Tumgik
#atipico
kustineitor · 1 year
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"Empecé a echar raíces para crecer y
trascender
en las alturas.
El viento se llevó
Y desparramó
todas sus hojas
al más allá.
-kusti
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sauolasa · 1 year
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Clima atipico, Alpi decisamente a corto di neve
Il clima invernale insolitamente caldo nelle montagne centrali dell'Europa sta causando grattacapi agli operatori delle stazioni sciistiche
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adribosch-fan · 2 years
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Un atípico cementerio de 50 coches clásicos y un avión en medio de un bosque en Alemania-Video
Un atípico cementerio de 50 coches clásicos y un avión en medio de un bosque en Alemania-Video
Todos los vehículos abandonados en ese lugar fueron construidos en 1950 En el mundo hay muchos cementerios de coches, pero ninguno es como éste que se puede ver cerca de la ciudad de Düsseldorf, en el oeste de Alemania. En este cementerio hay 50 coches clásicos. Ni uno más, ni uno menos. Hay un poco de todo, desde utilitarios de la época hasta este Jeep Willys M-38 de 1950. Hay también un Buick…
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s-boy-world · 11 days
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Soy lo más atipico que puedes encontrar en un ser humano, existen dias donde hablo como sí no hubiera un mañana y otros en los cuales me desaparezco, no te respondo y estoy tan metido en mí propio mundo que me desagrada esforzarme por reportarme; sí, te juro que soy lo más atipico que puedes encontrar.
Sad_Boy_World
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elperegrinodedios · 3 months
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Una piccola escursione nella realtà sociale
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Da sempre tifoso di Djokovic e non solo perchè è stato ed è ancora un grande campione che ha battuto tutti i records possibili ma ancora di più da quando rinunciando alla gloria e ai guadagni ha sopportato l'esclusione dal torneo nel 2021 dell'Australian Open, solo perchè non vaccinato contro il Covid pur avendo sempre dichiarato di non essere un no vax. Un uomo vero, serio con i suoi principi di libertà ed un carattere di acciaio.
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Ora però lascio Djokovic, dal momento che a 37 anni e un'infinità di successi credo sia ormai alla vigilia del giusto riposo, sazio, ricco e famoso in tutto il mondo e sul viale del tramonto, pronto a lasciare spazio ai tennisti emergenti. Finalmente potrò tifare per un italiano che diventerà ancora più forte e che anche se ha solo 22 anni è già un uomo di carattere determinato, sicuro di sè, con le sue regole e serio come Nole. Quello che per il serbo fu il suo agire nell'occasione del Covid e che mi convinse a schierarmi dalla sua parte, lo stesso e anche di più vale per Jannik Sinner. Un italiano atipico, con le idee già molto chiare, con una forte personalità, umile, educato ma deciso, serio ma pratico, dalle emozioni in controllo, già un modello da seguire. Ah, dimenticavo la cosa più importante che mi ha colpito più di tutte ma del quale ero certo: "Ha rifiutato l'invito di quel giullare, servo del padrone, a partecipare a quel centro vanità permanente il festival di Sanremo che io mi vanto di non aver mai visto e, che mai vedrò". Grande Jannik!!! A 22 anni, ha dato una grande lezione a tutti e non solo di sport, ma di serietà, in un mondo falso fatto di maschere, di menzogna e di sola apparenza!! Sei davvero un grande uomo e un grande campione. Grazie!!!
#Ilikerebelsandoutlawlikejesus
lan ✍️
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cilieginas-blog · 6 days
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❤️&💚
Perdonate se questo è un post un po
" ATIPICO " rispetto a quelli che si vedono qui, solitamente...
Desidero condividere un pensiero con voi.
Ho letto un articolo proprio ora, che raccontava di donne che si fanno trattare come oggetti da uomini .
Triste pensare che ci siano anime che abbiano così poco rispetto per sé stesse da permettere tutto questo.
Il brano Crudelia che ho postato prima è molto bello e tratta proprio questo argomento, invito pertanto tutte le Donne ma anche gli Uomini (perché a volte anche questi vengono manipolati da donne tossiche ) ad ascoltarlo con attenzione imparando giorno dopo giorno a volersi più bene e a farsi rispettare, fuggendo da situazioni e persone che dimostrano con atteggiamenti tossici di non amare proprio nessuno.
Se vi va fate di questo messaggio un reblog.
Cilieginas. 🍒
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telefonamitra20anni · 11 months
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Resto in equilibrio, resto alla finestra.
Sono nato sotto una buona stella del segno della bilancia, sono una "bilancia socialista", che resta sempre in equilibrio tra chi sono e chi voglio essere, senza comprendere veramente questo socialismo astrologico che mi porto dentro. Resto sempre a guardare alla finestra, senza avere il coraggio di agire, ma con il fuoco vero di volerlo fare, avendo le gambe conflittualmente ben inchiodate per terra. Il solo modo in cui ci riesco, è indossando le vesti dell'attore. Quelle vesti mi danno coraggio di agire ma, nella mia vita di uomo, amerei poterlo fare senza timore. Sono insicuro, indeciso, ambiguo, e valgo molto; ma tendo sempre ad avere quell'equilibrio della mediocrità, tanto rassicurante ad altri occhi, meno per me. Sono in lotta eterna, gioco forza resto in equilibrio. Sono la neutralità egoica che ha voglia di raccontarsi, sempre all' operosa ricerca di un orecchio all'ascolto, di un colore deciso, anche nell'abbigliamento, mi nascondo dei rassicuranti beige, nei mezzi toni, ci affogo. Nelle mie scelte di attore quei mezzi toni li ho colorati, con colori accesi. Contrasti decisi per me che, in alcuni casi della vita sono rimasto a guardare. Nei compromessi sono irraggiungibile, atipico per un diplomatico emotivo. Ed ecco l'intrigo, gli uomini del mio tipo, sono coscienti di tutto, perfino della loro incoscienza. Mi chiedo a cosa servirà poi? tutto questo è da infelici. Sono un critico, crudele e sleale del mio essere, non mi piaccio, ma forse infondo, lo accetto. Con il tempo, ho imparato e ho lasciato che gli altri lo apprendessero a loro volta. Accetto perchè voglio distruggere. Sono un uomo di ombre e di luce, resto in equilibrio aspettando un segno. La fortuna non è stata sempre dalla mia parte, ma quando c'è stata l'ho accolta e carismaticamente sfruttata, infondo solo uno stupido darebbe un calcio al proprio destino, quello stupido non potevo essere io. Ecco il mio piccolo graffio. Se il piatto della "bilancia" pendeva, la mia forza contrapposta mi riportava su, un moto continuo e costante nel gioco della mia vita.
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robertacirillo · 4 months
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Castel del Monte come non lo avete mai visto: dal Drone
Continuiamo il nostro Tour dell'Italia vista dal cielo, grazie a questa splendida occasione in cui, con un permesso speciale, abbiamo potuto far decollare per 2 minuti (letteralmente) e con la massima attenzione, per sorvolare il suggestivo monumento pugliese, da poco tempo patrimonio dell'Unesco, il misterioso castello ottagonale di Federico II, anche detto "Castel del Monte". Esatto, proprio quello raffigurato sulle monetine da un centesimo di euro! Ricco di enigmi e unico nel suo genere, poterlo osservare da un punto di vista così atipico costituisce un privilegio non da poco, e per questo devo ringraziare il mio fidato (e affidabilissimo) drone!
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xforcestore · 7 months
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djs-party-edm-italia · 6 months
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Circus beatclub Brescia, 5 party a fine ottobre ’23: 26/10 Dj Endrixx (Rehab), 27/10 Offbeat, 28/10 Crush, 29/10 Albert Marzinotto (Panorama), 31/10 AE is Screaming!
Ben 5 party animano l'infinito weekend di Circus beatclub Brescia che inizia con 24 ore di anticipo, la sera di giovedì 26 ottobre e finisce solo all'alba dell'1 novembre 2023. Andiamo con ordine, perché raccontare i party tutti da ballare non è facile.
Si parte come dicevamo giovedì 26 ottobre ancora con il ritmo potente di Rehab, che questa volta in console insieme a Jay-K, sempre scatenato con il suo sound hip hop (è, tra l'altro, il dj ufficiale di Guè), porta anche il top dj francese Endrixx. Considerato da molti il dj in maggiore ascesa a Parigi, si è già esibito con star come Dj Craze, il celeberrimo rapper Travis Scott e Rick Ross. Il suo sound mette insieme, R&B, tracce old school, trap 'sporca e non manca un tocco di reggae. 
E al Circus beatclub Brescia dopo i party di venerdì 27 ottobre (Offbeat),  sabato 28 per l'evento Crush in console sono protagonisti Dr.Space e About Gala, professionisti del mixer capaci di far ballare chiunque. 
Ecco poi in programma una grande novità per domenica 29 ottobre. Parte infatti la domenica firmata Circus beatclub Brescia: è Panorama, che quest'anno ha un resident dj d'eccezione, ovvero Albert Marzinotto. Atipico, divertente e spensierato, ecco come si descrive l'artista, nato a Venezia nel 1989.  Nel 2015 vince il format TOP DJ andato in onda su Sky Uno, e questo gli permette di aumentare la sua popolarità e i suoi sostenitori, nello stesso anno realizza il suo primo singolo "Safe and Sound" dalle sonorità Deep/Tropical-House ed inizia a far ballare la gente in diversi luogo noti, come il Muretto di Jesolo, gli MTV Digital Days a Monza, la Praja di Gallipoli. Ha poi aperto più volte concerti di Jovanotti.  Recentemente le sue tracce sono state suonate dai migliori dj della scena underground tra cui Loco Dice, Marco Carola, Nic Fanciulli, Luciano , Steve Lawler e molti altri. La sua musica è un equilibrio perfetto tra lo stile Old School rappresentato dai vinili assieme agli strumenti elettronici che utilizza ad ogni sua esibizione come computer, controller, Synth e Drum Machine.
Già definito anche il programma di Halloween. Martedì 31 ottobre al Circus beatclub Brescia la festa è AE is Screaming! L'evento è in collaborazione con AF Staff, il divertente e colorato Student party di Brescia e Soncino.
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Circus beatclub - Brescia
www.circusbeatclub.com [email protected] 
info +39 333 210 5400 (WhatsApp)
Via Dalmazia 127, 25125 Brescia
ingresso a pagamento con consumazione
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nitoorico · 8 months
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Absurdos
Eu queria tanto melhorar, mas sempre acabo neste estado de tristeza felicitada, silêncio ensurdecedor, deplorável catatonismo inquietante... eu sempre estou nos extremos em um só único momento no tempo e vivo fingindo não ser afetado, mas sou o tempo todo. Eu me sinto a pior pessoa do mundo para todos, mas no final eu nunca fiz nada de absurdo para ninguém além de ser absurdamente triste e feliz de tal forma que adoeça a todos ao meu redor naturalmente - e não porque eu afundo as pessoas, mas elas mesmas se dispõem a ajudar e eu aprendi ao longo dos anos que ninguém merece um fardo como eu. Deixei há tempos essa de "eu não estou sozinho", eu sou dependente de ajuda o tempo todo porque infelizmente meu cérebro é biologicamente errado, uma bosta seca, ou só atipico, e eu não consigo fazer quase nada!! Mas ninguém merece ter que me ajudar, e eu já incomodei tanto que me suicidar seria só mais um absurdo àqueles me amam (e acredite quem quiser, às vezes me sinto imortal de tantas tentativas falhas e internações hospitalares), então eu só vivo esperando algum dia acabar num asilo por demência psicótica, loucura, histeria, sei lá. Não vejo melhora em um cérebro e psique atípicos, e queria tanto poder tirá-los de mim, melhorar e viver como todos ao meu redor vivem, sentir a tristeza de modo natural e não depressivo. Não aguento mais essa monotonia doentia e absurda em que vivo. Eu busco por tudo e nada e não encontro nem o nada e nem o tudo. Saco!!! Angustiado desse meu querer melhorar que só me adoece mais e mais. Absurdos, eu vivo absurdos.
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Aveva un modo tutto suo per accostarsi al cuore, lo faceva in punta di piedi,
con molta cautela.
A volte vi si avvicinava con voluto distacco, quasi avesse paura che si sarebbe trovato bene e gli sarebbe dispiaciuto poi andare via.
Perché sapeva che sarebbe dovuto andare via,
quindi evitava di mettersi a suo agio, mantenendo le distanze quasi con indolenza.
Altre volte invece dava l'impressione di volersi tuffare dentro,
così, tutto d'un fiato,
e voler rimanere lì per sempre,
come se il suo unico bisogno fosse quello di sentirsi l'unico padrone di quello spazio.
Era così, quasi atipico,
deliziosamente amaro e fragilmente forte col suo modo di fare,
ma in ogni modo entrava dritto al cuore...
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Cit.
#Dire,Dare
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petalididonna · 1 year
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Questo è un Natale atipico per me...
Fatto di rincorse,scatoloni da riempire, ricordi da lasciare,stanze da svuotare...e da dimenticare.
Case da visitare posti da vedere
E cuori da salutare.
Il mio Natale è altrove chissà dove!
#pensieriavocealta#@petalididonna
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Romanzi, racconti e storie da vedere sullo schermo
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Riprende la rubrica di consigli di lettura (e non solo): una piccola selezione da opere recenti o appena ristampate, insieme a uno sguardo sul passato.
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Tra i numerosi gialli pubblicati (è proprio un periodo fortunato per questo colore), vogliamo ricordarne alcuni.
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Dopo Flora, Alessandro Robecchi è da poco uscito con l’ultima avventura della banda Sistemi Integrati, capitanata dal seducente Carlo Monterossi (magnificamente interpretato da Fabrizio Bentivoglio nella serie televisiva): Una piccola questione di cuore. L’amore a tutti i livelli, romantico o autodistruttivo, è il vero protagonista di questa detective story: Si insinua tra i poliziotti incaricati delle indagini, coinvolge grandi boss della mala, normalmente privi di sentimenti umani, giovani intellettuali della Milano bene, irresistibili femmes fatales. Robecchi è sempre maestro nel gestire la tensione e nel mantenere viva l’attenzione del lettore fino all’ultima riga. 
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Accattivante fin dal titolo, Sono felice, dove ho sbagliato?, l’ultima attesissima fatica di Diego De Silva ci propone di nuovo l’ironico avvocato ‘d’insuccesso’ Vincenzo Malinconico, ormai alla sesta causa persa, almeno letterariamente parlando. La novità assoluta è che da questi thriller forensi la Rai ha tratto una fiction in cui il protagonista è interpretato da Massimiliano Gallo, che abbiamo avuto il piacere di ammirare come marito di Imma Tataranni nella serie omonima creata da Mariolina Venezia. In questo caso Malinconico difende gli indifendibili diritti di un gruppo, coalizzato in una class action, di Impantanati che pretendono di intentare causa in nome del loro amore perduto. Se questo fosse possibile, non basterebbero tutti i tribunali del mondo per ospitare i processi di chi si sente defraudato in campo sentimentale, eppure il Nostro, tenendo fede al suo profilo di soggetto atipico e difficile da inquadrare, si sobbarca l’immane impresa. “Fra risate, battibecchi, colpi di scena e ordinarie drammaturgie familiari, Malinconico riuscirà ad articolare una stralunata difesa”. 
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Anche per la tassista-detective Debora Camilli, che alla sua quarta avventura si è ormai guadagnata l’affetto di molti lettori, è in preparazione una fiction televisiva. Uscita dalla penna esperta di Nora Venturini, regista teatrale, sceneggiatrice e scrittrice (nonché moglie del fascinoso Giulio Scarpati), la giovane, intraprendente protagonista, che non ha potuto realizzare il sogno di entrare in polizia, ma conserva lo spirito del piedipiatti, pare destinata a trovarsi coinvolta in misteriosi omicidi: un po’ come la profezia che si auto-adempie… Dopo L’ora di punta, Lupo mangia cane e Buio in sala, è appena uscito Paesaggio con ombre, dove lo sfondo è quello incantatore del Lungotevere Flaminio, dalle cui acque è stato ripescato un cadavere privo di documenti. Anche in questa puntata la strana coppia composta da Camilla e dall’anti-divo commissario capo Edoardo Raggio porterà felicemente a termine il caso. 
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Passando alla narrativa, La grande Zelda (2022) di Pier Luigi Razzano non è una biografia, ma un romanzo, in cui la protagonista racconta in prima persona la sua storia: un ritratto che ci svela la sua complessa personalità, la creatività messa in ombra dal successo del celebre marito, le passioni trascurate (il ballo, la scrittura, la pittura). Delle opere (lettere, racconti composti a quattro mani insieme al marito e il romanzo Lasciami l’ultimo valzer) potete trovare ampia scelta nel nostro catalogo. Ricordiamo anche che la “piccola compagnia della magnolia” presenterà, per il 28-29-30 ottobre, uno spettacolo sulla straordinaria figura di Zelda Fitzgerald (Teatro Linguaggicreativi). 
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Per par condicio, avendo parlato di Zelda, non possiamo trascurare il suo augusto consorte citando i Racconti dell’età del jazz, ambientati nei Roaring Twenties, i Ruggenti Anni Venti che, secondo Fernanda Pivano, furono “il decennio di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate”. Di queste undici short stories, che potrebbero essere usate come modello per gli studenti dei corsi di scrittura, ricordiamo Il curioso caso di Benjamin Button, da cui è stato tratto un film; Il diamante grosso come il Ritz, racconto grottesco e simbolico di denuncia sociale; il suggestivo e notturno Tarquinio di Cheapside, da cui stralciamo questo paragrafo:
Non era roba per la ronda: quella notte Satana era in libertà, e a Satana somigliava l’uomo che si intravedeva per primo davanti, calcagno sul cancello, ginocchio sopra la recinzione. Era anche evidente che il nemico si aggirava vicino a casa, o almeno in quella zona di Londra consacrata ai suoi desideri più volgari, perché la via si restringeva come una strada in un quadro e le case si serravano sempre di più le une sulle altre, chiudendosi in un’imboscata naturale adatta al delitto e alla sua teatrale sorella, la morte violenta.
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Piccoli capolavori sono gli inediti pubblicati nel 2017 in Per te morirei: diciotto racconti, presentati ognuno da un breve cappello che ne ripercorre le vicissitudini editoriali. Contengono tutta l’America di Fitzgerald: la guerra civile, l’amata New York, il mondo del cinema e quello dell’editoria (su questo argomento il racconto d’apertura Il «pagherò» è davvero esilarante), l’ambiente dei ricchi qual era – e non è più stato – negli anni Venti e quello dei poveri della Grande Depressione. Il tutto in uno stile unico, incisivo, scattante, con calibratissime, sorprendenti, ironiche metafore. Pura maestria letteraria. 
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Vogliamo ricordare brevemente Gianni Celati, che ci ha lasciato all’inizio di quest’anno: grande scrittore, critico, traduttore (da segnalare la sua versione dell’Ulisse di Joyce, del 2013), professore di Letteratura anglo-americana (tra i suoi allievi Pier Vittorio Tondelli), nonché appassionato viaggiatore (durante il suo lungo soggiorno in Tunisia imparò la lingua araba). Il testo che consigliamo è quello dei Meridiani di Mondadori, Romanzi, cronache e racconti, che offre un ampio spettro dei suoi lavori e una vasta possibilità di scelta. I lettori lombardi (Celati era nato a Sondrio) riconosceranno nel suo stile lento e pacato, nelle descrizioni di paesaggi, nei diari di viaggio il familiare aspetto della pianura padana, come nella raccolta Narratori delle pianure, che spesso riporta storie tramandate oralmente, ammantate di uno stralunato stile fiabesco: si va dalla vicenda del radioamatore di Gallarate che si reca in una sperduta isola della Scozia (L’isola in mezzo all’Atlantico), alla ragazza giapponese del racconto omonimo che non può vivere senza consultare ogni settimana il suo signist o consigliere zodiacale, al barbiere con problemi esistenziali (Vivenza d’un barbiere dopo la morte). Scrittore che sa accontentare tutti i gusti, un vero “classico contemporaneo” secondo la definizione di Marco Belpoliti.
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Facendo un passo indietro nel tempo, un best seller ingiustamente dimenticato è Il verdetto, di Barry Reed (1980), da cui Sidney Lumet ha tratto nel 1982 un favoloso film con Paul Newman, Charlotte Rampling e James Mason. Si tratta di un legal drama (l’autore era egli stesso avvocato), che ricorda altre storie del genere (come quelle raccontate nei film La giuria, Erin Brockovich, Rain man), che descrivono la resistenza folle e disperata di piccoli onesti individui in lotta contro enti potenti (grandi compagnie di assicurazione, grandi studi legali, grandi aziende), armati soltanto della più ostinata cocciutaggine e della forza derivata da un profondo senso di giustizia. Una raccomandazione: fate attenzione, se lo leggete sui mezzi, perché ne sarete così coinvolti da rischiare di mancare la vostra fermata! 
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Agli amanti del pantagruelico investigatore Nero Wolfe proponiamo, nel caso in cui a qualche fortunato fosse sfuggito, Champagne per uno, un giallo spumeggiante per alleggerire lo spirito dei nostri affezionati lettori in questi tempi agitati. Se una donna dalla psiche palesemente fragile, che viaggia con una fiala di cianuro nella borsetta e proclama a gran voce di essere stanca di vivere, muore all’improvviso dopo aver bevuto una coppa di champagne, nessuno si sogna neppure lontanamente di sospettare un omicidio. Nessuno tranne il sagace Archie Goodwin e il suo ‘planisferico’ datore di lavoro. Una lettura d’evasione, ma di eccellente fattura.
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Ancora per gli amanti del giallo classico, è appena stata pubblicata una corposa edizione dei racconti e dei radiodrammi di Ellery Queen a cura di Carlo Lucarelli. Il volume non ha pretesa di esaustività, obiettivo quasi impossibile data la vastità della produzione del dinamico duo di cugini, ma nutre l’ambizione di aver raggiunto il massimo livello di ampiezza possibile (c’è anche un racconto che non era mai stato pubblicato in Italia). Gli unici gialli che si rivolgono direttamente al lettore, per sfidarlo a svelare il mistero, dopo che gli sono stati forniti tutti gli elementi chiave per poterlo dipanare: così faceva anche il mitico Jim Hutton (padre del talentuoso Timothy, che ha interpretato anche Archie Goodwin, forse in competizione con il padre) nella favolosa serie degli anni Settanta.
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" Ti voglio bene, zio Giacomi'"
Il periodo napoletano di Leopardi è forse quello più atipico ed inafferrabile dell’intera sua vita. Qui, amando passionalmente il Ranieri che, per quanto lo ricambi con affetto fraterno, non intende però concedergli alcune libertà, Leopardi si trova ancora una volta, forse l’ultima, ad operare una sostituzione del proprio oggetto d’amore. Così, forse memore del sollievo alla sua insoddifatta passione per la Targioni-Tozzetti ottenuta tramite il rapporto con il fratellino di lei, egli si rivolge agli scugnizzi napoletani. A questo punto, per godere di maggiore suggestione pittoresca, mi piace ricordare ed anche un po’ ricostruire, giacché non disponiamo di dati certi, ma di tracce, qual è l’aspetto esteriore del Leopardi a Napoli. Ed è quello, mi figuro, di una specie di nume tutelare, dalle sembianze tanto bizzarre e prive di qualunque comune attrattiva, da risultare un catalizzatore di attenzione e attese, da chi più e da chi meno rivestite di un misto di pietà e ammirazione. Incanutito e con la fronte amplissima, la testa grossa sopra un torace minuto e contorto, le gambe con la lunghezza di un uomo che avrebbe avuto una statura di 1, 70 metri, ma effettivamente alto 1 metro e 43, il ventre spesso gonfio per l’idropisia, zi’ Giacomino, come lo chiamavano i piccoli napoletani a cui s’accompagnava, doveva avere all’incirca la forma plastica di uno di quei gobbetti portafortuna, ibridati con un corno, che si vedono su talune bancarelle o in negozietti. Un aspetto fortemente iconico, insomma. Nella sua volontà di scendere a patti con sé stesso e adattarsi alla piccolezza della vita, credo guardasse alle persone del Sud, che con il loro vivere indolente, come in un continuo sogno, prolungavano lo stato psicologico dell’infanzia, unica età in cui ci si può dire felici e in cui la vita sia realizzabile. Si dice allora che in quel periodo frequentasse i bassifondi, luogo di prostituzione e di monelli che si vendevano per pochi soldi. Talvolta, si faceva seguire da loro fino a casa, con la promessa di altri soldi e confetti ed altre leccornie. Li portava nella sua camera, quando il Ranieri non era in casa, li prendeva sulle ginocchia e li interrogava, in attesa delle loro risposte genuine, sagaci, imprevedibili. Li osservava con invidia, come ignoranti a cui non era preclusa la felicità. E forse dava loro carezze che al Ranieri non avrebbe mai potuto dare. Carezzava in loro l’idea della sua propria infanzia, tornando ancora, in un ultimo stadio involutivo di un processo circolare, a quella forma di autosufficienza affettiva precedente il sentimento d’incompletezza e mancanza. Mi spingo a dire, senza voler offendere nessuno, che quest’ultimo stadio sarebbe stato evolutivo se si fosse naturalmente esplicato tramite la genitorialità. Io spero che almeno un “Ti voglio bene zio Giacomi’” un giorno gli abbia riscaldato il cuore e lo abbia in qualche modo accompagnato fino al momento della morte.
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allecram-me · 2 years
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È da un po’ che sono entrambi impossibilitati
L’ultima volta che ho visto Linda lei mi ha abbracciata, e avevo pianto un po’. Avevo pianto in sua presenza, in particolare: farlo non mi piace molto, ma mi dispiace molto meno di tante altre cose che caratterizzano stabilmente il mio quotidiano, quindi non me ne preoccupo troppo. Il pianto successivo è stato stasera, mentre mamma acconsentiva ad una mia richiesta e mi diceva di sentirsi in colpa per non avermi aiutata ad un livello più ampio quando nel pomeriggio glielo avevo debolmente proposto. Non ho pianto perché mi ha detto di no, ma l’ho fatto quando mi ha detto di sì. Mi sono sentita una merda inspiegabilmente dotata di ciglia e pantofole.
Alla fine, mi sembra che quando si piange lo si fa sempre per una ed una sola ragione - almeno nel mio caso, certo. Resta però assurdo pensare a come sono diventata, a quanto profondamente in difficoltà mi mette l’idea di potermi permettere di non essere indipendente, anche laddove potrei con qualche sforzo in più farne a meno. Uno sforzo in più, che vuoi che sia per me? Il fatto che mamma mi neghi l’aiuto è scontato, assolutamente gestibile sul piano emotivo. Quando invece mi aiuta, io ci vedo dentro le sue motivazioni, e mi fanno spavento. Secondo la mia analisi lei non mi aiuta perché ne ho bisogno, ma perché ha bisogno di pensarsi capace di erogarmi cure. La mia paura più profonda è intrecciata ad una consapevolezza che tengo nascosta sul fondo degli occhi, e quelle volte che mi rilasso mi cola giù e mi inzacchera la faccia coi resti del mascara. È la consapevolezza che, purtroppo, non lo è. È un grosso peccato, ma a quanto scopro è una vita che mi aiuto da sola, con risultati che apparentemente non sono in grado di giudicare. Tipo un cucciolo di leoncino cui crescono regolarmente gli artigli, ma che ha paura di tutto. Comunque, sono nata sotto al segno dei gemelli, anche se da anni il mio migliore amico sostiene che ne incarno un rappresentante atipico.
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