Tumgik
#forse devo uscire
thegretchenimages · 1 year
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Dicono che sia normale avere l'idea di voler tornare in ospedale dopo un incidente, come è normale voler tornare nel periodo del lockdown. Allora immagino che sia anche normale pensare che in fondo se non fossi sopravvissuta sarebbe andata bene comunque. Tanto non sono all'altezza di fare nulla e detesto le persone, le finte attenzioni o anche quelle vere che però si manifestano solo nel momento del bisogno. E che comunque sorvolando il dolore forte dato ai miei loro avrebbero potuto comunque vivere a pieno le loro vite, che i nonni avrebbero comunque vissuto pochi anni e quelli che sono i miei amici senza alcun problema avrebbero potuto continuare le loro vite in modo sereno e felice. Forse i miei genitori ne sarebbero rimasti segnati ma avrei sperato in fondo nella loro gioia , come una coppia che si ama. Come la coppia che si è sempre amata e si amava anche prima di me.
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fiorescente · 11 days
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Ieri sono uscita con una ragazza super carina molto presa bene ed è stato bellissimo
Bello capirsi anche se parliamo lingue diverse, magica la vita se penso che ci si può trovare bene con persone nate in posti lontanissimi, forse il mondo non è brutto è solo mischiato poco come i budini muu muu e devo muovermi un po' per uscire dai momenti brutti (ipoteticamente il gusto cioccolato) e arrivare alla parte bella (in questo caso la parte vaniglia)
Oggi poetessa scusate vvb
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ross-nekochan · 3 months
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Oggi il mio direttore mi ha scritto su Teams se il mio onboarding sta andando bene e se ho problemi. Avrei voluto sfilargli tutta la corona di lamentele: mi stanno insegnando tutto troppo lentamente, sembra che disturbo e rompo le palle alla mia tutor ogni volta che le chiedo qualcosa perché pare sembra indaffaratissima e io stessa ho paura di disturbare, etc etc... ma a che pro? Quindi via con il "va tutto bene grazie". Alla fine è solo una settimana che sono qua quindi pretendere che mi sia insegnato tutto forse è pure pretenzioso.
Poi oggi ho dovuto rispondere alla prima telefonata perché la mia tutor ha (giustamente) detto che se non le prendo mai, mai imparerò. Il povero cliente ogni volta che gli chiedevo di ripetere, mi parlava sempre più lento, scandendo bene le parole ma io gli volevo dire:"amo io il tuo giapponese lo capisco benissimo, è che proprio non so di cosa tu stia parlando e cosa ti devo rispondere"... però vabbè alla fine con qualche risata di troppo, è andata.
Qua sta facendo un caldo assolutamente inumano in questi giorni e un altro diritto che vedo tolto ai lavoratori è il diritto di non andare in ufficio quando devi uscire di casa alle 7 e fanno già 32°C. Sto sistema ci vuole proprio morti.
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libero-de-mente · 7 months
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Un sabato sera dai minuti contati questo.
Raggiunta casa di mia madre, entro in silenzio e come immaginavo lei è già a letto. Le chiudo la porta della camera per non disturbarla, mentre sistemo la spesa che le ho fatto, controllo nel frigorifero le confezioni di alimenti scadute. Le rimuovo buttando il contenuto negli organici.
Lei puntigliosa su queste cose, ora non le riesce più di controllarle.
Un rapido riassetto alla casa, ma non le metto a posto tutto. So quanto ci tenga a dimostrare di saperci ancora fare con le pulizie, diciamo che pulisco dove c'è da spostare o alzare qualcosa di pesante.
Mi giunge la telefonata di figlio 2 "Papà ci sono le pizze da infornare, sai che dopo devo uscire".
Mi avvio a casa, dopo aver avuto cura di sistemare le medicine dentro il porta pillole settimanale, in modo che mia madre non sbagli.
La frase di mio figlio "...sai che dopo devo uscire" era incompleta.
La verità è che lo dovrò accompagnare io. In auto raccogliendo tre suoi amici.
Le pizze sono uscite molto buone questa sera, forse la pioggia che insiste me le farebbe gustare meglio se Gabriele non uscisse. Se ancora per un sabato sera fosse il mio scricciolo a casa. Ma non sarebbe giusto per lui.
Appuntamento sotto lo stadio cittadino, poi seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino, poi la strada la trovi da te, porta a una pensilina dove c'è un altro amico per voi tre. Anzi quattro, maledetta rima.
Li ascolto parlare, mi fanno sorridere e anche ridere. Non hanno nulla che non vada bene. Sono ventenni con la voglia di vivere e divertirsi. Lo ero anche io. Forse non sentendomi mai amico al pari degli altri.
Tipo strano "il Rino", sempre assorto e spesso assente.
Li lascio alla pensilina concordata dove il quinto amico li aspetta, e si fanno i nomi di altri che arriveranno più tardi. Forse.
Li saluto, Gabriele inaspettatamente mi saluta baciandomi. "Non ti preoccupare pa' sarò bravo e starò attento, come vuoi tu".
Non ho nulla da obiettare, riparto. Alla prima rotatoria inverto il senso di marcia, un'ultima occhiata a qui sorrisi, a quella complicità di amici che legano le proprie vite in un patto di sangue, di quelli indissolubili che se ben curate, come relazioni, potrebbero durare davvero a lungo.
Nel mio ritorno solitario penso alle mie amicizie perse, al fatto che mi sento solo ed estraneo anche in mezzo ad altre persone.
Ho sempre pensato che la mia vita non avesse un senso, ma un senso l'ho trovato. Sono i sorrisi dei miei figli, la gioia dei loro successi, gli occhi innamorati di chi sceglieranno come persone con cui condividere la vita.
Questo non me lo voglio perdere. Mi madre e mio padre queste cose non le hanno mai viste. Mai. Io le voglio assaporare.
E mentre alla radio passa il brano "I love my life" di Robbie Williams, le sue parole:
I love my life
I am wonderful
I am magical
I am me
I love my life
Mi squarciano il cuore, e la pioggia è come se battesse direttamente sui miei occhi, e non sul parabrezza.
Sono solo, ovvero mi sento solo, ma dovrò aspettare. Aspetterò i successi e le gioie dei miei figli, prima di mollare.
Piove, vedo centinaia di ragazzi che si avviano alla discoteca.
Poco dopo incontro le ragazze sfruttate per dare del sesso a pagamento sui bordi delle strade.
Vorrei fermarmi, dare loro una coperta che le ripari, qualcosa di caldo da bere e la possibilità di dire loro: vai, sei libera. Puoi fare altro nella tua vita, perché hai forza di volontà da vendere.
Solo durante questi pensieri mi accorgo che in radio passa Sweet Disposition un pezzo che trovo meraviglioso dei The Temper Trap
A moment, a love
A dream, aloud
A kiss, a cry
Our rights, our wrongs
A moment, a love
A dream, aloud
A moment, a love
A dream, aloud
Stay there
'Cause I'll be coming over
And while our blood's still young
It's so young, it runs
Won't stop 'til it's over
Won't stop to surrender
Avere la forza, di superare, di aspettare chi è un passo indietro.
Mi sento maledettamente solo, anche se non lo sono. Sto male.
Ma in questo sabato sera i miei figli, chi in un modo e chi nell'altro, si divertiranno. Questo conta. Ne basta uno anomalo in famiglia. E quello sono io.
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apeir0nn · 9 months
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So di essere, ahimè, molto rigida sia nei miei confronti, sia nei confronti delle altre persone (sarà la mia discendenza germanica?), ma alcune volte mi chiedo se la mia rigidità sia giusta o meno. Oggi il mio collega mi ha scritto "vieni a farti un giro?" e io "ok, mi vesto e arrivo". Insomma vado e lui è stato tutto il tempo al telefono: quando ci siamo incontrati era al telefono e ok, non ho disturbato, poi ha chiamato qualcun altro e ok va bene anche lì, magari era urgente che ne potevo sapere. Poi ci siamo seduti a prendere qualcosa e ogni volta che io parlavo, gli raccontavo qualcosa o gli rispondevo si metteva a mandare messaggi o guardare le storie di altri. Addirittura aveva il telefono "in piedi" appoggiato al portatovaglioli per stare più comodo. Alla fine gli ho chiesto di andarcene, così almeno poteva stare al telefono in pace.
Ora, io ripeto, so di essere una persona rigida, ma non ci posso fare niente: a me dà fastidio se qualcuno di fronte a me sta sempre al telefono (o a guardare l'orologio). Apprezzo molto quando mi viene detto "scusami devo rispondere un attimo a un messaggio" ma quando mettono addirittura il telefono sul portatovaglioli, così da stare più comodi, inizio a considerarla una mancanza di rispetto. Che cavolo, me l'hai chiesto tu di uscire e di vederci, se fossi rimasta a casa non mi sarebbe cambiato niente, anzi forse sarei stata meglio.
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morganadiavalon · 1 year
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Pausa pranzo.
Esco dal negozio e giro l'angolo per andare al bar a prendere qualcosa da mangiare.
Una ragazza in macchina suona forsennatamente il clacson sperando di attirare l'attenzione dell'ignota persona che ha parcheggiato la sua Tesla letteralmente in mezzo al cazzo.
Lei esce da un cortile di un palazzo che ha l'accesso carrabile sul marciapiede e la macchina le impedisce di uscire.
Per procedere verso il bar, devo circumnavigare la macchina, quindi ne posso osservare la posizione da tutte le angolazioni e mi rendo conto che spostando di poco uno dei tavolini del bar e facendo qualche manovra, la macchina della ragazza dovrebbe riuscire a passare.
Segue il mio dialogo con lei, dopo essermi avvicinata al suo finestrino:
- Ehi, se ti va ti aiuto a fare manovra, ho visto che se ti sposto appena quel tavolino lì, dovresti riuscire a passare, ti faccio i segni io!
- No guarda, mi deve spostare quella Tesla di merda perché sennò tra un minuto gliela accartoccio
- Eh sì, è una testa di cazzo, però dai, ti do una mano così almeno tu sei libera
- No è una questione di principio.
E si rimette a suonare il clacson ripetutamente.
Io mi allontano, ma alla fine scelgo un altro bar perché di stare a sentire il suo clacson a tempo indeterminato, anche no.
Ora, da questo aneddoto si potrebbero trarre seicento conclusioni e immagino che ciascuno di voi, nel leggerlo, abbia tratto la propria.
A me ha fatto riflettere su quante volte preferisco litigare e sfogare la rabbia, piuttosto che trovare una soluzione.
Con questo non voglio difendere chi ha parcheggiato lì quella Tesla, lungi da me, anche perché forse ci sarebbe da fare una riflessione intorno al fatto che era proprio una Tesla (per quanto la tipa usciva con un suv da un palazzo in via Buonarroti, quindi no, la questione di classe la lascerei fuori, è proprio questione di teste di cazzo), ma il punto è che lei aveva una possibilità di evitare quel problema e andarsene via tranquilla, e invece voleva litigare.
Al limite poteva chiamare le forze dell'ordine per segnalare il parcheggio improprio davanti al passo carrabile, ma no, lei voleva litigare.
E niente, per un istante ho pensato "mamma mia, ma la gente è sempre arrabbiata" e poi mi sono resa conto che la gente sono anche io e che ci vuole uno sforzo incredibile per fare sì che questo mondo non ci renda cattivi.
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calim3ro · 4 months
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Buongiorno 🥱 sono le 6:15, sto sveglio da mezz'ora. Semplicemente il mio cervello ha detto "basta dormire"😅. Ieri mi sono incazzato a lavoro, infatti sono ancora nervoso/agitato per quello che è successo, sarà per questo che ho dormito poco non lo so....
Comunque questa mattina mi allenerò e comincio a guardare un film per una richiesta che mi è stata fatta. Inoltre oggi dovrebbe uscire la nuova puntata dei demon slayer attenzioneeeeee. O forse è domani 😶 bho
Di pomeriggio devo andare al centro commerciale a prendermi un nuovo profumo perché quello che ho è finito. Prenderò un profumo che non uso da diverso tempo ma che adoro.
E questa sera andrò al cinema a vedere la profezia del male.... Anche se ho l'impressione che sarà una cacata ahah
Vi presento Matisse e vi lascio con la canzone del giorno. Buona giornata a tutti 💕
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yomersapiens · 1 year
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Ho l'algo-ritmo nel sangue
Non riesco ad accettare il fatto che oramai l'algoritmo mi conosca meglio degli amici di una vita. Ricevo un sacco di video, reels, stories, quelle robe che ci si manda per generare un sorriso e a me non generano da sorridere anzi mi viene da dubitare dell'intelligenza delle persone che me li mandano. Ma come è possibile. Dovresti conoscere i miei gusti. Abbiamo condiviso serate, giornate, annate. Questo secondo te dovrebbe farmi ridere? Non so come interagire in questi casi. Si aspettano una risposta? Forse devo mandare una risposta. Ringrazio? O forse vogliono che mi metta a ridere digitando ahahaha ma io non voglio mentire anche se si tratta solamente di ripetere due innocue lettere per un pochino ahahahah. Non posso far capire quanto tutto questo mi faccia cagare, ché già lo sanno quanto me la tiro ma ho fatto credere di essere migliorato. Devo sembrare normale. Dimostrare apprezzamento ma vorrei pure smettessero ma poi se smettono chi cacchio mi caga? Il mio telefono vibra pochissimo e quando lo fa mi sorprendo e penso stia tirando gli ultimi. Sto bene con i video accuratamente selezionati nel corso di anni di passivo utilizzo di social. Ho educato l'algoritmo. Ora lui è dalla mia parte ma non posso uscire a bere una birra con l'algoritmo, almeno non ancora, magari con il prossimo aggiornamento sarà possibile. Posso uscire con i miei amici ma ora so che hanno gusti di merda e non apro manco più quello che mi mandano perché poi metti che il mio algoritmo pensa che i miei gusti stiano cambiando e decide di adattarsi di conseguenza e mi manda video di stand up comedians italiani. Ho molta paura. I comici italiani mi spaventano. "Ti mando un video di un comico che quando lo ascolto mi ricorda un casino te e il tuo stile di scrittura" cioè davvero secondo te faccio così pena? Eh ok, me la metto da parte. Cioè ci sta sono un morto di fame del resto, comprendo il tuo volermi dare il colpo di grazia. Ho deciso di usare delle emoji. Dovrei averle installate da qualche parte nel telefono. Mando la scimmia con le mani in faccia, quella funziona sempre perché non sai bene come interpretarla.
Ho provato a mandare altrettanti video di risposta, per far vedere che comunque faccio anche io parte di questo universo, però lo faccio senza nessuna voglia, mando cose a caso che nemmeno guardo perché tanto sono sicuro che dall'altra parte non saranno guardate. Ecco forse è questo il segreto. Ci si manda video che nemmeno si guardano solo per ricordarci della reciproca esistenza. Ma a questo punto non erano meglio gli squilli? O non sarebbe meglio ignorarsi e andare avanti. Ho eliminato molte persone dalla mia vita andando semplicemente avanti, ogni tanto le sogno ancora ma sono sogni di relativa importanza. Ecco questa è davvero una buona qualità che ho perfezionato nel tempo: eliminare e andare avanti senza serbare rancore. Mi spiace, certo, ma tutto è diventato simile alla mia infinita collezione di videogiochi. Alcuni li ho aperti e provati, altri li ho finiti, molti li ho accantonati. Me ne dimentico, lascio che prendano polvere, vado avanti con il prossimo. (Ho molta paura di espormi ancora più del necessario specialmente con te perché tu mi spaventi quasi più dei comici italiani contemporanei e non voglio essere costretto ad eliminare e andare avanti da te).
Quando scrivo mi chiudo e ho evitato di scrivere perché volevo essere aperto alle novità ma se le novità sono video di merda mandati da amici mentre magari stanno cagando anche no. L'algoritmo non deve mai andare in bagno. L'algoritmo vuole solo nutrirti mentre stai steso sul divano ad aspettare il video della durata massima di 15 secondi perfetto, prima di mandartene un altro subito dopo altrettanto giusto. Vorrei che l'algoritmo mi aiutasse anche con i rapporti umani e vorrei che tutti i rapporti umani avessero durata massima di 15 secondi, come me a letto.
Ero ad un'inaugurazione e c'era una ragazza incinta, le ho detto "Sai cosa sarebbe divertente? Se io ora andassi a svuotare la bottiglia di birra che sto bevendo e la riempissi con acqua e te la portassi e tu andassi in giro a bere facendo credere a tutti che ti stai allegramente sbronzando mentre sei incinta, non pensi sarebbe troppo divertente? Magari poi dici pure che è solo la terza e che ci stai andando piano, poi arrivo io e ti chiedo una sigaretta e tu me ne offri una e poi mi chiedi se ho droga e se possiamo andare in bagno a farne uso, come? Non lo trovi divertente? Che palle." Mi sono sentito come uno dei video che mi mandano i miei amici. Incompreso. C'è un intero cimitero di video non divertenti che vengono ignorati da qualche parte nei meandri oscuri del web.
Devo andare avanti con il mio libro ma devo sentirmi pronto. Mi è stato suggerito di leggerne un altro prima di tornare a lavorare sul mio. L'ho fatto ma ovviamente mi sono lamentato dicendo che non sarebbe servito a nulla perché IO so tutto e invece manco per il cazzo, avevano ragione. È bello quando ci azzeccano con le cose e ti consigliano un libro e il libro non solo è bello ma è pure utile e fa proprio al caso tuo. Durante le prime pagine di lettura me la tiravo come al solito "Figurati se sto libro mi piace, ma come si permettono, io so cosa voglio e cosa è giusto" ma già dopo poco era chiaro che non sapevo proprio nulla e il mio atteggiamento da coglione me lo dovevo mettere su da qualche parte. Forse è un bonus che ho sbloccato dopo aver ricevuto un milione di video sbagliati mandati da amici: numero 1 libro bello in omaggio.
Vogliono vedere la mani che si muovono. Sentirti sbagliare nella pronuncia. Fingere che non ti vengano le parole. Devi dargli l'Italia perché sono entrati nel locale per questo motivo. Entrano gruppi di persone e vogliono il caffè e glielo preparo. Il cappuccino è ancora uno schifo e talvolta ne faccio di così brutti che chiedo scusa. Dovrebbe essere naturale per me fare un cappuccino sono italiano che diamine, eppure no, non funziona, la schiuma non si monta e il latte resta piatto. Ma del resto posso dire che è così che lo beviamo noi italiani il cappuccino, che ne sanno i viennesi, io dico che questo è "il metodo originale superiore" e loro mi tirano soldi e scrosciano gli applausi. Entrano per l'italiano con il grembiule, come una scimmia nella sua gabbia in uno zoo decisamente razzista. Vogliono i cannoli e tutto quello che puoi raccontare riguardo la storia dei cannoli ma io non so niente dei cannoli così mi invento storie casuali e tutti ridono e si soffermavano sul movimento delle mani. Copio le battute dei comici italiani, a qualcosa sono serviti quei video orribili. Ricevo un sacco di mance che investo in cene da solo mentre parlo con cameriere a cui faccio pena. "Sei al primo appuntamento con un ragazzo, ti farebbe più schifo se lui si vomitasse o se si cagasse addosso? Non capisco perché il vomito sia più accettato della merda, anche tu la pensi così. Sì certo, capisco, vai pure, ci sono altri tavoli da servire" ma io lo vedo che il locale è vuoto e anche questa volta non vengo compreso.
Il dermatologo mi guarda i nei. Oramai trovarli è sempre più difficile con tutti i tatuaggi che mi sono fatto ma vedo che lui si diverte e anzi, forse sono come una copia della Settimana Enigmistica con la pancia per lui. "Sta facendo sport ultimamente?" e io sento che mi prende per il culo, se c'è una cosa che si capisce subito quando mi si guarda completamente nudo è che io non faccio sport. "Dottore siamo seri suvvia" gli dico sperando in un po' di clemenza. "Glielo chiedo perché queste macchie sono un fungo che spunta quando si suda molto, le prescrivo una pomata, deve applicarla una volta al giorno qua dietro la schiena, è un po' difficile da raggiungere come posto, ha qualcuno che la può aiutare nel farlo?" e lì mi sono sentito molto solo. No. Non ho nessuno che mi può spalmare la crema dietro la schiena. Ho quasi quarantanni e nessuno che mi spalma la crema. Ho un gatto ma figurati se lui lo farebbe. Ho molte piante. Ho moltissimi videogiochi. Ma sono solo. Ho amici che mi mandano video sbagliati e che stanno tutti lontani, dentro le loro chat nei rispettivi social. Ho l'algoritmo che mi conosce bene ma che non ha mani, non esce a bere con me. "In effetti no dottore, non ho nessuno a casa che mi può aiutare. Però posso venire qua, magari una delle sue assistenti potrebbe assistere me. Potrei pagarla, sto lavorando qualche ora in un bar siciliano, ricevo molte mance muovendo le mani come si addice a un italiano, potrei pagare volendo!" dico sperando di impietosirlo. Mi dice di tornare a settembre e di trovare una compagna nel frattempo.
Farò come gli orsi, spalmo la crema sulla corteccia di un albero e poi mi ci strofino sopra con la parte posteriore del corpo. Mi noteranno, "Aiuto!!! C'è un uomo seminudo che si strofina sugli alberi come un orso!!!" e qualche cacciatore sentirà le urla e accorrerà imbracciando il fucile ed esclamerà "È l'orso più glabro e pieno di tatuaggi e disgustoso che ho mai visto! Meglio porre fine alle sue sofferenze!" e non mi sparerà, perché sarà un cacciatore non violento, semplicemente avviserà i miei amici di smettere di mandarmi video di merda e piuttosto di venire a spalmarmi la crema dietro la schiena. Grazie amico cacciatore. Lui mi guarderà, sorridendo, e si toglierà il cappello e finalmente lo riconoscerò. "Non sono un cacciatore qualunque, sono l'aggiornamento dell'algoritmo che tanto desideravi. Rivestiti che andiamo a bere una birra, offro io".
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xerotere · 4 months
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Se sopravvivo a quello che sta succedendo nella mia vita nelle ultime settimane, di sicuro dovrò farne qualcosa - mi dico spesso in questi giorni. Il fatto stesso che esista in me questo piccolo barlume di speranza mi devasta - vorrei prenderlo e soffocarlo e non far altro che nascondermi nell'oscurità.
Non scenderò nei dettagli ma, come al solito, mi limiterò alla letteratura: è come se da una linea temporale di universo fossi passata improvvisamente a un’altra, apparentemente uguale, ma con altre regole, altri meccanismi, altri significati. E mi sento, adesso, come un animale impaurito trasportato di forza in un ambiente nuovo, che si nasconde e ossessivamente osserva e cerca di sopravvivere. Verrà il momento di uscire ed esplorare e cercare di adattarsi al mondo nuovo, forse - ma quel momento non è ora.
Ora è il momento di tenere insieme i pezzi, di stupirsi di come tutti gli eventi si sono incastrati a comporre questa figura perfettamente infelice, di cercare un equilibrio tra speranza e disperazione. E forse, anche, il momento di liberarsi dei pesi inutili (sebbene, devo ammetterlo, su questo fronte stiamo iniziando proprio male) e di imparare a sopportare solo il fardello delle cose che contano.
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fiorescente · 16 days
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Racconti del ritorno a casa:
Facciamo piccoli giri per risintonizzarci sulle coordinate di qui; le persone sono più gentili e più variegate, ci sono turist3 come sempre, Erasmus come sempre, qualche student3 e un po' forse c'erano mancati i personaggi che muovono il quartiere.
La nostra bici si è rotta e la vogliamo aggiustare. In realtà è abbastanza grave, ma noi siamo affezionati, l'abbiamo chiamata come una partigiana di qua e quindi ora ha la sua personalità, i suoi gusti, i suoi sentimenti. Forse abbiamo esagerato a romanticizzare un oggetto inanimato? Sicuramente sarebbe più semplice non avere una graziella aperta in salotto, ma questi siamo e ci accettiamo
Poi, devo studiare, ho paura e eviterò di uscire e qualsiasi interazione con chiunque finché non mi laureo
Ma ecco, spero che vada tutto bene, ma sarà un casino e ho paura, tanta e non so se sono capace di mantenere tutto in piedi
Tra un po' ci sono le lezioni: seguirò un corso e un laboratorio, cercherò di restare al passo ma potrò dare tutto a i nuovi corsi solo dopo aver dato questi esami
Forse per oggi basta così, mi dispiace anche non poter scrivere di più qua anche perché ci tengo a tante delle persone dietro i blog ma eccomi qua, mannaggia non si potrà mai fare tutto, ma ci si prova
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eliophilia · 1 month
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Un riassunto degli ultimi mesi (o forse dovrei dire anni)
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Ancora deve finire l’estate ma già penso all’anno nuovo. Ormai sono entrata anche io nell’ottica che l’anno nuovo, vero e proprio, cominci a settembre. Credo che dovrò abituarmi a questo nuovo tipo di visione come ogni disperato che ha a che fare con la scuola nella sua vita. E così mentre compro la crema doposole per le ferie che ancora devo neanche iniziare, mi trovo a prendere anche l’agenda per i nuovi mini-babbani dell’anno 24/25. Comincerò a lavorare il giorno dopo il mio ultimo giorno di vacanze, scelta traumatica, non desiderata, ma obbligata. Gli anni scolastici iniziano sempre prima, l’anno scorso il 4, quest’anno il 2, ma che ca. 
Ho molta paura pensando a quello a cui andrò incontro, l’anno scorso ero inesperta e mi buttai a capofitto in un’esperienza nuova, piena di entusiasmo. Entusiasmo che mi hanno smorzato subito, per carità, perché era un ambiente super tossico. Ma ormai esistono ambienti lavorativi che non lo sono? Comunque sia andata (altri traumi su traumi che non supererò ma magari ne parliamo un’altra volta) questo anno mi ha donato la famosa “esperienza” e ora che so quello a cui vado incontro, non ho l’entusiasmo di prima, ma solo paura. Sarà un ambiente più grande del precedente, con colleghe più antipatiche e maligne di quello precedente, con regole più severe di quello precedente. Mi mancherà Maria, mi manca già adesso che non ci vediamo tutti i giorni come prima, lei è stata il regalo più grande. Mi mancheranno le gemelle che rimpiango ancora adesso ogni giorno, anche se abitiamo a 100 metri di distanza. E poi basta, non mi mancherà più niente perché ho lottato con le unghie e con i denti per andarmene da quel cesso di posto. Ma questo non mi impedisce di cagarmi sotto ora. Spero solo che i guadagni siano più alti e varranno i sacrifici, altrimenti vorrà dire che si ripresenterà di nuovo la frustrazione di prima, e io un altro anno così non lo reggo.  
Il 2023 è stato un anno pessimo e con la malattia di mia madre non mi sono goduta né la proclamazione né la festa di laurea. Dopo in effetti, non pensavo di trovare lavoro nell’ambiente scolastico così presto. Semplicemente il primo sabato di settembre ho fatto il colloquio, il lunedì ero già dentro. Ma solo perché lì erano disperati, non per merito mio. Da settembre a marzo ho lavorato 12 ore al giorno, mi alzavo alle 7, andavo al lavoro alle 8, tornavo da scuola alle 2, cominciavo il doposcuola alle 3, finivo alle 8, mangiavo, facevo i piatti, alle 10 crollavo sul divano senza neanche mettermi a letto. Mia madre mi guardava storto tutto il tempo perché non solo non ero presente quando lavoravo, ma neanche il resto della giornata (dovrei dire serata). Un po’ l’ho fatto anche per disintossicarmi da loro, stare a contatto con mia madre e mio padre h24, da quando mia madre ha smesso di lavorare, è stato un altro elemento deteriorante per la mia psiche. Quando c’era il mio fidanzato nel weekend facevo il borsone e me ne andavo a casa sua, la sera uscivo. Ma facevo fatica a fare anche quello, la vita sociale per me era un sacrificio, dovevo calcolare anche il tempo materiale per farmi uno shampoo. Nel frattempo è tornato mio fratello qui ma non è cambiato molto, non mi ha alleggerito dai pesi familiari. Continuavano gli esami, le scadenze, le visite di mia mamma e tutto il resto. So che arriveranno altri tempi così, che non sono finiti, ma ripensandoci, e con la voglia di lamentarmi fino al 2032, è stata davvero dura. Da marzo ho allentato un po’ la presa, non per mia scelta, ma è stato un bene. Da scuola ho iniziato ad uscire alle 4 e la sera davo qualche lezione quando capitava, ma niente di fisso. Ci ho perso molto economicamente ma ci ho guadagnato di salute mentale. Ad aprile è successo un altro evento traumatico che speravo proprio di non rivivere ma è stato un altro punto di svolta. 
Da giugno in poi ho cambiato idea 50 volte sul mio futuro, prima ho dato conferma a quella scuola per restare, anzi l’ho chiesto proprio io, poi all’improvviso, e con una grande mossa scorretta (devo ammetterlo, ma se lo meritavano) e ho mollato tutto per un’altra scuola. Luglio è stato devastante, lavorare con quel caldo, all’aperto, senza un filo d’aria, mi ha portato a stare male fisicamente. Credevo fosse chissà cosa invece poi da quando ho smesso di lavorare non avevo più niente. Ho somatizzato con giramenti di testa, narcolessia, affanni vari, dolore in petto, schiena bloccata per settimane, intrattabilità e voglia di buttarmi da un burrone. In tutto ciò fingevo simpatia e non curanza con le nuove colleghe (tutte un dito in culo, comprese le bidelle) giusto per non farmi riconoscere e farmi cacciare il secondo giorno, dopo tutto il sacrificio che stavo facendo. 
E ora eccomi qua, 16 agosto e con il solito caldo asfissiante, aggiungo qualcosa al carrello su Shein e su Amazon, guardo borse e collane, leggo qualche pagina, guardo qualche serie che non mi piace, riguardo film che avevo visto anni fa e non ricordavo. Mi ricordo che ho questo blog da decenni e mi ritrovo a scrivere digitalmente, infatti mi fanno male le dita. Da circa un anno avevo iniziato un diario cartaceo vero e proprio, era un modo per sfruttare i vari quaderni comprati negli anni, la cancelleria, e perché tutti dicono faccia bene. A me scrivere ha sempre fatto bene, ma non guarisce (ma va?). Ho iniziato il diario più che altro per tenere traccia della malattia di mamma ma è diventato uno sfogatoio per varie vicissitudini quando ne avevo il tempo. Altrimenti urlavo e basta: più rapido ed efficace. Ho comprato la Valeriana sperando non mi faccia effetto cavallo (ovvero dormire dopo 5 minuti) sperando calmi i miei attacchi d’ansia. Nell’ultimo mese ho avuto un paio di attacchi di panico, non si presentavano da molto e credo siano stati il risultato dell’accumulo del nervosismo degli ultimi 10 mesi. Ovviamente si presentano quando la vita si ferma e quando mentre sei in affanno per qualcosa. L’ansia ti bussa sempre quando te la dimentichi. Per calmarmi ho pensato ad Inside Out e a quanto fosse descritto bene quel momento. Ad ogni modo, mi ha aiutato. In questi momenti mi dispiace sempre molto per chi mi sta vicino, capisco che è una cosa difficile da gestire per chi non è abituato. Neanche io mi abituerò mai, quindi figuriamoci. Almeno adesso so che non dipendono solo da una persona sola, prima li attribuivo solo a dei momenti precisi della vita, adesso almeno mi sono autodiagnosticata l’ansia e basta, ne soffro, amen. Questo mi impedisce di vivere serenamente? Ovvio. Ogni tanto mi motivo da sola e mi dico che sono forte a superare tutto ciò ma la realtà è che mi sento solo un peso per me stessa e per gli altri. Sono ancora quella che legge, scrive, corregge. Faccio polemica e rido. Mi arrabbio e sbraito. C’è mai qualcosa che mi farà mai trovare pace nella vita? Non credo. 
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libero-de-mente · 1 year
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Il Caregiver
Questa mattina sono andato da mia madre, come tutte le mattine, ma con un impegno in più.
Infatti oggi comincia il servizio di assistenza a domicilio per mia madre, la struttura a cui mi sono rivolto le ha assegnato un'assistente. Si chiama Dolores.
"Buongiorno soy Dolores" - così ha esordito qualche giorno fa l'assistente al telefono con me.
"Buenos días" - le ho risposto per darmi un tono
"Lei è il señor Tomasseli?
"So' Rino" - ma come cacchio le parlo?
"Sorino? Lei è el señor Sorino?"
"No Sorino, solo Rino. Il mio nome".
"Ah, Solarino... me scussi, ma che nome è?"
"Maggnente, sono uno che tira sole e quindi Solarino è i mio soprannome"
Nulla da fare, la deficienza telefonica mi aveva preso, ora come potevo rimediare?
Nel frattempo Dolores gira dei fogli, si sentono chiaramente al telefono, probabilmente sta cercando i dati di chi ha compilato la domanda, ed ecco che trova ciò che cercava "Ah, lei se chiama Rino Tomasseli"
"Si" - le rispondo divertito di come chi parla lo spagnolo raddoppia alcune consonanti eludendone altre.
Arriviamo a questa mattina. Dolores è puntualissima, bella truccata e pimpante come lo sono le persone che debbono sostenere persone anziane e in fase discendente.
Entra in casa e saluta entrambi con un sorriso rassicurante, le presento mia madre e le faccio vedere la casa.
In soggiorno il televisore è sintonizzato sulla Santa Messa, in camera da letto l'altro televisore idem.
"Doppia Messa, como mai due televissori acessi?"
"Effetto stereo"- le rispondo.
"Como?!"
"Si, ascolti... non sente la stereofonia del prete che dice <Prese il pane>, non sente la potenza della frase raddoppiata?"
"No" - mi guarda stranita.
Credo che l'ironia non sia in questo momento cosa buona e giusta.
Così Gesùrino prese l'ironia, la piegò la pose in un cassetto e disse <Pendete e andate senza sorrisi, non ve li meritate>.
Tornando in soggiorno, dove c'è mia madre, Dolores mi chiede: "Mi potrebbe firmare questi due moduli, è lei il caregiver, vero?"
"No, lui è mio figlio" - interviene secca mia madre, poi guardando me - "Tu sei mio figlio non o' carabbinier"
"Ma no mamma caregiver, ovvero quello che si occupa di te"
Le brillano gli occhi, si sente protetta e poi guarda Dolores, conosco quello sguardo di chi comincerà a raccontare aneddoti sulla mia vita di quando ero piccino. La fermo a tempo.
"Beh"- dandomi un tono da attore consumato che sta per uscire dalla scena sul palcoscenico di un teatro - "Io devo andare, mamma sei in buone mani - poi rivolgendomi a Dolores le stringo una mano - "Grazie, grazie mille dell'aiuto che mi darà".
Il sorriso di Dolores mi conforta.
Sono in auto, scommetto che il sorriso di Dolores sarà diventato una risata. Già mi sembra di sentire mia madre raccontare i "famosi aneddoti" di un piccolo Rino che ancora, illuso, si permetteva di vivere d'istinti e d'istanti (frase da boomer lo so).
Come quando mia madre, a un cambio del pannolino, si divertiva a "rubarmi il pisello" come si fa con il naso dei bambini, solo che io per assicurarmi che non lo avesse preso davvero le pisciai in volto.
O quella volta che entrai in una cabina al mare, credendo che fosse la nostra per cambiarmi il costumino pieno di sabbia, invece era di un'altra famiglia. La ragazza, penso allora ventenne, che stava dentro (nuda) non si scompose più di tanto, avevo cinque anni più o meno, e mi disse "ma tu bel bambino da dove sbuchi?". Sorrise.
Io no, rimasi pietrificato guardando una micia. Non sapevo che dei micini vivessero proprio lì nei costumi delle donne. Uscii dalla cabina rosso in volto, con una paresi facciale e la
Voglia di remare
Fare il bagno al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni, -oni, -oni
Da allora nessuna donna mi ha più sorriso se entravo per sbaglio in una cabina o uno spogliatoio dove ci stava una di loro. Va beh, forse quando ci provai ero troppo avanzato con l'età. Credo di averne avuto venti o venticinque in più, di anni intendo.
Oppure le racconterà di quando, la sera di una Vigilia di Natale con cenone ben disposto sulla tavola e ospiti pronti al pasto, stando in piedi sulla sedia all'urlo "Sono la tigre di Mompracem!", persi l'equilibrio e arrivai preciso con la faccia nell'insalatiera che conteneva chili di insalata russa.
Ecco perché crescendo sono traumatizzato dalle patate femminili e le insalate russe.
Però mi piace cucinare.
E mangiare.
Grazie mamma per avermi fatto empatico e rispettoso degli altri, ma anche molto meno andava bene. Per dire.
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papesatan · 1 year
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Pugliese doc, per sempre, ti amo
Le relazioni mi son sempre state ferale sconquasso di grande angoscia. Stare con una donna significa temere costantemente di ferirla, sgretolandola brutale fra le fauci, chiedersi ogni giorno: e se domani incontrassi l’amor eterno? Cosa potrei fare allora? Aver orrore di sbagliare strada e non poter tornare indietro, perché non sempre si può far inversione a costo zero. Anzi, quasi mai. Ma non voglio più ferire, tradire, esser causa d’ulteriori sofferenze. E così schivo l’impegno finché posso, convinto d’esser libero, di poter gestire il terrore della scelta, la paura di perdersi qualcosa di meglio che ancora non c’è. Una simile inquietudine m’accade con la pizza. Cerco da sempre la pizza della vita e qualche mese fa, casualmente, m’è capitato d’incontrarla: rossa di pomodoro, mozzarella, pomodori secchi, ricotta forte e basilico, bassa, digeribile, perfetta. Da quando l’ho assaggiata, non ho più voluto tentarne altre, sto bene, mi sono assestato e sono felice, perché il sabato, quando so che lei m’aspetta, godo già dal pomeriggio nell’attesa di vederla. Ora, entusiasta della scoperta, ne ho raccontato subito la gioia alla mia ex psicoterapeuta, evidenziandovi il nesso con la mia fifa dei legami e quello che mi pareva, forse, uno spiraglio di salvezza, la speranza di non esser condannato all’insoddisfazione eterna. Ma, invece di congratularsi per l’inaspettata rivelazione, lei ha preso a dirmi: “Così però ti neghi la possibilità di sperimentare nuove pizze. Potrebbe essercene una ancor più buona, ma tu così non lo saprai mai”. Ma dico, cazzo, da che parte stai? Faccio tanto per uscire da questo cazzo di loop, ti dico che forse ho trovato una risposta e tu ti metti lì a tentarmi? “Allora, Giuseppe, come esercizio per la prossima volta ti do il compito di provare una nuova pizza sabato”. Sì, convinta. Lo farò sicuramente. Il sabato, com’è ovvio, ho tenuto il punto e ho ripreso, fedele, la mia stupenda amata pugliese doc. Come se non bastasse, però, son giunti a canzonarmi anche il buon Angelo e la cameriera del locale (!!!!), spronandomi a cambiare ché “la monotonia è noiosa” ed “è come vivere coi paraocchi”. OK, alla fine esausto, ho promesso un cambiamento. Ci sono ricascato. Ho ceduto. Ho tradito la mia pizza. Ieri sera ne ho tentata un’altra, apparentemente buona, esteticamente magica, e m’ha fatto schifo, dio, schifo, tanto che devo ancora digerirla. A cos’è valso il tentativo, allora? Avevo ancora bisogno di provare? A fine serata Angelo ha capito e m’ha chiesto scusa. Ha capito e ho capito anch’io d’esser finalmente sulla buona strada.
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gcorvetti · 6 months
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Giornata un pò così.
Oggi fatto la routine degli esercizi fisici e una passeggiata, dopo pranzo volevo riposare ma non ci sono riuscito, allora ho anticipato il programmino che mi ero prefissato per oggi vista la bellissima giornata di sole, come sempre andare ad Aci Trezza e prendere una granita (foto sotto) buonissima con la famosa brioche col giummo, ed un caffè dopo.
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Poi mi sono seduto un pò su una panchina, e li mi è venuto in mente di andare a fare un pò di meditazione in riva al mare e mi sono seduto su uno scoglio molto comodo ed assaporato al massimo quei 10 minuti di rumore del mare e tranquillità, anche se c'erano persone che passeggiavano a diversi metri da me, la musica del bar in lontananza e qualche rumore di lavori che arrivava da chissà dove che purtroppo sentivo, ma il mare e il sole sono stati curativi. Appena aperto gli occhi mi sono accorto che a qualche metro da me c'era una roccia in equilibrio (foto sotto), non mi sono chiesto chi l'abbia messa o quando e perché, semplicemente mi sono identificato in quel pezzo di pietra lavica arrotondato dal mare e dal tempo in equilibrio precario, proprio come me in questo momento.
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Sto cercando di focalizzarmi su me stesso, di capire cosa voglio e cosa posso fare che mi faccia stare bene senza pensare a nulla di quello che mi circonda.
Oggi ho anche mandato a fanculo la tipa con cui sono andato a prendere il caffè lo scorso fine settimana, se non erro, perché domenica quando sono andato al concerto rock'a'billy voleva venire anche lei, però non mi aveva detto che andava a cena con amici suoi, mi diceva solo che forse sarebbe scesa al centro e magari passava. In realtà in tanti anni che ci siamo ritrovati non mi ha mai detto niente della sua vita, come se io facessi il telegiornale dei cazzi suoi, ci conosciamo da quando abbiamo 16 anni e non era così prima. La cosa che mi ha fatto un pò storcere il naso è stata che tanto per le ho chiesto quanto ci mette da casa in calabria a casa a catania, risposta "ti devo dare conto a te?" (l'ha detto in siciliano, lo traduco per com'è), in che senso li per li ho pensato, cioè non mi vuoi dire neanche per cronaca quanto tempo ci impieghi? Poi oggi mi ha chiesto qual è il problema di uscire di sera, le ho chiaramente detto che per il periodo preferisco andare a letto presto e svegliarmi presto, risposta "Ah tipo alle 20 come le galline?". Sono stato anche gentile dicendole che ognuno vive la vita come vuole e che non mi importa di andare in giro fino alle 3 di notte non ho più 25 anni, ma lei (che è 6 mesi più grande di me) si vede che ha ancora quella mentalità da movida, infatti domenica mi sono defilato quando mi ha detto "Vieni qua c'è un casino pazzesco, dai", si dai un par de ciufoli. Comunque ho chiuso con sta gente che pensa che non esiste altro modo di vivere, li lascio andare come le onde che si infrangono sugli scogli, sperando si facciano male un giorno.
-13, guardo la clessidra attentamente e spingo i granelli con gli occhi.
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yomersapiens · 2 years
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che male c'è se voglio una vita all'altezza della mia immaginazione? ero di fretta e dovevo prendere la metro ma io non amo correre appresso alle cose e alle persone figuriamoci dietro a una metro perché tanto dopo 4 minuti ne arriva un'altra, ma sento il bip bip bip insistente delle porte che si stanno per chiudere e decido di fare uno scatto ed evito le persone che escono e il mio sprint è insuperabile e come Indiana Jones mi ci infilo dentro al pelo e sento quasi le porte chiudersi sul mio zaino ma niente, sono illeso, mi giro verso il vagone in attesa del mio applauso, io voglio il mio applauso, perché nessuno applaude e celebra questo momento insieme a me? cosa diavolo avete di sbagliato? arrivo in ospedale cantando una canzone degli squallor dal testo così volgare che mi distrae dalle notizie del cazzo dei dottori e lo so che dovrei stare serio ma a me non interessa, canticchio in testa quelle parole orribili e quando finiscono di ripetere le solite cose e dirmi che dovrò aspettare ancora un altro mese se non di più io indosso di nuovo le cuffiette e mi metto a cantare per le corsie e non mi interessa se c'è gente che soffre, tutto sommato ho una bella voce e la linea melodica è allegra e molti sorridono, un'infermiera mi dice qualcosa ma non capisco, dove sono i malati che si alzano e miracolosamente guariscono grazie a me? io li pretendo, voglio le madri che mi porgono i figli appena nati e mi chiedono di benedirli con il mio buon umore nonostante tutto e invece devo uscire dall'ospedale e fare i conti con un'altra giornata grigia così mi nascondo dietro a un muretto e faccio psss pssss al sole per sfidarlo, lui risponde e fa un psss psss altrettanto molesto, "brutto stronzo, stai nascosto dietro alle nuvole anche oggi?" gli urlo arrabbiato, "cazzo vuoi tu, cazzo hai da canticchiare e sorridere, lasciami in pace oggi non ho voglia..." mi risponde con la sua voce solare, "no senti bello mio ora smettila di fare il coglione e esci da là dietro e porta un po' di calore che non ne posso più" lui sospira "ma cosa vuoi che sono tutti incazzati con me e mi dicono che ho rovinato l'inverno e non c'è neve e non sono potuti andare a sciare" lo sento davvero giù e cerco di fare il possibile "ma sciare fa cagare, è uno sport di merda per ricchi del cazzo, lo snowboard pure peggio, hai fatto bene, io non ce l'ho con te dai, esci una mezz'ora, fammi compagnia mentre torno verso casa e poi torna a nasconderti dietro le tue amate nuvole" forse l'ho convinto, "mezz'ora? va bene dai, ma poi se mi prendo maleparole mi difendi tu!" sorrido, "certo amico". ecco non credo di avere aspettative troppo assurde tutto sommato eh, solo un po' di sole e controllare le condizioni atmosferiche e magari anche guarire le persone e perché no, se ci scappa anche me stesso.
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luluemarlene · 7 months
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Assolutamente si, devi volerti un po più di bene. Non ci sono dubbi. Ma probabilmente non lo posso sapere con certezza, da ciò che racconti traspare una dipendenza, necessità, di questo legame che ti realizza e determina. Ma devo dire che forse volendoti un po’ più di bene vedresti ( come lo percepisco io) che è in te stessa la determinazione che immagini ti venga infusa da lui. Il vostro sembra un equilibrio di ruoli ed è quello che traspare dall‘esterno, ruoli, perché nella realtà percepisco in te autodeterminazione e sensualità autonome, che sicuramente prendono vita e si dipanano nell’equilibrio contorto che avete immaginato e creato stimolando il vostro lato oscuro. Qui sei tu, sola, ci guidi e conduci per le tue strade oscene, lui in fondo è un feticcio che ci sventoli rendendo tutto più credibile ed eccitante. Ma la regista sei tu ed il racconto estremamente erotico. 🥵
Concordo.
Lui mi serve perché stimola le mie fantasie e i miei pensieri, anche se ammetto che, quando era presente , riusciva a fare uscire davvero la parte peggiore di me (o migliore😝), la più oscena, sordida.
Non apprezzava né considerava minimamente il mio lato dolce, introspettivo e romantico. Lo sopportava perché così gli conveniva.
Invece a me piace, mi completa, mi descrive benissimo insieme al marasma di nefandezze di cui sono fatta
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