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#ai art discorse
titleknown · 1 month
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I was thinking about @chromegnomes's post on AI art and how they surmised (accurately) that the problem with calling it "theft" is that, despite it drawing from the commons of artistic work despite being a material threat to its labor, anything that would legally classify unauthorized use of training data as "theft" would fuck over so much of fair use in favor of megacorps.
And, with that, I have a proposition.
The unauthorized use of training data shouldn't be morally analyzed at from the perspective of theft, it should be analyzed from the perspective of union-busting.
This frees our minds and allows us to go forward smartly in several ways.
Like, for example, how it makes Adobe and DallE-3's AIs worse than Stablediffusion because they're specifically designed to be more freely corporate-useable and restrictive, and thus easier to use to choke off labor power.
And also how it allows for a distinction between the ethics of the companies and the ethics of the users, which allows for a much more nuanced approach than the "existential evil vs lazzez-faire" approach I keep seeing.
This not only allows for ethical stances like @are-we-art-yet's to become grokable and therefore applicable, but also allows for more directed action than just "trying to flail wildly at it as an ontological evil"
Really, I just think it's something people should think about more...
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ventebleck · 1 year
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sorry you're getting anti-ai art hate. people need to realize that corporations are the problem, not people doing ai art for themselves. check out ai_curio on twitter btw. there's a lot of misinfo regarding ai art going around.
Oh, it's okay, I don't mind the hate, I just personally don't understand why they insult me just because I disagree with them. I'm sure there are better ways to go about this.
I already said in my first post about this that I understand how Ai art can be bad for actual artists, but I (a person that uses it purely for fun and to make cute scenery) find it helpful. I know that the real problem are the corporations, as you said, but people seem to have skipped that part of my post.
Also, thank you for the recommendation, I'll check that out right now! <3
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cl0wnsexual · 10 months
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I'm a hater today sooo
I hate Taylor Swift, I hate harry potter, I hate panic! at the disco,
I hate bioshick infinite, I hate capitalism, I hate ai 'art', fight me
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canondmajor · 1 year
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Sometimes I wonder if AI art generator users know that they're entire shtick is up to real artist.
Like if we all just decided to remove all of our art from the internet and wipe it clean, the only art AI could generate would be different renditions of Picasso or the Mona Lisa.
Do AI art generator users know that they're thieves? Or do they think it's all just fun and games even though it's killing a real artists livelihood?
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maxli-catenby · 8 months
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Not to take a position on AI art, but a lot of the people arguing that it's radically different from photography seem to be acting like photos are mostly taken my photographers who are good a photography, and I'm very willing to bet that most photographs now are taken by people who are bad at photography and know very little of the technical skills involved
Maybe the professionals can make it up with sheer volume per shoot, but if the argument is "it's done by people who know how it works" that seems like it ignores how most pictures are taken
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satanicsoda · 1 year
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Correct me if I’m wrong but I’ve been thinking
I feel like making it a rule that anything created by ai, obviously discounting that which is derivative of another intellectual property, is public domain could solve a lot of ai problems.
Two examples to help illustrate why I think so
If I create an ai art of, say, Mickey Mouse smoking weed with Jack Black, obviously that doesn’t count as free use because Disney still owns the rights to both characters.
But if I generate an image of a vending machine selling weapons for my edgy hyper pop album, that image is public domain and I don’t own it. Others can use it. This would incentivize me to hire an artist to create the image instead, but the ai can still be used temporarily by indie artists who can’t afford to hire an artist yet.
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gods-little-meow-meow · 7 months
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im not for or against ai image generation but the way some anti ai people talk is So annoying <3
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pleuvoire · 1 year
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when it comes to ai art discorse, i think saying “there are disabled people whose hands don’t work and they still learned to make art using their MOUTHS! or their FEET! so you have no excuse!” is just so so repulsive and i shouldn’t even have to say why like just straight out of the mouth of the most old-school card-carrying ableist
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federicodeleonardis · 5 years
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L’immagine di copertina di Arte (particolare dell’autoritratto giovanile di Picasso)
Uno sguardo dal ponte: Noam Chomsky e Giulio Paolini
Attirato dall’autoritratto che si fece Picasso da giovane ho aperto la rivista che lo aveva messo in copertina, Arte, un settimanale piuttosto diffuso, uno dei tanti, non certo autorevole come Flash Art  o Mousse, ma che di questi condivide la politica culturale.  Mi ha colpito, ad essere benevoli, la totale mancanza di un progetto grafico: naturalmente, come c’era da aspettarsi, la pubblicità delle gallerie e delle mostre ingombrava almeno la metà delle pagine con un grafica da far rabbrividire, ma l’altra metà non mostrava maggiori qualità estetiche: il casino era totale, la mancanza di regole altrettanto evidente, per non parlare della patente sottomissione delle scelte editoriali a chi paga le spese dell’edizione. Cera poco da stupirsi, la rivista non è altro che lo specchio dello stato attuale dell’Arte, dove tutto è consentito, dalla merda in barattoli, alla scopiazzatura più sfacciata. Dai famosi baffi apposti più di un secolo fa a una riproduzione della Gioconda non esistono limiti alle boutades, anche a quelle mascherate da pensiero intelligente, da ricerca formale. Si rischia di fare la figura dello spocchioso, ma basta sfogliare i cataloghi di mostre collettive per rendersi conto nella maggioranza dei casi della mancanza di una qualsiasi linea di ricerca, della mancanza di un’idea al di fuori di quella dell’ammucchiata. Qualcuno dei più sani osserverà che scopro l’acqua calda, che la situazione è tale da molti anni e che sarebbe bene mi rassegnassi allo stato di fatto senza ricorrere alle solite esternazioni apocalittiche.
Se non ci si vuole rassegnare allo stato di fatto, la questione del che fare non può essere liquidata in quattro parole, ma almeno va impostata. Il desiderio di mettermici è nato dal fatto che sto leggendo un libro di Chomsky (Chi sono i padroni del mondo, Ponte alle Grazie) che si occupa della politica americana con la consueta lucidità. Che c’entra con quanto sopra? Come vedremo c’entra parecchio, perché hai voglia di cercare scuse o moventi particolari, le ragioni di tutto questo stato di cose è a monte, esattamente come le le continue bolle finanziarie che ci immiseriscono e che mettono nell’angolo tutti i tentativi di democrazia nel mondo sono causate proprio da un preciso disegno della politica statunitense e questo da  almeno la fine della seconda guerra mondiale e forse anche da prima. Nel campo che qui ci interessa chi governa e assicura la sopravvivenza di tutto questo inquinamento visivo, attraverso un mercato che si autodefinisce “libero”, è l’ignoranza della massa che, da mezzo secolo a questa parte, ha avuto accesso ai prodotti che si definiscono artistici. Ma a monte di tutto ciò c’è il preciso  interesse da parte di pochi a mantenere viva quest’ignoranza.
Ignoranza di cosa? Ma delle leggi del linguaggio visivo (di cui la grafica è parte, anche se, come veicolo principale alla diffusione se non del prodotto per lo meno del suo simulacro, ne è quella meno importante). Parlare di leggi in un campo, quello dell’arte, in cui è comunemente accettato, e secondo me giustamente, che non ne esistano, è sbagliato. Diciamo allora la sua storia, la storia di questo linguaggio. Nello sfogliare la rivista di cui sopra, ma avrebbe potuto essere una qualsiasi delle altre, mi è venuto in mente un libro piuttosto pesante, che illustra il lavoro del Bauhaus e naturalmente la sua grafica, e mi sono chiesto: ho ragione io a sentirmi oppresso da quella di una rivista come le citate sopra, oppure la mia è una prouderie passatista, in quanto il loro compito è quello di rispettare ciò che succede oggi nel mondo di cui sono chiamate a dare testimonianza? Il volume cui ho accennato rispecchia le idee di un periodo preciso dell’arte, dopo il tramonto dello Jugendstil e prima della seconda guerra mondiale; Arte e tutte le altre, quale più quale meno, non possono far altro che rispecchiare lo stato attuale del mondo di oggi. Il divorzio fra l’arte cui si dedicava il Bauhaus da quella attuale è totale, oggi il caos la fa da assoluto padrone, tramonta la qualità grafica, ma a monte anche quella fotografica, per non parlare dell’oggetto rappresentato. Nelle riviste che dovrebbero per vocazione essere le prime a veicolare un messaggio visivamente corretto, se non artistico la qualità delle riproduzioni, la loro composizione, il gioco fra le parti discorsive e quelle visive non hanno più alcuna importanza: l’occhio non ha più alcuna esigenza, alcun sostegno, il suo passato, le regole sulle quali è stato educato, la sua storia, che va dalle caverne di Altamira a Picasso non contano più niente: l’importante è esserci, che il tuo pezzo, la tua opera occupi uno spazio sia pur piccolissimo sulla rivista.
Ho parlato, riferendomi a Chomsky, di responsabilità, di interpreti del periodo storico che ne portano la responsabilità, che in qualche modo lo manovrano e ne determinano lo sviluppo. Ma rimanendo nel campo degli intellettuali che dovrebbero in qualche modo prendere posizione sulla stato di fatto attuale, le responsabilità sono suddivise fra molte teste e io non ho nessuna intenzione di cadere nella trappola di nominarle e quindi attirarmi le ire dei potenti del settore. E poi ci vorrebbe un volume per nominarli tutti: che dire  per esempio, del patto nemmeno tanto occulto che fu stabilito, più di quarant’anni fa, all’epoca del lancio della Transavanguardia, fra Bonito Oliva, Mazzoli e Politi (il direttore di Flash Art)? Che dire di colui che ha resuscitato Duchamp, tra l’altro con operazioni che con il Grande Maestro hanno poco a che vedere? Che dire di coloro che hanno lanciato e sostenuto il cosiddetto “pensiero debole”, parallelamente alla teoria del tramonto dell’architettura moderna?  Dobbiamo scendere ai personaggi minori che occupano la scena odierna, tipo i vari Vittorio Sgarbi del momento? Non ho certo la levatura intellettuale e l’esperienza di un Chomsky per mettermi a sostenere una battaglia dialettica con questi capoccioni, ma lasciatemi almeno avanzare il dubbio che dietro queste ponderate teorie, e pratiche conseguenti, ci sia solo il solito Moloch, alias il mercato, e nessuno scrupolo etico. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e basta appunto sfogliare una qualsiasi delle riviste del settore per rendersene conto. Senza la filosofia di un grande critico d’arte (sonora), T.W. Adorno, basta una sua semplice frase: “Non esiste vera vita nella falsa” 1 . Sembra evidente però che il mondo di quell’epifenomeno che è l’arte, quel mondo che si è sempre considerato all’avanguardia dello spirito e che si è illuso di rappresentarne la punta di diamante, abbia finito per soccombere all’andazzo di quell’altro, quello da cui dipende. Ci siamo dimenticati che la grande rivoluzione praticata dal Rinascimento non è dipesa solo dai vari Brunelleschi, Donatello, Michelangelo ecc, ma dalla alleanza che costoro hanno saputo instaurare con la classe dominante e che questa in qualche modo ne aveva condiviso la cultura. E’ qui che interviene il discorso su Chomsky.
C’è però una nota positiva in tutto questo baillamme, una nota che a quanto ne so nessuno ha rilevato, ma è frutto proprio del radicale rimescolamento di carte operato dallo stato di fatto: e questa è la evidente necessità di riposizionare in primo piano ciò che i vari movimenti, succedutesi per tutto il corso del secolo ventesimo (a partire da Marinetti a finire appunto ai nostri giorni), se non hanno in qualche modo schiacciato per nlo meno messo in secondo piano (a causa appunto  della “necessità” di essere avanguardia, cioè rivoluzionarie ad ogni costo, anche rispetto a quanto in quel momento occupava la ribalta e quindi prepotentemente assertorie, esclusive): il linguaggio visivo.basta pensare per questo, me ne sono occupato anche in un post precedente, all’enorme successo per esempio di un pittore come Magritte, malgrado l’evidente sua mancanza di mestiere (mentre a parità di successo non può dirsi altrettanto per es. di un De Chirico o, per rimanere nel campo del Surrealismo, di Max Ernst). La situazione attuale rende evidente che dobbiamo tornare a pensare che non esiste alcun gap, alcuna frattura fra l’opera, tanto per fare un esempio, di un Pontormo e quella di un Agnetti, che quest’ultimo va giudicato con lo stesso metro.
Per approfondire questa questione prendiamo in esame un artista ancora molto noto, ma il cui successo data dagli anni del lancio del Poverismo: Giulio Paolini. Si tratta solo di un esempio, anche se calzante, ma se ne potrebbero fare molti altri. Se il mio occhio non è in grado di valutare cosa lui ha aggiunto al linguaggio di un Brunelleschi, se non posso giudicare a fondo il valore della sua ricerca nel campo della prospettiva e dello spazio rispetto a quelli inventati dal grande rinascimentale, evidentemente non posso dare una risposta critica adeguata. Ma il linguaggio non procede per schemi o per teorie: per valutazione intendo anche la considerazione degli aspetti legati alla materia impiegata nelle sue operazioni spaziali. Questa non è mai neutra, perché si porta dietro il messaggio di chi ne ha prima o contemporaneamente a lui fatto uso (per es. un Prassitele o un Canova, viste le immagini che P predilige, oppure più in qua, un Kounellis o un Icaro). Se non lo faccio finisco per cadere nell’ovvia e scontata valutazione che ne dà il mercato, le cui leggi esulano, insisto, dalla materia in questione (il bisticcio è significativo). Se il mezzo che lui impiega per svolgere il suo teatro è identico a quello che ne fa la pubblicità, assolutamente indifferente alla natura di qualsiasi corpo impiegato, legato solo al valore dell’immagine e quasi virtuale, evidentemente sono portato a credere che l’artista in questione sia anche lui altrettanto indifferente nei confronti di uno dei problemi fondamentali del nostro tempo: quell’inquinamento visivo che i poteri economici coalizzati ci impongono proprio attraverso quel mezzo, diventato essenziale nella società di massa.  
E’ o non è questa una questione etica, chomskiana? Per essere ancora più precisi: Borromini partecipa alla distruzione della Roma paleocristiana, ma parla ancora di spazio, di luce, di moto e non secondariamente di materia tangibile, di travertino. Decidete voi, sulla grandezza o meno dell’opera di P, se la sua indubbia ricerca spaziale abbia raggiunto il successo che merita (e non quello del mercato, ma quello presso noi colleghi).  A me questa sentenza non interessa.  Mi preme però sottolineare che mentre continuerò a guardare attentamente anche le opere di coloro che oggi credono (ancora?) che fa parte del messaggio il senso della grana della materia che usiamo, della sua superficie, del colore, tutte caratteristiche che raggiungono il mio organo retinico, prima ancora del mio cervello (qualità che  appartengono tutte anche all’arte del passato e che, a prescindere da figure grandissime come quella di Beuys, hanno costretto un gran numero di artisti di oggi nel chiuso dei loro modesti studi, vicini ai loro piccoli cavalletti, ai margini di un mercato convulso e nevrotico), contemporaneamente terrò presente anche lo sforzo di una ricerca, magari anche quella che scende a patti con la pubblicità, la bestia nera del nostro tempo. Non ci sono alibi per nessuno. E’ troppo facile, lo è stato almeno nel secolo appena concluso, parlare di rivoluzione, ma è comunque necessaria una ricerca, sostenere una ricerca che abbia come fine una trasformazione, un miglioramento delle qualità della vita. Per ottenerla veramente i mezzi sono sempre gli stessi: luce, colore e loro corollari, spazio, rapporti, equilibrio (o all’opposto disequilibrio), quindi movimento, massa e tempo. Questi sono da sempre gli strumenti di una ricerca.
Da alcuni che seguono il mio blog, sono stato tacciato di eccessivo radicalismo, di rigidità nell’esprimere le mie tesi. Aiuto! Rischio di perdere anche la mia sparuta audience! Mi difendo ributtando la palla nel loro campo: prima di tutto rassegnarsi allo stato di fatto è in qualche modo già complicità e nessuno se ne può tirar fuori e poi o si reintroduce nell’arte, nella pratica della sua diffusione e non solo in quella della sua produzione, il concetto di etica o le cose andranno sempre peggio. Questa è la discriminante, per questo la lettura di un Chomsky, grande scienziato, ma ancor più grande politologo, è illuminante. Non parlo solo di etica professionale, questa dovrebbe essere scontata per chiunque pratichi seriamente il proprio mestiere, ma di etica tout court, di etica nel linguaggio. Per rimanere a Paolini, il giudizio che bisogna darne è a trecensessassanta gradi. Se qualcuno arriccia il naso di fronte al suo uso spregiudicato e “pubblicitario” delle immagini, deve farlo tenendo conto anche dello strapotere che questa esercita proprio sul mercato dell’arte. Se è solo questo a dettare la legge, è evidente che i barattoli di Manzoni 1 aperti o chiusi non potranno che essere l’emblema, intelligente quanto volete, di tutta l’arte attuale.
FDL
1. Minima moralia (1951); Merda d’artista (1961)                                                                                                          
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ventebleck · 1 year
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Wow! You're pathetic! Get your ai garbage out of the #artists on tumblr tag
You should seriously consider why you are insulting and getting mad at a random stranger on a random social media just because I happen to disagree with you.
Next time, try to breathe and have a normal discussion with someone, maybe even answer their questions, before getting irrationally angry at them. I'm sure that will help you have better interpersonal relationships.
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ventebleck · 1 year
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u did not make that. u did not, in the least make that.
I already stated how I made it. I'm not saying that made it all, 100% of the content, because that would be a lie.
What I did was mixing and changing previous content already made by someone else (in the pf pic case, my own) and creating something new entirely with the help of an AI.
But we're going in circles here. You already know that, yet you keep saying this is not true. I'm sure that is because you think that, since it's not credited, it's stolen and not true art.
I'm not saying I do not agree with you, because I believe you are partially right. But then, why don't you answer my question? What can be done about it?
If we cannot expect a person to credit each and every person they saw that influenced their style (even if just a little), I don’t think it will be an easy job for the AI, that has seen millions and trillions of different art, don't you think?
The same way my friend, let's call her Ana, cannot for the life of her remember everyone or everything that taught her how to draw and make her current style, how can an AI? What? You want a 40-page-long PDF of how many paintings, photos and media has it seen to be able to draw an arm? I'm not too savvy with computers, but I don't think this could be done, and absolutely no one would look at it either.
So, how should we improve it?
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ventebleck · 1 year
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you didn't draw anything, you didn't do anything, you didn't make anything. you used a computer program that is fundamentally built by stealing the work of hundreds of thousands of artists without their permission for no pay so that companies can turn profits and further devalue the work of actual artists. if you want to know how artists do what they do? they spend years and decades honing their work. ai art is a parasite.
As I said in the text, to make my profile picture I had to first draw a (very rudimentary) face, so the AI could make it into the cute character she is now. So I did draw something. I would show it, but I rather not embarrass myself, lol.
And if you're talking about the scenery and the face, you can go to Artbreeder (where I made those two pictures) and see where did the AI take the inspiration. Artbreeder has a baseline (a base of a woman's face, a base of a place…) and then the users like you and me can change stuff inside to make the original different.
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As you can see, it tracks the original image like a cute family tree, and if you click on them, you can see who made it and when.
But also, you said “companies can turn profits and further devalue the work of actual artists”. Aren't artists constantly copying (consciously or unconsciously) the work of other artists to sell their work and have profit? And if they are working on a business, isn't their success and profit the company's as well? And has that person credited any of the hundreds of the art that they have seen, that cultivated their style?
I agree that everything should be properly tagged, and the original creators should be acknowledged, like what thispersondoesnotexist does.
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But if we cannot expect a person to credit each and every person they saw that influenced their style (even if just a little), I don't think it will be an easy job for the AI, that has seen millions and trillions of different art.
Jobs evolve, and some become obsolete. I don't think this will be the case for writers, artists, programmers, or copywriters. Their job can be done with machines, sure, but is what we want is the people behind us, the humanity of it all. Sampling didn't end the music industry. Autotune also didn't end the music industry. Why should AI do it?
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