Tumgik
#cosa mi lasci di te frasi
a-differentmind · 13 days
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Sfogo
Descrivere la mia rabbia in questo momento e la mia delusione mi risulta davvero difficile ma ho bisogno di farlo perché sono stanco,sono tanto stanco e tanto stufo,ho perso la pazienza e per perderla io ce ne vuole.
Stufo di essere trattato così,stufo di vedere le persone trattarmi così di merda, ma non è tanto questo...è piu che altro che mi sono rotto di essere buono,paziente,empatico e di finire per essere trattato male.
Stanco di vedere le persone andare via cosi, stanco perché ci metto sempre il cuore,perché empatizzo perché perdo parte del mio tempo a pensare su come far stare bene gli altri per poi essere scaricato come una cassetta al mercato.
La cosa che non sopporto come dicevo prima è essere scaricato così,era successo anche con la mia ex ma a quanto pare succede anche in amicizia...quelle frasi del cazzo insopportabili del tipo "non provo più gli stessi sentimenti", che in amicizia diventano "non vedo più l'amicizia come prima".
Frasi del cazzo inutili che feriscono solo e che nascondono dietro un altra amara verità ovvero quella che alle persone non gliene frega un cazzo di te.
Perché se ad una persona interessa davvero di te,ti chiama,ti vuole vedere, ti manda 3mila messaggi,fa di tutto per risolvere.
Che è quello che farei io,perché io ci tengo, gli altri invece preferiscono scappare perché come al solito è piu comodo ed è piu facile.
Perche a dir la verità io non ho mai cambiato atteggiamento in nessun tipo di rapporto,mi sono sempre comportato allo stesso identico modo ma mi rendo conto oggi a posteriori che i rapporti li ho sempre mandati avanti io.
Ed è questa la cosa triste... se non chiedi di uscire tu non ti caga nessuno,per non parlare di tutte le promesse fatte e mai mantenute di tutte le volte che sono stato messo da parte,ecc.
Però quello che non vive piu il rapporto con la stessa spensieratezza sono io,ma chissà perché,chissa come mai.
Prima rispondevi subito ai messaggi e poi lasci passare le ore,prima mi raccontavi tutto e poi da un giorno all'altro smetti di raccontare. Prima chiedi di uscire poi non si esce piu.
Se dico che ho paura che l'amicizia diventi un abitudine mi viene detto "ma cosa dici" "chissa quali paranoie ti fai" e apriti cielo.
E dopo due giorni "non è piu come prima il rapporto,le cose sono cambiate".
Ma che cazzo oh.
Ah ma sono io quello che cambio.
È pazzesco come gli altri cambino atteggiamento ma poi finisco per starci male io,io che alla fine mi ero solo messo in una posizione di ascolto.
Per questo e tanti altri motivi sono stanco.
In una società normale,in un rapporto normale se tu ti fidi di una persona,se racconti lei delle cose importanti vuol dire che è importante per te..dovrebbe essere cosi e invece ti scaricano,ti fanno andare via.
Ma ho imparato eh,in amicizia ora basta,ora sarò anche io quello che se ne sbatte,che non si preoccupa.
Che poi reputate amici chi? Quello che non sanno niente di voi? Quelli che se ne sbattono?
Ma che concetto di amicizia avete?
Io so che nulla mi è dovuto e che quello che faccio non per forza mi deve tornare indietro però che cazzo,veramente mi devo sentire cosi per aver cercato di fare stare bene una persona? Per aver cercato sempre di far star bene le persone? Per aver cercato di regalare un po' di leggerezza e qualche sorriso con qualche gesto/parola?
Ho sempre trattato tutti con delicatezza,ho sempre scritto e dedicato cose belle alle persone anche quando costruivano muri insormontabili. Ho cercato di non ferire le persone eppure loro non si sono posti lo stesso problema.
Sono contento di sentirmi ultimamente amato,perché senza l'amore di chi ci tiene veramente in questo momento molto probabilmente mi sentirei in difetto perché tutti questi comportamenti mi avrebbero fatto sentire sbagliato.
Perché le persone quando dicono certe cose ti fanno sentire sbagliato,quasi come se voler sostenere una persona fosse una colpa e allora fanculo tutti sono stanco.
Non è con me che le persone se la devono prendere,se avete incontrato delle persone di merda in passato non è colpa mia. Non sfogate i vostri problemi su di me.
Ma cosa ho fatto di male per sentirmi dire "non ci troviamo su molte cose"? Quando fino a qualche giorno prima si parlava di tutto senza nessun tipo di problema.
La verità è che le persone non sanno affrontare le paure,non sanno affrontare le difficoltà,perché manca la cazzo dell'educazione affettiva.
Le persone non sanno dare affetto per il semplice fatto che non lo hanno mai ricevuto o lo hanno ricevuto in maniera tossica.
E non venite a dirmi che io non posso sapere, che io non posso capire e tutte ste stronzate qua perché posso assicurare che posso capire.
Non mi resta che lasciare le persone nella loro convinzione e allontanarmi come poi effettivamente vogliono.
Così finalmente saranno felici di non avere il rompiballe invadente,mi tolgo dalle balle perché per l'ennesima volta non sono stati in grado di capirmi e neanche di apprezzarmi.
Perché mi chiedo ancora come cazzo si faccia a chiudere un amicizia da uno stupido telefono con uno stupido messaggio,è tutto cosi assurdo.
Finirò per essere descritto come il cattivo della situazione già lo so ma va bene cosi.
Sono arrivato a fine di questo messaggio con il mal di testa ma almeno ho dimostrato ancora una volta a me stesso che sono una brava persona,perché ho dimostrato di tenerci fino all'ultimo anche a costo di esaurirmi..
Ci ho messo tanto cuore ma non è bastato.
Perché in fondo io ci tenevo anche se purtroppo non era reciproco.
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sonounacattivapersona · 9 months
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Ti conosco così bene..
Ti conosco così bene che potrei insegnarti cosa sei e chi sei... Potrei scrivere un'enciclopedia, e significato delle tue frasi folli, incoerenti, di passione e malinconia, dei tuoi sogni e fantasie più profonde..I tuoi silenzi sono un dialetto del tuo stesso universo, proprio come le tue manie e i tuoi gesti.. Ti conosco così bene più di quanto tu conosca te stessa, quando vedo il tuo sguardo nel bagliore dei tuoi occhi, posso leggere oltre la tua anima e la profondità dei tuoi pensieri nei momenti calmi e tormentati..Riesco a sentirti nel tuo sorriso e nella tua pelle rizzata, quando ti preoccupi o quando sei arrabbiata, nei tuoi sbalzi d'umore, anche quando ti perdi nel silenzio e vuoi che la solitudine ti abbracci, quando guardi il cielo cercando di trovare amore e pace, il passato raggiunge il punto della nostalgia e i tuoi occhi si inumidiscono..Tranquilla ! Io qui sono al tuo fianco conosco le tue paure, conosco le parole che ti danno forza, a volte mi limito ad ascoltarti, quando ti emozioni e parli dei tuoi sogni apri le tue ali e dai il volo al vento e ti lasci trasportare verso quel tuo mondo di felicità, dove io, per sempre, voglio accompagnarti.. Conosco le tue debolezze e i tuoi errori, non ti giudicherò forse i miei sono peggiori, io ti capisco e ti dico lo, che mi piaci così come sei, so che ti piace essere abbracciata e tenuta per mano durante le passeggiate, ti piacciono i fiori camminare a piedi nudi sulla spiaggia e le serenate, non ami le sorprese, so cosa ti mette a disagio, ti vesti casual e talvolta alla moda, ma sei una principessa in ogni momento, e sei bellissima..Ti conosco dalla testa alla punta dei piedi..
(Autore Gioele Nigh)
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lucidiparole · 2 years
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È da un po’ che ho ripreso a credere. In Dio, nella Fede, nei ritorni, nelle parole che avrei usato appena ti avessi rivista, o in quelle che mi sarebbero sfuggite non appena ti avessi trovata vedendoti sbucare fuori da un negozio, per le strade delle nostre città opposte, incrociandoci ai semafori rossi che, in modo magnanimo, ci regalano secondi. Questo è il genere di illusioni e sogni che ho deciso di riprendere a coltivare nelle vaste praterie che scandiscono il mio tempo, il genere di preghiere che ho iniziato a rivolgere a Dio per far sì che le cose cambino. Poi quei momenti sono diventati la mia quotidianità, talmente tanto che alle volte confondo il presente con i ricordi: così ti vedo tra le montagne dove spesso ti ho portata, nel nostro parcheggio di ritrovo del sabato sera, tra i tramonti di quel viaggio che facemmo in estate, nei vicoli di Roma. C’è stato un momento in cui settimane fa mi sono arreso, accettando che tutto questo forse avesse ben poco a fare con te e solo con me. Ma poi è come sentire e percepire certe cose, anche nei tuoi silenzi, attraverso quelle poche frasi che lasci trasparire sui social… e sono tornato in me, ho cambiato idea. Eccomi di nuovo a scrivere di te, per te. In realtà dubito di aver mai smesso. Adesso fa un po’ meno male immaginarti arrivare con la tua macchina, entrare nella mia, chiamare tua madre per avvertirla che è tutto apposto. Fa meno male pensare di decidere dove andare a mangiare, sbattere la testa per scegliere il locale meno affollato, le voci che si fanno sempre più fitte somigliando ad un rosario fastidioso e chiedere di sederci sempre vicino l’uscita, nel caso arrivino attacchi di panico improvvisi e la voglia di scappare via. Perché io, poi, verrei sempre via con te. E poi passare i giorni senza dirsi chissà quali grandi parole, senza farsi promesse perché le più importanti sono state spezzate e ricomposte. Ci sono stati titoli di coda, ma mi piace pensare che noi saremo come quei film della Marvel che continuano sempre anche dopo il finale. Nel mentre che aspetto qualche tuo segnale, la fede è l’unica cosa che mi fa andare avanti. #lucidiparole (presso Italy) https://www.instagram.com/p/CoFMkhwrOL9/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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ciaosonovan · 2 years
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È bello pensarti, mi da modo di VIVERE ancora. Sentire i tuoi battiti, mi fa sentire più vivo che mai... 💘 Non so come sarebbe una vita senza la tua presenza perchè ormai la tua essenza è diventata essenziale per la mia vita. E so che posso sembrare ripetitivo ma non riesco a pensare ad altro che a noi. A ciò che fare con te e per te. Tu abbracciami e basta, non mi serve nient'altro nella mia vita. Voglio che mi stringi con tutta la tua forza a me e che non lasci più la presa. Altrimenti distante da te mi sentirei oppressa in questa quotidianità che ti schiaccia, facendoti sentire inutile. Quindi rimani qui adesso, dopo è dopo ancora... non andartene! Fammi sentire vivo, fammi provare l'ebrezza di essere libero. E non mollare mai la presa perche senza di te non saprei a cosa aggrapparmi per ripararmi in questa vita piena di niente... 🚶‍♂️Van Laurent ( @ciaosonovan ) 🌙@tuneimieisogni © Tutti i diritti riservati. ➖➖➖➖➖➖➖➖➖➖➖➖➖ #frasiitaliane #frasibelle #frasitumblr #frasi #frasiamore #frasivere #frasitop #frasidolci #instafrasi #frasistronze #frasidelgiorno #frasimotivazionali #frasidamore #frasiitalia #frasilibri #frasidivertenti #frasirap #frasiditumblr #frasibellissime #frasicanzoni #frasidivita #frasiamicizia #frasitristi #loveislove #poesia #frasier #frasifamose #frasivita #frasicelebri #bellefrasi (presso Roma) https://www.instagram.com/p/CmE8TQtMTi1/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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potere-mentale · 7 years
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Non lasciarti scappare nessuna opportunità, la paura di cambiare non deve fermare la tua ricerca del benessere.
-Sonic_Revenge
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angolosegreto · 2 years
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"pensa che stavo ascoltando villabanks e mi sei venuta in mente, un po’ con tutte le canzoni in realtà mi vieni in mente, forse è un problema mio, forse non ho superato la cosa al 100% o forse arrivo semplicemente in ritardo come sempre, ma una cosa è certa, io non faccio altro che pensare a te.
quando ti ho conosciuta eri la tipica ragazza solare, commessa da tezenis e amante dei pokemon, scrivevi parecchio anche di me sotto l’alias del cuore giallo 💛.
Purtroppo col passare del tempo le cose cambiano, ti sei fatta grande sotto i miei occhi mentre io sono rimasto il tossichello del 2000 che ti scopavi a tempo libero, rimane il fatto che siamo entrambe persone e tutto il tempo trascorso insieme a te è stato fondamentale, anche per un secondo.
Con te ho scoperto cosa vuol dire amare, cosa vuol dire pensare intensamente ad una persona, cosa che mille altre ragazze prima di te non sono riuscite a trasmettermi. Scrivo questo messaggio col cuore in mano e conoscendomi non è da me. Ogni lasciata è persa diceva mio nonno, io purtroppo ho sbagliato fin troppe volte con te quando ho avuto l’occasione, solo ora riconosco le cazzate fatte ed il tempo sprecato. sicuramente farai leggere questo messaggio al tuo ragazzo o alle tue amiche più strette ma sinceramente poco mi interessa. Per una volta voglio avere l’onore di prendere la situazione per le palle e parlare di quello che provo e che tengo dentro da anni senza mai aver avuto la possibilità di esprimere. Ho sentito cose del tipo che ti ho usata, queste frasi mi hanno veramente colpito visto che essendo un tipo freddo ed introverso su certi aspetti non ho mai cercato di spiegare la situazione. Io a te ci tengo molto Sara, vederti felice con un’altra persona non immagini quanto mi fa male e tutt’ora penso soltanto a quei bei momenti passati assieme in hotel o a casa tua, dove anche per un secondo mi facevi sentire libero da ogni pensiero ed in pace con il mondo. sensazioni che non credo riproverò mai vista la tua situazione, non voglio che io sia la tua seconda scelta come sono sempre stato d’altronde, ma neanche voglio che tu lasci il tuo attuale ragazzo per me. Con questo messaggio non voglio cambiare proprio nulla in realtà, visto il passato posso dirti che questi messaggi non servono proprio ad un cazzo. Quando ci sei sarei disponibile per parlane a voce, in caso tu non volessi comprendo ma prima di rispondere concentrati solo per un attimo a tutti i momenti passati insieme. Buonanotte Sara, mi manchi."
Per sempre con me.. R💛
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sorella-di-icaro · 3 years
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Non sapete cosa significa essere a una banale e fottutissima festa e sentirsi completamente solo e isolato anche nel bel mezzo degli invitati.
Non sapete cosa vuol dire essere lì e sentirsi completamente isolati dal mondo intero perché i pensieri che vi frullano per la testa vi fanno sembrare un completo fallimento anche nei momenti più inopportuni della vita, in cui neanche uno shot o una sigaretta aiutano a dimenticare quella tristezza infinita che covi dentro le tue viscere.
E quindi, ti lasci trasportare da questo velo di infinita mestizia che ti porta in un mondo tutto tuo, in un mondo creato solo da te, dai tuoi pensieri profondi e dalle tue paranoie mentali che ti fai ogni giorno, dove solo tu credi che stai bene anche se in realtà non è così, perché vuoi solo che tutto questo finisca e che torni tutto alla normalità anche se ti stai autoilludendo su tutto questo.
Così mi sento io, sola in un mare di persone, in cui non sai come comportarti perché anche se cerchi di dire qualcosa in mezzo alla folla, saresti visto come quello strano e pessimista che non sa assaporare ogni attimo della vita.
E credetemi, che la depressione non è una cosa da sottovalutare o prendere sottogamba perché non è una cosa facile da gestire.
Chi ne soffre veramente, può dirti delle cose di cui dopo se ne pente amaramente e, se cerca di farsi perdonare in qualche modo, sa che i rapporti che ha legato con quella determinata persona, non saranno più come all'inizio.
Chi soffre di questa delicata patologia, è una persona fragile che preferisce starsene per conto suo lontana dal mondo perché il mondo esterno lo terrorizza in una maniera così tale da non riuscire ad affrontarlo da solo, ma ha bisogno di un aiuto da chi ne vuole prendere le giuste misure e comprendere la situazione di cui il soggetto interessato ne fa parte.
Il soggetto che soffre di tale malattia, tende spesso ad entrare in quella specie di trance che lo porta a pensare che lui è un fallito totale della società (paranoia) o lo può portare anche a dirsi a sé stesso cose come: “Se commetto suicidio, pensi che qualcuno se ne accorgerà di me?” o frasi come: “Se me ne vado per un periodo di tempo lontano da tutto questo, qualcuno se ne accorgerà della mia presenza?”
Sono alcune di quelle frasi che chi soffre di questa patologia dice a sé stesso solo per capire se a qualcuno una persona del genere può andare veramente a genio.
Ci sono tanti tipi di depressione, dove chi veramente fa fuori sé stesso o i propri cari o chi, come me, anche se lo pensa non lo fa veramente per il semplice motivo che qualcosa di più di lei (come una forza maggiore) le impedisce di far veramente fuori sé stessi o chi le ha fatto veramente dei torti, perché pensa che il tempo aggiusterà tutto.
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stupid-exaggerate · 5 years
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13 gennaio 2020
Io sono così spaventata dalle parole che sto per scrivere; sono così spaventata da quello che sto per raccontare; vorrei tanto poter utilizzare un linguaggio meno difficile, meno doloroso, che faccia meno male alla mia pelle ogni volta che provo ad utilizzarlo.
Vorrei che i giorni che ho trascorso non fossero passati, vorrei che il tempo fosse andato a ritroso, vorrei che la mia disperazione si fosse affievolita piano piano, invece che accrescere sempre di più, fino a quella notte in cui non sono più riuscita a sopportarla.
Vorrei che le mie parole risuonassero come musica nella mente di chi legge, invece di sembrare un puro lamento di terrore di una ragazza che non ci è riuscita, e che ancora non ci riesce, e che forse non ci riuscirà mai; vorrei che queste frasi rimanessero impresse nella vostra testa, perché nella mia hanno già fatto il loro dovere, marchiandomi a fuoco, lasciandomi segni che mai più sarò in grado di cancellare. Vi prego, non scordatele mai. Non scordatevi mai che io ho pregato, che io ho chiesto aiuto.
Che io ho pianto. Che io ho gridato. Che io non sono mai stata ascoltata.
Non scordatevi mai che quel grido per me era un urlo senza una voce, la melodia di uno strumento scordato, rotto, irreparabile. Io ci ho provato, ve lo giuro.
Ora proverò a raccontare, ma le parole mi feriscono, fanno male ad ogni singola cellula del mio corpo, perché sono reali, io lo so che sono reali. Non mi sono mai inventata niente, non ho mai detto bugie, e ciò che qualcuno chiamava imprecisione, in realtà non era altro che bisogno disperato di essere ascoltata.
Nessuno lo ha fatto.
Nessuno mi ha mai ascoltata.
Dio, mi sento come un compositore adesso. Sto scrivendo la mia musica, la mia melodia, la mia armonia spettrale che voi purtroppo siete obbligati a sentire, lasciandovi trasportare dai pensieri che questa vi evoca; perché io so che state pensando, e a volte pensare non è un male.
A volte pensare può salvarvi la vita.
A volte pensare può portare voi stessi a rendervi conto di essere persone.
Racconterò la mia storia, la mia musica, la mia armonia, i miei segreti di questi pochi giorni, sperando di essere ascoltata non per noia, e nemmeno per curiosità, ma per il puro e semplice desiderio di capire. Per il desiderio di voler sentire questa musica così nascosta e così lieve che fino a ora non ha fatto altro che rimanere nascosta nella brulicante orchestra di voci troppo forti, troppo impetuose, per una tiepida e flebile come lei.
Dopo essere stata al pronto soccorso, dopo aver visto la mia vita scendere giù, goccia dopo goccia, da quella flebo, ho iniziato a credere che fosse la solitudine a voler stare con me, e non io con lei. Quelle gocce che scendevano mi ricordavano le mie lacrime; dio, ho 20 anni, e mi sembra di aver pianto talmente tanto, da non aver più spazio per nessun altro tipo di dolore. Ho provato la sensazione di dolore. Quella morse che attanaglia il petto, lo stringe, e poi ti prende lo stomaco, le gambe, la testa, e improvvisamente desideri scomparire. Se resisti al vero dolore sei forte, ma se lo accetti, se lasci che lui si insidi dentro di te, allora è proprio lì che sta la grande debolezza.
Tornata a casa dall'ospedale mi sono seduta sul divano; mi hanno aumentato le medicine, hanno aggiunto i sonniferi -come se quelli fossero davvero in grado di poter fermare il diavolo- , e mi hanno tenuta sotto stretta sorveglianza. Io non volevo parlare con nessuno, non volevo che nessuno mi toccasse, perché mi sentivo tradita da tutti. Io avevo gridato, avevo chiesto aiuto, ma il mio grido era stato ignorato, o meglio lo avevano trattato con la superficialità di chi crede che queste cose non siano altro che mali passeggeri, cose che si possano curare.
Nessuno sospetta che questo dolore, queste grida, io le porto dentro da anni, da quando avevo 11 anni più o meno, da quando per la prima volta mi hanno dato della cicciona, da quando mi hanno detto che ero talmente balena che la sedia si sarebbe rotta se mi fossi seduta. Loro non lo sanno. Loro pensano che io sia peggiorata ora. E per che cosa? Per una relazione?
La relazione poi, è stato il più grande sbaglio che potessi fare. Ho detto che lo amavo, ci credevo con tutta me stessa. Ma lui non amava me; lui amava semplicemente la versione di me che voleva lui; desiderava cambiarmi, desiderava che io crescessi, che io maturassi, che io frequentassi amicizie diverse, o meglio, che non ne frequentassi, desiderava cheio mi staccassi dalla mia famiglia, desiderava che io fossi più precisa nelle cose, che non mi confondessi.
Agli inizi della relazione mi aveva persino detto che con le altre non aveva funzionato perché lui avevano cercato di cambiarlo e poi si erano stufate di come lui era diventato per loro; nemmeno si è accorto che, involontariamente, ha fatto in modo che io cambiassi per lui. Ho rinunciato a tante amicizie, ho smesso di pubblicare foto senza il suo consenso, non mi sono nemmeno resa conto di essermi chiusa da sola in una gabbia. Io mi ci trovavo bene, finchè non litigavo con la mano che mi dava da mangiare. E ormai ero arrivata a litigarcci troppo spesso. Litigavamo perché non rispondevo subito al telefono, perché mi sbagliavo a dire una parola, perché non sapevo cosa dire durante un discorso... non mi rendevo conto che stavo scomparendo, la mia dignità stava scomparendo, e con lei io, e tutti i miei sogni, e le mie speranze, e le gioie che provavo nell'essere innamorata di una persona.
Non voglio specificare le date di quando sono successe queste cose; spero possiate perdonarmi; sappiate che la nostra relazione si è ufficialmente conclusa il 7 gennaio 2020, nella notte in cui io ho tentato di uccidermi.
No, parlare di suicidio non è una cosa semplice, e io sto già piangendo mentre scrivo, perché ci sto ripensando, e mi fa male.
Io e il mio attuale ex ragazzo abbiamo avuto una discussione quella notte, e lui ha detto testualmente che era terrorizzato all'idea di avermi come ragazza, e di dover avere a che fare con una famiglia come la mia. Ha detto che se volevo mi sarebbe stato vicino, ma non come ragazzo. Ha detto che avrebbe avuto rapporti con altre donne, e non mi avrebbe detto niente per non farmi male. Ma che ci sarebbe stato, per me. Tutto questo mentre io ero da sola, sul divano, a piangere, perché lui non è venuto con me in ospedale. Non è rimasto con me a contare quelle gocce che scendevano dal tubetto della flebo, non mi ha nemmeno scritto un messaggio. E non era lì nemmeno in quel momento, mentre per telefon mi diceva che voleva tagliarsi fuori dalla mia vita.
Ed è qui, che la mia musica ha un taglio repentino, qui di colpo si ha un crescendo, il mio cervello cambia, i miei occhi cambiano colore, e io non ci vedo più, non ragiono più, e non ricordo assolutamente più nulla di quello che ho fatto. Perciò ora la mia musica diventerà di qualcun'altro, mia madre, anche se lei non sa che sto suonando per lei, ma è da lei che ho ricevuto i dettagli di ciò che ho fatto quella notte, e di ciò che ha fatto Emanuele.
Dopo il suo messaggio, gli ho detto che a quel punto il fondo lo avevo proprio toccato con la faccia, e che non avrei proprio più visto possibilità di risalità; successivamente l'ho bloccato; ho bloccato lui e ogni numero con cui tentava di scrivermi, priva della lucidità e della ragione che fino ad un momento prima avevo, quando le lacrime avevano ancora un significato. Sono andata in camera di mia madre e ho bloccato i numeri anche a lei, in modo che non potesse ricevere niente; lei era arrabbiata con me, non ricordo per cosa, ma nonostante questo le ho dato un bacio della buonanotte, pensando che fosse l'ultimo.
Con una tranquillità che non sentivo mia, e dei passi che mi sembravano a dir poco innaturali, sono andata in frigo e ho preso una bottiglia di birra, sgolandola tutta di colpo. Successivamente mi sono avvicinata al cassetto dei medicinali e ho preso dello xanax, mandando giù due pastiglie, stupidamente credendo che così la mia vita sarebbe finita.
Non ragionavo, non capivo. Volevo solamente sdraiarmi sul divano, abbracciare il mio gatto e aspettare finchè il mio respiro non si fosse fatto più debole, e i miei occhi si fossero rifiutati di aprirsi. Nella mia mente tutto ciò in quel momento era giusto, aveva senso. Ma io non stato ragionando. Io stavo sognando di scappare via da un mondo che mi stava fancendo troppo male perché io potessi tollerarlo ancora. Mia madre che non mi parlava, il mio ragazzo che mi lasciava perché era terrorizzato da me.
Mi sentivo una bestia. E che fine farebbe la bestia nella realtà? Morirebbe.
Io volevo solo scappare via.
Il mio ragazzo da torino ha chiamato il 118 e i carabinieri, e poi è scomparso, non si è più assolutamente fatto sentire; mia madre mi ha riferito che durante la visita del 118 io non sembravo io. I miei occhi erano neri come la pece, e dicevo parole molto dure contro mia madre, che purtroppo non mi ricordo; mi ha riferito che la guaravo con odio, che guardavo in cagnesco chiunque osasse avvicinarsi a me.
Tutti tranne Sonia. Sonia era una dottoressa venuta lì per soccorrermi, e non so come ma ha capito; ha capito che il mio non era un suicidio. Il mio era un bisogno di affetto, una disperata ricerca di un abbraccio mai ricevuto; lei ha capito che non avevo bisogno di essere portata via in ospedale, ma avevo bisogno che qualcuno mi stesse vicino, e mi ascoltasse, ascoltasse la mia musica, la mia melodia, tutto ciò che avevo da dire.
Ho sempre paura di dire troppo quando parlo, di sbagliare, e questo è perché non ho mai avuto nessuno che apprezzasse davvero ciò che avevo da dire. Ogni volta che mi sono sentita dire da una persona “ l'hai già detto”, per me era peggio che un insulto. Se ti importa di me, lo riascolti. Io ho riascoltato tante cose che avevo già sentito, perché le persone sono felici quando parlano di ciò che le rende felici. Allora perché io non posso?
Quando il 118 è andato via, sono stata obbligata ad andare a dormire con mia madre, perché non voleva lasciarmi da sola, perché aveva paura che volessi farlo di nuovo; io volevo semplicemente essere ascoltata. Ma lei non voleva parlare con me.
Il giorno dopo, sono stata scossa a forza da mia nonna, la quale aveva “ricevuto l'ordine” dalla dottoressa di dirmi tutto quello che pensava in merito a ciò che avevo fatto; ogni singola parola che mi è stata rivolta ora è impressa nella mia mente come fuoco, e dubito che se ne andrà con tanta facilità.
Un buon compositore non vuole annoiare il proprio pubblico ripetendo le stesse tonalità di una melodia spenta, per cui mi limiterò a citare solamente qualcosa della valanga di insulti che mi sono stati rivolti quella mattina, mattina nella quale io volevo semplicemente sparire.
“Sei solo una bugiarda di merda!”
“Hai rovinato la vita ai tuoi genitori!”
“Tu fai solamente soffrire tutti”
“Avresti meritato più botte da piccola, più calci in culo, magari da tuo padre!”
“Dopo ti tirerò addosso l'acqua santa, perché tu hai il demonio dentro!”
“Tu ci godi a far star male gli altri, ti diverti!”
“Io dovrei andare a fare la spesa invece per colpa tua e del tuo egoismo io non ci posso andare”
“ Tu sei il male di questo mondo”
“Sei convinta che il mondo giri intorno a te?”
Mentre prendevo le pastiglie che sono obbligata a prendere per prescrizione psichiatrica, lei me le ha tolte di mano e ha detto: “Vuoi anche una birra per buttarle giù?” mettendosi immediatamente a ridere.
Dentro di me sentivo solamente il vuoto; mi sentivo lacerata, abbandonata da qualunque cosa potesse anche soltanto donarmi quel briciolo di affetto che chiedevo tanto disperatamente. Il mio ragazzo non mi voleva più, per mia nonna ero satana, mia mamma non si fidava più di me.
Avessi potuto esplodere in quel momento, lo avrei fatto.
E invece sono rimasta zitta, ho lasciato che mia nonna mi urlasse contro, che mi facesse male, che mi scuotesse con forza quando non reagivo ai suoi insulti, che mi lanciasse addosso l'acqua. Mi sono rifiutata di bere e di mangiare, sono rimasta ferma immobile, con le orecchie tappate, chiusa nella mia prigione di dolore, dove almeno il male lo conoscevo, dove almeno sapevo di cosa soffrivo. Gli insulti lì non potevano sfiorarmi, potevano solo scivolarmi addosso, perché erano già tutte cose che pensavo. Ho lasciato che il dolore mi assorbisse, che mi facesse sua, e che mi tormentasse nell'unico modo in cui poteva fare: ho pianto, pianto tra me e me, senza farmi sentire, sentento quella morsa stringermi tutti gli organi, appropriandosi della mia ragione, fino a non farmi sentire più nulla. A quel punto, di nuovo, non ero più io. Ero solo lo spettro di me, quello stanco, quello pronto ad offendere perché già offeso, quello pronto ad uccidere perché già morto; ho iniziato a dire a mia nonna di piantarla, di stare zitta, con tono neutro, senza voce, come se fossi una macchina. Come se non avessi più emozioni. Ho iniziato a dirle che non mi importava, nulla di ciò che diceva era importante. Anche quando parlavo con mia mamma durante quella sera sembravo una macchina, mi è stato riferito.
Che ci sia qualcun'altro dentro di me? Qualcuno stanco di soffrire così? Qualcuno che si ribella alle situazioni in cui non può avere il controllo?
Quanto vorrei che la mia melodia fosse finita qua.
Quanto vorrei poter concludere con una frase d'effetto per lasciarvi la possibilità di riflettere su ciò che avete sentito; ma purtroppo... ho ancora un'altro atto, più orribile e raccapricciante, che non so ancora come raccontare. Una parola per volta, Giulia. Sei sempre stata brava a scrivere, e anche se ti scapperà qualche errore grammaticale, questa volta te lo perdonerai, perché questa è la tua melodia, questo è il tuo pezzo di storia, e merita davvero tutti gli errori che puoi dargli.
Due notti dopo quella del suicidio, stavoun po' meglio, ho chiacchierato con la mia psicologa, le ho consegnato i testi del diario che sto scrivendo, ho cercato di far pace con mia madre, ho anche ristabilito con fatica il rapporto con mia nonna, e ho fatto in modo di recuperare una sorta di equilibrio.
Avevo paura, ho ancora paura adesso, ma dettagli.
Non avevo nulla che mi preoccupasse, a parte la solita ansia, con cui ormai convivo; non sentivo il mio ragazzo da due giorni.
Quella notte, verso le 2, suonano a casa nostra i carabinieri, mentre io stavo ovviamente dormendo. Mia madre si sveglia e va ad aprire, e questi enunciano la fantastica notizia: il mio ragazzo ha telefonato ai carabinieri perché una sua amica dalla Polonia le ha detto che “Giulia era morta”. Questo “Giulia era morta” è arrivato per messaggio a lei, e loro hanno fatto arrivare i carabinieri a casa mia, sostenendo che questo esatto messaggio fosse partito dal mio telefono. Ovviamente i due uomini hanno perquisito il mio cellulare alla ricerca del messaggio, o almeno di un contatto corrispondente a quanto riferitogli, non trovando assolutamente nulla.
Come se non bastasse, anche il padre del mio ragazzo ha scritto a mia madre, dicendo che questo messaggio sarebbe partito da me.
Quello che nessuno ha messo in conto però, è che io per prescrizione psichiatrica ad una certa ora, ovvero le 21 e 45 devo predere un sonnifero, che mi porta ad addormentarmi intorno alle 22 e 10. il messaggio in questione è stato mandato alle 22 e 35.
Quella notte, i carabinieri si sono scusati, sia con me, che con mia madre, ma io praticamente non stavo ascoltando. Io ero semplicemnte sconvolta; ho amato una persona per 8 mesi, ho dato me stessa, tutta me stessa, per otto lunghissimi mesi, per finire con i carabinieri a casa mia a chiedermi scusa.
O meglio, vorrei fosse finita così.
Oggi, 13 gennaio 2020 ho denunciato il mio ragazzo per molestie. Ho denunciato una persona che per otto mesi, piano piano, si è infilata nella mia vita e mi ha portato via tutto ciò che avevo, dalle amicizie, alla mia identità, alla mia libertà, alla mia personalità. Oggi, scrivendo queste parole, ho composto il primo pezzo della nuova melodia della mia vita, dove non voglio più cadere in stonature, dove non voglio più perdere me stessa a causa di qualcuno.
Il problema ero io, io mi sono lasciata trascinare da qualcuno che era convinto di fare ciò che era più giusto per me, quando in reatà, ciò che è più giusto per me lo dovrei decidere io.
È questo il mio gran finale, è questo il mio assolo.
Io sono arte, e mi amo.
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ilarywilson · 4 years
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«Sei solo di passaggio o vuoi salire? Ho appena ordinato thailandese»
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«Non so» borbotta, spostando una mano dietro la nuca. Andare a casa sua vorrebbe dire "la prossima volta vengo io da te"? Si morde l`interno del labbro, nervosamente.
«Guarda che lo puoi dire se il thailandese non ti piace».
«No no, non mi dispiace il thailandese. È solo che non vorrei disturbare, sai... magari la tua coinquilina non vuole... Non so, non devi sentirti in obbligo, ché sai, magari tu pensavi...» Duf, ma che dici? Si zittisce, maledicendosi e mordendosi le labbra con i canini. «Va be`, salgo. Vada per il thailandese» sciogliendo quell`ingarbuglio nel cervello e un sorriso impacciato, che non ha la minima idea di dove lo stia portando; a cominciare dalla metà del suo cognome in un cocktail del Maze, fino al fatto che sta davvero per mettere piede dentro la casa di una persona con cui condivide... che cosa?  A quale categoria delle relazioni sociali appartiene la Wilson?
«Sarebbe carino, te e io, appollaiati sul divano, a mangiare schifezze e guardare film. Così fanno le... persone babbane». 
Gli occhietti si allargano impercettibilmente mentre il respiro viene trattenuto appena. Lui si corregge in corner, ma a lei il cuore è ormai partito per la tangente comunque. «Potrei cenarci a vita con tutte le cose che ti lasci sfuggire quando inizi a parlare a sproposito» e quello non sembra un rimprovero e nemmeno un (deliberato) tentativo di metterlo a disagio. «Mi piaci così» svela senza troppi fronzoli. «Mi fa pensare che forse non senti l`impellente necessità di essere per forza impeccabile, con me, e che quindi sarei davvero il tipo di persona con cui ti appollaieresti sul divano a mangiare schifezze e guardare film» che cosa sta cercando di dirgli? Forse esattamente quello che ha detto. «E` come poter guardare dietro le quinte a teatro e vedere gli attori senza maschere» l`ultima perla lei gliela rovescia addosso così, col sorrisetto soddisfatto e l`emozione che non si cura di nascondere. Come la migliore delle signorine dabbene, muove poi il gomito sul tavolino, sporgendosi in avanti per andare a pigiare così il tasto di accensione del telecomando, che fa partire la telenovelas intrappolata nel mangiadischetti. Elisa di Rivombrosa riprende col botto, per la ottocentotrentossima volta, e lei striscia sul tappeto; cercando l`appoggio del divano con la schiena e accoccolandoglisi vicino. «Lui è un conte e lei la dama di compagnia della contessa sua madre».
Breve recap delle puntate precedenti...
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«Amore impossibile, un grande classico» roteando gli occhi al cielo. «Lui si invaghisce di lei, lei pure, ma è troppo orgogliosa per sottostare alla sua arroganza. In più crede che il suo amore non sia sincero, che sia solo desiderio di ciò che non può avere e che svanirà non appena lei si sarà concessa. Considera che sono altri tempi, lei vuole sposarsi, e il matrimonio è l`unica cosa che lui non può darle. Così lui pensa che urlare il proprio amore a tutta Riva Ombrosa possa servire a chiarirle che fa sul serio, ma ovviamente è una pessima idea» scoccandogli un`occhiata eloquente nell`accennare a quel che accade sullo schermo. «Un conto è urlare ai sette mari la propria voglia di ribellarsi e un conto è farlo davvero» andando a ricalcare le parole della protagonista:
«siete davvero coraggioso, Conte Ristori, o vi piace solo riempirvi la bocca di belle parole?»
Continuando ad ascoltarla, non può fare a meno di notare una vaga similitudine tra la storia del conte e della dama di compagnia e quella che stanno vivendo. Sono sulla ruota panoramica anche loro? O è una giostra più burrascosa? Magari con un vagoncino a posto singolo... in cui c`è solo il conte che grida perché lei non è voluta salire. Sposta gli occhi su Ilary. No. Loro, sulla giostra, ci sono entrambi e Harry si sente così fortunato in questo momento. Tanto da distendere le gambe, incrociando le caviglie una sull`altra, e rilassare la testa sopra quella bionda accanto. «Alla fine si mettono insieme?» Non che gli interessi moltissimo, giusto per vedere se può delineare meglio i contorni dell`etichetta che si stanno portando appresso da un po`. «Chissà su quale giostra stanno... »
«Si sposano!» Fortuna che nessuno sta mangiando, eh Duffany? «Avevi qualche dubbio sul fatto che Lei l`avrebbe spuntata, scusa?» ridacchiando dispettosa. I tasselli di quella metafora, stavolta involontaria, la riportano con prepotenza su quella ruota panoramica. Deglutisce, improvvisamente nervosa. «Beh, lui sicuramente ha puntato subito alle montagne russe» ragiona. «L`ha aggredita e persino imprigionata... ma solo perché non aveva trovato un altro modo di esprimere cosa sentiva se non prevaricando, sai» lo sai? Anyway, gesticolando: «lei lo riporta sulla ruota e per assurdo quando lui si rassegna a salirci, è lei a portarlo sulle montagne russe, sai?»  cercando ancora il suo sguardo, l`aria concentrata di chi stia venendo a capo di un inghippo tutto personale. Sicuramente buffa, con quel cipiglio in viso. «Credo... che alla fine volesse solo assicurarsi che lui sarebbe stato disposto a tanto e... che nel frattempo anche lei sia scesa a patti con cosa... sentiva. Anche se non avrebbe dovuto» un sopracciglio a flettersi, eloquente, chissà perché.
«Curioso». «Cosa?»
«Curioso che tu sappia spoilerare così facilmente una storia tanto AVVINCENTE». Il sarcasmo, quello pungente. (E i cambi di rotta, quelli in corner). 
«In effetti avevo intuito che ti avesse inaspettatamente coinvolto» eloquente, accartocciando le labbra in un sorrisetto struzzo, che si vela in fretta di sfumature più assorte. «A volte ho l`impressione...» partiamo male «che tu non finisca di dire quello che volevi dire quando hai cominciato a parlare, per questo dico che straparli. E sai perché lo so?» non gli lascia propriamente il tempo di rispondere. «Perché faccio anch`io così».
«Ah! Anche tu fai così eh?» le fa eco; andrebbe infatti ad agguantarle il viso per rubarle un nuovo bacio, mangiandole la bocca con la sua e non lasciandole scampo di sgattaiolare fuori dalla sua portata. «Ecco perché siamo finiti su una ruota panoramica» sussurra, staccandosi per un momento.
«Perché anche io straparlo e non finisco le frasi che comincio?» confusamente divertita, flettendo un sopracciglio nell’allontanarsi appena da quel bacio. «Credevo che ci fossimo finiti perché io ho fatto l`integerrima Elisa della situazione». Ci vorrebbe un secondo diploma per capire quello che sta cercando di dire, non trovate?
«Tu straparli e basta, Wilson» la rimbecca a bassa voce, rimanendo a pochi millimetri da quella bocca morbida. Chiude gli occhi, perché aveva sperato che quella similitudine non tornasse. Inspira. Espira. E si ritrova gli occhi immersi nei suoi. «No» le dice, cambiando idea in un twist rapidissimo. «Ci siamo finiti perché entrambi straparliamo e perché nonostante ci siano state incomprensioni fin troppo spesso ora siamo qui, appollaiati davanti a un divano, neanche sopra - pensa che tonti -, a guardare una storia talmente improbabile che mi fa pensare di essere fortunato che la nostra» sì, lo ha detto. «Be`...» ops. Deglutisce. «... che la nostra sia...» sia? «sia vera e reale». 
I piedi tirano, lei sorride luminosa e d`improvviso è davvero tutto molto, troppo chiaro. Quelle vertigini lo sono. Raccontano di come siano le altezze a spaventarla e non tanto la persona in cabina con lei. Di come l’altitudine susciti quel senso di meraviglia che non sarebbe possibile senza quel pizzico di terrore primordiale. Quello che parla finalmente chiaro. Abbastanza da farle sentire l`impellente necessità di saltargli addosso; sporgendosi per far scontrare le labbra contro lo sue e rubargli un bacio profondo, fin da subito, in contropiede e in controtempo. Le braccia a scivolargli meglio attorno alle spalle per appendersi a lui e trascinarlo giù. L`attacco di un animaletto che, se non fai attenzione, ti trascina a rotolare sul tappeto così. Prima che tu abbia avuto il tempo di dire "Quidditch".
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“Nulla contro le ragazze, ma Michele è una brava persona”
“[...] orientamento sessuale e colore della pelle, basta odio”
Rispettivamente li commento di una signora dopo il funerale di Maria Paola Gaglione e un frammento dell'omelia del parroco durante il funerale. Mi sono rimasti impressi.
Mi sono rimasti impressi perchè, in fondo, sono uguali. Sono la stessa cosa, vista da due punti di vista. La transfobia e l’odio che impregna la nostra società, visti dal punto di vista del “popolino” e della “gente per bene”.
La signora, che anche di fronte alle prove schiaccianti (i segni degli speronamenti sulla moto, le botte che hanno mandato Ciro in ospedale, le dichiarazioni dell’omicida che voleva curare Maria Paola perchè era infetta) preferisce chiudere gli occhi perchè “Michele è una brava persona”. Anche se mai nella vita una brava persona speronerebbe la propria sorella per curarla dall’amare un’altra persona. E la signora lo sa. Ma passa oltre, perchè va bene così. È meglio essere assassino che frocio, no? Ecco. Pensa te che Maria Paola non era neanche frocia...
E poi il prete. Lo stesso prete che ha detto “Di certo non era preparato culturalmente a vivere la relazione della sorella con un’altra donna“ e “Non sapevo della relazione tra le due ragazze, ma sapevo della ‘scelta’ di Ciro, che rispetto“ subito dopo l’omicidio. Vorrei mettere un secondo l’accento su “scelta”, messo fra virgolette, ma andiamo avanti. Questo prete, durante l’omelia tira fuori l’orientamento sessuale e il colore della pelle. Maria Paola era etero e bianca. Il fatto quotidiano riporta che l’omelia è rimasta “sul piano teologico, sui temi della morte e della Resurrezione, senza fare riferimenti specifici ai fatti di cronaca“. Manteniamo la faccia. Teniamo tutto coperto dall’usuale spessa coltre di fuliggine, che appanna l’opinione pubblica e la sensibilità delle persone. Rimaniamo nella comfort zone. Non andiamo a toccare lo status quo. Chissenefrega se sta ragazza è morta perchè il fratello è maschilista, omofobo e transfobo. Buttiamo su un mezzo discorso sulla morte e i massimi sistemi e andiamo a casa, che qua stiamo alzando troppo un polverone per i miei gusti.
Ma alla fine, la signora e il prete hanno fatto la stessa cosa. Lei dalla strada, lui dall’altare, hanno entrambi insultato Maria Paola e Ciro per l’ennesima volta. Hanno insultato e preso per il culo una ragazza che è morta perchè amava un ragazzo trans, e un ragazzo che probabilmente si sentirà responsabile della sua morte per tutta la vita. Quello che è successo non era ancora abbastanza. I giornali e telegiornali che hanno fatto del proprio peggio nel descrivere i fatti non erano ancora abbastanza. Mancava quel non-so-che.
Tutta questa faccenda mi è sempre più disgustosa. È troppo chiedere un minimo di umanità? Senza prese in giro, senza finti perbenismi, senza frasi fatte, e senza preti che sputano veleno... È seriamente troppo?
Chiudo ‘sto papiro che mi è uscito con due mie speranze. Primo, spero che adesso, dopo il funerale, Maria Paola possa riposarsi un attimo; spero che l’opinione pubblica la lasci stare; spero che la sua famiglia si renda davvero conto di quello che è successo. Secondo, spero che Ciro abbia un terapista, o se non lo ha che se lo trovi; spero che riesca a continuare la sua vita, anche se la società fa di tutto per impedirglielo; spero che non rimanga fossilizzato su quello che è successo; spero che riesca a trovare un equilibro fra ricordare Maria Paola e superare la sua morte.
Ps: spero anche che questo sia l’ultimo post che scrivo su questa situazione... Conto di non dovermi più sfogare perchè la situazione viene gestita in modo ridicolo e offensivo... Ma chissà... Domani è un altro giorno, non possiamo prevedere cosa diranno i servizi del tg1...
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Caterpillars,laughter and confessions  (part 2)
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15.07.2076
K: «oooh» annuisce «mi sembrava strana effettivamente la questione» annuisce andando a versarsi ancora acqua nella tazzina ormai quasi vuota e lasciando la bustina ancora a mollo «Ecco..» batte la destrorsa sul ginocchio destro piegato tornando ad appoggiarsi in posa sexy col braccio sinistro sullo schienale del divano «ora so una cosa imbarazzante su una parte del corpo del bruco».Sorride mentre si allunga per prendere la tazzina e sorseggiare un po` di the «Dipende.. se servisse per salvarti la vita...» - «diciamo che non vorrei essere da quelle parti in quel caso» - «o quantomeno dalla parte sbagliata della squadra» sorride ma in parte è seria. Fa spallucce, e si umetta le labbra «Sai Illy..» si fa seria «chi ha passato quello che abbiamo passato noi..» intende lei o sebastian, «chi più chi meno ovviamente..»
«chi ha un passato difficile rimane sempre un po` marchiato da esso.. e la malattia può esserne una causa ma non la conseguenza delle azioni che ne derivano da lì in poi.. o almeno non in totale colpa»
sorseggia il the «alla fine del processo sono andata via.. non tanto per il risultato ottenuto..ma perché mi sono posta anche io il problema di essere o di poter diventare come lui..per la malattia» ovviamente seh seh
«ma... diciamo che sono arrivata al risultato di come la malattia a volte sia solo una scusa.. ci può rendere più sensibili, più instabili in alcuni gesti e in alcune decisioni...ma è ciò che siamo noi che ci permette di decidere se quelle decisioni compierle o no...» 
fa un grosso respiro «Se ci fosse stato Adam, se Adam fosse stato preso di mira da qualcuno di pericoloso.. il mio essere..» ... «Adam come un qualsiasi membro della famiglia...il mio essere mi avrebbe portato ad agire in battaglia, a decidere anche di uccidere probabilmente se la scelta fosse stata Adam o lui/lei o Elliot o tu.. o la mia vita rispetto alla sua..» - «ma agire quando la persona è a terra, agire quando la persona da ferma cerca di ferire nonostante sia legata, decidere di uccidere piuttosto che ferire...quella è una scelta Ilary..» altra pausa mentre abbassa la tazzina vuota «Una scelta che è totalmente distaccata dalla malattia o dal suo passato... ma è un qualcosa tu scegli di fare» una nuova pausa guardandola negli occhi questa volta «e di questa scelta non ha colpa nessuno se non lui.» - «Fai male quando non hai altre armi e altra forza per vincere.. ma tu non devi ferire nessuno.. non devi dimostrare a nessuno quello che senti o non senti nei suoi confronti o nei confronti di Harry» - «ma in questi casi la vendetta non ti servirebbe a niente, sia essa pratica o fatta di indifferenza.. credo che la cosa migliore per te e per lui..sia quella di andare avanti ognuno per la sua strada.. puoi anche provare affetto per Sebastian e per quello che avete avuto di bello nel vostro matrimonio senza doverti sentire in colpa..perchè sai che come c`è stato è ora finito per qualcosa di ancora più bello e genuino...»una pausa «di meno malato ecco..» nuova pausa «non sentirti in colpa per tutto santo Merlino siii libera di amare, essere arrabbiata e provare qualsiasi cosa tu voglia provare, non devi dar conto a nessuno se non a te stessa in primis e al bruco in secondis(?)»sull`ultima parola rimane poco convinta ma fa spalluce «ASSOLUTAMENTE SI COL THE»
I: Il cipiglio a farsi più serio e concentrato, quando l`ombra familiare invade il viso di Katrine, facendole respirare ancora una volta il sentore di un passato difficile che ha sempre e solo immaginato e mai domandato. Forse le sta bene così, forse le basta ascoltare quel che Katrine ha voglia di dire, solo con la dovuta precisazione che «non è una gara». Le dita a rafforzare la stretta attorno alla tazza, mentre uno spiacevole groppo le chiude la gola e lo stomaco nell`apprendere certe similitudini. «Io sono andata a vomitare» dopo il processo, inserendosi nel suo racconto con discrezione, forse per lasciarla meno sola in quei racconti difficili. «Credevo che fosse perché mi dispiaceva per lui e perché al suo posto mi sarei sentita morire, ma...» - «non era solo questo» tirando un profondo sospiro. «Era anche che... credevo se lo meritasse» il tono ad abbassarsi, quasi quel pensiero portasse con sé un peccato irripetibile. «Credevo che avrebbe tenuto un po` più al sicuro chi gli sta intorno» perché Sebastian non ferisce solo con la magia e lo sanno bene entrambe. «Anche io ho avuto quella paura» il tempo passato è figlio del tentativo di debellarla anche così e parla del timore di diventare come Sebastian, esatto. «Quando ho smesso di avere paura di... incontrare un altro Sebastian...» - «...ho iniziato ad aver paura che il Sebastian fossi io e di aver incontrato il troppo affetto e la troppa devozione della Illy o della Rachel o della Kat di turno» deglutisce a fatica. «Ma Rachel mi ha dato della troll» - «e di smetterla di ficcarmi da sola il dito nelle cicatrici, che non ce n`è alcun bisogno» un altro sospiro per allentare la tensione. «E sai cosa ci direbbe Silente?» per concludere, sporgendosi appena in avanti «che siamo le scelte che facciamo» siamo al timone della nostra nave. Come testimonia il sorriso mesto con cui accoglie la fine delle sue parole, lo sguardo un po` acquoso e il cuore inquieto. «Lo so» che non deve dimostrare niente a nessuno.
K: «Oh ma non voglio che lo sia e nel caso per qualcuno lo fosse preferirei di gran lunga perdere guarda»sguaiata, ride, forse un po` data dal discorso e dal voler stemperare l`atmosfera che si sta creando. «reazione più che comprensiva..»annuisce convinta,ascolta infine il discorso di Ilary, quelle frasi che si sovrappongono alle sue, ma lo sguardo questa volta rimane fisso su di lei, quelle iridi smerladine si posizionano a fissarla mentre non proferisce parola per un po`, una statua inquietante quanto il nano da guardino che le fissa dal lato del camino, ad un occhio poco attento potrebbe quasi sembrare che non respiri, ma respira ,respira come respirava quel mattino sulla spiaggia, respira come respira sua nonna quando..inizia a parlare sempre più piano «una parte di me vorrebbe davvero darti una sberla..»lo dice piano «ma odio la violenza.. e odio i segni che lasciano gli schiaffi..»pausa «però fai conto che te l`abbia dato..»parla con pause, lenta sempre «non permetterti più di paragonarti o di pensare di paragonarti o di essere come Sebastian, Ilary Wilson hai capito?»
«Stare con una persona malata non ti rende o non ti fa diventare malata, hai così tanta luce in quel corpicino e in quel cuore che per spegne quella luce, per farti giocare al buio dovrebbero esserci duecento Sebastian Waleystock o forse trecento Sebastian.. quindi NO!» 
di scatto si sistema sul divano con la schiena dritta «il vomito era il tuo cervello che voleva eliminare queste stron***» - 
«Quello che hanno scelto,anzi che ha scelto il giudice a discapito di quello che ci lega o ci ha legato a Sebastian è la scelta migliore, non puoi essere un mago se non riesci a controllare le tue emozioni, o la tua magia, altrimenti la magia controllerà te e non possono permetterselo. Quindi in parte un po` se lo merita Ilary, si, se lo merita perché ha avuto mille modi per imparare la lezione, mille occasioni, ma quando già al quarto anni effettui incantesimi dettati dalla rabbia su una ragazzina più piccola, se per dispetto incendi i mantelli con la gente dentro durante la lezione perché quella persona non ti calcola buhu Oh santo Merlino allora la bacchetta è meglio spezzata perché dell`essere mago non hai capito proprio nulla!»
parla ora senza respirare «E tu temi di essere come lui? di essere la persona marcia che usa le persone e il loro amore o il loro affetto per poi sputarle via come frutta marcia o noccioli di una pesca?!» la destrorsa e la mancina andrebbero dunque a posarsi sulle gambe di Ilary e nel caso vi riuscisse andrebbe ad avvicinarsi guardandola negli occhi 
«NON SEI LUI»
annuisce alle parole successive «e Silente ne sapeva!»
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I: «Non credo sia così diffuso pensarla così, sai? Chi fa a gare di certe cose, ama stare dalla parte che pende della bilancia e lamentarsene facendo sentire in colpa chi malauguratamente sia stato più fortunato. O più accorto». Ma sorride, lieta di sentirla ridere, lasciando che quel suono sciolga un po` la tensione dei muscoli. Le gambe strette al petto in difesa del cuore, un sorrisetto colpevole per averle tirato fuori quell`istinto violento. «Mi fai un po` paura, in effetti» sincera e in vena di battute infelici e irripetibili. «Quello sì che ti renderebbe simile a Sebastian» lo schiaffo? Stira un sorriso che spera di far sbollire così le ire funeste della Warren, gettando poi gli occhi al cielo; ormai incapace di prendere sul serio quei discorsi e quindi ben venga l`umorismo più nero. «Vai a dirlo alla Me che si castava Flamora sulle gambe» la leggerezza di quella battuta mette i brividi, ma la retorica suggerisce che il confine fra malato e vittima non sia poi così netto come lo vorrebbe Katrine. Lo sguardo scivola altrove non a caso, il nasino arricciato nell`ascoltarla di malavoglia, e non perché l`altra non dica cose sensate. Anzi. Ne dice troppe, lei vorrebbe solo averle afferrate prima. E se gli occhi pizzicano di lacrime sarà solo lo gnomo a vederle. Le unghiette affondano inutilmente contro la ceramica della tazza e il respiro cessa senza che lei lo abbia deciso. Così come i piedini si intrecciano nervosamente uno sull`altro mentre lei va a completare quel lungo elenco con tono tremante: 
«... quando tenti di soffocare qualcuno per gelosia, quando lasci morire un concasato perché pensi che sarà un rivale in meno, quando casti un bombarda sotto i piedi di qualcuno solo perché pensi che potrebbe darmi cento volte quello che mi hai dato tu in un quarto del tempo, quando mandi all`aria il tuo matrimonio per un ragazzino di cui ti sarai dimenticato non appena avrai distrutto anche lui e sarai passato alla prossima vittima sacrificale e quando perdi il controllo uccidendo una strega indifesa. Merlino!» 
solo ora tornerebbe a volgersi verso Kat «sembra la trama di un pessimo film di terza categoria, non è vero?» un sorriso sghembo ha persino la forza di stropicciarsi di lato, sulle labbra. Ma quella disinvoltura non imbroglia nessuno eccetto se stessa. «Le metafore ti riescono che è una meraviglia, sai?» tutto ciò che riesce a proferire prima che la voce si incrini definitivamente e le prime lacrime righino il visetto costringendola a roteare gli occhi al cielo. «Sono davvero... un disastro» quella metafore ritorna con uno sbuffo esausto, ma in qualche modo è una consapevolezza necessaria alla ripartenza, visto che non sembra esserci voglia di piangersi addosso quando la testolina sprofonda indietro contro lo schienale. Lo sguardo a roteare su Kat quando le sue mani trovano le proprie ginocchia, il labbrino tremolante ai discorsi sul bruco, che vengono accolti con mugolio non meglio identificato che dovrà bastare come assenso
K: «Io credo che chi sia stato più fortunato abbia solo avuto un destino migliore.. ma non è il passato che ti rende ciò che sei, ma ciò che scegli di essere nonostante quel passato» lo dice quasi convinta, o forse si è ingarbugliata anche lei nei suoi stessi pensieri; fa spallucce «A volte è capitato..»lo ammette un po` a malincuore, sopratutto con sua sorella Melanie, nelle scenate tra sorelle e i drammi familiari, lascia un po` cadere quel discorso senza darci troppo peso, sono discorsi che vanno affrontati non con leggerezza e in quella serata di discorsi spessi ce ne sono stati a sufficienza «ecco...»una pausa mentre Ilary finisce il suo discorso «ci sono stati mille segnali e sicuramente mille persone che gli hanno fatto notare la cosa, io stessa gli ripetei diverse volte che stava cambiando, che non era più lo stesso, hai tempi di Joey, di Rachel lo dicevo, lo dicevo e mi beccavo il male, mi beccavo il marcio... quindi ad un certo punto basta.. basta Ilary»lo dice a lei ma in realtà lo sta dicendo ad entrambe, sorride al suo dire «come quelle telenovelas argentine dove ogni parola e un pianto e un drama di quarantacinque minuti»ride, ride davvero per poi fermarsi quasi di colpo e tornare seria «lo so grazie»falsa modestia «Comunque..» guarda un po` altrove prima di parlare prendendo fiato 
«quando tu mi parlerai dei flamora io ti parlerò di me..»
fa spallucce facendo finta di niente, come a far intendere di averla capita e non averla capita allo stesso tempo. Finisce poi alla penultima frase di Ilary per saltarle quasi addosso in un abbraccio, dal suo posto lunga lunga verso di lei a far sparire quasi il visino di Ilary sulla sua spalla  «Non sei un disastro»lo dice quasi sorridendo con una dolcezza da mamma «Sei buona, sei pura e sei di famiglia» una pausa «e in famiglia siamo tutti un casino» I: «Sebastian ti direbbe che non è così facile» scegliere chi essere nonostante il passato. «E forse un tempo gli avrei dato ragione, ma... quando ho scoperto di poterla controllare eccome la paura, di fronte alla persona giusta» - «... ho iniziato a rivedere quel monte di giustificazioni che ogni volta mi rifilava» e che lei si beveva con la scusa che la aiutassero a comprenderlo senza per questo giustificarlo. «"A volte" fa la differenza» suggerisce, dolcemente allusiva, al suo accennare alle scenate con la sorella. «Nessuno di noi è perfetto e da nessuno si può pretendere infallibilità» anche se lei da sé stessa l`ha sicuramente pretesa.Esattamente come il sollievo che la permea all`idea che Sebastian sia stato punito, e punito dalla giustizia, e ora anche dal karma per quella mano dolorante e intorpidita che l`ha condotto in ospedale. «Anche se... ogni tanto ammetto d`aver paura di essere diventata un tantino...intollerante» dopo Seb. Alla minima avvisaglia di problema potrebbe far saltare in aria anche il castello più solido. Un`altra confessione che sbocconcella a uso e consumo di Kat, che si sta rivelando sempre più qualcosa di più che una cugina acquisita e una Wilson in più sull`albero genealogico. Infine annuisce, annuisce a quei "basta" e aggiunge nuovi tasselli alla ferma determinazione che ormai va costruendosi di tenere l`ex Grifondoro alla giusta distanza.  «Abbiamo fatto il possibile...» tutte quante, e per ammissione di Sebastian stesso. Un mezzo sorriso ad accogliere il dire sulle telenovelas, che sembra illuminarle lo sguardo più di quanto dovrebbero fare certi prodottacci delle televisioni babbane. «O una di quelle italiane...!» le fa eco difatti, concedendosi una risatina acquosa e di tornare a respirare. Anche se tutto torna a bloccarsi un po` quando quella promessa di nuovi confronti si insinua fra loro, ma dura un attimo, poi è di nuovo il sorriso ad avere la meglio in quell` «okay» che sembra promettere non la lascerà sola nemmeno allora, nei racconti brutti. Soffocata a sorpresa nell`abbraccio di Kat, lascia ruzzolare volentieri la tazza a terra per stringerla di rimando,
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swaninwonderland11 · 4 years
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Io ti aspetto sempre.
Non importa quanti motivi, quante ragioni, quante questioni intercorrono tra me e te. Non importa quanto la consapevolezza sia così limpida da lasciarmi senza fiato, la maggior parte del tempo. Perché io so, so tutto.
Non importa, perché ti aspetto.
E la delusione a volte è così schiacciante da farmi infuriare, non con te, che di speranze mai ne lasci, ma con me stessa che di speranze, respiro.
Me le tatuo addosso. Mi trascrivo sulla pelle quante volte al giorno ti penso.
Quante volte lo faccio senza rendermene conto, seguendo fili contorti che portano sempre a te.
Quante volte mi maledico, e ti strappo via. Quante volte ti ritrovo in ogni riga, ogni canzone, ogni frammento d’arte che mi passa per la testa.
Le storie che prima leggevo, hanno un sapore diverso, perché le migliori sono nella mia testa, e hanno te come protagonista.
E lo so che tutto questo ti lascerebbe perplesso, infastidito, magari spaventato. E giuro che cerco di distrarmi in ogni modo, che non indugio più del dovuto. Ma non avere timore.
Questa me, la lascio dormire.
Esce fuori quando non puoi vederla. Quando è così ingombrante che non riesco più a trattenerla. Ma di solito la nascondo. La nascondo in un bacio di troppo, un sorriso più ampio, uno sguardo che resta fisso più del dovuto e mi ruba l’aria. La nascondo sulle punta delle dita che ti toccano, nei miei occhi che ti seguono quando non te ne rendi conto. La nascondo in frasi che non ascolti. In ammirazione che non dimostro, in gelosia che trattengo.La nascondo così bene, anche a me stessa, che a volte dubito della sua esistenza. Molte volte penso che l’hai smascherata così tante volte, e di averla ignorata altrettante.
E ad ogni delusione, frase spezzata, parola non detta, ad ogni tuo ignorarla, lentamente, muore.
Ma non aver timore, so quello che vuoi sentire.
So cosa siamo.
E sono pronta a dartelo, in ogni caso.
Preferisco scopare, che amare.
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Quanto resta di te?
Lavoro, ore piene di corsa, susseguirsi di azioni da portare a termine per guadagnare, pezzi di carta alla fin fine, ma a quanto pare indispensabili se vuoi campare ...quanto resta di te? In quello che fai per ottenerli, alle persone con cui ti rapporti e condividi la maggior parte del tempo del lavorare per campare più che del lavorare perché lo ami fare?
Aperitivi, cene , ascoltare , annuire, senza ascoltare davvero, perso in ogni tuo pensiero, facendo tanto per fare, parlando tanto per dire, dicendo "hai ragione, ti capisco" oppure "passerà", quando in realtà nn sai neanche di che si sta' parlando, nn hai idea perché nn stai davvero ascoltando, nn puoi davvero capire perché nn lo stai passando, ma intanto stai la', fingendo di esserci davvero, ma più con il corpo che con te stesso davvero...quanto resta di te? In quel momento che stai vivendo, nel bicchiere che bevendo butti giù come il vento, negli occhi e nel dentro di chi ti sta'parlando, in quella testa che parlando apre la bocca emettendo frasi che in realtà nn senti, come in un film muto, in una tua bolla personale, vedi il labbiale ma nn stai ad ascoltare, del tempo e di quell' istante, di quel "qui e ora" che stai vivendo, o meglio vivendo a stento? Quanto resta di te? Di tutti i "domani andrà meglio" dei "rimando a domani, oggi nn posso, nn voglio, nn ho tempo degli "scusa, ma ora e tardi" dei " ti faccio sapere" dei " ti richiamo domani" e poi nn richiami mai, degli " scusami, sono sempre di corsa" e poi nn è vero, e anche quando nn corri, lasci " correre" tu, rimandando a domani, e domani nn è mai oggi ma oggi e domani e poi dopodomani diventa mai più Quanto resta di te? Nei sorrisi di circostanza, nei regali per dovere o riconoscenza, nei pensieri condivisi per convenienza, piu che per vera coerenza e immedesimazione e realistica e vissuta esperienza? Quanto resta di te? Nei "si " che dici nn per vera volontà, piacere ed entusiasmo, ma per la paura della noia, del vuoto, del giudizio e dell ' incerto di quel o quei "no" che portano scompenso , per riempire di rumore quel silenzio del nn consenso, del nn sapere cosa fare, e piu che altro più di tutto e sopratutto di nn saper stare solo o sola con te, quindi pur sempre meglio partecipare anche se il gioco nn vale, anche senza il gusto e il piacere di " giocare" Quanto resta di te? Nei giudizi che dai ma nn ti giudichi mai, nel puntare il dito e disapprovare a prescindere, nel condannare quei sbagli che alla fine sono gli stessi tuoi, solo che " sbagliando si impara" ma mentre gli altri lo fanno pur di rischiare , tu sbagli e nn impari mai, nn accetti, non ti accetti e condanni per nn condannarti, nn approvi nn perdoni e nn accetti perché in realtà nn sai perdonarti, accertarti, "approvarti" Quanto resta di te? Nel tenerti per orgoglio per paura o vergogna quel "ti voglio bene" , " ti amo" , " ti volevo dire che, "ti odio" , " addio" "nn mi cercare più", " è finita" , "posso farne a meno", "fai come ti pare", "ora basta" , " vattene via", " nn ti aspetto piu" , "nn mi cercare", "nn provo niente o più niente" ma poi il tempo passa, nn ce' più tempo per quel " ti voglio bene" , quel "ti amo", quel" ti volevo dire" che nn potrai dire più, nn odiavi davvero ma eri solo ferito, e troppo orgoglioso per ammetterlo, quell " addio" era invece un "resta qui con me" , quel nn mi cercare era " cercami ancora, cercami sempre", "è finita" era invece un "ricominciamo", quel "vattene via " era un "ti prego resta", e quel " nn provo niente, più niente" in realtà era un " provo tutto, anzi troppo, così tutto e tanto che ho paura , paura di perderlo, così paura che non ne sopporto il peso,sopratutto il peso che avrà se lo perderò, quindi prima di rischiare anche solo di soffrire, meglio lasciare andare, mollare... Quanto resta di te? Di tutta quella vita che vivi e ti lasci vivere, scivolare addosso, quanto ti vivi davvero e ti lasci davvero vivere? Quanto resta di te ? Della vita , di tutta la vita vera o più o meno vera che ricevi , quanta vita dai?
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finali-riscritti · 6 years
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Passeggiavo sulla spiaggia, su quella stessa passerella su cui camminammo mano per mano due anni or sono. Ricordi quando corsi in bici da me e ti feci tutti quei chilometri solo per darmi un bacio e tornare indietro? Ricordi quel lembo di spiaggia sotto il pontile dove ci appartammo? L’ho rivisto giusto oggi, le onde l’hanno mangiato quasi del tutto, resta solo lo spazio per due persone. Mi piacerebbe tornare con te sotto quel pontile prima che il mare lo faccia del tutto suo per sempre. Sai, è proprio vero che il tempo passa e come passa si prende alcune cose e se le porta dietro, rubandocele e non ridandocele mai più. Possiamo passare pure tutta la vita a gridare contro quel ladro ma la verità è che il tempo passato non torna più indietro. 
Leggevo il mio libro sotto la luce rossastra del tramonto cercando di fuggire dal ricordo di te che mi inseguiva senza sosta. Più tentavo di scappare e più tutto mi ricordava di te: il vento fra i capelli, i granelli di sabbia che si alzavano, le frasi riflessive lette fra quelle pagine, il sole che si andava addormentando dietro quel cielo nuvoloso la cui straordinaria bellezza ricordava i sorrisi che ti scoppiavano sul viso dopo che vedevi il rosso sulle mie gote causato dai tuoi complimenti inaspettati.
Con la testa bassa e lo sguardo rivolto a quel libro, che ben poco mi prendeva in un momento del genere, tentavo con tutte le mie forze di liberarmi dal ricordo di te e di passare un pomeriggio in pace cullata dall’odore della salsedine e dal rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli e sul bagnasciuga. La leggera brezza fredda tipica dell’inizio di Marzo mi rendeva nervosa, sai che il vento è sempre stato mio nemico. Ogni volta che aumentava mi prendevi fra le braccia e mi facevi rifugiare con il viso nell’antro caldo che lo spazio fra la tua spalla ed il tuo collo mi offriva. Avevi su di me un effetto calmante che nessun altro riusciva ad ottenere. Nei casi più gravi avevo bisogno di sentire dei pezzi di musica solo pianoforte e per addormentarmi dovevo mettere in sottofondo il rumore della pioggia battente. Questo non ti ha mai dato fastidio, adoravi le mie stranezze e mi lasciavi fare senza opporti, mi stringevi forte e facevi in modo che i battiti regolari del tuo cure mi calmassero. Ora mi rimangono solo musica e rumori.
Avevo intenzione di portarmi una scatola di sushi e mangiarlo davanti a quel bel tramonto ma non sono riuscita a farlo, mi sembrava di farti un torno troppo grande. Non pensi che sia comico? Io non riesco a mangiare sushi difronte ad un tramonto in riva al mare perchè so che ti avrebbe dato fastidio se l’avessi fatto senza te al mio fianco e tu invece non ti sei fatto il minimo scrupolo ad abbandonarmi, a lasciarmi sola, con la scusa di stare facendo la cosa migliore per me, per la mia felicità. Sai, non ancora riesco a capire bene se tu quando mi hai lasciata lo hai fatto davvero perchè mi amavi al punto da mettere la mia felicità al di sopra della tua o se fossero state semplicemente frasi di circostanza per farmi soffrire il meno possibile. Quando mi baci e ti esponi troppo rivelandomi parte dei tuoi sentimenti poi ti ritiri subito indietro e sparisci, entri nella tua bolla e mi lasci sola, parti e mi lasci qui senza possibilità di sentirti accanto neanche nei momenti di maggiore difficoltà.
Il fine settimana lo hai passato ad ubriacarti con quei quatto scemi che non ti conoscono neanche e che tu chiami amici, io l’ho passato nella sala d’attesa dell’ospedale nel reparto di cardiologia. Sola, al freddo, spaventata, senza la possibilità di averti accanto, di parlarti, di scriverti. Avevo bisogno di te ma tu non c’eri, tu non ci sei più da un bel po’ ed ho imparato a far a meno di te, a scaldarmi da sola, a stringermi le mani, a tenermi ben salda sulle mie ginocchia ma ogni volta che torni e mi stringi fra le tue forti e calde braccia sento che per me sarà sempre più difficile cavarmela da sola. Ogni volta le gambe si fanno più deboli, la mia forza di volontà piano pano si sgretola, ogni giorno che passo in questo limbo infernale prego solo di uscirne, non importa se dovrò finire all’inferno.
In queste ultime settimane il nostro rapporto si è fatto più stretto, io sono stata meno acida, un po’ più aperta, ti ho detto sempre tutto con franchezza, senza sarcasmo, ho aperto il mio cuore a te, come non facevo da tempo e tu hai fatto lo stesso con me. Ora è terribilmente difficile passare questo tempo senza te, senza le tue parole, senza le tue labbra, senza i tuoi sorrisi e le tue manie. Perdonami se faccio sempre la difficile ma quando mi lascio coinvolgere troppo poi mi è sempre difficile affrontare questi periodi in cui devo starti lontana. 
Non ti mentivo quando ti ho detto che non so se ti amo ancora o no, che sono confusa e che l’unica cosa che so è che quando sto con te sto bene, tutto mi sembra al posto giusto e in ordine. Francamente, se tu domani venissi da me e mi chiedessi scusa per tutto e mi chiedessi di ricominciare tutto perchè niente al mondo ti sembra migliore di una vita con me, beh, penso che non mi sentirei pronta per una cosa de genere. Non perchè provo rancore nei tuoi confronti, non perchè non sono in grado di perdonarti ma semplicemente perchè ora come ora non riuscirei ad immaginare una vita affianco a te, per questo ti dico che non so se ti amo ancora. Se fra qualche tempo tu mettessi la testa a posto, facessi ordine fra i tuoi pensieri e ti presentassi da me forse potrei accoglierti nuovamente a braccia aperte ma ora non riesco ad immaginarmi al fianco di un uomo. L’unica cosa che vedo nel mio futuro è una piccola casetta accogliente abitata solo da me in cui spesso invito a dormire una persona a me cara, nient altro. Penso che anch’io devo mettere ordine fra i miei pensieri prima di potermi presentare davanti a qualcuno per poter entrare nel suo cuore senza ferirlo e distruggerlo come io ho fatto con te e tu hai fatto con me.
Spero di rincontrarti, un giorno, quando saremo cresciuti e non confonderemo più l’amore con l’autodistruzione e spero di poter passare con te del tempo e di rivedere quella chimica fra noi che ci ha sempre contraddistinti.
Ti aspetto, nel mio futuro, e mentre lo faccio mi sforzo di diventare una ragazza migliore, più bella, più donna. Non preoccuparti se quando mi ritroverai starò con un altro, ricorda solo le due lettere che ti sei tatuato per me sul polso e che io avrò sul fianco. Io e te siamo collegati dal filo rosso del destino, non dimenticarlo. Ci sono certe cose che il tempo che passa non può portarsi via, una di queste cose è il sentimento che scaturisce nei nostri cuori e che per sempre scaturirà ogni volta che i nostri sguardi si rincontreranno. 
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Dicendo: "Buon Natale 2019".
In questa sezione, abbiamo compilato i migliori auguri di Buon Natale 2019 Dicendo e formulazioni che potete usare augurando ai vostri cari e alla famiglia un Buon Natale 2019.
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Forse il Natale, pensava il Grinch, non viene da un negozio.
Che il vostro Natale possa essere riempito di miracoli dell'attualità e che significa di questo tempo felice.
Il viaggio della vita è ricco di colpi di scena. Ma con fede e coraggio, nessun ostacolo può impedirvi di raggiungere i vostri obiettivi. Mantenere la fede, la pace e la gentilezza nel tuo cuore, e tu risplenderai sempre. Buon Natale.
Cosa c'è di più, è valido? Inoltre, è valido, questa storia più grande di tutte, trovata all'ombra di una finestra di vetro ricolorato, Un bambino in un rallentamento di un toro? Il Creatore delle stelle e dell'oceano, trasformato in un bambino sulla terra per me?
In questo santo giorno di Natale, mi manca il tuo calore mio caro, mi manca il tuo sorriso, Spero che tu sia con me, Tutto questo mentre, Un messaggio d'amore per te, ti amo, Buon Natale
Buon Natale e Buone Feste parlate con gli amici, la famiglia e tutti quelli che vi stanno a cuore.
Possa questa stagione festiva brillare e brillare, che tutti i vostri desideri e sogni si avverino e che possiate sentire questa felicità tutto l'anno. Buon Natale!
Non temete mai le ombre. Significano semplicemente che c'è una luce che splende da qualche parte nelle vicinanze.
Per avere un vero spirito di Natale, è quello di perdonare coloro che ci hanno offeso. Essere di buona volontà e di pace e avere uno stato d'animo allegro.
Benedizioni e la pace della mente che si meritano veramente. Buon Natale .
Possa tutta la dolce magia del Natale cospirare per allietare i vostri cuori e riempire ogni desiderio.
Buon Natale al mio stilista completamente dotato! grazie per avermi mantenuto ricco tutto l'anno.
Natale non è un tempo né una stagione, ma uno stato d'animo, per amare la pace e la buona volontà, per essere abbondanti in misericordia, è quello di avere il vero spirito del Natale.
Che possiamo avere la tendenza a mostrare tutti gli uni agli altri l'amore e la pazienza che abbiamo la tendenza a non essere questo Natale. questo può essere l'attualità spirito del Natale.
Natale non è solo l'acquisto di vestiti nuovi e la preparazione di dolci. Natale è di diffondere l'amore di Gesù Cristo a chiunque si incontra. Che possiate avere un Natale benedetto. Buon Natale 2019, dicendo: "Buon Natale 2019".
Il Natale, ragazzo mio, è l'amore nella vita reale. Ogni volta che adoriamo, ogni volta che diamo, è Natale.
Questo Natale e' bellissimo perche' sei qui con me. Portiamo questa bellezza anche per il prossimo anno. Buon Natale dicendo 2019
L'amore è la magia del Natale; il Natale è un ottimo momento per coccole e abbracci extra. Condividi con i tuoi figli che la magia speciale e sicuro, si otterrebbe si diffonde anche agli altri come pure
Vi mando i saluti della stagione con tutto il mio amore e saluti. Che la luce del Natale vi dia pace e felicità.
Ho Ho Ho Ho Hope sei stato buono quest'anno. Buon Natale!
Buon Natale al miglior amico del mondo, la persona che vede attraverso i miei difetti e mi ama comunque. Vi auguro gioia e benedizioni per questo Natale. Sono così orgoglioso di chiamarti parte della mia famiglia e ho a cuore il tempo che passo con te.
Il Natale è un momento di riflessione sulle benedizioni che abbiamo ricevuto durante tutto l'anno. Lei è la mia benedizione numero uno dal giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta.
Il mio augurio di Natale non solo per me e la mia famiglia, ma per tutti voi: Vi auguro pace mentale, salute del corpo e forza d'animo. Buon Natale dicendo 2019
Tutti i miei amici che credono al "Mayan's Prediction" per favore fatemelo sapere il più presto possibile. La vostra opinione si baserà solo sui regali di Natale di quest'anno. Grazie.
Spero che vi piacciano i vostri regali perché ora sono al verde, e non posso andare da nessuna parte questo Natale e forse non da nessuna parte fino al prossimo Natale.....
Per tutti nel mondo, qualunque sia il colore della loro pelle, qualunque sia la loro religione, qualunque sia la loro situazione, buona salute, tanto amore, di possibilità e.... pace!
Le stanze erano ferme mentre le pagine erano delicatamente girate e la luce del giorno invernale si è insinuata per contattare le splendide teste e le vere e proprie contee con un'accoglienza natalizia.
Paesi diversi, vite diverse, vite diverse, ma questo Natale saremo sotto lo stesso chiaro di luna! Buon Natale dicendo per Baby Boy
Questo è un mese di neve e canzoni, candele e torte, amore e risate, canti e gioie. E' dicembre..... Buon Natale!
Il Natale può essere tante cose o poche, ma tutto quello che desidero in questa festa è il meglio per voi. Buon Natale
E' il periodo più bello dell'anno! Festeggiamo diffondendo la buona volontà e l'allegria natalizia!
Tre frasi che riassumono il Natale sono Pace sulla Terra, Buona volontà agli uomini e batterie non incluse.
Spero che Babbo Natale vi lasci un sacco di regali, ma spero che le renne non lascino "regali" sul vostro prato! Buon Natale!
L'unica cosa che le donne non vogliono trovare nelle loro calze la mattina di Natale è il marito". Buon Natale dicendo 2019
Mi chiedo se i Re Magi hanno detto a Gesù: "Giusto per essere chiari, questi doni sono per il vostro Buon Natale E Natale.
Quel momento fantastico in cui tagli la carta di Natale e le forbici iniziano a scivolare.
A volte mi fai sorridere, a volte mi fai piangere, ma il mio amore per te non morirà mai.
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gloriabourne · 6 years
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The one where Ermal goes to Fabrizio
(questa roba è il seguito della one shot precedente - The one with Bianca’s show - che qualcuno mi aveva chiesto qualche giorno fa. C’è una lievissima presenza di smut, ma proprio lieve eh... roba da far ridere insomma. Ed è la prima volta che scrivo qualcosa del genere quindi ogni tipo di commento/critica è ben accetto)
   Quando Fabrizio aveva detto a Ermal di correre da lui, di certo non si aspettava che Ermal lo facesse davvero. Non subito, almeno.
Entrambi avevano ancora degli impegni - lui la serata a Ostia, Ermal il concerto a Lugano - e non potevano buttare tutto all'aria solo perché avevano voglia di vedersi.
Per questo Fabrizio rimase sorpreso quando quel sabato pomeriggio, Ermal si presentò davanti alla porta di casa sua.
Non ebbe nemmeno il tempo di parlare che Ermal, con un enorme sorriso stampato in faccia, gli si buttò letteralmente addosso stringendo le mani sui suoi fianchi. Fabrizio sospirò sentendo il corpo di Ermal spalmarsi contro il suo e ricambiò l'abbraccio.
Nascose il viso nell'incavo del suo collo, mentre Ermal sussurrava: "Mi sei mancato."
"Anche tu" rispose semplicemente Fabrizio lasciandogli un bacio sul collo. Poi si scostò abbastanza da guardarlo negli occhi e disse: "Ma che ci fai qui? Non dovresti essere a Milano?"
"Dovrei, ma avevo bisogno di vederti. Me l'hai detto tu di correre da te appena finito il concerto" rispose Ermal sciogliendo l'abbraccio e afferrando la valigia che aveva abbandonato a terra un attimo prima.
"Sì, ma non pensavo che lo avresti fatto sul serio. Non subito" disse Fabrizio spostandosi di lato per fare entrare Ermal.
"Abbiamo un discorso in sospeso e non potevo aspettare" rispose Ermal lasciando la valigia accanto alla porta. Poi si voltò verso Fabrizio e lo osservò mentre chiudeva la porta. I muscoli nella schiena erano tesi, così come la mano stretta sulla maniglia.
"Sei nervoso?" chiese Ermal.
Fabrizio si passò una mano tra i capelli, spettinandoli ancora di più, e disse: "Un po'. Non so perché, in realtà."
C'era poco per cui essere nervosi, questo Fabrizio lo sapeva bene.
Ermal era stato abbastanza chiaro da fargli capire che ricambiava i suoi sentimenti, quindi perché si stava preoccupando?!
In realtà, c'era una piccola parte della sua mente che si ostinava a non credere a ciò che aveva davanti agli occhi. Sentiva di non meritarsi Ermal, né come amico né tanto meno come qualcosa di più.
Eppure, se davvero non se lo meritava, perché Ermal lo stava guardando come se non avesse mai visto nulla di più bello?
"Non devi essere nervoso. Non con me" disse Ermal avvicinandosi a lui.
Quando Fabrizio si voltò verso di lui, Ermal era a pochi centimetri di distanza. Era talmente vicino che riusciva a vedere un accenno di barba che fino a quel momento non aveva notato. Talmente vicino che riusciva a sentire il suo respiro, facendogli ricordare improvvisamente che lui invece il respiro l'aveva trattenuto appena si era accorto della sua vicinanza.
Riprese a respirare lentamente - sperando che Ermal non se ne accorgesse, perché proprio non gli andava di fare figuracce simili alla sua età - e allungò la mano fino a sfiorare le dita di Ermal.
Il riccio sorrise mentre abbassava lo sguardo sulle loro mani, ormai intrecciate, e si avvicinò ulteriormente inclinando leggermente la testa. Voleva baciare Fabrizio, ne sentiva il bisogno.
Era qualcosa che sentiva da tempo ormai, ma dopo la loro telefonata - dopo che ormai si erano confessati tutto, o quasi - era diventata una necessità, qualcosa di cui proprio non poteva fare a meno.
Fabrizio sembrava pensarla allo stesso modo perché, dopo avergli posato la mano libera sulla nuca, lo avvicinò a sé facendo scontrare le labbra con le sue.
Sentendo il contatto con la bocca di Fabrizio, Ermal sospirò e si strinse maggiormente a lui, sciogliendo la stretta sulla sua mano per stringergli i fianchi.
Le dita fredde di Ermal scivolarono su una porzione di pelle scoperta, appena sopra la cintura, facendo rabbrividire Fabrizio e facendolo barcollare leggermente all'indietro fino ad appoggiarsi alla porta chiusa.
Era tutto esattamente come lo avevano immaginato.
Le labbra di Ermal si muovevano lente su quelle di Fabrizio mentre la lingua del più grande scivolava nella sua bocca, facendogli sentire il familiare sapore della nicotina.
Aveva immaginato quel momento così tante volte, che gli sembrava la cosa più naturale del mondo stare lì, tra le braccia di Fabrizio, con le labbra premute sulle sue.
Quando si scostò per riprendere fiato, Fabrizio spostò le labbra sul suo collo facendolo sospirare ancora di più.
"Guai a te se mi lasci i segni" mormorò Ermal con il fiato corto e la testa inclinata per permettere a Fabrizio di baciarlo meglio.
"Perché? Hai paura che qualcuno li veda?" rispose Fabrizio contro la sua pelle.
"Eh direi di sì, Bizio."
Fabrizio sospirò mentre appoggiava la fronte sulla spalla di Ermal.
Era ancora incredulo. Aveva immaginato così tante volte di sentire Ermal pronunciare il suo nome con quel tono di voce, quasi sussurrandolo ma con la stessa intensità di un urlo. E ogni volta che l'aveva immaginato, poi era finito a toccarsi come un ragazzino.
"Tutto ok?" chiese Ermal sentendo Fabrizio appoggiarsi a lui e la sua mano, che stava ancora appoggiata alla sua nuca, irrigidirsi leggermente.
"Sì. Dammi solo un secondo" sussurrò Fabrizio.
Ermal si scostò da lui prendendogli il viso tra le mani. "Ehi, che succede?"
Fabrizio lo fissò per un attimo prima di riuscire a rispondere.
Era così vicino che avrebbe potuto contargli le piccole rughe che ormai iniziava ad avere intorno agli occhi. Gli venne da ridere pensando a quante volte proprio Ermal aveva scherzato sul fatto che Fabrizio fosse più vecchio di lui e a quante volte Fabrizio aveva risposto: "Non di molto. Tra pochi anni ci arrivi pure te alla mia età."
Fabrizio scosse la testa dicendo: "Non è niente, davvero."
"Bizio..."
"Ermal, sto cercando di mantenere l'autocontrollo ma me lo rendi difficile se fai così" lo interruppe Fabrizio.
Ermal si lasciò scappare un sorriso. "E chi ha detto che devi mantenere l'autocontrollo?"
L'attimo dopo Fabrizio si era nuovamente gettato sulle sue labbra strappandogli un gemito.
Avrebbe voluto essere gentile, romantico. Avrebbe voluto, solo per una volta, lasciare da parte l'impulsività e agire con calma, perché Ermal si meritava tutta la calma possibile.
Ma Ermal era lì, letteralmente tra le sue mani, e Fabrizio sentiva la pelle e il cuore andare a fuoco, bruciando tutta la sua voglia di fare le cose con calma.
Fece scivolare le mani lungo il corpo di Ermal, fino ad incastrare le dita tra i passanti dei jeans attirandolo più vicino a sé. Ermal gemette contro la sua bocca mentre portava le mani tra i capelli scompigliati di Fabrizio.
Quante volte aveva immaginato di immergere le dita in quei capelli mentre lo baciava? Tante, troppe per contarle tutte.
La camera da letto di Fabrizio era la prima stanza che si affacciava sul corridoio e distava pochi passi dalla porta di ingresso, eppure a entrambi doveva sembrare troppo lontana visto che avevano iniziato a spogliarsi a vicenda in mezzo al corridoio. Quando le gambe di Ermal toccarono il letto - mentre camminava all'indietro nella camera, ancora avvinghiato a Fabrizio - i vestiti di entrambi erano ormai sparsi ovunque.
"Se fossi romantico, questo sarebbe il momento in cui ti direi che se vuoi fermarti me lo devi dire adesso" disse Fabrizio, con il fiato corto e le dita che giocavano con il bordo dei boxer di Ermal.
"Ma...?" chiese Ermal, intuendo che il discorso di Fabrizio non fosse concluso.
"Ma onestamente credo di aver superato il momento in cui sarei stato in grado di fermarmi."
"Bene. Anch'io" disse semplicemente Ermal, riprendendo a baciare Fabrizio e trascinandolo sul letto con lui.
Ermal non era mai stato con un uomo prima di quel momento. Ma Fabrizio sapeva di casa, di vita e di amore ed era in grado di spazzare via tutti suoi dubbi in un attimo. Lo faceva sentire a suo agio anche se lui era sempre stato il tipo di persona che si fa prendere un po' dal panico di fronte alle novità. E quella era senz'altro una novità.
Eppure non ci fu incertezza nei baci a fior di labbra e nelle carezze che tracciavano il contorno dei tatuaggi come se non avessero mai fatto altro prima. Non ci fu incertezza nei gemiti e nei sospiri, nelle frasi sussurrate che chiedevano di più ogni volta che le mani di Fabrizio si avvicinavano alla sua erezione.
Non ci fu incertezza nemmeno quando Fabrizio gli passò il lubrificante e un preservativo, mordendosi il labbro inferiore e abbassando lo sguardo.
Ermal non chiese a Fabrizio se fosse sicuro di affidarsi in quel modo a lui, non gli fece notare quanto le sue mani stessero tremando mentre apriva l'involucro del preservativo.
Era nervoso, ma non si sentiva inadeguato. Anzi, sentiva di essere nel posto giusto e soprattutto con la persona giusta.
Anche se in passato aveva sempre stretto tra le mani fianchi con forme ben diverse, in quel momento nulla gli sembrò più naturale di spingersi lentamente nel corpo di Fabrizio, di sussurrare il suo nome a occhi chiusi, di toccarlo lentamente mentre entrambi si avvicinavano inevitabilmente all'orgasmo.
E, quando crollò esausto sul letto sfatto, nulla gli sembrò più naturale di avvicinare le labbra al collo di Fabrizio, lasciargli un bacio leggero e sussurrargli: "Ti amo."
Fabrizio non rispose, ma lo strinse a sé in un abbraccio che non aveva bisogno di parole. Lo amava, ovviamente. Lo amava da tanto tempo, forse da quando l'aveva conosciuto. Ma dirlo ad alta voce... Beh, quella non era proprio roba per lui.
"A che pensi?" chiese dopo un po', notando un sorriso accennato sulle labbra di Ermal.
Ermal sollevò lo sguardo verso di lui. "Pensavo al fatto che, se non mi avessi scelto per scrivere Non Mi Avete Fatto Niente, probabilmente ora non saremmo qui. Forse dovrei ringraziarti."
"Io ti ho scelto per quel pezzo, ma tu hai scelto di darmi fiducia e di collaborare con me. Non è solo merito mio, ci siamo scelti a vicenda" disse Fabrizio, prima di baciarlo.
Lo avevano detto tante volte anche davanti alle telecamere: si erano guardati, si erano annusati, si erano piaciuti. Si erano scelti, non solo artisticamente ma anche umanamente.
In mezzo a milioni di persone, si erano trovati.
  Tra tutte le variabili, incognite ed ipotesi,
tu hai scelto me e io ho scelto te.
(Raige – La formula perfetta)
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