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#benedit
tvdversepoc · 3 months
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Ben & Jed Tien (Legacies 4x10) || Zane Phillips & Ben Levin
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larygo · 2 years
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lawofcollage · 2 months
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Dedicated to Nex Benedict, a nonbinary teen who recently died in Oklahoma after being beaten in a bathroom and extensive bullying at school.
Protect Nonbinary Kids on Threadless, Protect Trans Kids on Threadless
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shin-arts · 1 month
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more arts of him ^^
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bridgertontess · 1 year
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Luke Thompson EDIT. Rhapsody in Blue.
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toiletpapercosmos · 1 year
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federer7 · 2 years
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Benedite Leuwarda. Hamburg. From the series 'Workplace' “, 1994
Photo: Sibylle Bergemann
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rabbit-in-blue · 10 months
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absentmoon · 1 year
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if enough of ur mutuals unionize we can get you to concede to the gay4benny allegations
STOP UNIONIXING RIGHT NOW.
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321ocio · 7 months
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The Producers en el teatro Tívoli
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benedictt-palenjr · 1 year
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torchwood-99 · 10 months
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A complex headcanon in which Benedit is mixing with arty/intellectual people while passing himself off under another name because after the art school situation he wants to know if he will be respected as an artist for himself, so when he's introduced to aspiring political writer Theo Sharpe, Theo has absolutely no idea his new friend/patron is actually Eloise Bridgerton's brother, until he's on his way to Benedict's for dinner and Benedict comes clean and Theo realises he's going to be coming face to face with Eloise in front of her entire family and she's got no idea!
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justjensenanddean · 2 years
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Jensen Ackles, Rob Benedit after recording the first 2 episodes of “Supernatural: Then and Now” podcast [x] 
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gacougnol · 2 years
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Sibylle Bergemann
Benedite Leuwarda
From "Workplace", Hamburg, 1994
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shin-arts · 1 month
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The icons are done!
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autolesionistra · 1 year
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Cogli occhi spenti, con le guancie cave, Pallidi, in atto addolorato e grave, Sorreggendo le donne affrante e smorte, Ascendono la nave Come s’ascende il palco de la morte.
E ognun sul petto trepido si serra Tutto quel che possiede su la terra, Altri un misero involto, altri un patito Bimbo, che gli s’afferra Al collo, dalle immense acque atterrito.
Salgono in lunga fila, umili e muti, E sopra i volti appar bruni e sparuti Umido ancora il desolato affanno Degli estremi saluti Dati ai monti che più non rivedranno.
Salgono, e ognuno la pupilla mesta Sulla ricca e gentil Genova arresta, Intento in atto di stupor profondo, Come sopra una festa Fisserebbe lo sguardo un moribondo.
Ammonticchiati là come giumenti Sulla gelida prua morsa dai venti, Migrano a terre inospiti e lontane; Laceri e macilenti, Varcano i mari per cercar del pane.
Traditi da un mercante menzognero, Vanno, oggetto di scherno allo straniero, Bestie da soma, dispregiati iloti, Carne da cimitero, Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.
Vanno, ignari di tutto, ove li porta La fame, in terre ove altra gente è morta; Come il pezzente cieco o vagabondo Erra di porta in porta, Essi così vanno di mondo in mondo.
Vanno coi figli come un gran tesoro Celando in petto una moneta d’oro, Frutto segreto d’infiniti stenti, E le donne con loro, Istupidite martiri piangenti.
Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora Il suol che li rifiuta amano ancora; L’amano ancora il maledetto suolo Che i figli suoi divora, Dove sudano mille e campa un solo.
E li han nel core in quei solenni istanti I bei clivi di allegre acque sonanti, E le chiesette candide, e i pacati Laghi cinti di piante, E i villaggi tranquilli ove son nati!
E ognuno forse sprigionando un grido, Se lo potesse, tornerebbe al lido; Tornerebbe a morir sopra i nativi Monti, nel triste nido Dove piangono i suoi vecchi malvivi.
Addio, poveri vecchi! In men d’un anno Rosi dalla miseria e dall’affanno, Forse morrete là senza compianto, E i figli nol sapranno, E andrete ignudi e soli al camposanto.
Poveri vecchi, addio! Forse a quest’ora Dai muti clivi che il tramonto indora La man levate i figli a benedire.... Benediteli ancora: Tutti vanno a soffrir, molti a morire.
Ecco il naviglio maestoso e lento Salpa, Genova gira, alita il vento, Sul vago lido si distende un velo, E il drappello sgomento Solleva un grido desolato al cielo.
Chi al lido che dispar tende le braccia. Chi nell’involto suo china la faccia, Chi versando un’amara onda dagli occhi La sua compagna abbraccia, Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.
E il naviglio s’affretta, e il giorno muore, E un suon di pianti e d’urli di dolore Vagamente confuso al suon dell’onda Viene a morir nel core De la folla che guarda da la sponda.
Addio, fratelli! Addio, turba dolente! Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente, V’allieti il sole il misero viaggio; Addio, povera gente, Datevi pace e fatevi coraggio.
Stringete il nodo dei fraterni affetti. Riparate dal freddo i fanciulletti, Dividetevi i cenci, i soldi, il pane, Sfidate uniti e stretti L’imperversar de le sciagure umane.
E Iddio vi faccia rivarcar quei mari, E tornare ai villaggi umili e cari, E ritrovare ancor de le deserte Case sui limitari I vostri vecchi con le braccia aperte.
Edmondo De Amicis - “Gli emigranti” dal 1882 con furore
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