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Sabbia sulle cosce

Sabbia sulle cosce. Gratta, gratta, a volte fa male, ma è così piacevole! L'ho sempre adorata. Stare lì, così, accovacciata nella buca sabbiosa che ho ricavato tra una sdraio e l'altra, mi fa sentire un animale. Una creatura del mare, tipo una foca, o un granchio. Una primitiva. E, oh mamma, quanto mi piacerebbe esserlo davvero. Un ammasso di cellule, ciccia, ossa e muscoli con nessun altro scopo se non quello di vivere.
E giocare, ovviamente. Selvaggia, rumorosa, sufficiente a me stessa. Invece ho dieci anni e quando questa estate lascerà il posto all'autunno inizierò la scuola media. Ne ho una gran voglia, a dire il vero! È roba da grandi, un salto verso il domani, un'idea bellissima e nuovissima. Qualcosa che fa un po' paura, sì, ma che mette a disagio solo perché ancora non la conosco. Ne sono certa. Come quella sera di qualche mese fa, quando i miei stavano guardando "The Village" e io dovevo già essere addormentata, al sicuro nella mia cameretta. Solo che non lo ero. Avvolta nel pigiamino blu, ero scivolata silenziosa come un furetto dal mio letto al corridoio; da lì, avevo provato a fare capolino dalla mezza parete che si affaccia sulla sala. Era tutto buio, ma le facce di mamma e papà erano illuminate dalla luce rossastra del film.
Mi ero messa sulla punta dei piedi per vedere lo schermo anch'io. Ed eccolo lì, il mostro di "The Village"! Era sbucato all'improvviso proprio mentre mi stavo sporgendo per curiosare. Ero tornata nel lettino con la coda tra le gambe, spaventatissima. Ma in realtà non avevo visto chissà cosa, giusto uno scorcio. Un microsecondo di quel mostro prima di scappare via. Mi aveva spaventata, molto, e mi era rimasto in testa per tutta la settimana, con quel suo mantello rosso, gli artigli e le zanne.
L'avevo anche disegnato, a un certo punto, da tanto era forte il bisogno di buttarlo fuori dalla mia mente! Mamma aveva visto il disegno e se n'era accorta. Mi aveva chiesto se per caso volessi parlarne e rivedere quella scena insieme a lei e papà, per far andare via la paura. Avevo detto sì e così avevamo fatto. Wow, a vederlo bene quel mostro non faceva per nulla spavento. Anzi, mi era sembrato quasi carino. Ho da sempre un debole per le creature bizzarre e strambe. Sicuro può venirne fuori un bel costume di carnevale per l'anno prossimo, farei invidia a tutti.
Ecco, sono certa che andare alla scuola media sarà proprio così. Mi sento nervosa e preoccupata, ma solo perché devo abituarmi e guardare tutto da vicino per la prima volta. Sarà fantastico; una cosa da grandi.
Sabbia sulle cosce. Mi metto a sedere e continuo a scavare, a giocare con la poltiglia sabbiosa che mi si forma nelle mani che ho appena immerso nel secchiello. Stravaccato sulla sdraio più vicina, c'è il nonno. Legge il giornale, borbotta qualcosa che non sento — c'è talmente tanto rumore lì, tra coccobello e la musica sparata a tutto volume dalle casse dei bagni 52. Sull'altra sdraio, la nonna. Si abbronza, i grandi occhiali da sole leopardati le coprono quasi tutta la faccia.
Sono loro i miei compagni di vacanza a Riccione. Mamma e papà sono ancora a casa, ci raggiungeranno più avanti. Mi mancano un po', ma diventare grandi è anche questo, no? Cavarsela da soli. Come una primitiva. Come una foca, o un granchio.
E, in fondo, non è per nulla male. Anche se…
Gratta, la sabbia gratta. Ora un po' più di prima, la sento sfregare sulla pelle delicata dietro le ginocchia: mi dà fastidio. La mia schiena è sudata. Da quanto tempo sono lì tutte quelle goccioline di sudore? Boh. Ma quanto rumore!
Pusch mi, en den giast tuch me, til ai chen ghet mai, satisfachton, satisfachton…
Quella canzone tutta agitata e dal suono che mi ricorda un po' le caramelle acide mi piace anche, parecchio, ma è tipo la quinta volta che oggi la mettono su e adesso inizia a trapanarmi le orecchie come non aveva mai fatto prima, mi entra giù nel collo e mi fa tremare le spalle. È troppo.
Quella sensazione pulsante corre da lì fino alla pancia e poi un po' più in basso, verso un punto a cui non penso quasi mai, se non per gioco o quando guardo i documentari sugli animali e il narratore spiega con voce sempre calma e intelligente come avvengono gli accoppiamenti e le nascite dei cuccioli. Una piccola fitta proprio al centro, poi quel dolore sconosciuto si sdoppia e si sposta verso i fianchi. Ma come è possibile? Non mi era mai successo prima che il mio corpo avesse male in più punti contemporaneamente, non in quel modo.
Oh. Forse ho capito.
"Nonna?"
"Che c'è, Martinina?"
"Devo andare in bagno, posso? Mi scappa la pipì."
"Vai, vai."
Ma non è vero che mi scappa la pipì. Le toilette sono all'ingresso della spiaggia, proprio vicino agli spogliatoi e alle cabine dove William il bagnino mette tutti gli oggetti smarriti che ritrova sulla spiaggia dopo l'orario di chiusura. Entro in quella libera: dentro c'è odore di caldo, sabbia bagnata, sudore e acqua sporca. Non è certo gradevole, ma non direi che sia una puzza brutta; fa anche quella parte dell'estate e di Riccione. Mi abbasso la parte sotto del costume e mi siedo sul gabinetto. È tutto così buio, ma un po' di sole filtra in linee sottili dai tagli verticali della porta verniciata di bianco: guardo l'interno del costume.
Sangue. Sangue? Una macchiolina tutta rosa, pallida, sembra quasi un gioco di luce. Ma non è un gioco, è sangue vero. E il rosso sulla carta igienica che uso subito dopo me lo conferma.
Le mie cose. Urrà! Viva! Wow! Sono felicissima! Che emozione! Sono appena diventata una signorina. Mamma me ne aveva parlato. E pure nonna, anche se in un modo un po' da persona vecchia. Non sono impreparata, ho più o meno capito di che cosa si tratta e che cosa significa quando arrivano. Sapevo che le avrei avute anche io, prima o poi, ma mi sembrava una cosa fin troppo da ragazza grande: un'idea lontana, distante dalla mia vita di bambina che ancora gioca con il secchiello e fa le vocine per dare vita ai suoi pupazzi a forma di cavalli e draghi. E, invece, eccole lì, nelle mie mutandine. Sono una piccola donna.
Plic, plic. Un'altra scossa tiepida mi strizza la pancia e altro sangue scivola via da me, cadendo nell'acqua del water. Oh, ma allora è proprio una roba seria, qui c'è da dirlo a qualcuno. Mi pulisco come posso, tiro su il costume e torno dai miei nonni; felice, orgogliosa, con il cuore che mi batte a mille.
Ci affrettiamo a tornare in hotel, manco stessimo scappando dall'arrivo di un tornado. Nonno viene spedito prontamente a comprare degli assorbenti in farmacia — tornerà più tardi con quattro confezioni di marche diverse, due che però secondo la nonna non posso ancora usare, una troppo ingombrante, l'altra più o meno adatta; e anche dei cioccolatini.
Nonna si occupa di me. Mi dà un ricambio, mi spiega come lavarmi, mi chiede se sto bene. E io sto bene, eccome. Questa è una giornatona, è appena successa una cosa talmente importante che non riesco ancora a crederci. Chiedo a nonna di poter usare il cellulare per chiamare la mamma e dirglielo. Però, quando la voce di mamma tocca le mie orecchie e sento la curiosità elettrica di mia nonna agitarsi sopra la mia testa, in attesa che io mi sbrighi a dare la notizia, la mia euforia viene meno.
C'è qualcosa che non va. Qualcosa che non quadra. Io voglio dirlo alla mamma, ma le mie guance diventano tutte rosse e calde. Sento una sensazione spiacevole pizzicarmi la nuca, gli occhi e la gola. Non è del tutto nuova, l'ho già provata prima, quando le maestre mi rimproverano davanti a tutti perché stavo parlando a voce troppo alta o gli zii chiedono che io reciti la poesia di Natale in piedi sulla sedia subito dopo aver mangiato gli struffoli e prima di scartare i regali. Imbarazzo. Vergogna. Che strano, non mi ero mai imbarazzata per qualcosa che riguardasse il mio corpo. O per un po' di sangue. Di quello ne ho già visto a palate, con tutte le sbucciature che mi sono fatta. Mai. E poi, perché nonna continua a darmi dei colpetti di gomito, esigendo che io dica quello che è successo? Che fastidio! E se non volessi dirlo? E se volessi che sia una cosa solo mia? Perché non può essere solo mia? Cos'è, se una cosa esce da te e ti macchia il costumino allora diventa di tutti?
Beh, comunque glielo dico, ovvio.
"Oggi ho ripassato le tabelline. Ho fatto un po' di matematica con nonna. Ah, e… e… emisonovenutelemiecose, ciao!"
"COSA?!"
È divertente, in fin dei conti. Sento mia madre inchiodare con la macchina — sta tornando a casa — e balbettare qualcosa, tutta agitata ed emozionata. Seguono un po' di coccole fatte con la voce, parole di conforto, congratulazioni, domande e qualche lacrima. Mamma è buona, non vuole rovinare quel momento importante che, a voler ben vedere, appartiene solo a me. Ma certe cose deve dirmele, è così che funziona il mondo. Deve dirmi che sono diventata signorina. Deve dirmi che ora ogni mese sarà così. Deve dirmi che è tanto, tanto felice per me. Deve dirmi che sono entrata nel club delle ragazze grandi. Deve, e lo fa in un modo che mi scalda la pancia.
Ed è bello sentirsi così speciali, grazie a quelle parole. Ma l'imbarazzo non se ne va.
Quel pomeriggio non andiamo al mare. Nonno se ne sta nella hall, a leggere il giornale e chiacchierare con Achille, il proprietario dell'albergo. Nonna e io ce ne stiamo in piscina. O meglio, siamo sedute a un tavolino vicino alla piscina. Lei beve un caffè, io un succo alla mela. Là sotto mi fa un po' male, ma non è per nulla insopportabile. Anzi, mi fa quasi piacere sentire un dolore nuovo: quei pizzicotti che arrivano dall'interno mi ricordano che tutto sta funzionando proprio come dovrebbe e mi incuriosisce scoprire le sensazioni che il mio corpo di signorina può provare.
"Martinina," fa mia nonna, "ora sei una donnina, lo sai, sì?"
"Certo!"
"Ora sei diversa. E stai attenta, perché anche gli uomini sanno che sei diversa."
"Eh?"
"Ora puoi avere figli. E gli uomini ti vedono."
Ma in che senso? La guardo aggrottando le sopracciglia, con i baffetti sporchi di succo. Lei si sporge per pulirmi con un tovagliolo e fa un gesto generico verso gli altri tavolini vicini al nostro.
"Mah, tipo quello, quello ti guarda."
Quello è un uomo, in effetti. Un signore che non ho la minima idea di quanti anni abbia, potrebbe averne venti o trenta come anche sessanta, per me sono tutti uguali, con quei pantaloncini del costume sempre blu o grigi, i nasi un po' scottati e le gambe pelose. L'ho già visto prima, è un ospite dell'hotel e gli piace stare in piscina. Mi sta guardando, è vero. E non è la prima volta, ora che ci penso. Mi ha guardata anche ieri, e l'altroieri. Mi guarda quando aspetto che le crepes siano pronte a colazione. Mi guarda quando rido alle battute degli animatori la sera. Mi guarda quando gioco nell'acqua della piscina. Ma, ehi, che problema c'è? Anche io guardo le cose attorno a me.
Ma adesso è diverso. Mi guarda. E io lo guardo. Lo guardo e vedo il nemico. Vedo il pericolo. Ed è un nemico diverso da quelli che nascono durante i giochi di fantasia che faccio ancora con i miei amici al parco o nel cortile della scuola. Quelli sono finti, iniziano e finiscono quando voglio. Dietro quei giochi ci siamo solo noi, i bambini, e noi ci conosciamo, ci fidiamo del fatto che i nostri compagni siano buoni e bravi. Io mi fido di loro. I "facciamo finta che" funzionano, in fondo, perché so che Matteo, Samira o Anna non vogliono farmi male per davvero. Farsi male non è divertente e mette nei guai. È un gioco, solo un gioco. Mi fido di te, tu ti fidi di me, e i nemici sono solo una maschera spaventosa da mettere e togliere durante i dieci minuti di ricreazione, tra geografia e matematica.
Ma quello è un nemico diverso. È un nemico vero. Non finisce e non inizia. Non finge. Non gioca. Non ha maschere. È, semplicemente è, un pericolo. Lo sento.
È stato risvegliato dal mio sangue, come una bestia magica? L'ho creato io, quel pericolo, con la macchiolina rosa nel mio costume, o è sempre esistito? Se fossi ancora senza macchia e senza sangue, sarebbe diverso? Non lo so, io davvero non lo so.
"Non dare confidenza, sai, agli uomini che non conosci. Non puoi, ora."
"Ok."
Di nuovo, imbarazzo. Vergogna. Torno a dare attenzione al mio succo alla mela. Sento una gocciolina umida scivolare sull'assorbente. Più quel sangue esce, più ho la sensazione che un velo si stia alzando. Mi sembra di vedere le cose in modo diverso, un po' come quando mi diverto a mettere e togliere e mettere e togliere gli occhiali da sole leopardati di nonna: quelli hanno le lenti rosate e il mondo sembra fatto di zucchero filato e sciroppo quando li indosso. Poi quando li tolgo tutto torna normale, tendente al grigio. Ecco, è così: è come se avessi cambiato le lenti. Ora tutto sembra più vero, concreto, reale, presente. Io sono presente, lui è presente. Il mio corpo è reale, il suo sguardo è reale.
"Nonna, sai che non ho ricoperto la buca con la sabbia? L'abbiamo lasciata tutta aperta."
"Vabbè, Martinina, ci pensa William."
"Magari domani la trovo ancora lì, per giocare."
"Certo."
E spero davvero sia così. Spero che la buca sarà ancora lì. Così potrò accovacciarmi, come una creatura del mare, tipo una foca, o un granchio. Una primitiva. Oh mamma, quanto mi piacerebbe esserlo davvero. Un ammasso di cellule, ciccia, ossa e muscoli con nessun altro scopo se non quello di vivere. Sufficiente a me stessa.
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Donatello Ciullo con la hit estiva “Coccobello”
In uscita su tutte le piattaforme digitali il 6 giugno 2025

A volte l’estate arriva prima del calendario e quando ci mette lo zampino Donatello Ciullo, arriva con una chitarra, una camicia a fiori e un mondo che si beve con una cannuccia. È questa l’immagine surreale e irresistibile che accompagna l’uscita di “Coccobello”, il nuovo singolo dell’artista pugliese in uscita il 6 giugno, che promette di diventare la colonna sonora delle giornate più leggere dell’anno.
Con un sound che miscela chitarre acustiche dal tocco gentile, ritmi latini appena accennati e una produzione che lascia spazio al respiro e alla luce, “Coccobello” è una canzone che ti mette il sorriso senza mai scadere nel banale. La voce di Ciullo è calda, confidenziale, quasi a voler sussurrare all’orecchio di chi ascolta una storia di fuga, sole e leggerezza. Il titolo è un omaggio ironico e affettuoso all’iconico richiamo dei venditori di cocco sulle spiagge italiane, ma qui diventa una metafora del bisogno di evasione e semplicità.
«Volevo scrivere una canzone che sapesse di sabbia e vento, ma anche di quei momenti in cui ti rendi conto che la felicità è fatta di piccole cose», racconta Ciullo.
Ascolta il brano
Il brano è accompagnato da una copertina dal sapore rétro-pop, in cui l’artista appare con una chitarra in mano mentre il mondo, letteralmente, viene sorseggiato come un cocktail. Un’immagine che racconta bene lo spirito giocoso ma non superficiale del pezzo.
Donatello Ciullo, già noto per la sua scrittura intimista e il gusto per arrangiamenti eleganti, firma con “Coccobello” uno dei suoi brani più accessibili ma al tempo stesso più curati. Un singolo che riesce a fare ciò che la buona musica leggera dovrebbe sempre fare: farti sentire un po’ meglio, anche solo per tre minuti. Se state cercando un brano che vi accompagni in macchina verso il mare o semplicemente vi porti lì con la fantasia, “Coccobello” potrebbe essere la risposta.
Instagram: https://www.instagram.com/donatellociullo/
YouTube: https://www.youtube.com/@donatellociullo
Facebook: https://www.facebook.com/ciullodonatello/
Web Site: https://www.donatellociullo.it/
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Questa si che è una T-shirt di rilievo 😍🤩😀😃😄😁😆😅😂🤣
👁️
🐊
🐊🐊🐊🐊🐊🐊🐊🐊Coccobello 🐊🐊🐊🐊🐊🐊🐊🐊🐊🐊
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CANTO DIURNO
D'UN VENDITORE ERRANTE
DELLA RIVIERA ROMAGNOLA
.
.

.
" Cocco bellooo
Cocco frescooooo
Spiedini di frutta, canditi
Venite signore, venite bambini
Cocco belloo, cocco frescoo
Non spingete !
Uno alla volta. Ce n’è per tutti !
Cocco bellooo, Cocco frescoo
Cocco per lui, cocco per lei
cocco pure per i gay "

.
.
Da dove arrivi, non so
non l’ho mai saputo.
Anche da bambino
me lo chiedevo, curioso.
.
Chi è quell'uomo che da anni
da secoli, forse
percorre instancabile
più volte al giorno
le spiagge, vestito di bianco
un secchio e un cesto per mano?
È una voce
che senti crescere da lontano
e dilagare e sovrastare
ogni altro suono o rumore
E’ un pò come un’onda
che arriva, s’avvicina
non puoi non vederla
non puoi evitare
che ti sommerga.

.
Son passati decenni
e lui, imperterrito
continua a gridare
inarrestabile, infaticabile
insensibile al calore e alla fatica
Figura mitica?
Un titano in t-shirt?
Un Sisifo incatenato
da sentenza divina?
Ma quando poi l’estate declina
quando la spiaggia si farà deserta
quella voce, quella cadenza
quel titano in incognito,
dov’è che finisce?
.
Come le rondini, emigra?
.

.
.
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#Vita in spiaggia#Ricordi di bambino#Interrogativi esistenziali#Coccobello#Mare#Domande#Figure mitiche
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Saluti dal mare!!!! #Marche #rivieradelConero #coccobello #mare #sole #vacanze @millyabate (presso Porto Recanati)
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Al primo sole ecco spuntare anche il COCCOBELLO! 🥥☀️ #coccobello #coccofresco #1000lirealpezzo #sericraft #weprint #printlife #serigrafia #screenprintinglife (presso Sericraft - Printing Company)
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Noce di cocco #nocedicocco #ilcocco #coccobello #fruttotropicale #fruttodelaspalmeras #caribe #mardeicaraibi #santodomingo #domicanrepublic (presso Playa De Boca chica)
#coccobello#domicanrepublic#caribe#mardeicaraibi#fruttodelaspalmeras#santodomingo#ilcocco#nocedicocco#fruttotropicale
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Anche oggi tutto ok ⛱🦑🧜🏻♂️ #elbaisland #coccobello #scaglieri (presso Spiaggia di Scaglieri) https://www.instagram.com/p/CDgSEholpiH/?igshid=d6leljt30jvn
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Mezzo tattico cingolato da spiaggia #summeronasolitarybeach #maremma #coccobello #beachlife #tuscany (presso Spiaggia Follonica) https://www.instagram.com/p/CCfwaCmlVho/?igshid=1xmopvtpxp5gh
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#驻京办 #海南岛 #palme #coccobello #zuppade #POLLOCK #chinesemiami #inthewinter #geniusofthelamp #artico #caloredicasa #ingerenza #服务员@latini.camilla #secretmission #backstage among #vaschedelipesci #avventoresolitario #theclosers #arrived (presso 海南食府) https://www.instagram.com/p/Bt3hCLugvtphcsUcLO5GBdJfWtlZi8amwS_fZ00/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=f7ol2t2ewxem
#驻京办#海南岛#palme#coccobello#zuppade#pollock#chinesemiami#inthewinter#geniusofthelamp#artico#caloredicasa#ingerenza#服务员#secretmission#backstage#vaschedelipesci#avventoresolitario#theclosers#arrived
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Harry new fruit song has a peach theme and it’ll be some call me by your name (book) reference on it
Tangerine or bergamot are my fave. Both very fancy and quirky. Hard to imagine he would reference specifically CMBYN but the peach scene is a classic haha
#now I hope he went to an Italian market downtown to find#those yelling people who sell fruits and fish#while they sing out loud songs they compose specifically for their fruit and fish catalog#il poooooolpo 🎵🎵🎵#quando le triglie fanno oooooh 🎵#coccobello 🎵#gianni morandi docet
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#unestatealmare #spiaggia #coccobello (presso Masseria Macchia - Relais San Pio & marina)
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#vitadacani #doggybeach #lignanosabbiadoro #coccobello #kooikerhondje #jk9 (presso Doggy Beach Lignano Sabbiadoro)
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#coccobello #igers #igersea #igersicilia #igersicily #mondello #mondellobeach #igersmondello #sea #seaside #beach
#mondellobeach#coccobello#beach#sea#seaside#igersea#igersmondello#mondello#igersicilia#igersicily#igers
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Mangiando l'interno del cocco verde #cocco #coccoverde #internodelcocco #édavverobuono #coccobello #fruttotropicale #playacaribbena #playadebocachica #santodomingo #dominicanrepublic (presso Playa De Boca Chica. República Dominicana) https://www.instagram.com/p/Bsy09E7HjjKqAtQxAJ1NQEzwfXGRq8uRutBfoM0/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=dbacjocgz3r0
#cocco#coccoverde#internodelcocco#édavverobuono#coccobello#fruttotropicale#playacaribbena#playadebocachica#santodomingo#dominicanrepublic
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Funghetti al cocco 🌴 #insbruk #spedizioniveloci #spedizioni #shoptreviso #altoadige #pederobba #treviso #montebelluna #shopping #fiera #wwwcandymagicstorecom #candylove #candy #veneto #italy #funghettialcocco #lollypop #cottoncandy #cocco #coccobello #dolciumi #shoponline #event #luxury (presso Marroni Del Monfenera Pederobba)
#shoptreviso#lollypop#candylove#shopping#cocco#veneto#coccobello#fiera#italy#pederobba#dolciumi#spedizioni#spedizioniveloci#treviso#funghettialcocco#candy#altoadige#cottoncandy#luxury#shoponline#event#wwwcandymagicstorecom#insbruk#montebelluna
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