Tumgik
#attori comici
Intrattenitori, Comici , Maghi e finti camerieri
I Nostri Artisti Comici per Matrimonio sono l’attrazione più richiesta in assoluto sia durante il ricevimento sia prima del taglio torta. Essi rappresentano il giusto completamento di una giornata di festa da ricordare con gioia. I comici sono, da sempre, indispensabili portatori sani di allegria e leggerezza. Lo spettacolo del Comico per il Matrimonio si esegue in un orario centrale del…
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lacameliacollezioni · 2 years
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Il 15 febbraio del 1898 nasceva Totò. Collezione di autografi dal nostro archivio www.lacameliacollezioni.com #lacameliacollezioni #lacameliacollezionivigevano #autografi #attori #comici #totò #collezioni #attoriitaliani #kartika980 #alessandrarestelli (presso La Camelia Collezioni) https://www.instagram.com/p/CorXvyFqESv/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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tiaspettoaltrove · 4 months
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Viviamo nel mondo delle professionalità calpestate.
Ieri mi è capitato di vedere un trailer del classico film di animazione attualmente al cinema. E mi ha colpito, nel finale, quel: “Con la voce di Ciro Priello”. È veramente questo, che siamo diventati. Penso a una miriade di attori sconosciuti sparsi per l’Italia, che hanno studiato recitazione per anni, che si barcamenano tra una compagnia teatrale e l’altra. E poi, lì, ti compare quel: “Con la voce di Ciro Priello”. Non mi soffermo su quella persona, per cui tuttavia nutro una discreta antipatia, e che non mi fa ridere nemmeno negli istanti più felici della mia vita. No, non è il soggetto in sé, il punto. È il fatto che una persona, che di fatto è nata professionalmente facendo video “comici” su YouTube, venga assurta addirittura al ruolo di doppiatore per un film con una significativa distribuzione commerciale. Tutto ciò mi fa rabbrividire. Quante persone ci sono, là fuori, più meritevoli? Probabilmente non riuscirei nemmeno a contarle tutte. Però, ecco, come dicevo è proprio questo che siamo diventati. L’immediatezza del richiamo di un nome di “alto calibro” (immagino che sia così che venga percepito), prevale su tutto il resto. Prevale sul merito, sulla professionalità, sulla bravura. Qualcuno mi dirà che il tizio in questione è anche bravo. E pazienza, magari sarà anche vero, ma non è questo l’oggetto della mia disquisizione. Io mi limito a pensare a chi fa fatica a sbarcare il lunario pur meritando di lavorare in contesti di tale portata. E il problema è che questo discorso non vale solo per il mondo dello spettacolo, precario di per sé. Ovunque ci sono persone “raccomandate”, o quantomeno segnalate, che riescono ad occupare posizioni grazie a scorciatoie o scambi di favori. Il signor Priello avrà sicuramente svolto un regolare provino, sarà sicuramente stato visionato e valutato in modo corretto, non ho elementi per affermare il contrario. Ma applichiamo il tutto alla nostra misera vita quotidiana, e riscontriamo quanto in questo paese (e in generale in questo mondo?) la professionalità sia calpestata. Conta più come si appare, come ci si vende, quello che si offre. Vale per le donne, per gli uomini, per tutti. Ci pensate, ragazze, a come sarebbe bello un mondo dove conta realmente quello che si è, e non il ruolo che si interpreta? Siamo tutti inondati di titoli, di definizioni, di etichette, e si perde l’essenza di ciò che siamo. Si perde il significato, la differenza tra la mediocrità e la maestria. E la cosiddetta intelligenza artificiale sarà un ostacolo ulteriore per molti aspetti dell’umanità. Io ho voglia di verità, di genuinità, di originalità. Voglio essere sorpreso dalla novità che si discosta dalla massa, da quell’aspetto inedito che sorprende. Sono stanco della riproposizione di schemi sempre uguali a loro stessi. Valorizziamola, la professionalità. Anziché affossarla, azzopparla, neutralizzarla. E non lasciamo che chiunque possa improvvisarsi, in qualsiasi campo. Volente o nolente bisogna studiare, per crescere. Va accettato.
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angelap3 · 5 months
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Oggi è il 15 Aprile ed in questo giorno, nel 1967, a Roma moriva il grande “Totò”. Era nato nel 1898, a Napoli con il nome di Antonio Vincenzo Stefano Clemente De Curtis, e fu tra i maggiori rappresentanti del teatro (presente in 50 commedie) e del cinema comico italiano (presente in 97 film) di tutti i tempi. Non fu riconosciuto dal padre e visse in estrema povertà la sua gioventù nel “Rione Sanità”. Non impegnato nello studio e distratto precocemente dalla passione per il teatro, dalla quarta elementare fù addirittura retrocesso in terza, dove iniziò ad intrattenere i compagni di scuola con piccole recite e battute. Dopo le elementari, al Collegio Cimino, il colpo di un pugno causato involontariamente da un precettore né causò una particolare deformazione al mento ed al naso, cosa che caratterizzò in seguito la sua “maschera” di comico. Abbandonò gli studi senza conseguire la licenza ginnasiale, ed a 15 anni iniziò ad esibirsi nei teatrini periferici con macchiette ed imitazioni con lo pseudonimo di “Clement”. Dopo la prima Guerra Mondiale (trascorsa in reggimenti a Pisa, Pescia e Livorno) riprese il teatro e tra il 1923 ed il 1927 si esibì nei maggiori caffè-concerto italiani raggiungendo notorietà nazionale con le sue macchiette e mimiche facciali.Negli anni trenta si dedicò all'”avanspettacolo” iniziando ad improvvisare ed inventare deformazioni linguistiche. Nel 1933, a 35 anni, fu adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri, nel 1937 visse il debutto cinematografico e nel 1938 perse la vista dall'occhio sinistro (cosa che mantenne segreta e che solo i familiari sapevano). In seguito lavorò con i massimi attori e registi italiani, raggiungendo il massimo successo popolare (anche se non di critica). Fu anche attore televisivo (con 9 telefilm) drammaturgo, poeta, paroliere, compositore e cantante. Paragonato ai massimi attori comici mondiali come Charlie Chaplin e Buster Keaton, ancora oggi è considerato il comico italiano più popolare di ogni tempo.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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gcorvetti · 1 year
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Lunedì di fuoco.
Sembrava che questa estate fosse più finlandese visto che pioveva spesso e di giornate calde tipiche estive non cer ne sarebbero state, invece tra l'umido di ieri e il caldo di oggi sembra che la bella stagione voglia farsi perdonare, speriamo che non sono i classici due giorni belli e poi dieci di pioggia e freddo, l'estate deve essere estate anche se qua non c'è il mare, cosa che mi porta una tristezza infinita. Ma non importa perché ho comunque molte cose da fare e non sto a bighellonare o a cercare scuse le devo fare. Leggendo le notizie, più o meno sempre quelle, leggo che un tale Angelo Duro che di mestiere fa il comico ha imbrattato i suoi stessi cartelloni pubblicitari, quelli del suo spettacolo, a Taormina dove si esibirà questa sera niente poco di meno che al Teatro Antico, quella meraviglia costruita dai greci con scenografia naturale dell'Etna. Ricordo che sto tizio era all'ultimo sanremo come ospite e tanti lo applaudivano online, pensai mai sentito nominare vediamo cosa dice per fare ridere, lo cerco e con mio stupore vedo che oltre a non fare ridere, se lui è un comico io sono Buster Keaton, è un cretino che dice solo brutte parole e ha dei monologhi terrificanti che i miei temi delle medie erano scritti meglio. Li per li, ai tempi del festival, pensai "Va bè tanto il festival è oramai un baraccone di saltimbanchi e nulla a che fare con la musica" ma dimenticai che è comunque una piattaforma mediatica potente, ma sto idiota non pensavo avesse ancora spazio, ripeto se questa è la comicità che vi fa ridere c'è un grosso problema, senza fare nomi ma penso che parecchi comici del passato vorrebbero uscire dalle tombe e prendere sto idiota a calci nel culo. Siamo alla frutta, direbbe qualcuno, no, dico io, stiamo andando verso Idiocrazy su un piano inclinato, nei tempi che viviamo è semplice andare da un qualsiasi social alla tv o sui giornali come fenomeno del momento o nuovo fenomeno perché è una questione di numeri, fai 47836875103847305 visualizzazioni e quindi sei popolare, magari per quei famosi 15 minuti di cui Andy parlava, aveva ragione, perché magari nel video che diventa virale dai il massimo di te, hai il tuo top, il tuo momento magico dove riesci ad esprimerti al meglio, ma se sei un coglione resti un coglione, come quel tizio. Semplicemente direi a Cateno, sindaco di Taormina, di non fare esibire sto stronzo e bloccargli lo spettacolo, una cazzata i politici riescono sempre a tirarla fuori in ogni occasione.
Cambiando discorso, ieri ho visto Il ritorno di Casanova ultimo film di Salvatores, una storia che profuma di tempi che passano, Gabriele è un grande regista e come sempre conferma questa mia frase, mi è piaciuto molto, l'intensità delle immagini e la bravura degli attori principali e dei secondari, Servillo-Bentivoglio ho detto tutto, da al film quell'impatto emotivo che elimina anche i dialoghi intensi che alcune pellicole mettono in risalto per raccontare allo spettatore una storia che si cela dietro tutto il film, dando a chi guarda la possibilità di riflettere sui temi che affronta la pellicola. Bello molto bello, l'ho già detto? Guardatelo, vi metto il trailer.
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di-biancoenero · 2 years
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Giovacchino Forzano col figlio Giacomino e gli impresari della compagnia teatrale Za-Bum, Mario Mattoli e Luciano Ramo. Quest'ultimo sfoggia una capigliatura 'napoleonica' in omaggio al debutto al Teatro Argentina di Roma, nel 1930, del dramma forziano Campo di Maggio. Nel 1935 lo stesso Forzano ne realizzerà un film con i medesimi interpreti. Il soggetto fu suggerito da Benito Mussolini e sono evidenti nell'opera i parallelismi tra i due dittatori. Mario Mattoli fu in seguito noto regista cinematografico, ricordato in particolare per aver diretto due grandi comici del cinema italiano: Macario e Totò. Forzano oltre che regista e commediografo fu anche librettista pucciniano. La compagnia teatrale Za-Bum era divisa nella sezione drammatica e nella rivista. Quest'ultima scritturò attori che in seguito divennero molto noti al cinema quali: Vittorio De Sica con la prima moglie Giuditta Rissone e l'amico Umberto Melnati; Camillo Pilotto, Amalia Chellini, Pina Renzi, Carlo Campanini, Carlo Ninchi, Milly, Enrico Viarisio, Franco Coop.
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chez-mimich · 2 years
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LA STRANEZZA
Mettere il teatro dentro un film è sempre un grande rischio sia per lo sceneggiatore sia per il regista. Ci hanno provato in molti e ci sono riusciti in pochi perché il teatro è una cosa e il cinema un’altra. Questa volta ci ha provato Roberto Andò con il suo ultimo film “La stranezza”, in questi giorni nelle sale, incentrato sulla tragicommedia che due “becchini” di Girgenti tentano di mettere in scena nel teatro locale. Ma il destino vuole che in platea capiti uno spettatore illustre, Luigi Pirandello, tornato nella città natale per il compleanno di Giovanni Verga, che coincide con la morte della sua vecchia balia, fatto che favorisce l’incontro del “Maestro”con Nofrio e Bastiano (interpretati da Salvatore Ficarra e Valentino Picone). I preparativi per la messa in scena della sgangherata “La trincea del rimorso ovvero Cicciareddu e Pietruzzu” sono tragici e comici, esattamente come ciò che deve essere rappresentato e in più vicende sentimentali e personali si inseriscono sulla scena (e sulla messa in scena). Pirandello è testimone e convitato di pietra al tempo stesso: meditabondo e scettico, fascinoso e misterioso, sembra trarre ispirazione da quella compagnia di guitti, ma soprattutto dal mescolarsi di invenzione scenica e realtà, per scrivere poi il suo più noto capolavoro, quei “Sei personaggi in cerca d’autore” che segnerà ,nella storia del teatro, l’abbattimento della cosiddetta “quarta parete” e contemporaneamente l’inizio di tante sperimentazioni teatrali, non solo in Italia. Sembra che Toni Servillo, attore di teatro, abbia cominciato a prenderci gusto a fare anche l’attore di cinema, ma soprattutto a fare un attore di cinema che interpreta personaggi del teatro. Ricordiamo la sua interpretazione di Eduardo De Filippo in “Qui rido io”, di Mario Martone, che guarda caso è a suo volta un mostro sacro della regia teatrale. E allora questo continuo gioco di rimandi tra cinema e teatro significa forse che i registi e gli attori teatrali si sono stufati del teatro? Certo che è molto più raro vedere una trasposizione teatrale di una vicenda scritta per il cinema che non il contrario. Anche su questo, il bel film di Roberto Andò, indirettamente, ci costringe ad interrogarci. Ma il film ci fa soprattutto riflettere sul genio pirandelliano e, stavo per dire, anche sulla inutilità di tanta presunta avanguardia teatrale, senza fare nomi, altrimenti perderei metà dei miei followers. Andò è un regista attento, colto e certamente riesce nell’impresa di non far annoiare lo spettatore cinematografico e , al tempo stesso, di non fare innervosire lo spettatore teatrale. Lo fa anche con parecchie citazioni a cominciare dalla scelta di due comici come protagonisti, Ficarra e Picone appunto, che non possono non rimandare direttamente a Ciccio e Franco mattatori ne “La giara” pirandelliana, rivista in chiave cinematografica, anni fa, dai fratelli Taviani. Prova superata con voti pieni, ma senza lode, solo perché il teatro è il teatro e il cinema è il cinema…
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personal-reporter · 2 days
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Erminio Macario: il pioniere del Cinema comico italiano
Erminio Macario, meglio noto con il solo nome d’arte Macario, è stato uno degli attori e comici più influenti della scena teatrale, cinematografica e televisiva italiana. Nato a Torino il 27 maggio 1902, e sempre legato alla sua città fino alla morte, avvenuta il 26 marzo 1980, Macario è considerato dai critici l’inventore del cinema comico italiano, grazie alla sua capacità di creare personaggi…
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rugantino7 · 2 months
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Grazie mille a @che_intervista 🙏🏻
Potete leggere l'intervista al seguente link:
https://www.cheintervista.it/intervista-a-daniele-antonio-battaglia-attore-scrittore-presentatore-imitatore-conduttore-radiofonico-socio-asas-associazione-siciliana-arte-e-scienza/
#danieleantoniobattaglia #danielebattaglia #asas #centropalcoacademy #scrittori #scrittoriitaliani #attori #teatro #interviste #spettacolo #poeti #messina #sicilia #presentatori #radio #speakerradio #radiocronista #imitatori #comici
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la-misto · 4 months
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Oggi, mentre la pioggia tamburella sui vetri come un timido invito a riflettere, compio trentacinque anni. Questa ricorrenza, che un tempo avrebbe scatenato festeggiamenti e brindisi, ora si tinge di un color grigio malinconia, riflettendo più un senso di perdita che di guadagno: perdita di tempo, di opportunità, e forse, più dolorosamente, di speranze.
A trentacinque anni, secondo i canoni della saggezza popolare, uno dovrebbe godere di una stabilità—una fortezza costruita con i mattoni della sicurezza lavorativa, coronata da un tetto di tranquillità. Invece, mi ritrovo a navigare in un mare incerto, sballottato dalle onde dell'instabilità contrattuale e dall'assenza di prospettive a lungo termine. Ironia della sorte, in un Paese dove il governo sembra aver scambiato il suo ruolo di custode del benessere pubblico per quello di spettatore disinteressato, questa condizione di precariato è diventata la norma piuttosto che l'eccezione.
Ecco dunque la cruda realtà: le promesse di un futuro radioso si sono sciolte come zucchero in un caffè troppo amaro. La mia generazione, incantata dalle sirene di un benessere mai realmente a portata, si ritrova a rincorrere l'illusione di una stabilità sempre più elusiva. Tutto a termine, niente di certo, tranne la certezza di un governo che, tra un decreto e l'altro, sembra trovare sempre il modo di annunciare la mancanza di risorse con la stessa cadenza con cui fallisce nel sostenere chi dovrebbe essere il futuro del Paese.
Oggi, il mio compleanno non è un giorno di festa, ma un'occasione per una riflessione amara sulle ironie della vita adulta. Siamo cresciuti credendo che il duro lavoro e la dedizione ci avrebbero garantito un posto nel mondo, ma ci troviamo a contestare ogni giorno la validità di quella narrazione. Che fine hanno fatto quelle assicurazioni di prosperità? Diluite, forse, nelle acque turbolente di una crisi economica continua o evaporate sotto il calore opprimente di una burocrazia inefficiente?
Non posso fare a meno di chiedermi, con un pizzico di sarcasmo amaro, se il governo non abbia scambiato il manuale di gestione dello Stato con un romanzo distopico, in cui l'obiettivo sembra essere quello di testare la resilienza dei suoi cittadini piuttosto che assicurare loro la possibilità di un'esistenza dignitosa. E mentre l'Europa guarda, forse con una punta di commiserazione, noi giovani cerchiamo di tessere le nostre vite con i fili di un tessuto sociale e economico che si sfalda tra le dita.
In questo contesto, il mio compleanno diventa un palcoscenico su cui si recita una commedia di errori non tanto comici, dove ogni candela sulla torta simboleggia non solo un anno in più di vita, ma anche un anno in più di lotta, di speranze aggiustate e di delusioni digerite.
Resta quindi la domanda: fino a quando continueremo a celebrare non ciò che abbiamo, ma ciò che ci è stato negato? Fino a quando dovremo aspettare che il ritmo delle promesse mancate venga sostituito dalla melodia della realizzazione?
Trentacinque anni potrebbero non essere la mezza età, ma certamente sono abbastanza per chiedermi se il prossimo compleanno porterà con sé qualche certezza in più, o se sarà un altro capitolo di questa satira involontaria in cui il governo fa da regista e noi cittadini da attori malvolentieri.
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girulicchio · 4 months
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Stand-up comedy
Non mi interessa scoprire la verità: per me la stand-up comedy sarà sempre l'opposto della sitcom. Perché una è stand-up e l'altra è sit.
E io credo fermamente che avrei potuto avere un certo successo nella sitcom, quella che intendo io.
Per stazza e per deformazione personale, mi vedo come un moderno Abatantuono. Moderno, nel senso come lui oggi: un omone dall'aria depressa, attaccato ai suoi ventilatorini e alla sedia su cui poggia il suo regale culo, che ogni tanto dice una cagata divertente e che sorride appena in altre circostanze.
Il caldo lo soffriamo entrambi, questo è poco, ma sicuro.
Dicevo, comunque, che il mio prototipo di comicità è da divano, per niente fisica, che non richieda alcuno sforzo. Poi, qualcuno si sforza di chiamare stand-up anche la comicità fatta da seduti, ma questa è una forzatura che non condivido. Certo, c'è anche da dire che se una persona è uno stand-up comedian non vuol dire che debba vivere all'impiedi o che ogni suo gesto lavorativo debba essere legato alla posizione eretta: ci sono attori comici e drammatici, tra cui proprio Abatantuono, che vivono momenti distinti e distinguibili in scene differenti.
È per questo che, apprezzandone la buona fattura, ascolto Tintoria senza guardarlo. So che mi perdo molto, che in tanti momenti poter guardare la scena, anziché limitarsi ad ascoltarla, dà molto corpo e contesto a quanto detto. Tuttavia, è una questione di principio e già non ci sono più i valori di una volta. Quindi, il buon Tinti e il piacente Rapone possono definirsi ed essere stand-up comedian, pur restando seduti: su questo posso dare il mio placet.
Come piccola protesta personale, al pari di un bambino che rinuncia al dolce perché non gli fanno guardare i cartoni animati, continuo ad ascoltarli, da seduto.
Potrei trovare un compromesso: andare allo spettacolo dal vivo e ascoltarlo in piedi, per tutto il tempo. Poi, sedermi quando tutti vanno via, con tanto di ventilatorini e aria sfatta. La standing ovation al contrario, come la stand-up comedy al contrario.
(Ecco, io sono più tipo da cabaret: voglio almeno una quarta parete, se possibile più di una. Non voglio interazioni umane costruttive. Che nessuno si azzardi ad interagire con me: mordo, scalcio e urlo se serve, purché non debba alzarmi dalla sedia.)
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Ghostbusters! La celebre canzone del film eseguita dal cast e da Fallon con strumenti da bambini
“Who you gonna call?”, cantava Ray Parker Jr e il coro rispondeva: “Ghostbusters!” in una delle colonne sonore più famose di sempre legata ad uno dei film più amati da intere generazioni: Ghostbusters, Gli acchiappafantasmi. Correva il 1984: la pellicola, interpretata da un gruppo di attori comici provenienti dal celebre Saturday Night Live Show, sbancò i botteghini di tutto il mondo imponendosi,…
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lamilanomagazine · 8 months
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Giornata della memoria, al Teatro Piccinni il progetto "Tanto vale divertirsi" e l'edizione speciale de La Palestra
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Giornata della memoria, al Teatro Piccinni il progetto "Tanto vale divertirsi" e l'edizione speciale de La Palestra. Nell'ambito della stagione teatrale del Comune di Bari - assessorato alle Culture in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, due sono gli appuntamenti in programma al Teatro comunale Piccinni in vista della Giornata della Memoria: domani, giovedì 18 gennaio, "Tanto vale divertirsi", il progetto in matinèe e serale, fuori abbonamento, di Antonella Carone, Tony Marzolla, Loris Leoci con la drammaturgia di Damiano Nirchio; il 27 gennaio, Giornata della Memoria, in matinée, un'edizione speciale de La Palestra, a cura di Francesco Asselta. Punto di partenza e fonte d'ispirazione per "Tanto vale divertirsi" è stato il campo di transito di Westerbork in Olanda, dove tra il 1942 e il 1943 si ritrovarono molti nomi di primo piano della scena culturale europea: Camilla Spira, Max Ehrlich, Kurt Gerron (reduce dal grande successo de "L'angelo azzurro"), ma anche il pianista Willy Rosen o il duo swing "Jonny e Jones", per citarne alcuni. A Westerbork, tappa intermedia verso lo sterminio, c'era anche un teatro dove questi artisti continuarono ad esibirsi per allietare non solo il pubblico degli internati, ma soprattutto i loro carcerieri e aguzzini accomodati nelle prime file. Da questi artisti ci si aspettava che facessero ridere, che sciorinassero tutto il loro miglior repertorio: serviva ai gerarchi che godevano di spettacoli con il meglio che la scena teatrale avesse conosciuto fino ad allora; serviva agli artisti stessi, che così potevano ambire ad una speciale quanto momentanea immunità. In mezzo agli orrori della morte e alla barbarie umana, l'Arte riuscì dunque a farsi spazio per aiutare a sopravvivere, "per collegare il tempo dei morti con quello di chi verrà" o, semplicemente, per avere una chance in più. Un'ultima ancora. Per il nuovo appuntamento de La Palestra, il Teatro Piccinni si aprirà a un allenamento collettivo per tenere viva la memoria storica della Shoah. L'intervento di artisti, giornalisti, intellettuali sarà l'occasione per ricordare un'importante pagina della storia del mondo, che non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l'intera umanità. "La Memoria non solo riguarda il passato ma, per dirla con le parole di Calvino, "lo contiene come le linee d'una mano", scritta negli spigoli della storia i cui segmenti sono fatti di graffi, seghettature, intagli, virgole - commenta Ines Pierucci -. "Oggi è ancora più necessario ricordare la Shoah e valorizzare la Memoria quale atto di pace per sottolineare quanto la violenza sia sempre stata e rimarrà debole. La pace, invece, è radicale, occorre molta più forza per risolvere pacificamente questioni che ancora oggi mettono a rischio il diritto alla vita di milioni di persone". "Un po' per celia, un po' per non morire!" diceva Ettore Petrolini citando Madama Butterfly. E non è proprio per esorcizzare la morte che l'uomo, o qualcuno più su, ha inventato la risata? E cosa c'è di meglio, allora, che cambiare una brutta tragedia, il famoso Amleto di Shakespeare, in una farsa che possa far morire... dal ridere? Tre strampalati attori comici ci proveranno disperatamente in una misteriosa corsa contro il tempo: vaudeville, teatro comico futurista, kabarett, avanspettacolo, rivista, umorismo yiddish sono mescolati in un gran pentolone con le parole del bardo inglese. Un surreale omaggio alla comicità del '900 e alla sua Storia: un'incessante gioiosa cavalcata tra frizzi, guizzi e lazzi in fuga da una tragedia che intanto rincorre, s'avvicina, non s'arrende e soprattutto non si rassegna alla sconfitta. Vuole riprendersi ciò che è suo. Sorge il dubbio che ci sia poco ormai da ridere. Eppure... "Non abbiamo più molto da perdere, mi sembra. Tanto vale... Divertirsi. No?".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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micro961 · 9 months
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Stefano Napolitano - Il singolo d’esordio è “Cadendo”
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Una profonda crisi esistenziale, un testo del passatoe la sua personale rinascita artistica
Nel giro di due anni escono tre libri, una web series e questo primo singolo un po' controcorrente, specialmente in un momento critico in cui la musica delle nuove generazioni sembra aver preso la strada del pettegolezzo, dell’estetica peggiore e del gossip. Stefano Napolitano pubblica “Cadendo”, esordio con un brano dalle atmosfere wave/dark, dal sottofondo velato di elettronica, firmato dalla collaborazione con il producer di Alex Gaydou:
«Una canzone che inizialmente nacque come testo nel 1993 a seguito del ricordo di una profonda crisi esistenziale vissuta anni prima. Venne successivamente inserita nel primo libro “Pensieri di seconda scelta” uscito nel 2021. Nel 2003 compongo la parte musicale. Ricordo un giorno di essermi trovato da solo in casa ad ascoltare il cd di un gruppo milanese La Sintesi dal titolo “Un curioso caso”. Lo ascoltai ripetutamente per diverse ore e, a un certo punto, sentii arrivarmi in testa l’ispirazione. Spensi lo stereo di colpo, abbracciai la mia chitarra e cominciai ad eseguire un giro di accordi un po' inconsueti con una melodia articolata che mi arrivò all’improvviso. Mi ricordai di quel testo scritto dieci anni prima e, straordinariamente, mi accorsi che quella melodia era perfetta per quelle parole. La registrai su un nastro e poi lo conservai in un baule insieme al resto delle cose che scrivevo. Passarono altri due decenni». Stefano Napolitano
Stefano Napolitano nasce a Torino il 15 febbraio del 1966.A 18 anni lavora presso un’agenzia pubblicitaria che si occupa di sondaggi per l’allora nascente Mediaset. Comincia a scrivere articoli musicali e culturali per alcune testate giornalistiche della sua città. Nel 1998 Giorgio Gaber gli concede un’intervista presso il Teatro Alfieri di Torino un’esperienza che descrive tra le più emozionanti della sua vita. Poi è la volta di Morgan e dei Bluvertigo, di Nicolò Fabi, dei comici della rassegna Zelig come Giobbe Covatta, Paolo Hendel e Raul Cremona fino ad arrivare a Valerio Liboni, Alberto Fortis, Johnson dei Righeira, Natalino Balasso, Walter Rolfo e il mago Alexander. Dopo un’esperienza con Publitalia, nel 2000 decide di abbandonare definitivamente l’ambiente perché nocivo e troppo politicizzato.Nel 2021 con la pubblicazione del suo primo libro “Pensieri di seconda scelta”, una raccolta di brani sull’amore, la vita e la morte.L’anno successivo pubblica una web series dal titolo “A Real and Reactionary Resurrection” che fa da ponte all’uscita del suo nuovo libro “Lucifero si racconta” scatenando una serie di reazioni sul web al punto che nell’aprile del 2023 conduce insieme ad Ivana Posti un programma su GRP, emittente televisiva torinese, che porta il titolo omonimo del libro, per spiegare le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere quell’opera. Durante la programmazione delle 4 puntate vengono invitati giornalisti del calibro di Anna Tamburini Torre e scrittori come Laura Fezia, oltre ad attori e pensatori.È stato ospite fisso per un anno, tutti i mercoledì mattina, nel programma di Wlady Tallini “Cosa succede” trasmesso da Primantenna Tv nel quale recitava alcune sue poesie partecipando anche come opinionista sui fatti del giorno.In questo 2023 esce il suo terzo lavoro letterario dal titolo “Inseguendo L’aura” e il 1 dicembre 2023 viene pubblicato il suo primo singolo dal titolo “Cadendo” il cui testo era già presente nel primo libro “Pensieri di seconda scelta” (2021).
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captaindanielepoto · 10 months
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