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#eclettismo
"Che una realtà si nasconda dietro le apparenze è, tutto sommato, possibile; che il linguaggio possa esprimerla, sarebbe ridicolo sperarlo.
Perchè allora farsi carico di un'opinione piuttosto che di un'altra, perchè indietreggiare davanti al banale o all'inconcepibile, davanti al dovere di dire e di scrivere tutto e il contrario di tutto?
Un minimo di saggezza ci obbligherebbe a sostenere tutte le tesi contemporaneamente, in un eclettismo del sorriso e della distruzione."
-E.M. Cioran
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herbstsalonpfp · 2 years
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Composizione di Solidi {Prismi/Cilindri} #castelliditalia #aymavilles #castellodiaymavilles #stileeclettico #eclettismo #architecture #architetturaitaliana #valleedaoste (hier: Castello di Aymavilles) https://www.instagram.com/p/Chuk4etKI8d/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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fashionbooksmilano · 16 days
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Taste the Fashion
Paola Buratto Caovilla
Skira, Milano 2001, 176 pagine, 180 ill.a colori, 24,5x29cm, ISBN 9788884911049
euro 50,00
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Vino e Moda. Due fra i più grandi testimoni del Made in Italy più autentico, entrambi frutto di tradizione artigianale, estro e creatività, simboli di seduzione, lusso, qualità ed eleganza. Vino e Moda accostati in un percorso intrigante e suggestivo, fatto di immagini e racconti, che si snoda fra i colori della natura e quelli dei maestri dell’Haute Couture, fra Bacco e Venere, fra bottiglie pregiate e disegni preziosi, fra le parole dei grandi della letteratura e le rappresentazioni immortali dei grandi dell’arte: un percorso scandito dalla creatività e dalla genialità. E nei pensieri tra moda e vino – mito, costume, cultura e seduzione – si ravvisa un comune denominatore che unisce il Bello. C’è un’unica filosofia che coniuga armonicamente due mondi diversi ma analoghi. Ci sono duemila anni di storia che si fondono in una modernità elegante e innovativa. Che si trovi nella platea di un défilé a New York o a Parigi o tra un filare e l’altro di uno dei vigneti in Toscana o che ti accolga al tavolo di lavoro o davanti a schizzi di accessori per le collezioni René Caovilla, realizzati raccogliendo suggestioni nei viaggi che punteggiano la sua vita, Paola Buratto Caovilla, veneziana di adozione, imprenditrice, cultrice d’arte e personaggio nel mondo della moda e della cultura internazionali, ha trasferito dalla categoria degli hobby a quella dell’impegno le passioni più grandi: quella per la natura, l’attività di scrittrice e l’amore per la moda, la cucina e l’“alta cultura” del vino. Un eclettismo che, abbracciando anche la sua passione per i giardini e l’arredamento, non deborda mai da binari di assoluta semplicità: è la caratteristica che ha consentito a Paola Buratto Caovilla di portare la bellezza e l’eleganza come qualità da tenere in sordina, privilegiando il sorriso per chiunque le consenta di scambiare trasparenza, cordialità e impegno.
11/04/24
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Da: SARA’ DIPINGERE - di Gianpiero Menniti 
ECLETTISMO
[...] Maria Casalanguida dimostra una singolare capacità: saper attraversare lo spazio della creatività pittorica, transitando dalla figura alla rappresentazione astratta, con una competenza espressiva unitaria riconoscibile in entrambe queste due grandi categorie del testo pittorico. Una capacità assai rara nella pittura. Ma non si tratta di una competenza tecnica, mi preme ribadirlo: la sua competenza espressiva consiste nel trarre dal dipinto una traccia di quel misterioso dialogo interno che anima la sua creatività. Evocazioni, di paesaggi sublimati in uno sguardo che ne coglie l’essenza.  Evocazioni, di figure finalmente libere di dare di sé la certezza dei sensi interiori e dell’apparire autentiche nel loro stare al mondo. Evocazioni di geometrie che affermano con sorprendente limpidezza l’esistenza di un piano metafisico. Si tratta di un’esperienza pittorica che oscilla e sovverte il piano strettamente figurativo.  Ma non come in una sorta di adolescenza che precede la piena maturità artistica, non come un passaggio superato o superabile: è un trapassare “hegeliano” necessario e compresente che in nulla si presenta riduttivo rispetto all’approdo successivo. [...]
Dipinto: Maria Casalanguida, "Tra evidenza e dubbio", 2022, collezione privata
In copertina: Maria Casalanguida, "Nulla dies sine linea", 2010, collezione privata
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carmenvicinanza · 1 year
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Sônia Braga
https://www.unadonnalgiorno.it/sonia-braga/
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Sônia Braga è l’attrice brasiliana più famosa al mondo.
Grazie a eclettismo, tenacia e grandi doti recitative ha compiuto un’impresa che pareva impensabile, passare con naturalezza dalle telenovelas a Hollywood.
Il suo nome completo è Sônia Maria Campos Braga ed è nata Maringá, l’8 giugno 1950.
Quinta di sette figli, perse il padre quando aveva solo otto anni. La passione per la recitazione era nata quando era giovanissima. Il suo debutto è stato in un programma TV per bambini, poi, nel 1969 partecipò al musical Hair.
In Brasile ha raggiunto la popolarità nel 1975, con la trasposizione televisiva e poi cinematografica del romanzo Gabriella, garofano e cannella di Jorge Amado.
Mentre il paese era in pieno regime dittatoriale si producevano drammi sentimentali, che volevano essere una distrazione dalle tragedie che la politica attuava impunemente.
La fama mondiale è arrivata con la sua interpretazione di Giulia in Dancin’ Days, arrivata sulle tv locali italiane nei primi anni ottanta e subito diventata un fenomeno molto seguito tanto da scalzare le serie statunitensi.
L’attenzione di Hollywood è arrivata col suo ruolo di protagonista del film Dona Flor e i suoi due mariti sempre tratto da un romanzo di Amado.Pur all’interno di uno stereotipo culturale che la voleva come icona sexy latina, Sônia Braga è riuscita a imprimere la sua unicità. Tanti e diversi i ruoli interpretati in film e serie tv, da Il bacio della donna ragno a Milagro, diretta dal compagno dell’epoca Robert Redford.Di lei, il celebre fotografo Steve McCurry disse che è stata la modella più interessante che abbia fotografato.Nel 2016, è riuscita a riconquistare un nuovo interesse globale grazie al film brasiliano Aquarius, presentato a Cannes. Il ruolo più bello e a tutto tondo della sua carriera, in cui veste i panni di una donna che rivendica il diritto di esprimere la sua identità culturale, politica e sessuale, il diritto di essere sola e libera in un’opera che ha i colori della controcultura e delle rivendicazioni femminili.
Molto amato dal pubblico, è diventato un vero e proprio manifesto di libertà e resistenza, dando il via a una discussione politica in Brasile sullo sviluppo incontrollato e sui costi umani per il boom edilizio.
Impegnata anche in temi di giustizia sociale e ambientale, ha contribuito a fondare la National Hispanic Foundation for the Arts, per promuovere la presenza delle persone latine nei media e nelle comunicazioni.
È stata vista con le mani dipinte di rosso a simboleggiare il sangue, durante le proteste in difesa dell’Amazonia e in altre battaglie civili, ha anche conosciuto e appoggiato le battaglie di Marielle Franco, l’attivista delle favelas, uccisa dal regime di Bolsonaro. L’aveva incontrata mentre stava girando Bacurau in cui interpreta Domingas, personaggio complesso e conflittuale con modi burberi e il vizio dell’alcol.
Un film corale composto da professionisti e persone native di un villaggio nell’entroterra brasiliano, la storia di una comunità assediata da politici corrotti e mancanza di risorse che riesce a unirsi per combattere contro le avversità.
Sônia Braga è una donna che non teme il passare del tempo, le rughe e le esperienza vissute senza rincorrere il mito dell’eterna giovinezza.
E rivendica la tanta televisione fatta, perché in Brasile, sostiene, la gente va poco al cinema, non ha i soldi per permetterselo. Non disdegna i social come amplificatori di notizie che certi regimi politici vorrebbero tacitare.
Il suo percorso artistico e culturale ha vissuto tappe intense e controverse per i ruoli interpretati e per l’opinione che la critica e il pubblico, di volta in volta, si facevano di lei. È stata sempre se stessa, in tutti gli step della sua vita, una donna libera che ha sempre osato e non si è mai tirata indietro di fronte alle sfide.
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annalisalanci · 2 years
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Diderot, Rousseau, d'Alembert
Diderot, Rousseau, d'Alembert
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Jean Baptiste Le Rond d'Alember, 16 novembre 1717, 29 ottobre 1783.
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Denis Diderot, 5 ottobre 1713, 31 luglio 1784.
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Enciclopedia. Illuminismo
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Montesquieu, 18 gennaio 1689, 10 febbraio 1755.
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Jean-Jacques Rousseau, 18 giugno 1712, 2 luglio 1778.
Difficoltà insormontabili si oppongono alla lettura critica dell'intera Enciclopedia. Progressi sono stati compiuti dagli studiosi, anche coloro che la considerano, a loro modo, un classico sono consapevoli che i sessantamila articoli della compilazione, riguardanti ogni sorta di conoscenze e attività umane, non potranno mai essere oggetto di un'indagine filologica esaustiva. Un aiuto è venuto dall'uso di strumenti della ricerca informatizzata. La maggior tentazione consiste nel seguire le innumerevoli nervature dell'albero enciclopedico, alla ricerca di una chiave di lettura interna che consenta l'identificazione completa delle fonti, la ricostruzione dei nessi tra le singole voci e i loro autori, i confronti con la cultura contemporanea. L'opera di consultazione, composta com'è con materiali eterogenei e spesso di seconda mano, ha circolato ed eercitato storicamente la sua influenza in Europa e nle mondo sia nell'edizione princeps, sia in innumerevoli adattamenti e rielaborazioni.
La storia "politica" dell'Enciclopedia e i conflitti ideologici con cui essa dette luogo: "manifesti" introduttivi, come il Discorso preliminare di d'Alembert, il Prospectus di Diderot, la premessa ai volumi III e VIII.
La premessa del volume V, il grande Elogio di Montesquieu scritto da d'Alembert, le voci Enciclopedia e di Diderot, e Ginevra di d'Alembert, l'elogio di Montesquieu e l'annessa Analisi indicano anche un'altra delle direzioni nelle quali ci si è mossi: chi consideri l'utilizzazione che gli enciclopedisti fecero dell'Esprit des Lois in voci politiche, come Cristianesimo, Governo, le voci dedicate alle singole voci di governo; e le allusioni a Montesquieu nel Discorso preliminare e nella voce Eclettismo di Diderot, e infine l'articolo Gusto, la presenza nell'Enciclopedia di Montesquieu, fu fondamentale.
Jean-Jacques Rousseau è la terza grande figura dell'illuminismo francese che non poteva non essere rappresentata almeno con il suo contributo più importante: Economia politica. Questa voce, attraverso i rinvii alle altre voci politiche dei primi volumi, rileva implicanze non prive di interesse.
I due protagonisti dell'Enciclopedia, Diderot e d'Alembert. Il caso degli oltre cinquemila articoli o supplementi forniti da Diderot, è da tempo al centro della ricerca. L'edizione di John Laugh e Jacques Proust ha offerto un corpus attendibile di testi e documenti, fondato su un esauriente status quaestionis e sull'esame dei problemi di attribuzione irrisolti. Tra gli articoli politici attribuibili a Diderot, si sono inclusi Aius-Locutius, Autorità politica, Diritto naturale, Gesuita, che dettero origine a varie controversie. Tra gli articoli riguardanti la critica della religione o della superstizione: Bibbia, Casuista, Cerimonie, Credulità, che si sono inclusi. Altre voci Cristianesimo, Fanatismo di Deleyre, Tolleranza di Romilly, Ngombos e Preti di Holloch, tra le più vigorose rivendicazioni della libertà di coscienza nell'Enciclopedia, hanno il vantaggio di presentare il tema sotto angolature diverse.
L'archivio di Diderot include articoli che non sono opera sua, tra i quali Cartesiano e Newtonianismo, siglati da d'Alembert e Yvon, e dal solo d'Alembert, e la voce anonima Filosofo. La collaborazione di Diderot come autore di voci di storia della filosofia diventò assidua soltanto a partire dal volume quinto, con l'articolo Eclettis o, del quale si sono tradotte le pagine più personali. Le filosofie più affini alle dottrine correnti nei circoli illuministici: oltre a Eclettismo, si sono tradotte le voci Epicuireismo, Hobbismo, Locke, Macchiavellismo, Pirroniana o Scettica, Socratica. Questa scelta intende altresì documentare la tematica che Dideot trasse da Brucke e utilizzò negli altri scritti filosofici.
Si sono tradotte le voci di argomento estetico Bello e Genio. La voce Animale, serie di appunti quanto mai significativi presi in margine all'Histoire naturelle di Buffon del 1749; e inoltre Anima, Fortuito, Nascere, Niente, Spinozista, alcuni tra i più singolari esempi della tecnica con la quale Diderot andava inserendo idee materialistiche che non potevano essere esposte nelle voci principali. Questi testi giovano all'interpretazione del Reve de d'Alembert e degli Elemens de physiologie, e mostrano la continuità della riflessione filosofica diderotiana, degli scritti giovanili e quelli della maturità. Voce d'argomento morale come Deizioso, e una i critica sociale come Corte "campioni" di innumerevoli altre, dissimulate sotto pretesti lessicali o grammaticali. Gabinetto di storia naturale rinvia a temi analoghi presenti nell'Intérpretation de la nature. Jacques Proust ha fatto osservazioni pertinenti circa il lavoro effettivamente svolto in proposito da Diderot. La voce programmatica Arte, è la chiave del <<dizionario tecnico>>; insieme con talune pagine del Prospectus e della voce Enciclopedia essa offre, le considerazioni personali, teorie e pratiche, che Diderot fece in margine a quest'aspetto così essenziale dell'Enciclopedia.
D'Alembert. A parte il Discorso preliminare, l'Avvertenza al volume III, l'Elogio di Montesquieu, Ginevra, manca di un esame dei suoi contributi personali all'Enciclopedia. La sua sigla O contrassegna, le aggiunte agli articoli scientifici, una serie si articoli derivanti da scritti precedenti, oppure ripresi e sviluppati in lavori successivi, che tracciarono le linee dell'epistemologia e dell'ideologia enciclopedica. La connessione esistente tra il Discorso preliminare e gli articoli enciclopedici da un lato, gli Elémens de philosphie (1759), dall'altro. Le aggiunte all'articolo Attrazione, e le voci Elementi delle scienze e Sperimentale, confermano l'utilità di simili confronti per chi voglia comprendere l'originale elaborazione di idee epistemologiche, che dai lavori di meccanica e astronomia condusse d'Alembert, dove confluirono gran parte dei testi scientifici già scritti per l'Enciclopedia. Le voci Attrazione, Dinamica, Gravitazione, Newtonianismo presentano alcuni aspetti notevoli di d'Alembert fisico newtoniano. Altre voci curiose e notevoli - come Cortigiano, Copernico, Geometria, Fortuito - dimostrano la brillante versatilità del grande matematico, e la sua costante presenza a fianco di Diderot, talora con sottili antagonismi nell'affermazione delle idee forza dei lumi. La critica degli istituti educativi dell'ancien régime e la proposta di una nuova pedagogia, accolte in Sperimentale e nel più noto collegio.
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Malika Ayane ospite di Fiorello canta e incanta con "Come Foglie"
La cantante milanese ospite di Fiorello a Viva Rai 2! In questi anni sul palcoscenico è riuscita a conquistare tutti con il suo eclettismo e la sua capacità di spaziare da un genere all’altro, grazie a una voce senza pari. Nel glass del Foro italico racconta i suoi esordi e incanta il pubblico con Come foglie, la canzone scritta da Giuliano Sangiorgi che quest’anno festeggia 15 anni. source
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bearsuitrecords · 2 months
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New Eamon The Destroyer (“We’ll Be Piranhas”) review from Darkroom Magazine:
Se personalità, originalità e sonorità fuori dagli schemi sono ciò che state disperatamente cercando in un panorama per troppi versi appiattito su sé stesso, allora l'arte musicale di ETD, solo-project da Edimburgo, può decisamente fare al caso vostro. Già attivo in precedenza con act quali Idiot Half Brother, Ageing Children e Bunny And The Invalid Singers, l'artista scozzese si ripresenta a due anni dal debut album "A Small Blue Car", lavoro col quale si era già segnalato per un eclettismo capace di condurre le canzoni in ogni potenziale direzione, senza perdere mai la bussola a dispetto della grande varietà di soluzioni ed arrangiamenti impiegata. La nuova fatica, visibilmente sui generis già dall'artwork della confezione digisleeve, spinge con ancor più forza e spensieratezza verso un songwriting completamente libero da schemi, sempre legato a quel folk-pop declinato in punta di piedi proprio dell'esordio, ma con una rinnovata attenzione per il lato più noisy del (post)rock e di certa shoegaze di confine. Fra ritmi spesso e volentieri sottili (anche quando emerge un malcelato nervosismo), sintetismi vintage, avanguardismi di varia natura e vibranti scariche elettriche, sulla scia di una vocalità dimessa che sa trovare la strada del buon refrain, l'album sa sorprendere tanto con le sue porzioni strumentali più pregiate ("Rope") quanto con quelle più estrose ed eclettiche ("Underscoring The Blues" è prossima a certo jazz), assumendo sovente un carattere intimista (specie nella conclusiva "My Stars") e dando il meglio con la title-track, esemplificativa del fascinoso gioco di contrasti messo in atto ed esaltata da una coinvolgente intensità elettrica. Non una formula così immediata o di facile presa, ma piuttosto un quadro sonoro cangiante che, per essere apprezzato a dovere, richiederà il giusto stato mentale e la giusta situazione, oltre alla dovuta attenzione. Il punto non è se il suono di ETD sia troppo differente per un pubblico necessariamente dotato di apertura mentale, ma se che si ne sonda i contenuti sia un ascoltatore abbastanza differente da saper apprezzare qualcosa che esula dagli schemi noti in una forma così personale. Da provare. Roberto Alessandro Filippozzi DarkRoom Magazine http://www.darkroom-magazine.it/ita/107/Recensione.php?r=5084
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silviascorcella · 5 months
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JW Anderson a/i 20: lo spleen di David Wojnarowic, l’idéal della moda
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Quello firmato da Jonathan Anderson non è mai solo un fashion show. E quest’esordio non è affatto un tentativo di depistaggio lessicale magrittiano, bensì è un invito accorato ad impugnare la consapevolezza necessaria per godere appieno della collezione maschile JW Anderson a/i 20-21, e della profondità lacerante, eppur testardamente positiva, della sua messa in scena parigina.
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Dopotutto lui, Jonathan Anderson, nasce enfant prodige della moda, e cresce con coerenza brillante: confermando  il suo valore ad ogni passo creativo, ad ogni sfilata puntuale nel destare stupore, ad ogni riflessione così pregna di realismo e generosità da divenire una rivelazione. Anderson è un visionario lucidissimo, che della moda preserva e innova pochi ideali, ma salvifici. Ovvero, i fondamentali. Crede infatti nella rieducazione al rispetto per l’eccellenza della manifattura e della sua filiera: come atto di onestà e di sostenibilità, perché poche cose belle e ben fatte ci motivano a trattenerle per gustarcele nel tempo, anziché arraffarne troppe per disfarcene subito in preda alla febbre consumistica. Crede anche nella conoscenza curiosa e costruttiva, assieme al progresso coscienzioso: quello che in slang fa poco “hype”, perché al rumore del marketing predilige l’azione concreta e sincera.
Ma, innanzitutto, Anderson crede nel grande potere della cultura: la moda riflette la società, diventa complice dell’arte, e come lei può assumere la missione di scuotere le coscienze mentre ne veste il corpo. È sì un linguaggio, ma è anche un grimaldello per scardinare le menti e avviare il cambiamento.
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Non solo ci crede ma lo dimostra in collezione, con quella che per l’a/i 2020-21 di JW Anderson è più di un’ispirazione: Jonathan Anderson porta infatti in scena la voce e l’opera di David Wojnarowicz, con un suo monologo degli anni ’70, e una serie di manichini con la faccia coperta dalla citazione della maschera tratta dalla serie “Arthur Rimbaud a New York” e indosso un maglione che riproduce l’immagine tratta da “Untitled (Burning House)”.
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Non è solo un omaggio, ma un atto di posizione e appello: giovane artista geniale e maledetto David Wojnarowicz,  come il suo Raimbaud, condannato alla tragedia dell’emarginazione omosessuale e alla pena di morte per aids nella New York di fine secolo scorso, lacerato dalla consapevolezza della violenza operata dalle convenzioni sociali cieche e sorde, consumato dalla voglia di ribellione che diventa militanza attiva, e arte che racconta il dramma con crudezza per schiaffeggiare l’ipocrisia politica e svegliare la società. C’è il dramma, ma anche la positività che Jonathan Anderson da tempo trova nel legame con la creatività di David Wojnarowicz mossa dalla politica: c’è anche tanta coerenza, che si esprime in una collezione sintetica, 35 look che riprendono i punti forti del suo passato recente e li riconfermano con piccoli giusti tocchi d’evoluzione per il futuro.
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Or dunque, la passerella è un susseguirsi di pochi modelli perfetti nelle loro declinazioni: s’inizia col cappotto sofisticato sopra in doppiopetto e il resto che scende ampio e sbieco come una corolla ribaltata, che si semplifica e si ammorbidisce fino a risultare una calda cappa monastica, entrambi allacciati da una versione ingigantita della catena dorata che fa da leit motif anche sui dress snelli e lunghi in bianco o in paisley, motivo, quest’ultimo, che pervade anche la versione in duvet imbottito del cappotto in doppiopetto da cui è tratta anche anche la sciarpa che infiocchetta al caldo il collo dei giovani modelli.
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A proposito di coerenza ed eccellenza, mentre le lane sono rigorosamente inglesi e artigianali, gli outfit fluiscono tra i gender, così la catena dorata decora le icone loafer ma anche le maglie che terminano con una balza rigonfia, oppure è sostituita da grandi perle che percorrono le spalle e le braccia, in un’alternanza scorrevole di eclettismo e minimalismo, fino al finale che richiude il cerchio di valore. Ovvero le due maglie che fino a quel momento erano indosso ai manichini in platea: i maglioni in feltro bianchi che riportano l’illustrazione della Burning House in nero e rosso, quella che era la denuncia artistica della New York di David Wojnarowicz, la sua casa metaforica distrutta dall’inferno dell’aids, sono andate immediatamente in vendita per supportare, in collaborazione con P·P·O·W e con Estate of David Wojnarowicz, la raccolta fondi a favore di VisualAIDS, l’organizzazione di arte contemporanea fondata nel 1988 a sostegno degli artisti positivi all’HIV. 
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Vien spontaneo ora, appoggiare a degna conclusione e monito ottimista, anche un’altra citazione David Wojnarowicz, tratta dal libro, Close to the Knives: A Memoir of Disintegration: “If silence equals death, he taught us, then art equals language equals life.” (se il silenzio equivale alla morte, lui ci ha insegnato, allora l’arte equivale al linguaggio e così alla vita).
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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personal-reporter · 9 months
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Summer Jamboree 2023 a Senigallia
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Dal 29 luglio al 6 agosto torna a Senigallia uno degli eventi simbolo dell’estate, Summer Jamboree, il Festival Internazionale di musica e cultura dell’America del secondo dopoguerra più grande al mondo, punto di riferimento internazionale per tutti gli appassionati di quell'epoca. Saranno nove giorni di divertimento, all’insegna del Rock’n’Roll e dello Swing, con  artisti internazionali tra  il R'n'R, lo Swing, il Country, il Rockabilly, il Rhythm’n’Blues, il Hillbilly, il Doo-wop e per il Western swing. Tra gli special guests ci sarà Pokey La Farge, cantautore statunitense ed erede dei grandi maestri del passato e innovatore del genere con il suo eclettismo e il suo stile scanzonato, ma colto.  che mescola hot swing, early jazz e ragtime blues. Da non perdere anche Glenn Doran, astro nascente della countryside, Pachuco Jose, Jay Ernest con un incredibile a Johnny Cash e la reunion dei The Di Maggio Bros, unica band italiana che fa parte della Rock & Roll Hall of Fame. Insieme a loro ci saranno tantissimi artisti in arrivo da tutto il mondo che daranno vita a un ricco cartellone di grandi concerti ad ingresso gratuito, con tante esclusive nazionali e internazionali. E a fare gli onori di casa in veste di presentatori del Festival sono il performer e coreografo Russler Bruner e la pioniera del Bump&Grind in Italia, Bianca Nevius. Per chi è alle prime armi ci sono gli incredibili spazi dedicati al ballo, con lezioni gratuite per imparare a muovere i primi passi e immergersi nel mondo dello Swing e Rock’n’Roll, e il Summer Jamboree Dance Camp, una full immersion dedicata all'apprendimento, con alcuni tra i migliori ballerini della scena internazionale. Non mancherà l'altro evento diventato un’icona del Summer Jamboree,  il Burlesque Cabaret, Music and Dance Show al Teatro La Fenice il 4 agosto, dove si esibiscono i più famosi artisti di Burlesque al mondo. Inoltre ci saranno il Rockin’ Village Vintage Market, con oltre 70 espositori selezionati di abbigliamento vintage, scarpe, accessori, oggettistica e riproduzioni, modernariato e memorabilia da collezione; il Barber Shop,  l’Oldtimers Park con le Auto americane prima del 1969, tra cui alcuni preziosi esemplari della Fondazione Nicola Bulgari e il Walk-in Tattoo, con i tatuaggi tradizionali. A grande richiesta, dopo l’anno scorso, torna l’Hawaiian Beach, insieme al tradizionale appuntamento diurno al Mascalzone sul Lungomare dalle 12 alle 19, in quello che è divenuto da tempo un momento di ritrovo per tutti gli appassionati del Festival. Read the full article
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visionairemagazine · 1 year
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Al via il nuovo contest di Rock Targato Italia.
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Al via la nuova edizione del Contest "Rock targato Italia", una delle più importanti manifestazioni talent scout nazionali.
Ideato da Francesco Caprini, Rock Targato Italia nasce nel 1986 con una due giorni musicale all’Odissea 2001 di Milano, a cui parteciparono 8 gruppi emergenti, tra cui Litfiba, Diaframma, Denovo e Neon.
La scelta del nome si ispira a una rubrica di Mucchio Selvaggio, che tra le ultime pagine, in poche righe, parlava dei “fenomeni” musicali italiani.
La formula ebbe un buon successo e da allora si pone come vetrina d'eccellenza delle nuove tendenze italiane.
​L’idea si trasformò ben presto in progetto: l’Associazione Culturale Generazione Europea e la Società Divinazione Milano organizzarono la seconda edizione nel 1987, che fu vinta dai Timoria.
"Per le due prime edizioni - racconta Caprini - si era pensato di organizzare un evento, un workshop, una sorta di incontro tra gruppi musicali ed etichette indipendenti, con lo scopo di confrontarsi (si diceva così) sui propri progetti discografici, gli spazi e il mercato della discografia italiana, contraria all’invadenza negativa delle multinazionali musicali che impongono modelli commerciali di largo consumo ma di pessima qualità."
​Furono quindi tracciate le caratteristiche della rassegna: uno spazio per i gruppi, etichette discografiche e talent-scout.
Il nuovo rock italiano sarà sempre presente nelle serate di Rock Targato Italia: Gang, Rats, Litfiba, Timoria, Casino Royale, Moda, Ligabue, Avion Travel, Ritmo Tribale, Rocking Chairs, Settore Out, Karma, Extrema, Carmen Consoli, Negrita, sono alcuni dei nomi che si sono alternati sul palco della kermesse. ​
Nella sezione “Emergenti”, oltre ai Timoria, sono degni di segnalazione Marlene Kuntz, Estra, Una Razza, Scisma, RadioFiera, Alibia, Frangar Non Flectar, Zibba & Almalibre e Le Vibrazioni, esponenti di un Rock che abbraccia molteplici influenze musicali e che rompe schemi in nome di una libertà e di un eclettismo vorace.
Diverse edizioni di Rock Targato Italia sono andate in onda su emittenti televisive e radiofoniche nazionali e locali: da Italia 1, nell’ambito di “Rock a Mezzanotte”, dove ottenne risultati d'ascolto molto alti (900 mila /1 milione di ascoltatori), a TV Moda di Jò Squillo, a Radio Italia Solo Musica Italiana, nel programma condotto da Franz di Cioccio (PFM), dove debuttarono con le loro produzioni discografiche Estra, Ritmo Tribale, Casinò Royale, Settore Out, Delta V, Soon, Afterhours, Bluvertigo, Statuto, Loschi Dezi, Mau Mau, e tanti altri come Videa (Banda Bardò).
Successivamente, Rock Targato Italia ottenne molto successo a Radio 105, con un programma condotto da Marco Galli.
Ad oggi, Rock Targato Italia si svolge nei live-club italiani, con una tournée che prevede ad ogni tappa l'esibizione di 4 o 5 artisti emergenti locali. 
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sounds-right · 1 year
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Die Musen, l’11 e il 12 gennaio 2023 allo Spazio Teatro No'hma (Milano)
Direttamente da Berlino, Le Muse sono pronte a incantare il pubblico milanese: mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio grande ripartenza per il cartellone internazionale 2023 dello Spazio Teatro No'hma.
Il sipario di No'hma si apre all'anno 2023: al via mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio la programmazione internazionale del Teatro di Livia Pomodoro, inaugurata dall'ensemble berlinese Die Musen, che porta in scena una pièce multidisciplinare basata sulla figura mitica delle muse.
La seconda parte della programmazione di No'hma prenderà così avvio, significativamente, con uno spettacolo che ha al suo centro il tema dell'arte, eterna sospesa tra immortalità e transitorietà, il cui simbolo sono le muse stesse, dee dell'antichità ispiratrici della creazione artistica. La produzione, diretta dalla berlinese Lidia Buonfino, che è anche "musa" performer all'interno dello spettacolo, ripercorre 2000 anni di rappresentazioni letterarie e musicali che vedono protagoniste queste divinità tanto care ai poeti. Impersonate da un cast tutto al femminile, le muse si animano in un susseguirsi di immagini "totali", generate attraverso canto, musica dal vivo, recitazione, danza e movimenti sui trampoli.
L'ensemble Die Musen si è costituito all'inizio del 2018 come un innovativo gruppo di walk act (genere teatrale d'intrattenimento affine al teatro di strada), in una combinazione di stilt art, l'arte dei trampoli, danza, recitazione mobile amplificata e musica. La compagnia è la seconda partecipante alla XIV edizione del Premio Internazionale di No'hma, preceduta a novembre dalla compagnia cubana La Franja Teatral e dal suo coinvolgente Los pájaros negros de 2020, in cui tip tap e canto erano mezzi per veicolare un potente messaggio contro il razzismo. Die Musen portano invece sul palco uno spettacolo in cui la dimensione estetica, insieme alla ricerca e alla riflessione puramente artistiche, sono sicuramente preponderanti; questo a dimostrazione della caratterizzazione multiforme della Rassegna internazionale, in cui la presenza di appuntamenti di grande impegno sociale non pregiudica quella di spazi di ricerca estetica e artistica talvolta meno engagé. 
«Questo eclettismo è caratteristica intrinseca della Rassegna del Premio» - commenta la Presidente Livia Pomodoro, «che è per sua definizione una celebrazione della diversità e della contaminazione tra discipline, generi, stili e culture. È, questo, il bello di un Teatro come No'hma: siamo mossi soltanto da un sano amore e dalla curiosità nei confronti della cultura e delle arti in tutte le loro espressioni, al di là di preconcetti e gabbie ideologiche. Per questo abbiamo voluto iniziare il nuovo anno con uno spettacolo che celebra la potenza e il fascino dell'arte, in ogni tempo e in ogni sua forma».
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tarditardi · 1 year
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Die Musen, l’11 e il 12 gennaio 2023 allo Spazio Teatro No'hma (Milano)
Direttamente da Berlino, Le Muse sono pronte a incantare il pubblico milanese: mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio grande ripartenza per il cartellone internazionale 2023 dello Spazio Teatro No'hma.
Il sipario di No'hma si apre all'anno 2023: al via mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio la programmazione internazionale del Teatro di Livia Pomodoro, inaugurata dall'ensemble berlinese Die Musen, che porta in scena una pièce multidisciplinare basata sulla figura mitica delle muse.
La seconda parte della programmazione di No'hma prenderà così avvio, significativamente, con uno spettacolo che ha al suo centro il tema dell'arte, eterna sospesa tra immortalità e transitorietà, il cui simbolo sono le muse stesse, dee dell'antichità ispiratrici della creazione artistica. La produzione, diretta dalla berlinese Lidia Buonfino, che è anche "musa" performer all'interno dello spettacolo, ripercorre 2000 anni di rappresentazioni letterarie e musicali che vedono protagoniste queste divinità tanto care ai poeti. Impersonate da un cast tutto al femminile, le muse si animano in un susseguirsi di immagini "totali", generate attraverso canto, musica dal vivo, recitazione, danza e movimenti sui trampoli.
L'ensemble Die Musen si è costituito all'inizio del 2018 come un innovativo gruppo di walk act (genere teatrale d'intrattenimento affine al teatro di strada), in una combinazione di stilt art, l'arte dei trampoli, danza, recitazione mobile amplificata e musica. La compagnia è la seconda partecipante alla XIV edizione del Premio Internazionale di No'hma, preceduta a novembre dalla compagnia cubana La Franja Teatral e dal suo coinvolgente Los pájaros negros de 2020, in cui tip tap e canto erano mezzi per veicolare un potente messaggio contro il razzismo. Die Musen portano invece sul palco uno spettacolo in cui la dimensione estetica, insieme alla ricerca e alla riflessione puramente artistiche, sono sicuramente preponderanti; questo a dimostrazione della caratterizzazione multiforme della Rassegna internazionale, in cui la presenza di appuntamenti di grande impegno sociale non pregiudica quella di spazi di ricerca estetica e artistica talvolta meno engagé. 
«Questo eclettismo è caratteristica intrinseca della Rassegna del Premio» - commenta la Presidente Livia Pomodoro, «che è per sua definizione una celebrazione della diversità e della contaminazione tra discipline, generi, stili e culture. È, questo, il bello di un Teatro come No'hma: siamo mossi soltanto da un sano amore e dalla curiosità nei confronti della cultura e delle arti in tutte le loro espressioni, al di là di preconcetti e gabbie ideologiche. Per questo abbiamo voluto iniziare il nuovo anno con uno spettacolo che celebra la potenza e il fascino dell'arte, in ogni tempo e in ogni sua forma».
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carmenvicinanza · 2 months
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Rihanna
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Rihanna è tra le icone pop più importanti degli anni Duemila.
Donna dalle mille risorse, si è fatta conoscere in tutto il mondo come popstar per poi esprimere il suo eclettismo e creatività, nel cinema e, soprattutto, nella moda.
Cantante, attrice, imprenditrice e diplomatica, ha sposato diverse cause sociali.
Nel 2022 è stata dichiarata la più giovane miliardaria degli Stati Uniti, l’anno precedente era stata nella lista delle 100 donne più potenti al mondo.
Ha venduto oltre 60 milioni di album ed è stata la terza artista, dopo i Beatles e Mariah Carey ad avere più hit al numero uno della classifica statunitense.
Nel 2018, dopo che le era stata intitolata la strada dove aveva vissuto, è stata nominata ambasciatrice straordinaria e plenipotenziaria di Barbados, con la responsabilità di promuovere il sistema educativo, il turismo e gli investimenti per l’isola natale. Tre anni dopo, nella cerimonia di proclamazione della repubblica caraibica, è stata dichiarata eroina nazionale dalla presidente Sandra Mason.
Nata col nome di Robyn Rihanna Fenty a Bridgetown, nell’isola di Barbados, il 20 febbraio 1988, da Ronald Fenty, capo magazziniere afro-barbadiano con origini irlandesi e Monica Braithwaite, contabile nativa della Guyana con discendenza afroamericana, che hanno divorziato quando aveva quattordici anni.
Vittima di bullismo a scuola, a causa del suo colorito di pelle troppo chiaro, è cresciuta ascoltando musica reggae e iniziato a cantare a sette anni. A quindici aveva già la sua prima girl band con cui è stata notata dal produttore Evan Rogers che le ha subito proposto un contratto per il quale, l’anno successivo, si è trasferita negli Stati Uniti, dove è avvenuta la svolta pop rock.
Ha debuttato nel 2005, all’età di diciassette anni, con l’album Music of the Sun, entrato alla decima posizione della Billboard 200, il singolo Pon de Replay ha raggiunto la seconda posizione della Billboard Hot 100. Da quel momento la sua carriera è decollata alla velocità della luce. Ha suonato in tutto il mondo e prodotto otto album in studio e numerosi singoli che hanno occupato i primi posti nelle classifiche internazionali ricoprendola di premi e onorificenze.
Donna dai molti record, nel corso della sua carriera ha accumulato nove Grammy Awards, tredici American Music Award, dodici Billboard Music Awards, due BRIT Awards, quattro MTV Video Music Awards, quattro MTV Europe Music Awards, otto People’s Choice Awards e sette iHeartRadio Music Awards. E ancora, l’Icon Award, istituito apposta per lei, per aver influenzato profondamente la cultura pop a livello globale e il Fashion Icon Award dal Council of Fashion Designers of America. Ha ricevuto anche prestigiose onorificenze per il suo impegno umanitario.
Nel 2023 ha ottenuto la sua prima candidatura all’Oscar nella categoria miglior canzone originale per Lift Me Up, tratta dalla colonna sonora del film Black Panther: Wakanda Forever.
Il suo debutto cinematografico è avvenuto nel 2006 nel film Ragazze nel pallone – Tutto o nientea cui sono seguite, negli anni, diverse celebri interpretazioni in una decina di film tra cui Battleship e Ocean’s 8.
Nonostante quella che sembra una vita scintillante, ha subito violenza domestica da uno dei suoi partner.
Da sempre impegnata anche nella moda, ha firmato diverse prestigiose collezioni e lanciato prodotti cosmetici e profumi che l’hanno resa una delle più importanti imprenditrici del pianeta.
Icona fashion, utilizza la sua notorietà per portare avanti messaggi politici, in febbraio 2020 è apparsa sulla copertina di British Vogue indossando il durag, copricapo che veniva utilizzato storicamente dalle schiave nere, con il tempo è diventato un simbolo politico, mai nessuno in precedenza l’aveva indossato sulla copertina di una rivista.
Molto attiva nel sociale, ha dato vita a fondazioni e importanti eventi per sostenere la ricerca contro il cancro e l’AIDS, si è esposta contro numerose battaglie sociali, ha cantato per aiutare le persone vittime del terremoto di Haiti nel 2010 e donato 15 milioni di dollari per la lotta al cambiamento climatico.
Rihanna trasforma in oro e bellezza tutto quello che tocca.
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annalisalanci · 1 year
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Alla scoperta di Jeremy Denver
La nuova puntata di Sommessamente, il podcast di Cinque Colonne Magazine vede come protagonista il cantautore Jeremy Denver. Con lui parleremo della sua musica e del suo ultimo brano dal titolo "Paracadute". Dopo aver conquistato il pubblico ed aver collezionato un incredibile numero di streams e views in brani come “MUSA”, “Guido Male”, “PEZZI” e "THAT’S AMORE”, che ne hanno riconfermato eclettismo ed attitude fortemente sperimentale, il brillante cantautore triestino Jeremy Dever torna nei digital store con “Paracadute”, il suo nuovo singolo prodotto da Hazel. Il brano Le strofe, nel fluente susseguirsi di ironia e considerazioni profonde, presentano i tratti di chi lascia un segno del proprio passaggio nel mondo. «Metto un pezzo di me in ogni traccia, così in questa vita, frate, non mi ammazzeranno mai» «Chiedo un aiuto al signorino su che ci guarda da un tot (hey, tu!) E se devo essere onesto, non ho più nemmeno voglia di procreare» -. https://www.youtube.com/watch?v=Vs6ic7f02jA&feature=youtu.be Ascolta il nostro podcast L'ospite di oggi Jeremy Denver Jeremy Denver, al secolo Vincenzo Giaramita, è un cantautore e musicista triestino classe 1993, riconosciuto sin dalla sua prima release come una delle più promettenti leve del panorama urban-pop-soul italiano. Si avvicina alla musica a soli 13 anni, rivestendo il ruolo di batterista in diverse formazioni di matrice hardcore/punk.  Read the full article
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