al 402, le capitali dell'Impero Romano furono due, in oriente Costantinopoli, e in occidente... Milano. Nonostante questo le tracce della Milano capitale dell'Impero sono nascoste dalla città moderna, quasi un po' come se ne vergognasse.
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Ad esempio i resti del grandioso Palazzo Imperiale sono presentati così, in un giardinetto di via Brisa. Ci ho abitato un anno e non ne avevo mai sentito parlare.
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Eppure era una struttura imponente, che comprendeva, oltre agli appartamenti imperiali, anche caserme, edifici per le funzioni amministrative e pure delle piccole terme per la corte imperiali e gli alti funzionari.
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Ma magari colpa mia, che ho solo visitato le basiliche paleocristiane. C'è qualche giro organizzato dal Comune o altro ente della Milano romana, che fra l'altro si trova ancora nelle denominazioni di tanti luoghi, come Piazza San Giorgio al Palazzo?
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mirthe-en-musique · 25 days ago
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Bonjour à toutes et à tous,
Voilà donc le clip de ma chanson, Heitelân, qui sera présentée au concours européen de chansons en langues minoritaires, le fameux "Liet International" (pas d'anglais ni de français possible !..).
Il s'agit d'une chanson en frison, une langue régionale des Pays-bas (ici je parle du frison occidental, car il existe aussi un frison oriental parlé en Allemagne). C'est une chanson qui parle du Pays de mon père (une sorte de patrie avec moins de sens nationaliste qu'en français) avec des accents épiques et mythologiques plus ou moins prononcés.
Avec cette vidéo, vous entendrez une version courte (Radio Edit comme on dit), le concours exigeant une chanson qui ne dépasse pas les 3mn30. Mais une prochaine vidéo reprendra la version longue et donc complète et originale.
La vidéo est sous-titrée en frison donc cela ne vous aidera pas beaucoup à la compréhension des paroles, alors en voici une traduction littérale en français :
Quand Nerthus et Njord s’aimèrent et la Frise conçurent
ils la pourvurent d’un corps aux sobres et dignes formes,
à la froide et humide chair, à l'austère et noble visage
en traits rectilignes, plein de retenue et de distance.
Et les prairies se bordèrent d’aulnes et de frênes.
Entre les montagnes grises changeantes que deviennent les nuages,
persévérante, volontaire et infatigable voyageuse,
la lumière se fraie un chemin, aussi diffus soit-il.
Elle cherche de par tertres et ornières, un regard extraordinaire.
Elle voit le frison qui suit son propre chemin.
Refrain :
Tu sais : Il existe entre terre et hommes
une intime et profonde connection.
Et sache : dans mon coeur et dans mes actes
je porte le pays de mon père.
A bientôt,
#mirthe
www.mirthe-music.com
- https://fr.wikipedia.org/wiki/Liet_International
- https://liet-international.com/
Vidéo visiblécoutable aussi sur :
- Bitchute : https://old.bitchute.com/video/RTSbgw79HOS9
- DailyMotion : https://dai.ly/x9j2g4i
- Youtube : https://youtu.be/yw3M1Xk5Dss
- Instagram : https://www.instagram.com/reel/DJUnCyEO2-e/
- Videas : https://app.videas.fr/5ef6cd08-b0a5-4610-af93-ce57fe1baf7f/
- Social Vivaldi (Mastodon) : https://social.vivaldi.net/@MirtheVerneuil/114465468087473355
- Flick’R : https://flic.kr/p/2r3fGmF
- Site officiel : https://mirthe-music.com/videos/C_Heitelan_clip25.html
- Facebook : https://facebook.com/Mirthe.Musique/videos/1390520008841296/
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notasfilosoficas · 11 months ago
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"No puedes cruzar el mar simplemente mirando al agua"
Rabindranath Tagore
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Fue un poeta, dramaturgo, músico y filósofo del movimiento Brahmo Samaj, un movimiento social y religioso fundado en el siglo XIX y que significa literalmente, la sociedad de los devotos de Dios verdadero. Nació en Calcuta India, en mayo de 1816. Se le considera el más prestigioso escritor indio de comienzos del siglo XX.
Fue el menor de 14 hermanos, de niño vivió rodeado de una atmósfera de publicaciones de revistas literarias y de representaciones musicales y de teatro. Su hermano era un respetado poeta y filósofo y otro de ellos fue el primer miembro de una etnia india admitido en el servicio civil indio, que anteriormente estaba formado solo por blancos.
En 1878, Tagore viajó a Brighton Inglaterra, en donde estudió en un colegio privado, y posteriormente en el University College de Londres, misma que dejaría al cabo de un año.
A lo largo de su vida, Tagore mantuvo múltiples contactos con otros intelectuales de la época, en donde destacan, Albert Einstein, Robert Frost, Mahatma Gandhi, Bernard Shaw y H.G.Wells entre otros.
La poesía dominó la reputación literaria de Tagore, aunque también escribió novelas, ensayos e historias cortas, se suman casi un centenar de libros y compuso numerosas canciones. De la prosa de Tagore, sus obras de mas consideración son sus cuentos cortos, y se le atribuye la introducción de este género en la literatura bengalí,
A partir de 1912, recibió numerosas invitaciones para pronunciar conferencias en occidente y en 1913, obtuvo el premio Nobel de Literatura. Gracias a ello, ganó gran popularidad, convirtiéndose en una celebridad de Oriente de las que muy pocos conocían y escuchaban en Occidente. Dos años después de recibir el premio Nobel, el rey Jorge V lo nombró caballero, titulo al que renunció tras la matanza de Amritsar en 1919, cuando las tropas británicas mataron a 400 manifestantes indios.
Durante la primera guerra mundial, definió su postura política como pacifista exenta de nacionalismo. 
En sus últimos años, se dedicó casi por completo a la administración de su centro de estudios, y en Agosto de 1941, muere a la edad de 63 años en Shantiniketan, a unos 160 kilómetros de Calcuta. Esta escuela fundada por Tagore se convirtió más tarde en la Universidad Visva Bharati en 1951 por una ley del paramento.
Fuentes buscabiografias.com, Wikipedia, biografiasyvida.com y lasociedadbiografica.com
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jgmail · 1 month ago
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Marx, Engels y Occidente
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Por Joakim Andersen
Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
Hay varias lecturas posibles de Marx y Engels; los intentos contemporáneos de vincularlos a las teorías conspirativas de la política de la identidad sobre el «patriarcado» o la «norma de la blancura» casi con toda seguridad habrían hecho que los dos caballeros barbudos se retorcieran de incomodidad. Una lectura más fructífera para el Primero de Mayo es vincularlos a Spengler y Duchesne y examinar sus actitudes hacia Occidente, su naturaleza fáustica y sus raíces germánicas e indoeuropeas. Tal lectura confirma la descripción de Horkheimer de Europa como «una isla de libertad en un océano de despotismo» y puede llevar a algunos marxistas a darse cuenta de lo única que es nuestra civilización. En resumen, el valor estratégico de promover los intercambios entre pueblos y el totalitarismo empresarial es cuestionable desde una perspectiva genuinamente marxista.
Raza y naturaleza
Lo que encontramos es que Marx y Engels eran, en la terminología de nuestro tiempo, «racistas». El término es ciertamente inútil, como el propio Marx se apresuró a señalar; utilizando un vocabulario más objetivo, eran partidarios de la HBD, la «Biodiversidad Humana», la constatación de que existe una biodiversidad humana. Erik van der Ree ha escrito sobre ello. No fue un tema político importante durante su vida, la inmigración masiva de fuera de Europa estaba muy lejos, así que sus puntos de vista sobre la raza son principalmente perceptibles de pasada y por correspondencia. Pero ambos veían las diferencias raciales como un requisito previo para la economía y parte de ella. La pequeña nota en El Capital de que las «peculiaridades raciales» podían causar variaciones dada una «misma base económica» se hace más comprensible en este contexto. Resulta aún más claro en la carta de Engels a Borgius en 1894: «Consideramos las condiciones económicas como el factor que determina en última instancia el desarrollo histórico. Pero la raza es en sí misma un factor económico». En resumen, la raza es un requisito previo para la economía, parte de la base material. En una carta dirigida a Engels en 1866 Marx describió una teoría de P. Trémaux según la cual el suelo daba forma a la raza y los africanos actuales eran una forma degenerada de un tipo superior. Engels reaccionó de forma inusualmente negativa a la carta de Marx y se mostró muy escéptico sobre si el suelo podía realmente convertir a los blancos en «idiotas y negros». Sin embargo, tras reflexionar un poco, ambos creyeron que los negros de Estados Unidos sí eran capaces de emanciparse debido a su largo contacto con la cultura inglesa.
Lo que encontramos aquí, aparte de curiosidades que pueden resultar difíciles de manejar para algunos lectores, es una aproximación a una dialéctica entre HBD y modos de producción. Ayuda a explicar la actitud de los dos caballeros ante las diferencias entre caracteres nacionales, en la que encontramos, además de un vitalismo significativo, un papel histórico para los propios pueblos europeos. Algunas razas, clases y pueblos eran descritos como enérgicos y vigorosos, otros como perezosos, estériles y decadentes. Por ello, fue positivo para ambos que los yanquis conquistaran California a los «perezosos mexicanos» que no sabían qué hacer con ella. Del mismo modo, fue positivo para ellos que alemanes y húngaros con más Aktionskraft (poder de acción) dominaran y asimilaran a pueblos menos eslavos y que los ingleses destrozaran las formas sociales osificadas en Oriente. Para Engels, «el Clausewitz rojo», los caracteres nacionales tenían un interés considerable a la hora de evaluar el potencial militar de los distintos Estados. Engels escribió en Los ejércitos de Europa, entre otras cosas, que los soldados turcos son «naturalmente valientes, extremadamente resistentes y pacientes, y, bajo ciertas circunstancias, dóciles» «el odio innato del turco hacia el “Giaour” es tan indeleble y sus costumbres e ideas son tan diferentes de las de un europeo, que, mientras la suya siga siendo la raza dominante en el país, no se someterá a hombres a los que interiormente desprecia como inconmensurablemente sus inferiores». Sobre prusianos y alemanes escribió que «desde los Landsknechte de la Edad Media hasta las actuales legiones extranjeras de Francia e Inglaterra, los alemanes siempre han proporcionado la gran masa de esos mercenarios que luchan por luchar. Si los franceses los superan en agilidad y vivacidad de ataque, si los ingleses son sus superiores en dureza de resistencia, los alemanes ciertamente superan a todas las demás naciones europeas en esa aptitud general para el deber militar que los convierte en buenos soldados en cualquier circunstancia.» Las características nacionales están moldeadas por factores tanto históricos como de HBD, pero no por ello carecen de interés para los dos caballeros.
El mercado de producción alemán
Existe una imagen del materialismo histórico como algo lineal y universal, donde al comunismo primitivo le siguen casi automáticamente los antiguos modos de producción, el feudalismo, el capitalismo, el socialismo y luego el comunismo. Esto pasa por alto el hecho de que Marx y Engels dejaron espacio para otras vías de desarrollo desde el principio, pero que también demostraron que muchas de ellas se estancaron en el modo de producción asiático y el despotismo oriental. Para que los países salieran de este estado letárgico, sostenían Marx y Engels, era necesaria la colonización por parte de europeos capitalistas y enérgicos. Hay citas tanto eurocéntricas como vitalistas sobre el tema de la destrucción creativa para quienes lo deseen. Más interesantes son los párrafos sobre el modo de producción germánico en las notas tituladas Formaciones económicas precapitalistas, donde la observación de Engels de que «la raza es en sí misma un factor económico» se hace interesante, mientras que la conexión con Duchesne y Spengler se hace más clara. Pues el modo de producción germánico parece ser único. Marx escribe «entre los alemanes, donde los cabezas de familia se asientan en los bosques, separados por largas distancias, incluso desde una perspectiva externa, la comunidad existe meramente en virtud de cada acto de unión de sus miembros, aunque su unidad existente en sí misma se encarna [gesetzt] en la ascendencia, la lengua, el pasado y la historia comunes, etc.». La comunidad aparece, pues, como una asociación, no como una unión, como un acuerdo [Einigung], cuyos sujetos independientes son los propietarios y no como una unidad. De hecho, la comunidad no tiene existencia como un Estado, una entidad política como entre los antiguos, porque no tiene existencia como una ciudad. Para que la comunidad tenga existencia real, los terratenientes libres deben celebrar una asamblea, mientras que, por ejemplo, en Roma existe al margen de tales asambleas, en presencia de la propia ciudad y de los funcionarios colocados a su cabeza, etc.». Esto contrasta fuertemente con los modos de producción asiáticos, antiguos y eslavos. Los alemanes son descritos en términos casi völkisch o libertarios, como una sociedad de hombres libres. Que esta sociedad en particular se «saltara» la antigua sociedad esclavista y pasara directamente al feudalismo y luego al capitalismo no es de extrañar (en Marx también encontramos interesantes argumentos sobre la importancia de la relación entre la ciudad y el campo). Los términos fáusticos en que Marx y Engels describen a la burguesía en el Manifiesto, sobre el tema de la destrucción creativa, recuerdan a Schumpeter. También es interesante la descripción que hace Engels de las victorias europeas en Poitiers, Viena y Wahlstatt que evitaron «una amenaza para todo el desarrollo europeo». Si Europa hubiera caído en manos de los mongoles o los otomanos, la singular «isla de la libertad» se habría inundado incluso antes de haber tenido tiempo de crecer. La amenaza que entonces era militar es ahora demográfica y político-económica, pero eso debería preocupar incluso a los marxistas que no han leído a Wittfogel.
En definitiva, vemos que Marx y Engels veían la biodiversidad humana como un prerrequisito para la economía y la historia, la «base de la base» por así decirlo. Diferentes razas y naciones tenían diferentes prerrequisitos y el desarrollo occidental singularmente libertario e innovador puede vincularse a los prerrequisitos de los pueblos germánicos (y por extensión indoeuropeos). Podemos incluso postular que la propia dialéctica es una «superestructura» de una realidad social y genética que ha llegado aquí a la autoconciencia, lo que complementa el retrato que hace Duchesne de los indoeuropeos. También es posible identificar elementos fáusticos y vitalistas en Marx y Engels. También los marxistas tienen buenas razones para interesarse por nuestra civilización única, sus condiciones y su futuro. Depende de cada marxista si Marx debe combinarse con Spengler; como podemos ver, hay al menos algunos argumentos a favor de hacerlo. Sin embargo, no se dice hasta qué punto el comunismo es verdaderamente fáustico.
Fuente: https://motpol.nu/oskorei/2020/04/30/marx-engels-och-vasterlandet/
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