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#carità pelosa
aitan · 2 years
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Al ballo mascherato della solidarietà
si spartirono gli ultimi resti della città
tra fiumi di spumanti e pose di carità
mentre a la’ ffora ‘a gente
nun ‘ngarrava cchiu’ a campa’
e nun teneva manco
l’uocchie pe’ chiagnere
e a voce p’allucca’
Continua qua con tanti auguri in campagna ed in città.
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forgottenbones · 1 month
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MrBeast Cures Blindness
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gregor-samsung · 3 years
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“ Il borghese crea opere assistenziali, dona ai poveri. Ma è davvero questo dono, indubbiamente importante, una generosità? È davvero la sollecitudine per il povero a provocarlo? No, quest’opera è un calcolo (inconsapevole): bisogna arrestare l’inondazione di miseria, altrimenti essa è capace di far saltare le dighe dell’ordine, bisogna ristabilire le relazioni col povero, giacché non è possibile vivere in una società senza relazioni, e se siamo costretti a sfruttare perché la società progredisca, la cosa ci rattrista non poco. Il povero che rifiutiamo di accogliere e di considerare nell’impresa, poiché egli è là per tutt’altro, lo so bene che è un uomo e che, una volta fatto il suo lavoro, una volta compiuto il suo dovere, mi tocca occuparmene, responsabile come sono di tutta la società. Quest’opera è uno strumento di violenza nei confronti di chi si aiuta, perché egli, a sua volta, diventa debitore. Istituito il nuovo rapporto posso ancora pretendere qualche altra cosetta da lui: il suo cuore. E poi, grazie alla mia carità, forse ho il diritto e insieme il dovere (giacché anche qui si tratta di un mio diritto, sono io a pagarlo! E non mi sogno neppure di sfuggire al mio dovere) ho il diritto di sapere cosa farà il povero dei soldi che gli dò; se do, devo poter verificare che ciò serva a qualcosa (perché infine tutto deve servire). Questi poveri non sanno sfruttare le loro possibilità (d’altronde, se le sapessero sfruttare non sarebbero poveri!). Occorre offrire loro delle possibilità e insieme educarli. Si sa che il povero è, come il negro, un fanciullo. È necessario insegnargli a spendere con raziocinio, a comprare quel che gli serve di più e che è nelle sue possibilità. È necessario insegnargli a fare il suo bilancio e a non scialacquare. È necessario accertarsi che non impiegherà i soldi per bere! Orrore! Ho un dovere da adempiere nei suoi confronti, e io non sfuggo mai ai miei doveri. E neppure gli altri. È necessario condurre per mano questo povero al quale si dà, affinché un giorno, finalmente (e cessando così d’essere povero), sappia condursi da solo. Beninteso, tutti questi discorsi, queste spiegazioni, sono perfettamente sconosciuti al borghese, che resta in buona fede e pieno di buona volontà. “
Jacques Ellul, Metamorfosi del Borghese, traduzione a cura di Eugenio Ripepe, casa editrice Giuffrè (collana Valori politici n° 13), 1972.
[Edizione originale: Métamorphose du bourgeois, Paris, Calmann-Lévy, 1967]
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silviaaquilini · 7 years
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ideeperscrittori · 3 years
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EMERGENCY NON È CARITÀ EMERGENCY È LOTTA
La carità pura e semplice è qualcosa che mi infastidisce. Sento sempre un retrogusto di conservazione dello status quo quando penso a certe organizzazioni di beneficenza. Tra le pieghe del concetto di carità intravedo uno sgradevole patto non scritto: "Io sono ricco e tu sei povero. Ti concedo la mia carità. Ti lancio qualche briciola, così oggi potrai cenare. Ma a una condizione: io rimarrò ricco e tu povero". Nella carità c'è un'idea di rapporti sociali che restano immutati. C'è la definizione di ruoli che non devono mai cambiare: il potente è quello che fa piccole concessioni; il sottomesso è quello che accetta e ringrazia. La carità di cui parlo è una relazione asimmetrica che riproduce, in maniera neanche tanto nascosta, il marchingegno del dominio. Chi fa la carità detta le regole, l'entità e le condizioni. Tutto resta uguale, tutto si ripete, fino alla prossima briciola caritatevolmente gettata sul marciapiede. Il potente dorme sonni tranquilli perché non solo conserva il dominio, ma è pure universalmente considerato buono e otterrà un caloroso applauso alla serata di gala del suo club, senza contare il posto assicurato in paradiso. Nella carità è del tutto assente qualsiasi idea di trasformazione sociale. Madre Teresa era molto caritatevole ma, con buona pace di Jovanotti, non era poi così degna di ammirazione. Costruire ospedali non era una priorità per lei. Forse perché gli ospedali possono veramente cambiare il mondo, mentre il pensiero di Madre Teresa era proiettato sull'Aldilà e non su questa valle di lacrime. Beati gli ultimi, ma che restino ultimi, perché di essi è il Regno dei Cieli. Ho tirato in ballo la carità perché ieri, in un gruppo Facebook di sinistra, ho letto un post al vetriolo contro Gino Strada, accompagnato dalle parole "Per riflettere". In pratica l'autore voleva dirci: "Attenzione. Non è come te la raccontano". Nel post Gino Strada veniva accostato a un concetto paternalistico di carità pelosa. Non vi nascondo che la lettura di quelle parole mi ha fatto quasi esplodere come una supernova. La mia traballante pacatezza ha lasciato spazio alla modalità berserk e ho risposto per le rime. Alla fine l'autore ha cancellato il post, verosimilmente a causa dei numerosi interventi di persone che non avevano gradito il suo invito alla riflessione, un po' come me. Io sotto quel post ho scritto chiaro e tondo che Emergency non è carità. Emergency è lotta, perché il suo modo di agire è una vera ribellione contro il paradigma di quella che chiamiamo beneficenza. Per portare avanti la sua lotta, Emergency realizza ospedali in zone martoriate dalla guerra e dalla povertà, al contrario di Madre Teresa. È questo il punto da cui partire per capire la sua significativa rivoluzione. Gli ospedali di Emergency sono qualcosa di impensabile per chi non ne ha mai sentito parlare. Avete presente il classico ospedale fatiscente, ben riprodotto in certi film ambientati in posti infernali, dove i malati sono ammassati o al massimo separati da qualche tenda malamente accomodata, in cui vengono fornite bende e somministrati con parsimonia gli antidolorifici, con l'optional del conforto religioso per i moribondi? Emergency invece costruisce in mezzo all'inferno centri di eccellenza che, tanto per fare qualche esempio, fanno chirurgia ortopedica, ricostruiscono arti, realizzano protesi, ti seguono nella riabilitazione. Perché quando il tuo piede è stato distrutto da una mina gli antidolorifici somministrati con parsimonia non bastano. Servono attrezzature e competenze chirurgiche che sono sempre state un privilegio di noi occidentali; soprattutto di quelli che hanno un po' di soldi e vanno in cliniche a pagamento, dato che l'arretramento della sanità pubblica sembra qualcosa di inarrestabile anche negli stati del primo mondo. Gli ospedali di Emergency sono centri d'avanguardia che non hanno nulla da invidiare ai migliori ospedali europei. Prendete l'ospedale in Uganda, progettato da Renzo Piano e non da mio cugino che una volta curava un blog sull'architettura. È un centro costruito con una maniacale attenzione per la sostenibilità energetica e dei materiali. "Voglio che sia scandalosamente bello", disse Gino Strada in un'intervista. Proprio in Uganda, un paese con un PIL pro capite a dir poco misero e stabilmente ubicato in fondo alla classifica dell'indice di sviluppo umano, Emergency ha affidato il progetto di un ospedale a un architetto di fama mondiale. Non si tratta di una grande stanza piena di ammalati separati con tende di fortuna (nel solco dell'idea caritatevole secondo cui "è già tanto fare qualcosa"). Stiamo parlando di un gioiello tecnico accogliente, colorato, con spazi di aggregazione e giardini. Perché l'Uganda merita un ospedale meraviglioso. Persino migliore dei nostri. Nella scandalosa bellezza di quell'ospedale è racchiusa l'idea dell'uguaglianza. Qui la giustizia sociale diventa qualcosa di tangibile e così dev'essere dappertutto, perché la sanità di qualità eccezionale, con interventi che richiedono competenze di alto profilo, non può essere un privilegio occidentale. Si deve trovare anche in Uganda. Anche lì, come in qualsiasi altro posto al mondo, tutti devono potersi curare senza spendere un soldo. Manca un pezzo della storia, per rendere completamente visibile l'abisso che separa Emergency dal concetto di carità. Manca il futuro. Un giorno Emergency in Uganda non ci sarà più, perché quell'ospedale scandalosamente bello sarà amministrato in modo autonomo dalle persone che vivono da quelle parti. Succederà quando lì ci saranno le risorse e le competenze per gestire ogni dettaglio, continuando a garantire cure gratuite e universali. È questo lo scopo di Emergency: gettare il seme per la nascita di un sistema sanitario pubblico di qualità impeccabile in Uganda e in tanti altri posti. Emergency si impegnerà per formare personale medico specializzato in loco e un giorno se ne andrà. Non ci sarà più. Succederà quando l'ospedale sarà in grado di camminare con le sue gambe. Anche in previsione della futura gestione autonoma, gli ospedali sono realizzati con uno sguardo sempre rivolto alla sostenibilità ambientale ed energetica. Lo scopo di Emergency non è possedere centri d'eccellenza in posti martoriati. Il suo scopo è cambiare le cose per sempre prima di andarsene. Il suo scopo è diventare inutile. Siamo in un'altra dimensione rispetto alla beneficenza e all'assistenzialismo. Gino Strada non è stato un maestro di carità, neanche per un secondo. È stato un maestro di lotta, per la sanità gratuita e universale, per l'uguaglianza, contro la guerra. Insieme all'indimenticabile Teresa Sarti ha creato Emergency per lottare al fianco di chi crede in un altro mondo possibile. E ora, archiviata la faccenda della carità, mi rivolgo agli eventuali squallidi sovranisti che si imbatteranno in questo post. Cari (si fa per dire) sovranisti, siete prevedibili e so cosa state pensando. C'è una domanda che vi frulla nel cervello (chiamiamolo così): "E per l'Italia Emergency non fa nulla?". Potrei cavarmela con il solito facile commentino sarcastico che viene in mente a tutti: "Ma non siete quelli che volevano aiutarli a casa loro?". Però devo aggiungere, quasi a malincuore (perché odio sprecare tempo nel vano tentativo di aprirvi gli occhi), che Emergency ha realizzato un sacco di progetti in Italia. È rimasta a L'Aquila, anche quando persone molto simili a voi scappavano via perché la luce dei riflettori si stava affievolendo. Dopo lo scoppio della pandemia (che per voi è una bazzecola amplificata dai media, ma questa è un'altra storia), Emergency ha cominciato a fornire aiuto a tante persone rimaste indietro, senza fare le distinzioni che vi piacciono tanto tra italiani e immigrati, senza mai smettere di denunciare la devastazione della sanità pubblica, senza smettere di chiedere a gran voce l'uguaglianza. Questa è la differenza tra chi lotta per cambiare le cose e chi fa la carità. Chiudo con una confessione: so di non aver scritto nulla di particolarmente satirico anche questa volta. A prima vista, bisogna ammetterlo, la mia sembra semplicemente una dichiarazione d'amore nei confronti di Gino Strada e Teresa Sarti. E infatti lo è. Quando ci sono di mezzo loro, va sempre a finire così. Ah, tutti i progetti realizzati da Emergency non si finanziano da soli. Sapete cosa fare.
— L’Ideota
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crossroad1960 · 4 years
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Sciacallo, la carità pelosa sulla pelle dei VERI volontari è solo squallida propaganda! Nauseante ipocrisia.
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Immigrazione, niente Dottrina se non c’è ordine L'VIII Rapporto sulla Dottrina sciale della Chiesa nel mondo dell’Osservatorio Van Thuân è dedicato a…
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pangeanews · 5 years
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Hanno trovato la tomba dell’Uomo Elefante, si chiamava Joseph Merrick, è morto a 27 anni. Per capire la sua storia, più che la BBC dobbiamo leggere le poesie di Robert Graves
È stato reso noto dalla BBC (leggete qui) che i resti dell’uomo elefante sono effettivamente quelli di un ragazzo, morto nel 1890 a 27 anni, che passò la vita a fare il fenomeno da baraccone. E che stupiva, guarda il caso, la società benpensante e castigata, perché nonostante la sua deformità mostrava sensibilità e grande intelligenza. Il giovane si chiamava Joseph Merrick.
*
Quel che sorprende, nelle news di Albione, è sovente l’eclatante imbecillità con la quale si divide il sano dal malato. Eccovi i resti dell’uomo elefante, dice la BBC, e usa la rete come nuovo circo. Non importa nulla sapere che verrà predisposto un memoriale per Merrick a Leicester, la città natale dalla quale se ne venne a Londra perché il suo corpo non gli consentiva altro che il baraccone: la testa 91 cm di diametro, polsi di 30 cm, un dito largo 13 cm.
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A Londra Merrick si esibì, fu pestato e derubato ma ebbe la forza d’animo di mettersi in contatto col luminare positivista di turno, Frederick Treves. Il quale però aveva cuore e si prese cura di Merrick. Senza troppo clamore. A volte sono i posteri che invece continuano a fare gli imbecilli. Perché così è la mentalità protestante. Sei bello: quindi benedetto da Dio. Sei brutto, invece, e allora ritieniti fortunato se ricevi la carità distratta e pelosa da parte degli eletti e dei predestinati.
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Joseph Merrick nacque a Leicester nel 1862 e morì a Londra nel 1890
Parentesi. La sindrome di Merrick è nota tuttora come ‘di Proteo’. Così facciamo un passo avanti. Serve scavare indietro nel tempo. Capire che l’intelligenza è lo stesso che la variabilità: Ulisse è questo, i Greci lo sapevano e noi tranquillamente tendiamo a scordarlo. Finché non arrivano i poeti: Brodskij che ripiglia Orazio e cavalca il Minotauro, Graves che studia i miti, supera la scienza positiva dei semplici ‘rami d’oro’ (Frazer, Mann, Wittgenstein) e richiama il semplice fatto della vita come follia da imbrigliare. C’è una poesia delicatissima di Graves dedicata al cavalluccio marino, dove spiega l’enormità di questo esserino; ce n’è un’altra dedicata a orchi e pigmei. Tradurrò Graves – la cui poesia manca, in Italia, seriamente, da troppo – qui sotto per capire veramente Merrick.
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Già, gli Inglesi sono protestanti. Prendere o lasciare. Ci hanno portato il progresso e insieme ci hanno permesso di dimenticare che i mostri, le anomalie, sono sempre lì: chiamatelo ‘terata’ o ‘uomo elefante’. Il risultato è vincente per la poesia. Una sconfitta sonora della scienza, abituata alla progressione. Basterebbe pensare che il razionale Lutero fondatore del mondo moderno era messo in crisi dai ‘terata’ mentre il suo braccio destro, Melantone, pur vivendo di libri classici era più avanti di lui e cercava di capire il valore di queste anomalie: Warburg impazziva (letteralmente) davanti a Melantone chino sul bue neonato con la testa doppia. Davanti al bue neonato che crepava, l’umanista Melantone si poneva due domande; Lutero ghignava e continuava di testa sua.
*
Nasciamo tutti, ormai, in ambito romantico: guarda l’uomo elefante, che emozione! Niente di meno classico di questo atteggiamento da puri di cuore. Del resto, siamo ignoranti degli antichi e dei Greci. Già Graves ci sembra arcaico. Qui in Italia abbiamo solo due traduzioni parzialissime delle sue poesie. Perciò meglio vedere a fondo cosa dice Graves dei ‘terata’. Per non bersi il liquorino della BBC. Perché UK è sempre lì a menarsela e menarcela con il volto specchio del carattere, le fesserie da Lombroso presentate come certe e verificate. Dimmi che faccia hai è ti dirò se sei amministratore delegato o operaio. Sembra che BBC voglia dire: guardate com’era mostruoso, Merrick! Poteva essere pericoloso per noi bellini! E perché, noi saremmo i sani? I cosiddetti giusti? Ma se siamo dentro il romance del film americano, dove l’unico affetto è quello standard e la bellezza non può essere trovata nell’irregolare, no, ci vuole la coppia tubante e neoromantica, tutta piantini, isterie, trombate, poi, infine, liberazione: corna e conseguente ritrovamento del true love.
*
Rimediamo con Graves. L’unico consiglio è tenere a mente che in lui c’è tutto, antico e moderno. Per dire: in una sola poesia trovi mescolati il sorriso che è ghigno dolce (L’uomo che ride secondo Hugo) e gli uccelli visti sempre come pessima cosa (Ovidio e le sue metamorfosi). Graves è più attuale della scienza positiva. Sa e dice che se nasce una creatura anomala, la donna che l’ha partorita sa il perché e il percome. La donna è più saggia del poeta: lo fa innamorare, e lui ricostruisce con parole balbuzienti e brillanti cos’è avvenuto nel suo cuore. Nei suoi ultimi giorni Graves anziano faceva volare aquiloni sopra Maiorca.
Andrea Bianchi 
***
Lineamenti di Natura
Quando le rocce di montagna e gli alberi frondosi e le nuvole e cose così, tutte coi loro contorni,
fanno la caricatura dei volti umani, simili scarabocchi non si presentano aggraziati né danno pace –
Il naso bulboso, il mento cavo, la bocca irregolare nel sorriso del cretino.
Sempre così la Natura: trovi che l’unica cosa saggia che produce è il vento
che si riversa negli spazi vuoti, increspando l’erba sciocca, il vello della pecora.
E i piaceri di Natura sono secernere, colpire immaginare e succhiare, una leccata che ti fa addormentare.
I dolori di Natura sono malinconia i suoi fiori, sozzura le sue acque, folli, i suoi uccelli, respingenti, i suoi pesci, pesci.
*
Sui portenti
Se capitano cose strane dove si trova lei, e gli uomini dicono che si aprono le tombe e camminano i morti, oppure che tutto il futuro rientra nel grembo e si sparge quel che prima non era nato, non c’è da meravigliarsi di questi portenti, sono la lama affilata della mente femminile, che lei usa con forza per regolare il Tempo, questo elemento a lei sempre riluttante.
*
Se va bene, siamo poeti
La donna con le sue foreste, lune, fiori, acque, e dita esperte a scorrere: non presumiamo di avere abilità magiche paragonabili alle sue – se va bene, siamo poeti; altrimenti facciamo uno scongiuro.
*
A tre facce
Chi osa dire che lei ha un doppio volto? Di volti, ne ha tre; il primo inscrutabile, per il mondo di fuori; il secondo avvolto nella contemplazione di se stessa; il terzo, è la faccia dell’amore, rivolta verso di me per una sola volta, senza fine.
Robert Graves
*In copertina: John Hurt nelle vesti di Joseph Merrick in “The Elephant Man”, il film di David Lynch del 1980
L'articolo Hanno trovato la tomba dell’Uomo Elefante, si chiamava Joseph Merrick, è morto a 27 anni. Per capire la sua storia, più che la BBC dobbiamo leggere le poesie di Robert Graves proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2LsTWB9
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Scuola di razzismo
Anna Lombroso per il Simplicissimus Non c’è settore della società più infiltrato dalle cosche dell’affarismo equo e solidale che ha convertito la solidarietà in carità pelosa e l’accoglienza in speculazione compassionevole, della Scuola. Un’amica che vive rabbiosamente e mestamente lo status di addetta ai lavori segnala un iniziativa offerta anche nella cassetta degli attrezzi che si può trovare…
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infosannio · 5 years
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Carità pelosa
(Anna Lombroso per il Simplicissimus) – Non fatemi dire si stava meglio quando si stava peggio, se per 12 anni la signora Lucia Massarotto ha potuto esercitare la sua opposizione alle tesi della Lega issando “provocatoriamente” il tricolore cartelli,  con tanto di eloquenti sul balcone di casa in Riva Sette Martiri, davanti al palco del raduno annuale della Lega a settembre, suscitando le ire di…
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salvo-love · 6 years
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George Soros, l'uomo che paga ​l'invasione dell'Europa
Gli amici degli scafisti: il magnate investirà 500 milioni nelle ong per creare una flotta di navi per salvare i migranti
Gian Micalessin -06/03/2019 - 13:14
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Solo pochi giorni fa la Commissione Ue annunciava la necessità di espellere un milione di migranti illegali.
Solo ieri in Sicilia ne sono sbarcati 1.500 recuperati grazie al solerte impegno delle navi soccorso gestite da organizzazioni umanitarie (Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life boat) che annoverano tra i propri finanziatori la Open Society e altri gruppi legati al milionario «filantropo» George Soros. Bruxelles, a questo punto, farebbe bene a spiegare che per fermare il traffico di uomini bisogna combattere non solo le organizzazioni criminali, ma anche la carità pelosa, e politicamente motivata, di Soros e della sua galassia buonista.
Una galassia a cui l'ottuagenario filantropo ha promesso il 20 settembre scorso investimenti da 500 milioni di dollari per favorire «l'arrivo dei migranti». Investimenti destinati a contrastare le politiche europee sull'immigrazione e a mettere a rischio la sovranità dell'Italia e di altre nazioni.
Il primo a capirlo è il capo di Frontex, Fabrice Leggeri intervenuto di recente per criticare la tendenza a soccorrere i migranti «sempre più vicino alle coste libiche» spiegando come questo incoraggi i trafficanti a stiparli «su barche inadatte al mare con rifornimenti di acqua e carburante sempre più scarsi rispetto al passato». Le parole di Leggeri rappresentano un'esplicita denuncia delle attività di soccorso marittimo finanziate da Soros. Dietro le operazioni di navi di grossa stazza come il Topaz Responder da 51 metri del Moas, il Bourbon Argos di Msf, o l'MS di Sea Eye ci sono infatti quasi sempre i finanziamenti del filantropo. Finanziamenti che garantiscono il trasferimento nei nostri porti di migliaia di migranti illegali.
L'aspetto più inquietante di questa vicenda è però come questa flotta di navi fantasma, battenti bandiera panamense, (Golfo azzurro, della Boat Refugee Foundation olandese e Dignity 1, di Msf) del Belize (il Phoenix, di Moas) o delle isole Marshall (il Topaz 1, di Moas) punti a realizzare politiche dissonanti rispetto a quelle europee e italiane. Per capirlo basta spulciare i siti delle organizzazioni che gestiscono la flotta buonista. La tedesca Sea Watch armatrice di due navi soccorso battezzate con il proprio nome spiega di battersi per il «diritto alla libertà di movimento» e di non accettare «arbitrarie distinzioni tra profughi e migranti». Come dire che il rispetto di confini e sovranità nazionale non ha alcun senso.
Come non lo ha distinguere tra chi fugge da guerre e dittature e chi invece cerca solo migliori condizioni di vita. Sea Eye, un'altra organizzazione tedesca conduttrice di una nave da 26 metri e di un barchino da soccorso spiega invece di volere contrastare tutti i futuri piani europei per il trasferimento dei migranti in campi di accoglienza situati in Libia e Tunisia. Un articolo pubblicato sul sito dell'organizzazione maltese Moas da un giornalista ospitato sulla nave Topaz Responder descrive invece un'operazione con tutti i crismi dell'illegalità. L'articolo racconta il soccorso di 650 migranti recuperati «nella notte tra il 21 e 22 novembre a venti chilometri dalle coste libiche» e poi portati in Italia. Un'esplicita ammissione di come la «flotta umanitaria» operi ampiamente dentro il limite di dodici miglia (22,2 chilometri) delle acque territoriali. Un limite entro il quale sarebbe obbligatorio riportare i naufraghi a terra anziché traghettarli fino alle ospitali coste italiane.
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jamariyanews · 6 years
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Carità e vestiti usati: così il business della solidarietà impedisce lo sviluppo dell’Africa
Roma, 30 mag – Può la pelosa carità diventare un boomerang per le nazioni che intende (in teoria) aiutare? Visti i risultati delle politiche di sostegno allo sviluppo degli ultimi anni – per non dire decenni – la risposta sembra proprio di sì. E ora arriva anche la dimostrazione, che passa per…i vestiti usati.   In tutta Europa, ma anche negli Stati Uniti, donare vestiti non più utilizzati è una pratica comune. Così come non è un mistero il business che vi ruota dietro, fatto di una miriade di società che ottengono gratuitamente la merce per poi rivenderla, o direttamente o per ricavare liquidità da destinare poi ai più bisognosi. Per quanto riguarda l’Africa il caso più comune è il primo, ma ciò sta causando non pochi problemi al continente nero. A rivelarlo un’inchiesta del Washington Post, firmata da Max Bearak e David J. Lynch e ripresa in Italia da Rivista Studio, che ci mostra come il germe dello sviluppo industriale, specialmente nell’Africa Subsahariana, è stato in buona parte affossato proprio dalle perverse dinamiche della carità. Non è un mistero – la rivoluzione industriale è qui a dimostrarlo – che il settore tessile possa essere un innesco per tutta una dinamica virtuosa. Ciò in Africa non è successo perché la concorrenza dei vestiti usati provenienti da Europa e Stati Uniti ha di fatto impedito alle poche aziende dell’abbigliamento locali di poter lavorare. Alcuni Paesi hanno tentato di porre un freno a tutto ciò, imponendo dazi sull’importazione di vestiti di seconda mano. Dazi durati lo spazio di un annuncio, visto che al di là di poche e residuali eccezioni sono stati quasi subito rimossi su pressioni internazionali. Risultato? Quella che poteva essere una via allo sviluppo è letteralmente morta ancora prima di nascere. Lasciando l’Africa in balìa del pietismo radical chic. Preso da: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/carita-vestiti-usati-business-solidarieta-impedisce-sviluppo-africa-86464/ https://ift.tt/2HvnSoU
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nicksalius · 7 years
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Carità pelosa A proposito della "Giornata mondiale dei poveri" di recente istituzione e celebrata per la prima volta Domenica 19 Novembre 2017; qualche riflessione in prospettiva spirituale sull'oltraggioso fenomeno dell'indigenza.
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goodbearblind · 7 years
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"Newman si è buttato giù da un camion della morte. Si è fratturato sei costole, un femore e ha l'acqua nei polmoni. La persona che lo ha salvato stava lavorando sulla stessa autostrada percorsa ogni giorno dalle migliaia di condannati a morte, quelli stipati nei camion a cui fare versi, di cui ridere, quelli da cui distogliere lo sguardo da carità pelosa cercando subito il sorpasso. Quelli su cui ci si trova un po' tutti d'accordo quando si tratta di sbranarli. A quest'ora i suoi compagni non hanno più memoria delle infamità del mondo. Ma Newman tenta ancora di resistere e magari potrebbe anche farcela. (sulla pagina fb del rifugio aggiornamenti su Newman)" Video rifugio R-R: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1605254812870803&id=109678115761821 -Resistenza Animale - storie di schiavi ribelli-
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b1e2t3t4a1 · 7 years
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Scuola di razzismo
Anna Lombroso per il Simplicissimus Non c’è settore della società più infiltrato dalle cosche dell’affarismo equo e solidale che ha convertito la solidarietà in carità pelosa e l’accoglienza in speculazione compassionevole, della Scuola. Un’amica che vive rabbiosamente e mestamente lo status di addetta ai lavori segnala un iniziativa offerta anche nella cassetta degli attrezzi che si può trovare…
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